Lettera al Corriere di Claudio Pirovano

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Lettera al Corriere di Claudio Pirovano
Medico Chirurgo
Specialista in Cardiologia
Studio: Via Buonarroti, 14 - Milano
Tel. 02.48.00.44.77 - Fax 02.48.10.87.37
Studio: Piazza Piemonte, 2 - Milano
Tel. 02.48.19.71.56 - Fax 02.48.53.10.56
347.3064908
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Alla cortese attenzione del Dott. Ferruccio De Bortoli
Corriere della Sera
e.p.c. Dott. Roberto Carlo Rossi, Ordine Medici Milano
Dott.ssa Alessandra Pepe, ASL MIlano
Dott.ssa Katia Albo, ASL Milano
Dott. Ugo Tamborini, SNAMI MIlano
Dott. Vito Pappalepore, FIMMG Milano
Gentile Direttore,
è assolutamente inaccettabile l'articolo del Corriere del 15 febbraio "Medico di famiglia Scegliere con
cura", per due ordini di motivi.
Primo, mi trovo catalogato tra gli irreperibili con un criterio non veritiero. Collegandosi al sito
asl.milano.it, citato dal giornalista, compaiono l'indirizzo e il telefono del primo studio (piazza
Piemonte) dove sono presenti un servizio di segreteria telefonica al mattino e una segretaria che
risponde al telefono dalle 14 alle 19 tutti i giorni e dove trascorro ben più del tempo dichiarato nella
carta dei servizi, del resto come tutti noi medici di famiglia, generalmente dalle 14 alle 22 di ogni
giorno. Questo studio è in rete con altri 7 medici e offre quindi un servizio di reperibilità per tutta la
giornata, un servizio infermieristico oltre alla già citata segretaria.
Il secondo studio (via Buonarroti), quello preso in esame dal giornalista, era il vecchio studio di mio
padre, lo conservo sia per motivi affettivi che per favorire quelle persone anziane che vivono nelle
vicinanze e che avrebbero qualche difficoltà a muoversi anche di poche centinaia di metri. Come
dichiarato lo frequento per 2 ore alla settimana anche se nel sito della Asl questo indirizzo non
compare.
Ha senso da parte di un giornalista fare una inchiesta, ricerca, valutazione (non so come chiamarla)
andando a cercarmi dove sono presente 2 ore alla settimana (poteva presentarsi se aveva tanto
bisogno, ero lì, come è facilmente dimostrabile dalla traccia informatica del Siss) e dove è
impensabile che abbia una segretaria al mattino quando ne ho già una dove svolgo la stragrande
maggioranza del mio lavoro, 40 ore alla settimana contro le 2 del vecchio studio? E perché cercarmi
su un telefono fisso di via Buonarroti (al quale risponde una segreteria telefonica) quando sul sito Asl
c'è il telefono di piazza Piemonte e ostinarsi a non trovarmi quando il mio telefono cellulare è
esposto e pubblico da anni ed esiste un sito dello studio di piazza Piemonte dove vengono ribaditi
indirizzi, telefoni, fax, cellulare, e-mail, disponibilità eccetera? La risposta è molto semplice, il suo
giornalista non voleva trovarmi, gli serviva qualcuno da immolare alla sua raffinata a approfondita
abilità investigativa.
La sua "inchiesta" è talmente paradossale da elencare tra i medici di famiglia un Collega che non
esercita più questa professione, viene spontaneo chiedersi il motivo per cui l'abbia inserito nella lista,
ma questo svela lo scrupolo con cui è stata condotta la ricerca.
La sensazione è che siamo di fronte al solito giochino facile facile di catalogare i buoni e i cattivi, di
insinuare la riprovazione e l'indignazione, di alimentare il sospetto. Ma il suo giornalista questa volta
ha "toppato", ha pescato volutamente nella superficialità e nell'approssimazione, non ha veramente
voluto cercarmi e non gli è sembrato vero avere un nome -il mio- da pubblicare tra gli irreperibili.
Sono molto contento di non avere nessuna "nota positiva" nella sua classifica, il mio lavoro assorbe
già ogni momento della mia vita, non ho proprio bisogno della pubblicità di nessuno. Ho il consenso
dei miei pazienti, che sono più del massimale previsto, e non ho mai ricevuto lamentele di
irreperibilità da parte di nessuno, ritengo di svolgere la professione con preparazione e correttezza e
non ho davvero nulla da rimproverarmi.
La seconda nota riguarda le valutazioni del Collega Negri.
Ha senso intervistare un medico di famiglia che svolge il doppio lavoro, l' Odontoiatra, e che avrà
quindi ben poco tempo per l'attività clinica, di prevenzione, diagnosi e terapia, la gestione del
paziente cronico e allettato al domicilio? Tutte cose di cui si occupa la stragrande maggioranza dei
medici di famiglia, vantando da anni nelle varie misurazioni di gradimento i posti più alti nel
panorama delle professioni mediche.
Perché il giornalista non ha intervistato qualcuno di noi che svolge questo lavoro a tempo pieno, che
delega le valutazioni specialistiche solo quando è necessario e che si assume le proprie responsabilità
quotidianamente nei vari e sempre più complessi risvolti di questa professione? Lui è consapevole
del fatto che i cittadini sono liberissimi di cambiare il proprio medico se non si trovano bene, se
ritengono di non essere seguiti adeguatamente? E non gli è sorto il dubbio che in una città come
Milano, dove ci sono più di mille medici di famiglia, se uno di loro supera il proprio massimale di
scelte e non ha più posto per altri pazienti, un valore dovrebbe averlo, non trova? No, il dubbio non
gli è venuto perché non si è posto minimamente il problema, ha fatto le sue divertenti classifiche che
hanno il sapore di pettegolezzo e chiacchiericcio più che di una seria e rigorosa ricerca.
Qual è lo scopo ultimo di tanta disattenzione, qual è l'utilità pratica di questo articolo? E' vero, ci
sono medici demotivati e meno attenti, come in tutte la categorie professionali, come anche tra i
giornalisti, ma adesso che il mio nome è stato catalogato nei "cattivi" cosa cambia? A me
personalmente un danno d'immagine indebito, al suo giornalista forse un po’ di credibilità.
Peccato. Peccato perché il criterio con cui è stato costruito questo articolo non fa certo parte della
cultura e del rigore del Corriere.
Cordiali saluti
Milano, 16 febbraio 2014
Claudio Pirovano