Aggiornamento Dossier Mezzogiorno

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Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Aggiornamento dei principali dossier relativi al Mezzogiorno
Num. 2 Mar. 2016
Via libera al modello e alle istruzioni per il credito d’imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno,
introdotto dalla legge di stabilità 2016. Con il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate di marzo viene,
infatti, approvato il modello che i titolari di reddito d’impresa possono utilizzare per beneficiare del
credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive situate nelle
regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo. Le domande
possono essere presentate a partire dal 30 giugno prossimo.
Assieme all’atteso provvedimento, anche la governance della politica di coesione assume una
fisionomia più definitiva. Con il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio
scorso, vengono affidate al Sottosegretario Claudio De Vincenti le funzioni di coordinamento, indirizzo
e promozione di iniziative in materia di politiche per la coesione territoriale. Con un altro Decreto del
21 marzo viene istituita la “cabina di regia” per la programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione
che imprimerà l’accelerazione necessaria alle politiche governative per la coesione territoriale.
Questi due provvedimenti costituiscono un passaggio fondamentale per una effettiva disponibilità del
Fondo Sviluppo e Coesione, strumento decisivo per il rilancio degli investimenti pubblici, come
potrebbe esserlo la complementarietà tra Fondo Europeo per gli Investimenti Srategici (FEIS) e fondi
strutturali e di investimento europei, recentemente approfondita dalla Commissione Europea.
Il recupero della capacità di spesa dei Fondi Strutturali 2007-13 lascia sperare nel pieno assorbimento
delle risorse, più che mai necessario per poter sostenere l’opportunità di disporre di una politica di
coesione anche dopo il 2020.
1. Il 30 giugno via al Credito
d’imposta per gli investimenti al
Sud e Fondi Strutturali Europei
Lo scorso 24 marzo è stata pubblicato, da parte
dell'Agenzia delle Entrate, il provvedimento con
il modello per la comunicazione e le istruzioni
per la compilazione del credito d'imposta per gli
investimenti per il Mezzogiorno.
Secondo il provvedimento, le imprese
interessate
potranno
presentare
la
comunicazione
esclusivamente
in
via
telematica tramite i servizi online Fisconline o
Entratel, a partire dal 30 giugno 2016,
direttamente o attraverso gli intermediari
incaricati quali professionisti, associazioni di
categoria, Caf e altri soggetti. La trasmissione
telematica avviene utilizzando il software
“Creditoinvestimentisud”, che sarà disponibile
sul sito www.agenziaentrate.it. Potranno essere
agevolati gli investimenti realizzati a partire dal
1 gennaio di quest'anno.
La misura, volta ad agevolare l’acquisto di beni
strumentali nuovi destinati a strutture produttive
nelle zone assistite di Campania, Puglia,
Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e
Abruzzo sarà operativa fino al 31 dicembre
2019, per un valore complessivo di 2,4 miliardi
di euro. La misura del credito di imposta è
differenziata in relazione alle dimensioni
aziendali: 20% per le piccole, 15% per le
medie, 10% per le grandi imprese; è
commisurata alla quota del costo complessivo
degli investimenti (al netto degli ammortamenti
già dedotti) nel limite massimo di 1,5 milioni di
euro per le piccole imprese, di 5 milioni per le
medie imprese e di 15 milioni per le grandi
imprese); è totalmente automatica, non
soggetta a notifica (utilizzando il regolamento di
esenzione 651/14) e cumulabile, nel 2016, con
il superammortamento.
Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate
costituisce un passo molto importante per
l'entrata in funzione dello strumento: restano
infatti ancora da definire solo le modalità di
parziale
finanziamento
dello
strumento
mediante le risorse dei fondi strutturali europei,
che vi concorrono assieme alle risorse del
Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC): il
provvedimento adottato sottolinea infatti che "Il
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Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro
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Ministero dello Sviluppo Economico e le regioni
interessate definiscono le risorse da destinare
alla copertura finanziaria del credito d’imposta a
valere sui rispettivi Programmi operativi
finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo
Regionale (FESR) 2014/2020, i requisiti di
ammissibilità ai medesimi programmi delle
spese relative agli investimenti che fruiscono
del credito d’imposta, nonché le relative
modalità di rendicontazione e controllo ai sensi
della normativa comunitaria recante la
disciplina di intervento dei fondi SIE
2014/2020."
Il confronto finalizzato a definire tale questione
è ancora in corso, ma avendo fissato la data del
30 giugno per l'avvio della misura, è lecito
supporre che esso si possa concludere entro
quella data.
Nel frattempo, anche al fine di rendere lo
strumento quanto più possibile compatibile con
la programmazione comunitaria, il modulo
definito dall'Agenzia delle Entrate rimanda ad
ambiti di attività in cui sono specificati alcuni di
quelli previsti dalla Strategia di Specializzazione
Intelligente, ed obbliga i beneficiari agli specifici
obblighi di trasparenza e di verifica previsti dai
regolamenti comunitari.
Per maggiori informazioni cliccare qui
2. Aggiornamento sulla governance
della Politica di Coesione
Con due recenti provvedimenti, la governance
della politica di coesione ha assunto una
definizione più chiara, essenziale per poter
effettivamente utilizzare le risorse nazionali
della politica stessa.
Il DPCM del 25 febbraio scorso ha formalmente
assegnato, infatti, al Sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti le
deleghe sulla politica di coesione.
Nel testo sono previste, in particolare, tutte le
funzioni,
anche
normative,
esercitate
nell’ambito della delega, relative alla materia
delle politiche per la coesione territoriale e per il
coordinamento degli interventi finalizzati allo
sviluppo economico dei territori (ivi comprese,
fra le altre, le azioni di promozione e
coordinamento delle Aree interne e per lo
sviluppo dell'area di Taranto), nonché il
coordinamento, l'indirizzo e il monitoraggio
dell'Agenzia per la Coesione territoriale.
Il DPCM specifica che la delega riguarda sia gli
interventi finanziati con le risorse dei Fondi
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Strutturali della programmazione 2014-20, sia
quelli finanziati con le risorse nazionali del
Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC): in
relazione a queste ultime, nella delega sono
ricompresi anche i compiti di istituzione della
Cabina di Regia relativa alla programmazione
del FSC e di definizione (in collaborazione con
le amministrazioni centrali e regionali
interessate) dei piani settoriali e a stralcio per
l'utilizzo del FSC 2014-20, in attuazione della
Legge di Stabilità del 2015.
De Vincenti rappresenterà anche il Governo a
livello internazionale ed europeo sulle materie
su cui è stato delegato, servendosi del
Dipartimento per la Politica di Coesione come
struttura di supporto.
In virtù di tale provvedimento, un successivo
DPCM pubblicato sulla GU del 21 marzo, ha
istituito presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri la Cabina di Regia già prevista dalla
legge di Stabilità 2015 per il coordinamento
della programmazione e dell'utilizzo del Fondo
per lo Sviluppo e la Coesione (FSC).
La Cabina sarà la sede di confronto tra tutte le
Amministrazioni competenti, per la definizione
dei piani operativi per ciascuna area tematica
nazionale che dovrebbero consentire un utilizzo
mirato del FSC: dovrà inoltre assicurare il
raccordo politico strategico tra politiche
governative e politiche di coesione territoriale,
oltre che il monitoraggio dei tempi di attuazione
e dei fabbisogni finanziari. La Cabina di Regia
potrà, altresì, formulare indicazioni e proposte
per la destinazione più opportuna dei
finanziamenti disponibili.
La Cabina sarà composta dall'Autorità politica
per la Coesione, che la presiede; dal
Sottosegretario di Stato alla PCDM con funzioni
di Segretario del CIPE; dal Ministro per gli affari
regionali; dal Ministro per l'attuazione del
programma di Governo; dal Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti; da un Presidente di
Città metropolitana designato dall'ANCI; dal
Presidente della Conferenza delle Regioni,
parte della delegazione regionale composta da
un rappresentante delle Regioni in ritardo, un
rappresentante delle regioni più sviluppate, un
rappresentante delle regioni "in transizione".
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
assicura il coordinamento delle attività
propedeutiche all'esame, in Cabina di regia, dei
progetti concernenti le infrastrutture materiali.
Per visionare i Provvedimenti cliccare qui e
qui
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3. Fondi
Strutturali
2007-13:
avanzamento
pagamenti
al
31/12/2015
L’Agenzia per la Coesione territoriale ha diffuso
i dati provvisori sulla spesa dei programmi
2007-13 dei fondi strutturali europei, validati
dalla Ragioneria Generale dello Stato,
disponibili al 31 dicembre 2015 sulla base del
caricamento effettuato dalle amministrazioni
centrali e regionali nella banca dati unitaria. Il
processo di caricamento si completerà nei
prossimi mesi, per poi arrivare alla
certificazione definitiva prevista dai regolamenti
comunitari per il 31 marzo 2017.
I dati disponibili mostrano che, nel complesso, il
livello degli impegni è pari a circa 59,5 miliardi
di euro, registrando un overbooking sulla
dotazione complessiva del 29,9%. Il livello dei
pagamenti in tutto il Paese è pari a circa 42,8
miliardi di euro, corrispondenti al 93,5% dello
stanziamento complessivo.
L’Agenzia per la Coesione stima che tale
andamento dei pagamenti dovrebbe portare, al
termine del processo di caricamento, ad una
percentuale prossima al completo assorbimento
delle risorse.
Analizzando la spesa per Obiettivi e per Fondo,
il livello complessivo dei pagamenti relativi al
FESR per le Regioni Obiettivo Convergenza è
pari al 90% degli stanziamenti complessivi,
essendo stati spesi in valori assoluti circa 22
miliardi di euro, su una dotazione complessiva
di 24,5. Gli impegni giuridicamente vincolanti
registrati sono pari a 35,4 miliardi di euro, con
un overbooking (ovvero impegni superiori alla
dotazione per poter avere più progetti
eventualmente da rendicontare) del 44,7%
rispetto al plafond del ciclo 2007-2013. Le
Regioni che registrano le maggiori percentuali
di pagamenti sono la Puglia (103,6%) e la
Basilicata (112,8%, anche grazie ad una
riduzione di risorse per l’adesione al PAC, in
corso di approvazione), mentre la Sicilia
registra il livello di pagamenti più basso (71,1%)
e deve ancora spendere circa 1,2 miliardi di
euro. La Campania ha registrato, nel corso del
2015, un forte incremento di spesa arrivando al
92,2%, e spendendo circa 600 milioni di euro
da ottobre 2015. Per quanto riguarda i
programmi Operativi Nazionali e Interregionali,
sempre a valere sul Fondo FESR, e destinati
alle Regioni dell’Obiettivo Convergenza,
vengono registrate percentuali di pagamenti tra
l’82% e il 100% circa per tutti i Programmi. In
valori assoluti, il PON con la quota maggiore di
Marzo 2016
spese da certificare è il PON Ricerca e
Competitività (circa 500 milioni di euro).
Per quanto riguarda il FSE, i pagamenti per le
regioni Convergenza registrano una media
complessiva del 94,3%. Anche in questo caso
la Regione più in ritardo con i pagamenti è la
Sicilia (83,5%).
Per quanto riguarda le Regioni della
Competitività (e relativamente al FESR), il
livello di attuazione complessivo è pari al
101,6% degli stanziamenti totali, essendo stati
registrati pagamenti per 7,6 miliardi di euro su
una dotazione totale di 7,5 miliardi, e a fronte di
9 miliardi di euro di impegni giuridicamente
vincolanti: in questo caso, l’overbooking è pari
dunque al 21,2% rispetto al plafond del ciclo
2007-2013.
Confrontando lo stato di attuazione con quello
rilevato a ottobre 2015, si registra un
incremento complessivo dei pagamenti dell’8%,
corrispondente a circa 3 miliardi di euro, di cui
2,3 relativi a Programmi delle Regioni
Convergenza, che hanno dunque incrementato
i pagamenti di circa +11,4%.
A dicembre 2015, restano ancora da registrare
pagamenti per circa 3 miliardi di euro, quasi
totalmente
relativi
alle
Regioni
della
convergenza.
Per maggiori informazioni v. tavole allegate
4. Relazione Corte dei Conti sui
rapporti finanziari con l’Unione
Europea
La Corte dei Conti ha approvato la Relazione
annuale 2015 concernente “I rapporti finanziari
con l’Unione Europea e l’utilizzazione dei fondi
comunitari”.
La prima parte della Relazione esamina i
rapporti finanziari tra UE e Stati Membri, sotto i
profili dell’andamento delle risorse versate al
bilancio comunitario e della loro destinazione ai
vari settori di intervento delle politiche europee.
Secondo il Rapporto, l’Italia nel 2014 ha versato
all’Unione, a titolo di risorse proprie, la somma
complessiva di 15,9 miliardi, con un rilevante
decremento (-7,5%) rispetto al precedente
esercizio (grazie alle regole del nuovo Quadro
Finanziario Pluriennale 2014-20), invertendo
così la linea di tendenza all’aumento che si era
manifestata nel quadriennio 2010-2013.
L’Italia (insieme ad altri Paesi) si fa ancora
carico, tuttavia, di una quota dei rimborsi al
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Regno Unito per la correzione dei suoi squilibri
di bilancio (circa 1,2 miliardi di euro nel 2014,
con un incremento di circa il 29% rispetto
all’anno
precedente):
tale
correzione
contribuisce ad un peggioramento del saldo.
L’Unione Europea ha, di contro, accreditato
complessivamente all’Italia, nel 2014, la somma
di 10,4 miliardi. Il dato rappresenta una
considerevole flessione (-15,1%) rispetto al
precedente esercizio.
La
riduzione
dell’apporto
italiano
al
finanziamento del bilancio dell’Unione, non ha,
dunque, evitato il peggioramento della
posizione di contribuente netto (insieme, tra gli
altri, a Germania e Francia) dell’Italia proprio a
causa della flessione degli accrediti ricevuti
dall’Unione per la realizzazione di programmi
europei. Va tuttavia ricordato che nel corso del
2014 i pagamenti dal bilancio dell’Unione hanno
conosciuto un rallentamento generalizzato
anche a causa delle difficoltà nel far fronte a
tutti gli impegni di competenza con adeguate
disponibilità di cassa, come rilevato dallo stesso
Parlamento Europeo.
Anche l’analisi dei flussi finanziari nel corso del
primo semestre 2015 mostra il permanere di un
differenziale negativo tra versamenti e accrediti
(-2.027 milioni), più contenuto rispetto all’anno
precedente.
La Relazione ha poi preso in esame,
nell’ambito della politica europea di coesione
socio-economica per il ciclo di programmazione
2007-2013, lo stato di utilizzo dei fondi
comunitari relativi ai tre Obiettivi strategici della
Convergenza, della Competitività regionale ed
occupazione e della Cooperazione territoriale.
La Relazione analizza il livello di pagamenti dei
fondi strutturali a giugno 2015, evidenziando un
notevole ritardo in tutta l’attuazione della
programmazione.
Va tuttavia rilevato che la Relazione non tiene
conto dell’accelerazione registrata nella fase
finale del ciclo di programmazione (II semestre
2015).
Dalla Relazione emerge che il processo di
attuazione della programmazione 2007-2013 ha
dimostrato che un più efficace e più rapido
utilizzo delle risorse è strettamente collegato ad
un effettivo miglioramento della capacità
progettuale e gestionale, a livello centrale e
regionale ed in particolare nel Mezzogiorno. In
futuro, la Relazione raccomanda di far fronte a
tali esigenze anche con il contributo
dell’Agenzia per la coesione territoriale,
divenuta operativa nel novembre 2014, con il
compito di svolgere verifiche e monitoraggi più
Marzo 2016
sistematici nell’utilizzo delle risorse, di fornire
maggior sostegno ed assistenza tecnica alle
Amministrazioni ed alle Regioni interessate e di
assumere, in alcuni casi, poteri sostitutivi.
Potranno altresì rivelarsi utili ai Piani di
Rafforzamento
Amministrativo
per
le
Amministrazioni centrali e per le Regioni.
Infine, in tema di irregolarità e di frodi, dalla
Relazione emerge che nell’anno 2014 la spesa
irregolare, che ammonta a 82 milioni di euro, è
relativa per il 65,8% ai fondi strutturali FESR e
FSE, per il 33,3% alla politica agricola
finanziata dal fondo FEASR e per lo 0,9% alla
pesca e concerne per il 59% le Amministrazioni
regionali e per il 41% le Amministrazioni
nazionali. Più rilevanti sono gli importi irregolari
per l’anno 2015 (fino a novembre), con un
incremento, rispetto alle segnalazioni del 2014,
di circa 73,1% (a causa, principalmente, delle
irregolarità sul FSE nella Regione Sicilia,
relativo alla programmazione 2000-06).
La relazione, nello stigmatizzare gli effetti
negativi, sia reputazionali, sia economici, delle
irregolarità, rileva tuttavia che il sistema dei
controlli
in
Italia,
risulta,
in
genere
particolarmente efficace anche in raffronto a
quanto avviene in altri Paesi membri
dell’Unione, in cui i sistemi di controllo non
sono, ovunque, altrettanto efficienti.
Per consultare la relazione completa, cliccare
qui.
5. Piano Juncker – guida Ue su
sinergie tra Feis e Fondi Strutturali
La Commissione Europea ha presentato nei
giorni scorsi una comunicazione sulle possibili
sinergie tra il Fondo europeo per gli
investimenti strategici (FEIS), fulcro del piano di
investimenti per l'Europa, e i Fondi strutturali e
di investimento europei (fondi SIE).
Con l’obiettivo di rilanciare la crescita in Europa
e fronteggiare il calo degli investimenti, a fine
2014, la Commissione aveva lanciato il Piano
degli investimenti per l’Europa, (il cosiddetto
piano Juncker) che prevedeva, tra le altre cose,
la creazione di un Fondo Strategico per gli
investimenti, in collaborazione con la Banca
Europea per gli Investimenti (BEI) e il Fondo
Europeo per gli Investimenti (FEI) con l’obiettivo
di mobilitare almeno 315 miliardi di euro,
mediante un effetto leva per gli investimenti.
Nove 2014
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Marzo 2016
Con il sostegno del FEIS, il gruppo BEI finanzia
progetti economicamente sostenibili, ma
comprendendo progetti con un profilo di rischio
più elevato rispetto alle proprie attività ordinarie.
Un’attenzione particolare è riservata ai seguenti
settori chiave: i) trasporti, energia e economia
digitale; ii) ambiente e uso efficiente delle
risorse; iii) capitale umano, cultura e salute; iv)
ricerca, sviluppo e innovazione; v) sostegno alle
PMI e alle imprese a media capitalizzazione. Il
Fondo si basa su 16 miliardi di euro di garanzie
a valere sul bilancio Ue, in particolare dalle
dotazioni del Connecting Europe Facility e da
Horizon 2020, e su 5 miliardi di contributo BEI,
per un totale di 21 miliardi. L'obiettivo del Fondo
è, dunque, quello di consentire al Gruppo BEI di
assumere maggiori rischi e di mobilitare capitali
privati per fornire finanziamenti supplementari
agli investimenti strategici.
L'abbinamento tra Fondi strutturali e di
investimento europei e FEIS contribuirà al
raggiungimento degli obiettivi del piano
Juncker. Il regolamento del FEIS, infatti,
permette agli Stati membri di utilizzare le
risorse dei programmi operativi a valere sui
fondi SIE per contribuire a progetti finanziati dal
FEIS. Allo stesso tempo, la comunicazione
ricorda che i beneficiari dei fondi SIE possono
ricevere supporto anche da altri strumenti
finanziari a valere sul bilancio Ue.
Esistono
diverse
possibilità
di
complementare dei fondi SIE e del FEIS:
uso
1. A livello di progetto: Il FEIS può finanziare
una parte diversa di un medesimo progetto
finanziato tramite SIE, oppure parti di
progetti infrastrutturali non eleggibili dai
fondi SIE, a condizione che il sostegno del
FEIS al progetto finanziato con i fondi SIE
non conti come cofinanziamento nazionale
e la quota economica supportata dal FEIS
non sia dichiarata come spesa ammissibile
da un fondo SIE.
2. A livello di progetto mediante uno
strumento finanziario o piattaforme di
investimento, nazionali, regionali o sovra
regionali. In particolare, le autorità di
gestione dei fondi SIE possono: creare una
piattaforma di investimento in cui il FEIS e
altri soggetti possano investire le proprie
risorse; contribuire con i fondi SIE al
finanziamento
di
piattaforme
di
investimento già esistenti costituite a valere
sul FEIS; creare uno strumento finanziario
a cui una piattaforma di investimento
finanziata dal FEIS possa partecipare in
qualità di investitore, anche insieme ad altri
soggetti; creare uno strumento finanziario
con i fondi SIE, prevedendo che una
piattaforma di investimento del FEIS possa
intervenire su singoli progetti o sulla base
di specifici accordi.
Nei prossimi mesi, la Commissione europea ha
in programma la realizzazione di una
campagna informativa per migliorare la
conoscenza di tali opportunità presso
Amministrazioni e potenziali beneficiari degli
interventi.
Per maggiori informazioni cliccare qui
6. Il futuro della Politica di Coesione
dopo il 2020
Si è svolto il 3 marzo scorso a Bruxelles il
Seminario conclusivo del progetto del Comitato
delle Regioni sulle prospettive della politica di
coesione post 2020, con l’obiettivo di fornire
indicazioni utili per la redazione di un prossimo
parere del Comitato stesso.
A tale scopo, il CoR ha condotto nei mesi scorsi
uno studio sulle prospettive future della politica,
articolato su 4 temi principali:
● Divari, tendenze sfide che hanno un impatto
sulla dimensione regionale e locale;
● Efficienza, efficacia e governance della
politica di coesione a livello regionale e locale;
● Modelli di crescita, coesione e benessere;
● Nuove idee e scelte per la politica di
coesione.
Alcuni temi che condizioneranno la futura
politica, e a cui essa dovrà dare risposta, sono
stati più volte ripresi. Fra di essi, il
cambiamento demografico e l’invecchiamento
della popolazione, gli effetti delle migrazioni, il
cambiamento
climatico,
la
competitività
dell’economia europea, la richiesta di maggiore
efficacia della politica di coesione con un suo
più forte orientamento ai risultati; la necessità
che i cittadini europei sentano propria questa
politica. Queste sfide caratterizzeranno, inoltre,
lo stesso bilancio dell’Unione, di cui la politica di
coesione è gran parte. Più di un intervento ha
ricordato, infatti, che la ripartenza dell’economia
è ancora fragile, che le sfide sono molte, e
dunque il nuovo bilancio dovrà essere in grado
di adattarsi più facilmente alle esigenze, più di
quanto ha potuto fare durante la crisi.
Per quanto riguarda le modalità con cui la
politica di coesione dovrà funzionare, è stata
ribadita la validità dei principi del partenariato
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istituzionale e della Governance multilivello; la
semplificazione della politica; il tema della
solidarietà come elemento che deve restare
centrale nella politica; la necessità di adattare la
politica a bisogni e capacità diversificati in
Europa.
Per quanto riguarda i criteri che dovranno
servire ad identificare la nuova politica di
coesione, molti interventi hanno ripreso la
necessità di andare oltre il PIL per
l’identificazione dei territori e delle priorità:
quanto al modo con cui farlo, sono stati evocati
sia indicatori di competitività, sia indicatori di
benessere socio economico, sia, infine, sono
stati
evocati
possibili
indicatori
legati
all’ambiente in generale, all’impatto ambientale,
al consumo delle risorse.
Ciò che viene dato quasi per scontato è una
profonda revisione sia della politica di coesione
sia del bilancio stesso dell’Unione, che sta
subendo e subirà una forte pressione, perché le
sfide stanno aumentando ma diminuisce la
voglia degli Stati membri (soprattutto dei
contribuenti netti) di spendere per affrontarle
insieme. La struttura stessa del bilancio sarà
molto probabilmente diversa, e molto dipenderà
dal rapporto che la politica di coesione avrà con
la governance economica dell’UE. Già
nell’attuale periodo, infatti, la politica di
coesione è legata alle riforme strutturali che
ciascuno Stato membro è chiamato ad
implementare,
con
la
condizionalità
macroeconomica e con le raccomandazioni del
Semestre europeo. Questo legame sarà
probabilmente rafforzato nel prossimo periodo;
la
scelta
fondamentale
sarà
tra
il
perseguimento di tali priorità dentro alle regole
della politica di coesione o al di fuori di esse.
Anche perché di fronte al crescere delle sfide,
deve aumentare anche la capacità e la rapidità
nel farvi fronte.
Particolare attenzione è stata posta sul
collegamento col Piano Juncker e, in generale,
sulla opportunità di usare di più gli strumenti
finanziari in luogo del sostegno in conto
capitale.
E’ significativo che una chiara indicazione di
riforma radicale della politica sia venuta dal
Capo di Gabinetto della Commissaria alla
Coesione, Nicola De Michelis, intervenuto ai
lavori. Secondo De Michelis, dovrebbe essere
la stessa comunità dei “coesionisti” ad
avanzare una propria proposta “dirompente” di
modifica su 4 punti centrali:
1) flessibilità per consentire di usare i fondi in
maniera rapida per rispondere alle esigenze
Marzo 2016
dentro alla politica di coesione, anche per
evitare che ciò avvenga al di fuori della politica
stessa;
2) legame con la governance macroeconomica
(cioè come rafforzare il contributo dei fondi alle
riforme che ciascun paese deve perseguire);
3) focalizzazione sui risultati per dimostrare
l’efficacia della politica;
4) radicale semplificazione, azzerando la
stratificazione delle norme e delle regole,
primarie e secondarie.
Per maggiori informazioni cliccare qui
7. Pillola Open Coesione: l’attuazione
al 31 dicembre 2015
Secondo i dati caricati sul Portale Open
Coesione al 31 dicembre 2015, circa il 30% del
costo pubblico complessivo dei progetti 200713 della politica di coesione, è associato a
progetti conclusi o liquidati (progetti che
presentano
un
avanzamento
finanziario
superiore al 95% e che vengono definiti
conclusi se risultano formalmente completate
anche le fasi procedurali di realizzazione delle
attività).
Larga parte di tali progetti è associata alla
programmazione comunitaria 2007-2013, per la
quale la continuazione dei progetti non ancora
conclusi può avvenire anche oltre il 31
dicembre 2015: secondo le regole di chiusura
del ciclo 2007-2013, solo i pagamenti eseguiti
entro tale data risultano ammissibili sul bilancio
comunitario. E’ da attendersi dunque, nei
prossimi mesi, un progressivo assestamento
dei dati di pagamento al 31 dicembre. In ogni
caso, considerando solo i progetti cofinanziati
dai Fondi Strutturali, il 41% del loro valore-costo
totale risulta essere relativo a progetti conclusi
o liquidati (28% se solo conclusi).
I progetti in corso (cioè progetti con
avanzamento finanziario positivo, ma ancora
non
completamente
liquidati
e
quindi
presumibilmente in fase di realizzazione)
risultano essere il 12% del totale, ma per un
finanziamento pubblico importante e pari a circa
44 miliardi (e con oltre 21 miliardi di pagamenti
già registrati nel monitoraggio). Si tratta per la
maggior parte di interventi localizzati nelle
regioni del Mezzogiorno (dove la quota di
finanziamento associato agli interventi in corso
è in media pari al 48 per cento, contro il 30 nel
Centro Nord). Hanno un costo medio unitario
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Marzo 2016
elevato e si qualificano più frequentemente
come realizzazione di opere infrastrutturali.
Il Mezzogiorno, nel suo complesso, ha un
reddito pro capite a parità di potere d’acquisto
pari al 64% della media europea, di poco
inferiore alla Grecia (72%), alla Bulgaria (68%)
e pari a quello della Lettonia (64%): il Centro si
attesta su un valore medio di 29.000 euro, pari
al 106% della media UE.
Più nello specifico, in Italia 6 regioni superano i
30.000 euro annui (Lombardia, Valle d’Aosta,
Trento, Bolzano, Emilia Romagna e Lazio),
mentre tutto il Mezzogiorno presenta livelli di
reddito procapite inferiori alla media dell’UE28.
I valori più bassi sono quelli di Calabria
(16.100) e Campania (17.700), mentre la
Regione che al Sud fa meglio è l’Abruzzo
(23.100).
Il peso del finanziamento associato a progetti
non conclusi è superiore per i programmi
finanziati con risorse nazionali (Fondo per lo
Sviluppo e Coesione e Piano d’Azione per la
Coesione) che si sono avviati successivamente
rispetto ai programmi comunitari 2007-2013:
anche in questo caso, sono progetti
prevalentemente infrastrutturali e di importo
unitario elevato.
Tra gli interventi infrastrutturali finanziati in tutti
gli ambiti di programmazione 2007-2013 (per
quasi 55 miliardi di costo-finanziamento
pubblico), più della metà del finanziamento
risulta essere associato a progetti non ancora
conclusi e in corso di realizzazione che, come
già rilevato, si localizzano soprattutto nelle
regioni del Mezzogiorno. In particolare,
nell’ambito dei Contratti Istituzionali di Sviluppo
– CIS, risultano in corso quasi tutti i progetti: si
tratta ad esempio dei quasi 4 miliardi di euro di
fonte FSC a supporto delle Direttrici Ferroviarie
(Catania-Palermo; Napoli-Bari-Lecce-Taranto e
Salerno-Reggio Calabria).
Per maggiori informazioni cliccare qui
8. Il Reddito pro capite nelle 276
regioni dell’UE a 28
Anche se delle 21 regioni con un livello di PIL
pro capite almeno del 50% superiore alla media
europea non figura nessuna italiana (ma 5 di
queste sono in Germania, 3 in Olanda, 3 nel
Regno Unito e una in Belgio, Repubblica Ceca,
Danimarca, Irlanda, Francia, Slovacchia,
Svezia, oltre al Lussemburgo), sia il Nord Ovest
(32.200 euro) sia il Nord Est (31.100 euro)
fanno registrare dei valori sensibilmente
superiori alla media (rispettivamente il 117% e il
113% della media dell’UE28).
Per approfondimenti v. tabella allegata
9. Contratto istituzionale di sviluppo
per l'area di Taranto - salvaguardia
risorse
FSC
2007-2013
e
assegnazione risorse FSC 20142020"
Il CIPE ha assegnato 38,69 milioni di euro, a
valere sul FSC 2014-2020, per la realizzazione
di un Piano stralcio di interventi di immediata
attivazione per l’Area di Taranto:

37,19 milioni di euro per gli interventi
sull’Arsenale Militare, a titolarità del Ministero
della difesa;

5 milioni di euro per azioni per l’accelerazione
della progettazione degli interventi prioritari, a
titolarità di Invitalia Spa.
Il Comitato ha inoltre salvaguardato gli
interventi finanziati con le risorse FSC 20072013 e 2000-2006, che saranno ricompresi nel
Contratto istituzionale di sviluppo (CIS) per
l’Area di Taranto, per un importo complessivo di
268,5 milioni di euro.
Per maggiori informazioni cliccare qui
10. #italiasicura: sul portale nuova
grafica, open data dei cantieri e
mappe ufficiali ISPRA del dissesto
idrogeologico
Sono online le mappe ufficiali ISPRA del
dissesto idrogeologico e le informazioni sulle
opere per la prevenzione.
A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale
Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro
7
Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Supera i 7 milioni il numero degli abitanti
residenti in aree a rischio frane e alluvioni (12%
del totale), dei quali oltre 1 milione vive in aree
a pericolosità da frana elevata e molto elevata
(P3 e P4), mappate nei Piani di Assetto
Idrogeologico (PAI) e quasi 6 milioni vivono in
zone alluvionabili classificate a pericolosità
idraulica media P2 con un tempo di ritorno fra
100 e 200 anni (perimetrate nell’ambito della
Direttiva Alluvioni).
Campania, Toscana, Liguria ed EmiliaRomagna, sono le regioni con i valori più alti di
popolazione a elevato rischio frana, mentre i
numeri più rilevanti di popolazione a rischio
alluvione, nello scenario di pericolosità idraulica
media P2, si riscontrano in Emilia-Romagna,
Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria. A livello
comunale, è a rischio l’88,3% dei comuni
italiani.
A presentare i dati ufficiali, elaborati nel 2015, il
Rapporto ISPRA “Dissesto Idrogeologico in
Italia”, che fornisce una conoscenza completa e
attuale sulla pericolosità da frana, idraulica e di
erosione costiera dell’intero territorio nazionale
e contiene indicatori di rischio relativi a
popolazione, imprese, beni culturali e superfici
artificiali, di grande rilevanza per la
programmazione degli interventi strutturali e
non strutturali di mitigazione del rischio nel
Paese.
I dati e le informazioni del Rapporto, mosaicati
da ISPRA sulla base delle perimetrazioni della
pericolosità da frana e idraulica realizzate dalle
Autorità di Bacino, Regioni e Province
Autonome, sono disponibili online sulla
piattaforma cartografica Italia Sicura.
In totale, sono 7.145 (esattamente l’88,3%), i
comuni a rischio frane e/o alluvioni: di questi,
1.640 hanno nel loro territorio solo aree ad
elevata propensione a fenomeni franosi, 1.607
solo quelle a pericolosità idraulica, mentre in
3.898 coesistono entrambi i fenomeni.
Sette le regioni con il 100% dei comuni a
rischio idrogeologico: Valle D'Aosta, Liguria,
Emilia - Romagna, Toscana, Marche, Molise e
Basilicata. A queste, si aggiungono Calabria,
Provincia di Trento, Abruzzo, Piemonte, Sicilia,
Campania e Puglia con una percentuale di
comuni interessati maggiore del 90%.
Sono, invece, 51 le province con il 100% dei
comuni a rischio per frane e inondazioni. I
livelli elevati di pericolosità da frana e quelli
medi per la pericolosità idraulica, riguardano il
15,8% del territorio nazionale, per una
superficie complessiva di 47.747 km2. In Italia,
quasi 80.000 unità locali di imprese (circa
Marzo 2016
l'1,7%) si trovano in aree a pericolosità da
frana elevata e molto elevata per un totale di
oltre 200.000 addetti a rischio.
Le regioni con il numero più alto di unità locali
a rischio sono Campania, Toscana, EmiliaRomagna e Piemonte. Esposte, invece, al
pericolo inondazione nello scenario medio,
576.535 unità, per un totale di oltre 2 milioni di
addetti. Emilia-Romagna, Toscana, Veneto,
Liguria e Lombardia, sono le regioni con il
numero più elevato di imprese vulnerabili al
fenomeno idraulico.
I Beni Culturali architettonici, monumentali e
archeologici
potenzialmente
soggetti
a
fenomeni franosi sono 34.651 (18,1% del
patrimonio totale), dei quali oltre 10.000
rientrano in aree a pericolosità elevata e molto
elevata. Le regioni con il numero più alto di
beni a rischio nello scenario medio, sono
Emilia-Romagna, Veneto, Liguria e Toscana.
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11. Accesso al Fondo di Garanzia di
startup e incubatori, online il nuovo
rapporto bimestrale
Al 29 febbraio 2016 sono 804 le startup
innovative destinatarie di finanziamenti bancari
facilitati dall’intervento del Fondo di Garanzia
per le PMI, per un totale di 325.064.276 € (di
cui l’importo garantito è pari a 253.982.746 €),
con una media di 264.495 € a prestito, per un
totale di 1.229 operazioni (alcune startup
hanno ricevuto più di un prestito).
Rispetto alla precedente rilevazione (31
dicembre 2015) si registra un cospicuo
incremento in termini di startup beneficiarie
dello strumento (+93), di totale cumulativo
erogato (+35,88 milioni), di importo garantito
(+28,16 milioni) e di operazioni totali effettuate
(+175). In diminuzione l’entità del prestito
medio (-9.874 €). La durata media dei prestiti
resta pari a circa 55 mesi.
Queste e altre evidenze empiriche – non da
ultime quelle riguardanti la distribuzione
geografica dei finanziamenti – sono racchiuse
nel sesto rapporto bimestrale sull’accesso al
Fondo di Garanzia da parte delle startup
innovative e degli incubatori certificati.
Le operazioni relative ad imprese localizzate
nel Mezzogiorno sono state 179 su 1229, per
un valore complessivo di finanziamenti di 48,2
milioni di euro su un totale di 325.
Per maggiori informazioni cliccare qui
A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale
Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro
8
Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Marzo 2016
Incentivi e Agevolazioni
Nuova Sabatini: il decreto in Gazzetta
Ufficiale
Circolare Agenzia Entrate: bonus ricerca incentivo è cumulabile
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n 58
del 10 marzo 2016, il decreto interministeriale
25 gennaio 2016 del Ministro dello Sviluppo
Economico e del Ministro dell’Economia e delle
Finanze, che aggiorna la disciplina della
Nuova Sabatini, l’intervento agevolativo
istituito dal D.L. 69/2013, che prevede
l’accesso delle micro imprese e PMI a
finanziamenti e a contributi in conto interessi
per gli investimenti, anche mediante operazioni
di leasing finanziario, in macchinari, impianti,
beni strumentali di impresa e attrezzature
nuovi di fabbrica ad uso produttivo, nonché per
gli investimenti in hardware, software ed in
tecnologie digitali.
L'Agenzia delle Entrate ha pubblicato la
circolare n. 5/E del 16 marzo 2016 relativa al
credito d'imposta per attività di ricerca e
sviluppo, previsto dalla legge di Stabilità 2015
(legge n. 190-2014) aggiornando il regime di
aiuto istituito dal decreto Destinazione Italia e
mai diventato operativo.
Il decreto del Ministro dello Sviluppo
Economico ridefinisce la disciplina della nuova
Sabatini. Le nuove regole prevedono che i
contributi a favore delle PMI che acquistano
beni strumentali possano essere concessi
anche a fronte di finanziamenti erogati dalle
banche e dalle società di leasing a valere su
una provvista diversa dall’apposito plafond
della Cassa Depositi e Prestiti. Il decreto
riduce anche i tempi di concessione dei
contributi d elementi di semplificazione delle
procedure e della documentazione da produrre
per la loro erogazione. L’apertura dei termini e
le modalità per la presentazione delle
domande di agevolazione secondo le nuove
procedure saranno definite da successiva
circolare ministeriale.
Per maggiori informazioni cliccare qui
Guida sulle agevolazioni per le imprese
Con l’obiettivo di favorire gli investimenti delle
imprese
attraverso
la
crescita
e
il
rafforzamento della competitività del nostro
tessuto produttivo, il Ministero dello Sviluppo
Economico ha pubblicato una “Guida alle
agevolazioni che racchiude e sintetizza tutti gli
incentivi gestiti dal MISE. L’Handbook, redatto
sia in italiano che in inglese, raccoglie tutte le
agevolazioni attualmente fruibili dalle imprese,
suddivise in quattro macro-aree di intervento
(sostegno
alla
competitività,
sostegno
all’innovazione,
efficienza
energetica,
internazionalizzazione) e contiene un focus
speciale sulle startup e PMI innovative.
La circolare dell'Agenzia delle Entrate
chiarisce il funzionamento dell'incentivo fiscale,
che viene concesso in maniera automatica,
senza bisogno di presentare un'apposita
istanza. Per i periodi di imposta a decorrere da
quello successivo a quello in corso al 31
dicembre 2014 e fino al periodo in corso al 31
dicembre 2019, il credito d'imposta è
riconosciuto a tutte le imprese - senza limiti di
fatturato e indipendentemente dalla forma
giuridica, dal settore economico in cui operano
e dal regime contabile - che effettuano
investimenti in attività di ricerca e sviluppo.
All’agevolazione sono ammesse sia le imprese
residenti nel territorio dello Stato che le stabili
organizzazioni nel territorio dello Stato di
imprese non residenti: in assenza di
un’espressa esclusione normativa, l'Agenzia
delle Entrate fa rientrare tra i beneficiari anche
gli enti non commerciali, le imprese agricole
che determinano il reddito agrario ai sensi
dell’articolo 32 del d.P.R. n. 917 del 22
dicembre 1986 (TUIR), i consorzi e le reti di
imprese.
Rispetto alla precedente formulazione, nella
legge di Stabilità 2015 non è più previsto un
limite massimo di fatturato (pari a 500 milioni di
euro), per cui tra i beneficiari rientrano anche
soggetti di grandi dimensioni.
Per maggiori informazioni cliccare qui
Per maggiori informazioni cliccare qui
A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale
Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro
9
Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Marzo 2016
Calendario Iniziative
Progetto Export SUD – ICE
AZIONI PRESSO RETI COMMERCIALI E DISTRIBUTIVE IN FRANCIA – Parigi, 11 – 14 aprile 2016
Settore Agroalimentare
Scadenza adesioni: scaduto
NATURAL&ORGANIC PRODUCT EUROPE LONDRA 17-18 aprile 2016
Settore merceologico di nicchia: prodotti naturali, prodotti per le intolleranze alimentari e biologici.
Scadenza adesioni: scaduto
PARTECIPAZIONE COLLETTIVA SIRHA BUDAPEST 9 - 11 maggio 2016
Settore coinvolto: Agroindustria
Scadenza adesioni: scaduto
PARTECIPAZIONE A EXPOVINS 2016 – San Paolo, Brasile 14-16 giugno 2016
Fiera internazionale dei vini e distillati
Scadenza adesioni: 26 aprile
WHO'S NEXT PARIGI, 2-5 settembre 2016
Settore moda
Scadenza adesioni: 8 aprile
***
L’ICE ha diffuso una breve sintesi con i principali risultati della II Annualità del Piano: per quanto riguarda gli
Export Lab, il 2015 è stato un anno particolarmente intenso in cui si è conclusa la prima edizione – con la
realizzazione dell’ultima fase di “incubazione all’estero” che ha coinvolto 98 aziende delle 4 regioni – ed è stata
avviata la seconda edizione dei 4 Corsi, con la conferma di un discreto interesse da parte delle imprese del
territorio.
La fase d’aula è terminata in tutte le 4 Regioni nel mese di luglio: i coordinatori didattici hanno espresso la propria
soddisfazione per lo svolgimento delle lezioni. Il voto medio assegnato ai diversi moduli didattici (9 in totale, per
oltre 100 ore di formazione frontale) nei 4 Export Lab è stato di 4,46 su una scala da 1 a 5 (in particolare: 4,45 in
Campania, 4.74 in Sicilia, 4,60 in Calabria e 4,05 in Puglia).
Ad ottobre 2015 ha avuto inizio la II fase del progetto che ha previsto degli affiancamenti consulenziali
personalizzati di 40 ore per ciascuna azienda. Ciascuna delle 107 imprese coinvolte nel progetto ha effettuato un
check-up per la valutazione del potenziale d’internazionalizzazione (anche con un apposito software realizzato
dall’ICE-Agenzia) ed ha elaborato un Piano operativo per l’export, da realizzare nel corso della successiva Fase
di incubazione all’estero (terza ed ultima fase del progetto che verrà realizzata entro il 2016). I feedback ricevuti
sono stati molto positivi.
Per quanto riguarda i corsi sulla proprietà intellettuale, l’attività di formazione ha visto la realizzazione di
quattro corsi – a Napoli, Lecce, Cosenza e Catania. Alla formazione in aula è stata aggiunta, per la seconda
annualità del Piano Export Sud, anche un’attività di affiancamento personalizzato (di 7 ore per ciascuna delle 70
aziende partecipanti, di cui 43 innovative), per rafforzare le competenze nel campo specifico della P.I. Attraverso
questo intervento formativo, le imprese hanno quindi avuto l’opportunità di implementare le loro conoscenze e
competenze tecnico-manageriali, con l’obiettivo di accrescere il business e competitività sui mercati esteri. Il
valore medio della valutazione dei corsi è stato di 4,22 su una scala da 1 a 5
Particolare successo hanno avuto i Seminari di primo orientamento ai mercati internazionali, che per la propria
impostazione sono indirizzati ad una platea più ampia. Con una media di 38 aziende partecipanti a Seminario
(oltre dunque il target fissato di 30 aziende), l'iniziativa ha raggiunto ben 791 imprese e sono stati realizzati 227
incontri personalizzati tra i nostri esperti e gli imprenditori. In particolare, vanno riconosciuti gli exploit di Salerno
(a gennaio 2016) e di Catania (a febbraio 2016), che comprovano che in questa seconda annualità l'interesse per
questo tipo di incontri è aumentato, anche grazie al passaparola e all'implementazione di uno specifico piano
media (campagna di comunicazione con annunci su diverse testate, sia nazionali che locali, nonché ricorso più
esteso al web e alle edizioni digitali dei quotidiani e dei settimanali). I questionari di gradimento hanno
confermato il giudizio positivo da parte delle aziende con una media di 4,55 (su una scala da 1 a 5)
Per prendere visione degli eventi programmati, delle brochure e le schede di adesione delle varie iniziative
in calendario, cliccare qui
A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale
Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro
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Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Marzo 2016
Tavola 1.
Pagamenti inseriti in banca dati unitaria al 31.12.2015
Programmazione Comunitaria 2007-2013
(milioni di euro, %)
Convergenza
POIN
PON
FESR
POR
Totale
PON
FSE POR
Totale
Totale
Competitività
POR
FESR
Totale
PON
FSE POR
Totale
Totale
Totale FESR
Totale FSE
Totale
Risorse
programmate
Impegni
Spese
v.a.
v.a.
v.a.
Impegni
Spese /Risorse
/Risorse
programmate
programmate
%
%
1.704,5
7.436,9
15.388,3
24.529,7
1.913,9
4.303,6
6.217,5
30.747,2
2.190,7
9.715,9
23.582,2
35.488,7
2.015,0
4.849,9
6.864,9
42.353,7
1.647,2
6.479,8
13.974,5
22.101,5
1.842,4
4.021,3
5.863,7
27.965,3
128,5
130,6
153,2
144,7
105,3
112,7
110,4
137,7
96,6
87,1
90,8
90,1
96,3
93,4
94,3
91,0
7.488,7
7.488,7
147,3
7.398,1
7.545,5
15.034,1
32.018,4
13.762,9
45.781,3
9.076,4
9.076,4
122,8
7.925,2
8.048,0
17.124,4
44.565,1
14.913,0
59.478,1
7.607,1
7.607,1
84,8
7.125,9
7.210,8
14.817,8
29.708,6
13.074,5
42.783,1
121,2
121,2
83,4
107,1
106,7
113,9
139,2
108,4
129,9
101,6
101,6
57,6
96,3
95,6
98,6
92,8
95,0
93,5
A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale
Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro
11
Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Marzo 2016
Tavola 2.
Pagamenti inseriti in banca dati unitaria al 31.12.2015
A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale
Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro
12
Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Marzo 2016
Tavola 3.
Pagamenti inseriti in banca dati unitaria al 31.12.2015
A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale
Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro
13
Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Marzo 2016
TAB. 1
PIL pro capite
UE 28
Italia
Nord Ovest
Piemonte
Valle D’Aosta
Liguria
Lombardia
Nord Est
Provincia Autonoma
Bolzano
Provincia Autonoma
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Emilia Romagna
Centro
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Mezzogiorno
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
27.500
26.400
32.200
27.600
36.500
28.700
34.700
31.100
39.700
Valori percentuali
UE28 = 100
100
96
117
100
133
104
126
113
144
33.700
123
29.800
27.800
32.200
29.200
28.700
24.000
25.300
31.400
17.600
23.100
20.500
16.700
17.200
19.000
16.100
17.000
19.900
108
101
117
106
104
87
92
114
64
84
75
61
63
69
59
62
72
A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale
Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro
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