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SENTIREA SCOLTARE
online music magazine
NOVEMBRE N. 37
L uk e Vi b e rt
Si x O rg a n s O f Ad mitta n ce
Sa m a mi d o n
Amari
R i c h a rd S k e l t o n
F i nk
(etre)
Pr a m
J oy D i v i s i o n
Jean Jeacques Perrey
TBA
Quando Alice
ruppe lo specchio
sentireascoltare 1
www.audioglobe.it
vendita per corrispondenza tel. 055-3280121, fax 055 3280122, [email protected]
DISTRIbuzione discografica tel. 055-328011, fax 055 3280122, [email protected]
THE WOMBATS
CARBON/SILICON
“A Guide to Love, Loss & Desperation”
“The Last Post”
CD ADA/14th Floor
Singoli che girano
già da mesi e 7” ormai introvabili, locali
riempiti senza neanche avere un contratto discografico
e apparizioni sulle
pagine delle più importanti riviste specializzate inglesi. Il
brillante debutto dei
The Wombats, trio
di Liverpool che si è
conosciuto alla Paul
McCartney’s
Liverpool Institute of
Performing Arts, è finalmente pronto. Tredici pezzi irresistibili, umorismo ed
intelligenza. Punk-Pop superenergetico e stravagante. Prodotto Stephen
Harris (Kaiser Chiefs) e mixato da Rich Costey (Muse, Franz Ferdinand...).
THE BRUNETTES
“Structure &
Cosmetics”
è il disco con
cui il duo neozelandese
di Auckland,
sbarca finalmente negli
Stati
Uniti
grazie al fiuto, ancora una volta vincente di Sub Pop. I meravigliosi suoni di The Brunettes sono un qualcosa
di cui ci si innamora sin dal primo ascolto. Magicamente sospesi tra Velvet Underground, The
Shins, Architecture in Helsinki, Rilo Kiley e The
Beatles. Da non perdere dal vivo: 24.11 Maniago
@ Teatro Verdi, 25.11 Carpi @ Mattatoyo. OKKERVIL RIVER
BOOKA SHADE
2CD Fat Cat
CD !K7
Dopo la riscoperta del suo
talento grazie
all’album “Lookaftering”
da parte della
benemerita
Fat Cat, Vashti Bunyan tira
fuori dai suoi
archivi una manciata di singoli e demo registrati tra
il 1964 ed il 1967. Il primo cd raccoglie una serie di
singoli incisi tra il ’65 ed il ’66. Il secondo, invece,
ne colleziona le prime registrazioni in studio. Brani
vicinissimi alla perfezione fra pop, folk, registrazioni casalinghe ed atmosfere autunnali. Assolutamente da riscoprire in attesa di un nuovo lavoro.
Sono i berlinesi Booka
Shade (aka
Walter Merziger e Arno
Kammermeier), co-fondatori della
Get Physical,
i prossimi artisti a compilare il nuovo volume della serie DJ
Kicks. Booka Shade approntano una selezione
molto originale in cui linee di basso potenti e parti
melodiche ben presenti collidono in una sorta di
moderna Avant-Electro. Include il brano esclusivo di Booka Shade ‘Numbers’, così come tracce
inedite di Nôze, Lopazz e Matthew Dear.
KLAXONS
FAIRMONT
“Coloured in Memory Album”
presents
DJKiCKS
Stick in Your Mind – Singles and Demos ‘64-’67”
CD Sub Pop
CD Rapster
“Discovered”
è un interessante progetto ideato da
Rapster (ricordate l’ottimo
“Exit Music” il tributo ai Radiohead?)
che coinvolge il duo parigino dei Daft
Punk, punto di riferimento della scena Elettronica, Acid-House, Rock
e Hip Hop. Molti dei successi dei
Daft Punk sono costruiti su campioni estrapolati da canzoni più o meno
celebri. “Discovered” recupera quelle
canzoni e ci svela il “dietro le quinte”
di alcuni brani di uno dei progetti più
interessanti e di maggior successo
degli ultimi anni in ambito dance. Dopo una manciata di brani regalati
on-line via mp3, i
Carbon/Silicon, superband
formata
da Mick Jones (The
Clash, B.A.D.) e Tony
James (Generation
X, Sigue Sigue Sputnik) accompagnati
da Leo ‘E-zee-kill’
Williams (B.A.D, Dreadzone) e Dominic
Greensmith (Reef),
arriva
finalmente
all’attesissimo debutto su lunga distanza. E “The Last Post” non tradisce assolutamente le attese, anzi. 12 brani come una miscela moderna dei gruppi madre che hanno
dato vita al progetto, The Clash, B.A.D. e Generation X su tutti. Ottimo!
VASHTI BUNYAN “Some Things Just
“Structure & Cosmetics”
"DISCOVERED"
a Collection od Daft Funk...
CD Carbon/Silicon
“A Bugged Out Mix...”
ELECTRIC SIX “I Shall
Exterminate Everything Around Me ...”
CD
Border Community
CD New State
CD Metropolis
Quarto album
per Jake Fairley, secondo
con il moniker
Fairmont,
e
prima esperienza per la Border Community di James Holden dopo il 12”
‘Gazebo/Gazelle’ e dopo i precedenti
lavori su Kompakt. “Coloured in Memory Album” contiene una manciata
di canzoni in cui la Techno più minimale incontra sfumature pop, in cui
l’elettronica si scontra con la furia
punk. Ipnotico ed innovativo. Dopo
Nathan Fake e lo stesso Holden, Border Community continua a non sbagliare un colpo.
Dopo il capitolo curato da
Simian Mobile
Disco, ecco
pronto il nuovo (doppio) volume della serie che ci
catapulta direttamente nei clamorosi
suoni della serata londinese Bugged
Out! Alla consolle, Klaxons. Nel 1°
CD viene fuori il lato più clubby, nel
2° sono le tracce da ascolto il filo
conduttore della selezione. I brani si
snodano fra momenti Indie, Hip-House, Techno ed Elettronica. In scaletta,
brani di: Luke Vibert, The Chemical
Brothers, Wu-Tang Clan, degli stessi
Klaxons e altri ancora...
Se esiste una
band che riesce ad andare
sempre sopra
le righe e ad
eccedere, beh, questi sono gli Electric Six da Detroit. Dopo il precedente
“Switzerland” in cui venivano prese
cento direzioni diverse, ecco “I Shall
Exterminate...”, già geniale dal titolo,
che di strade ne intraprende mille. Dal
Jazz cabarettistico di ‘Showtime’ all’ironico richiamo dei Coldplay di ‘When I
Get To The Green Building’. Disimpegnato quanto volete, ma maledettamente groovy, divertenti e fottutamente
Rock’n’Roll. 16.11.07 Firenze @ Viper
17.11.07 Roma @ Circolo degli Artisti
18.11.07 Bologna @ Covo
FUJIYA & MIYAgi
23.11.07 Milano @ Casa 139
24.11.07 Bologna @ Covo
sommario
4 News
8 The Lights On
Yea sa ye r, Birch vi lle Cat M ot el,
F ink, Sama mido n
10
1 2 Speciali
A ma ri, Ana trofo bia, ( et r e) ,
Richa rd Skelto n, Six O r gans O f Adm it t an ce , Lu ke Vibe r t , TBA
38 Recensioni
Black Dice, Old Ti m e R e l i j u n , P e r r e y
& Vibert, Radiohe a d , R o a m T h e H e l l o
Clo ud s, Sig htin gs, Yellow Swans . . .
1 0 3 Rubriche
(Gi)An t Step s
Che t Baker
We Are De mo:
Insula Dulcamara , G i o v a n n i A . S e c h i ,
Discorevolver, P a n t a , Ve n e z i a . . .
Classic
Joy Division , Pram , Chr is Bell, Pr inc e
Cinema
12
Cu lt: Rad io Da ys ( W. Allen) , L a r a g a z z a
del lag o, In qu es t o m ondo liber o. . .
I cosiddetti conte m p o r a n e i
Jea n Jacqu es Per r ey
Direttore
Edoardo Bridda
Coordinamento
Teresa Greco
Consulenti alla redazione
Daniele Follero
Stefano Solventi
Staff
Gaspare Caliri
Valentina Cassano
Antonello Comunale
Antonio Puglia
Hanno collaborato
Gianni Avella, Davide Brace, Marco Braggion, Nicholas
Campagnari, Alessandro Grassi, Paolo Grava, Manfredi
Lamartina, Alarico Mantovani, Fabiola Naldi, Massimo
Padalino, Stefano Pifferi, Andrea Provinciali, Stefano Renzi,
Costanza Salvi, Vincenzo Santarcangelo, Michele Saran,
Giancarlo Turra, Fabrizio Zampighi, Giuseppe Zucco.
Guida spirituale
106
Adriano Trauber (1966-2004h)
Grafica
Edoardo Bridda, Valentina Cassano
in copertina
TBA
SentireAscoltare online music magazine
Registrazione Trib.BO N° 7590 del 28/10/05
Editore Edoardo Bridda
Direttore responsabile Antonello Comunale
Provider NGI S.p.A.
Copyright © 2007 Edoardo Bridda. Tutti i diritti riservati.
La riproduzione totale o parziale, in qualsiasi forma, su qualsiasi
supporto e con qualsiasi mezzo, è proibita senza autorizzazione
scritta di SentireAscoltare
118
sentireascoltare 3
news
a c u r a d i Te r e s a G r e c o
Alison Goldfrapp e Willl Gregory tornano con un nuovo album: Seventh Tree vedrà la luce nel prossimo febbraio su Mute Records…
Gli Animal Collective pubblicano a novembre il nuovo singolo Fireworks tratto dal recente Strawberry Jam, di cui si può vedere da
Yo u Tu b e u n o s h o r t f i l m r e a l i z z a t o p e r l ’ o c c a s i o n e ( h t t p : / / w w w. y o u t u b e .
com/watch?v=ztvr09J7KK4)…
I Beach House pubblicheranno il nuovo album Devotion a febbraio
dell’anno prossimo su Carpark…
E s c e a n o v e m b r e s u D r a g C i t y T h e Va l e r i e P r o j e c t , c h e v e d e G r e g
Weeks (degli Espers) collaborare con diversi artisti dell’area di Phil a d e l p h i a , q u a l i F e r n K n i g h t , G r a s s , F u r s a x a , Ti m e s b o l d , W o o d w o s e ,
Rake e Charles Cohen, per una colonna sonora ispirata al film ceco di
J a r o m i r J i r e s Va l e r i e a n d H e r W e e k o f W o n d e r s ( 1 9 7 0 ) …
GLS ovvero Gold Standard Laboratories ha annunciato dal sito ufficiale la sua chiusura il 29 ottobre scorso, proprio mentre cadeva il
suo quattordicesimo anniversario; la label era stata fondata nel 1993
in Colorado da Sonny Kaye (Angel Hair)…
Cat Power
A distanza di 16 anni, tornano gli americani B-52 con un album dal
titolo Funplex, che uscirà l’anno prossimo a febbraio; l’ultimo album
del gruppo new wave USA risaliva al ’92 (Good Stuff)…
Tr e c o n c e r t i a c u s t i c i n e l n o s t r o p a e s e p e r B r e t t A n d e r s o n ; l ’ e x - S u e d e
sarà il 6 dicembre a Milano al Rainbow Club, il 7 a Roma al Classico
Village, l’8 a Ravenna al Bronson, per proporre sia pezzi solisti (il disco omonimo è uscito lo scorso marzo) che dell’ex-gruppo…
Resa nota la tracklist del secondo disco di cover di Cat Power, Jukebox, in uscita su Matador il 22 gennaio prossimo: conterrà due inediti
( S o n g To B o b b y , d e d i c a t a a D y l a n , e M e t a l H e a r t ) . F r a g l i a r t i s t i c o v erizzati: Hank Williams, James Brown, Dylan, Creedence Clearwater
Revival e Billie Holliday…
Notizie da parte di Geoff Barrow sul nuovo, più volte annunciato,
album dei Portishead; sarebbero in dirittura d’arrivo con le registrazioni, e la pubblicazione arriverebbe a fine anno. Sarà da credergli
questa volta?
Il 20 ottobre scorso è scomparso per un attacco di cuore Paul Vincent
Raven, bassista dei Killing Joke sin dal 1982; aveva partecipato al
momento d’oro della band (negli album Fire Dances, Night Time e
Brighter than a Thousand Suns) e negli ultimi anni suonava nei Ministry…
4 sentireascoltare
Ci ha lasciati anche Paul Fox, chitarrista dei Ruts, gruppo punk-reggae della prima ora; Fox aveva collaborato con UK Subs, Misty In Roo t s e To m R o b i n s o n …
An co ra n ecrologi: la leggenda c ount r y Po rt e r Wa g o n e r è s c o m p a r s o a
Nashville il 28 o t t o b r e a l l ’ e t à d i 8 0 a n n i ; a v e v a p u b b l i c a t o l ’ u l t i m o a l b u m
Wa gonm a ste r lo s c or s o giugno s u Ant i…
An nu nciato l’at t es o nuov o album dei M agn e t i c F i e l d s , p i ù v o l t e r i n v i a to : Distor tion s ar à pubblic at o s u Nones u c h i l 1 5 g e n n a i o 2 0 0 8 , c o m e
d a a nn un cio s ul s it o uff ic iale di St ephin M e r r i t t ( h t t p : / / h o u s e o f t o m o r r o w.
com/)…
Sa rà p ub blicat o il 22 gennaio s u J agjaguw a r i l n u o v o a l b u m d e i B l a c k
Mountain, In The Fut ur e. I l g r u p p o è a t t u a l m e n t e i m p e g n a t o i n u n t o u r
mo nd iale che t oc c her à anc he l’I t alia per un ’ u n i c a d a t a a C e s e n a i l p r o s s i mo 19 no ve mbr e…
Nu ova uscita ent r o l’anno pr os s im o per A l e x Tu rn e r d e g l i A rc t i c M o n k ey s: non è d a t o a n c o r a s a p e r e s e s i t r a t t e r à d i u n d i s c o s o l i s t a o d i u n
g rup po p ara llelo. Le r egis t r az ioni s ono s t a t e e ff e t t u a t e i n s i e m e a J a m e s
Ford de i Simian M obile Dis c o e a M iles Kan e d e i R a s c a l s , c o n O w e n P a l le t aka Fina l Fant as y agli ar r angiam ent i…
Co llab ora zio ne s u Lex t r a G r uf f Rhys dei S u p e r F u rry A n i ma l s e i l p r o d utto re Boo m Bip, a nom e Neon Neon. I l p r i m o a l b u m s a r à p u b b l i c a t o a
febbraio 2008 , c o n l a p a r t e c i p a z i o n e d i S p a n k R o c k , H a r M a r S u p e r s t a r,
Ma gic Nu mbe r s e alt r i. Si t r at t a di un c once p t , i s p i r a t o a l l a v i t a a v v e n t u ro sa di Joh n DeLor ean, pr odut t or e di aut om o b i l i a m e r i c a n o , e i l s i n g o l o ,
Ra qu el, che e s c e a f i n e n o v e m b r e , è u n t ri b u t o a l l ’ a t t r i c e R a q u e l We l c h ,
a man te d i DeLor ean…
Alex Turner
Uscirà su Drag Cit y nel 2008 il nuov o dis c o d i B a b y D e e , p r o d o t t o d a B o n n ie ‘Prin ce ’ B illy e M at t Sweeny ( Super Wol f ) …
Nu ova u scita per i M ar s Vol t a: il s uc c es s o r e d i A mp u t e c h t u re d e l l ’ a n n o
sco rso si chia m er à The Bedl am i n G ol i at h e u s c i r à a f i n e g e n n a i o …
I Lia r s, sull’o n d a d e i R a d i o h e a d , r e g a l a n o a i f a n s , p r e v i a i s c r i z i o n e a l l a
mailing list ( h t t p : / / w w w. m u t e . b i z / l i a r s / d o w n l o a d s / m e m b e r s m e d i a . p h p ) ,
Liar s Se ss ion EP, quat t r o br ani in v er s io n i d e m o d i p e z z i ( C y c l e Ti m e ,
H ou se clo ud s, Pur e Unv eil, Plas t er Cas t s of E v e r y t h i n g ) d e l l o r o u l t i m o d i sco omo nimo us c it o in es t at e…
An co ra Ra dio head: s ar anno in t our da m a g g i o 2 0 0 8 f i n o a f i n e a n n o ,
con periodi d i r i p o s o n e l m e z z o : è q u a n t o h a r i v e l a t o i l m a n a g e m e n t d e l
g rup po . Sarà la ATO Recor ds d i D a v e M a t t h e w s a p u b b l i c a r e i n A m e r i c a
sentireascoltare 5
news
a c u r a d i Te r e s a G r e c o
I n Rai nbow s , m e n t r e n e l r e s t o d e l m o n d o l ’ a l b u m u s c i r à s u X L . S e c o nd o
f ont i v ic ine a l l a b a n d , l a v e r s i o n e d i g i t a l e d i I n R a i n b o w s , d i s p o n i b i l e d a l
10 ot t obr e, a v r e b b e r a g g i u n t o l a c i f r a d i u n m i l i o n e e 2 0 0 m i l a d o w n l oa d
s olo nel pr i m o g i o r n o . A l l i n k u n ’ i n t e r v i s t a a J o n n y G re e n w o o d ( h t t p ://
got ham is t . c o m / 2 0 0 7 / 1 0 / 1 0 / j o n n y _ g r e e n w o o d . p h p ) …
Wom en As L o v e rs , i l p r o s s i m o d i s c o d i X i u X i u v e d r à l a l u c e s u K i l l R ock
St ar s il pr os s i m o 2 9 g e n n a i o e v e d e l a c o l l a b o r a z i o n e , c o m e g i à r i v e l a to
nei m es i s co r s i , d i J o h n D i e t e r i c h d e i D e e r h o o f , M i c h a e l G i r a e i l s a s s ofo nis t a Howar d Wi l e y, c o n G r e g S a u n i e r a l m i x i n g …
Ask For gi v e n e s s è i l r i t o r n o d i B o n n i e P ri n c e B i l l y : d i s c o d i c o v e r e or i ginali c he e s c e i l 2 0 n o v e m b r e s u D o m i n o e i n A m e r i c a s u D r a g C i t y ; f r a l e
c ov er, pez z i d i B j o r k , P h i l O c h s , R . K e l l y …
Unic a dat a i t a l i a n a p e r E l v i s P e rk i n s : i l s o n g w r i t e r f i g l i o d i A n t h o n y si è
es ibit o a M i l a n o i l 2 4 o t t o b r e a l M u s i c D r o m e ( e x - Tr a n s i l v a n i a L i v e ) p r e s ent ando l’e s o r d i o d i s c o g r a f i c o , A s h We d n e s d a y , u s c i t o s u X L / S e l f nel
luglio s c or s o …
Nuov o albu m g i à c o m p l e t a t o p e r C a rl a B o z u l i c h : H e l l o , Vo y a g e r s arà
pubblic at o i l p r o s s i m o 8 f e b b r a i o s u C o n s t e l l a t i o n e i l p r o g e t t o s o t t o cu i
appar ir à s i c h i a m e r à E v a n g e l i s t a …
Bonnie ‘Prince’ Billy
G li Psychi c T V / P T V 3 h a n n o c a n c e l l a t o l ’ i n t e r o t o u r a m e r i c a n o d i n o v em br e per l’im p r o v v i s a i n a s p e t t a t a s c o m p a r s a d e l l a m o g l i e d i G e n e s i s PO r r idge, La d y J a y e B re y e r P - O rri d g e ( c o n l a q u a l e c o n d i v i d e v a a n ch e
i l p r o g e t t o s u l l a p a n d r o g i n i a ) , m o r t a i l 9 o t t o b r e s c o r s o p e r u n a t t a c c o di
c u o r e c h e s i p e n s a f o s s e p r o b a b i l m e n t e l e g a t o a u n c a n c r o a l l o s t o m aco
c ont r o c ui s t a v a c o m b a t t e n d o d a t e m p o . I n t a n t o l a b a n d a v e v a g i à a n nu l l a t o l ’ i n t e r o t o u r e u r o p e o d i o t t o b r e , d a t e i t a l i a n e i n c l u s e , p e r f r a t t u r e tra
la band e il m a n a g e m e n t e u r o p e o …
Us c ir à a ini z i 2 0 0 8 s u C h e m i k a l U n d e r g r o u n d I C a n H e a r Yo u r H e a rt , i l
dis c o s olis ta d i A i d a n M o f f a t e x - A r a b S t r a p …
I l 12 nov em b r e l a K r a n k y r i s t a m p a i l p r i m o a l b u m d e i L a b ra d f o rd , P ra zisi on, us c it o n e l 1 9 9 4 …
Zach Cond o n r i c a m b i a l a p a r t e c i p a z i o n e d i F i n a l F a n t a s y a l n u o v o d i sco
dei s uoi Be i ru t ( T h e F l y i n g C a b C u p ) , c o l l a b o r a n d o a l n u o v o s i n g o l o di
O w e n P a l l e t , i n u s c i t a i l 2 0 n o v e m b r e s u To m l a b , s i n g o l o c h e c o n t i e n e due
br ani, Hey D a d e Wh a t D o Yo u T h i n k Wi l l H a p p e n N e x t ? ( h t t p : / / f l y i n g c l u b c up. c om / ) …
Us c ir à il 13 n o v e m b r e p r o s s i m o s u Ye p R o c k I Wa n n a R o c k B a c k w a r d,
box s et c he c o m p r e n d e t r e d i s c h i d i R o b y n H i t c h c o c k (B l a c k S n a k e Dia -
6 sentireascoltare
m ond Role , I O f t en Dr eam O f Tr ai n e Eye ) p i ù u n d o p p i o C D d i i n e d i t i ,
ra rità e b-side . Un alt r o box ( Bad Case O f H i s t o ry ) è p r e v i s t o p e r l ’ a n n o
p rossimo con Fegm ani a, G ot t a Let Thi s He n O u t e E l e me n t O f L i g h t p i ù
altre bo nu s ra c c olt e in Dynast y…
Il te rzo a lbu m degli ingles i Hot Chi p s i c hia m e r à M a d e I n T h e D a rk , e v e d rà la luce n el f ebbr aio dell’ anno pr os s im o s u D FA / A s t r a l w e r k s …
Torn a Bur ial, d o p o l ’ e s p l o s i o n e c o n i l d i s c o o m o n i m o d e l l ’ a n n o s c o r s o ,
che a ve va fa t t o em er ger e dall’under gr ound i l d u b s t e p ; i l m i s t e r i o s o p r o d utto re b ritan nic o f a il s uo r ient r o c on Unt r u e , c h e s a r à p u b b l i c a t o a m e t à
n ovemb re da lla Hy per dub di Kode 9. Sul b l o g d i q u e s t ’ u l t i m o , s i p u ò l e g g ere u n’in terv is t a es c lus iv a all’ar t is t a, c he p a r l a p e r l a p r i m a v o l t a ( h t t p : / /
hyperdubrecords.blogspot.com/2007/10/burial-untrue-november-2007.
h tm)…
7 7Boadr um è il nom e del c onc er t o c on 77 b a t t e r i s t i o r g a n i z z a t o d a i B o r e dom s a Ne w Yor k , e s v olt os i nel luglio s c o r s o , c o n l a c r è m e d e i b a t t e risti/musicisti dell’indie am er ic ano ( Ki d M i l l i o n s d e g l i O n e i d a h a d e s c r i t to l’evento co m e l ’ e s p e r i e n z a p i ù i n c r e d i b i l e d e l l a s u a v i t a ) ; t r a i n o m i
coinvolti ricor d i a m o H i s h a m B h a r o o c h a ( S o f t C i r c l e / P i x e l t a n ) , Ti m D e w i t
(Ga ng Gan g Danc e) , Br ian Chippendale ( L i g h t n i n g B o l t ) , D a v e N u s s ( N o
Ne ck Blue s Ba nd / Under Sat ans Sun) , J aik o S u z u k i ( E l e c t r o P u t a s ) , J e s s e
L ee (White Magic ) , Ry an Sawy er ( Tall Fir s / S t a r s L i k e F l e a s ) , A n d y M c L e o d (Ho wling Hex / M odes t M ous e) . Per l’ele n c o d e t t a g l i a t o e a l t r e c u r i o s i tà , co nsulta re il s it o uff ic iale ( ht t p: / / www. v iv a - r a d i o . c o m / 7 7 B o a d r u m / ) …
David Thomas Broughton
In occasione d e l s u o q u i n d i c e s i m o a n n i v e r sa r i o ( e d e i c o n c e r t i d e l l ’ 11 e 1 2
n ovemb re a Londr a di c ui av ev am o dat o noti z i a n e i m e s i s c o r s i ) , l a T h r i l l
J oc ke y fa usc ir e una c om pilat ion c elebr at iv a i n b o x - s e t ( L i m i t e d E d i t i o n
7 inc box s et , is pir at a alla Dev il’s J uk eb o x 7 ” s e t p u b b l i c a t a n e l 1 9 8 9
dalla Blast Fir s t ) c h e s a r à p u b b l i c a t a a i n i z i d i c e m b r e , c o n c o v e r i z z a z i o n i
d i artisti de l r os t er ; qualc he es em pio? Dav i d B y rn e r i f à i F i e r y F u r n a c e s
(Ex-Guru ), Ho we G elb J ohn Par is h ( Box er s ) , T h e S e a A n d C a k e i C a l i f o n e
(Sp ide r ’s Hou s e) …
Da vid Thom as Br ought on p u b b l i c a i l p r o s s i m o l a v o r o ( u n m i n i d i 5 p e z z i
d al titolo Da vi d Thom as Br ought on vs. 7 H e rt z ) s u A c u a r e l a ; s i t r a t t a
d i u na colla bo r az ione c on il gr uppo s per im e n t a l e d i L e e d s 7 H e rt z c h e è
u scito il 2 2 o t t obr e in Eur opa…
Co ntin ua no i s ipar iet t i degli or m ai ex - New O rd e r: a u n a p r o i e z i o n e d e l
film Contr ol a c u i e r a n o p r e s e n t i , h a n n o s m e n t i t o l e v o c i c h e l i v o l e v a n o
a ncora insiem e; Pet er Hook s t a p e r i n t r a p r e n d e r e u n p r o g e t t o c h i a m a t o
Freebase con G a r y “ M a n i ” M o u n f i e l d ( S t o n e R o s e s , P r i m a l S c r e a m ) e A n d y
Rourke (The S m i t h s ) , m e n t r e S u m n e r e M o r r i s s a r a n n o i n s i e m e i n u n a l t r o
p rog etto ch iam at o Bad Lieut enant …
sentireascoltare 7
The Lights On...
yeasayer
Definiscono la loro musica “Middle
Eastern-Psych-Pop-Snap-Gospel”
che non vuol dire nulla e allo stesso tempo vuol dire tutto. Come dire
“free-jazz-punk-inglese… e anche
l a n e r a a f r i c a n a ” . S o n o g l i Ye a s a y e r, e n n e s i m a n e w s e n s a t i o n p r o v e n i e n t e d a N e w Yo r k , p e r l a p r e cisione Brooklyn. La prima cosa a
loro nome che ha fatto il giro delle
radio è stata il singolo 2080. Un
brano che, come dire… ha il perfetto phisique du-role della hit per
indie chart, di quelle che non se ne
vedono più come un tempo. Musica
r u ff i a n i s s i m a m a s e n z a s u p e r a r e i l
livello di guardia. La ascolti e non
puoi fare a meno di sentirla, risentirla e risentirla ancora e mentre
gira ti ricorda tante cose e contemporaneamente ti sembra nuova.
Queste tante cose sembrano per
lo più figlie degli anni 80. Il Peter Gabriel di Shock The Monkey
e Sledgehammer ve lo ricordate?
Ve l i r i c o r d a t e i Te a r s F o r F e a r s
di Shout e Sowing The Seeds Of
Love? E perché no… il Michael
Jackson ancora abbastanza negro
di Bad e Moonwalker? E per il resto, come potevano quattro bianchi
post-college sbarcati nella Grande
Mela, non mantenersi aggiornati ai suoni hype del momento, al
tribalismo di tanta musica indie di
questi anni, nato dalle giungle euforiche degli Animal Collective e
d e i G a n g G a n g D a n c e ? Tu t t e c o s e
che trovano spazio come tracce e
come segnali precisi nella musica
d e i q u a t t r o Ye a s a y e r. I l c a p o b a n da da cui è nato tutto si chiama
Chris Keating. Inizia solitariamente a comporre musica con la tastiera e a cantarci su con quel piglio
8 sentireascoltare
così inconfondibilmente Eighties.
“Dopo essermi trasferito a New
Yo r k m i s o n o r i u n i t o c o n i l m i o
vecchio amico di infanzia Anand
che viveva a Baltimora e stava
lavorando ad un’epica rock opera incentrata su un’esplosione in
una miniera di carbone”. I due cominciano insieme a creare musica
nuova e arrivano per la prima volta
su un palco nel gennaio del 2005,
proponendo un misto dei brani di
Chris e di Anand. Una prima vera
e propria incarnazione della band.
La line-up viene presto completata con l’ingresso in formazione di
I r a Wo l f Tu t o n a l b a s s o e d i L u k e
Fusano, che già sedeva dietro le
pelli degli Ex-Models. Innegabilmente l’alchimia del loro suono sta
tutta nel dialogo tra le percussioni evolute di Fusano e un’enfasi
sulle parti vocali davvero sopra le
r i g h e . A l l o s t a t o a t t u a l e g l i Ye a s a yer proseguono una novella, ma
già solida, tradizione newyorkese
di gruppi rock che mettono il canto in prima linea, riuscendo a fare
da fusione tra il coretto gospel un
po’ avvinazzato di marca Akron/
Family e la negritudine in falsetto
dei Tv On The Radio. Una sintesi.
Un gruppo del genere poteva uscire allo scoperto solo in questi anni
di post modernismo pop imperante. Il primo singolo a loro nome,
distribuito dalla rampante Monitor
Records, contiene già tutto quello
che c’è da sapere sul loro conto.
2080 e Sunrise sono due biglietti
da visita furbissimi e loro sono già
s u ff i c i e n t e m e n t e s m a l i z i a t i d a d e pistare l’ascoltatore con dichiarazioni d’amore davvero sui generis,
ma del tutto plausibili per il piglio
vocale così pronunciato “Una componente molto importante della
nostra crescita è stata quella di
cantare in cori e coretti. Ognuno di
n o i è s t a t o e s p o s t o a d i v e r s e f o rme di musica spirituale. Sebbene
amiamo la tradizione gospel, prendiamo molto anche dalle gioiose
armonie dei Sacred Harp Singers,
dalla musica spirituale dei Popol
Vu h e d a l l a m u s i c a c o r a l e b a l c a n i ca. Una delle cose più eccitanti di
essere in una band è quella di poter cantare quattro parti armoniche
insieme
contemporaneamente”.
Gente “di parola” insomma, come
testimonia il disco di debutto, All
H o u r C y m b a l s ( N o w We A r e F r e e
/ Wide, 22 ottobre 2007, recensione sul #36). Dentro ci puoi trovare
tanto timidi accenni doo-wop quanto coretti etnologici stile uscita
e t n o d e l l a R e a l Wo r l d . L’ a t t e n z i o ne per la registrazione del disco
è stata massima, al punto da non
avere più soldi nemmeno per fare
una session fotografica. Circolano
così pochissime foto della band,
che nel frattempo comincia a furoreggiare sui palchi accanto a compagni di vedute come Shapes And
Sizes e Grizzly Bear. Il manager
dei quattro, James Winnie ha però
l a r i s p o s t a p r o n t a . “ L’ i d e a o r i g i n a le era di mettere un’enfasi totale
sulla musica evitando distrazioni
e lasciando tutto il resto all’immaginazione dell’ascoltatore”. Non ci
crede nessuno, ma alla fine poco
importa. Ci sarà tempo di vederli
dal vivo e poi ci vuole ottimismo
come dicono loro e il dizionario ing l e s e . “ Ye a s a y e r : a p e r s o n w i t h a n
optimistic and confident outlook”.
Antonello Comunale
The Lights On...
birchville cat motel
Wellington, N e w Z e a l a n d , è s t a t a
la patria di un o d e g l i e n s e m b l e p i ù
e stre mi d ell’u lt im o dec ennio; Bir c hville Cat Motel s ono f ondam ent almente un pro g e t t o d e l c h i t a r r i s t a ,
comp ositore e pr odut t or e Cam pbell
Kneale (anch e d i s c o g r a f i c o c o n
la piccola eti c h e t t a C e l e b r a t e P h i
Ph en ome no n) . For t em ent e agganciato, almeno a g l i i n i z i , a l s u o n o
“a stra tto” di lum inar i quali Al ast ai r
Ga lbr a ith, Roy M ont gom er y e f or se an ch e Fly i ng Saucer At t ack,
quello dei BC M è u n p e r c o r s o v i a
via semp re p iù per s onale. Ed es t r emo. Drone mu s i c , e c h i d i s p a c e r o c k
malato, indus t r i a l m u s i c p r i m i t i v a ,
tu rnta blism e f eedbac k , im pr ov v isazion e lib era , ps ic hedelia es pansa e, negli ul t i m i l a v o r i d e l c o m b o ,
p ersino tra cce ev ident i dell’elef antia co do om m et al di Ear t h e s oc i.
Attivo sin dal l a m e t à d e g l i a n n i ‘ 8 0
con u na selva di dim ent ic at e band
lo ca li, Kn ea le f u is pir at o da es perienze artistic h e c h e f e c e r o d e l l a
Nuova Zeland a l a Te r r a P r o m e s s a
d ella mu sica più int r ov er s a e c r ea tiva d ei med i anni ‘90 ( D e a d C ,
Wr e ck Sm all Speaker s on Expens ive Ste r eos , G at e e H a n d f u l o f
Dus t). I su oi p r im i dis c hi s ono r igorosame nte h om em ade, ligi all’es t etica de l d o it your s elf , e quas i c om ple tame nte st ipat i di es per im ent i
man ipo lato ri a lla c hit ar r a. Una buona palestra c h e c o n d u r r à i l N o s t r o
ai primi acerb i d i s c h i s o t t o r a g i o n e
so cia le Birch v ille Cat M ot el. Bi r chville Cat Mo t el ( I n s a m p l e , 1 9 9 7 )
e Sibe r ian Ear t h Cur ve ( Dr unk en
Fish, 1 99 8) a ppar t engo già alla s t oria “e mersa” dell’ens em ble. L’uno
si profila com e a n e l l o m a n c a n t e f r a
Dea d C, In du s t r ial M us ic e im pr o-
droning, laddove il secondo amplia
l’epicità (vero marchio di fabbrica
di Kneale e dei BCM) attraverso
un u s o c r e a t i v o e d a s c i u t t o d e l l a
m ani p o l a z i o n e s o n o r a . L a s e l v a d i
s t r um e n t i u s a t i è n o t e v o l e ( c h i t a r re, flauti, cembali), con imitazioni
della m u s i c a q u a r t o m o n d i s t a , d r i p
painti n g d i r u m o r e a s t r a t t o , e s c o r ie s c h u l t z i a n e d ’ e l e t t r o n i c a w a g n e riana. C’è certamente tanto rumore,
e pr o p o r z i o n a t o a d e s s o t a n t o i n gegn o . D o p o d i c h e t u t t a u n a s e r i e d i u s c i t e a r a ff i c a , n e g l i a n n i
dal 2000 al 2004.. Il canovaccio è
quas i s e m p r e l o s t e s s o : l i v e r e c o r dings dove chitarre trattate, nastri
m ani p o l a t i , s t r u m e n t i g i o c a t t o l o ,
violini, percussioni ed elettronica
v anno a f o n d e r s i i n u n a p e c u l i a r e
forma di droning. Sino ad arrivare
a l p ri m o v e r o d i s c o e s s e n z i a l e d e l
c om b o . We C o u n t T h e s e P ra y e rs
( C o r p u s H e r m e t i c u m , 2 0 0 2 ) c i o ff r e
s et t e m u s i c i s t i c h e s u o n a n o d r o n e
m u s ic e s t a t i c a , e c o n e c h i “ e t n i c i ” ,
c on l a c o m p a t t e z z a d i u n a p i c c o l a
or c he s t r a . A n o t h e r M i n e r s L i g h t ,
Slow Ve h i c l e B a y, L a z y B o n e D i g ger, S h a p e s h i f t e r e s o p r a t t u t t o l a
t r a c c i a e p o n i m a , s o ff i a n o l e g g e r i ,
in un a d i m e n s i o n e d i p a c a t a d o m es t i c i t à , f o l a t e d i d r o n i n g f o r t e m ent e “ m a n i p o l a t o ” , i p n o t i c o , c i r c olar e a l l a d i s t a n z a , s p e s s o c u p o
e or r o r i f i c o n e g l i i n c i p i t , s t r a n i a n t e
ed es t a t i c o i n s i e m e . N o n v a l e p o i
t ant o m e n o i l d o p p i o C D B e a u t i f u l
Spec k Tri u mp h ( L a s t Vi s i b l e D o g ,
2004 ) . Ta s t i e r e , v i o l i n i , p e r c u s s i o ni, chitarre trattate come al solito.
Ed ancora una volta si materializza
una s i n f o n i a , l u n g i l i n e a e d e v o t a
all’acc u m u l a z i o n e d i r u m o r i s p a r si che materializzino, attraverso
s f r e g a m e n t o e a b u s o d i (r)umori,
u n o d e i t a n t i f a n t a s m i d ella band,
q u e l l o d i u n a m u s i c a a metà fra il
s u o n o “ n a t u r a l e ” d i L o p ez ed una
s e s s i o n e d i j a z z s u o n a t a da Gordon
M u m m a c o n i P e l t . Wi t h Maples
Ablaze (Scarcelight, 2004) è un’alt r a t a p p a i m p o r t a n t e n e l l a vicenda
d i C a m p b e l l , a n c h e p e r il numero
i m p r e s s i o n a n t e d i c o l l a b or a to r i e cc e l l e n t i ( G l e n n D o n a l d s on, Peter
S t a p l e t o n , S i m o n W i c k h am-Smith,
B r u c e R u s s e l l , N e i l C a m pb e l l ) .C hi
Va mp i re s ( C e l e b r a t e P si Ph e n o m e n o n , 2 0 0 5 ) c o n i 2 8 minuti di
B u c k l i n g M e t a l S n o w f l a ke s arriva
a lambire il limite del suono agon i z z a n t e d e g l i E a rt h e a fo n d e r l o
a l p r i m i s s i m o J o n H a s s e l, e poi
a n c o r a i l l i v e 3 0 t h D e c e mbe r 2 0 0 4
( C e l e b r a t e P s i P h e n o m e n on, 2005)
s o n o a l m e n o d a m e n z i o n a r e . A Thre e S p a rk l i n g E c h o e s ( Celebrate
P s i P h e n o m e n o n , 2 0 0 6 ) collabora,
i n v e c e , A n l a C o u rt i s . Sparkling
E c h o e s 1 , 2 e 3 d e v o n o molto più
a i c o r t o c i r c u i t i n o i s e / f r e a k dei BCM
d i S i b e r i a n E a r t h C u r v e che non
alle abilità dell’argentino (ex Reyn o l d s ) . M a i l r i s u l t a t o è so r p r e n d e n t e e g r a t i f i c a n t e a p r escindere.
B i rd s C a l l H o me T h e i r D e a d ( C e l e b r a t e P s i P h e n o m e n o n , 2007, in
spazio recensioni) è, sorprendent e m e n t e , r o c k . L a t i t l e t r a ck muove
s u u n 4 / 4 r o c k , e ff e t t i c o s mici della
c h i t a r r a d i l a t a t a e d e l l ’ elettronica
a c i d a . B i z z a r r a m o s s a , questa di
K n e a l , m a i n d u b b i a m e n te r i u sci t a . N u o v i o r i z z o n t i s i d i schiudono
a d e s s o a l l a s u a m e n t e . E se solo
s a p r à a d a t t a r e a l r o c k l a condotta
e s t r e m a d e i s u o i p r i m i s s i mi dischi,
b e h . . . a s p e t t i a m o c e n e d e ll e b e l l e .
Massimo Padalino
sentireascoltare 9
The Lights On...
fink
La Ninja Tune non h a p e n s a t o d u e
volte a re clu tare tra le s ue f ila questo inglese dal cuor e s o u l . E l o h a
fat t o n on ostan te la pr opos t a m us icale del Nostro, og g i , s i a l o n t a n a
anni lu ce d a qu el panor am a elet tronico d el qu ale l’e t ic het t a in questione ne è abile pro t a g o n i s t a . C h e
poi questa è una ve r i t à a p p a r e n t e .
Infatti, il suo esordi o d a t a t o 2 0 0 0 ,
F resh Pr oduce , non r a p p r e s e n t a v a
altro che un alb um p ur am ent e elet tronico composto co n u n f a r e n o n
diverso da quello di u n q u a l s i a s i d j
produttore. Ma, non o s t a n t e i l d i s c o
avesse rice vu to no n t ant is s im i c onsensi rimanendo in t r a p p o l a t o n e l
cono d’o mbra di q ue l s uc c es s o c he
gent e co me Dj Sha dow e Col dcut
stavan o in ve ce co nfer m ando un po’
ovunqu e, la Ninja Tune non dem or de e ben sei anni d o p o l a n c i a d i
nuovo in orbita Fink. M a s t a v o l t a l a
storia è be n d ive rsa .
C he co sa sia su cces s o a F i n i a n
Greena ll in quell’arc o d i t e m p o n o n
ci è dato sapere. Il r i c o r d o d i q u e l
suo primo lavoro us c i t o i n s o r d i n a
oggi lascerebbe s c o n c e r t a t i p e r
quanto lontano. E n o n p e r c h é l a
componente elettro n i c a s i a q u a s i
del tutto abbandonat a . M a p e r c h é è
ora folg ora nte e sorp r endent e quella sensibilità artistic a r i m a s t a n o n
si sa come paralizz a t a a l l ’ e s o r d i o .
F ink no n fa più d an z ar e, or a c om muove sop rattu tto. Lo f a gr az ie a
una chitarra acustic a e a u n a v o c e
così cald a e a vvolg ent e da las c iare esterrefatti. Lo f a c o n u n f o l k
che si tinge di blue s e d i s o u l . L o
fa con delle liriche a u t o b i o g r a f i c h e
tanto do lci q ua nto s off er t e. I nt r ospezione che prende v i t a i n b a l l a t e
dal pa sso ca de nzato c he am m alia-
10 sentireascoltare
no inevitabilmente. E poi è quella
sua sfumatura vocale a scaldare
a n c o r a d i p i ù . Vi a g g i a s u t e r r i t o r i
b l a c k e r ’ n’ b a l i m e n t a n d o i l f u o c o
pulsante delle canzoni. Un gentile
modo di sussurrare parole ora su
f r as eggi pur a m e n t e f o l k , o r a s u s a liscendi blues, ora su intermittenze
s oul, c on u n c a l o r e e u n o s t r u g g i m ent o unic i . P a r a d o s s a l m e n t e p e r ò
è come se la sua proposta fosse
una specie di intimistico trip hop;
non a caso, infatti, grazie a un uso
par s im onios o d e l l ’ e l e t t r o n i c a , m o l ti hanno finito per paragonarlo ai
dei M assi ve A t t a c k a c u s t i c i o d e g l i
Zer o 7 m olt o m e n o d i g i t a l i . M a , r i balt ando il t u t t o i n m a n i e r a p r o v o catoria, si potrebbe anche pensare
a un José Go n z á l e s i n c h i a v e e l e t t r onic a ( anc o r a g l i Z e r o 7 p e r l ’ a p punto). Acustico e digitale. Caldo e
f r e d d o . N e ro e b i a n c o . Q u e s t i i p o l i
t r a i quali s i m u o v e F i n k . E l o f a c o n
un’im m edia t e z z a r a r a i n s i m i l i t e r r i tori musicali, un equilibrio perfetto
tra forma e contenuto che contagia
all’is t ant e.
I l s uo “ v er o ” p r i m o a l b u m l o p o s siamo però far risalire addirittura
al 2006. Bis c u i t s F o r B re a c k f a s t
r appr es ent a l a s o r p r e s a , i l c a m bio di direzione, la svolta. Questo
dis c o det t a l ’ i n i z i o d e l l a s u a n u o va vita artistica. E lo fa come mai
av r ebbe po t u t o . I n m o d o i m p e c c a bile. Non che sia un capolavoro, ma
sicuramente un album ben riuscito,
c on t ut t i gl i a t t r i b u t i a l p o s t o g i u s t o: un ibr id o d i f o l k , b l u e s , s o u l e d
elet t r onic a, c o m p o s t o c o n u n a s e m plicità e una spontaneità evidenti.
Se a tutto ciò si aggiunge anche
un gr ande l a v o r o s u l l e l i r i c h e , s o f ferte e di stampo autobiografico, il
q u a d r o è c o m p l e t o . C a n z o n i c ome
l’opened track, Pretty Little Thing,
la successiva Pills In My Pocket e
B i s c u i t s c o l p i s c o n o i m m e d i a t a m en t e , e v i d e n z i a n d o l e d i v e r s e i n f l u en z e c h e c o n v e r g o n o n e l l a c r e a z i on e
a r t i s t i c a d e i b r a n i , m a d e l i n e a ndo
a n c h e l ’ o r i g i n a l e l a v o r o d i a s s em b l a m e n t o s v o l t o d a l N o s t r o . Te c nica
c h e i n v e c e d i a p p e s a n t i r e i l r i su l tato finale, finisce per semplificarl o e s n e l l i r l o s o r p r e n d e n t e m e nte .
F i n k p r o c e d e p e r s o t t r a z i o n e . Ott i m o e s e m p i o d i c i ò è s o p r a t t utto
K a m l y n , a p i c e d e l l ’ a l b u m : i l c a n t ato
m e l o d i c o e v e l l u t a t o a p r e i s i pari
s u b i t o s e g u i t o d a u n a r p e g g i o ch i t a r r i s t i c o s o s p e s o n e l v u o t o , ch e
v i e n e i m p r e z i o s i t o d a l l ’ a g g i u n t a di
u n a s l i d e e d a l m a i t r o p p o i n v asi v o a c c o m p a g n a m e n t o d e l l a b a tte r i a , s f o c i a n d o i n u n r i t o r n e l l o b l ues
e m o z i o n a n t e . O v v i a m e n t e n o n tu tt e l e n o v e t r a c c e c h e c o m p o n g ono
l ’ a l b u m p o s s i e d o n o l o s t e s s o tr a s p o r t o e m o t i v o , m o l t e f i n i s c o n o per
g i o c a r e f i n t r o p p o c o i v a r i g e neri
p r e s e n t i r i s u l t a n d o a t r a t t i a u t or e ferenziali. Ma la freccia di Fink orm a i è s c o c c a t a , b a s t a s o l o a t t e n de re che faccia centro. (6.8/10)
M a i a t t e s a f u p i ù b r e v e . E s a tta m e n t e u n a n n o d o p o D i s t a n c e And
Ti me ( i n s p a z i o r e c e n s i o n i ) non
s o l o c o n f e r m a t u t t o c i ò c h e d i b u ono
e r a e m e r s o c o l p r e c e d e n t e l a v or o ,
m a s i s p i n g e b e n o l t r e : r a l l e n t an d o i r i t m i e s p o s t a n d o s i s u u n f olk
d e c i s a m e n t e p i ù i n t i m o e p e r s o na l e . S t a v o l t a n o n c i s o n o c a d u t e di
t o n o . L a N i n j a Tu n e h a f i n a l m e nte
t r o v a t o l a s u a s p l e n d i d a e c c e z i one
c h e c o n f e r m a l a r e g o l a , l a s u a n era
grazia folk.
Andrea Provinciali
The Lights On...
samamidon
Samuel Amidon, classe ‘81 originar i o d e l Ve r m o n t , è u n o d i q u e l l i c h e :
ne sentiremo parlare. E parecchio.
Figlio di musicisti (il padre e la
madre portano avanti imperterriti e
adorabili il progetto traditional folk
The Amidons), l’estro versatile
(oltre a suonare fiddle e chitarra,
è cartoonist, videomaker e attore),
voce ragguardevole e aspetto gracile/impudente che scomoda un’irr e f r e n a b i l e e m p a t i a . A ff i n a t a l a
tecnica violinistica (tra gli esperti
insegnanti, l’ex-Sun Ra Billy Bang,
Mark Feldman e il maestro dell’improvvisazione Leroy Jenkins), debutta a soli tredici anni nel trio
folk-world Popcorn Behavior, assieme al fratello Stefan (rampante
batterista decenne) ed al coetaneo
Thomas Bartlett, pianista di formazione classica, grande amico
del violinista. La band licenzia tre
album in tutto, prima di divenire un
quartetto con l’ingresso del chitarrista e cantante Keith Murphy,
ribattezzandosi per l’occasione
Assembly, anche per marcare una
nitida svolta avant folk.
Intanto Sam inizia a escogitare
strategie proprie. Nel 2000 azzarda un Solo Fiddle il cui titolo dice
tutto, mentre tre anni più tardi licenzia un Home Alone Inside My
H e a d d o v e s ’ a v v e n t u r a n e l l ’ i n e ff a bile territorio dei fields recordings
intercalati di sperimentazioni elettroniche. Ma il passo decisivo coincide con il coinvolgimento nell’ensemble newyorkese degli Stars
Like Fleas, formidabile dozzina
(circa) di talenti dediti ad un palpitante neo-pop-jazz-psych. Il loro
Sun Lights Down On The Fence
(Præmedia, 2003) fa il botto pres-
s o i c u l t o r i d e l l ’ a v a n t p i ù i n a ff e r r a bile, ma per Sam è solo un bel capitolo di un libro che s’ispessisce
ad un ritmo formidabile. Risponde
infatti alla chiamata del fido Bartlett per allestire il quintetto Doveman, il cui The Acrobat (Swim
Slowly Records, 2005) diventa un
piccolo caso tra i cultori del più
trepido indie-folk. A questo punto
per Sam gli eventi precipitano, si
fatica a tenere il passo, a ricomporre la giusta sequenza.
Intanto occorre segnalare l’esper i e n z a d a a t t o r e i n A m e r i c a n Wa k e
d i M a u r e e n F o l e y, f i l m p r e m i a t o
alla Convention nazionale dei democratici, la cui soundtrack è aff i d a t a a g l i A s s e m b l y. Q u i n d i , p i ù o
meno, potremmo ricostruire così:
nel 2005 Bartlett raggiunge gli
Stars Like Fleas in tour; nel 2006
gli Stars Like Fleas registrano il
nuovo album in Islanda, avvalendosi dei servigi del musicista sperimentale australiano Ben Frost e
dell’ormai lanciatissimo producer
Va l g e i r S i g u r ð s s o n ( B j o r k , S i g u r
Ros, Múm e Will Oldham), per la
cui etichetta Bedroom Company
n e l 2 0 0 7 e s c e S p e a k s Vo l u m e s ,
debutto solista per il giovane compositore di classica e soundtrack
Nico Muhly. Considerateli antefatti.
Per quel che ci riguarda, l’avvenimento decisivo è l’avvio del progetto Samamidon, da un’idea di
Sam ormai in grado di spendere
la faccia e giocare le proprie intenzioni/intuizioni fino in fondo.
O v v e r o , a ff r o n t a r e i l r e p e r t o r i o t r a dizionale appalachiano alla luce di
un neo folk allampanato, sghemb o , t r e p i d a n t e c o m e u n Wi l l O l d -
ham giovane. Per confezionare il
debutto But This Chicken Proved
False Hearted (Birdwar Records,
giugno 2007) chiama - indovinate un po’? – il solito Bartlett. Gli
e s i t i s o n o o t t i m i : s e Tr i b u l a t i o n è
l’emblema delle vibrazioni spettrali, del maldicuore senza tempo, a
sorprendere è una “intrusa”, quella
cover di Head Over Hills - pezzone pescato dal celeberrimo Songs
F r o m T h e B i g C h a i r d e i Te a r s F o r
Fears – la cui spersa doglianza fa
ripensare all’analogo trattamento
i n f e r t o d a M . Wa r d a l l a b o w i e a n a
L e t ’s D a n c e .
Neppure il tempo di digerire il party di presentazione del disco, che
Sam si trova impegnato a sfornare
il seguito. La location è l’Islanda.
I l c o m p l i c e è N i c o M u h l y. L a s u p e r v i s i o n e è d i S i g u r ð s s o n . L’ a l b u m è
A l l I s We l l ( B e d r o o m C o m p a n y,
23 ottobre, in spazio recensioni).
Quel che si dice un piccolo capolav o r o . Tu t t o r e p e r t o r i o f o l k t r a d i z i o nale, serafiche mestizie d’archi e
discreti ricami elettrici/elettronici,
un’interpretazione che ammicca
sconfinata malinconia con flemma
allampanata, col piglio da consumato performer però senza l’esausto bagaglio emotivo del performer
consumato. Un colpo al cuore.
Senza scordare che nel frattempo sono arrivati il suddetto nuovo
Stars Like Fleas - The Ken Burns
E ff e c t ( Ta l i t r e s R e c o r d s , s e t t e m bre 2007) - ed il secondo capitolo
d i D o v e m a n , Wi t h M y L e f t H a n d
I Raise The Dead (Brassland Records, ottobre 2007). Ebbene, credo che di Sam Amidon sentiremo
ancora parlare. E parecchio.
Stefano Solventi
sentireascoltare 11
Amari
SESSO, SOLDI E SPUMANTE
di Manfredi Lamartina
Il nuovo cd si chia m a Sc im m ie D’Am or e. G uidano l ’ a v a n z a t a i n d i e n e l m o n d o d e l l e m a j o r. E l o f a n n o c o l s o r r i so
del ba mbin o ch e en t r a per la pr im a v olt a al luna p a r k . S o n o g l i A m a r i , s u o n a n o ( h i p ) p o p e f a n n o u n a g r a n ca ciara. La no stra inte r v is t a.
A me l’hip hop fa schifo. È misogino, pappone e ripetitivo. Dottore, è
grave?
Pasta: No, non è grave se ti curiamo in
tempo, magari prescrivendoti qualche
antibiotico, per cominciare Enter The
Wu-Tang del Wu-Tang-Clan e De La
Soul Is Dead dei De La Soul.
Enri Colibrio: Va tutto bene, ma adesso cerca di respirare. L’Hip Hop non è
cattivo. Sicuramente questo tipo di suono e la sua cultura hanno poco a che
vedere con le fragili emozioni che può
regalare una sala da liscio, ma una volta ho visto una coppia litigare durante
una polka e non mi è piaciuto.
Dariella: A me è successo parecchie
volte di stare con ragazze che non digerivano affatto la black music. Ho passato anni a cercare di far entrare nelle
loro orecchie rap e derivati e nel momento in cui raggiungevo il mio obiettivo sono stato regolarmente mollato!
L’hip hop è ripetitivo, un po’ come le
abitudinarietà dei maschi. Che ci sia un
nesso?
Ma siete mai stati realmente hip
hop?
P: Credo di sì, forse per qualche mese,
per il resto abbiamo sempre ascoltato
anche altri generi (cosa che il b-boy
medio normalmente non fa, al massimo
se vuol far il cattivo ascolta il nu-metal e se vuol far il trasgressivo balla la
drum&bass).
D: Pasta! Traditore! Così tradisci la scena! Scusalo, non sa quel che dice, lo
siamo tuttora ovviamente! Però di quelli
che assomigliano a Jovanotti! Le nostre
nonne ci hanno sempre visto così.
12 sentireascoltare
Ora che siete major com’è la storia?
Sesso, soldi e champagne?
P: Vorrei precisare che piu che Major ci
riteniamo Majorenni, e che Sesso Soldi
e Spumante (sennò cade la regola delle
tre “S”) erano una nostra priorità fin da
piccoli, rispettivamente: i manga erotici
della clinica dell’amore, i soldi finti del
monopoli, la gazzosa o peggio la spuma
del discount.
EC: Sei alla ricerca di una storia da raccontare, vero? Qualcosa che possa scuotere il lettore e che alimenti la vecchia
trama a base di “sesso, droga e rock’n
roll”! Vorresti sentire che la nostra vita
è piena di eccessi e che una volta regalai al Cero una torta di compleanno con
dentro un commercialista biondo. Bene!
Anch’io vorrei davvero averlo fatto ma la
realtà è diversa: vendiamo fiammiferi in
un parchetto ed abbiamo tanto freddo.
tinuiamo a fare di testa nostra ma con
l’aiuto di una struttura più forte. In più,
ogni volta che qualcuno ci fa notare quali rischi si corrono in questo ambiente ci
facciamo coraggio ripensando al miracolo Cesare Ragazzi.
Sul serio l’accordo tra Riotmaker e
Warner sarà di aiuto per la musica indipendente in generale? Finora queste collaborazioni sono durate poco, e
poi ognuno di nuovo per la sua strada.
Dobbiamo fare gli scongiuri?
P: Crediamo sarà d’aiuto alla nostra di
musica, permettici di essere egoisti una
buona volta!
D: Beh sinceramente sarebbe bello fosse un esempio positivo per l’intero sistema discografico italiano. Ma sì, qua si
parla di utopia.
EC: Warner commercializza le opere
pubblicate nel catalogo Riotmaker attraverso la propria rete di distribuzione,
mentre a Riotmaker viene garantita una
totale autonomia decisionale e creativa (Luka Carniful dixit). In pratica con-
Quanta “colpa” ha Arezzo Wave per la
vostra carriera? È utile partecipare a
questi concorsi?
P: Probabilmente adesso no, in quegli
anni invece sì, i concorsi aiutavano le
band a far circolare il nome fra gli addetti ai lavori. Ora c’è internet, non serve
quasi nemmeno suonare! Ricordo che in
quel periodo dire “abbiamo vinto Arezzowave” creava un timore quasi reverenziale fra gli amici, e sicuramente per noi
è stata una tappa importante, un’occasione che credo abbiamo sfruttato a fondo arrivando al festival ben agguerriti,
anche dal punto di vista della promozione fatta in casa.
D: È un peccato che questo festival sia
stato assassinato in quella maniera. Oltre all’esposizione che il festival forni-
Che differenza c’è tra gli Amari di allora e quelli di Scimmie D’Amore?
EC: Ci sentiamo sempre più uniti e crediamo sempre di più in quello che stiamo facendo. Per il nuovo tour abbiamo
cambiato abbigliamento, pensato a nuove scenografie e ovviamente suoniamo
una scaletta nuova. A parte questo non
c’è moltissima differenza se consideri il
fatto che anche la scimmia, come la balena, è un mammifero.
P: E siamo molto piu incazzati.
D: Neri, aggiungo io!
va alle band emergenti, era soprattutto
l’unico evento musicale italiano che metteva artisti, giornalisti e promoter spalla
a spalla. Era bello perché poi nella quotidianità imparavi veramente tante cose
sul panorama musicale italiano e soprattutto come funzionano le cose sopra e
sotto un palco importante.
EC: Partecipare ai concorsi sicuramente
aiuta a rafforzare lo spirito di una band
ma gli obiettivi di un gruppo devono essere altri: suonare tanto, ovunque e lavorare per sviluppare un’identità forte e
riconoscibile. Esistono tanti strumenti di
promozione molto più efficaci dei concorsi: il mio consiglio alle band è di unirsi ad un circo!
I Radiohead hanno fatto uscire un album in mp3 ad offerta libera. Che ne
pensate?
P: È un’idea ottima, ma tale operazione
ha senso (e successo) solo se attuata
da una band già famosa (altrimenti è un
buco nell’acqua, esistono altri esempi
in merito) che è diventata famosa grazie agli investimenti di una Major. Cosa
succederà quando le Major non esisteranno piu e le band non disporranno di
quei capitali da investire per “diventare
famosi”?
EC: Sappiamo tutti che se i Radiohead
non avessero fatto uscire il loro disco in
mp3 ci avrebbe pensato qualcun altro a
convertirlo!
D: Però hanno fatto un disco splendido!
Perché secondo voi nessuno, nel dibattito sugli mp3, parla dei negozi
di dischi che stanno chiudendo uno
dopo l’altro?
P: C’è chi a causa dei prezzi decide di
comprare online su Amazon, chi passa
al digitale su itunes e chi scarica gratis
tutto quanto. Ma c’è davvero un dibattito?
EC: Si parla sempre di crisi nelle vendite del mercato tradizionale del disco.
Da un lato il file sharing e dall’altro un
sistema discografico che fa acqua da
tutte le parti condannano il commercio
di dischi al declino. Secondo me questo
non significa che tutti i negozi siano destinati a sparire perché la musica è un
bene troppo importante e di cui nessuno
farà mai a meno. Si tratta solo di pensare a nuove strategie di distribuzione
e vendita.
D: Il fatto è che forse in Italia manca la
cultura del “negozio di dischi”, che ha
perso quella funzione didattica che nelle
decadi passate possedeva.
Come nasce la copertina di un cd degli Amari?
P: Nasce in furgone o a pranzo in autogrill, come quasi tutto quello che produciamo ormai!
EC: La nascita della copertina di Scimmie d’amore è stata preceduta da un
estenuante rituale di corteggiamento,
molto simile a quello del pavone. A questo è seguita una fase di accoppiamento,
ancor più agghiacciante. Vuoi veramente
sapere i particolari?!
Meglio di no. Piuttosto, le vostre sono
canzoni dai suoni curatissimi che non
scimmiottano (d’amore?) le produzioni estere. È così difficile fare una musica che possa competere con il pop
internazionale senza per questo dover
passare per fratellastri sfigati degli
inglesi?
P: Evidentemente sì, c’è qualcosa di
confortevole e comodo nell’accodarsi ad
un filone musicale, classico o trendy che
sia, noi siamo matti ed abbiamo scelto la
via in salita …
EC: È giusto che ci siano dei movimenti capaci di generare delle tendenze,
soprattutto in riferimento al suono, ma
queste dovrebbero funzionare da stimolo o, al limite, produrre del citazionismo
intelligente. È pazzesco il fatto che proprio nella musica, uno dei campi in cui
dovrebbe esserci più libertà creativa,
oggi ci sia un livello di conformismo imbarazzante!
D: Non lo so, forse è una questione di
amare la musica fino ad un certo punto.
Per poi rinnegarla. Così hai le idee più
chiare su quello che ti interessa realmente negli artisti che ascolti e ti ispirano.
Scimmie D’Amore sembra attraversato da una vena di nostalgia.
EC: Se avessi saputo che avremmo parlato di questo! La nostalgia è uno dei
nostri sentimenti preferiti: ci rifugiamo
continuamente nel passato e siamo così
nostalgici che di solito usiamo tutti i verbi all’imperfetto.
Ma se vi dico che nella canzone che
dà il titolo al cd ricordate Samuele
Bersani vi offendete? Fate la cover di
Spaccacuore e sarà un successo.
EC: Stai pensando all’effetto “violini”?
P: Per carità, l’ha fatto la Pausini di recente con risultati pessimi, lasciamo al
bravo Bersani le sue canzoni!
sentireascoltare 13
Anatrofobia
MOMENTI DI PRESENZA
di Stefano Pifferi
Un occhio alla tradizione e uno all’attualità, per un percorso ellittico dai labili contorni free-jazz, rock e
impro, che con l’ultimo Brevi Momenti Di Presenza si allarga sino ai confini della colta contemporanea. Per
festeggiarne i dieci anni di attività, ci addentriamo nel piccolo laboratorio musicale aperto degli Anatrofobia,
ritornati in questa occasione al trio originario. La nostra intervista.
Anatrofobia. Nome bizzarro di un trio
quasi intoccabile per una cerchia di
fan e molto apprezzato dalla stampa
specializzata. Formazione solida che
etichettare semplicemente jazz-rock
sarebbe riduttivo, oltre che fuorviante. L’uscita del nuovo, essenziale album col suo tornare ellitticamente alle
origini di un percorso ormai decennale, è l’occasione per approfondire il
discorso con una breve intervista e
con un doveroso rewind critico su una
discografia davvero invidiabile.
Quello anatrofobico è un discorso
musicale che nasce come tanti in
provincia, più precisamente in quella zona franca del Piemonte che volgendosi ad ovest vede l’ombra lunga
delle Alpi, mentre ad est si allaccia
all’ipotetico circuito musicale europeo di Milano. Come dire, un occhio
alla tradizione e uno all’attualità. Che
a ben vedere potrebbe essere il motto non scritto del trio + n che ha sempre unito improvvisazione e scrittura,
tradizione e innovazione.
Il loro è un percorso dicevamo ellittico, dai labili contorni free-jazz,
rock e impro che con l’ultimo Brevi
Momenti Di Presenza (rece sul #36)
si allarga sino ai confini della colta
contemporanea. Il disco segna, infatti, un ritorno alle origini dell’organico, dato che Anatrofobia è di nuovo
il trio originario (i fratelli Luca e Alessandro Cartolari, a basso e sax, e
Andrea Biondello, alle percussioni);
ma anche nelle composizioni, visto
che la reductio a trio ha riavvicinato
alle origini sperimentali dei primi album in cui dominava l’alternanza tra
vuoti e pieni, la dispersione dei suo-
14 sentireascoltare
ni, l’essiccamento delle strutture.
Prima dell’intervista ritorniamo dunque brevemente sui loro passi. La
storia discografica inizia con Frammenti Di Durata (CMC, 1997; 7.5/10).
Un disco contorto, incosciente ma
sincero che offre un abbozzo di quel
che sarà: 8 brani in cui lunghe pause e vuoti pneumatici contrappuntano
svolazzi avant-jazz. Neumi In Campo è il paradigma di quest’attitudine:
gorgoglii di sax appena udibili su un
tappeto a-ritmico che cresce amorfo
e claudicante fino a esplodere in un
tripudio free.
Due anni dopo segue Ruote Che Girano A Vuoto (ZZZ, 1999; 7.4/10): la
formazione si allarga (Mario Simeoni
a flauti e tubi sonori), i vuoti si dilatano, espandendosi verso lidi lunari
(Musica A Piccole Dimensioni) o in interiori introspezioni (Legatura In Pelle); i pieni al contrario mostrano una
attitudine jazz-rock mai così esplosiva. I veri botti però sono dominio
del biennio 2001-02 con l’accoppiata
Uno Scoiattolo In Mezzo Ad Un’Autostrada e Lecosenonparlano per
Wallace (entrambi 7.2/10). E di pari
passo, una musica intimamente personale prende forma. È il “jazz-rock
anatrofobico” di una formazione che
nel frattempo si è espansa a collettivo con la tromba di Gianni Trovero,
prima, la chitarra dell’ex Cardosanto
Roberto Sassi e il fagotto di Alessio
Pisani, poi. L’approdo è un jazz-rock
muscolare e maturo tra avant-jazz e
derive free-rock, elementi popolari
e musica colta; uno spettro stilistico
ondivago e onnicomprensivo. Unico.
La Tesa Musica Marginale del 2004
(Wallace, 7.5/10) tende le note, le
spezza. Mette spigoli. La materia sonica diventa un’oscura frattaglia nella
quale il jazz è libero di spaziare. Le
strutture s’aprono e così l’improvvisazione si fa maggiormente free fondendosi con suoni non propriamente jazz come il fagotto o rileggendo
l’Opera n. 87 di Shostakovich. Oscuro e denso, onnisciente e vorticoso
l’album segna un altro vertice. È indubbiamente il loro Black Album.
Dopo uno iato di 3 anni, l’ellissi si
conchiude nel nuovo album, sul quale
abbiamo scambiato qualche battuta
con Alessandro.
Dopo anni di formazione variabile,
quasi un trio + n, siete ritornati alla
forma iniziale. Come mai questa
scelta?
Dopo Tesa Musica Marginale abbiamo pensato che per poter fare un
passo avanti, avremmo dovuto togliere piuttosto che aggiungere e quindi
ci siamo concentrati sul trio, da sempre nucleo del nostro suono. Sapevamo che l’attività costante settimanale
del trio avrebbe potuto aiutare a far
crescere il nostro linguaggio improvvisativo e in particolare l’integrazione
del crescente lato informatico.
Difatti il + n col quale ho definito
il vostro trio aperto è ora rappresentato non da una persona fisica,
bensì dall’elettronica; elemento
peraltro da sempre accostabile a
Anatrofobia… tuo fratello Luca si
è laureato con una tesi sulla teoria
generativa della musica tonale…
Insomma quanto e come ha pesato
questo inesistente quarto membro
nella stesura di BMP?
Si, Luca si è laureato con Giovanni
Piana (consiglio vivamente la sua
“Filosofia della musica”) in filosofia
ad indirizzo informatico, per poi coinvolgere anche me nella nostra società di informatica Mediaducks con cui
tutt’oggi campiamo. Quindi per noi è
assolutamente naturale la spinta verso un utilizzo consapevole dell’informatica applicata alla musica (registrazione, mixaggio e mastering), ma in
particolare alla creazione di software
che possa interagire nelle nostre improvvisazioni. Per creare questi ospiti virtuali abbiamo utilizzato come linguaggi di programmazione CSound e
Pyton, condividendo sul nostro sito e
sul portale www.live-electronics.com
i risultati con chiunque abbia voglia di
vivere l’informatica in modo creativo.
A giudicare dal flusso sonoro di
BMP si può parlare a ragione di
una nuova (vecchia) fase che si
ricollega ellitticamente ai primi lavori, penso a Frammenti Di Durata
e Ruote Che Girano…. Si ha però
l’impressione che ci sia una nuova
consapevolezza, quasi una maturazione di quei suoni/strutture…
Si, hai ragione, credo che Brevi Momenti di Presenza sia un passo in
avanti guardandosi alle spalle. Il ritorno in trio chiaramente ci ha permesso di ritrovare essenzialità e
coraggio; non senza fatica, abbiamo
cercato di arricchire il nostro linguaggio improvvisativo. Sembrerà assurdo
con un CD così scarno, ma è vero. La
nostra consapevolezza in questo mo-
mento è sapere che agiamo per pura
passione, conoscendo bene i nostri
limiti, tentando di spostarli sempre un
pochino più avanti, alla ricerca di una
costante dialettica tra regola e caso,
ordine e caos, silenzio e rumore, modernità e tradizione.
Ancora sull’essenzialità del trio.
Nell’album si notano sconfinamenti nella colta contemporanea per i
numerosi rimandi a Riley, Ligeti,
tanto da sembrare una versione oltre-jazz dei 4’33’’ di Cage… C’erano
questi presupposti nelle vostre impro in studio o il tutto è nato “casualmente”?
Siamo degli appassionati ascoltatori
di musica contemporanea, come di
tante altre musiche che vanno dal
jazz, al rock, al blues ecc. Diciamo
che in certe strutture improvvisative
abbiamo dato molta più importanza al
gesto e al timbro rispetto ad armonia
e ritmica, lavorando anche tramite
metodi matematici e programmi realizzati ad hoc e questo credo possa
dar vita al “miraggio” di cui parli. Un
altro dei motivi credo possa essere
l’uso del silenzio come parte integrante del suono. La semplicità delle nostre strutture rende comunque
queste ultime non avvicinabili a forme decisamente più complesse come
quelle dei Grandi Compositori che hai
citato.
Brevi Momenti Di Presenza è il titolo dell’ultima traccia di un lavoro precedente (Lecosenonparlano)
ma anche del nuovo album. Come
si deve intendere? Un legame col
passato, un continuum stilistico…
Ci piace giocare con i nomi di brani
passati, lo facciamo spesso. Brevi
Momenti Di Presenza era per noi il
nome perfetto per fotografare questo
nostro periodo musicale. Riteniamo
importante guardarsi dietro, nella
propria “storia musicale”, per cercare di capire quale buona intuizione è
stata persa, quali errori si sono fatti,
per tornare ad affrontare certe idee
con maggiore consapevolezza e maturità.
L’unica band italiana accomunabile
a voi per “destrutturazione” (rock
nel loro caso, jazz nel vostro) sono
gli
Starfuckers/Sinistri…Sentite
questa vicinanza?
Gli Starfuckers hanno inciso un CD
che consiglierei di ascoltare (Sinistri),
un vero esempio di via personale al
rock. Devo dire che spesso ci hanno
fatto notare questa vicinanza, fin dai
tempi di Frammenti Di Durata e quindi credo che qualcosa di vero per forza ci sia. Pensandoci credo ci sia una
forte differenza: sono convinto che la
straordinaria forza degli Starfuckers
sia la freddezza delle proprie pause
e la chirurgica passione per l’arrangiamento minimale. Nel nostro caso
credo sia invece presente il più delle
volte un calore lirico, anche quando
questo non si manifesta ma rimane
sottopelle. Tutti e due gli approcci rischiano di difettare in comunicazione
nel mondo musicale di oggi dove tutto è tremendamente esplicito, ma è
proprio questo equilibrio precario tra
raziocinio e spiritualità che rende interessante la musica.
sentireascoltare 15
(etre)
DARE VOCE AL RUMORE
di Vincenzo Santarcangelo
La (ri)scop erta de lla v oc e c om e s uono e c om e par o l a . L a g i o i a d i c o n f r o n t a r s i c o n s t r u m e n t i p r o v e n i e n t i d a m o n d i
lontani. I segni delle p e r s o n e c a r e s c o m p a r s e , i s e g n i d e l l ’ a m o r e s u l c o r p o . E m o l t o a l t r o a n c o r a n e l l ’ i n t e r v i sta
concessaci da Salvat or e Bor r elli. È anc or a lec it o p a r l a r e ( s o l o ) d i e l e t t r o n i c a ?
La reazione di un potenziale ascoltatore che si accosti in rapida successione prima a Le Desastre. L’Humanité (CD-R, 2003, rist. in 33 copie
Riz(h)ome Records, 2007), lavoro
d’esordio dell’artista partenopeo Salvatore Borrelli, in arte (etre), recentemente ristampato per la personale
etichetta Riz(h)ome Records; e poi
ad uno qualsiasi dei tre lavori che
compongono la cosiddetta “trilogia
della voce”- A Post-Fordist Parade
In The Strike Of Events (Baskaru,
2006), Voices Stomp Flames For
Requiem Times (Ruralfaune, 2007),
I Can’t Take My Head Too See HIGHER Becouse The Sky Is Landing
Over My Neck (Riz(h)ome Records,
2007) - in spazio recensioni - non
può che essere di incredulità. Qualcosa di nuovo dev’essere successo,
nel frattempo, nel lasso di tempo che
separa la gestazione di quelle creature sonore. È come se la macchina - nel primo lavoro, quasi del tutto
avulsa rispetto alle istruzioni impartite dall’essere umano, impegnata
in processi di deframmentazione di
disparate sorgenti d’informazione
sonora assai prossima al rumore -,
abbia gradualmente appreso i primi, elementari processi cognitivi,
quasi ad imitare quelli della mente
umana: la memoria l’apprendimento
l’associazione di idee atomiche allo
stato inconscio. Come se un’ideale
macchina di Turing abbia imparato,
oltre a calcolare funzioni ricorsive,
a maneggiare concetti più complessi, come quelli di organo/organismo,
parte/tutto, semplice/composito.
16 sentireascoltare
È lo stesso (etre), contattato per
un’intervista, a confermarlo: “Il mio
primo disco conteneva miriadi d’informazioni compresse in un linguaggio digitale, quasi si trattasse di un
h-d interconnettivo progettato in un
laboratorio psichico. Quei primi materiali erano ostici: una via di mezzo tra free jazz e glitch radicale, se
non eversivo; pieni zeppi di errori
volontari e non. Ero ispirato dagli
ULTRA-RED, dai Boredoms, dalla
8bit-generation e dentro quei suoni c’era uno spirito assai goliardico
che col tempo ho stemperato. Con la
trilogia ho contaminato l’elettroacustica con la voce - elemento essenzialmente umano -, con gli strumenti,
spesso insoliti, e con diversi sistemi
di assemblaggio sonoro. Sono mutate anche le mie influenze - così
come è cambiata la mia vita. Con A
Post-Fordist… ho anticipato in buona
parte ciò che col tempo abbiamo imparato a chiamare glitchtronica, per
quanto il lavoro sia uscito quasi tre
anni dopo! Il mio interesse principale
è però sempre stato per il dettaglio:
la musica deve avere longevità; ripresentarsi sempre come la differenza stessa e permettere nuove esplorazioni come fosse una sonda posta
sul sensorio di chi ascolta”. Già, il
dettaglio. I brani che compongono la
trilogia non sono altro che il segno
di un’ostinata ricerca del dettaglio,
dello scandaglio ossessivo - quasi
in loop continuo - del particolare, del
microscopico, del particellare.
La frammentazione - la decostruzione, si vorrebbe dire, se il termine non
fosse già stato usato in svariati altri
contesti e con esiti spesso disastrosi - in miriadi di detriti materiali (ma
pur sempre organici) di un organismo
coeso in partenza: che può essere,
di volta in volta, una voce registrata, il field recording di un frangente
improvviso d’esperienza vissuta, il
reperto sonoro di un avvenimento socialmente e culturalmente connotato,
l’incedere di una chitarra, o di uno
dei mille strumenti la cui potenzialità
(etre) esplora con spirito di ricerca.
“Forse avevo 5 anni quando mi sono
accorto della musica - racconta l’artista -. la pioggia ed il vento passavano dentro la cucina da un buco della
finestra che sembrava una cannonata. Più che godermi questo spettacolo, restavo ipnotizzato davanti al nostro vecchio frigorifero bianco, pieno
d’ammaccature e ruggine: non aveva
niente di straordinario, sembrava un
mausoleo abortito! Quel suono somigliava ad una nave in partenza che
andava via a certe ore del giorno.
Fu il primo suono macchinico che
udii: un piccolo motorino di refrigerazione, riparato chissà quante volte,
che mi sconvolgeva per la sua forza
arcana e gelida. Restai dentro quel
drone per diversi minuti, senza parole. La mia musica nasce dal senso di
sradicamento che provo di fronte alla
meraviglia che abita le cose, dall’ebbrezza nella quale si intrecciano
esperienze emotive e materiali dissimili. Sorge dalla lotta di elementi naturali vividi e dalla loro trasposizione
in un fantasma infinito, da una mancanza plurima, dal bisogno di sentire
un’affinità interiore - quasi carnale con me stesso, per dare voce ai miei
lati oscuri: esprimere il divenire continuo delle cose, se non la trasformazione stessa”. La meraviglia per quel
miracolo ancora incompreso che è la
voce umana - la sua capacità di rimanere suono, di trasformarsi parola - è
la molla che porta Salvatore Borrelli
a dedicare ben tre dischi alla riflessione sul rapporto tra voce natura
suono cultura. Tre dischi che parlano il linguaggio di un’elettroacustica
originale e complessa, tre dischi che
confermano una volta di più - ce ne
fosse ancora bisogno - come quella
pulsione verso l’analogico, la musica
suonata, gli strumenti agisca da lusinga ammaliante per gli artisti elettronici dell’ultimissima generazione.
La trilogia nasce con l’intento di conciliare il digitale con l’uso libero della parola: “In A Post-Fordist la voce
ingigantisce la massa di suoni sottostante per sovvertirne l’ordine, come
si trattasse di un’ interferenza. Da
Voices…, invece, il discorso cambia:
ho registrato quel disco in un periodo in cui ero molto depresso e ho
utilizzato le voci di persone morte al
posto della mia, perché mi sembrava
di essere già uno di loro. Voices…,
che considero il disco più riuscito
della trilogia, arrotola la musica attorno al filo di una materia mortale,
celebrata nel rito di uno sciamano
che raccoglie dentro uno spazio privato una serie di spettri che chiedono di essere ascoltati, come nella
letteratura di William Goyen. Voices… è una specie di inno ai tempi
andati, un campionario viscerale in
cui è condensata la vita di diverse
persone nei loro momenti migliori.
Una sorta di dodecafonia della memoria, e in questo è esattamente un
disco romantico. Nel mio ultimo lavoro, la cosa si sposta sul piano animale: I Can’t Take My Head è fatto di
risa, gemiti, versi e filastrocche, inni
trionfali e field recordings prelevati
all’esterno di un mattatoio. Non c’è
una sola parola compiuta: in questo
lavoro avevo bisogno di indagare il
lato istintivo della gioia e del vivere.
È un lavoro istintivo ed è l’unico tra
quelli che ho mai composto a parlare
d’amore. Di un amore universale ed
allo stesso tempo privato e impossibile”. Giocando con intelligenza e
spesso con ironia sul rimando continuo, sulla citazione ininterrotta, pur
nella logica di un complesso metodo
di integrazione narrativa - a partire dall’insistita operazione di dedicare ogni brano ad una personalità
dell’arte ritenuta sensibilità affine -,
(etre) imbastisce una possente ricognizione sul tema della memoria
involontaria e del ricordo, istoriata
con tinte fosche laddove si tratta di
prendere atto di quanto sia divenuto difficile ricordare, mantenere viva
a lungo la traccia di un’esperienza
vissuta, a dispetto di memorie che
divengono virtualmente illimitate,
micro-chip miniaturizzati ad infinitum, a dispetto della possibilità, fino
a qualche anno fa inimmaginabile, di
accumulare in depositi letteralmente impercettibili tutta la memoria del
mondo.
Ultimamente sembra che l’artista che
opera con il laptop, proprio perché
dispone di una tale memoria, abbia
il dovere - morale, oserei dire - di
fungere da scatola nera delle proprie
esperienze e di quelle del tempo in
cui vive e lavora. Borrelli ha ancora
una volta le idee chiare: “La trilogia
della voce funge, da scatola nera,
ma il mio interesse è di natura prettamente estetica, non ho alcun riguardo per l’etica. Mi interessa basarmi
su messaggi specifici, sebbene apparentemente criptici, come segnali
morse, e lasciare che l’ascoltatore
interpreti i segni, che li riutilizzi sulla
base dei suoi codici: per questo c’è
molto caos nel discorso sonoro; se le
cose fossero troppo nitide sarebbero
meno stimolanti e più prevedibili. Ora
che la trilogia è compiuta, e con questa la mia fase elettroacustica, posso
affermare che non basta possedere
una memoria artificiale. Avrei voluto
catturare molte altre cose perché in
questi dischi mancano momenti cruciali dell’esperienza: per coglierli
non basterebbero microfoni, ma necessiteremmo di trasmettitori puntati
su ogni abitazione della terra che a
loro volta trasmettessero ogni luogo,
più tutte le aree del pianeta desolate
in cui c’è solo sabbia, maree o vuoto
cosmico. Eppure, sono soddisfatto
proprio di questa lacuna riconoscibile all’interno della trilogia; in fin dei
conti ho utilizzato quello che per me
aveva valore simbolico, e non politico, e ho fornito a quel materiale un
movimento, lasciando che si esibisse
in qualcosa come una danza muta”.
sentireascoltare 17
RICHARD SKELTON - SUSTAIN-RELEASE
landing blues
di Antonello Comunale
L’ultim o de i roma ntici d’I nghilt er r a ha una c hit ar r a e u n a l a b e l .
S ette uscite co n la s ua Sus t ain- Releas e, c he s ono a l t r e t t a n t i o m a g g i a l l a s u a a m a t a L o u i s e .
Parlare con lui signi f i c a p o g g i a r e c o n l e g g e r e z z a l e p a r o l e s u c o n c e t t i c o m e a m o r e e m o r t e , u o m o e n a t u r a ,
suoni e vision i. Una v ia d’ac c es s o per t r ov ar e l’ins o s t e n i b i l e b e l l e z z a d e l l e c o s e e p e r d e r s i d e n t r o e s s a .
Quan do cap ita di im bat t er s i in ar tist i co me Rich ard Sk elt on s piac e
quasi di do ve rne p ar lar e. La t entazione sarebbe que l l a d i t e n e r s i i l
segreto e conservar l o t r a l e p r o p r i e
cose preziose. Per f o r t u n a , s u b i t o
dopo a rriva u n se co ndo s ent im ent o
che spinge a divulga r e q u a l c o s a d i
bellissimo. La music a d i S k e l t o n s i
intreccia completam e n t e c o n l a s u a
vita e ne è uno spe c c h i o r i f l e s s o .
Per descriverla qua s i m a n c a n o l e
parole, ma dove non a r r i v i a m o n o i ,
arriva lui. Del resto i l p o e t a q u e s t o
è: colui che trova le p a r o l e g i u s t e
per qualcosa che n o n r i u s c i v a m o
ad esp rimere .
I n t ervista
Mi puoi dire come è nata l’idea
della Sustain-Release e come
hai cominciato a fare musica?
Ho paura che sia una storia triste,
perché incomincia con la morte
della mia amata moglie, Louise,
nel 2004. Nelle settimane e nei
mesi che seguirono riuscivo a trovare sollievo soltanto suonando
18 sentireascoltare
la chitarra. Divenne una specie di
terapia. Il vero e proprio atto del
suonare; il dolore nelle mie dita e
sentire il corpo della chitarra risuonare contro di me, mi riportarono indietro da dove ero, di nuovo
nella terra dei vivi.
Gradualmente, passato su per giù
Sono piene di immagini ricercate e danno perfettamente l’idea
della musica che descrivi. Inizi
da un’idea precisa per comporre la tua musica o nasce tutto
dall’improvvisazione?
L’ i d e a
alla base delle descrizioni viene
prima o dopo aver registrato la
un anno, l’idea di documentare
questi momenti – salvarli dal passaggio del tempo – divenne sempre
più importante. In maniera del tutto simile, l’idea di rendere questi
m o m e n t i e m b r i o n a l i , q u e s t e o ff e r t e
p r i v a t e , u n a ff a r e d i p u b b l i c o d o minio divenne una forza motivante
nella mia vita. E così, nel 2005, un
anno dopo la sua morte, ho concepito Sustain-Release come un tributo commemorativo a Louise. Da
allora ho registrato sette dischi,
con un impiego crescente di strumenti acustici, includendo chitarra,
v i o l i n o , d u l c i m e r, m a n d o l i n o , h a r monium e concertina.
musica?
Tu t t o q u e l l o c h e t i p o s s o d i r e è c h e
lavoro integralmente in maniera
improvvisata, ma a parte questo,
va tutto al di là di me. La musica
è v e r a m e n t e d i ff i c i l e d a c o n t r o l l a re, per me almeno, e non vorrei
che fosse in nessun altro modo,
piuttosto preferisco trasformarla
in un respiro e lasciare che si crei
una propria vita da sola. Suppongo che potresti obiettare che nella migliore delle ipotesi sono io a
guidare la musica, ma tutto quello
che faccio è cercare di sprigionare una forma di musica che evochi
un intero mondo di luci e ombre,
colori e tessuti, frammenti e paesaggi ed è lì che le descrizioni
fanno la loro parte. Sebbene, arrivino alla fine, in qualche modo
Una delle cose che intriga maggiormente nelle tue uscite sono
le brevi descrizioni che fai.
arrivano prima, perché ruotano intorno e dentro la mia testa e provo
a catturarle, usando la musica…
Penso che nella scena musicale pysch-folk contemporanea,
gli artisti più originali arrivino
proprio
dall’Inghilterra.
Ve d o
un comune fil rouge tra Richard
Yo u n g s , J o h n C l y d e - E v a n s , B e n
R e y n o l d s , P h i l To d d e t e . C o s a
n e p e n s i ? Ti s e n t i p a r t e d i u n
approccio inglese alla psichedelia o è tutto, per lo più, una tua
espressione individuale?
È un grande onore essere menzionato nello stesso alveo di questi
artisti. Non ho mai pensato ad un
approccio inglese prima d’ora, né
di appartenere ad una particolare
tradizione, ma ha un certo senso.
Abbiamo una cultura, un panorama
e un clima in comune. Questi fattori possono non aiutare ma hanno comunque un’influenza. Prendi
uno come John Clyde-Evans che
è stato molto influenzato dal suo
Sikhismo. Immagino che ogni artista abbia una filosofia privata,
che viene dal suo particolare insieme di circostanze. Molte delle
persone che hai menzionato fanno
musica da molto più tempo di me.
Credo che sia per questa ragione
c h e m i s e n t o c o m e u n o u t s i d e r, e
non come parte di una tradizione
– sto ancora bussando alla porta
per chiedere un posto intorno al
focolare.
Il packaging è un aspetto cruciale nei tuoi lavori. Perché hai deciso di usare proprio gli artwork
fatti da tua moglie Louise?
Non penso che Sustain-Release
sarebbe potuta esistere se Louise
non avesse fatto quegli artwork.
La vedo davvero come una continuazione del suo lavoro. Lei stava
appena testando le sue ali, artisticamente, usando ogni genere di
materiali e oggetti trovati per creare composizioni astratte. E lavorava in un modo davvero libero. La
guardavo e rimanevo meravigliato
da come velocemente e intuitivamente creasse delle cose. Così,
usare la sua arte e renderla pubblica “lì fuori” è uno dei miei obiettivi principali. Mi piacerebbe molto
fare un libro ad un certo punto. La
musica potrebbe sedersi sul sedile
posteriore…
Fai anche delle dediche specifiche alle persone che ricevono i
tuoi dischi. Nel packaging metti delle foglie… Non vedevo una
foglia in una pubblicazione da
quando ne trovai una in un vecc h i o l i b r o d i m i a m a d r e ! Tr a t t i
l’album come se fosse un regalo personale. Pensi che questo
aspetto del tuo lavoro sia importante al pari della tua musica e
che nell’era del mp3 possa continuare ad esserci interesse per
l’oggetto in sé?
Ho iniziato a mettere dei semi –
soprattutto piccoli aceri e foglie
di sicomoro. Sono belli di per sé;
c o s i d e l i c a t i e d e ff i m e r i , m a c ’ è u n
certo simbolismo intorno a questo.
Spedire musica in giro per il mondo è un po’ come spargere semi
nella brezza. Non sai come saranno ricevuti; cadranno su un terreno
di pietra o su un campo fertile? Ho
poi cominciato ad usare foglie perché c’è un senso di vigore intorno
a loro – queste cose così fragili
che quando muoiono virano su colori così belli. E connettono anche
la musica al mondo reale, e al processo di caduta e rinascita.
S p e r o c h e l a g e n t e a p p r e zzi il gesto
c h e c ’ è d i e t r o q u e s t e c o s e. Il fe e d b a c k c h e r i c e v o è d a v v e r o positivo
e m i i n c o r a g g i a a b b a s t a n za . M i d à
l a s p e r a n z a c h e c i s i a a n cora gente
l ì f u o r i c h e a p p r e z z a i l m iste r o ta tt i l e d i u n o g g e t t o e l a c o rrelazione
t r a a r t e e m u s i c a . S e c ’ è ancora un
p o s t o p e r q u e s t e c o s e nel mondo
d e g l i m p 3 ? I l m i o s o l o augurio è
c h e p o s s a c o n t i n u a r e a p ermettermi
d i r e n d e r l e l i b e r a m e n t e , c o sì co n ti nueranno ad essere un regalo.
L a t u a m u s i c a è a e r e a, libera,
s e n z a n e s s u n p re t e s t o . Mi pia c e re b b e i n d a g a re n e i t u o i rif e r im e nt i c u l t u ra l i . Q u a l i a rt i s t i t i pia c c i o n o e s e è i l c a s o q u a le di essi
t i è d i i s p i ra z i o n e ?
Musicalmente, mi ritrovo con un
interesse crescente per la Musica
Sacra, i Canti Gregoriani, Musica
Corale & Polifonica. C’è qualcosa
nei modi della musica medievale
che trovo incredibilmente potente
e trascinante. Ascolto anche molta musica folk, dalle collezioni di
Harry Smith/Alan Lomax, a molto
del materiale dei ’60 riscoperto di
recente. Alcune di queste musiche
entrano dentro di me e riescono
a sprigionare memorie, frammenti
di sogno, visioni… Qualcosa come
Wishing Well di Anne Briggs o Katie Cruel di Karen Dalton. Non so
cosa sia, ma vedo cose in questi
sentireascoltare 19
brani, paesaggi nascosti e posti
dell’immaginazione. Le parole e la
melodia scendono nel sottofondo,
come se varcassi lo specchio e me
li lasciassi dietro. È un effetto che
cerco di ottenere con i miei dischi,
sebbene sia cosciente del fatto
che è abbastanza impossibile. È
come una specie di alchimia andando a tentoni intorno alla perfetta combinazione di toni e trame
che possano essere sintetizzate
nella tua testa.
Sono entrato in co n t a t t o c o n l a
tu a m usic a ques t ’ anno, avend o as coltato Riftm usi c, una pi ece strumentale di r a r a b e l l e z z a .
Il fatto che sia nu m e r a t o c o m e
“No.1” significa c h e c i s a r a n n o
al tre us cite sotto quest o pseudonimo? Come mai r e g i s t r i s o t t o
20 sentireascoltare
svar i at i nomi e ma n t i e n i l a t i ra t u r a d e l l e t ue u s c i t e m o l t o b a s s a ?
Sem br a qua s i c h e t u v o g l i a ri ma ner e occul t o e s e g re t o a i p i ù .
Sono veramente contento che ti sia
piaciuto Riftmusic. Farò sicuramente altra musica in quella vena così
immersiva e ipnotica. È molto densa
ma allo stesso tempo minimale. La
traccia originale è di circa 40 minuti, ma ho pensato che sarebbe stata troppo pesante da digerire. Così
l’ho tagliata a metà e l’ho fatta uscite come 3inch CDR.
Per quanto riguarda i diversi nomi
– Heidika, Carousell, Harlassen e A
Broken Consort – ognuno ha un significato diverso per me – è scritto
nella storia nascosta dietro ogni registrazione; i posti a cui sono legati,
o che la musica evoca. Harlassen,
per esempio, ha a che fare con i
fiumi, le vie d’acqua, e le sorgenti
degli elementi. Le edizioni limitate
hanno più a che fare con motivi pratici che con altro. Quando ho cominciato Sustain-Release, non avevo
alcun pubblico e così un’edizione di
50 sembrava una stravaganza. Detto questo, alcune delle edizioni più
piccole sono limitate ad un numero
specifico per… ragioni personali…
Generalmente, ogni volta che l’interesse delle persone è cresciuto, ho
aumentato il numero ed ho persino
iniziato a fare delle seconde edizioni. Rimango veramente commosso
dalle persone che mi contattano, e
dalle belle cose che dicono, così finisce che mi sento davvero orribile
quando un’edizione è sold out.
S u l t u o s i t o c ’ è u n a b e l l a p a g ina
c h i a ma t a “ L a n d i n g s ” i n c u i t u d e -
scrivi i posti c h e h a n n o e s e r c i t a t o
una forte imp r e s s i o n e s u d i t e e t i
hanno indott o a r egi st r ar e. Q uanto è ne ce ss ari o per l a t ua m usi ca
e ntr a r e in co nt at t o con post i che
hanno una p a r t i c o l a r e r i s o n a n z a
c on te?
È sta to un le nt o pr oc es s o di r is v eglio negli ann i p a s s a t i . I p a e s a g g i
son o semp re s t at i una f ont e di f ascin azion e e is pir az ione. Ho s c op erto che stav o us ando f ilm e f oto gra fie ch e av ev o f at t o c om e una
fo nte di ispira z ione per la m ia m us ica, e ho q uin di iniz iat o ad inc or porare anche re g i s t r a z i o n i s u l c a m p o ,
come ad esem pio il s uono degli alberi che si mu o v o n o n e l l a b r e z z a o
i semi del lab u r n o c h e s i s c u o t o n o
in au tun no .
È stata la sco p e r t a c h e c e r t i p o s t i
avevano una r i s o n a n z a a c u s t i c a
par t ico l a r e – p o n t i , p o z z i e a l t r i p o sti chiusi – ad attirarmi fuori con la
m ia c h i t a r r a . Q u a n d o q u e s t o a c c a de, a l p r i n c i p i o m i s e n t o u n p o ’ v u l ner ab i l e , s p e c i e s e s o n o d a s o l o ,
ma diventa subito come una seconda v i t a . O r a c o m e o r a , s p e s s o s u o no in posti che hanno una risonanza
em oz i o n a l e , p i ù c h e a c u s t i c a , s e b bene s i a d a v v e r o g r a n d e q u a n d o l e
due c o s e c o e s i s t o n o .
In pratica, “Landings” è un tentativo
di c r e a r e u n a c o n n e s s i o n e p i ù i n t i ma con i paesaggi e di esplorare un
senso di identità con i luoghi. Ogni
lav or o è “ s i t e - s p e c i f i c ” e s p e s s o f i nis c e p e r e s s e r e u n ’ o ff e r t a m u s i c a le, un oggetto che letteralmente si
lega al posto in cui è stato fatto.
Cos ì , p e r e s e m p i o , h o l e g a t o u n p i c colo box contenente un 3inch CDR
a d un a l b e r o i n u n b o s c o d e s e r t o
v i c i n o a d o v e v i v o . S o n o a n ch e i n t e r e s s a t o a d a l l a r g a r e l a portata di
q u e s t ’ a t t i v i t à i n c l u d e n d o artwork,
s c r i t t i e d a n c h e s c u l t u r e , così come
c o i n v o l g e r e a l t r i m u s i c i s t i e artisti
a d e s p l o r a r e c o n n e s s i o n i tr a d i ve r si ambienti e luoghi.
Un approccio simile alla risonanza degli ambienti è proprio
di molti musicisti elettro-acustici come ad esempio l’italiano
Fabio Orsi. Pensi che per te sia
possibile iniziare a sperimentare con laptop e altri strumenti
elettronici?
Spesso trovo che luoghi con una
bella atmosfera, o quelli che evocano una connessione emotiva
molto forte, non necessariamente
creano un diretto imprint sulle mie
registrazioni. Dovrebbe accadere
sentireascoltare 21
SUSTAIN - RELEASE
SRL01. Heidika – There Is
No Cure & Other Songs
Heidika è il moniker che Richard
usa per la sua prima release.
There Is No Cure è il titolo programmatico con cui stabilisce
che non c’è modo di curare la
perdita di Louise se non suonando e suonando ancora. La title track fa convivere una
frase di chitarra effettata con un sampler distorto della
voce di Charlotte Rampling preso dal film Il Portiere di
Notte di Liliana Cavani. Le altre canzoni sono più folk.
Arcani congegni acustici che si elettrizzano solo sulla
superficie, ma hanno il cuore caldo della sei corde. Sorta di blues minimalisti che pronunciano una lingua che
senza profferir parola arriva in profondità.
SRL02. Carousell – A Dead
Bridges Into Dust
Per la s ec onda us c it a Rich a r d
indos s a la m as c her a c hia m a t a
Carousell e dà sfoggio alle sue
qualit à s c enogr af ic he de s c r i vendo la visione di un ponte in
dis us o per s o nella nebbia . L e
dolen ti n ote d i p ian o m ar c hiano a f uoc o ques t i t r e b r a ni. La palette strume n t a l e c a m b i a , m a l a q u a l i t à p o e t i c a
degli stru men tali è s em pr e la s t es s a. Se pr opr io b i s o gna fare p ara go ni, c it iam o Luc iano Cilio e il s uo U n i verso Ass ente. Più a m b i e n t a l e e d i s p e r s o d i H e i d i k a ,
questo disco a nom e C a r o u s e l l m e t t e i l p r i m o p a l e t t o
dell’estetica paesag g i s t i c a d i R i c h a r d .
SRL03. H a r l a s s e n – A W a y
Now
Se i primi due parti della SustainRelease ti facevano trattenere il
fiato, Harlassen arriva con un
madrigale cadenzato e una tormenta di violini e chitarre a mozzare ogni più recondita resistenza. What the river said. Cosa dice il fiume. Harlaseen ha
a che fare con le sorgenti e forse è per questo che regala
energie e vigorie inedite nel mondo dolente di Richard. I
brani lavorano in crescendo arricchendosi via via di suoni
sempre più spessi, proprio come i torrenti portano con
loro tutto quello che trovano sul proprio cammino.
SRL04. C a r o u s e l l – L a n d i n g s
Per descrivere il secondo disco a nome Carousell e primo
lavoro nato dalla folgorazione
dei luoghi e dei paesaggi, Richard usa parole difficilmente
migliorabili: “Da qualche par-
22 sentireascoltare
te tra la canzone e l’atmosfera, guidando il ritmo e
la dissoluzione. Il lamento di una foresta morente.”
Landings è un’unica traccia di 35 minuti intitolata
Stolen Ground, in cui i suoni suonati e i suoni registrati dall’ambiente si amalgamano in un’unica onirica marea. Un’avventura sonora come poche altre
volte capita di poter sentire.
SRL05. A B r o k e n C o n s o r t –
The Shape Leaves
A Broken Consort è l’abito che si
usa nei momenti più importanti.
Gli argomenti da portare in pubblico sono “Deep forest drones
and lunar blues”. Convivono
d u l c i m e r, c h i t a r r a e v i o l i n o , c i a s c u n o l e g a t o a l l ’ a l t r o d a l v i n c o l o d e l l a r e g i s t r a z i o n e su l
c a m p o . L’ a l c h i m i a s t r u m e n t a l e s i è o r m a i f a t t a d i g r ana
e personalità finissime. Questo lavoro sentenzia ineq u i v o c a b i l e u n u l t e r i o r e r a ff i n a m e n t o d e l l a m u s i c a d i
Richard. Sulla copertina una foto del fotografo americ a n o M i k e B r o d i e , r a ff i g u r a n t e l a m a n o d i u n a b a m b i n a
che tiene un mazzo di fiori selvatici.
SRL06. R i f t m u s i c – N o . 1
Di fronte a certi capolavori
l’esercizio critico non può che
limitarsi ad una intimidita cronaca. Riftmusic è un’unica torrenziale piece di venti minuti
che Richard taglia con disinvoltura da una più lunga di 40. A
suo modo un esempio di “continuous music” alla maniera di Melnyk. Il blues iridescente che viene descritto dall’autore è un gioco circolare di chitarre e violini
che irretisce all’istante senza dare scampo. Le note
e n t r a n o s o t t o p e l l e e s c a l d a n o l e v e n e d e i p o l s i . L’ i p nosi può essere più dolce di un cucchiaino di miele.
SRL07. A B r o k e n C o n s o r t –
Box Of Birch
B o x O f B i rc h è u n r e g a l o a l l a
Sustain-Release nel momento in cui compie due anni. Una
prima tiratura si limita alla privatissima cifra di 28 copie, con
due dischetti assemblati in un
b o x r i c o l m o d e g l i a r t w o r k d i L o u i s e . I l v i o l i n o c l a s s ico
d i A S u n d e r i n g P a t h s e m b r a c a n t a r e u n a l o d e d o l e nte
proprio a lei. Richard come per rispettare un rituale
c o n s e s t e s s o s i r e c a p o i i n u n b o s c h e t t o v i c i n o c asa,
nel luogo dove passeggiando con lei ebbe per la prima
volta l’idea di fare musica. Lega un box ad un albero e
si allontana.
comunque? Combatto con questo
quesito da tempo. Quali sono le
mie motivazioni per registrare in
questi posti? Semplicemente documentare che sono stato lì o evocare il luogo di per sé, attraverso
la registrazione?
Quando prendo in considerazione
di suonare questa musica ad altre persone, spesso penso di trasformarla in qualche modo. Come
posso evocare il gioco di luci attraverso gli ambienti o la brezza
di una prima serata nella foresta?
Potrei processare le registrazioni
usando delay e riverberi, ma mi
creerebbe diversi problemi e sembrerebbe come una tecnica troppo
facile, una sorta di scorciatoia per
creare “atmosfera”.
Idealmente, mi piacerebbe prendere la musica dai luoghi di per
sé e non doverla poi editare ulteriormente nello studio. Così ho
pensato di prendere un laptop
che posso usare come un “filtro
artistico” per trasformare il suono
dei miei violini. Potrei quindi essere capace di trasmettere questi
suoni in realtime nel paesaggio e
registrarli mentre si confondono
con esso. In alternativa, ho anche
pensato di usare uno spazio di risonanza acustico come un “filtro
artistico da mondo reale”. Così, in
questo scenario, registrerei in un
posto per poi trasmettere i suoni
in un secondo luogo di risonanza,
p e r o t t e n e r e c o s ì u n e ff e t t o d i t r a sformazione dei suoni. E facendo
questo, riuscirei ad ottenere anche una sorta di connessione tra
questi due posti, una specie di
ponte auditivo!
Box Of Birch è il tuo ultimo
disco e segna il secondo anniversario della nascita della
Sustain-Release. Cosa mi puoi
dire in particolare di questo album?
Bene, questa è la descrizione che
ho scritto per il mio sito:
“Barbed wire blues, berkanan and
J F Glidden. Bowed metallic figures suspended from ivied trees.
Dense thickets of slack strings,
rusted snares and splitting bark.
Accordion mists gathering in the
early morning light...”
Credo che abbia a che fare con
frammenti melodici un po’ inquietanti. È il primo album che ho fatto
in cui la melodia acquista un ruolo
di primo piano. Ma ogni canzone
è ancora abbastanza densa, anche claustrofobica in alcuni punti,
come sentirsi persi in un bosco
scuro con timidi steli di luce a
comparire dal fitto fogliame..
Q u a l i s o n o I t u o i p ro g et t i pe r il
f u t u r o e c o m e p u o i p r e vedere la
t u a e v o l u z i o n e c o me a rt is t a a t t r a v e rs o l a S u s t a i n - R e l e a s e?
C ’ è u n n u o v o a l b u m a n o me C a r o u s e l l c h e s p e r o s i a f u o r i p er n o ve m b r e . È v e r a m e n t e a u t u n n a le così ho
a s p e t t a t o f i n o a d o r a , c h e le foglie
c o m i n c i a n o a c a d e r e , p r im a d i l i c e n z i a r l o . H o i n p r o g e t t o anche un
a l t r o a l b u m a n o m e H a r l a seen. È un
lavoro fatto davvero con amore, iniziato lo scorso inverno ma non anc o r a f i n i t o . N o n h o a n c o r a ottenuto
la giusta alchimia.
Nel 2008 spero proprio di poter evolvere il progetto Landings. Ho iniziato a collaborare con altri musicisti e
ho alcune proposte da parte di artisti davvero talentuosi e ispirati. E,
ovviamente, sono sempre alla ricerca di persone che siano interessate
all’arte e alla musica che in qualche
modo coinvolga il paesaggio e un
senso dello spazio.
sentireascoltare 23
SIX ORGANS OF ADMITTANCE
black heart compathia
di Nicholas Campagnari
D alla g ran de famig lia della “ New Weir d Am er ic a” , s c o p r i a m o i l t a l e n t o c r i s t a l l i n o e d u m o r a l e d i B e n C h a s n y,
aka Six Org an s Of A dm it t anc e, c he m algr ado la gi o v a n e e t à è d a c o n s i d e r a r s i u n v e t e r a n o c o n i q u a s i 1 0 a n n i
di car rie ra a lle spa lle.
Non che si voglia fa r e d e l g o s s i p d i
terz’ord ine , ma l’a ss idua f r equent azione tra Ben Cha sn y ed Elis a Am brogio dei Magik Ma r k e r s , c o m i n c i a
a far si leg ge rmen te s os pet t a. Lui
è il tipico ragazzon e y a n k e e d e l l a
porta accanto. Basta v e d e r l o i n f o t o
per avere all’istante l a s e n s a z i o n e
di un viso familia re, plac ido, r egolare, uno che ha bei v o t i i n q u a l c h e
high sch oo l a mericana e nei week end s i con ce de lo sv ago dei f es t ini sc ollacciati e dei d r o g a p a r t y a
base di smoke-pot. P o i l o g u a r d i
più attentamente, ti c o n c e n t r i s u l l o
sguardo e capisci c h e n o n è c o s ì
e non puoi fare a m e n o d i n o t a r e
quella vena di inq u i e t u d i n e e d i
stanch ezza sinistra c he gli adom bra l’espre ssion e a nc he quando abbozza un so rriso so r nione. E quei
capelli che sembra n o a v e r e v i t a
propria, non sono fo r s e u n a c a r t i n a
al tor na so le? Immed iat am ent e s ov viene alla me nte u n s egnalibr o t r ovato in una vecchia l i b r e r i a a Ti m e s
Squa re, su cui c’era s c r i t t o : “ H o w I
can control my life, i f I c a n ’ t c o n t r o l
my hair!”.
L’ultimo scatto da da r e i n p a s t o a l l a
stampa in occasione d e l l ’ u s c i t a d e l
nuovo d isco d i Six O r gans O f Admittance è firmato, n e a n c h e a d i r l o ,
E lisa Amb rog io. Un a f ot o c he par e
essere stata sca ttata alle 7 di m at tina, do po u na sbo rnia di quelle m icidiali. Di q ue sti tem pi Ben s t a div idendo i palchi statu n i t e n s i p r o p r i o
con Elisa, come se c o n d a c h i t a r r a
dei Magik Markers e d è q u e s t i o n e
di giorni la distribuz i o n e d e l p r i m o
disco d ei Bas alt Fi nger s, ov v er o
B en in sie me a d Elisa e Br ian Sullivan dei Mouthus. I n a l t r e p a r o l e ,
l’ennesimo side pr o j e c t p e r u n o
24 sentireascoltare
c he non s ta f e r m o u n a t t i m o . O l tre al suo progetto principale come
Si x O r gan s O f A d mi t t a n c e , f a
par t e degli p s y c h r o c k e r s C o m e t s
O n Fi r e, d e l c o l l e t t i v o d r o n e a m bient f olk B a d g e rl o re e s o n o s u e
le chitarre tirate a lucido che si
s ono as c olt a r e s u l l ’ u l t i m o a c c l a m a t o dis c o de i C u rre n t 9 3 . U n a v i t a
frenetica per questo ragazzo di 33
anni che ha conosciuto un primo
m om ent o d i c e l e b r i t à i n c o n t e m por anea c o n l ’ e s p l o s i o n e d e l l a c o s i d d e t t a “ N e w We i r d A m e r i c a ” , a n z i
molto probabilmente proprio per
e ff e t t o d i e s s a , e p e r l ’ a t t e n z i o n e
generale che si è creata intorno a
certi suoni che sanno di arcaico e
psichedelia old style, in un’epoca
tra l’altro di post-modernità spinta
c om e ques t a . O r m a i B e n è d i v e n t a to per gli States quello che Richard
Yo u n g s è p e r l ’ I n g h i l t e r r a : i l p o e t a
visionario armato di una sei corde
ps ic hedelic a .
Un po’ c hit a r r i s t a c l a s s i c o c h e c o nos c e alla p e r f e z i o n e l ’ i d i o m a f i n gerpicking, un po’ manipolatore di
f eedbac k p e r c h i t a r r e e l e t t r i c h e .
Ben Chas ny è u n m u s i c i s t a c h e n o n
s ai m ai do v e c o l l o c a r l o c o n p r e cisione. È proprio lui a spiegarci
c he uno de i s u o i o b b i e t t i v i è s e m pre stato quello di trovare l’anello
di congiunzione tra la folk music e
la psichedelia rock con tendenze
nois e: “ F o r a l o n g t i m e , I c o u l d n ’ t
figure out how to put the two things
t oget her, I w a s d o i n g t h e f i n g e rpic k ed m us i c , b u t I w a s a l s o l i s t e n ing to a lot of noise, psychedelia,
whatever you want call it….Then
when I s t ar t e d t o d o t h e f i r s t r e c or dings f o r S i x O r g a n s t h e y s t a r t ed to fit together in a way that made
sense.”
U n o d e g l i a s p e t t i m e n o i n d a g a t i del
s u o s t i l e m u s i c a l e è p r o b a b i l m e nte
l ’ u s o c h e f a d e l l a v o c e , i m p i e g ata
c o m e u n v e r o e p r o p r i o s t r u m e nto ,
c a p a c e d i p r o d u r r e v o c a l i z z i s ci a m a n i c i e d e v o c a t i v i , m a a n c h e di
e s s e r e p r o f o n d a e d a m m a l i a nte,
tanto da non aver niente da invidiar e a i g r a n d i d e l c a n t a u t o r a t o a me ricano.
Immerso nella natura
B e n C h a s n y n a s c e d a l l e p a r t i di
L o s A n g e l e s n e l 1 9 7 4 , m a c r e s c er à
d i f a t t o c o n t u t t a l a f a m i g l i a n ella
C a l i f o r n i a d e l n o r d , u n l u o g o m olto
p i ù i n d i c a t o p e r u n o c o m e l u i ch e
p r e f e r i s c e l a v i t a a c o n t a t t o c o n la
natura alle comodità della metropol i . S o n o i n f a t t i g l i e l e m e n t i n a t u ra l i
c o m e i l s o l e e i l b u i o a t o r n a r e di
c o n t i n u o n e i s u o i t e s t i e n e i t i toli
d e i s u o i d i s c h i . U n l a t o n a t u r a l i sta
d e l s u o c a r a t t e r e c h e B e n c o n d i v ide
c o n m o l t i a l f i e r i d e l f o l k c o n t e m po r a n e o , n o n u l t i m i i t i p i d e l l a c r i cca
t a r g a t a J e w e l l e d A n t l e r C o l l e c t i ve.
Te s t i m o n i a n z a d i u n ’ a u t e n t i c a r i cerca verso un tutt’uno unico ed ind i v i s i b i l e c o n l a n a t u r a , a l l a r i c e r ca
d i u n a l i b e r a z i o n e t r a s c e n d e n t ale,
è il nome Six Organs Of Admittanc e , i s p i r a t o a l l a d o t t r i n a b u d d h i s ta .
S a r à u n b a s s o e l e t t r i c o i l p r i mo
strumento che imbraccerà il giovan e B e n , m a b e n p r e s t o v e r r à s p i nto
d a i d i s c h i d e l p a d r e , t r a c u i N ick
D ra k e , J o h n F a h e y e L e o K o t t ke ,
v e r s o l a c h i t a r r a a c u s t i c a e s ’ i n na m o r e r à d e l f i n g e r p i c k i n g . I n q ue l
periodo la celebre tecnica chitarr i s t i c a , c o m e s p i e g h e r à i n s e g u ito,
d i v e n t e r à u n ’ a u t e n t i c a o s s e s s i o ne,
cercando di fondere lo stile ameri-
ca no con q ue llo br it annic o ( più f oca lizzato su ll’us o della m ano s inistra). Rimarrà u n c h i t a r r i s t a a t i p i c o
rep uta nd osi, anc or a oggi, poc o v eloce pe rch é inv ec e di us ar e le c las siche tre d ita ne us er à s olo due.
L’a scolto d i Kei j i Hai no, dei Fushitsusha e dei Dead C r appr esenteranno n e g l i a n n i d e l l i c e o
un ’au ten tica epif ania. Al lic eo s egu on o a nche v ar i t ent at iv i di f or mare band, il p i ù r i u s c i t o d e i q u a l i
è i The Pla gu e Lounge, c he us c iranno con u n d i s c o a u t o p r o d o t t o
nel 1996, rist a m p a t o p o i d a l l a H o l y
Mountain, di p u r o s t a m p o p u n k r o c k
noise. Dopo u n ’ i n f a t u a z i o n e p e r
tutta la scen a ac id- f olk dei Com us
e de ll’Inc r edi bl e St r i ng Band dec ide che è il m o m e n t o d i m e t t e r s i i n
proprio e allo r a n e l 1 9 9 8 a ff i t t a u n
registratore q u a t t r o p i s t e , s u l q u a l e
co mincerà a r iv er s ar e le r egis t r azio ni ch e co m por r anno i pr im i due
disch i Six Or g a n s O f A d m i t t a n c e
e il succe ssiv o Dust & Chi m es.
Que st’u ltimi us c ir anno per la neonata persona l e e t i c h e t t a P a v i l l i o n
Record s, rispet t iv am ent e nel 1998
il primo, e ne l 1 9 9 9 i l s e c o n d o . I l
Ben Chasny d i q u e s t i p r i m i d u e
dischi dimost r e r à d i a v e r e l e i d e e
molto ch iare e di av er già donat o
al progetto un ’ i d e n t i t à b e n p r e c i s a .
Si p ren da la n enia lit ur gic a S u m O f
All He aven , d al pr im o dis c o om onimo , o Jo urn ey Thr ough Sank uan
Pass, da l d is c o s uc c es s iv o, c om poste da chit a r r e a r p e g g i a t e , f i e l d
record ing s, es per im ent i elet t r oac ustici e mo tiv i per c us s iv i: elem enti ricorrenti i n t u t t a l a p r o d u z i o n e
targ ata Six Or gans O f Adm it t anc e.
Trova a nche l’oc c as ione in I n R a c e
f or Vi s h u d i l i b e r a r e i l s u o t a l e n t o d i
chitarrista classico. In alcuni pezzi
di Du s t & C h i me s s i c o m i n c i a a d
int r av v e d e r e u n a f e r m a v e n a c a n tautorale, facendolo apparire vicino
ad un D e v e n d ra B a n h a rt p i ù o s c u r o ed e t n i c o .
Oggi mi sento depresso
Con le uscite discografiche del 2000
inaugura un vero e proprio concept
sui lati più oscuri e tenebrosi della
v it a u m a n a . N i g h l y Tre mb l i n g ( L p
Lathe-cut di 33 copie per Pavillion,
r i s t a m p a t o d a Ti m e - L a g n e l 2 0 0 4 )
con quelle cupe tracce sciamaniche
potrebbe stare bene come colonna
s ono r a p e r L a s e p o l t u r a p r e m a t u r a
di Ed g a r A l l a n P o e , m a i l c a p o lav or o d e l p e r i o d o a r r i v a c o n T h e
M anif e s t a t i o n L p o n e - s i d e u s c i t o pe r B a D a D i n g ! ,
e successivam ente r i s t a m p a t o i n c d d a S t r a n g e
At t r a c t o r s , c o n l ’ a g g i u n t a d i u n s e c ond o b r a n o c h e v e d e p r o t a g o n i s t a
l’ev o c a t i v o r e c i t a t o d i D a v i d Ti b e t .
Una pura manifestazione di spettri
dall’aldilà per 22 minuti di incastri
v o c al i e r i t m i c h e e t n o , c h e t e n d o n o
alle tablas asiatiche e sciamano in
c r es c e n d o a p o c a l i t t i c o p r i m a d i c a der e v i t t i m a d i u n c a t a t o n i c o f i n g e r p i c k i n g . I l b r a n o c o n D a v i d Ti b e t ,
The S i x S t a t i o n s , è b a s a t o s u l c o n cetto greco di “Musica delle Sfere”
teorizzato da Pitagora, secondo cui
i movimenti dei corpi celesti che si
s p o st a n o n e l l ’ u n i v e r s o p r o d u c o n o
un suono specifico. Questi suoni
pos so n o e s s e r e p e r c e p i t i s o l t a n to da chi si è coscienziosamente
pr epa r a t o p e r a s c o l t a r l i . L a M u s i ca delle Sfere può anche essere
suonata negli intervalli delle corde
p i z z i c a t e e q u i s t a l ’ a s t r usità e il
f a s c i n o d e l p r o g e t t o d i C hasny. Per
m i m a r e e d e v o c a r e i l s u o no d e i p i a n e t i , i l N o s t r o n o n e s i t a a “suonare”
l e t t e r a l m e n t e i l s u p p o r t o d i co p e r ti n a d e l l a p r i m a r e l e a s e , u n’incisione
c r e a t a d a M i k e M i l l s e r a ffigurante
i l s o l e . I l c o n t i n u o c r e p i tio che fa
d a s o t t o f o n d o a t u t t o i l disco e al
r e c i t a t o d i Ti b e t , a l t r o n o n è che il
r u m o r e d e l l a p u n t i n a d e l giradischi
c h e p a s s a s u l d i s c o s t e s so. L’idea
è c e r v e l l o t i c a e s t r a m b a , ma quanto
m e n o a ff a s c i n a n t e .
A r r i v a t i a q u e s t o p u n t o l ’ emergente
H o l y M o u n t a i n , e t i c h e t t a sp e ci a l i zz a t a i n u s c i t e d r o n e - p s y ch-folk, lo
n o t a e l o p r e n d e s o t t o l a p ropria ala
p r o t e t t r i c e : s i f a r à c a r i c o d i r i sta m pare i due precedenti full lenght
u s c i t i p e r l a s u a P a v i l l i o n, oltre a
f a r e u s c i r e i l n u o v o a l b u m che Ben
h a g i à p r o n t o d a u n p e z z o . Si sta
p a r l a n d o d i D a rk N o o n t i d e che Ben
registrò nel 1998, in un periodo part i c o l a r m e n t e b u i o d e l l a s u a e si ste n z a q u a n d o a c a u s a d e i s u o i i n su cc e s s i a r t i s t i c i f u o b b l i g a t o to r n a r e a
v i v e r e c o n l a p r o p r i a f a m i g l i a . Acc l a m a t o c o m e i l s u o p r i m o ve r o ca p o l a v o r o , D a rk N o o n t i d e p r o se g u e
l u n g o i l f i l o n e n o i r i n a u g u r a to co n l e
p r e c e d e n t i u s c i t e . C o n l a sua lenta
e d a r k I n S p i r i t s A b a n d o n e d la sua
s c r i t t u r a r a g g i u n g e u n a precisione
e d u n p a s s i o n a l i t à i n e d i t e, ma è la
s u c c e s s i v a R e g e n e r a t i o n con quei
s u o i c u p i d r o n e s c h e c i r i porta alla
cupezza degli esordi.
C o m p l e m e n t o i d e a l e a D a rk N oont id e è Yo u C a n A l w a y s S e e The Sun
( T h r e e L o b e d R e c o r d i n gs, 2002)
r e g i s t r a t o e s u o n a t o d a Be n C h a s n y i n u n a g r o t t a d i p i n t a i n co m p l e -
sentireascoltare 25
s t a g i o n e f r e e f o l k , e p r o s e g u e con
o t t o a c c o r a t e c o m p o s i z i o n i , che
vanno dalla dolcezza pop di Home
a l l a l u n g a e p e r c e r t i a s p e t t i c l a ssi c a t i t l e t r a c k , d o v e , d o p o u n i n izio
in fingerpicking, irrompe un’acida e
r o b o a n t e c h i t a r r a n o i s e . C o m p are
a n c h e u n a s e n t i t a e r i u s c i t a c o ver,
T h i c k e r T h a n A S m o k e y , d e l f o l ks i n g e r G a ry H i g g i n s . S i t r a t t a d i un
d i s c o m o l t o p i ù m e d i a t o e m e d ita t o r i s p e t t o a l l a c r u d e z z a d a r k d egli
e s o r d i e n o n s o r p r e n d e c h e r i e sca
a t r o v a r e f a c i l m e n t e i l s u o p u b b lico
p r o p r i o p e r l a s u a c l a s s i c i t à d i s cr i tt u r a , p e r q u e s t a s a g g e z z a a u t o r i ale
c h e t o g l i e v i a l e s p i n e p i ù a p p un t i t e d a l l o s f a c c e t t a t o c o r p o f o l k di
B e n . A r t i s t i c a m e n t e n o n è m i g l i ore
o p e g g i o r e . È u n ’ e v o l u z i o n e e c o me
t a l e d ’ o r a i n a v a n t i s i p o t r à p a r l are
d i l a v o r i d e l l a m a t u r i t à s e n z a per
q u e s t o d e c l a s s a r e a r t i s t i c a m e nte
ta solitudine, costitu i t o d a u n ’ u n i c a
composizione lunga p o c o m e n o d i
20 m inuti caratterizz a t a d a d r o n e s
ambienta li misti a te t r i ar peggi ac ustici. Pe ccato pe r la diff ic ile r eperibilità, p erché no n r appr es ent a af fat t o u n cap itolo se c ondar io.
La riemersione
N el 2 00 3 e sce il secondo f ull- lenght
per Holy Mo un tain , Com pat hi a, c h e
rappresenta senz’al t r o i l d i s c o p i ù
accessib ile d i tutta la dis c ogr af ia di
S ix Orga ns Of Admi t t anc e. Dic hiaratamente “pop”, re g i s t r a t o c o n u n
quattro piste preso i n p r e s t i t o d a l
C o me ts On Fir e e d all’am ic o E t h a n
Mille r , Com pathia r a p p r e s e n t a i l
primo vero avvicina m e n t o d i B e n
Chasny ad una scrit t u r a p i ù p o r t a t a
verso la forma ca nz one. Com e r imanere, del resto, i n d i ff e r e n t i a l l a
vibrante e d en erg ica C l o s e To T h e
S ky o alla suadente e p e r c u s s i v a
S ome whe re Betwe en? P e r q u e l l i
che c omin cia no a p ens ar e a quant o
si sia “ammorbidito” B e n h a p r o n t a
la lunga On ly Th e Sun Knows p o s t a
in coda al disco: ma i c o s ì e l e t t r i c o
e rock p er me rito d ella dis t or t is s ima ch itarra di Etha n M i l l er c h e s i
rit aglia u n p osto com e per f or m er.
Tempo un anno e B e n t i r a f u o r i
26 sentireascoltare
dal c ilindr o F o r O c t a v i o P a z ( H o l y
M ount ain, 2 0 0 4 ) , c o n c u i c o n f e z i o na due omaggi in un colpo solo: il
dis c o inf at t i o l t r e a d e s s e r e d e d i c a to al celebre scrittore messicano e
pr em io Nob e l , O c t a v i o P a z , d i c u i
Ben è un avido lettore, è anche un
doveroso tributo ai celebri maestri
del f inger pi c k i n g a s c o l t a t i i n t e n e r a et à. Un d i s c o c h e n o n p r e s e n t a
alcun testo o parte cantata proprio
per las c iar e u n o s p a z i o i d e a l e a i
t es t i s c r it t i d a l m e s s i c a n o . C a n z o ni struggenti e commoventi, su cui
s pic c a la c a v a l c a t a f o l k d i T h e A c c ept anc e of A b s o l u t e N e g a .
Finalmente si entra in studio di
registrazione
I l 2004 è a n c h e l ’ a n n o d e l l a v e r a
s v olt a, la D r a g C i t y s i a c c o r g e d i l u i
e lo mette sotto contratto. Non solo,
ma gli fornisce anche uno studio
pr of es s iona l e p e r r e g i s t r a r e i l n u o v o dis c o: Sc h o o l O f T h e F l o w e r. È
senza dubbio l’album della prima
vera consacrazione. Recensioni
ed articoli compaiono sulle riviste
m us ic ali di m e z z o m o n d o , d a n d o g l i
u n ’ e s p o s i z io n e m e d i a t i c a i n e d i t a
fino a quel punto. Il disco si apre
c on l’as s ol o d i b a t t e r i a d i C h r i s
Cor sano, u n o d e i p r o t a g o n i s t i d e l l a
g l i a l b u m d e l p r i m o p e r i o d o . Ma
c o m e a v o l e r d i m o s t r a r e c h e i t e mpi
d i D a rk N o o n t i d e n o n s o n o p a s sati
d e l t u t t o , i l n u o v o l a v o r o s i a b b e ve ra di nuovo alle fonti nere.
T h e S u n A w a k e n s ( D r a g City,
2 0 0 6 ) s i c o n t r a d d i s t i n g u e s u b i t o per
l a n e t t a d i v i s i o n e d e l d i s c o i n due
p a r t i c o m p l e m e n t a r i : “ I t ’s m y M ed d l e , t h a t … . m y P i n k F l o y d ’s M e dd l e , y o u k n o w w h a t I m e a n ? T h at’s
s u c h a g r e a t r e c o r d – y o u ’ v e all
y o u r s o n g s o n o n e s i d e , a n d a j am
o n t h e o t h e r. I u s e d t o p l a y e l e c tric
g u i t a r, w h e n I w a s k i d , a l o n g t o The
Melvins, and to Echoes, so… So, I
w a n t e d t o m a k e a s i d e - l o n g s o n g, a
s i d e - l o n g t r a c k , f o r s i d e b , a n d put
all the songs on side a.”
C o s ì a l l e p i ù c o n v e n z i o n a l i p r im e
s e i t r a c c e f a s e g u i t o l a t e n e b r osa
e l i s e r g i c a R i v e r o f Tr a s f i g u r a t i o n ,
v e r o f u l c r o d i t u t t o i l d i s c o n o n ché
u n o d e g l i a p i c i d i t u t t a l a c a r r i e r a di
B e n . I s p i r a t o d a l l a v i s i o n e d i A g u i rr e d i We rn e r H e rz o g , d i A p o c a l y p s e N o w d i C o p p o l a , e d a l l ’ a s c olto
m a s s i c c i o d e i P o p o l Vu h , B e n d ice
d i a v e r a v u t o d a v a n t i q u e s t a i m ma gine nitida di un fiume fangoso e
v i o l e n t o , t e a t r o d i u n a v i o l e n t a ba tt a g l i a t r a e s e r c i t i n e m i c i , c o n r ive
piene di cadaveri straziati, i cui spir i t i r i g u a d a g n a v a n o l a c o r r e n t e per
p o i s c o m p a r i r e . N e l l ’ i d e a o r i g i n aria
i l p e z z o s a r e b b e d o v u t o d u r a r e ben
c i n q u a n t a m i n u t i , m a p o i s i a c c o rse
di avere qualc h e c a n z o n e d a p a r t e e
che sa reb be s t at o un pec c at o s c iup arle . In e ffett i pur es s endo net t amente diverse s t i l i s t i c a m e n t e , n o n
sono affatto s c a r t i m a s i r i c o l l e g a n o
direttamente a l l e c o m p o s i z i o n i c o n
a ccord i in min or e di Dar k Noont i de.
River Of Tra s f igur at ion v e d e a n c h e
la prima parte c i p a z i o n e d i u n f o l t o
n ume ro di am ic i di Ben, t r a c ui A l
Cis ne r os (Om ) , Et han M i l l er , Li z
Ha r r is (aka G r ouper ) , Pet e Sw ans on (metà Yel l ow Sw ans) .
Subito dopo The Sun Awakens la
Holy Mountain fa uscire uno split in
7” Bedouin’s Vigil / Assyrian Blood che vede protagonisti oltre i Six
Organs, anche i doom rocker Om.
Il pezzo che propone Ben Chasny è
una delle cose più estreme e rumorose di tutta la sua produzione, una
colata di white noise chitarristico
come ci si potrebbe aspettare da un
Keiji Haino. Un’ulteriore dimostrazione della duttilità del suo talento.
L’ultimo lavoro firmato Six Organs Of
Admittance si chiama Shelter From
The Ash ed è questione di questi
giorni (vedere spazio recensioni).
Ben e gli altri
Non si può arc h i v i a r e l a p r a t i c a B e n
Ch asny se nza pr im a av er det t o delle mu ltiformi ges t a dei s uoi pr oget ti collaterali. A l l ’ e s t r e m o o p p o s t o
dello spettro s o n o r e d i S i x O r g a n s
Of Ad mittan ce s i c o l l o c a i l p r o g e t t o
Com ets on Fi r e, i n c e n t r a t o s u u n o
psych garage a d r e n a l i n i c o , i n c u i l a
vera star è il fanat ic o di eff et t i analo gici ed echoplex , Noel Har m onson . I Com e t s O n Fi r e s o n o u n o
strumento al s e r v i z i o d e l l a t o p i ù
selvag gio e d elet t r ic o di Ben Chasny. Etha n M iller, leader dei Com e ts, suo am ic o di v ec c hia dat a,
ha voluto fo r t i s s i m a m e n t e i l s u o
con tribu to p er aggiunger e un elemento diversi f i c a n t e n e l l ’ e s p l o s i v o
comb o. Au tor i di quat t r o dis c hi uf ficiali, l’entra t a i n p i a n t a s t a b i l e d i
Be n co incide c on la pubblic az ione
n el 20 04 d el dis c o Bl ue Cat hedr al
u scito p er la Sub Pop; i pr im i f r ut ti del suo lav o r o , s i p e r c e p i r a n n o
d avve ro solta nt o c on Avat ar ( S u b
Pop, 2006), la v o r o d e c i s a m e n t e p i ù
atmosferico e m e d i t a t o .
Oltre ai Comet s B e n h a d e d i c a t o
te mpo e a tten z ione anc he ai Bad-
ger l o re , u n p r o g e t t o n a t o i n s o r d i na sul finire degli anni Novanta. Il
duo con Rob Fisk (ex Deerhoof, 7
Ye a r R a b b i t C y c l e ) s i è t r a s f o r m a t o
nel g i r o d i q u a l c h e a n n o i n u n a u tentico supergruppo comprendente
varie glorie della scena free folk e
nois e a m e r i c a n a , t r a c u i To m C a rt er ( C h a ra l a mb i d e s ) e i l m a n i p o l a t or e d i s u o n i P e t e S w a n s o n ( Ye l l ow S w a n s ) , s i n o a g l i d u e u l t i m i
ac qui s t i : G l e n n D o n a l d s o n ( B l i t h e
Sons , J e w e l l e d A n t l e r) e L i z H a rr i s ( G ro u p e r) . A u t o r i d i t r e d i s c h i
u ff i c i a l i p i ù u n c d - r a u t o p r o d o t t o ,
i Bad g e rl o re s i d i s t i n g u o n o p e r l e
lor o a t m o s f e r e e t e r e e , d i l a t a t e e
s o g na n t i , p r o d o t t e d a u n a m p i o u s o
di de l a y e r i v e r b e r i a p p l i c a t i a s t r u m ent i a c o r d e e a l l e v o c i . I l c l a s s i c o
caso in cui la somma delle singole
parti coinvolte è maggiore del reale
v alor e d e l r i s u l t a t o .
G li A u g u s t B o rn p i ù c h e u n v e r o e
pr opr i o g r u p p o s o n o u n p r o g e t t o d i s c ogr a f i c o : i n f a t t i l ’ i n c o n t r o t r a H i r oyu k i U s u i ( L , F u s h i t s u s h a ) e B e n
Chas n y a v v i e n e v i r t u a l m e n t e a t t r a verso scambi di files da una parte
all’al t r a d e l l ’ o c e a n o . I l r i s u l t a t o l o
s i pu ò a p p r e z z a r e n e l l ’ o m o n i m o d i sco uscito per Drag City nel 2005:
“Un ping pong di chitarre acustiche
e d e l e t t r i c h e c h e c r e a n o p a e sa g g i
o r a a g r e s t i o r a s a t u r i d i elettricità
e d i s s o n a n z e ” . Q u e l l o c he manca
a l p r o g e t t o f o r s e è q u e l l a coesione
c h e l a d i s t a n z a g e o g r a f i ca n o n h a
permesso che si creasse.
D e l s u o c o i n v o l g i m e n t o n ei Current
9 3 , s i p u ò d i r e c h e o l t r e a d a cco m p a g n a r e d a l v i v o D a v i d Tibe t , Ben
h a p a r t e c i p a t o a t t i v a m e nte anche
a l l a c o m p o s i z i o n e d e l l ’ u l t imo disco
B l a c k S h i p s A t e T h e S k y. L e u l ti m e v o c i d i c o n o c h e i n c an ti e r e ci
s i a u n d i s c o “ m e t a l ” a l q u al e p a r te c i p e r a n n o o l t r e a B e n C h a sny anche
l o s t e s s o D a v i d Ti b e t e Stephen
O ’ M a l l e y . N o n p o s s i a m o far altro
c h e a t t e n d e r e c o n t r e p i d a zi o n e .
Un ricordo live
L’ a v e r p r e s o p a r t e a l t o u r del 2005
d e i C u rre n t 9 3 h a p e r m e sso ai fan
i t a l i a n i , m e c o m p r e s o , di vedere
a l l ’ o p e r a d a l v i v o B e n C h asny sotto
l e s p o g l i e S i x O rg a n s Of A dm it t a n c e . U n c o n c e r t o i n t o t al e so l i tu d i n e e s e g u i t o c o n i l s o l o ausilio di
u n a c h i t a r r a e l e t t r i c a e d i u n m i cr o f o n o . U n ’ i n t e n s a m e z z ’ o r a i m m e r si
n e l l ’ a c i d a d i s t o r s i o n e e n ei p o sse n t i f e e d b a c k d e l l a s u a s e i corde, con
l a m p i d e l l ’ a l l o r a r e c e n t e School Of
F l o w e rs .
sentireascoltare 27
LUKE VIBERT
space cheese
di Edoardo Bridda
Wagon Christ, Plug, A m e n A n d r e w s , T h e A c e O f C l u b s e l ’ i n f i n i t o a b b e c e d a r i o d ’ e t i c h e t t e e s o t t o g e n e r i e l e t t r o.
S oprattutto l’uo mo d iet r o alla par ola k it c ht r onic a, e u n c e r c h i o c h e c o n i l r e c e n t e l a v o r o a c c a n t o
a Jean Jacques Perr e y s i c h i u d e e s c h i u d e … L u k e Vi b e r t .
Sessanta modi per osservare il
futuro
S apete co m’è la stor ia no? I m usicisti e lettro nici, sp ec ie quei m aledetti ing lesi, n on r ilas c iano interviste e se lo fann o s o n o d i u n a
noia mortale. Prend e t e r e A p h e x ,
ne concede pochiss i m e e , t r a l e
rarità, se vi interes s a c ’ è n ’ è u n a
su You Tu be (h ttp:/ / www. y out ube.
com/watch?v=dooCQ d g 9 - N A )
in
una specie di carcer e . È s e n z ’ a l t r o
la più emblematica. Te l e t r a s p o r t a t i
nella taiga Russa ( e u n J a m e s i n
penombra contro un m u r o ) v e n e
rendere te co nto : rispos t e per m onosillab i, bia scich ii, f ar e per ples s o,
appunti didascalici c o n c e s s i c o n i l
contagocce e pegg i o d e l p e g g i o ,
zero d iva ga zio ni. “I t ’s J u s t M u s i c
You Kno w?”. La sco glier a s ulla quale s’infrangono la ma g g i o r p a r t e d e i
tenta tivi d’interazion e è s e m p r e l a
medesima. Il confin e i n v a l i c a b i l e .
C ome se tu tta la mus ic a da c am eret t a o me glio In ute r o p r e v e d e s s e
soltanto un a sn ob is t ic a c om unic azione pre-verbale. L u k e Vi b e r t , d i
cui andiamo a narra r e v i t a m o r t e e
miraco li, no n fa ecc ez ione, la pensa esatta men te in ques t o m odo: “ È
solo musica e non a n d r e b b e p r e s a
troppo sul se rio”. E d e t t o d a l P r i n c e
della cosiddetta kitc h - t r o n i c a , b e h .
C ’è d a fida rsi. Se non f os s e c he,
dati alla mano, que l c h e a b b i a m o
sott’esame è una cu r i o s a a n o m a l i a :
accanto a dozzine d i o r e d i l o u n g e
hip retro futurista, q u a s i j u n g l e ,
house naif (e un’alt r a m a n c i a t a d i
sot t og en eri d issem inat i in doz z ine di dischi, vinili, c d r e m p 3 ) , n e l
web (più di ogni altr o B r a i n w a s h e d
(http://brainwashed.com/vibert/in-
28 sentireascoltare
t er v iews . ht m l ) - e s u i g i o r n a l i - s c o v iam o dec in e d ’ i n t e r v i s t e n e l l e q u a li il c or nis h k i d p a r l a d e l l a p r o p r i a
m us ic a dall a A a l l a Z c o n l a s t e s s a s inc er it à c o n l a q u a l e r i v e r s a
apprezzamenti e preoccupazioni,
aneddot i e r e t r o s c e n a d e g l i a m i c i
di sempre (Richard “Aphex”James,
M i k e “ M u - Z i q ” P a r a d i n a s , To m
“ Squar epush e r ” J e n k i n s o n ) . C i l i e gina pur am e n t e b r i t , u n a p l a c i d a
ir onia c ondi t a d a s e n s i d i c o l p a .
Del r es t o, u n o c h e h a s c e l t o Wa g o n
Chr i st c om e r a g i o n e s o c i a l e q u a l cosa di diverso lo doveva avere.
E pr opr io q u e l n o m e è s t a t o s c e l to per distinguersi da tutte le sigle
c he andav a n o d i m o d a n e i N o v a n t a .
Blac k Dog, A u t e c h r e , G l o b a l C o m munication, e via discorrendo fino
ai codici (X101, Y345) e addirittura
agli alf anum e r i c i d e g l i h a c k e r i n f o r matici. Luke geniaccio scozzone,
alt r oc hé s e è d i v e r s o : b a n d o a l l a
m a t e m a t i c a , r a c c o n t a e s p i ff e r a . U n
es em pio m i t i c o ? U n a v o l t a d i s s e a
un giornalista di The Milk Factory di
quant o f os s e p r e o c c u p a t o d i a n d a r e in t our c o n To m J e n k i n s o n / S q u a r epus her “ È d a t a n t o t e m p o c h e n o n
r ies c e a c o m p l e t a r e u n a t o u r n é e e
sono sicuro che è per quello che mi
hanno chiesto di affiancarlo. Sono
la loro migliore assicurazione che
tutto vada per il meglio. Che sarò
li con lui a tenergli la mano quando
andr à in pa r a n o i a ” . P e r n o n p a r l a r e d e l f a t t o c h e Vi b e r t è i l m i g l i o r
abbecedario di curiosità e segreti
del r is er v at i s s i m o J a m e s ( o g n i m o nogr af ia s u q u e s t ’ u l t i m o d o v r e b b e
pas s ar e da q u e s t e p a r t i . N e s i a m o
c er t i) .
Appr odando n e l m o n d o a s s o l u t a mente esotico, rétro e kitch, e se
v o g l i a m o s a m p l e d e l i c a m e n t e - l en n o n i a n o ( n e l s e n s o d i R e v o l u t ion
9 ) d e i s u o i m i l l e t r a v e s t i m e n t i , la
rilassatezza e i toni sono i medes i m i : “ N o n p i a n i f i c o n u l l a . È c o me
s e f o s s i i l f r u i t o r e f i n a l e . R i d o di
q u e l l o c h e c o m p o n g o e m e l o g odo
pure. Non molta gente può dire lo
s t e s s o d e l p r o p r i o l a v o r o . L a mu s i c a e l a s u a p e r c e z i o n e s o n o un
c o n c e t t o a m o r f o . È m e g l i o p r e n d e rsi carico di tutto il suo bagaglio e
p r o d u r n e l a p i ù d i v e r s a p o s s i b i l e ”.
E i l d i e t r o l e q u i n t e d e l l a s u a e le ttronica? Fino all’ultimo dettaglio…
“ I l m i o p r i m o s a m p l e r, a c q u i s t ato
n e l 1 9 9 1 , e r a u n K o r g S S 1 . Av eva
un minutaggio di 8 secondi. Ora lav o r o c o n u n a R o l a n d S 7 6 0 d a otto
m i n u t i e u n A t a r i 1 0 4 0 S T E ( a g g io rnato a 4MB)… il sampler è fondam e n t a l e p e r c a m p i o n a r e l a m u sica
r e g i s t r a t a m a a n c h e p e r l e b asi
c o m e i l b a s s o e l a b a t t e r i a . Wa gon
C h r i s t è u n p r o g e t t o u n i c a m e nte
f a t t o d i s a m p l e e n a t u r a l m e n t e poi
c’è il quattro tracce (poi ho preso il
1 6 ) c h e m i p e r m e t t e d i a s s e m bl a r e i l t u t t o . D e l r e s t o , q u a n d o non
campiono, uso una drum machine e
d e l l e t a s t i e r e s g a n g h e r a t e p e r f are
l e l i n e e b a s s o e t u t t o q u e s t o pe rc h é n o n s a p r e i s c r i v e r e u n a n o ta .
Ovvero, non me ne farei niente di
u n o s t u d i o p r o f e s s i o n a l e e n e p p ure
di un’orchestra a mia completa disposizione…collaborare con rapper
o altri cantanti? Chi te lo fa fare – e
spendere – se puoi campionarli”?
He lives in da house
Q u e s t a l a Vi b e r t w a y o f l i f e . I l pr o t o t i p o ’ 9 0 d e l r a g a z z o s m a n e t t an e
e d i p r o v i n c i a . Q u e l l o d e l t u t t o va
b e n e , d e l d o p o m u r o . I l k i d che
se nte cre scer e la pos it iv it à di M anchester e l’on d a l u n g a i b i z e n c a , l a
stessa che gl i t r a s f o r m e r à i n r e a l t à
un sogno: viv e r e d i m u s i c a f a t t a i n
cameretta co m p l e t a m e n t e s t o n a t o ,
campare del l e c o m p o s i z i o n i c h e
mai avreb be pens at o di pot er pr odu rre all’e po c a di una band c hiamata Hate Bro t h e r s ( u n m a n i p o l o d i
ragazzetti che a d o r a v a n o l ’ h i p h o p
ba sta rdo d ei Beas t ie Boy s ) . I n r ealtà, in quel pe r i o d o s c o l a s t i c o c ’ e r a
anche il summ e n z i o n a t o A p h e x . A l
vo ltar d eg li O t t ant a, os c ur e c as s et te d’elettronic a p a s s a t e s o t t o b a n c o
ne lle scuo le por t av ano il nom e di
Richard, figur o g i à m i t o l o g i c o d i d u e
anni più vecc h i o d e l N o s t r o ( c h e è
un ’73 co me il s ot t os c r it t o) . Costui producev a i n c a s a c o s e a l o r o
mod o fun ky e m ellow m a a l t e m p o
legate alla te c h n o c h e v e n i v a d a
Detroit, nonch é m a t e r i a s o n i c a c h e
si nu triva a vid am ent e di bas i r it m ich e pro ve nie nt i s em pr e dalla s t es sa terra , gli U SA, c he poc o pr im a
aveva esporta t o l a c u l t u r a B - b o y, l a
ultima te thin g under gr ound per t ut ti i futuri elet t r o m a n i a c i ( A u t e c h r e
in testa), gius t o p r i m a d e l l ’ a v v e n t o
de ll’on da ta Ra v e.
Questi ritmi s p o r c a t i , d a l l a f o r t e
co nn ota zio ne s t r adaiola, m es s i in
loo p con ap par ec c hiat ur e analogich e n on era no alt r o c he i br eak beat, le basi sul l e q u a l i r a p p a v a n o g l i
MC. La ve ra f is s a, - l’under s t at ement - sia del Vi b e r t c h e d e l l ’ A p h e x
a ven ire, a ncor pr im a c he i due s ’in-
contrassero e diventassero amici
f r at er n i . “ A p h e x , e r a ‘ T h e M e n ’ i n
Cornovaglia quando ho cominciato
a fare musica elettronica con un
am ico , J e r e m y S i m m o n d s . P r o b a bilmente al tempo ascoltavamo le
tracce di Selected Ambient Works
Vol. 1 e s o n o s t a t e u n a g r a n d e i n f luen z a p e r n o i ” . L’ e s p e r i e n z a c o n
Simmonds si materializzerà nel
1993 i n u n a l b u m , We i rs , d a l l e s o norità in parte bleep’n’bass (LFO,
Night m a r e O n Wa x ) e i n p a r t e I D M ,
un’eti c h e t t a q u e s t ’ u l t i m a n a t a p r o pr io l ’ a n n o p r e c e d e n t e c o n l a c o m pila A rt i f i c i a l I n t e l l i g e n c e , e c h e
nello stesso periodo aveva portato
alla r e a l i z z a z i o n e d i u n a m a i l i n g
lis t c h e p o r t e r à a s u a v o l t a a l p r i mo embrione di file-sharing per
elet t r o m a n i a c i , i l p r o g r a m m a p e e r
t o pe e r S o u l s e e k . D e l r e s t o , l a r a c c olt a c o n i l c e l e b e r r i m o r o b o t f u m a t o e r a m a r c a t a Wa r p , l ’ e t i c h e t t a
che diventerà simbolo del genere
per “gente intelligente che odiava
il breakbeat truzzo dell’hardcore”.
I l c er c h i o s i c h i u d e . A n z i s i a p r e ,
dat o c h e l e s o n o r i t à a m b i e n t a l i e r a no diventate un trend e un piccolo
m er c a t o . I l p r i m o c o n t r a t t o s o t t o s c r i t t o d a Vi b e r t p r e v e d e i n f a t t i l a
c onf e z i o n e d i u n a l b u m I D M p e r C a spar Pound, il compianto boss della
Ris in g H i g h ( s c o m p a r s o n e l 2 0 0 4 ) .
“Mi chiese di fare dell’ambient music. Dovevo spedirgli una cassetta
e c os ì c o m p o s i v e l o c e m e n t e d e l l a
r oba s u l g e n e r e . M e n t i v o . D i v e n n e
i l m i o p r i m o d i s c o c h e c o n il senno
d i p o i n o n è p e r n u l l a a m bient, anzi
e r a l ’ i d e a c h e m e n ’ e r o f a tto . È sta t o m o l t o f a c i l e d a f a r e : u n album e
u n E P i n u n a s e t t i m a n a ” . L u ke p a r l a d i S u n s e t B o u l e v a rd E p e Phat
L a b . N i g h t ma re ( a m b i e n t l u si n g a to
q u a r t o m o n d o i n s t i l e F u t ure Sound
O f L o n d o n ) , t u t t i e d u e pubblicati
l o s t e s s o a n n o ( R i s i n g H igh, 1993;
6 . 0 / 1 0 ) . E p r o p r i o c o me Weirs
( Wa r p , 1 9 9 3 ; 6 . 2 / 1 0 ) , p arliamo di
prodotti validi per l’euforia d’allora
e u n p o ’ s o p r a v v a l u t a t i c o n il nostro
gusto “evoluto” del poi (la produzione approssimativa e arrangiam e n t i s p a c e y d a t a t i ) . D i converso,
i l s a l t o d i q u a l i t à Vi b e r t lo compie
i m m e d i a t a m e n t e d o p o q u an d o , sfo d e r a t i i v i t u p e r a t i r i t m i breakbeat
( u n p o ’ r o c k i s h c o m e l i amano i
B e a s t i e ) , s i d e d i c a a u n a sorta di
t r i p - h o p l e g g e r o v i c i n o a llo scazzo
d i B r i s t o l ( e d u n q u e a l l a M o Wa x)
e p e r c i ò l o n t a n i s s i m o dal lavoro
c o n S i m m o n d s ( c h e n e l frattempo
s i b u t t a i n p r o d u z i o n e ) . C osì alcune
p e c u l i a r i t à M a s s i v e A t t a ck e Por t i s h e d ( l o s c r a t c h , i c a m p ionamenti
d i f i l m n o i r, l a b a t t e r i a d all’appeal
l i v e , e ff e t t o g a n j a d i c e r t e so l u zi o n i
t i m b r i c h e , o v v i a m e n t e i l du b ) ca m b i a n o p e l l e v i r a n d o v e r s o sonorità
b a l n e a r i ( p a r d o n b a l e a r i c h e ) , a tr a tt i e s o t i c h e ( D o w n U n d e r ) oppure in
c o n t i n u i t à s y n t h ( e t i c a ) . P arliamo di
u n g i o i e l l o , T h ro b b i n g P ouc h ( R i s i n g H i g h , 1 9 9 4 ; 7 . 3 / 1 0 ) , un album
c h e n o n è s o l t a n t o u n g i o chetto per
sentireascoltare 29
post sballati in chill - o u t b e n s ì u n a
grande immersione r e t r o - f u t u r i s t a .
Vinta g e Se ssan ta rivis it at i br eak beat e p articola rmen te jaz z - f unk , s pezia giocata in off-p it c h ( c ioè at t r averso u na on du lazione t onale) c he
stona e al temp o s m alt a di ’70 le
pareti po stmo de rnist e di una c am eretta sempre più astr o n a v e . I n a l t r e
parole abbiamo il pia n o s e q u e n z a d i
un’attitud ine che d iv ent er à un m ar chio di fabbrica, e c h e f i n d a o r a
evidenzia un caratte r i s t i c o h u m o u r
in pere nn e dia log o c on il Lus h ( l e
tast ierin e lu ccica nti) e il k it c h t o u t
court (Flo ot)… an ch e s e gli inglesi prefe riscon o chia m ar lo c hees e.
(“A ll’inizio comp ravo l’eas y lis t ening più economica s u l m e r c a t o .
E ra l’ele men to iron ic o. Dopo ho iniziato a tro va rla semp r e m eno div ertente . Mi pia ce va e bas t a! O r a ho
un’ enorme collezio n e d i m a t e r i a l e
di qu esto tipo .” Un a r m a m e n t a r i o
di sa mple “scie ntifi c i” c he lo r enderanno a nche p rota gonis t a di due
compile pe r la L o Rec or dings ( A S e lection Of Vibe r t Nugget s, 7. 0/ 10)
e F u rthe r Nugge ts, 7. 0/ 10) .
The lazy Age
N el 199 5, me ntre l’eppì At At om s
(R ising High 19 94 ; 7. 0/ 10) v i e n e
ristampato rilevando , o l t r e a l l ’ I D M ,
tracce d ’amb ien t hous e ( Yeah) e
alcuni sbru cia cchia t i hip hop ( F r e e
B ase) , Lu ke firma d ue 12’’, il pr imo per la neonata L o R e c o r d i n g s
(S l ac k Dog E.P, 19 95) , c he di s ot tot ito lo fa “pro vid ers of qualit y es oteric music since 1 99 5” e il s ec ondo
per la Mo Trax (A P ol i shed Sol i d,
1995; 6.5 /10 ), la le ggendar ia et ichetta di James “UN K L E ” L a v e l l e ,
30 sentireascoltare
f am os a app u n t o p e r l a s u a f a c c i a i n
c hiar o del tr i p h o p ( v e d i a n c h e D J
Shadow / D J K r u s h , I n n e r z o n e O r c hes t r a, Ho w e B . ) . S o n o d u e p r o v e
non indis pe n s a b i l i m a n e c e s s a r i e ,
un raccordo verso una fase nuova
e innervata di frullati beat. In un
br ano c om e P o l i s h e d s o l i d i l b a s s
modulare è lo stesso dei junglisti
( poi dr um ’n ’ b a s s i s t i ) , m e n t r e i n R a dar t la batt e r i a s u b i s c e a c c e l e r a z ioni e s t ac c h i c o m e s e s i s t e s s e
s pingendo v e r s o a l t r o . Q u e l l ’ a l t r o v e è Pl ug, i l p r o d o t t o j u n g l e f a t t o
da un non j u n g l i s t a p e r n o n j u n g l i s t i ( Sim on R e y n o l d s d o c e t ) . E s o t t o q u e l l a s i g l a Vi b e r t d à s f o g o a u n
estro altrettanto lungimirante, anzi,
rappresenta una delle più riuscite
f us ioni t r a l a m e t a m o r f o s i b r e a k beat e l’I DM l u n a r e d i c a s a Wa r p .
M anc ano ( e c o m e p o t r e b b e r o ) i t o c chi sampledelici della casa e tutto
sembra magicamente convergere in
una f or m ula a r t y. A f i r m a P l u g , t r a i l
1995 e il 19 9 6 e s c o n o t r e c o s e n u m er at e da u n o a t r e : r i s p e t t i v a m e n t e Vi si bl e C ra t e r F u n k E p ( R i s i n g
High, 1995 ; 7 . 3 / 1 0 ) , R e b u i l t K e v
EP ( Ris ing H i g h , 1 9 9 5 ; 7 . 0 / 1 0 ) e i l
più “ em oz io n a l e ” a l b u m D ru m ‘ n ’
Bass For P a p a ( B l u e A n g e l , 1 9 9 6 ;
6. 5/ 10) . I l r e n d i m e n t o è d e c r e s c e n te e non c’è da stupirsi. Mentre gli
am ic i M u- Zi q , A p h e x Tw i n e S q u a repusher fanno a gara drill’n’bass,
Luke imbocca una strada diversa:
dim inuis c e i B P M e r i p r e n d e d a l l a
“grande minestra”. Sempre per Mo
Wa x e s u c c e s s i v a m e n t e s o t t o Vi r g i n
es c e dunqu e B i g S o u p ( M o Wa x ,
1997; 5. 5/ 1 0 ) , u n p a r e n t e s t r e t t o
d e l s o u n d Wa g o n C h r i s t , e i l p r i m o
f ir m at o a s u o n o m e ( “ l ’ u t i l i z z o d i d i -
v e r s i n o m i è p i ù u n f a t t o d i g usti
d e l l ’ e t i c h e t t a . P r e n d i l a N i n j a Tu ne:
n o n m i l a s c e r e b b e r o m a i p u b b l i c are
le mie tracce più acide…”.
I l t i t o l o i n a u g u r a u n p r i m o t e n t a ti v o d i s i n t e s i a s c i u t t a e e l e g a nte,
c o n u n a b a t t e r i a r e g i s t r a t a c o m e si
d e v e e u n a l t r e t t a n t o a c c a t t i v a nte
g i o c o d u b . M a n c a t u t t a v i a i l p i atto
f o r t e : l a s t r a v a g a n z a s a m p l e de lica (che tuttalpiù è un contorno
del groove) e tranne Stern Facials
( c a n i , c a m p a n e , o r g a n e t t i d a b a se b a l l m a t c h e m o o d a m b i e n t h o u se ) ,
il sound è un divenire mai compiuto, oppure un missaggio troppo prev e d i b i l e . P o c o m a l e , Vi b e r t s t a già
l a v o r a n d o a Ta l l y - H o ( Vi r g i n , 1 9 98;
7 . 5 / 1 0 ) f o r s e i l l a v o r o m i g l i o r e di
Wa g o n C h r i s t . “ C o l o n i a l i s t a ” , c o me
l u i s t e s s o l o d e f i n i s c e , i l d i s c o s ’ avvale di un ampio spettro di immag i n i - s o n o r e d e l R e g n o c h e f u . Si
s p a z i a d a C a r n a b y S t r e e t a o r i e nte,
d a g l i a r c h i ( e r i ff a l p i a n o ) p r e s i d a
f i l m i n b / n a i s u o n i “ c o n c r e t i ” dei
cartoni animati e naturalmente tant o j a z z - f u n k . Ta l l y - H o è d u n q u e la
v e r a B i g S o u p , u n v i a g g i o d a l j azz
C a n t e r b u r y a l n o i r d i H i t c h c o ck,
u n a p r o i e z i o n e d e l G r a n d e R e gno
che fu, un immaginario sempre più
costellato di latitudini marittime e
d a a f t e r w o r k m a n a g e r i a l e d ’ a n tan
( l e g g i a n c h e e a s y l i s t e n i n g , e x oti c a , p o p d e i ‘ 5 0 ) . D i p i ù , u n b uo n
bilanciamento tra drum’n’bass e
beat hip e infine una compila irres i s t i b i l e d i s u g g e s t i o n i f i l t r a t e d alla
c u l t u r a p o p b r i t a n n i c a ( v i a t v, r a dio
e spot), aspetti che peraltro lo port e r a n n o a i n n a m o r a r s i d e l l e H a waii
– v i a c o u n t r y - u n a n n o d o p o . S top
T h e P a n i c ( Vi r g i n , 2 0 0 0 ; 7 . 2 / 10 )
che per la p r i m a v o l t a v e d e v e r i
musicisti cred i t a t i , è s e n z a d u b b i o
un altro vert i c e n e l l a d i s c o g r a f i a
del Nostro, qu e s t a v o l t a s i c o f i r m a .
Accanto alla s u a i n f a t t i c o m p a r e
quella di Bj C o l e , u n c h i t a r r i s t a l a p
ste el (la ch it ar r a s lide) c onos c iuto tramite Da v id Toop, c he v ant ava colla bo razioni c on m ez z o got ha
della musica p o s t - b e l l i c a , d a S c o t t
Walker (e Jo h n C a l e ) f i n o a B e c k
e Bjo rk. A a llor a c om e oggi ( c on
Moog Acid) è a l t r e t t a n t o p a c i f i c o
che il Vibert i n c o p p i a “ c o l v e c c h i o ”
è qualcosa di p i ù d e l l a s o m m a d e l l e
parti, anzi è p i ù c o m e s e l ’ a l b i o n i c o
regredisse (p r o g r e d i s s e ! ) b a m b i n o ,
co nsap evole alt r es ì di quant o s t upore può veni r e d a l l ’ a m i c o . È f o r s e
Fly Ha waii, tr a le ghir lande di Honolulu e la a p l o m b h i p , l a t r a c c i a
simbolo. E no n s t u p i s c e l e g g e r e d i
Beck (tra i cr edit i di Cole) da queste parti, anc h ’ e g l i p a r a g o n a b i l e a
Lu ke pe r ce rt e der iv e laz y e r i t m i
black. Ma and i a m o d i c o r s a e q u i n d i
no n te rgiversiam o.
I like acid spacetravel
Nei Duemila, Luke passa al 2.0. Molto attorno a lui dentro e fuori la consueta cameretta è cambiato: oltre ai
potenti mezzi a disposizione e svariati synth da mercatino, è diventato
padre di due bambini, e la musica
scivolata un affare di casa e famiglia (è suo figlio a cantare in Saddic
Gladdic e Kwikwidetrax, sua invece
la voce in I’m Singing). È umanità
non inedita ma senz’altro più docile
e mirata quella dei due nuovi Wagon
Christ Musipal (Ninja Tune, 2001;
6.5/10) e Sorry I Make You Lush
(Ninja Tune, 2004; 7.0/10) che non
mancano di regalare buoni episodi,
seppur nel complesso inferiori alla
doppietta sopraccitata. Del resto
quando il giocattolo è vecchio sia
per Vibert figlio come per il padre
è il momento di trovarne di nuovi,
e questo nuovo game si chiamerà
Acid House, altro genere vituperato (e questa volta dai circuiti chic
dell’house cantata) e prevedibile
crocevia tra i Novanta che riguardano ai mitici Sessanta. Spargendosi
come un virus contagiosissimo, la
produzione di un Vibert più nascosto
(ma attivissimo) dunque si moltiplica: da una parte vengono pubblica-
ti tre album a proprio nome che si
concentrano su una sintesi tra acid
à la Phuture (pionieri del genere di
fine Ottanta), un certo fare robotico di casa Kraftwerk (dovutamente
samplizzati), dall’altra altrettanti
moniker nuovi di zecca danno vita a
svariati titoli sotto i quali si concentra il materiale più sperimentale.
A no m e K e rri e r D i s t ri c t p e r d i r e ,
Luke si reinventa su basi dance
( old s y l e , c h i a r a m e n t e ) , c o n T h e
Ace O f C l u b s c o m p l i c a l ’ L S D i n
s oluz i o n i
decisamente
aphexiane (vedi anche Ceephax ovvero il
f r at el l o d i S q u a r e p u s h e r p r e s e n t e
in un r e m i x d e l v o l u m e 2 ) , i n f i n e
s ot t o l o p s e u d o n i m o d i A me n A n dr ews r i t o r n a a P l u g e a l l a s a m p l e delia più massimalista svoltandola
q u e st a v o l t a v e r s o l a c o s i d d e t t a
blac k e x p l o i t a t i o n . I l t u t t o è d o v u t o
più a u n a q u e s t i o n e p o l i t i c o - d i s c o grafica che a una regione estetica,
am m e t t e L u k e v i a m a i l , u n a s t r a t e gia del ragno mirata a pubblicare,
at t r av e r s o t u t t i i n o d i d i u n n e t w o r k ,
il m a g g i o r n u m e r o d i t r a c c e p o s s i bili. Di converso le etichette (Ninja
Tu n e , Wa r p R e c o r d s , R e p h l e x , L o
Recordings, Planet Mu) sono quelle
di s e m p r e e f a n n o o r a m a i p a e s e l l o , g l i a ff a r i s i f a n n o c o n g l i a m i c i
con i quali si è cresciuti e neppure
la qu a l i t à c o m p l e s s i v a s c e n d e s o t t o la p i e n a s u ff i c i e n z a . Tr a i l a v o r i
a f ir m a L u k e Vi b e r t p r o b a b i l m e n t e
il migliore è proprio lo starter del
nuov o c o r s o Yo s e p H ( Wa r p , 2 0 0 3 ;
7. 0/ 1 0 ) : c i
troviamo i futurismi
k r auti d i L i p t o n e s e l e s t r o f e v o c o der ate d e l s i n g o l o I L o v e A c i d , m a
è s o p r a t t u t t o i l c u l t o p e r la Roland
c o n i l q u a l e v e n g o n o o m ag g i a te l e
f o n d a m e n t a a c i d h o u s e a svi l u p p a r e a g a r a n t i r e l ’ i n t e r e s se . I su cc e s s i v i L o v e r ’s A c i d ( P lanet Mu,
2 0 0 5 ; 6 . 8 / 1 0 ) e C h i c a g o , Detroit,
R e d ru t h ( P l a n e t M u , 2 0 0 7 ; 6 .8 /1 0 )
c o n t i n u a n o i n q u e l s o l c o , ed è per
q u e s t o c h e è p i ù c u r i o s o sp i n g e r e
l ’ a p p e t i t o v e r s o K e rri e r Dis t r ic t 1
( R e p h l e x , 2 0 0 4 ; 7 . 0 / 1 0 ) e Kerrier
D i s t ri c t 2 ( R e p h l e x , 2 0 0 6 ; 6 .0 /1 0 )
i d u e a l b u m d i n u o v a v e c ch i a H o u se, nei quali una battuta più regol a r e a p r e a g r o o v e , t r o v a te sixties
e o m a g g i t a s t i e r i s t i c i d e l l a vecchia
s c u o l a D e t r o i t ( D e r r i k M ay i n p r i m i s ) , o p p u r e a n c o r a A m e n Andrews
( i 5 v o l u m i i n 1 2 ’’ e l ’ L P A m e n A nd re w s v s . S p a c H a n d L uk e , R e p h l e x , 2 0 0 6 ; 7 . 0 / 1 0 ) c o n i su o i m i l l e
s a m p l e b a s s , d r u m ’ n ’ b a ss, Public
E n e m y e d i a l o g h i r u b a t i a tavoletta
( c ’ è p u r e P r i s o n “ S c o f i e l d ” Break!).
A r r i v a n d o a l l a r a g i o n e di questa
c a r r e l l a t a c ’ è i l f a n t a s m a g o r i co ,
n e l s e n s o d i f a n t a , M o o g’s A c id,
l ’ a l b u m d i c u i s i a c c e n n a va i n p r e c e d e n z a , n o n c h é l a c o l l a b o r a zi o n e
c o n i l v e c c h i o n e n u m e r o 2, o vve r o
J e a n J a c q u e s P e r r e y ( a n ch e p r o ta gonista dei nostri Contemporanei
a c u i v i r i m a n d i a m o . P a g . 118). Un
d i s c o ( r e c e n s i o n e a p a g . 38) che è
u n p e r f e t t o p a s s a g g i o d e l te sti m o n e t r a d u e i d o l i d e l l a k i t chtronica.
L’ a p i c e d i u n d i s c o r s o r e tr o - fu tu r i s t a d i s t a m p o p o p o l a r e c h e si vuole
i n t r a g e n e r a z i o n a l e e n a t ur a l m e n te
v o l t o a l l o s p a z i o e a l f u tu r o . “ My
f a v o r i t e c o l o r i s B l u e , l i k e the sky
and space”.
sentireascoltare 31
TBA – NATALIE T
Quando Alice
ruppe lo specchio
di Antonello Comunale
WILCO
32 sentireascoltare
TUSJA BERIDZE
Ha fatto innamorare crucchi techno,
giornalisti anglosassoni, appassionati
del beat in giro per il globo.
Ora Natalie Beridze torna con un uno-due
vertiginoso e ubriacante.
Una cascata di br ani eter ogenei suddiv i s a i n
due album , di cui uno doppio.
Un concept sull’am ata Alice di Car r oll,
l’addio all’infanzia e la per dita di se s tes si tr a una, cento, m ille am bi z i oni .
sentireascoltare 33
S i ze (m atte r s)
Alla studiatissima domanda su una scena elettronica che
vede l’ex Unione Sovietica sempre più protagonista, l’affascinante Natalie risponde stringendosi nelle spalle e con
il giusto sdegno di chi si sente trattato come un animale
da zoo. Per quanto ne possa pensare male lei e per quanto sia certamente comodo e semplicistico ragionare per
compartimenti stagni, in questi anni l’attenzione in ambito
elettronico si è spesso rivolta ai suoni provenienti dall’Est
Europa e dai paesi dell’ex cortina di ferro, con un’intensità a dir poco crescente. Quella elettronica è una lingua
che sembra per loro istintivamente alla portata. L’attività
della Nexsound non è di certo passata inosservata. Zavoloka, per dire, è riuscita a collaborare con una prima
donna come AGF, mentre proprio in questi giorni esce su
Miasmah l’atteso nuovo disco di Gultska Artikler. Ciascuno
con la propria specificità, ovviamente. Ma Natalie è un altro mondo ancora.
Uno sguardo di ghiaccio che trafigge. Un sussurrato che
che così si descrive: “Goslab è un gruppo di artisti di Tbilisi, Georgia. Goslab è un fantasma, che si manifesta come
una filosofia attraverso le performance individuali dei suoi
membri e dei loro vari progetti. In questo senso, Goslab è
simile alla Georgia. La Georgia è un fantasma post-comunista. C’è una differenza di 5 ore tra Londra e Tbilisi. Tbilisi inizia a cantare mentre l’America e l’Europa Occidentale
dormono ancora. Goslab ha a che fare con diversi generi
di media come film, video, arte e musica”. Il collettivo da
fantasma che era si è quindi definitivamente dissolto. Su
goslab.de si possono ancora leggere i nomi dei suoi esponenti: Nino Chubinshvili, Tea Djordjadze, Maya Sumbadze,
Salome Machaidze, Gogi.Ge.Org, Zaza Rusadze, Tamuna
Karumidze, Levan Nutsubidze, Gioslavia, Nikakoi/Erast, e
Natalia “Tba” Beridze.
TBA è il moniker che Tusja sceglie per la sua attività di
musicista. In georgiano TBA significa lago, e come i flutti
salmastri di un lago sono i suoni che comincia a produrre,
mentre da autodidatta si cimenta anche con il piano. I suoi
si stempera in un fumoso alone da club notturno. Un’ispirazione ispida e sfaccettata. Una verve creativa sempre a
cavallo tra veemenza politica ed elitarismo intellettuale.
L’idea di un doppio album in un settore dove regna sovrano
il formato singolo, poteva essere praticata solo da un’artista che ha già le spalle larghe e una supponenza pari solo
alla sua abilità. Size & Tears è così un disco che respinge
nella stessa misura in cui attrae. Un lavoro presuntuoso e
irrisolto, ma allo stesso tempo avvincente e fresco. Vista
di recente anche in qualche data italiana in compagnia di
Thomas Brinkmann, suo mentore artistico e spirituale, Natalie è sembrata impacciata e intimidita. Una cenerentola
che ancora deve trovare il coraggio di uscire del tutto fuori
di casa. La immaginiamo ricurva sul laptop, per giorni e
notti intere a concepire il mondo di nenie digitali in cui
ambientare la storia di Alice.
Mentre Thomas Brinkmann si faceva cacciare dalla scuola
d’arte di Dusserdolf per le sue idee poco ortodosse (un
episodio che deve avergli fatto immensamente piacere, visto che non perde mai occasione di ricordarlo), a Tbilisi, in
Georgia, Natalie cominciava a manipolare i beat sulla scia
di cattive compagnie dedite alla musica techno. Un’ideale
porta d’accesso per il Goslab, collettivo artistico georgiano
punti di riferimento fanno bella mostra della loro eterogeneità in tutte le press release che rilascerà Max Ernst: “The
Smiths, Lou Reed, Weather Report, David Bowie, Cocteau
Twins, Björk, Aphex Twin, Squarepusher, Stravinsky, Prokofiev, Shostakovich, Jeff Mills, Autechre, Kraftwerk, Georgian folk music and much more”. Il pedigree è buono e lei
ha creatività e energia da vendere, ma tutto è tranne che
originale. Con la dovuta parametrizzazione tra gli esordi e
le uscite di questi giorni, TBA non si discosterà mai da una
comoda posizione mediana che guarda a nord verso l’algida malìa digitale di AGF e a sud verso la pulsazione techno di Brinkmann. Come racconta lei stessa, quest’ultimo
impiega circa 5 minuti per innamorarsi di lei e convincerla
a pubblicare sulla sua etichetta, una cosa che concede
con parsimonia (Luciano, John Harding, Vladislav Delay).
Il primo parto è quindi il 12 pollici Georgia Is Like Spiritual Tokyo poi gonfiato a disco omonimo con cui la Nostra
esordisce ufficialmente sulla lunga distanza nel 2003.
I primi apprezzamenti non si fanno aspettare e subito qualcuno comincia a ragionare sull’opportunità di trovarsi di
fronte ad una nuova Björk. Le 21 tracce di TBA si alternano tra diafane giostre per glitch minimali e melodie zuccherate come caramelle di pop digitale. Wrestler con il suo
34 sentireascoltare
basso dub e il recitatato sussurrato manda subito segnali
precisi su quanto possa crescere, ma lei si mantiene ancora nascosta. Si copre dietro i glitch e le leggerissime
arie noir che sfociano in un’ambient gentile o in un’elettronica krafwerkiana soffice soffice, dove i glitch sono come
punture di spillo (intr.-detec.sys, kryz, shutka). Il disco si
mantiene su una linea di non disprezzabile produzione di
genere.
Due anni dopo, il salto di qualità compiuto con Annulè
sorprende un po’ tutti e il disco diventa chiacchieratissimo.
Tusja ormai 25enne si presenta con un lavoro dal taglio
politico, con una copertina che la raffigura in versione simil
terrorista mentre indossa un passamontagna che le copre
il volto. Come una foto segnaletica su cui si staglia il marchio di un timbro che dice “annullato”. Ad essere annullato
è il permesso di soggiorno per gli immigrati, ma non la sua
energia che qui esplode in tutta la sua verve, attraverso
uno zibaldone di stili e traiettorie divergenti che fanno allungare di molto il minutaggio del disco. Tusja si dimostra
troppo eterogeneo, ma trova una sua ragion d’essere proprio in questo. Di sicuro svela molto di più dell’artista, laddove nel debutto omonimo ancora tendeva a nascondersi.
Qui c’è lei in primo piano, ovunque, fin dalla copertina.
Annulè è un bel segnale di fiducia da parte di Brinkmann
che spinge la sua protetta come meglio riesce a fare. In
cambio presto ottiene altrettanto da lei. Lo si capisce dal
disco più accomodante che quest’ultimo dà alle stampe nel
2005, intitolato Lucky Hands, e che si giova della voce
di Tusja su alcuni brani del disco. Lucky Hands e Margins
sono sintomi chiari di come il lirismo di lei e la vigoria di
lui, amalgamate nella giusta gradazione, possano elaborare congegni elettro di febbrile efficacia. Se ne accorgono
anche loro e un anno dopo spingono l’ingresso nel catalogo di Max Ernst di un lavoro firmato da TBA Empty, ovvero
loro due messi insieme. La sigla pubblica prima uno Stupid Rotation 1, un 12” che raccoglie quattro brani proposti
durante session live. Dopo poco la serie si completa con
uno Stupid Rotation 2, infine unendo i due 12” e aggiun-
più matura ma continuamente contesa fra tre correnti ben
distinte. Da un lato una forte tendenza verso un’avanguardia naive e supponente, che regala suggestive astrazioni
pianistiche (Beba Plays, GetGoin) o filastrocche surreali
dove si gioca ad incastrare samples presi da Tetris, Mario
Bros e altri videogame per saletta giochi anni 80 (Dread).
Sull’altro lato c’è il verbo più accomodante e zuccherino di
TBA dove la sua irruenza si stempera in raffinati e anemici bjorkismi (I, Cheg, Sleepwalkers, Smashed, Nevermind,
Urs). Infine c’è il materiale più techno oriented, dove si fa
evidentemente infettare dall’energia di Brinkmann (Zinavs,
Soshi, Signdunst, Walk, Downby). Le cose migliori allora le
ottiene proprio quando riesce a mediare e ad ottenere una
sintesi tra tutto questo. Ci riesce in Ocean K, una suggestiva panoramica su una gelida mareggiata di glich invernali
e note di piano. Ci riesce nel trip hop sexy di Annulè e nella filastrocca da femmina kraftwerk di Lego Poetry.
Anche sul piano tematico Tusja va dietro a mille scintille
pur di far ardere la sua creatività. Sleepwalkers cita Dylan
Thomas, in Dread si omaggia Raymond Scott; si occhieggia a T. S. Eliott in Signdust, una citazione da Kafka fa capolino nel packaging del disco (…My fear is my substance,
and probably the best part of me). Il disco sembra anche
gendo altri brani inediti, ottengono Stupid Rotation, un
disco vero e proprio.
TBA Empty è pura e semplice febbre techno da dancefloor.
Tutta la malia femminea che si ammantava sui brani di Annulè viene fatta salire lentamente a galla man mano che
i brani procedono, ma viene sempre relegata in secondo
piano. Il motore gira sempre a ritmi elevati anche se l’inizio
è un lento “blip pop” a 125 bpm su cui interviene Winston
Tong. Da Dacha in poi è materiale per sudori e corpi che si
sbattono. Natalie dimostra di essere a proprio agio anche
nelle vesti della dominatrix techno. Le migliori cose le
combina su Kit Landing, dove biascica parole con la stessa
dolcezza di un cyborg mentre basso virulento e folate di
synth si impastano ai ritmi e Rocks con tutto quell’eco a
volteggiare sul bailamme dei beat. Prodotto di genere che
cade a fagiolo per la club culture, eppure parecchio efficace nel suo ambito. Oltre ai brani segnalati prima si notano
altre due o tre pagine al di sopra della media (Readers R
Fools, Brain Is Gone, D Lay).
Dopo questo esperimento e le performance live sempre in
compagnia di Brinkmann, la Nostra tornerà a mettere mano
ad un suo lavoro solista, con Size & Tears, un disco chilometrico e vittima delle sue stesse ambizioni. Il tentativo
sentireascoltare 35
attraverso i canoni di una storia lineare. Credo che volessi
semplicemente provare il lusso di essere terribilmente ambiziosa senza nessuna ragione.
Un addio all’infanzia? Come mai avverti proprio ora il
bisogno di dire addio a quel periodo? Mi dici qualcosa
sulla tua infanzia?
Semplicemente perché ho fatto 28 anni e semplicemente
perché è ormai andata. È stata abbastanza un paradiso
per me. Mi sono sentita piena di gratitudine verso quel
periodo, includendo tutti i suoi personaggi e tutte le sue
persone. È stato come un modo per dire grazie.
velato di ritagliarsi un suo spazio personale, oltre l’ombra
del tedesco, è ancora troppo timido. Forse non ha ancora le forze per camminare da sola o forse Brinkmann non
la lascia andare completamente come sembrerebbe dimostrare l’ultimissimo The Other, ma di questo ne parliamo
in sede di recensione.
Una cosa mi sembra abbastanza incontestabile. Natalie
all’età di 28 anni dimostra con tranquillità quanta carne
abbia sulle sue ossa e quanto irruente possa essere la sua
verve artistica. Probabilmente è solo questione di tempo,
ma anche se questo vulcano georgiano non dovesse mai
esplodere sul serio, saremmo già contenti così.
Tears (a nd fea r s)
Natalie, iniziamo dalla più ovvia delle domande. Due
dischi, uno dopo l’altro, di cui uno doppio. I tuoi detrattori diranno che la prendi sempre per le lunghe… Come
mai ha deciso di pubblicare tutto questo materiale nello stesso tempo?
Beh… non era stato pianificato così. Quello che era stato
programmato era Size & Tears, il doppio. The Other è arrivato in modo accidentale. Questo secondo disco dovrebbe
essere attribuito a Thomas Brinkmann, che l’ha assemblato, masterizzato, tratteggiato, prendendosi completamente
cura della sua uscita.
Annulè era un disco prettamente politico, già a partire
dal titolo che faceva il verso al timbro per il visto di
soggiorno negato. Size & Tears sembra invece prendere strade surrealiste per via delle sue connessioni
con Lewis Carroll e Alice nel Paese delle Meraviglie.
Parlami un po’ dell’ispirazione che c’è dietro questo
lavoro chilometrico.
Lo considero soprattutto con una piacevole catastrofe. È
stato concepito per essere un addio ad un certo periodo
della vita, in questo caso l’infanzia. Carroll è stato giusto
un appiglio per iniziare. Più tardi ho preso come fonte di
ispirazioni altri scrittori e artisti in un numero che ha cominciato ad essere malamente alto. Ovviamente, l’ispirazione era ed è soprattutto la musica in sé. Ho perso il conto delle cose che sono contenute in questo progetto. L’ho
usato come un cestino per qualunque cosa abbia fatto per
il passato anno e mezzo. E di conseguenza ho perso il filo
del racconto. Credo che non ci fosse niente da raccontare
36 sentireascoltare
Come hai iniziato ad appassionarti alla musica e poi a
farla?
La musica è sempre stata una parte importante.di me. Non
potevo stare senza musica. I miei amici avevano iniziato
a fare musica elettronica in Georgia e li osservavo senza
alcuna intenzione di fare altrettanto. Ma poi ho provato e
mi sono innamorata, fino al punto di pensare di non voler
fare più nient’altro.
Hai studiato piano oppure sei un’autodidatta?
Autodidatta.
La maggioranza dei brani incentrati sul piano sono sul
primo disco di Size & Tears. Come hai scelto la scaletta
dei due dischi? A me sembra che i brani più melodici
siano sul secondo, mentre il materiale più astratto è
sul primo. Questa suddivisione è intenzionale o inconscia?
Entrambe. Tematicamente Alice si innamora sul secondo
disco, così ho inserito li il materiale più pop, più sentimentale. Il primo disco invece è un po’ come una serie di
porte, attraverso cui far immergere lei dentro qualcosa.
Per questo doveva essere più crudo del secondo. Dall’altro
canto, non sono totalmente padrona di quello che ho fatto
o di come è venuto fuori. Penso che la parte inconscia
sia molto importante, in generale, quando si fa musica.
Ti parla più forte delle parole e ti può dire più cose sulle
persone delle persone stesse. Così lascio quella parte alla
musica.
Penso che una delle tue qualità sia quella di tracciare
un fitto reticolo di ispirazioni e riferimenti. Su Annulè
c’erano omaggi e citazioni, tra gli altri, a T.S. Eliott,
Raymond Scott, Franz Kafka. Qui oltre a Carroll, leggo che ci sono elementi da Marina Tsvetaeva, l’Agente
Cooper di Twin Peaks, Merab Mamardashvili, Joseph
Brodsky, Fyodor Dostoevsky, Andrè Breton… come
procedi nello scegliere le fonti? Capita quando stai
componendo o quando stai scrivendo le liriche?
Sia prima che dopo, ma è più che altro una traccia di quello che mi gira per la testa in quel momento. Cambia così
rapidamente. Un giorno questo, un altro giorno qualcosa di
veramente diverso. Alcune cose rimangono, proprio come
accade con le persone che mi hanno ispirato per tutta la
mia vita con la loro musica, poesia o pittura. Così se c’è un
modo per pagare tributo, beh… allora mi piace dedicare loro
alcune parti di me stessa che credo a loro piacerebbero.
The Other invece è un disco molto più diretto e di impatto, più ritmico e dance oriented. Come e quando
hai concepito i brani di entrambi gli album e perché
hai deciso di pubblicarli separatamente?
The Other è stato prodotto dopo che avevo ultimato
Size & Tears. Dopo averlo assemblato e masterizzato,
abbiamo preso un po’ di tempo per decidere come e se
pubblicarlo o meno. È stato difficile affrontare il pericolo
che così tanto lavoro sarebbe altrimenti stato difficilmente disponibile. Così nel frattempo ho semplicemente
fatto musica e devo dire che ho lavorato un bel po’, così
sono nate un po’ di tracce nuove per il secondo disco.
Questi due lavori sono molto diversi l’uno dall’altro, così
è come se uno possa aiutare l’altro. Probabilmente è
stato intelligente aspettare The Other.
Molta della migliore musica elettronica di questi anni
arriva proprio dall’ex Unione Sovietica. Penso a Zavoloka, Andrei Kiritchenko, Gultskra Artikler. Credi
che sia un’espressione fedele del sentire comune
dell’ex Urss. Conosci questi artisti, pensi che ci sia
qualcosa di comune che vi lega?
Conosco Zavoloka, mi piacciono alcune delle sue cose
e lei è una persona assolutamente piacevole, ma non
vedo molto in comune tra le nostre musiche. Non credo
peraltro che ci sia qualcosa in comune tra la produzione
che viene dai paesi del Terzo Mondo, per dire. È solo
più semplice definire le cose in quel modo. È un po’ una
cosa simile ad un cliché dire che pensiamo in uno stesso
modo solo perché abbiamo avuto Chiburashka invece di
Tom & Jerry.
Mi puoi parlare dei tuoi inizi? Come hai incontrato
Thomas Brinkmann? Cosa ti ha attratto di lui e cosa
credi che ti abbia attratto di lui?
Thomas mi attraeva già come musicista molto prima che
ci incontrassimo. L’ho conosciuto a Tiflis, attraverso amici in comune come Thea Djordjadze e Andreas Rheise
(kreidler). Lui si stava esibendo in un club e dopo la sua
performance gli allungai il mio demo e lo ascoltammo
nel mio studio. Mi offrì un contratto discografico circa 5
minuti dopo aver sentito il mio materiale. All’inizio ero
scioccata da una decisione così spontanea, ma dopo ho
capito che questo è proprio il modo in cui Thomas lavora
con le persone in generale. La cosa dovrebbe essere lì
e non dovrebbe contrastare con la prima impressione
avuta. Credo che lui abbia alcune intuizioni. È enormemente perspicace e avveduto con le persone così come
lo è con la musica. Mi ha dato un’occasione per lavorare
nelle condizioni migliori e non mi ha mai chiesto niente
in cambio. Lo dava per scontato. Credo che gli piaccia
parte del mio materiale, non tutto, ovviamente.
Anche se credo tu non viva più in Georgia, come credi che sia la Russia di oggi, alla vigilia delle elezioni,
con lo spettro di un terzo mandato “falsato” di Putin? Per noi che vediamo solo attraverso lo specchio
deformante dei media è difficile capire una realtà
distante, ma episodi come quello dell’assassinio di
Anna Politkovskaya sono inquietanti.
Non ho molto da dire sulla politica russa. Cerco di stare
alla larga da tutto quel mondo. Tutto quello che posso
dire è che le persone al comando sono dei veri stronzi
e che sfortunatamente la maggior parte delle persone li
considerano affidabili lasciandosi andare alla tendenza
dominante. È lo stesso con la Georgia. È stata regnata
da giovani mutanti, che vogliono continuare a rimanere al potere. Ringraziando Dio, le cose più importanti
vengono ancora concepite dall’interno. All’esterno non
sembrano corrispondere molto.
Fai ancora parte del collettivo artistico chiamato Goslab? Mi puoi descrivere le sue attività e cosa fai al
suo interno? Ho letto che fai anche della video art. È
vero? La tua musica è abbastanza cinematica.
No, non ne faccio più parte e il collettivo non esiste più.
Così ho un po’ perso le tracce delle sue attività. Non
posso dirti molto altro.
Hai già in progetto nuova musica dopo questi due
album o starai lontana dalla produzione per un certo
periodo di tempo? Altre collaborazioni con Thomas
Brinkmann in cantiere?
No, non ci sono in progetto collaborazioni con Thomas, ma continuerò a fare musica. È abbastanza strano
e astratto come presenza nel tuo tempo. Non ci sono
deadline o altro. Solo musica. Mi piacerebbe collaborare
con AGF, ma è solo un’idea.
So che sei anche una videomaker. Cosa mi puoi dire
a proposito di quest’attività? Come mai ti sei interessata a quest’espressione artistica? La tua musica
è influenzata dal video o consideri queste come due
forme d’arte ben distinte?
Per me questi sono due mondi completamente separati. Non sono una videomaker. Ho fatto solo un video, e
accidentalmente ha vinto un premio ad un festival internazionale, ma è stata una divertente coincidenza.
Non mi piace l’arte digitale e non sono molto tagliata
per esprimermi con essa. Le mie motivazioni si possono
brutalmente ridurre a cosa uno ha realmente bisogno di
produrre. Al di là di questo, cerco di stare più lontano
possibile da un suono o un’estetica moderna e non ho
più fatto un video dopo quello.
sentireascoltare 37
RECENSIONI
NOVEMBRE
38 sentireascoltare
( e t r e ) – Vo i c e s S t o m p F l a m e s
For Requiem Times (Ruralfaune,
settembre 2007)
( e t r e ) – I C a n ’ t Ta k e M y H e a d
To S e e H I G H E R B e c o u s e T h e
Sky Is Landing Over My Neck
(Riz(h)ome Records, settembre
2007)
Genere: folktronica,
espressionismo astratto
Ai ca mpio ni u t iliz z at i nel pr im o c apito lo d ella tr ilogia - A Pos t - For dist Pa rad e In The St r ik e O f Ev ent s
(Baskaru, 20 0 6 ) - , c u l t u r a l m e n t e
co nn ota ti, satur i di m em or ia c ollet tiva , e d un qu e f or t em ent e s ignif icativi, l’ultim o ( e t r e ) p r e f e r i s c e ma n on è re gola f er r ea - le v oc i
private , ca ric he di m em or ia per sonale, i suo n i c a p a c i d i g e n e r a r e
rico rdi, evoc ar e aff et t i, per s one
- an co ra p resent i nella v it a dell’ar tista, o non p i ù a q u e s t o m o n d o ; è
il ca so di q ue lli ut iliz z at i in Voic es
Stomp Flames F o r R e q u i e m Ti m e s .
Il Salvato re B or r elli degli ult im i due
ca pito li de lla t r ilogia è all’inquieta ricerca di u n l i n g u a g g i o p r i v a t o
– quel lingua g g i o c h e e m e r g e , i n
fran ge nti di s uono di abbagliant e
lucidità , d al s olit o r ibollir e di detriti in sottofo n d o – c o m e a v v i e n e ,
a mero titolo e s e m p l i f i c a t i v o , n e l l a
sp len did a co da di Thes e Bir ds Say
To Me :“It’s Har d To Liv e! ” o c on l’intimismo piani s t i c o d i We D o B o r i n g
Things Toghe t e r. L’ u n i t à e s p r e s s i v a
minima utiliz z a t a d a l n a p o l e t a n o
rimane sempr e e c o m u n q u e – s i a
chiaro – il gl i t c h , i l m i c r o s u o n o , i l
framme nto . La logic a c om pos it iv a,
di n atu ra mo dular e, quella del c ut up consciame n t e o i n c o n s c i a m e n t e
mutuato da B u r r o u g h s , i n a u g u r a t o
con Dada: e d u n q u e , l ’ a t o m i c o i l
mole co lare il m ic r os c opic o, m a anch e il d etrito il r if iut o la s c or ia lo
scarto p rele v at i da un f lus s o c ontinuo ed isola t i - s p e s s o c o n p u n t e
di estrema vi o l e n z a e s p r e s s i v a : s i
asco ltino gli in equiv oc abili gem it i di
Music Fo r No body And YO U o l’incedere marzia l e d e l l e c o n t r a d e a l l o
scorso Palio d i S i e n a d i E n d s t a t i o n
Palin dro mes - in un am bient e ar t ificia le a ecosos t enibilit à z er o. Let teralmente co s t r e t t i a c o n v i v e r e - i l
rischio , co n (e t r e) , s t a nell’ec c es s iva sa tura zio ne c r om at ic a ( e c ult urale ), n ell’e ve nt ualit à, s em pr e die-
tro l’angolo, che il caos così come
l’int e n d o n o l a f i s i c a e l a m a t e m a tica contemporanee divenga caos
t out - c o u r t - , q u a s i m a i s c o r t i a d i a logar e . M a f o r s e a d u n o s c a v o d i ligente esiste qualcosa di sorgivo,
una base solida da cui scaturiscono
le intu i z i o n i d i ( e t r e ) . S e i n e v i t a b i l mente vien fatto di chiedersi, che
fine poi faccia il tanto sbandierato
folk in quel marasma scomposto
di elettroni che i dischi di (etre)
rischiano di apparire ad un primo,
timoroso, addomesticamento, che
si cerchi quel fondo, se a mancare
n o n è l a p a z i e n z a . ( 7 . 5 / 1 0 ) a Vo i c e s
S t o m p F l a m e s F o r R e q u i e m Ti m e s ,
( 7 . 3 / 1 0 ) a I C a n ’ t Ta k e M y H e a d To
See HIGHER Becouse The Sky Is
Land i n g O v e r M y N e c k .
Vincenzo Santarcangelo
A A . V V. – O K X : A Tr i b u t e To O k
Computer (Stereogum, ottobre
2007)
Genere: indie rock
Enc o m i a b i l e i n i z i a t i v a n a t a d a l l e
m ent i d e i c u r a t o r i d i S t e re o g u m; s i
badi b e n e , n o n u n ’ e t i c h e t t a d i s c o grafica, ma un sito web dedito alla
musica, soprattutto all’indierock.
Il sito fu lanciato nel 2003 dallo
s t at u n i t e n s e S c o t t L a p a t i n e c o m e
punt o d ’ i n c o n t r o c r e a t i v o n e l q u a le convergevano soprattutto news
e go s s i p p r o v e n i e n t i d a l p a n o r a ma musicale indipendente. Oggi si
è allargato non poco riuscendo a
contenere al suo interno una vasta
gam m a d i m p 3 l e g a l m e n t e s c a r i cabili, anteprime di videoclip, date
dei tour musicali, recensioni e una
s er ie d i r u b r i c h e s u n u o v e u s c i t e
e artisti emergenti, il tutto sempre
riguardante l’indierock. E che dire
quan d o S t e r e o g u m r i e s c e n e l l ’ i m pr es a d i f a r s u o n a r e a i s u o i g r u p -
p i p r e f e r i t i d e l m o m e n t o l e ca n zo n i d e l l ’ a l b u m c o n l a “ a ” maiuscola
p e r o g n i i n d i e r o c k e r c h e si rispetti?
Q u a l e a l t r a o c c a s i o n e p o t eva e sse r e p i ù a p p e t i b i l e s e n o n quella dei
d i e c i a n n i d i O k C o mp u te r ? Ecco
c o s ì c h e t r e d i c i b a n d m i nori della
s c e n a i n d i e s t a t u n i t e n s e vengono
r e c l u t a t e p e r l ’ o c c a s i o n e a r e i n te r p r e t a r e q u e l l e t r a c c e d i q u e l disco
f i r m a t o R a d i o h e a d . I m p r esa a m b i z i o s a , m a a l l o s t e s s o t e m p o co m p l e t a m e n t e s t i m o l a n t e . Ch e p o i l a
q u a l i t à è a n c h e b e n e l e v ata. Tra i
n o m i p i ù c o n o s c i u t i s p i c c a n o John
Va n d e rs l i c e ( K a r m a P o l i ce ) , Cold
Wa r K i d s ( u n ’ E l e c t i o n e e r i ng q u a si a
c a p p e l l a ) e M y B ri g h t e s t D ia m ond
( L u c k y ) . M a n o t e d i m erito sono
s e n z ’ a l t r o d a a t t r i b u i r e a D ov e m a n
( l a s u a r i l e t t u r a d i A i r b a g è la più
r i u s c i t a d e l l a c o m p i l a t i o n : sospesa
e s p e t t r a l e o l t r e m o d o c o n una coda
p i a n i s t i c a j a z z a t a d a b r i v id i ) , a D a v i d B a z a n ’s B l a c k C l o u d p i ù co n o s c i u t o c o m e P e d ro T h e L i on ( r i e sce
letteralmente a far sua Let Down)
e a M o b i u s B a n d p e r l ’ originalità
d e l l ’ i n t e r p r e t a z i o n e . G l i a l tr i svo l g o n o i l p r o p r i o c o m p i t o s e n za tr o p p o e n t u s i a s m a r e . M a n o n possiamo
c e r t o f a r g l i e n e u n a c o l p a : avevano
a c h e f a r e c o i R a d i o h e a d m i ca co n
… (fate voi). Ciò che è da elogiar e ( i n v i d i a r e ) , a l d i l à d e l l a q u a l i tà
d e i r i s u l t a t i , è l ’ i d e a c h e sorregge
s i ff a t t a p u b b l i c a z i o n e : u n a r a cco l t a d i t u t t o r i s p e t t o - i p r imi giorni
s c a r i c a b i l e g r a t u i t a m e n t e ( se m p r e
i R a d i o h e a d , o h ! ) o r a a sco l ta b i l e
i n t e r a m e n t e i n s t r e a m i n g - ch e p r o m u o v e s i a i l s i t o s t e s s o ch e l ’ u n d e r g r o u n d m u s i c a l e q u i b en r a p p r e s e n t a t o d a l l e b a n d c o i n v o lte. E non
è p o c o , a s s o l u t a m e n t e . ( 7 .0 /1 0 )
Andrea Provinciali
AAL – Urania 5cd (+1) boxset
(Afe, agosto 2007)
Genere: elettronica isolazionista
U ra n i a , i l m o n o l i t e . S o r t a d i co l l e ct e d w o r k s d e l p e r i o d o 2 000-2004.
F l u s s o d i c o s c i e n z a s o n o r o i n cu i
“ m e m o r i e , s o g n i e p o r z i on i d i r e a l t à ” s i s o v r a p p o n g o n o s fr u tta n d o
t u t t a l a s i n t a s s i i s o l a z i o n i sta , a m b i e n t e g l i t c h . C i n q u e p e zzi fa ci l i ,
s i p o t r e b b e d i r e c o n c i n e m a to g r a f i c a i r o n i a : 5 c d ( p i ù u n s esto d a r i -
sentireascoltare 39
turn it on
Jean Jacques Perrey & Luke Vibert - Moog Acid (Lo Recordings /
Audioglobe, 15 ottobre 2007)
Genere: hip hop retro lounge
For s e è un t r a g u a r d o a r t i s t i c o p e r L u k e Vi b e r t c h e q u e s t ’ a n n o s e m b r a ta r a n t o l a t o di c r e a t i v i t à ( l ’ a l b u m i n s o l o e i l r i t o r n o a l l a P l u g c h i a m a t o Ace
O f Clubs ) , f o r s e è u n p a s s a g g i o d e l t e s t i m o n e p e r l a s e r i e I l g r a n d e v ecc hio della s p a c e a g e a n n i S e s s a n t a , i l s o n o r i z z a t o r e s t o r i c o d e l l a D i s n e y,
c he pas s a l o s c e t t r o a l l o u n g e m a n n u m b e r o n e d e l l ’ e l e t t r o n i c a a l b i o n i c a. Pr obabi l m e n t e è u n a z z a r d o e p p u r e M o o g A c i d h a t u t t a l ’ a r i a d i un a
c onquis t a im p o r t a n t e p e r l ’ a s p e t t o p i ù p r o p r i a m e n t e c r e a t i v o d e l l ’ e s t e ti ca
v iber t ina, o v v e r o q u e l l o e x o t i c - h o p , s p e c i a l m e n t e Wa g o n C h r i s t . R e tr o s pet t iv am en t e , i l p e r c o r s o è s i m i l e a q u e l l o d i u n a r e t t a , l i n e a r e i n l e g g e r a
pendenz a. U n a l i n e a p u n t i n a t a n e l l a q u a l e i n q u e s t i a n n i a b b i a m o o s se r v a t o l e z a m p a t e d e l g e n i o e l a g e n t i l e z z a . I l s e n s o d i c o l p a p r o p r i a m e nte
albionico in dialogo b e a t . Q u e l f a r e s t o n e d c h e l i b e r a l a m e n t e . L’ e r b a S e s s a n t a c h e l ’ a t t i v a i n g n o s i s e m p r e più
profo nde. Visioni fut u r i s t e c h e d i s c o d o p o d i s c o p o r t a n o a l P e r r e y u l t r a k i t s c h e a t u t t i g l i i n n o v a t o r i p o p t r o nici
impiegati negli spot t e l e v i s i v i d ’ a n t a n . U n i n c o n t r o r a v v i c i n a t o d e l l ’ e n n e s i m o t i p o c h e a l l a f i n e s i c o m p i e e b asta
l’at t acco g od ard ian o di I nt r o ( i due c he s i pr es enta n o c o n t e m p o r a n e a m e n t e i n s t e r e o f o n i a ) p e r c a p i r e c h e q ua l cosa di magico sta p e r s g o r g a r e .
Già, nei quaranta mi n u t i d e l l ’ a l b u m , Vi b e r t p a r e r e g r e d i r e ( p r o g r e d i r e ) a u n ’ i n f a n z i a r e a l e ( l a s u a ) e a d u n a m i t ica
(quella collettiva del p r e - s b a r c o l u n a r e ) . E n t r a t o i n p o s s e s s o d e i s a m p l e s t o r i c i d i J e a n J a c q u e s e c o n i l g r a nde
vecchione in studio, è c o m e s e f o s s e e n t r a t o p e r l a p r i m a v o l t a i n s a l a g i o c h i . Q u e l l a f r e s c h e z z a e q u e l s e n s o di
meraviglia che erano i l p a n e d e l l e i n g e n u e - g e n i a l i p r o d u z i o n i d e l p a s s a t o l e p u ò t o c c a r e c o n m a n o , l i b e r o d alle
maniere d ell’u ltimo C hi cago, Det r oi t , Redr ut h ( e p r e c e d e n t i a s u o n o m e ) , l e g g e r e z z a e t o c c o f r a n c e s e s ’ i m p ossessano d i lu i e ZOT! La f ant as t ic a m is t ur a di Pu b l i c E n e m y e G e o r g e H a r r i s n d i D r e a m 1 0 6 , g l i i n s e g u i m enti
H anna & Ba rbe ra mi s s at i Car naby St r eet di J jplv d n b ( p a r e n t e s t r e t t o d e l l e s o u n d t r a c k d e l l ’ A l b e r t o n a z i o n a l e dei
S essa nta e d el na zio nale Pier o Um iliani r iv is it at o b r e a k b e a t e Vi b e r t t o u c h o v v i a m e n t e ) , i l g r o o v e e l e t t r o a n a l o g i co di Visio n Fo r The Fut ur e. Anc or a. L’ir onia f anc i u l l e s c a , n a ï f , t i p o “ F r a M a r t i n o ” o v v e r o F r e r e J a c q u e s ( s a mple
preso da ll’alb um de l f r anc es e The Am az i ng New E l e c t ro n i c P o p S o u n d s O f ) p e r x i l o f o n o , b e a t , b a s s e t i m ido
canto del figlio di Vi b e r t . P u r o h u m o u r A p h e x q u a d d e n t r o . È v e r o . P o i q u e l l a s o r t a d i p o l i z i e s c o t v – C o l o m bo?
D errick? - p er pia no la c he s ’inc ar t a c he r appr es en t a l ’ a l t r o g r a n d e c o n t r i b u t o d e l l a c o l l a b o r a z i o n e ( M e s s y H op ).
L’imm ag ina rio e la fo lgor az ione di ques t ’ult im i episo d i n o n v i e n e r a g g i u n t a d a p p e r t u t t o , d i c i a m o l o . M a c e n ’ è ab bastan za pe r un (7.2 / 10) E per il pr em io alla c ar r ie r a a e n t r a m b i . P r e f u s e e M a d l i b , f a t e v i d a p a r t e .
Edoardo Bridda
40 sentireascoltare
ch ied ere se pa r at am ent e) per 5 or e
di mu sica in s uper lat iv o box c ar t ona to che oma ggia l’om onim a c ollana di fa nta sc ienz a. Dai f or m at iv e
ye ars alla m a t u r i t à c o m p o s i t i v a .
Dag li alb ori delle s per im ent az ioni embrionali a l l ’ e l a b o r a z i o n e d i
un disco rso c om pos it iv o per s onale
e di un a rice r c a del e s ul s u o n o .
Ur a nia vie ne c os ì ad es s er e t appa obbligator i a p e r c o m p r e n d e r e
il percorso di c r e s c i t a d i u n a d e l l e
p iù lon ge ve e pr odut t iv e s igle della spe rimen taz ione elet t r onic a it alia na . È un cr es c endo wagner iano,
una marea mo n t a n t e e i n a r r e s t a b i l e
che sale dalla a ff a s c i n a n t e n a i v è t é
dei primi, inc e r t i p a s s i r a c c o l t i i n
Dis c2 , attrave r s a l e s t r a t i f i c a z i o n i
con ce ttua li d i Di sc3 e C o m p o s i t a
Solv antur p er ar r iv ar e alle s c r ez iature a cu stico/ digit ale di Del i cat e
Debr is e Engi ne Sum m er . Aal r iesce ne l tratteggiar e paes aggi s onori ora glaci a l i e i n q u i e t a n t i , o r a
delicatamente r o m a n t i c i , o r a d i u n a
mantrica immo b i l i t à , s f r u t t a n d o u n a
tavolozza di c o l o r i p i u t t o s t o a m p i a
tra pastosi gr u m i d i g l i t c h , l u g u b r i
rielaborazioni d i s o u n d s o u r c e s
(co n Disc 3 c h e e v o c a i m o m e n t i
più sp ettra li di c er t i Coi l ) , p r o f o n d e
ela bo razion i di s uoni ac us t ic i ( Del i ca te Debr is). M a Valec c hi s t upis c e
anche per la m a t u r i t à d e l l ’ i m p i a n t o
co ncettu ale c he s ot t os t à alle s ue
co mpo sizion i: Com posi t a Sol vantur , o mag gio all’om onim o poem a di
Fra nco Fo rtini, è un gioc o di s pec ch i che si ma nif es t a in 4 lunghis sime ed (e)sta t i c h e s u i t e c h e s o n o
“descrizioni d i u n o s t e s s o l u o g o d a
an go lazion i d iff er ent i” . Pur o, im mob ile amb ient - dr oning, all’apparen za , in re alt à pr is m a c angiant e
e mantrico ch e p l a s m a a l p r o p r i o
volere la mat e r i a d i p a r t e n z a . S e
non siete sat u r i d ’ a m b i e n t g l a c i a l e
e glitch-music m i n i m a l e p o r t a t e v e l o
a casa sen za indugi. ( 7. 0/ 10)
Stefano Pifferi
A c i d M o t h e r s Te m p l e S W R Stones, Women And Records
(Magaibutsu, 2007)
A c i d M o t h e r s Te m p l e G u r u G u r u
- Psychedelic Navigation (Important Records, 2007)
Genere: psych rock
Yo sh ida Tatsuy a, Ts uy am a At s us hi
e Ka w a b a t a M a k o t o . U n p o w e r t r i o
c he, a l m e n o s u l l a c a r t a , p r o m e t t e
f av ill e . G i u n t i a l l o r o s e c o n d o a l bum a s s i e m e , g l i A c i d M o t h e r s Ts u y am a e K a w a b a t a s i g i o c a n o a n c o ra una volta l’asso della stramberia
psichedelica. Certo è che un guitto
d e l fr e a k - n o i s e q u a l e Ta t s u y a ( d e i
f am e l i c i R u i n s ) b e n a i u t a i l m o t o r e
del n u o v o S t o n e s , Wo me n A n d R e cor ds a c a r b u r a r e q u e l c a r b u r a n t e
f elic e m e n t e p s y c h e d o u t d a s e m p r e
pr opr i o d e l j a p a n o i z u p i ù f a m i g e rato e creativo. SWR è un disco
m ult i s f a c c e t t a t o . D a v v e r o , e d a n che ad un primo ascolto, quella che
emerge è la pista lisergica seguita
dal terzetto, ma condita di tutto un
ar m a m e n t a r i o d i t r o v a t e a r m o n i c h e
pr ogr e s s i v e . C o m p i t o n o n d i c h i a rato: illuminare i Sixties drogati
at t r a v e r s o i l c l a s s i c i s m o c a n t e r b u riano, il prog italiano e francese.
Ar ea , M a g ma , i t a n t i e r o i d i c u l t o
di c a s a Ve rt i g o , e p o i i s o l i t i e r o i
ps ic h e d e l i c i d i s e m p r e : H a w k w i n d ,
Hend ri x e q u a n t i a l t r i . S a l v o p o i
far stramazzare il sound del power
trio in quadretti di rumore astratto
e f r e e ( Ve r y Ve r y Ve r y J a z z ) , o i n
num e r i d i m a t h r o c k c o s m i c o ( L i t t le S t o n e L i t t l e Wo m a n L i t t l e R e c or d) o a n c o r a , i n F a i r y M u s i c O f
Fooli s h S u s h i B a r , p r o p o n e n d o u n a
loro versione, fuor d’ogni regola,
dell’i p e r p s i c h e d e l i a f o l l e d i m a r c a AM T. F a t t o d i t r a c c e l e u n e ( i n )
c onse g u e n t i a l l e a l t r e , i l d i s c o d e s c r i ve l a p r o p r i a b i z z a r r i a p e r b r e v i
cartoline sfasate (un genere viene
preso e suonato con le tecniche di
u n al t r o ) d e l l a d u r a t a m e d i a d i u n
paio di minuti.Ci sono episodi voce
e m e l l o t r o n , s v a g h i o n divaghi e
p e r c u s s i v i , m u m b l i n g a s t ratti della
v o c e s o l i s t a s u r i t m i p s e udo funky,
e ff e t t i c h i t a r r i s t i c i d ’ e p o c a di ogni
t i p o , m e l l o t r o n a p r o f u s i o n e , fl a u ti n i o r i e n t a l e g g i a n t i . N e l l a valiga di
q u e s t i a t t o r i k a b u k i d e v o t i a i Gong
e s c a r a v e n t a t i n e l l o s p a zi o i n te r s t e l l a r e c o n s o t t o b r a c c i o una copia
d i A rb e i t M a c h t F re i e d un a d i Do
R e M i F a S o l L a Ti D o n o n m a n c a d i c e r t o u n m a n u a l e d el perfetto
p a t a f i s i c o q u a l e l ’ U b u R o i d i J a r r y.
S u p e r a t o a s i n i s t r a p e r e ccesso di
“fantasticheria”. (8.0/10)
P s y c h e d e l i c N a v i g a t i o n è invece
u n a l b u m p i ù s u l l a s c i a de i “ cl a ss i c i ” d e l i r i g u i t a r - e x p a n d ed di casa
A M T. S t o n e r r o c k S o c k s stabilisce
d a s u b i t o i l c l i m a x d e l l ’ in te r o a l b u m . Ve r t i g i n i i n t e r s t e l l a ri d’acido
c h i t a r r i s m o s a t u r o d ’ e l e t tr i ci tà , l i n e e d i b a s s o d u r e e f u n k e g g i a n ti ,
s p u r i i i n t e r v e n t i v o c a l i d e m e n ti .
M a n i N e u m e i e r ( b a t t e r i s t a e voce
n e i G u ru G u ru ) è d e l l a p artita. Ed
i n f a t t i l ’ a l b u m f a p r o p r i o un po’ del
c o l l a n t e c h i t a r r i s t i c o m a gmatico e
d e n s o c h e f u d i a l b u m c om e U FO
n e g l i a n n i ‘ 7 0 . I l t e r z e t t o si co m p l e t a c o n Ts u y a m a A t s u s h i ( Gong) e
i l s o l i t o K a w a b a t a . B a s s o e ch i ta r r a r i s p e t t i v a m e n t e . N e l l a sostanza,
n u l l a c h e n o n s i a g i à s ta to u d i to
q u a l c h e d o z z i n a d i v o l t e in uno dei
t a n t i ( t r o p p i ! ) d i s c h i d i s s eminati da
K a w a b a t a c o n i s u o i A M T in corso
di carriera. (6.0/10)
Massimo Padalino
Adrian Orange And Her Band –
Adrian Orange And Her Band (K
Records, 9 novembre 2007)
Genere: indie-folk
Che non tragga in inganno quel Her
sentireascoltare 41
posto nella sigla us a t a p e r q u e s t a
occasion e da Adr ian O r ange. Egli è
in tutto e per tutto u n g i o v a n i s s i m o
e prolifico maschio d e l n o r d - o v e s t
statunitense. Infatti , n o n o s t a n t e i
suoi ve ntu n’a nn i, è d all’et à di quindici ch e il No stro sfo r na dis c hi s ot to i p iù sva riati pseu donim i – Thanksg iving il p iù lo ng ev o –, ar r iv ando
persino a fo nd are la M ar r iage Records, e tich etta di P or t land.
S t avolta , a bb an do na ndo appar ent emente qu ell’a pp rocc io lo- f i c he c aratterizzava i suoi pre c e d e n t i a l b u m ,
Adrian se ne esce co n u n m i s c u g l i o
di influe nze afro be at e blues lat ineggiante, che va a d a g g i u n g e r s i
fest osa men te al su o t ipic o f olk s bilenco. Imma gin ate un Wi l l O l dham
cantare co mpa ssato s opr a i delir i
strumentali che un’i n g e s t i b i l e b a n d
composta da diciass e t t e e l e m e n t i –
tra cui an ch e Phil “M i cr ophones”
E l verum – intreccia i n s o t t o f o n d o .
È la sezion e fia ti a f ar la da pr ot agonista; poi sono i c o r i f e m m i n i l i a
evocare tropicalismi a f r i c a n i ; i n f i n e
è il su on o d ell’o rga no a t r aghet t are il tu tto ne l pa ssat o agli iniz i dei
Settanta. Soltanto l a c o m p o n e n t e
vocale e q ue ll’inced er e c hit ar r is t ico tipici d el Nostro indic ano l’at tualità del progetto. C a n z o n i c o m e
l’iniziale Wind ow (M ir r or ) Shadow
e I nte rde pe nd an ce Danc e s ono ot timi esemp i d i q ue s t a c om m is t ione
di stili diversi. La ca r ac ollant e F i r e
D ream , invece, risul t a l ’ u n i c a a n o n
essere contaminata d a i n f l u e n z e
tropicali e – sarà un c a s o ? – a n c h e
l’episodio più riusc i t o d e l l ’ a l b u m .
Lavor o che comu nq ue non dis piace nel suo in sie me e c he, t ogliendo que lle po ch e trac c e c he c on un
minutaggio elevato n o n f a n n o a l t r o
che stancare l’asco l t o , f i n i s c e p e r
divertire e so pra tt ut t o div er t ir s i.
F osse sta to u n p oco m eno aut or eferen ziale sarebbe r i s u l t a t o m o l t o
più coin vo lge nte . (6.5/ 10)
Andrea Provinciali
Adriano Modica - Il fantasma
h a p a u r a ( Tr o v a r o b a t o / A u d i o globe, 10 settembre 2007)
Genere: art rock cantautoriale
H a su on ato il ba sso per M ar co Paren te , Addam a ne r a e Ul an Bat or .
H a recitato in q ua lc he f ic t ion t ele-
visiva e per il cinema in due film
– ahilui - “mocciani” che non sto a
dirvi. Esperienze eterogenee che
devono avergli arricchito ben bene
la collezione di mostriciattoli (quelle
m e n t e c a r e z z e v o l i s t r a n i a t e t r a te s t i e n i g m a t i c i e s t r u t t u r e s c e n t r ate
( l a b u c o l i c a I l f a n t a s m a - c o n dita
d i p i a n o l i n a e w u r l i t z e r - o p p u r e la
c r e m o s a I l p a e s e d e i b a l o r d i ) . Pe r s o n a l m e n t e t r o v o a d o r a b i l e B a t tito
m u t o i n 3 / 4 , c o n q u e l l o s v e n e vole
e i r r e q u i e t o s d r u c c i o l a r e j a z z - p r og,
g u a r d a c a s o u n a d e l l e t r a c c e con
m e n o “ i n g r e d i e n t i ” , m a o g n u n o f a cc i a i c o n t i c o n l e f i s i m e p r o p rie.
Quel che mi sembra oggettivo è il
b u o n l i v e l l o d i q u e s t a ( n u o v a ) pr o posta. (6.8/10)
Stefano Solventi
attoriali soprattutto, presumo), che
difatti rigurgitano nelle otto tracce
di ques t o Il f a n t a s ma h a p a u ra .
O per a s ec o n d a p e r A d r i a n o M o d i ca, calabrese classe ‘77, oramai
ac c as at o ne l l a d o t t a B o l o g n a . O p pur e, s e v ol e t e , è i l s u o d e b u t t o , v i s t o c he Ann a n n a - i l p r i m o c a p i t o l o
d’una t r ilogi a - è t u t t o r a i n e d i t o . S e
q u e l l o e r a l ’ a l b u m d i s t o ff a , i l q u i
presente è l’album di pietra, a cui
s eguir à La s e d i a , l ’ a l b u m d i l e g n o
che Adriano sta testé intagliando.
Av r et e c api t o c h e n o n s t i a m o p a r lando d’un p e r s o n a g g i o f a c i l m e n t e
inquadr abile , m a d ’ a l t r o n d e b a s t a v a la t ar ga Tr o v a r o b a t o a f u n g e r e
da gar anz ia i n t a l s e n s o , n o ?
To r n a n d o a l q u i e d o r a , t r a t t a s i d i
un disco onirico fino al limite del
delir io, in b i l i c o t r a a s p r e z z a e i n t ens it à, m is c u g l i o i n t r e p i d o d i f o l k prog e blues-psych interpretato
c o l p i g l i o ra p i t o / a l l a m p a n a t o d i u n
dis c endent e l a s t i r p e d e i C l a u d i o
Rocchi e de g l i A l a n S o rre n t i ( q u e l lo prima dei figli delle stelle, che ve
lo dic o a f ar e ) , s e n z a p e r ò r i n u n c i a re alla tensione modernista di certo
pop- r oc k “ e v o l u t o ” c h e i n I t a l i a t r o va immediati referenti in Parente e
nel m iglior M a x G a z z é ( c u i r i m a n d a
s opr at t ut t o l a s c o n t r o s e t t a A l l e g r o
m a non t r o p p o ) . L’ a z z a r d o s p a c e y
nella trama elettroacustica - vedi il
f l a u t o , i l g lo c k e n s p i e l e l a c h i t a r r a
c las s ic a ins i d i a t i d a t h e r e m i n , e bow e or gan o n e l l a p a l p i t a n t e I m a nic hini - è u n ’ a n o m a l i a a v v i n c e n t e ,
c os ì c om e c e r t e m e l o d i e d e c i s a -
Annie Hall - Cloud Cuckoo Land
(Pippola Music / Audioglobe, 12
ottobre 2007)
Genere: indie folk
E se quel po’ di tiepida freschezza
(sic!) che andavi cercando germogliasse in un praticello bresciano?
Circolo Arci Ponterotto, per la precisione, dove quattro ragazzi col
poster di un celebre film di Woody
Allen nella cameretta si fanno i loro
bei trip sul ponte che scavalca d’amblé l’Atlantico Oceano, imparentando le coste di qua e di là, le frontiere in(de)finite e l’uggia modernista,
i ciuchi volanti ed i pub cinematici.
Certo, sanno di dover sgomitare con
gente dai gomiti ossuti, certi campioncini dell’impasto e del reimpasto che te li raccomando, Elliott
Smith e Gomez, dEUS e Mercury
Rev, Mojave 3 e Notwist, ma alla
fine la loro cosa indie folk riescono
a farla e pure bene. Capisci subito senti, sai - che quello stare sospeso
in così nutritiva fascinazione gli ha
fatto parecchio bene. Pur restando,
in fondo, quel sogno di splendida
periferia, quella bruma d’orzata tra
turn it on
Radiohead - In Rainbows (10 ottobre 2007)
Genere: avant rock
Il precedente Hail To The Thief ci aveva lasciati con la sensazione di una
band all’apice anzi già un pochino oltre, sospesa nello splendido equilibrio
che precede una fisiologica decadenza. Ma i Radiohead sono bravi - lo sono
sempre stati - a spostare i confini, a scozzare carte che sembravano già
giocate. E’ il caso del qui presente In Rainbows, il loro settimo album di
inediti, e non (solo) per la famosa modalità di distribuzione online.
Al di là delle specifiche canzoni – la consueta calligrafia a base di temi
levitanti, vibrazioni febbrili e allibite ascensioni, tutto sommato sulla linea
di galleggiamento della loro produzione senza palesare particolare brillantezza di scrittura - è il suono il fattore decisivo. Mai come oggi i Radiohead
sembrano in grado di dominarlo (un plauso doveroso al fidato produttore
Nigel Godrich), risolvendo con matematico calore la difficile equazione tra controllo digitale e fragranza analogica,
imbastendo trame preziose ed eteree da orchestra invisibile (arrangiamenti di Jonny Greenwood), una padronanza
al cospetto della quale il turning point di Kid A viene consegnato irrimediabilmente al passato.
Un suono che si profila immancabilmente come “suonato”, si tratti dei beat convulsi di 15 Step o delle trepide volute
d’archi in Faust Arp (con qualcosa di tardo beatlesiano), i muggiti di basso in All I Need (bradicardici ammiccamenti
Depeche Mode) o le corde vocali di Thom Yorke. Il vocalist appare davvero ispirato, duttile come non mai: ora si
presta allo stile antico (scatti invasati Lydon + enfasi pettoruta Bono), ora ad un croonerismo trepido, ora ad un
talking agile e angoloso, anche se il massimo lo ottiene tra la vulnerabile immediatezza di Videotape ed il finale
della peraltro prevedibile Jigsaw Falling Into Place, con quel suo modo di condurti nelle zone d’ombra, un delicato
languore e la sensazione che stia per spingerti dentro.
Tutti gli elementi in gioco agiscono in un clima di essenzialità efficace, anche quando una Bodysnatchers fa deragliare un sabba(th) di watt con modalità mediane tra Electioneering e 2+2=5, o quando la palpitante Nude s’invola
in una densa coltre orchestrale (come una languida sorellastra di How to Disappear Completely). Il bello sta nel
seguire sistematicamente i dettami senza sembrare mai gelidi, anzi scaldandosi al fuocherello di un soul alimentato
a struggimenti, irrequietezza e spasmi nervosi.
Proprio per questa sintesi ostinata, profonda e sottile di “sintetico” e “naturale”, In Rainbows si propone come la
perfetta colonna sonora di una generazione sempre più chiusa nella propria realtà-bozzolo, tanto più autosufficiente quanto più protetta dalla maglia degli interfaccia, in regressione solipsistica nel meraviglioso mondo dell’accessibilità senza limiti. Il suono dei Radiohead è il suono stesso delle vite (ri)costruite in provetta e in proprio da ogni
apprendista stregone purché fornito di connessione super-veloce, cellulare multi purpose e i-pod megamnemonico.
Ma la vera grandezza dei cinque di Oxford sta nel riflettere questa fuga dalle strutture concrete del vivere sociale
(chiamatele, se volete, istituzioni) rivelandone altresì - mentre ti cantano di pesci strani e puzzle che capitombolano, di corpi-trappola e orecchi che bruciano - la dolorosa inquietudine, il rammarico angoscioso, la nostalgia
sconfinata.
E’ questo il motivo per cui i Radiohead sono ancora i Radiohead (al contrario degli U2 che non sono più gli U2).
Questione di coerenza artistica, di credere nella musica come qualcosa che vada oltre se stessa. Ha a che fare con
il rimanere dentro gli struggimenti della post-adolescenza, dentro la cervelloticità e l’apocalisse. Yorke e compagni
pensano ancora che la musica possa rappresentare una sorta di catarsi. Che la vibrazione possa salvarti per un
attimo. Un peccato di gioventù che potremmo scambiare per una delle tante plausibili definizioni di rock. (7.5/10)
Stefano Solventi
sentireascoltare 43
lago e collina sbilanciata sul west.
Insomma, lavora b en e ques t o C l o u d
C u ckoo La nd, album d ’ e s o r d i o p e r
gli Annie Hall. Canzo n i c h e t i d a n n o
subit o de l tu con coc c iut a s em plicit à (il cio nd ola re as s or t o e s quillant e d i Th e Lo st Wallet , l ’ i n q u i e t a
malinco nia d i Hug s & Kis s es ) . C h e
non rin un cia no a q ue l piz z ic o di s ofisticazione ben lon t a n a p e r ò d a l l a
suppon en za (la fre go la r um ba s c r eziata swing e lo -fi d i M us hr oom s , l a
mollezza psych e i r i g u r g i t i b r i t - p o p
di G one For Goo d). Che t i m os t r ano
lo sp iffero da cui sp i ff e r a n o f r e m i t i
liberato ri (l’e lectro pop s enz a es itazioni d i Uncle Pig, t r a alluc inazioni acide, iridesce n z e i m p e t u o s e
e intimismo futu ris t a) o c ons olatori (la trepidazione d i m a r z a p a n e
di A nto he r Age , so r t a di Dr eam A
Little Drea m Of Me r if at t a dai nipotini di Lennon). Alla f ine m et t i t ut to nel tascapane: i g l o c k e n s p i e l e
le chitarrine, i farfi s a e i b a n j o , i
there min e gli otton i , g l i o r g a n i e i
contrabbassi, baracc a e b u r a t t i n i . E
te la sp assi p asse gg iando. ( 6. 9/ 10)
Stefano Solventi
The Arp – In Light (Smalltown
Supersound, 6 novembre 2007)
Genere: cosmic-ambient
C’è musica e musi c a . C ’ è q u e l l a
per il giorno e quel l a p e r l a n o t t e ,
per film e pe r do cu m ent ar i, per aeroporti e per le mass e . L e g g e n d o l a
press della Smallto w n , a n n o t i a m o
come Alexis Georgo p o u l o s i n a r t e
T he Arp a bb ia giro va gat o t r a gallerie d’arte e musicat o i n s t a l l a z i o n i ,
creand o a tmosfere c he s i r if let t ev ano nell’ambiente circ o s t a n t e p e r c h é
quello era l’ambiente l o r o c o n s o n o .
Al di fuori di certi ci r c u i t i – d i c i a m o
44 sentireascoltare
t r a le nos t r a m u r a d o m e s t i c h e o p pure salvata nel fedele e portatile
m p3 play er – l a c r e a t u r a d e l f u Tu s sle pare approssimativa e attira più
di un int er r o g a t i v o .
Con ciò non vogliamo denigrare
l’operato dei The Arp, anzi ne stimiamo il recupero di certe istanze
teutoniche à la Cluster (Potentialities) e rarefazioni simil Brian Eno
(The Rising Sun 1), ma superato
l’entusiasmo iniziale già si pensa
al prossimo disco da metter su e ci
si chiede perché, visto che va tanto di moda, non sia stato allegato
un DVD che accompagnasse il disco. Ma tant’è. Consigliato ai quanti
amano sonorizzare fai-da-te pellicole espressioniste di inizio ‘900. Rimandati si, ma confidiamo ottimisti.
Una nota per la foto di copertina,
via di mezzo tra la recente ristampa
di Endless Summer e Deluxe degli Harmonia. Ad ogni modo, piccoli
krauti crescono… (5.5/10)
Gianni Avella
B e t t y e L a Ve t t e – T h e S c e n e O f
The Crime (Anti / Self, 28 settembre 2007)
Genere: soul
Ne avrebbe ben donde, la signora
LaVette, di volgersi al proprio passato e piantare un vero “hell”, come
del resto recitava il titolo del suo
disco/capolavoro vecchio ormai di
due anni. Cantante dalle corde ruvide ma seriche, assaporò successi
a 45 giri nella prima metà degli anni
Sessanta per vedersi cancellare
nel 1972, dall’Atlantic - all’ultimo
momento e senza spiegazioni - l’lp
d’esordio Child Of The Seventies;
dovrà pazientare un decennio tondo per il debutto e un nuovo millennio per la riesumazione del primo
disco vero e proprio. Fato ingiusto
che definire canaglia è un eufemismo, ma siccome a volte il tempo si
ricorda della galanteria e le donne
sanno tener duro, la Nostra ha visto
smuoversi negli anni recenti un po’
di interesse attorno. Alla Anti hanno infine deciso di investire in lei e
il resto, se avete un minimo di interesse per l’universo della musica
nera, l’ avrete mandato come minimo a memoria.
Il “ritorno sulla scena del crimine”
non vale quanto il predecessore e
neppure potrebbe, essendo quello un probabile attimo irripetibile,
tuttavia si esprime con eloquio sicuro e fermo, padroneggia carisma
e personalità in modo efficace. Subentra a Joe Henry la leggenda dei
Muscle Shoals Spooner Oldham,
impegnato alle tastiere e nel coordinare gli impeccabili Drive By Truckers. Fatti due conti, sapete cosa
attendervi dalla diecina di brani
proposti: soul di parentado sudista,
intinto nel country e più che in passato propenso a impennate rockiste.
Ciò che Tina Turner sarebbe potuta
essere se si fosse circondata dalla gente giusta, solo molto meglio.
Carnale, sensuoso, meditativo, mesto, il disco si propone tenacemente
partecipato: nulla conta il fatto che
Bettye attinga nuovamente da altri
autori per la compatta scaletta.
Li fa subito suoi e per sempre, i brani, che siano firmati da Willie Nelson o da Elton John, raccontando
un po’ di sé: puntate l’esortazione
Somebody Pick Up My Pieces eretta su cuore in mano, piano e fantasmatica slide (formula ribadita con
successo dal commiato I Guess We
Shouldn’t Talk About That Now),
l’uno-due caloroso di Choices e Jealousy, la polemicissima autobiografia Before The Money Came. Non
bastasse, abbandonatevi a Talking
Old Soldiers, stanza rinfrescata del
Tropicana Motel abitato da un giovane Waits. Non ha dimenticato i
suoi trascorsi poco felici, Bette LaVette: ne ha fato materia di splendida musica. Come non esserle grati?
(7.5/10)
Giancarlo Turra
Birchville Cat Motel - Birds Call
Home Their Dead (Celebrate Psi
Phenomenon, novembre 2007)
Genere: noise rock
Se nza mezzi t er m ini, uno degli alb um p iù b elli di Kneal Cam pbell e
soci. Ed u na nuov a biz z ar r ia s t ilistica aggiunta a l l a d i s c o g r a f i a d e i
n eo ze lan de si. I l c ollant e all’im p rovvisazion e r um or is t ic a dei Nostri, alle loro g i o s t r e a c c u m u l a t i v e
d i suo ni-ru mor i in c r es c endi ir r es istibili, è sta vo lt a il r oc k . La m ar c ia
d i avvicina ment o al quale è s t at a
lunga (tracce s p u r i e q u i e l à n e g l i
album dell’ult i m o b i e n n i o ) , m a q u i
la connection è p a l e s e . E i l b a c i o
dello zombie ( q u a l è l ’ a g o n i z z a n t e
ro ck ai g iorn i nos t r i) non ha punto trasformato i n e s s e r e i m m o n d o
q ue sto ga ttacc io da m ot el. Tut t ’altro. Ha, di fat t o , c o m e c o n s e n t i t o a l
suo no b izzoso c r eat o dal c om bo di
andare in tras f e r t a , e d a p p l i c a r e l a
propria intens i t à a v a n t a i r i t m i 4 / 4
d el ro ck. Rock s ui gener is , s i int ende. Qualcosa c o m e i Vi b r a c a t h e d r a l
Orche stra de i più r ec ent i album ( anche lo ro vo tatis i al r oc k ) , s c ar av enta ti ne l co smo . I 26 m inut i di B i r d s
Ca ll Ho me Th eir Dead s i e s i b i s c o n o
stravag an ti quali f os s er o gli A c i d
Mothe r s Templ e c he jam m as s et o
coi Vibr a ca thedr al O r chest r a. O
a nche i Ca n di Fut ur e Days im pegn ati in un a s uit e c os m ic a di pr opo rzio ni d em illiane. Neanc he Kis sing Drag on delude le as pet t at iv e:
7 minuti esta t i c i c h e s e p a r a n o d a i
fin ali 2 6 d i H er Anger I s Lim it les s .
E qui pare si s i a i b r i d a t o i l s u o n o
d en so d ei medi Spacem en 3 a d u n
loop di basso c o n t i n u o d e l l a m u s i c a
barocca. L’eff e t t o è s t r a n i a n t e e d
ipnotico, imp o s s i b i l e è r e s i s t e r g l i .
Se n on è cap olav or o, poc o c i m anca . (8.0 /10 )
Massimo Padalino
Black Dice - Load Blown (Paw
Tr a c k s / G o o d f e l l a s , 2 3 o t t o b r e
2007)
Genere: electro
Ed ecco lo, finalm ent e. I l nuov o disco lun go d ei Blac k Dic e. Si s ono
fatti aspettare , s t a v o l t a , m a g i u s t o
per dire che l a t r a n s i z i o n e a n d a v a
po rtata al 1 00% . Pas s at o il dis c o
inte rlocuto rio del B h a r o o c h a - S o f t
l o r o s p e c i a l i t à . L a c u r a d el groove,
q u e l l a c h e s t a a l l i v e l l o i nfe r i o r e , è
t a l v o l t a a g g r o v i g l i a t a , t r op p o i n si s t i t a , m a c i l e n t a e b o r i o s a , e non fa
d e c o l l a r e a d o v e r e l e c o mposizioni.
(6.0/10)
Michele Saran
Ci r cl e , p a s s a t o l ’ a ff a s t e l l a m e n t o
c on l a D FA d e l m a r p i o n e M u rp h y ,
passato quel piccolo banco di prova
di M a n o ma n ( d i c u i v i e n e q u i r e c u perato l’intero contenuto), passato
pur e l ’ e s p e r i m e n t o s o l i s t a d i C o pel an d , o r a q u e l c h e r i m a n e s o n o
le peregrinazioni lineari del disco
dell’o r e c c h i o r o t t o d i d u e a n n i f a .
E di q u e l l e b i s o g n a c i a n c i a r e . A
par t e l e t r a c c e d i M a n o ma n , n o n
es at t a m e n t e g i o i e l l i d i f a n t a s i a ,
il resto tenta di mettere le cose a
pos t o . S c a v e n g e r , c o n l e s u e f i g u re minimali sampledeliche ad incas t r o, a p p i o p p a u n a b a s e i n a v a r i a
c on c o n g a s , f r a s i d i c h i t a r r a h a waiana e battiti eterei (a diventare
las er ) . I l p o l i r i t m o d e l l a s e g u e n t e Dr o o l s i a c c o l l a i l r i s c h i o d i f a r
s ent i r e l a m a n c a n z a d i B h a r o o c h a ,
m a im p a g i n a u n t e m a d i c o n c e r t i n a
folk-popolare su sciame oscillante
ult r as o n i c o , a s d o p p i a r s i i n p o l i f o nia, e i n u n a s o s p e n s i o n e o v a t t a t a .
Q uin d i B a n a n a s ( s a r a b a n d a d i l a c er t i s t e r e o f o n i c i ) , R o l l U p ( m i n i m a l
t ec hn o l i o f i l i z z a t o ) , K o k o m o ( m o t o r ik in d u s t r i a l - t r o n i c o ) , B o t t o m F e e der ( l i b e r e s p e c u l a z i o n i s u l l a v e l o cità del repeat di un sample, vedi
Neu! 2 ) , s o n o t r a c c e f a s c i n o s e e
accomodanti, ma che non riescono
ad a n d a r e o l t r e l a o r m a i c o n s u e t a
v ar ia z i o n e s t r a t o s f e r i c a .
E’ il primo disco dei Black Dice a
punt a r e t u t t o o q u a s i s u l l a s u g g e s t ion e ( e l ’ a c c e s s i b i l i t à ) d e i s u o ni, in q u a n t o n a t u r a l e e v o l u z i o n e
di Br o k e n E a r R e c o rd . R i s p e t t o a
M ano ma n , q u i s i h a u n s e n s o m a g gior m e n t e c o m p i u t o : s e C re a t u re
Com f o rt s e B e a c h e s & C a n y o n s
erano le opere di cuore e cervello,
olt r e c h e d i f e e l i n g , q u i c i s o n o p a n cia e budella. Non è, a dirla tutta, la
The Blakes – Self Titled (Light
In The Attic, novembre 2007)
Genere: garage rock
U n g r u p p o g a r a g e r o c k . Di quelli
c h e s i v e s t o n o d a p u n k , fanno la
f a c c i a c a t t i v a e s u o n a n o canzoni
c h e v o r r e b b e r o c a v a l c a re l’onda
lunga dei Franz Ferdinand e degli
S t r o k e s . M a s e n z a s u c c e sso . Se n z a i l l o r o s u c c e s s o . S u c c e d e co sì
c h e l ’ E P d e i B l a k e s s i a f ormato da
c i n q u e b r a n i a s s o l u t a m en te p r e s c i n d i b i l i e v e l l e i t a r i , c h e suonano
v i n t a g e e r o c k ’ n ’ r o l l c o m e u n a Gi b s o n L e s P a u l c o n t r a ff a t t a in Corea.
Ed è tutto dire. (4.0/10)
Manfredi Lamartina
B l i t z e n Tr a p p e r – W i l d M o u n t a i n
Nation (Sub Pop / Audioglobe,
23 ottobre 2007)
Genere: country-pop-psych
L’ a t t i t u d i n e c a z z o n a d el combo
h i p p i e B l i t z e n Tr a p p e r - arrivato al
t e r z o a l b u m u s c i t o i n A m e r i ca p r i m a d e l l ’ e s t a t e e d i s t r i b u ito ora da
n o i - n o n s i s m e n t i s c e n e mm e n o i n
quest’occasione.
I m m a g i n a t e u n a m i s c e l a d i co u n tr y/
p o p / p s y c h u n i t o i n p a r t i d iseguali a
d o s i m e l o d i c h e B e a t l e s / B ea ch Bo ys
( F u t u r e & F o l l y , S u m m e r To w n ) , ad
a c i d e j a m s i x t i e s ( M i s s Spiritual
Tr a m p ) a l l a B u ff a l o S p r i n g fi e l d vi r a t e v e r s o l a p s i c h e d e l i a Jefferson
( Wo o f & Wa r p … ) e u m o r i fl o yd i a n i /
sentireascoltare 45
barre ttian i (Sci-Fi Kid) , n o n s e n z a
le rie lab ora zio ni p ost er ior i alla Flaming Lips e Mercury R e v. E a n c h e
parti no n ind iffere nti di Pavem ent
passa no da qu i.
U n camp ion ario asso r t it o ins om m a,
che se mbra divertir li, un c ount r y rock ibrido e ben ass o r t i t o , c o n a l l a
base una spiccata v e n a m e l o d i c a
che p red omin a, pe r un dis c o di v ocazione pop in senso a m p i o , c h e f a
della contaminazion e l a s u a v e r a
forza. (7.1 /10 )
Te r e s a G r e c o
Booka Shade – Dj Kicks (!K7 /
Audioglobe, 22 ottobre 2007)
Genere: compilation minimalearic eclectronica
Eclectronica. Il gene r e n o n c ’ è c o n
il duo di Francofo r t e . P o t e r e a i
producers, potere e l i b e r t à s u ! K 7 ,
un’etichetta che ultim a m e n t e s p a z i a
ovunque, sempre rim a n e n d o c o n i
piedi sa ltella nti sul c anonic o quat tro. Wa lter Mer zige r e Ar no Kam merme ier viaggiano a 3 6 0 g r a d i s u l
pianeta ritmo e ap pr odano a lidi s olidi (la minima l de ep di Cer r one, l a
perfe zio ne h op -amb ient di A p h e x
Twin , lo stile incon fondibile di C a r l
C rai g e di Lopazz), punt eggiando il
set con l’ine dito d a c ont r at t o ( Num bers, un trip di marim b e e d i v o c a l s
che è già sulle spia g g e d i I b i z a ) e
aggiun ge nd o le cili egine c he f anno del d isco u n’e nti t à inc las s if ic abile, un drink da tu t t o p a s t o ( v e d i
gli accenni strappa l a c r i m e o t t a n t a
di S itua tion , la de p e c h e m o d i a n a
T he Misida Mo na rch y e l a s o r p r e s a
C ont act con la voce i m p r o b a b i l e d i
B rig itte Bar dot), un a c o s a a s é .
I f onda tori - a ssiem e a DJ T. e a
M.A . N.D.Y. - della G e t P h y s i c a l
Records, tempio de l m i n i m a l i s m o
krauto, torn an o di nuov o s ulla s c ena. E si sen te an co ra la v oglia uber pop Novanta, la vog l i a d i r e l a x e d i
cazzeggio, l’essere a n c o r a p i e n i d i
quel mondo meltin’ c h e a t u t t ’ o g g i
non ci lascia. Se n o n f o s s e p e r i l
soul, saremmo tutti i n e v i t a b i l m e n t e
balearici. Un a pro pos t a as s olut amente ré tro. Un gu s t o per il c las s ico che sfugge semp r e e c o m u n q u e ,
riff distanti, medita z i o n i o n i r i c h e .
“This isn’t a snapsh o t o f S u m m e r
2007, it’s about crea t i n g s o m e t h i n g
46 sentireascoltare
t hat will las t ” , p a r o l a d i A r n o . C o s ì
s ia. Am en. ( 7 . 0 / 1 0 )
Marco Braggion
British Sea Power – Krankenh a u s ? E P ( R o u g h Tr a d e , 2 3 n o vembre 2007)
Genere: indie pop, wave, psych
In attesa del terzo capitolo della
saga della potenza navale di sua
M aes t à ( Do Yo u L i k e R o c k M u si c?, pr ev i s t o p e r i n i z i o 2 0 0 8 ) ,
queste cinque tracce, al momento
dis ponibili s o l o i n d i g i t a l e s u i Tu nes, sono un interessante assaggio
che però non lascia intendere molto
c hiar am ent e c o s a d a v v e r o b o l l e i n
pent ola. I n q u e s t o K ra n k e n h a u s ?
c’è il materiale probabilmente più
psichedelico che i quattro abbiano
m ai c onc ep i t o e r e a l i z z a t o ( l a c o n c lus iv a e k r a u t a P e l i c a n , d a l l e p a r t i
di Super F u rry A n i ma l s ) , a c c o m pagnato da un – apparente - ritorno
all’indie r o c k p u n k y B u z z c o c k s iano degli e s o r d i ( A t o m ) e a i n e v it abili s en t o r i w a v e ( i B u n n y me n
di Down O n T h e G r o u n d ) ; d a l l ’ a l tro lato, si fa sentire prepotente la
connection canadese legata ai tizi
s edut i in sa l a d i r e g i a ( l ’ e x - A rc a de Fi r e How a r d B i l e r m a n e d E f r i m
Menuck del giro Godspeed/Silver
M t . Zion’s ) , e d e c c o q u i n d i l e o r c hes t r az ion i s b a r a z z i n e , d e n s e e d
ins olit e di S t r a i g h t D o w n T h e L i n e ,
indie pop s o t t o u n a p a l l a d i v e t r o .
Per il m om e n t o , u n ( 6 . 8 / 1 0 ) s u l l a
f iduc ia.
d e v e c o n l a c o n s u e t a i n d i s c u t i bile
o n e s t à , m a n o n h a , n o n p u ò a v ere
l a f o r z a - p r o p r i o l u i - d i a r r i c ch i r e u n r e p e r t o r i o / e d i f i c i o r o c k t an t o i m p o n e n t e , d e f i n i t o e r i f i n i t o in
o g n i p a r t e . Q u i n d i , n e l m i g l i o r e dei
c a s i , i n o g n i n u o v o d i s c o d e l q uasi
s e s s a n t e n n e B r u c e l ’ a s p e t t o r i t u ale
- d i a u t o c e l e b r a z i o n e - p r e v a l e su
qualsivoglia messaggio. Anche nei
c a s i p i ù i s p i r a t i . E M a g i c l o è . Più
g e n u i n o r i s p e t t o a l l ’ a p o t e o s i r eto r i c a ( c o m p r e n s i b i l i s s i m a ) d i T he
R i s i n g , p i ù e n e r g i c o d i D e v i l s And
Dust, mette in fila undici tracce che
rispondono a questo disegno di genuino rinverdimento del fenomeno.
L’ i m p a s t o d i s t i l e m i n o t i ( p r e p on d e r a n t i ) e s p u n t i i n e d i t i ( q u a l c o si n a ) c o n s e g u e u n p u n t o d i e q u i l i brio
i n a p p u n t a b i l e , c h e s e d a u n l ato
b l a n d i s c e i l f a n d a l l ’ a l t r o g l i c on c e d e s c a m p o l i d i s o r p r e s a . N ello
specifico, se una Livin’ In the Fut u r e a m m i c c a e v i d e n t e m e n t e a 1 0th
Av e n u e F r e e z e - O u t , s e Yo u ’ l l Be
C o m i n ’ D o w n a g g i o r n a i l t r a s p orto
f a c i l o n e d i L u c k y To w n , e s e G i psy
K i l l e r r i e s c e a d i m p a s t a r e l a t e n si o n e a c c o r a t a d i T h e R i v e r , l ’ i m p eto
d i M y L o v e Wi l l N o t L e t Yo u D o w n
Antonio Puglia
Bruce Springsteen - Magic (Columbia / Sony BMG, 2 ottobre
2007)
Genere: rock
Q ues t o M ag i c n o n è u n e v e n t o e c c ez ionale. Te l o a s p e t t a v i , s a p e vi benissimo che il Boss sarebbe
t or nat o. Co l p a s s o d i n u o v o a u t o ritario, una verve che non millanta
g i o v a n i l i s mi m a u n a d i g n i t o s i s s i m a
v igor ia. Co v a n d o l o s p i r i t o , a l m e no quello, d e i b e i g i o r n i c h e f u r o no. Tut t o q u e s t o p e r r i b a d i r e c i ò
c he abbiam o g i à d e t t o e r i p e t u t o :
lo Spr ings t e e n c h e s i o s t i n a a d e s serci - parola d’ordine persistere
persistere persistere - fa quel che
e l a s a b b i a d i A t l a n t i c C i t y , d ’ a ltro
c a n t o c ’ è u n a L a s t To D i e c h e - i n n e s c a t a d a u n r i ff t a g l i e n t e d ’ a r chi
- a z z a r d a m i s c h i a r e i R E M d i M aps
A n d L e g e n d s e d i l M e l l e n c a mp di
H u m a n Wh e e l s i n u n a s t r a n a co l t r e d i s y n t h , m e n t r e D e v i l ’s A r c a d e
scomoda tra un miraggio spacey e
l ’ a l t r o i l p o p - r o c k s o v r a c c a r i c o di
Elbow e Coldplay.
S i a c h i a r o : i l p r i n c i p a l e m e r i t o del
d i s c o è i l m o d o i n c u i r i e s c e a d e ss e r e e m i n e n t e m e n t e s p r i n g s t e e ni a -
turn it on
Roam The Hello Clouds - Near Misses (Scape Music, 6 settembre
2007)
Genere: jazztronica
Men tre Be n “ Donny ” Waples pr es t av a il s u o b a s s o i n o s c u r e s e s s i o n e
il p ian ista Adr ian Klum pes dav a s f ogo alle p a s s i o n i m i n i m a l i s t e c o n B e
Still, il terzo Tr ios k , ov v er o il bat t er is t a Lau r e n c e P i k e , a v e v a f a t t o n u o v e
amicizie form ando i Roam The Hello Clouds , u n t r i o c h e v e d e l a p a r t e c i p a zio ne d el trom bet t is t a dav is iano Dav e M ille r ( a m i c o d i J e l i n e k e a u t o r e i n
pro prio ) e d el m ago lapt op Phil Slat er ( que s t ’ u l t i m o a n c h e n e g l i i n d i e t r o nici e rockisti P i v o t , s e m p r e c o n P i k e e i l f r a t e l l o d i q u e s t ’ u l t i m o R i c h a r d ) .
Da u na se ssion dur at a un gior no s olt ant o è n a t o N e a r M i s s e s , u n l a v o r o
d’in cre dib ile aff iat am ent o dov e par e d’as c ol t a r e B i t c h e s B re w i n v e r s i o n e
dig ital-d ub (Phas es ) , O n The Cor ner v er s u s i p r i m i To r t o i s e , o p p u r e B i l l
La swe ll in p ieno t r ip pos t - jaz z , e ques t o s en z a c i t a r e i l f o n d a m e n t a l e l a v o r o a l l a p t o p d i S l a t e r, p r e s e n z a d ’ i n cr e dibile libertà e p r o f u m i ( a l l a f a c c i a d e l l ’ o m o l o g a z i o n e s o f t w a r e d i m o l t e p r o d u z i o n i e l e t t r o n i c h e ) . Tr a t r adizione e
inn ovazion e, f eeling old f as hioned e indiet r o n i c a c h e p a r t e d a i To R o c o c o R o t e f i n i s c e i n f a c c i a a F our Te t , i l
jazz d ei d ue m ila è s em pr e più dom inio aus t r a l i a n o . ( 7 . 2 / 1 0 )
Edoardo Bridda
sentireascoltare 47
no. Né più né meno. A s b r i g l i a r e l a
band sen za ma i p erd er ne il c ont r ollo, come nel grovigli o t r a v o l g e n t e d i
R adio Nowh ere , n ell a br us c a generosità di L on g Walk Hom e, n e l p o p
frond oso di You r Ow n Enem y ( d o v e
il Boss è un plausibi l e z i o d e l b u o n
R u fu s Wainwr ight). N o n c ’ è g e n i o ,
ok, ma u rge nza g en er os a. E’ s em pre stato così. E fini s c i p e r c r e d e r e
che lo sarà p er un b el pez z o anc ora. (6.9 /10 )
Stefano Solventi
The Budos Band – 2 (Daptone,
13 novembre 2007)
Genere: afro-funk
Sarà che il genere i n q u e s t i o n e ,
l’af ro-fun k, è po co inf laz ionat o,
però la notizia di un g r u p p o c h e s i
rifà alla musica di Fe l a K u t i s t i m o l a
sicura men te p iù d el l’ennes im o c lone di Gang Of Four, J o y D i v i s i o n e
chi più ne h a… Ok, i l gr uppo in es ame si ch iama Bud os Band, c om it iv a
di un dici e leme nti – quindi r is pet tat o il d og ma d ella big- band à la
Fela – distribuita tr a s a x b a r i t o n o ,
trombe , con ga s, flau t i e v ia dis c or rendo. Tutti bianchi. F o r s e q u a l c h e
sanguemisto, ma d i p e l l i d ’ e b a n o
neanche l’ombra.
Pleonastico il nome d e l d i s c o ( s e i l
debutto era un self t i t l e d , q u e s t o è
il secondo self title d ) c o s i c o m e i l
parallelo con Dio Ku t i, m a r im anendo ai giorni nostri e c i r c o s c r i v e n d o
la med esima a rea geogr af ic a, os sia Ne w York, ch iam iam o in c aus a,
giocofo rza , g li Antibal as. Pr es s oché simili ma non ug u a l i , d a c c h é l a
Budo s Band ha un c e r t o a p p e a l d a
spy m o vie so un dtra c k ( M as O M enos, Ride Or Die) e u n a g o l i a r d i a
che i fren etici, san guigni e ar z igolati c oncittadini non h a n n o i n d o t e .
P oi ce rto, Ch ica go F alc on e B u d o s
R ising sarebbero il n u l l a s e n z a g l i
A ntiba las, ma con si der at o c he t ut ti loro sare bb ero an c or a più il nulla se nza la benediz i o n e d i s a n t i t à
anzidetta , d icia mo - c om e pr of er ì
qualcuno - che la sto r i a , n e l n o s t r o
caso dell’afro-funk, n o n è s c r i t t a
per v en era re i mo rti, m a per illum inare i vivi. Ben ven g a n o e l e t t i d e l
genere . (6.5 /10 )
Gianni Avella
48 sentireascoltare
d i a s e n z a c h e r i m a n g a v e r a m e nte
n u l l a c h e v a l g a l a p e n a r i c o r d are.
Tr o p p o p o c o . ( 5 . 0 / 1 0 )
Alessandro Grassi
C.O.C.O. – Play Drums + Bass
( K / G o o d f e l l a s , 11 s e t t e m b r e
2007)
Genere: indie garage-soul
Dopo 5 ann i d i a s s e n z a e u n b r e v e
s c ioglim ent o d e l l a b a n d n e l 2 0 0 6 ,
torna il duo di Olympia capitanato
dalla suadente Olivia Ness (voce e
bas s o) e da l b a s s i s t a d e i D u b N a r cotic Sound System Chris Sutton
( bat t er ia e v o c e ) .
Abbandonata definitivamente ogni
velleità puramente dance e ogni
batteria in 4/4 in stile punk funk, i
Nos t r i v ir an o s u u n s u o n o g a r a g e s oul pur am e n t e b a s a t o s u l l a s e z i o ne ritmica (come evocativamente
s ugger is c e i l t i t o l o ) c h e i n c e r t i m o menti riesce pure a sorprendere.
Niente di più lontano ovviamente
dai s ingult i i m p r o v - n o i s e d e i L i g h t ni ng Bol t , i l d u o o r a s e m b r a p i ù c h e
alt r o una v i a d i m e z z o s b a r a z z i n a
f r a uno s po r c o i n d i e r o c k a l l a m a nier a dei We i rd Wa r d i I f Yo u C a n ’ t
Beat ‘ em , B i t e ‘ e m e c e r t i f r a s e g g i
in s olit ar ia d e i Wh i t e S t ri p e s d o v e
al pos t o de l l a c h i t a r r a s i è p o s i z i o nat o per ent o r i a m e n t e u n b a s s o .
Il gioco funziona quando il groove si
r ende c or po s o e p o t e n t e f r a t r i b a l i s m i e puls a z i o n i f u n k ( M u c h To L e ar n, Es s . Ay. , A s t e r i o d s ) o q u a n d o
il soul prende il sopravvento come
nella c alda n a r r a z i o n e d i C r i m e o
nelle delic a t e z z e r i t m i c h e d i H i g h
Low, m a ge n e r a l m e n t e h a i l l i m i t e
di risultare fin troppo piatto, privo
della zampata necessaria e della
sferzata giusta per assestare colpi
veramente vincenti. Il tutto tende
quindi ad u n i f o r m a r s i a n c h e q u a n do s ono up t e m p o d a l p i g l i o p u n k a
pr ender e il s o p r a v v e n t o ( F o r Yo u ,
The End) , c o n l a r i s u l t a n t e c h e i l d i s c o s i f a asc o l t a r e m a c h e p o i s u b i t o dopo s i r i p o n e i l C D n e l l a c u s t o -
Circle – Arkades (Fourth Dimension, 13 agosto 2007)
Genere: kraut-progedelia
Interessanti e non privi di originalità, i finnici Circle. Anche appesantiti da palese mancanza di misura,
come attesta la dozzina di dischi sin
qui pubblicata e come questo doppio live sottolinea. Registrazione di
due spettacoli del 2005, uno presso
la stazione radio americana WFMU e
l’altro tenutosi in un club di Tampere,
Arkades approfondisce il taglio più
visionario della formazione, collocato dentro a panorami che echeggiano gli Ash Ra Tempel più malsani di
Schwingungen ma si ricordano dei
Suicide (evidenti nella traccia migliore del lotto: Ibizan Rambo), abitati da
mantra vocali tra l’etnico e il patologico, nebbie di tastiere analogiche
e gassosa effettistica. Una corda di
tensione, tesa sopra un’espansione
formale spruzzata di krauti e acido
più muriatico che lisergico, mentre
derive autoindulgenti si traducono da
rischio latente in amara realtà.
Al loro meglio, i cinque ipotizzano dei
Motorpsycho digiuni di Stooges e
Sonic Youth e in ostaggio del loro ex
collaboratore Deathprod. Nondimeno, il difetto di cui si dice in apertura
prende spesso la mano e nel primo
dischetto più che altrove: vocalizzi
da sciamano stiracchiati e inciampi in
una mal gestita ampollosità costituiscono l’incognita in perenne agguato, se si costruiscono brani di venti minuti attorno a una, due idee al
massimo. Assai superiore il materiale
proposto al pubblico di casa, l’accorparsi tra Ibizan Rambo e il nervoso
levitare Maltan Haukka una tacca
sopra la stordente Fuutikeri, riff hard
Seventies sfumato dentro un incubo
Doors-Faust che, ironico, ricomincia
da capo. Non ho verificato, ma sono
certo che Julian Cope sia un fan sfegatato di questo gruppo: scrivesse
da queste parti, l’Arci Druido avrebbe
fatto di Arkades uno dei dischi del
mese. (6.5/10)
Giancarlo Turra
Circus Devils – Sgt. Disco
(Ipecac / Southern, 28 agosto
2007)
Genere: pot-pourri
Qu an do c’è di m ez z o Rober t Pol la r d, no n sa i m ai a c os a v ai inc ontro. Nella ma n i e r a p i ù a s s o l u t a . Ti
puoi imbatter e n e l l e b u o n e c o s e
(o rmai p assa t e alla s t or ia) dei G ui ded By Voic es, m a t i p u ò a n c h e
cap itare un dis c o c om e quello dei
Ke ene Br other s ( Bl ues And Boogie Shoes , F ading Capt ain Ser ies
/ Goodfellas, 2 0 0 6 ) , i l p r o g e t t o i n
d uo con Tomm y Keene, e t i v i e n e
da chiederti s e n o n p r o v a u n p o ’ d i
vergogna un p e r s o n a g g i o d e l s u o
calibro a seg u i t o d i q u e s t e u s c i t e
p ieto se .
Do po d ue a nn i, Pollar d r it or na a lavorare con To d d e Ti m To b i a s p e r
re gistrare il quint o album dei Cir cus De vils, u na delle s ue f or m az ioni discografic a m e n t e p i ù p r o l i f i c h e .
Sgt. Disc o, seguit o di Fi ve, è u n
a lbu m che a p r im o im pat t o, int im orisce. E per d u e m o t i v i . I l p r i m o è
la lunghezza: 3 2 b r a n i p e r u n t o t a l e
d i q ua si 70 m inut i di m us ic a. I l s econdo è l’estr e m a v a r i e t à s t i l i s t i c a .
Due caratteris t i c h e c h e p o t r e b b e r o
ra pp resen tare una plus v alenz a im p orta nte , se non f os s e c he qui la
p rima diven ta s inonim o di pr olis s ità e la secon da gener a per lo più
confusione. L’ i n t e n z i o n e d e i t r e d i
vag are libe ram ent e at t r av er s o i gen eri mu sicali più div er s i t r a lor o, s i
risolve spesso i n u n “ e ff e t t o c o v e r ”
che va tota lm ent e a dis c apit o del
carattere più p e r s o n a l e e d i s t i n t i v o
d ella ba nd : l’album è t ut t o un es er cizio d i stile c he, c on v oli pindarici si sposta d a l r o c k m a i n s t r e a m
a ll’acid b lue s ( Lov e Hat e r elat ionship With The Hum an Rac e) , d a l
min imalismo in s t ile Phi l i p G l ass
(Ne w Bo y) all’elec t r o ( Do This ) ,
passando pe r u n n o i s e r o c k a l l a
Sonic Youth dei t em pi c he f ur on o (Brick So ul M as c ot t s par t . 2) e
p er il g run ge dei Per l Jam ( M a n O f
Spa re Pa rts). Ce n’è per t ut t i i gusti, tanto da p o t e r s i a n c h e d i v e r t i r e
provando a c e r c a r e d i c o g l i e r e g l i
inn ume revoli r if er im ent i m us ic ali
che una mat e r i a c o s ì e t e r o g e n e a
rich iama a lla m ent e. Ed è pr opr io
questa eterog e n e i t à c o s ì o s t e n t a t a
il difetto princ i p a l e d i u n a l b u m c h e
s em b r a v o l e r m e t t e r e t r o p p a c a r n e
a c uo c e r e s e n z a a v e r e u n p r o g e t t o
ben strutturato alle spalle. Buone
cose ce ne sono (anche per una
ques t i o n e s t a t i s t i c a : n e l m u c c h i o
trovi sempre qualcosa che ti piace),
ma una scrematura lo avrebbe reso
s enz ’ a l t r o p i ù a p p e t i b i l e . ( 6 . 3 / 1 0
Daniele Follero
Clockcleaner – Babylon Rules
(Load Records / Goodfellas, ottobre 2007)
Genere: new wave/dark
Per tu t t i q u e l l i c h e h a n n o p o t u t o c o noscere la Load grazie ai dischi dei
Li ght n i n g B o l t e d e i S i g h t i n g s ,
ques t i C l o c k c l e a n e r p r o c u r e r a n n o
un bel mal di testa, e certo non per
i v olu m i u s a t i . I n f a t t i i l t r i o i n q u e stione, che viene da Philadelphia,
c i pr o p i n a u n a s o r t a d i h a r d r o c k
dalle forti ascendenze new wave,
t ant o d a r i c o r d a r e d i r e t t a m e n t e i
Bauh a u s . E a l l o r a e c c o v i s e r v i t i
r i ff o n i d a r k , t a s t i e r e c u p e e v o c e
dec la m a t o r i a , p e r l a f e l i c i t à d i t u t t i
i r evi v a l i s t i l à f u o r i ; s u O u t o f c i t y
alegg i a a n c h e i l f a n t a s m a d e i J o y
Di vi s i o n , o f o r s e d o v r e m m o d i r e
I nt erp o l ? C h e s i a l a c o d a l u n g a d e l
revival post-punk o l’inizio di uno
nuov o , n o n c i è d a t o s a p e r e , c o m e
non ci dato di sapere del perché
un di s c o c o s ì r é t r o e f r a n c a m e n t e
brutto esca per la stessa etichetta
c he i n q u e s t i g i o r n i f a u s c i r e Ye l l ow S w a n s e M o u t h u s . ( 5 . 0 / 1 0 )
Nicolas Campagnari
C r e s c e n t – L i t t l e Wa v e s ( F a t
Cat / Wide, 9 luglio 2007)
Genere: slow-folk
Ecco ripresentarsi i Crescent dopo
b e n q u a t t r o a n n i d a l l oro ultimo
a l b u m B y T h e R o a d s And The
F i e l d s , i l p r i m o t a r g a t o Fat Cat
d o p o d i v e r s i d i s c h i p u b b l i ca ti p r i m a d a l l a P l a n e t R e c o r d s e poi dalla
D o m i n o . L a b a n d d i B r i s to l ca p i ta n a t a d a M a t t J o n e s ( g i à all’opera
c o n i M o v i e t o n e ) è r i u s c i t a infatti a
t r a s f o r m a r s i n o t e v o l m e n t e in questi
d i e c i a n n i d i a t t i v i t à , p a s s an d o d a l l e
d e r i v e p o s t - r o c k d e g l i i n i z i a questo
scarno folk al rallentatore rappres e n t a t o i n L i t t l e Wa v e s . I n fa tti l ’ a l b u m i n q u e s t i o n e h a a b bandonato
q u e l l e p u r s e m p r e t i m i d e pretese
s p e r i m e n t a l i c h e c a r a t t e r i zza va n o
i l a v o r i p r e c e d e n t i , i m m e r g e n d o si
c o m p l e t a m e n t e i n u n l a g o acustico,
l a c u i p i a t t a s u p e r f i c i e v iene fatta
v i b r a r e r a r a m e n t e d a u n cantato
s o m m e s s o e i n v o l u t o . L e di e ci tr a cc e s i b a s a n o t u t t e s u u n cupo folk
d a l s a p o r e a n t i c o , d o v e è il suono
g r u m o s o d e l l a c h i t a r r a a cu sti ca a
d e t t a r e i l t e m p o , s p o r c a t o qua e là
d a r u m o r i d i f o n d o . L’ a t m o sfe r a è
d i l a t a t a o l t r e m o d o e t r a l e su e p i e g h e s i a ff a c c i a n o m a l i n c o n i ca m e n t e i f a n t a s m i s i a d i D ra ke che di
E i t z e l . S o l o a l c u n i e p i s o di , Nearly
R e a d y e B e f o r e , h a n n o i l pregio di
far filtrare raggi di sole che illumin a n o o b l i q u a m e n t e q u e l l o sp e cch i o
d ’ a c q u a r i s c a l d a n d o l o f i e volmente.
M a è t u t t o q u i . I l r e s t o r im a n e p a cificamente nella penombra, nella
c u p a q u i e t e d i q u e s t o l ag o sp e r d u t o . A v o l t e , c o m e a v v ie n e n e l l a
d r a m m a t i c a D r i f t , s o n o a ddirittura i
J o y D i v i s i o n , s p o g l i a t i d i o g n i e l e tt r i c a a r m a t u r a , a e s s e r e ricordati.
E c i ò l a d i c e l u n g a s u l m oto a r r e n d e v o l e c o n i l q u a l e q u e s te piccole
o n d e s i s v i l u p p a n o f i n o a r i va . M a
state pur certi che seppur imperc e t t i b i l i i l l o r o i n f r a n g e r s i è r i l a ss a n t e e d i s t e n s i v o p r o p r i o come la
t i t l e - t r a c k e C u p s e m b r a no essere.
(6.2/10)
Andrea Provinciali
Damon & Naomi - Within These
Wa l l s ( 2 0 - 2 0 - 2 0 / G o o d f e l l a s , 2 5
settembre 2007)
Genere: psych folk
Ve r s a m m o f i o r d i l a c r i m e n e l 1 9 9 1 ,
allorché un ensemble di culto tenero e d’avanguardia come i Galaxie 500 si separò. Per fortuna,
sentireascoltare 49
dal trio che lo componeva ne ricevemmo in cambio due band alt r e t t a n t o v a l i d e : D e a n Wa r e h a m
fondò i Luna, laddove i coniugi
K r u t k o w s k i - Ya n g d e c i s e r o - d o p o
uno splendente EP come Pierre
Etoile - di ribattezzarsi usando i
rispettivi nomi propri. Intellettuali
garbati e cortesi i due, tanto quanto la loro musica in bilico tra folk,
psichedelia morbidamente ipnotica ed estasi catatoniche. Come i
Ve l v e t d e l t e r z o L P s o t t o b r a c c i o
ad Arthur Lee e John Cipollina,
sorpresi a dondolarsi tra brume e
sprazzi soleggiati. Allontanandosi
dalla Galassia, la coppia si è dedicata a una classicità sixties solo
apparente, sfruttando sapientemente le deviazioni sparse lungo
un percorso di collaborazioni con
Kramer, Michio Kurihara, Nmperign. Poiché squadra che vince
non si cambia, gli ultimi due figuravano nell’eccelso The Earth Is
Blue di due autunni or sono e pure
qui li ritroviamo, raggiunti dalla
v i o l o n c e l l i s t a d e i Ve t i v e r, H e l e n a
Hespvall.
Arduo capire fino a che punto possa essere imputabile a costei l’evidente sterzata sui territori tracciati
d a Tr e e s e F a i r p o r t C o n v e n t i o n ,
purtroppo con assai meno verve di
Espers o Nick Castro. Esigua la
dialettica tra passato e presente
in questo disco, ed è novità negativa per chi si ha sempre tenuto distanti cartoline e leziosità,
sforzandosi di integrare epoche
e stili diversi (pertanto: c’entrano
l’inqualificabile sax “easy rock”
in Lilac Land e la caramella The
Well?) Poco si addicono a Damon
e Naomi le fluorescenze posticce,
gli zuccheri e le verbosità che nonostante la smagliante forma
esecutiva - rappresentano qui una
costante. Affossano e relegano su
lidi anonimi anche la scrittura, al
solito delicata ma esile come non
mai. Però la classe c’è, e sostiene i
Nostri nel riscatto in bianco e nero
della chiltoniana Defibrillation e in
una Red Flower tutta muscoli flessi, break sospeso e quid melodico
del Cale di Paris 1919, infine seducono con lo sfaccettato enigma
A Silver Thread. Brani splendidi,
che fanno archiviare Within These
50 sentireascoltare
Walls come il primo “mezzo passo
falso” in venti e passa anni di carriera. (6.6/10)
brani dell’album potete ascoltarli
anche in streaming. Non aggiungo altro. (7.0/10)
Giancarlo Turra
Daniele Follero
Deerhoof – Free Mp3 Album
(Self Release, 2007)
Genere: garage art rock
E’ sempre bello ricevere un regalo da qualcuno, soprattutto se
questo qualcuno sono i Deerhoof,
band per la quale ci sentiremmo
anche di spendere qualche soldo. Una generosità, quella della band di San Francisco, manifestata già l’anno scorso con la
pubblicazione,
in
concomitanza con l’abbandono definitivo di
Chris Cohen, di un EP da poter
scaricare gratuitamente sul sito
della Kill Rock Stars. Così come
quel primo esperimento, ricordato per la bella cover di Lose My
B r e a t h d e i M y B l o o d y Va l e n t i n e ,
anche questo secondo Free Mp3
Album presenta cose interessanti, degne di un suo corrispettivo
“a pagamento”. Si aggiunga, pure
che, non essendoci uscite discografiche a testimonianza delle
performance live del trio, questi
EP in free download restano gli
unici episodi ufficiali della discografia dei Deerhoof a contenere
registrazioni dal vivo. E chi ha
avuto la fortuna di assistere a
qualche loro concerto, godendo
della grande energia che Satomi
e compagni sprigionano dal vivo,
probabilmente starà già scaricando i brani ancora prima di finire la
lettura di questa recensione, se
non lo ha già fatto. Se questo non
bastasse a convincere il lettore a
perdere un quarto d’ora per scar i c a r e q u e s t o E P, s i a g g i u n g a l a
presenza, oltre ai brani live (principalmente tratti dagli ultimi album della band: bellissimo il med l e y F l o w e r, P a n d a , Yo u ’ r e O u r
Tw o , T h e L a s t Tr u m p e t e r S w a n )
di alcuni interessanti remix e inediti, oltre ad una simpatica cover
live di The Perfect Me eseguita
dal cantautore irlandese So Cow
(qualcuno lo conosce? Io personalmente no…). Ah, se proprio
non volete sprecare 15-20 MB del
vostro prezioso hard disk, i tredici
D o p p l e r e f f e k t – C a l a b i Ya u S p a ce (Rephlex Records / Goodfellas, giugno 2007)
Genere: abstractronica tech-grime
I l r i t o r n o d e l l ’ e l e t t r o n i c a p ura.
A s t r a z i o n e m a t e m a t i c a . S p i n ge r si oltre le dimensioni conosciute e
i n v e s t i g a r e s p a z i n u o v i , s t r o b o s co p i d i s e n s a z i o n i r o b o t i c h e e p r eci s i s s i m e . I l s o g n o e l e c t r o i n c a r n ato
n e l l a p e r f e z i o n e d e g l i s t r u m enti
c o n t e m p o r a n e i . N u o v i o r i z z o n t i che
i n e v i t a b i l m e n t e v a n n o a r i f o c i l la r s i d e l l ’ a r c h i v i o d e g l i A u t e c h re e
d e l l e r i c e r c h e p u n t i g l i o s e d i K eith
F u l l e rt o n Wh i t ma n . A n c o r a una
v o l t a l ’ o m b r a d e i K ra f t w e rk , oss e s s i o n e e r i f l e s s i o n e , 2 0 0 7 v olte
quest’anno.
M a t e m a t i c i z z a z i one
dal
collettivo/gruppo
m i s t e r i oso
p r o v e n i e n t e ( f o r s e ) d a D e t r o i t , n erd
d e l m a s c h e r a m e n t o , i m p e r s c r u t ab i l i a m a n t i d e l l e d i m e n s i o n i s u p e r iori
della fisica quantistica.
Nei titoli del nuovo lavoro scorron o f a s c i d i s u p e r s t r i n g h e , s u p e rfici
non visibili ad occhio nudo. Formul e e n u m e r i g i à i n t u i t i n e l l a v o r o di
A rp a n e t , l ’ o s c u r o p r o g e t t o p a r a l l e l o d e l c o l l e t t i v o f i l o s o f i c o - m u s i c ale
D re x c i y a ( u n m i r a g g i o c h e n o n h a
i d e n t i t à , c o l l e t t i v o à l a Wu M i ng,
d e s t a b i l i z z a t o r e d e l l a s c e n a t e ch n o d a s e m p r e ) . E c o m e n e l l a v oro
a r c h e o l o g i c o d e l b o s t o n i a n o K FW
s o p r a c c i t a t o , l a r i c e r c a s o n o r a qui
s i s p i n g e a l r i f a r e i l v e c c h i o . Non
c o n s t r u m e n t i o r i g i n a l i , b e n s ì c o n il
m a s s i m o d e l c o n t e m p o r a n e o : t r o ve -
turn it on
S a m a m i d o n - A l l I s W e l l ( B e d r o o m C o m p a n y, 2 3 o t t o b r e 2 0 0 7 )
Genere: neo folk
Op era secon da per l’ent it à Sam am idon a po c h i m e s i d a l d e b u t t o B u t T h i s
Chick en Pr ov ed Fal se Hear t ed ( B i r d w a r R e c o r d s , g i u g n o 2 0 0 7 ) . S e i n
q ue llo coin vo lgev a Dovem an, a l i a s T h o m a s B a r t l e t t , s u o a m i c o d ’ i n f a n z i a ,
in qu esto All I s Wel l unis c e le f or z e c ol c om p o s i t o r e c l a s s i c o N i c o M u h l y
e d il mu sicista elec t r o- av ant aus t r aliano B e n F ro s t , p e r q u i n d i r i c o r r e r e
a i servigi de l c elebr e pr odut t or e Val gei r Si g u rð s s o n ( B j o r k , W i l l O d l h a m ,
Cocorosie, Mù m . . . ) , n e l c u i s t u d i o i s l a n d e s e s o n o a v v e n u t e l e i n c i s i o n i . I l
d isco e sce p er i t ipi di Bedr oom Com pany - l ’ e t i c h e t t a d i S i g u r ð s s o n d e l
cui roster fan n o p a r t e t u t t i i s u c c i t a t i – e p r e n d e l e m o s s e d a l l a m e d e s i m a
id ea ch e a nim av a il pr edec es s or e.
An ch e sta vo lt a s i t r at t a inf at t i di pez z i t r adi z i o n a l i d e l c o u n t r y f o l k a m e r i cano riletti in c h i a v e “ m o d e r n a ” , o v v e r o s t e m p e r a t i i n u n a c a l d a t r a m a e l e t t r o a c u s t i c a c h e l e t e s s i t u r e orchestrali
e altre discre t e g u a r n i z i o n i ( l e e l e t t r o n i c h e , l ’ h a r m o n i u m , i l p i a n o , i l g l o c k e n s p i e l . . . ) s b a l z a n o s u u n piano di
e sta tica trep idaz ione. Q ualc os a c he ac c ade o r a , q u i . C h e c i r i g u a r d a .
Vo len do lo ind iv iduar e s ulla c ar t ina, le c oo r d i n a t e p o t r e b b e r o e s s e r e Wi l l O l d h a m ( l a f i o c a d o l c e z z a d i Sugar
Ba by), Red House Pai nt er s ( la s er af ic a Sa r o ) , J a s o n M o l i n a ( l a s o l e n n e m e s t i z i a d i O D e a t h ) , a d d i r i ttu r a N ic k
Dr a ke (la fle m m a palpit ant e di Lit t le Sat c he l ) . M a q u e l c h e p i ù c o n t a è l ’ a v v i n c e n t e c o n f e z i o n e d e i p e z zi, questo
lo ro rivive re r iaff ior ando s ot t o la pelle as ci u t t a d e l l a m o d e r n i t à , c e l e b r a n d o l ’ e t e r n a v a l e n z a d e i t e m i co n u n a
commo ve nte m is t ur a di m es t iz ia e m er av igli a , v e d i g l i s t u p e n d i g e r m o g l i o r c h e s t r a l i i n Wi l d B i l l J o n e s e n e l l a title
tra ck. Pe r ce r t i v er s i, Sam uel Tear ha c ont r a t t o u n a m a l a t t i a s i m i l e a q u e l l a d e i T h e B o o k s , i n u n a v a r i ante certo
più canonica m a n o n m e n o g r a v i d a d i p o t e n z i a l i c o n s e g u e n z e . L a p r i m a : i l f o l k è u n a p a n d e m i a m u t a n t e che non
smette di fa re v it t im e. ( 7. 3/ 10)
Stefano Solventi
sentireascoltare 51
ret e qu ind i suo nin i ( s t upendo il c oret t o di the remin n ella s uit e Hy perellip tic Surfa ce s), c lic k , r iv er ber i
ping p on g (Comp actif ic at ion) e ff e t t i
stereo (destabilizza n t e i l g i o c o d i
panning in Holo morp hic N- 0 For m ) ,
voci
sup erfiltra te
( l’os c ur is s im o
patte rn lige tian o di Non Vanis hing
H armo nic Sp ino r), p a e s a g g i c h e
isolan o l’a scolta tor e in un’es perienza che si situa al c onf ine t r a r icerca e fascinazione p e r i l s u b l i m e ,
condita in generale d a e c h i d a r k
(H ypersurfa ce ). L’el e c t r o c h e v i r a
pesante men te fuo ri dal danc ef loor, ritrovando ancor a u n a v o l t a l a
sua co mpo ne nte d i r ic er c a, il s uo
purismo un po’ snob , f a t t o p e r g e e k
dell’ore cchio .
Ovviamente la cassa d r i t t a n o n p u ò
esserci. Le ca nzon i hanno pat t er n
dilatati, prive di cre s c endi o c lim ax ,
le at m osfere si fa nn o r ar ef at t e, pr oiettando dimensioni n u o v e . N o n è
l’ambien techn o d i Aphex Twin o il
post-folk di Na tha n Fak e. Q ui non
ci si spo rca co n le s t r ut t ur e c anoniche, si va oltre, cer c a n d o i l s u o n o
perfe tto e lasciando d a p a r t e i l p o p .
L’unic o pu nto d i col legam ent o c on
le scene 07 è la sens i b i l i t à d a r k c h e
ritroviamo come mar c h i o d i f a b b r i c a
nel g rime lo nd ine se . Nas c e quindi
un nu ovo ib rido , un a nuov a m es c olanza so no ra: ch iam iam olo per or a
tech-grime . Pe r chi am a ques t i paesaggi lunari, il disco è s i c u r a m e n t e
un must (8 .0/1 0); pe r i n o n a v v e z z i ,
ripet ere l’asco lto fino alla m ut az ione ro bo tica de i timpani. ( 7. 0/ 10)
Marco Braggion
T h e D r i f t – C e i l i n g S k y ( Te m p o rary Residence / Goodfellas, 6
novembre 2007)
Genere: post-/dub
Questo Ceiling Sk y è un c om pendio che pro mette be nis s im o; è una
raccolta di u n g rup po – The Dr i f t –
che a rriva a l suo p r im o album c on
già in dote qualcosa d a r i a s s u m e r e ,
su cui contare; il che n o n è p o c o , è
una m ossa ch e d ice “ pr im a as c olt ate le nostre primissim e c o s e ” , r i v e l a
fiducia ne i pro pri p as s i iniz iali.
Eppu re, nonostante i l p r o c e d e r e
compilativo, il d isco ha una s ua c oesione. È d ato se no n alt r o c om pr endere un meccanismo r i p e t u t o , u n a
52 sentireascoltare
struttura quasi invariante dei brani.
Le tracce sono dilatate, procedono
piano piano fino a quando creano
nell’ascoltatore l’impressione che
c i s i s t i a d il u n g a n d o u n p o ’ t r o p p o ;
proprio in quel momento, appena
prima di rasentare la noia, avviene
la v ar iat io c h e v i t a l i z z a i p e z z i ; i n
St r eet s , p e r e s e m p i o , p i o m b a s u l
più bello una matematizzazione che
ci fa andare il pensiero al Kentucky
e all’Illinois. Oppure si procede per
am bient az io n i p o s t - r o c k ( q u a s i a m bientali) su basso dub, che ricorda
la non fortunatissima vicenda degli
I sot ope 217 – e i n z o n a To rt o i s e i n
e ff e t t i c i t r o v i a m o ( s i a s c o l t i l ’ u l t i m a
t r ac c ia, I nv i s i b i l e C i t i e s , r e m i x a t a
dai Sy bar it e , p e r l a r i p r o v a ) .
Al v er t ic e d e l l a f o r m a , s e m p r e l ì
di presso, il riferimento principale,
c om e già ve n t i l a t o t r a l e r i g h e , r e sta però quello di un gruppo ben più
m us c olar e, m a d i u n a r a ff i n a t e z z a
c er t os ina r i c o n o s c i u t a a l l ’ u n a n i m it à: i June O f 4 4 ( l a l o r o t r o m b a
è per v as iv a , m a i n F o r G r a c e A n d
St ar s la de r i v a z i o n e s e m b r a d i r e t ta). E se di tromba si parla, tutti
siamo figli di Miles Davis – come di
quell’escamotage di ripetizione che
per m eav a K i n d O f B l u e – c h i a m i a m o l i r i ff , i n q u e s t o c a s o , e i l g i o c o è
fatto. Almeno cinque punti decimali
del voto sarebbero poi da destinare
agli os pit i r e m i x a t o r i , c o m e a i F o u r
Te t, c he f an n o s p l e n d i d a m e n t e i m paz z ir e la b a t t e r i a d i G a r d e n i n g ,
Not Ar c hit e c t u r e . C e r t o , t u b a s t i a n
c ont r ar io p u o i d i r e c h e s p a c c i a r e
per album d’esordio una raccolta
di cose già pubblicate è sintomo di
poca produttività; ma il succo vero,
m i par e, as c o l t o a l l a m a n o , è c h e
v ales s e la p e n a d i r a c c o g l i e r e q u e ste tracce altrimenti perse in una
m a n c i a t a d i v i n i l i ; e p o i s i v e drà.
(7.0/10)
Gaspare Caliri
Deepchord presents Echospace
– The Coldest Season (Modern
Love / Baked Goods, novembre
2007)
Genere: electro-dub
S e d u b d e v ’ e s s e r e , c h e B asic
C h a n n e l s i a . L o s t i l e f r e d d o del
v e n t o d a B e r l i n o s i i n s i n u a s em pre di più nelle foreste della scen a e l e t t r o n i c a d a c l u b ( e n o n ) . Rod
M o d e l l è u n a m e t à d i D e e p c h o r d, è
l u i l ’ u o m o c h e i n c a r n a l a m u t a z i one
d e l s u o n o k r a u t o , p a s s a n d o a t tr a v e r s o D e t r o i t , l ’ e v o l u z i o n e n a t u r ale
d e l l a C h a i n R e a c t i o n d e l l a c a p i ta l e t e d e s c a . Q u i r i t o r n a a l l e s u e vi s i o n i m e t a f i s i c h e , a i s u o i 1 2 ’’ , alla
s u a o s s e s s i o n e p e r g l i s p a z i p i eni
di echi distantissimi, memoria di
q u e l d i s c o / c o l l e t t i v o c h e è ( / s t a t o?)
R h y t h m & S o u n d , m a g i e p s i c he d e l i c h e s u l b a t t i t o d i Z i o n . L’ a ltra
metà, l’altra faccia del suono, è
S t e v e H i t c h e l l , n o t o a i p i ù c o me
S o u l t e k . D a C h i c a g o . I l v e n t o ch e
n o n s i f e r m a m a i , l ’ e t e r n o p u l s are
senza confini.
I d u e p r o d u t t o r i s i m e t t o n o i n s i eme
e c o s t r u i s c o n o u n d i s c o c o n e qu i p a g g i a m e n t i v i n t a g e , c o m e n ella
m i g l i o r e t r a d i z i o n e e r e d i t a t a d allo
s t u d i o d e l m i t o L e e ‘ S c ra t c h ’ Pe r ry . R o l a n d S p a c e E c h o , E c h o p lex,
Korg tape delay e altri synth rigorosamente a 8 bit per scaldare la
monotonia techno, per fondere gli
s t i l i i n u n m i x c h e p o c h i h a n n o a vu t o i l c o r a g g i o d i p r o p o r r e . D u e m età
c h e f a n n o i n c o n t r a r e B e r l i n o , Mo t o r C i t y e Wi n d y C i t y i n u n u n i co
c o n t i n u u m , a m a l g a m a s e m p r e più
in disting uib ile, quiet e c he O lt r ema nica h a p or t at o allo s c onquas s o
d ub ste p. Qui lo y in e lo y ang r ibollisco no in ve c e s enz a s ov r appor s i,
la percussivit à v a a b r a c c e t t o c o n
le a rmon ie dil at at e ( Suns et ) , la s apiente arte d i c o s t r u i r e a t m o s f e r e
con il rumore b i a n c o s i m e s c o l a c o n
p ulsazion i p rim it iv e ( F i r s t P o i n t O f
Arie s) e no n c ’è c he m aes t r ia nel
costruire mon di m us ic ali da dopobomba (stup e n d a l a l u n g h i s s i m a
suite Ocea n Of Em pt ines s ) . I l v iaggio che propo n g o n o i d u e p r o d u t t o r i
e co mpo sito ri apr e la s t r ada a quello che il post-g r i m e c i a v e v a ( p e r u n
momento) fat t o d i m e n t i c a r e : i l d u b
è an co ra in piedi, il dub puls a ancora di suoni c a l d i e d i a n i m a , n o n
c’è solo dark n e l d e l a y e r e d i t a t o d a l
reggae. Ora l o s a p p i a m o , c i s a r à
ancora un’alb a , d o p o l a p i ù f r e d d a
d elle sta gio ni . ( 7. 5/ 10)
Marco Braggion
E d d i e Ve d d e r - M u s i c F r o m T h e
Motion Picture Into The Wild (J
_ R e c o r d s / S o n y, 1 7 s e t t e m b r e
2007)
Genere: folk rock
Non è la pr i m a v o l t a c h e E d d i e
Ve dd er pre sta penna e v oc e ad una
sou nd track, m a nulla di par agonab ile all’imp eg no pr of us o per l’ult ima pellicola f i r m a t a d a S e a n P e n n ,
Into The Wil d, l a s t o r i a v e r a d i
un neo-laurea t o c h e a b b a n d o n a i l
mondo “civile ” p e r c o n f r o n t a r s i c o n
la natura più s e l v a g g i a e g e n u i n a ,
a costo della v i t a . P e r q u a n t o c i è
d ato con osce r lo, non s t upis c e c he
il fro nt-ma n d ei Pear l Jam s i s ia invaghito di cot a n t o p l o t , a l p u n t o d a
comporre ben n o v e o r i g i n a l i , a l c u n i
in ve ro p oco p iù c he boz z et t i ( l’ar -
peggio dolciastro e indolenzito di
Tuolu m n e , l a b a l l a t i n a a r g u t a d i N o
Ceilin g , g l i e s o t i c i v o c a l i z z i d i E n d
O f Th e R o a d ) d a a p p l i c a r s i a l l e i m m agi n i c h e u n d ì v e d r e m o .
Però non mancano le canzoni vere
e pr o p r i e , d a c u i l a f i g u r a d e l Ve d der songwriter esce piuttosto bene,
m er ito s o p r a t t u t t o d i T h e Wo l f ( t r a
il Ca s h c r e p u s c o l a r e e d i l Wi l l O l dham a c c o r a t o ) e R i s e ( u k u l e l e e
v oc e, i l c u o r e s p a l m a t o e s p e r a n z os o) , c h e s e n o n r e g a l a n o a l c u n a
s or pr e s a r i s p e t t o a l l e e s c u r s i o n i
acustiche già paventate col gruppo
( s iam o i n z o n a O f f H e G o e s , p e r i n t ende r c i ) r a p p r e s e n t a n o a l m e g l i o
quello stare onesto, forte e basale
sulla questione, ovvero il massimo
c he d o v r e m m o r a g i o n e v o l m e n t e a t t ende r c i d a u n o c o m e E d d i e . Va n n o
poi m e s s e i n c o n t o d u e t r a c c e “ a l trui”, il folk dolceagro ed engagé di
Soc ie t y - c o m p o s t o d a l c a n t a u t o r e
Jer r y H a n n a h - e u n a H a r d S u n r i e s um a t a d a l l ’ u n i c o o p u s d i I n d i o ( a l
s ec ol o G o r d o n P e t e r s o n , m u s i c i s t a
c a n ad e s e l e t t e r a l m e n t e s v a n i t o n e l
nulla d o p o u n a l b u m - B i g H a rv e s t
- per la AM nel 1989), il misticismo
allam p a n a t o d e l l ’ o r i g i n a l e m u t a t o
in ballata possente (fin troppo, a
dir e i l v e r o ) , i l c o r o d i C o r i n Tu c k e r
( delle S l e a t e r- K i n n e y ) a r i m a g l i a r e
il ritornello, evidenti tratti somatici
The W h o - u n m i s c u g l i o J o i n To g h e t er e B a b a O ’ R i l e y s o t t o f o r m a l i n a e certi melismi esotici da figlioccio
di Nu s t ra t F a t e h A l i K h a n .
Ti r a n d o l e s o m m e , l ’ e s o r d i o s o l i s t a
d i Ve d d e r - c h e p r i m a o p o i d o v e v a
arrivare - si pregia di una qualità
c he te m e v a m o d i n o n r i s c o n t r a r v i ,
ed è p r o p r i o q u e l l ’ a p p o g g i a r s i a d
altro, ottimo pretesto per limitarsi,
per non eccedere né esporsi più di
tanto, ché con quel background e
q u e l l a v o c e è i l p r i m o p e r i c o l o . Ve d i
quello che è successo e succede
al s u o ( e x ? ) i d o l o C h ri s C o rn e l l .
( 6. 9/ 1 0 )
Stefano Solventi
Edwood – Punk Music During
The Sleep (Ghost Records –
Midfinger / Audioglobe, 14 ottobre 2007)
Genere: indie-pop
In certi casi, la parola d’ordine non
può che essere una sola: mi arrend o . E c h i e d o g i à s c u s a sin d’ora
s e q u e s t a p i ù c h e u n a r ecensione
s e m b r e r à u n a s e d u t a d a ll o p si ca n a l i s t a , m a n o n c ’ è n u l l a da fare.
C ’ è u n p r o b l e m a d i i n c o mu n i ca b i l i t à t r a i l s o t t o s c r i t t o e g l i Edwood,
g i o v a n e b a n d c h e c o n P unk Music
D u ri n g T h e S l e e p t o r n a a calcare
l e s c e n e d o p o t r e a n n i da l p r e ce d e n t e a l b u m . N e l m e z z o , ta n ti co n c e r t i , p a r e c c h i a p p r e z z a me n ti , u n
c a m b i o d i e t i c h e t t a ( d a F o sb u r y a
G h o s t / M i d f i n g e r ) e l a p a r te ci p a zi o n e a d u e c o m p i l a t i o n , t r a cui quella
o r g a n i z z a t a d a M i d f i n g e r p e r ce l e b r a r e D a v i d B o w i e . C o s ’ h a che non
v a i l d i s c o , c e l e b r a t o d a l la stampa
c o m e u n p i c c o l o c a p o l a vo r o ? Ap p a r e n t e m e n t e q u e s t e d od i ci ca n z o n i s o n o p e r f e t t e . L a b a n d m e tte
u n p o ’ d a p a r t e – m a n on troppo,
v e d i a d e s e m p i o i t a p p e t i electro e
l e v o c a l i t à s u s s u r r a t e d i Th e Tu b e
– l e f a s c i n a z i o n i t r a m a n d a te d a i l a t i t a n t i N o t w i s t p e r c a n d i da r si p r e p o t e n t e m e n t e a l r u o l o d i successori
a l t r o n o d e l l ’ i n d i e p o p i t a l i a n o , a tt u a l m e n t e o c c u p a t o d a g li Yuppie
Flu. Summer Climax, col suo andam e n t o s o r n i o n e , è c o m e n eb b i a ch e
c a l a d u r a n t e u n a v a c a n za estiva
( m a l i n c o n i a q u a n d o c i s arebbe da
d i v e r t i r s i ) . B r i g h t è l a b al l a ta p e r f e t t a , q u e l l a c h e f a r à s t r a g i d i cu o r i
t r a c h i i l c u o r e l o a v r à g i à sp e zza t o . R i o t A f t e r n o o n è u n pezzo che
p o r t a a c e n a T h e A l b u m Le a f in
u n o d e i s u o i r a r i m o m e n ti d i a l l e g r i a . I l p r o b l e m a è c h e alla lunga
i l d i s c o s t a n c a u n p o ’ . P u r e sse n d o i n d u b b i a m e n t e p i a c e vole. Pur
n o n a v e n d o c a n z o n i d i m e n ti ca b i l i .
P e r ò n o n g r a ff i a . S i a c c ontenta di
g i r i a r m o n i c i c o n q u a l c h e ragnatela
d i t r o p p o . C e r t o , l a c r i t i c a sembra
sentireascoltare 53
essere tutta dalla lo r o . D a l l a m i a ,
posso solo limitarm i a s c r o l l a r e l e
spalle e a rib ad ire c he s ì , è un lavoro sopra la suffici e n z a . M a i l m i o
stereo no n ne sen tir à la m anc anz a
in futu ro. (6 .2/1 0)
Collins ai fasti del gruppo madre,
ma non ne fa neanche un reduce
del t em po c h e f u . U n b e l r i t o r n o .
( 6. 8/ 10)
p o c o d i g e r i b i l e , d i ff i c i l e , a s s a i d i ff i c i l e a c o n t i f a t t i , d a m a n d a r e giù.
G u a r d a r l o d e v ’ e s s e r e s t a t a u n ’ a ltra
cosa. (5.5/10)
Te r e s a G r e c o
Vincenzo Santarcangelo
Manfredi Lamartina
Eyvind Kang – Athlantis (Ipecac / Goodfellas, luglio 2007)
Genere: modern (?)
composition
Si farebbe cosa assai saggia se,
nell’approcciarsi alla nuova opera
c om m is s ion a t a d a A n g e l i c a e A l t r o
Suono Festival al compositore e
violinista Eyvind Kang, si evitasse
di as s ec ond a r e l a n a t u r a l e p r o p e n sione a confrontarla con altri due
im ponent i l a v o r i d e d i c a t i , i n e p o ca moderna, alla leggendaria isola
plat onic a - s i v u o l d i r e , q u i , l ’ A t l a n t is del 1959 d i M o rt o n F e l d ma n e
quella, del 1 9 9 5 , d i P e t e r E ö t v ö s .
Non t ant o, o n o n s o l o , p e r l ’ e v i dente dislivello qualitativo; quanto
perché al linguaggio modernista
utilizzato da Feldman ed Eötvös, il
pupillo di Zorn ha preferito, come
da t r adiz io n e , l a f e d e l t à f i l o l o g i ca, la passione dell’archeologo, il
vezzo dell’anacronismo – a rischio
di ricoprire il tutto con una spessa
c olt r e di s t a n t i o .
Nelle
dodici
composizioni
di
At hl ant i s, e s e g u i t e m a g i s t r a l m e n t e dal c or o d a C a m e r a d i B o l o g n a ,
dalle v oc i s o l i s t e d i M i k e P a t t o n
e Jessi ka K e n n e y , d a l l ’ E n s e m ble di O t t on i d i M o d e n a , d a l l e c h i t ar r e di Al b e rt o C a p e l l i e Wa l t e r
Zanet t i , s i a l t e r n a n o , i n u n a l l e g o r i co viaggio meta-temporale, il canto
gr egor iano d i I n q u i s i t i o , i l c o r a l e d i
Andegav ens e s , l a f a s c i n a z i o n e p e r
l’I s lam m ed i e v a l e d i R o s Ve s p e r t i nus , lo s pr e c h g e s a n g d i A t h l a n t i s a
musicare testi esoterici - in latino
- d i G i o r d an o B r u n o e M a r b o d o d i
Rennes .
Sì c he le c o n c e s s i o n i a l m i n i m a lis m o di I u p i t t e r e R e p e t i t i o , l ’ e c c es s iv a c ur a d e l s u o n o a p p r e s t a t a
in studio - gentile concessione dei
Thi l ges 3 N i c H u m m e r e G a m m o n
- a gioc hi fa t t i ( i l c o n c e r t o s i è t e nut o pr es s o i l Te a t r o C o m u n a l e d i
Modena nel maggio del 2006), non
giovano all’economia complessiva
del lav or o – i l c u i a s c o l t o , s u d i s c o ,
diventa esperienza stucchevole,
Fairmont - Coloured In Memory
( B o r d e r C o m m u n i t y, 6 n o v e m bre 2007)
Genere: electro techno wave
M e m b r o s t o r i c o d e l r o o s t e r B o r de r
C o m m u n i t y, i l p r o d u t t o r e J a k e F a i r l e y, g i à n o t o n e l l ’ a m b i e n t e d a nce
p e r u n a t r a c k à l a R o b e r t O w ens
c o m e G a z e b o ( d e l 2 0 0 5 ) e p e r un
a l b u m d ’ e l e c t r o c l a s h c o m e To uch
N o t t h e C a t ( P a p e r B a g , 2 0 04),
s f o r n a u n p r i m o l o n g p l a y i n g a fi r m a F a i r m o n t m e s c o l a n d o u n a s erie
di stilemi accumunati dal trend min i m a l d a g l i s m a l t i n o i r. C o l o u r e d In
M e mo ry s e r v e h o u s e e t e c h n o mo l t o a s c i u t t e i n s t i l e S w a y z a k e pr o p r i o c o m e Ta y l o r e B r o w n n o n s i fa
m a n c a r e l ’ i n s e r t o p o p d a l r e t r o g u sto
w a v e ( O t t a n t a ) e q u a l c h e z a m p ata
n e o - t r a n c e à l a J a m e s H o l d e n ( b oss
d e l l a l a b e l p e r a l t r o ) . L a p r o d u z i one
è curatissima (Mobula, tra techno e
micro glitch), tuttavia la coolness di
u n a s o n g c o m e F a d e A n d S a t u r a te
o l’electro di Need Medicin sono a
r i s c h i o s t e r i l i t à p e r i k i d p i ù e s i g enti
a caccia di soluzioni innovative, opp u r e s e m p l i c e m e n t e d i b u o n e s t r ofe
s u b a s e d a n c e , c o s ì c o m e i l d i ktat
e s t e t i c o r i s u l t a a l l a l u n g a u n p uro
e s e r c i z i o d i s t i l e ( 1 9 9 5 F a i r m on t,
D a r l i n g Wa l t z ) , u n a d a r k s i d e d ella
f u t u r o l o g i a d i G a r y N u m a n , o v v er o
l’ennesima riproposizione EBM.
In definitiva, Fairley cattura nell a p r o g - t r a n c e à l a J a me s H o l d e n
m i s s a t o A p p a ra t d i F l i g h t O f Th e
A l b a t r o s s , p u r t u t t a v i a r i m a n e nd o
Edwyn Collins – Home Again
(Heavenly Recordings-EMI, settembre 2007)
Genere: songwriting, white soul
Un p assato negli ’8 0 c o m e l e a d e r
dei prime mo ve r po p O r a n g e J u i c e
su P o stcard Re co rds , una s uc c es s iva carriera solista p e r c o r s a t r a a l t i
e bassi, una recente m a l a t t i a g r a v e
da cui è riu scito a ripr ender s i, e or a
questo se sto a lbu m, Hom e Agai n,
dal titolo quanto ma i s i g n i f i c a t i v o ,
al quale Edwyn Co llins av ev a c ominciato a la vo rare p oc o pr im a della disavventura.
D i mo de rno cro on er t r a s oul bianco e songwriting cl a s s i c o t r a t t a s i ,
sulla scia della carr i e r a d i u n M a r c
Almond - per fare u n n o m e a ff i n e
- ma co n min ore for t una c om m er ciale. L’album proce d e t r a l a n g u o r i
decadenti alla Bryan F e r r y d ’ a n n a t a
(One Is A L on ely Num ber ) , c r o o n i n g
alla Ja rvis (Home Again in m ood
very Gainsbour g), c a m p i o n a m e n t i
negli arrangiamenti a l l a m a n i e r a d i
un B eck d’a nn ata ch e c ant a s ur r eali ballad cou ntry-blu es s pac ey ( 7t h
S on), e men tre fa il v er s o a un Elvis virato Cas h in Super s t ar . I l t u t t o
con attitu din e au toir onic a e div er t ita, come l’ultimo Alm o n d d e l r e s t o .
E non sen za le g uita r pop s ong m ar chio di fab brica (On e Tr ac k M ind) .
In sostan za , un disc o s ent it o questo Hom e Aga in, c h e n o n r i p o r t a
54 sentireascoltare
turn it on
Settlefish – Oh Dear! (Unhip Records / Audioglobe, 28 ottobre
2007)
Genere: indie-rock, pop, emo
Prima c’era q u e l l a f u r i a i n c o n t r o l l a b i l e . L’ a s s a l t o c h e f a t e r r a b r u c i a t a
tutt’intorno. L e c h i t a r r e c h e f a n n o g r i d a r e d i d o l o r e l e c a s s e d e l l o s t e r e o .
Un cantante c h e r i p r e n d e , r i a g g i o r n a , f a p r o p r i a l a l e z i o n e d i v i t a e s t i l e
del rock ame r i c a n o – v e r s a n t e Wa s h i n g t o n , i n t e r n o D i s c h o r d , c i t o f o n a r e
Fugazi. Hard c or e, dunque. E do- it - y our s elf . C h e n o n è u n o s l o g a n b u o n o
per un popolo c h e s t a d i m e n t i c a n d o l ’ u s o d e l l ’ i t a l i a n o s e n z a p e r a l t r o s a p e r
parlare l’ingle s e . D I Y è u n a s c u o l a . C h e t ’ i n s e g n a d u e c o s e f o n d a m e n t a l i .
L a prima : fa nc ulo, la m ia m us ic a la pr oduc o d a s o l o , v o i c o n t i n u a t e p u r e
a masturbare i v o s t r i c o n t i i n b a n c a c o n t ut t a l a m e r d a c h e p r o p i n a t e v i a
e tere , la cosa non m i r iguar da. La s ec onda : d i t o m e d i o p e r d u r a n t e e d o r g og lioso a co lor o c he c os t r uis c ono ghet t i – m o r a l i , r e l i g i o s i , a r t i s t i c i – i n n o m e d e l l ’ o r t o d o s s i a – m o r a l e , r e l i g i o sa ,
a rtistica. Ed è ques t o s ec ondo punt o s u c ui è i l c a s o d i f o c a l i z z a r e l ’ a t t e n z i o n e . P e r c h é d e s c r i v e a l l a pe r fe zi o n e
ciò che ha nn o f at t o i Set t lef is h. Un pic c olo c a s o t r a e m o , h a r d c o r e e i n d i e – T h e P l u ra l O f T h e C h oir , i l se condo disco, u s c i t o u n p a i o d i a n n i f a – c h e h a i n f i a m m a t o l e s p e r a n z e d i c h i c o n t i n u a a c r e d e r e i n u na musica
ita lian a da lle s palle più lar ghe di quello c he l a g e n t e i m m a g i n a . P o i i l s i l e n z i o . P o i a n c o r a , l a s v o l t a . T he Quie t
Choir EP, p ubblic at o poc hi m es i f a, c he r il e g g e v a i n a c u s t i c o a l c u n i b r a n i s t o r i c i d e i S e t t l e f i s h . Q u e s to . Pr i m a .
Ora , Oh, Dea r ! . Che, ac c ident i! , è una r and e l l a t a n o t e v o l e e i n a t t e s a . P e r c h é t i c o g l i e i m p r e p a r a t o . P e n sa vi d i
conoscerli. Cr e d e v i t r a m a l a f e d e e p e r f i d i a c h e , i n f o n d o , s i s a r e b b e r o l i m i t a t i a f a r e c i ò c h e r i u s c i s s e l o ro meglio.
Pestare sugli s t r u m e n t i , s t i r a r e l e c o r d e v o c a l i f i n c h é n o n b r u c i a n o p e r l o s f o r z o . E i n v e c e – t a c ! – t i f r egano col
sorriso sulle l a b b r a e i l p u n t o e s c l a m a t i v o i n b e l l a v i s t a , s e g n o t a n g i b i l e d e l l ’ a n i m o p i ù l e g g e r o . C o m e se la band
bolognese si f o s s e l i b e r a t a d a l l e z a v o r r e d i u n r u o l o – i p a l a d i n i d e l l ’ e m o c o r e – c h e o r a , a g i o c h i f a t ti, sembra
che le stesse m olt o s t r et t o. Per c hé ques t o è u n a l b u m p o p , i n g r a d o d i r i s c r i v e r e l a s t o r i a d e i S e t t l e f i sh se n za
rin ne ga rne il pas s at o. Sum m er Dr ops , ad es e m p i o . A m m i c c a i n d i r e z i o n e d i u n e l e c t r o p o p i r r o b u s t i t o p e r ò d a r i ff
ro ck e me lod ie indie. Ed è una c anz one bel l a c o m e u n p o m e r i g g i o d ’ e s t a t e p a s s a t o a l m a r e : s a b b i a t r a l e m a n i ,
ven to fra i capelli e il s or r is o degli am ic i di s e m p r e . I n t e r l u d e 4 v i b r a i n v e c e m a l i n c o n i a , s o s t e n u t a s o l o d a ch i ta rra e vo ce ( quella di J onat han Clanc y, una s o r p r e s a d i e c l e t t i s m o e v i g o r e ) . S l o w l y M o v e d O n è u n a f ilastrocca
che si sroto la s or niona s u una bas e in bilic o t r a p s i c h e d e l i a e , a n c o r a , p o p . P o i , c e r t o , c i s o n o l e s f u r i a te . Th i s
City p arte a m ille c hilom et r i l’or a e non s i f e r m a p i ù . I n T h e N e i g h b o r h o o d s p a c c a s t r u m e n t i e s c h e m i , ca n d i d a n d osi ad esse re l’inno uff ic iale ai pr os s im i c o n c e r t i . M a i l d i s c o r s o c o m p l e s s i v o e s p r e s s o d a O h , D e a r! è m o l to p i ù
a rtico lato . I Set t lef is h allor a s banc ano e s i p r e p a r a n o p e r i l b o t t o . Q u e l l o v e r o . ( 7 . 2 / 1 0 )
Manfredi Lamartina
sentireascoltare 55
inferiore al b oss d el la label. Pr obabilmente è più produ t t o r e c h e m u s i c
maker (i minima ltron ic i gli diano c omunq ue un asco lto). ( 6. 0/ 10)
E doar do Br idda
r pl ane in P i c t u r e O f Yo u A n d M e )
saggiamente giocata su quel déjà
v u c he s t a i n p i e d i p e r l a p i a c e v o lez z a e la r a s s i c u r a z i o n e d e l l a “ b u o na musica”; la cosa può indisporre,
e c’è mancato poco, oppure, come
p l a u s i b i l m en t e a v v e r r à n e g l i S t a t e s
– e c om e è g i à a c c a d u t o a g l i Z i n cs – e s s e r e a s c o l t a t i e d i g e r i t i n e l
t em po di qu a l c h e p i n t a . ( 6 . 0 / 1 0 )
Gaspare Caliri
Fast Piece Of Furniture – Adventure In Contentment (Dischord /
Wide, 2007)
Genere: pub-rock
Nella terra della D i s c h o r d ( m a
questo disco è co-p u b b l i c a t o d a l l a
Adult Swim), fa supe r f i c i a l e c i t a r e i
Min o r Thr e at. Semb r a di non av ere nulla da scrivere . F a t t o s t a c h e
alla b atte ria qu esti Fast Pi ece O f
F o rn itur e si fre gia no di quel J e f f
N elson, ovve ro pro pr io del bat t erista dei MT; pensat e c h e J e ff n o n
suonava da q uin dici anni, m a s i è
convin to d i ripre nd er e in m ano le
bacchette perché aff a s c i n a t o d a l l e
canzo ni di Tony Lowe, v oc e e c hitarra dei Fast Piece , e d a l l e c a s e
vittor iane di Toledo , n e l l ’ O h i o – o
forse pe rch é g li an dav a e bas t a.
In que sti ca si ge ne ralm ent e s i gonfiano le aspettative e c i s i r i m a n e
male. Qu i invece n on s i r im ane né
bene n é male ; sem plic em ent e bisogna d imen tica rsi i M inor Thr eat
ed entrare banalme n t e n e l m o n d o
musica le d elle rad io am er ic ane, a
tema e ge ne re si sa , oppur e us c ir ne e a nd are a fa rs i una bir r a nel
pub-r ock. Qu an do va bene ( Tr o u b l e
N ow , Miles From Now her e, St ay Tonight) il malto d i Adv ent ur e I n Conten tme nt è simile a quello us at o dai
Tel ev ision di Adv ent ur e – o v v e r o
nella loro versione d e l i z i o s a m e n t e
auto- man ierista; op pur e, più r ar amente , a l Lou Ree d d e l p a s s a g g i o
V U-solista (We ars M e Down) .
C omu nq ue vad a, qu es t a è t r adiz ione (ci so no pe rsin o i Jef f er son Ai -
56 sentireascoltare
F a t b o y S l i m - L a t e N i g h t Ta l e s
(Azuli / Audioglobe, 15 ottobre
2007)
Genere: eclectic mix
Di uno c om e N o rma n C o o k / F a t b o y
Slim s i può d i r e t u t t o e d i l c o n t r a trio di tutto: amarlo oppure odiarlo,
infangarlo oppure esaltarlo, da ogni
par t e s i gua r d i l a c o s a l ’ e s e r c i z i o i n
q u e s t i o n e ri s u l t e r à c o m e i l c l a s s i c o
s par o s ulla c r o c e r o s s a .
E’ per ò inne g a b i l e c h e i l b u o n N o r m an s ia dot a t o d i u n t a l e n t o s o p r a f f i n o n e l m is c e l a r e e s e l e z i o n a r e i
dischi. Non parliamo di tecnica,
orpello spesso inutile, ma di abilità
nel “ s ent ir e ” e n e l c a p i r e l e e s i g e n ze del dancefloor in un determinato
m om ent o. I l d i s c o g i u s t o a l m o m e n to giusto, quello che ti fa pensare
e s t a s i a t o ch e q u e l t i p o d i e t r o a l l a
console abbia “salvato la tua vita”
alm eno per q u e l l a n o t t e . L a s c a l e t t a pr epar at a d a l N o s t r o p e r l ’ e n n e simo episodio della fortunatissima
s e r i e L a t e N i g h t Ta l e s è u n p e r f e t t o
es em pio di c o m e d o v r e b b e r o s u o nare tutti quei dj set messi in scena
per int r at t e n e r e e n o n , n e c e s s a r i a mente, ballare, tra un classico del
r oc k c om e R o a d r u n n e r d i J o n a t h a n
Ri chm an, e u n o d e i b r a n i p i ù b e l l i
ed emozionanti di tutti i tempi qual
è Br ot her Wh e r e A r e Yo u ? d i O s c a r
Br ow n Jr , d a u n s o t t o v a l u t a t o c o m e
Vi nce G ua ra l d i a u n s e d u c e n t e
Ni ck Low e ( I L o v e T n e S o u n d O f
Br eak ing G l a s s ) , s i n o a d a r r i v a r e
a l p e z z o i ne d i t o d e l l a r a c c o l t a c h e
è una bella c o v e r d i R a d i o a c t i v i t y
f ir m at a, ov v i a m e n t e , F a t b o y S l i m .
il Lat e Ni gh t Ta l e s m e s s o i n p i e d i
dal grasso ragazzo smilzo convince
per ec let t ism o e s e n s u a l i à , m o r b o s it à pop e r i g o r e s t i l i s t i c o . ( 7 . 0 / 1 0 )
Stefano Renzi
Faust & Nurse With Wound
– Disconnected (Art-Errorist, settembre 2007)
Genere:faust&nww
Innanzitutto sgombriamo il campo da eventuali misunderstanding:
q u e s t i s o n o i F a u s t m a a l t e mpo
s t e s s o n o n l o s o n o . O s s i a s o n o solo
J e a n H e r v e P e r ò n e Z a p p i D i e r ma i e r, a s s i s t i t i d a A m a u r y C a m b u zat,
con Joachim Imler che continua a
r e c l a m a r e l a s i g l a o r i g i n a r i a s c on t r a n d o s i f e r o c e m e n t e c o n g l i e x so d a l i , p a r e p e r q u e s t i o n i d i r o y a l t ie s.
G o s s i p m u s i c a l i a p a r t e , l a n u o va
uscita del collettivo tedesco pref i g u r a q u e l l o c h e o g n i a s c o l t a t ore
h a s e m p r e s o g n a t o . D i s c o n n e c te d
è i n f a t t i l a c o l l a b o r a z i o n e c o n uno
d e i p i ù s t r a m b i , i n f l u e n t i , o r i g i nali
e f u o r i d i t e s t a p r o g e t t i m u s i c a l i de g l i u l t i m i m i l l e a n n i : i N u r s e With
Wo u n d d i S t e v e n S t a p l e t o n , c o a d i u v a t o d a C o l i n P o t t e r c o n i n a g g i u nta
a n c h e l a v o c e d i D i a n a R o g e r s on,
ospite in un paio di pezzi.E potremm o a n c h e f i n i r l a q u i , p e r c h é q u esta
è g e n t e c h e s i p u ò p e r m e t t e r e t utto
e a l l a q u a l e t u t t o s i p u ò p e r d o n are.
A n c h e d i p i c c a r s i ( d e f i n e n d o s i , alla
l e t t e r a , h o r r i f i e d a n d d i s m a y e d ) via
w e b p e r e v e n t u a l i s g a r b i c o m p iu ti
n e l l ’ e d i z i o n e l i m i t a t a d e l l ’ a l b u m , la
c u i t r a c c i a a g g i u n t i v a p o s i z i o n ata
d a P e r ò n a v r e b b e m e s s o i n d i s c uss i o n e l ’ i n t e r o c o n c e p t d e l l ’ a l b um.
Ve r o , S t e v e n ? M a i l c o n c e p t e l ’a tm o s f e r a d e l l a v o r o n o n v e n g ono
c e r t o v a n i f i c a t i d a i 1 0 m i n u t i t o ndi
d e l l a b o n u s t r a c k H a r d R a i n . Nei
5 0 m i n u t i d e l l ’ a l b u m “ r e g o l a r e ” si
c o n n e t t o n o , s i s c o n t r a n o , s i s tr a t i f i c a n o t u t t a l ’ e s s e n z a d e r a g l i a nte
d e i F a u s t e l a c a p a c i t à d i s s a c r ato r i a e d e s t a b i l i z z a n t e d e l l ’ i n f e r m i era
f e r i t a . I l m o t o r i k d e v a s t a n t e , r i tmico, tribaleggiante e pagano dei
p rimi, co n l’es pr es s ionis m o naif ,
le de turp azioni s onor e, gli s f as ame nti org iast ic i e s opr at t ut t o le
nebbie ambie n t p o s t - a t o m i c h e d e l
secondo. L’a n a r c h i c a v i s i o n e d e l
panorama mu s i c a l e d e i t e d e s c h i a
b racce tto co n l’alt r et t ant o v is ionaria , iso lazion is t a c apac it à des t r ut tu ran te di Staplet on. I l t ut t o s i m anifesta in qua t t r o l u n g h e v i s i o n i c h e
fagocitano l’in t e r o s c i b i l e a r t i s t i c o
d elle d ue sigle, div enendo m oloc h
e ntu sia sma nti di una at t it udine demistifica toria r ealm ent e unic a. Di s connec ted è l a s e m p l i c e , p u r a ,
immensa som m a d e g l i a d d e n d i e ,
p er chi scrive, uno dei pic c hi m as simi d elle p ur ec c ez ionali dis c ogr afie in p rop rio. ( 7. 5/ 10)
Stefano Pifferi
Una b o m b a d i s i n g o l i v e l o c i s s i m i ,
che è già scoppiata. Il mid-tempo di
M ov i e d i s c o c i t r a s c i n a n e l l ’ o d i s s e a
c on u n t a p p e t i n o c h i c à l a M o o n
Saf a ri , L i k e S o m e t h i n g F o r P o r n o
è t u tt a l ì n e l t i t o l o , u n a s e n s a z i o n e
pos t - S a b ri n a g i à n e l l a l i s t a d e l l e
balere euro-pop di mezzo mondo.
Radio è l a c i t a z i o n e d ’ o b b l i g o c o l
v oc od e r m o r o d e r i a n o , S w e e t f r o s t i è
pur o D e p e c h e M o d e 1 9 8 1 , M o n k e y
Cage i n c a r n a l o s p i r i t o p r o f a n o b a lear ic , I t ’s Yo u r M o v e è p u r o f u n k y
Daf t ( c h i n o , o r a ? ) , Tw e a k l ’ u n i c a
u s c i ta d a l m a g m a o t t a n t i a n o : u n a
dic hia r a z i o n e a c i d t e c h n o d a p a u ra, il beat che solo pochi possono
os ar e , F u t u r e C a l l s T h e D a w n i l
commiato lunghissimo, l’arrivederci
a un futuro che è sempre a portata
di m a n o .
Felix r e g n a a n c o r a . I n d i s t u r b a t o .
Una d e l l e s t a r d e l f i r m a m e n t o d e l
r it m o . I l s e g n a l e d a l l ’ O l i m p o è a n c or a f i s s o a 8 0 v o l t . P r o n t o a f u l m i nar e l e p i s t e c o n s c a r i c h e l u n g h i s s i m e. A n c o r a u n a v o l t a 4 0 m i n u t i d i
brividi e piacere. Jeez, Felix is the
m.f. man again! (7.2/10)
Marco Braggion
Felix Da Housecat – Virgo,
Blacktro And The Movie Disco
(Nettwerk Records, 2 ottobre
2007)
Genere: ottantronica disco-pop
Un altro grand e c h e r i t o r n a a g l i ‘ 8 0 .
Felix, mutant e p e r e c c e l l e n z a . L u i
- si sa - può f a r e q u e l l o c h e v u o l e .
Oggi, 2007. P u r o r i t o r n o a l f u t u r o .
Re trofilia p op dis c o. Par ola d’or din e pe r mo lti, m a non per t ut t i. Q ualcuno fonda e s t e t i c h e m é l o ( v e d i l a
p ara bo la Air - t r onic a) , qualc uno r ima stica le pa illet t es e iniz ia nuovi p ercorsi (n ella r oulot t e S i m i a n
Mobile Dis co ) . Felix è s t at ic is s imo, gatto fu r b o e a l l ’ a p p a r e n z a
son na cchio so , m a s em pr e all’er t a.
Lui spunta fuo r i a l m o m e n t o g i u s t o ,
fa un disco u b e r p o p e s e n e p u ò
vantare; anco r a u n a v o l t a s t a b i l i s c e
la sua statur a , u t i l i z z a n d o p a t t e r n
e melodie che n e m m e n o s a p e v a m o
g li po tesse ro es s er e c os ì v ic ine.
Film School - Hideout
(Beggars Banquet / Self, 9 novembre 2007)
Genere: shoegaze, indie rock, wave pop
Le v i e d e l r e v i v a l s o n o i n f i n i t e .
Così succede che una band di Los
Ange l e s s i r i t r o v i f r a i p i ù c r e d i b i l i
es pon e n t i d e l l ’ o n d a t a n e o - s h o e g a ze, con buona pace dei cugini della
G r an B r e t a g n a .
Il secondo album dei Film School
inf at ti n o n f a a l t r o c h e c o n f e r m a r e le b u o n e i m p r e s s i o n i r i c e v u te dall’esordio dell’anno scorso,
l’om o n i m o c h e h a s e g n a t o l ’ i n i z i o
del s o d a l i z i o c o n u n a B e g g a r s B a n quet s e m p r e p i ù r i n a t a ( s e p p u r r e ferenziale); nel gioco della lavagna
dei buoni e dei cattivi, sappiamo già
da che lato collocare Greg Bertens
e le sue nostalgie primi anni ’90. E
non p e r u n s e m p l i c e f a t t o d i s i m patia o antipatia: c’è, nelle canzoni
di Hid e o u t , u n a v i b r a n t e s e n s i b i l i t à
per t u t t o c i ò c h e p u ò e s s e r e p o p i n
un ambito di pura rivisitazione, non
s olo s h o e g a z e ( C a p i t a l i z e d I , G o
D o w n To g e t h e r ) , m a a n c he w a ve e
i n d i e r o c k i n s e n s o l a t o . P e r e se m p i o , l e c h i t a r r e d e l l ’ i n i z i a l e Dear
M e m e t t o n o a f u o c o , s e n ecessario,
q u a n t o l a l e z i o n e d e i S o n i c Yo u th
s i a s t a t a f o n d a m e n t a l e p e r i l m o vi m e n t o o r i g i n a r i o d i R i d e e Slowdive;
e , p e r c o i n c i d e n z a - m a ne siamo
sicuri? - , questo disco sembra prop r i o t r o v a r s i a f a r e i l p a i o co n 2 3 dei
B l o n d e R e d h e a d ( s e n t i t e L e ctr i c).
D o v e p e r ò q u e s t i u l t i m i sembrano
i n t r a p p o l a t i n e l l e l o r o l a n guidezze,
i Film School presentano un regis t r o p i ù v a r i o e o r i e n t a t o a l r o ck, i n
c u i a l l ’ o s s e r v a n z a d e i m odelli (My
B l o o d y Va l e n t i n e , c e r t o , ma anche i
p r i m i s s i m i N e w O r d e r d i Mo ve m e n t,
v e d i F l o r i d a ) a l t e r n a n o p ulsioni alla
N e u ! ( S i c k H i p s t e r N u r s e d By Su i c i d e G i r l , c h e f a p e n s a r e anche ai
K i n s k i ) e d e s i s t e n z i a l i s mi wave (il
s y n t h n o s t a l g i c i s s i m o d i Tw o Ki n d s,
c h e m a n c o l e m e t e o r e O rga n o gli
s t e s s i I n t e r p o l ) , a p p r o d a ndo infine
a m e r a v i g l i e p o p a l l a B rok e n Soc i a l S c e n e ( P l o t s A n d P l a n s) ed
e ff i c a c i r i l e t t u r e d e i m i g l i o r i Yo La
Te n g o (Wh a t I M e a n t To Sa y) . Qu e stione di vibrazioni, chissà; ma anc h e d i b u o n g u s t o . ( 7 . 0 / 1 0)
Antonio Puglia
Fink – Distance And Time (Ninj a Tu n e / F a m i l y A f f a i r, 1 o t t o bre 2007)
Genere: folk
E s a t t a m e n t e u n a n n o d o p o l ’ o tti m a s o r p r e s a c h e f u B i s cuits For
B re a k f a s t , l a N i n j a Tu n e pubblica
i l n u o v o a l b u m d i F i n k . Ed è b e n e
a ff e r m a r l o s u b i t o : q u e s t o D is t a nc e A n d Ti me è u n g r a n bel disco.
C o n f e r m a e s i s p i n g e b e n o l tr e l e
a s p e t t a t i v e s c a t u r i t e d all’ascolto
sentireascoltare 57
del suo predecessor e . S o n o b a s t a t i
soltanto do dici mesi a Fi ni an G r een all, mente e cuor e c h e s i c e l a n o
dietro la sigla Fink, p e r c o m p o r r e
queste no ve can zo ni t oc c ant i pr ima d i tutto. Non so l o p e r i l l a v o r o
ancor più pro fon do s v olt o s ulle liriche, ma a nche e s opr at t ut t o per
esser riuscito a sem p l i f i c a r e i l s u o
folk. Sì ce rto son o sem pr e ben pr esenti quelle influenz e b l u e s e s o u l ,
evoca te so pra ttutto dai s uoi v ir t uosismi vocali molto a ff i n i a l l ’ r ’ n ’ b ,
ma stavolta si ritag l i a n o u n r u o l o
più se co nd ario mette ndos i al s er v izio d i un folk tanto s c a r n o q u a n t o
natur ale . È co me se c i t r ov as s im o
dinnan zi a un J os é G onz ál es c o n
voce nera e con un ’ i m m e d i a t e z z a
d’ascolto molto più m a r c a t a . I n f a t t i ,
il Nostro è riuscito a l i m a r e q u e g l i
espedie nti stilistico- v oc ali, qui pr esenti p iacevolme nte nella s ola G et
Your Sh are , ch e fin iv ano per r endere alc un i p assa gg i d i Bi scui t s… d i
un’autoreferenzialità g r a t u i t a , n o n
necessaria. La prim a i m p r e s s i o n e
che lascia questo n u o v o a l b u m è
che Finia n ab bia p unt at o es c lus ivamente all’e ssen za dei br ani, abbandonando in part e a n c h e q u e g l i
orpelli elettronici mo l t o p r e s e n t i i n
passato. La dice lun g a i l f a t t o c h e a
produrre e a p arte cip ar e at t iv am ente alla crea zio ne di D i s t a n c e A n d
Ti me c’è l’an ima elet t r onic a dei
L amb, Andy Ba r low, c on un r uolo che paradossalm e n t e t e n d e p i ù
a nascondere quei f l u s s i d i g i t a l i ,
percettib ili so ltan to in r ar i c as i ( S o
Many Ro ad s in pa r t i c o l a r m o d o ) ,
che a caricarli. Dive n t a p e r ò p a r t e
at t iva ne ll’utilizzo d i s t r um ent az ioni
acustiche (chitarre, c o n t r a b b a s s o e
percussio ni) con un f ar e non inv asivo ma sicura men t e or iginale, da
ingegnere del suon o q u a l è . C h e
sia anche il su o n ot ev ole appor to a sancire il salto d i q u a l i t à c h e
questo album ha fat t o f a r e a F i n k è
fuori di du bb io. Ma bis ogna as s erire però che la bell e z z a d i q u e s t e
nove can zo ni no n dipende es c lus ivamente dall’ornam e n t o s o n o r o . È
la penna di Fink ad a v e r l e s c r i t t e
e a lui vanno i merit i d i c i ò . I n f a t t i ,
episod i amma lian ti c om e Tr o u b l e ’s
W hat You ’re In e This I s The Thing
segnano l’avvenuta c o n f e r m a d e l
suo talento artistico . U n d i s c o d a
58 sentireascoltare
as s apor ar e a s c o l t o d o p o a s c o l t o .
E s e c i las c i a m o t o c c a r e t r i s t e m e n te da quella solitudine cantata in
Under The S a m e S t a r s , u n a d e l le ballate più riuscite dell’album,
pr es a c os c i e n z a d e l l ’ e m o z i o n i c h e
Fink è riuscito a donarci con questo
album , c i è l e c i t o a n c h e p o t e r p e n sare però che sì le stelle saranno
s em pr e le s t e s s e , m a s t a v o l t a , l u m inos e e c a l d e o l t r e m o d o , s e m b r a no quas i av v i c i n a r e i l c i e l o , d o n a n do il s egr et o d e l l a n o t t e . ( 7 . 3 / 1 0 )
– , m a n c a q u a l c o s a a R e s e t ; pr o babilmente la profondità del temp o , p e r c u i l ’ a s c o l t o d i q u e s t o EP
p o r t a m e n o a s c a v a r e n e l l a p r o pria
m e m o r i a s t o r i c a . N o n l a s c i a i n d i ffe r e n t i , c e r t o , f a v o l t e g g i a r e l a t e sta
f i n s e l o s i a s c o l t a l a v a n d o i p i atti
– esperienza personale – ,né ridim e n s i o n a l ’ e n t u s i a s m o d e l p r e ce d e n t e , m a p i ù c h e a l t r o l o p r o c r a sti n a , l o r e n d e “ a t t e s a ” . A t t e n d i a m o il
p r o s s i m o b o t t o , a l l o r a , e c r e d i amo
che ci sarà. (6.2/10)
Andrea Provinciali
Gaspare Caliri
F l y i n g L o t u s – R e s e t E p ( Wa r p /
Self, 5 ottobre 2007)
Genere: chill-house
Si erano dette molte cose belle qui
da noi r igua r d o a l p r e c e d e n t e 1 9 8 3
di St ev en E l l i s o n , c i o è F l y i n g L o t us. I nnanzi t u t t o c h e u n a d e l l e i n numerevoli matrici usate dal Flying
e r a l a f u c i n a N o v a n t a d e l l a Wa r p
e – t oh! – q u e s t o n u o v o E P, R e s e t
( c he, lo dici a m o s u b i t o , s p e r i a m o
s ia int er loc u t o r i o ) , s p a r a i s u o i c o l p i p r o p r i o s u l l ’ u s c i t a Wa r p n ° 2 2 8 .
Del resto, che l’etichetta non abbia
abbandonato l a s u a p r o v e r b i a l e a t tenzione alle grandi cose prossime
v ent ur e è s t a t o c o n f e r m a t o g i u s t o
ques t ’anno d a l l ’ e s s e r s i a c c a p a r r a t a i Bat t les . E s i c u r o i l q u i p r e s e n t e
FL, penseranno loro, pensiamo noi,
dar à le s ue s o d d i s f a z i o n i .
D a r à , a p p un t o ; s e b b e n e i v a r i e g a t i
r if er im ent i d i 1 9 8 3 s i a n o g r o s s o modo confermati - c’è ancora una
c om m is t ione b l a c k - w h i t e ( Te a L e a f
Danc er s , M a s s a g e S i t u a t i o n ) , c ’ è
lounge/ c hill - o u t ( D a n c e F l o o r S t a l k er ) , c ’è Ap h e x ( Ve g a s C o l l i e ) , c ’ è
“ il c ioc c ola t o ” , m a n o n f o n d e n t e ,
dic iam o al l a t t e ( S p i c y S a m m i c h )
Gerda – Cosa Dico Quando Non
P a r l o ( Wa l l a c e / A u d i o g l o b e ,
settembre 2007)
Genere: poetic screamo
Violent Breakfast – Nient’altro
C h e Te m p o ( G a f f e r - D o n n a B a v o sa, settembre 2007)
Genere: poetic screamo
Poetic screamo a-go-go per i nuovi
album di due giovani gruppi italici.
Dal versante est urlano i Gerda: feroci e rabbiosi i 4 di Jesi, tornano - a
due anni dal debutto omonimo - con
un album che è, se possibile ancor
più polemico e duro. 7 brevi pezzi
allora, 7 brevi pezzi per un assalto
deflagrante di suoni e parole, urla
ed assalti sonici che lascia inebetiti. Sangue che gronda a fiumi dagli
strumenti, voci rauche e strozzate,
alienazione e disperazione. Ma anche perizia strumentale, passaggi
chirurgici, intersezioni chitarra/basso. È un muro compatto e refrattario
quello dei quattro (Compagnucci dei
Sedia è al basso) che non conosce
ostacoli e non fa prigionieri, anche
se alla fine del tunnel una apparente
piccola luce sembra vedersi (Vendicare Questo Orrore).
turn it on
Shape Of Broad Minds - Craft Of The Lost Art (Lex, 28 agosto
2007)
Genere: hip hop
L a L ex ci ha r egalat o div er s e s oddis f az ion i s i n d a l l a s u a n a s c i t a : d a u n
p un to di vista s t r et t am ent e m us ic ale, c er t o , m a a n c h e i n v i r t ù d e l l a r a ff i nata creatività e s p r e s s a d a l p e c u l i a r e a r t w o r k d e i p r o p r i d i s c h i . O r a s e n e
esce con que s t o m a g n i f i c o a l b u m d ’ e s o r d i o d e l n u o v o p r o g e t t o d i J n e i r o
Jare l in sie me all’am ic o J awwaad. L’as pet t o b i z z a r r o d e l l a f a c c e n d a è c h e
i q ua ttro q uin t i di ques t a f or m az ione non so n o a l t r o c h e a l i a s e m o n i k e r
d ietro cu i si cela la per s onalit à m ult ipla di q u e s t o M a d l i b i n e r b a . E c o s ì
Ro qu e Wu n, P anam a Blac k e Dr. W ho Dat ?, i m m a g i n a r i m e m b r i d e l l a c r e w,
non sono che p r o i e z i o n i d e l l o s t e s s o J a r e l n e i d i v e r s i r u o l i d i m c , p r o d u c e r
e via dicen do .
I Sh ap e Of B r oad M inds s algono a bor do d i u n s o m m e r g i b i l e n u c l e a r e p r e s u m i b i l m e n t e d i r o t t a t o d a i D r e x c iy a
e van no a d allunar e negli abis s i dell’ignot o s p a z i o p r o f o n d o , n e i v i s i o n a r i l a n d s c a p e s d e l Wi l d B l u e Yo n d e r di
We r ne r He r zo g. I l s i n c r e t i s m o e l ’ i c o n o g r a f i a s p a c e - a c q u a t i c a d e l v i a g g i o p r o i e t t a t o v e r s o i l f u t u r o pescano in
q ue sti o ce an i. Solo c he la Fos s a è f onda a n n i l u c e e t a l m e n t e o s c u r a c h e o l t r e l e f r e d d e v e n e b l u e l e ttr i co p a r e
spa lan ca rsi u n buc o ner o alla c ui f or z a d’att r a z i o n e n o n s i a m o i n g r a d o d i o p p o r r e r e s i s t e n z a .
L igh t Yea rs Away : gli Ant i pop Consor t i um p i ù s c u r i d i Tr a g i c E p i l o g u e n e l l a s t r a t o s f e r a d e i C a n n i b a l Ox e con
u n p iglio de lir ant e e ps ic hedelic o pos t Li get i . U n a L u x A e t e r n a c h e i l l u m i n a l ’ A rp a n e t . L e t ’s G o ( f e a t . MF D oom ):
imma gin ate Daf t Punk e Just i ce c h e c o n f e z i o n a n o u n i n c a l z a n t e e r o t e a n t e n u m e r o d a s a b a t o s e r a con strobo
a p alla ; l’u om o dalla f ac c ia di m et allo c he c i r a p p a s o p r a ; i l f a n t a s m a d i J D i l l a c h e a p p a r e e s c o m p a r e . Si a m o
g ià in orb ita. Changes aff ior a da luoghi r ec o n d i t i . G u i z z a f u o r i e c i a b b r a c c i a . C i i r r a d i a . E d è l ’ a p o t e o si . E so n o
immagini sfoc a t e , d e f o r m a t e e m o l t i p l i c a t e d a c a l e i d o s c o p i e p r i s m i o t t i c i . S t r a n i a m e n t o p s i c o g e o g r a f i co in stile
Boar ds Of Ca nada. Capolav or o. O pr 8r è in v e c e i r r e s i s t i b i l e f u n k a v a n g u a r d i s t i c o s u l l a s c i a d i A n d ré 3 0 0 0 e dei
Sa -Ra. La tira t is s im a Budda Fly Away è una s o r t a d i j a m t r a g l i A n t i p o p e d i D a l e k , m e n t r e l a t e n s i o n e d rammatica
culmin a in un a So M uc h ( Chaos ) ( f eat . Li l S c i ) c h e i n t e r p r e t a l ’ o r r o r e e l a d i s p e r a z i o n e d i F a l l u j a e Ramallah,
p rime lin ee e par adigm i del dis or dine m ond i a l e . S i a m o a l l o z e n i t d e l d i s c o . N e l c u o r e d i q u e s t o e l e t t r i zza n te co a ce rvo . In sie m e a The Hol l yw ood Recor din g s d e i S a - R a , C ra f t o f t h e L o s t A rt è u n o d e i d i s c h i i m p r e sci n d i b i l i
d i qu esta a nn at a. ( 8. 0/ 10)
Alarico Mantovani
sentireascoltare 59
D al versan te occid ent ale ( Pis a) r ispondo no i Viole nt Br eak f as t e la
rispos ta n on po teva es s er e più f r agorosa . A dire il ve ro in N i e n t ’ a l t r o
C h e Te m po q ua lch e liev e m om ento di pausa in più c’ è e l a t e n s i o n e
sembra allentarsi: il t r o m b o n e p o s t
che co ntra pp un ta * , g l i a t m o s f e r i c i
intarsi arpeggiati ch e f a n n o s p e s s o
capolin o (Una Scato la Piena Di I nverno), ma so pra ttutt o i lam pi di lirismo da stru gg ersi dent r o ( Sahar a,
Gocc e Di Infa nzia). Poet ic i e s t r aziant i, ma an ch e ma lv agi e s piet ati i Vio len t Bre akfas t per pet uano
quell’onda di dispe r a t o l i r i s m o h c
da se mpre p resen te nel s ot t obos c o
it aliano .
Tutt’e d ue i disch i sono delle c opr oduzion i a p iù ma ni tr a v ar ie et ic het te (Wa llace, Do nn aB av os a, G aff er,
S hove, So ns of Ve sta, ec c . ) a dim ostrazio ne d ella coe s ione e unione
d’inten ti all’in tern o d ella ines is t ente “sce na ”. (7.0 /10 )
Stefano Pifferi
GHQ – Californian Night Burning Dreams (Not Not Fun LP +
3” CD-R, 2007)
Genere: psych drone
Disco limitato a so l e 5 0 0 c o p i e ,
sfortunatamente. I G H Q s o n o u n
trio composto da M a r c i a B a s s e t t ,
P ete No lan e Ste ve G unn. Le c oordinate stilistiche s u c u i s i m u o v e
anche q ue sto en ne s im o, s ot t er r aneo, lavoro d ico no di una linguamosaico composita n e l l e i n f l u e n z e .
La psichedelia più i r r a z i o n a l e e
invas ata (q ue lla de t t a r um or is t a) ,
eccelsi intrecci ele t t r i c a - a c u s t i c a
che conducono alla d r o n e m u s i c p i ù
severa, e tratti inco n f o n d i b i l m e n t e
mut ua ti ta nto d ai rag a indiani quanto dal folk su pre mo degli Appalachi. Il mod us o pe randi, in ques t o
come in quasi tutti i l o r o d i s c h i d a
inizio carriera discog r a f i c a ( c o r r e v a
l’anno 2006...), è d u p l i c e : a v o l t e
il silenzio si stiracc h i a a s u o n d i
sbadig li-dro ni, altre inv ec e è un
convulso strimpellio d e g l i s t r u m e n t i
in coro ch e ra vviva l’inc ipit del br ano entra nte . Sacram ent o I appar tiene alla prima mod a l i t à d e s c r i t t a ,
laddove Eu reka rec l a m a a s é l a
seconda. Invitabile, n e l l ’ u n o c o m e
nell’altro caso, ch e l’im pas t o s t r u-
60 sentireascoltare
mentale lieviti, lieviti, lieviti sino al
punt o di s f a l d a r s i i n v i s i o n i i n a u d i t e
( Sac r am ent o I ) - s o r t a d i d e m e n t e
rilettura iperlisergica d’una musica
folklorica tentacolare e orgiastica
- , oppur e s c e m i f r a l a m e d i s u o n o
as t r at t e e ca c o f o n i c h e ( E u r e k a ) . L a
band perde il controllo (spesso) ma
mai il senso dell’esecuzione. Ed in
questo è due passi avanti ai gruppi
di c as a Vhf t a n t o q u a n t o a l l e o r d a lie lisergiscenti dei Charalambides.
Due passi avanti perché nel suo
destrutturarsi e deframmentarsi, il
suono di un componimento quale
Sac r am ent o I I r i v e l a i n r e a l t à u n a
f e r r e a c o mp o s t e z z a n e l s u o c a o s
div agant e. I G H Q a t t i n g o n o a d u n a
miriade di cripto-stili propri della
ps ic hedelia, e n e r i s u c c h i a n o l ’ e s senza come una pompa che graviti
solo quando finisce per intasar di
rumore astratto il condotto da cui li
aspira. Allora, e paradossalmente,
quando l’ele t t r i c i t à s i f a s a t u r a e i l
s uono im br i g l i a b i l e , s o l o a l l o r a l ’ a r t e del c om b o m e g l i o f l u i s c e v e r s o
l’inc aut o as c o l t a t o r e . ( 8 . 0 / 1 0 )
Massimo Padalino
Gorillaz - D-Sides (ParlophoneEMI, 16 novembre 2007)
Genere: post-modern pop
M et t iam ola c o s ì : a v r e b b e r o p o t u t o
rubare il trono a Beck. In definitiva
s em pr e di g i o c o s i c o w - b o y p o s t m o der ni par lia m o . G e n t e c h e t ’ h a f a r cito il sound dei bianchi con quello
dei neri frullandolo con pigrizia e,
perdio, colore. Beck di suo non era
già un c ar t o o n ? I G o r i l l a z n e h a n no es t r em iz z a t o s o u n d e i m m a g i n e ,
guar dando i l t u t t o d a u n ’ a n g o l a z i o ne br it , e or a c h e i l p r o g e t t o è s t a t o
m es s o nel c a s s e t t o e i s u o i p a r t e -
cipanti sono alle prese con vita priv a t a e v i c i s s i t u d i n i v a r i e ( 2 D d eve
f i n i r e l a l a u r e a i n l e g g e , R u s s e l si è
r e i n v e n t a t o p e r s o n a l t r a i n e r ) , q uel
che abbiamo è un doppio CD d’ined i t i e r e m i x p e r n u l l a p r e s c i n d i b ile.
È u n o s g u a r d o “ a l t r o ” c h e f a p en s a r e , a n c o r a u n a v o l t a , a g l i a l bum
p s e u d o - b o o t l e g d e l r a g a z z o d i M e llow Gold.
Cangianti e in continuo colloquio
g i a m a i c a n o , s e n z a e ff e t t i s p e c iali
e g u e s t s t a r, i b r a n i d e l l a r a c c olta
testimoniano la freschezza e la gioc o s i t à d e l l a f o r m a z i o n e a p e r t a te n u t a a b a t t e s i m o d a D a m o n . E da
q u e s t e p a r t i i l s u o t a g l i o è p a r t i co l a r m e n t e i n c i s i v o . I n d i s p e n s a b i l e la
b a l l a t a c o n c l u s i v a p e r c h i t a r r a / v oce
e f i a t i S t a x ( S t o p T h e D a m s ) , c ome
i l d o o - w o p m e m o r a b i l i a d i H i g h way
( U n d e r C o n s t r u c t i o n ) e n a t u r a l m en te l’Oriente per pianoforte a coda e
a r c h i d e l l a e t e r n a H o n g K o n g , una
t e r n a d i t r a c c e c h e r e n d e a n c o r più
n a t u r a l e l o s p o s t a m e n t o v e r s o i The
G o o d T h e B a d A n d T h e Q u e e n del
c a n t a n t e d e i B l u r ( c h e p e r i n c i so
c o s a r a p p r e s e n t a s e n o n u n o s c avo
alle radici di questi generi?).
N o n m a n c a n o i n f i n e i b e a t d a n c e: il
s y n t h e t i c o d e l l a b e l l a P e o p l e , p uro
s c i o g l i l i n g u a G o r i l l a z 2 . 0 p e r v o ci n a s o u l f u l e u n b a s s o a v v o l g e n t e, e
t a n t o m e n o s i t r a l a s c i a i l d a n c e hall
w e s t e r n d e l l a b - s i d e d i l u s s o n ata
d a l l a c o l l a b o r a z i o n e c o n T h e B e e s,
B i l l M u r r a y . P e r l e f r i v o l e z z e sb i l e n c h e c ’ è We A r e H a p p y L a n d fi l l
( s p o r c h e s t r o f e s e v e n t i e s - r o c k per
u n r i ff o r a m a c a r i l l o n d i c a m p a n elli,
f i s a r m o n i c h e , f l a u t i s t u p i d i n i ) e l ’i n t e l l i g e n t e s y n t h - r o c k T h e S w a g g a.
Un secondo CD raccoglie alcuni rem i x d a l l a q u a l i t à m e d i t a p i u t t osto
a l t a , t r a c u i l e s p l e n d i d e v e r s ioni
d i D FA ( D a r e ) e J a m i e T ( K i d s With
Guns), praticamente due canzoni
n u o v e d i p a c c a . D a a v e r e . ( 7 . 0 / 10 )
Edoardo Bridda
G u l t s k r a A r t i k l e r – K a s h a I z To pora (Miasmah, 24 settembre
2007)
Genere: elettro psych folk
L a G r a n d e M a d r e R u s s i a e i l n uo vo mercato globale. Michail Bulgak o v e Vi c t o r P e l e v i n . J o s i f S t a l i n e
V l a d i m i r P u t i n . G . I . G u r d j i e ff e M i -
chele Strogoff . R o c k y B a l b o a e I v a n
Dra go . Co ca C ola e Vodk a. Folk ed
elettronica. E p o t r e m m o c o n t i n u a r e
così… Il mond o m u s i c a l e d i G u l t s k a
Artikler è un ’ a r t i c o l a t a m a t r i o s k a
d ove un ele ment o gener a il s uo opposto, dove il r i s o d i v e n t a p i a n t o e
viceversa e d o v e t u t t i q u e s t i f a t t o r i
tro va no u na lor o c as uale c olloc azion e n el sur r ealis m o s pr opor z ion ato de l disegno gener ale. Diet r o
la sigla in que s t i o n e s i n a s c o n d e u n
g en ietto mosc ov it a di nom e Alex ey
De vyan in, che ha ev ident em ent e il
gusto per le a s s o c i a z i o n i i n u s u a l i ,
p er il colla ge dadais t a e per il s ur realismo spon t a n e o d e l l e f i a b e n a t e
d al fo lklo re. Kasha I z Topor a è u n
concept album c h e r u o t a i n t o r n o a d
una storia scr i t t a d a u n s u o a m i c o e
b asata su un a f av ola popolar e s ovietica, ch e v iene r ipor t at a nel booklet del disco , m a p u r t r o p p o s c r i t t a
e sclusiva men t e in r us s o. Dov r ebbe
tra ttarsi d ella s t or ia di un uom o
con un ’ascia c he c uc ina del por r idg e vola nte . Q ualc os a f or s e di non
tro pp o d ista nte dal pas t ic c ier e t r ot skista di mor e t t i a n a m e m o r i a , m a
qui molte cos e s e m b r a n o a c c a d e r e
intorno all’uom o c o n l ’ a s c i a , p e r c h é
il disco è com e u n a s o u n d t r a c k c o n
un umore cos t a n t e m e n t e m i m e t i c o
e cangiante. N o n c ’ è u n m i n u t o c h e
sia ug ua le al l’alt r o in ques t o ar t icolato pastich e , i n c u i e l e t t r o n i c a
e folk si strin g o n o i n u n a b b r a c c i o
così stretto c h e p a r e i n d i s s o l u b i l e .
Difficile anch e c i t a r e u n e p i s o d i o
specifico. Sal t a a l l ’ o r e c c h i o g i u s t o
la be llissima k r ov ink a m oy a s u c ui
appare l’ugola m e t a f i s i c a d i K r i s t i n
Evensen Giae v e r g i à c o l l a b o r a t r i c e
d ei Dea f Cen t er ( a q u a n d o u n s u o
lavoro solista ? ) . Q u e s t o d i s c o n o n
fa sco nti e no n v uole par agoni. E’
u n film. Un o dei più s t r ani c he abb iate mai visto ( e s ent it o) . ( 7. 3/ 10)
Antonello Comunale
Harris Newman - Decorated
(Strange Attractors / Goodfellas, 18 settembre 2007)
Genere: folk, fingerpicking
Sentenza alti s o n a n t e , l u n g i d a m e !
Però, ragazzi , q u i m e l e t o l g o n o d i
b occa . Ha rris Newm an è il m iglior
ra pp resen tan t e dell’er edit à di J o h n
Fahey de gli a nni 2000: l’ho det t o.
Non che il compagno di scuderia
St ef f e n - B a s h o J u n g h a n s s i a d a
m eno , i n t e n d i a m o c i ( a s c o l t a r s i i l
gioie l l o S u mme r L a t e M o rn i n g ,
prego), ma il Newman ha con sé
quell a s c i o l t e z z a , q u e l l a c a r i c a f i lantropica, quella attitudine trance
che la chitarra solitaria del maestro
del M a r y l a n d c o n o s c e v a a m e n a d i to (mi si perdoni pure la battuta).
M a i l s u o u l t i m o D e c o ra t e d n o n
par la n e m m e n o p i ù l ’ A m e r i c a n P r i m it iv e . E q u i s t a i l b e l l o . A l m a s s i m o ci s o n o i p i g o l i i a c u s t i c i b l u e sy dell’apertura della title track,
che però poi prendono il volo in
accordi intricati a mo’ di flusso di
c os c i e n z a , e n e l l e f r u s t a t e s c u r e
delle c o r d e b a s s e . N e l b r e v e B l u e s
For Vi l h e l m i l N o s t r o s i f a p o e t a c o smico di droni assordanti, riverberi
ac c en t u a t i e i n s i s t i t i , f l u t t u a z i o n i a
t ec ni c a m i s t a . L a s i n c o p a t a O p e r a
Hous e S t o m p , c o n E ri c C ra v e n a l l a
batteria e gli accordi di lapsteel ad
at t or c i g l i a r s i s u s e s t e s s i i n u n r a g a
demoniaco, è l’estremo opposto del
Newm a n p o e t a . M a l a m e s t a s v i r g o la c h e a p r e O u r C a v a l c a d e o f S i g h t les s R i d e r s p i a c e r e b b e a l D ra k e d i
Fi ve L e a v e s L e f t .
Cit ia m o i l F a h e y d i R e q u i a , o v v i o ,
alm e n o n e l l e i n f l e s s i o n i u m b r a t i l i d i
The M a l a r i a l Tw o - s t e p , a c c o r a t o e
p e n so s o i n n o c a j u n d a l l e n e r v o s e
ar t ic o l a z i o n i d i s s o n a n t i , o n e i s i nis t r i e c h i v i b r a t i d i A Q u a r t e r To
Call T h e A m b u l a n c e , s p e z z a t i i n i n quietanti pause di richiami astrali.
I due temi (un saltarello serioso e
una c o r s a d ’ a r p e g g i a g r o d o l c i ) d i
Anam n e s i s , e s o p r a t t u t t o l a l u n g a
G o l d e n Va l l e y s A s S e e n F r o m T h e
Eas t , f a n n o s t o r i a a s é . Q u i l ’ e s t e t ic a d e l c h i t a r r i s t a a g g a n c i a r e g i s t r i
di disc o r s o f a n t a s t i c o i n l i b e r a u s c i -
t a , n o n p i ù o n o n s o l o f l u sso d i co s c i e n z a , m a v e r o r a p i m e nto so n o r o
d i s c a l e f r e e - f o r m , a c c o r d i a cce n n a t i , n o t e a r g e n t i n e e d e f ormazione
del continuum spazio-tempo.
Te r z o d i s c o s u l u n g a distanza
( e s c l u s i i l p r o g e t t o Tri p l e B ur ne r ,
c o n B ru c e C a w d o n , m a gh e tto r i tm i c o d e l g i r o C o n s t e l l a t i on, lo split
G l a s w o c h t e i l l i v e D a r k Was The
N i g h t ) , d o v e N e w m a n - M o n tr e a l , c l a s s e ’ 7 5 - , g i à b a s sista degli
H R S TA , f o c a l i z z a u n a v i c en d a a r ti stica immaginifica. Con un linguagg i o v a g a m e n t e p i ù m o n o cromatico,
t a l v o l t a s p o g l i o e a s c e t i c o, arma e
c o m p a t t a l e c o m p o s i z i o n i d ’ e ffi ca c i a r e t o r i c a e d i p e r r e a l i sm o , n o n
r i n u n c i a n d o a s p u n t i d i d i latazione,
o r p e l l i s o n i c i a t e m a , h u m o u r m i sti cheggiante. (6.7/10)
Michele Saran
H e a v y Tr a s h - G o i n g W a y O u t
W i t h H e a v y Tr a s h ( Ye p R o c , o t tobre 2007)
Genere: punk’n’roll
E c c o c i a l c o s i d d e t t o “ s ophomore
a l b u m ” p e r l ’ e n t i t à H e a vy Trash,
g u i d a t a i n q u e s t o s e l v a g g i o sb a r a g l i o d a M r. J o n S p e n c er e Matt
Ve r t a - R a y ( l e a d e r d e g l i altrimenti
c u p i S p e e d b a l l B a b y ) . Pe r l ’ o cca s i o n e v e n g o n o r e c l u t a t i i canadesi
S a d i e s ( t r a l e c u i f i l e m i li tò l ’ a m a t i s s i m a N e k o C a s e ) q u a l e b a cki n g b a n d d i l u s s o , e d e c c o c o n fe zi o n a t o u n a l t r o d i s c o d a p a r t y psicotico,
r i t u a l e f e t i c i s t a p e r i n v e te r a ti n o s t a l g i c i d e l c o u n t r y - b l u e s e l e ttr i fi c a t o c o n t u t t o q u e l c h e significò,
h a s i g n i f i c a t o n e g l i a n n i , e si g n i fi ca
o g g i . C o m e p e r l ’ o m o n i m o d e b u tto ,
i l s u o n o s i c u c e a d d o s s o l a fr a g r a n z a f e r o c e d e l l e r i b a l d e i n ci si o n i
f i f t i e s , l o s t e s s o g i o c o a farci una
m a n f r i n a c h e p e r g o d e r n e d e vi vo l e r c i s t a r e , r e q u i s i t o n e cessario e
indispensabile.
D e v i e s s e r e d i s p o s t o c i o è a sentirti
s f i l a r e a c c a n t o i f a n t a s m i d e i C oc h ra n , d e i D i d d l e y , d e i Va le ns , di
Elvis che squaderna il prima e il
d o p o n e g l i s t u d i d e l l a S u n Records,
a v e n d o c u r a d i a c c e t t a r n e l a n a tu r a d i e ff e t t i s p e c i a l i g e n e ticamente
m o d i f i c a t i . P e r p o i s b a t t e r te n e a l l e g r a m e n t e . E p p o i v i a d i soul-beat
c o m e p o t r e b b e r o g l i A n im a ls in
sentireascoltare 61
frego la Mo town (Out s ide Chanc e) ,
killeraggi r ’n’r sul c o r p o e s a n i m e
di B lue Sue de Sho es ( Kis s y Baby ) ,
sfaccia te cop ule tr a S u m m e r t i m e
B lues e La Ba mba ( C r a z y P r i t t y
B aby) , ro bo an ti tu r gor i The W ho
tra gr u gn iti acidi q uas i- Par l i am ent
(D ouble L ine ), rock abilly s t r adaiolo co me avreb be p ot ut o un Johnn y Rotte n a uto pa rodis t ic o ( I Wa n t
Obliv io n), e via disc o r r e n d o .
N on esiste p erò fa ls o c he non t r adisca vizi, crepe ed e v e n t u a l i v i r t ù
della propria epoca . E c c o q u i n d i i
pigolii di tastiera e le per c us s ioni sghe mbe in cod a all’Elv is gor goglian te di Pure Gold, e d e c c o i l
ciondo lare e bb ro, fos c o e v et r os o
di una You Can ’t Win c he s balestra il mood tra squ i t t i i e l e t t r o n i c i
e reverse p sych . Ma dav v er o nulla
di ch e, so lo un ’imm agine c he t r emola, uno spiffero s u l l a p e l l i c o l a .
Il film può ricominc i a r e , e t u p u o i
scegliere se farti un a l t r o g i r o o finalmen te - o ccup ar t i della s ignorina che ti siede acc a n t o , b r a m o s a ,
nell’omb ra. (6 .2/ 10 )
Stefano Solventi
The Intelligence – Deuteronomy (In The Red / Goodfellas, 25
settembre 2007)
Genere: garage/math-punk
L ars Finber g è uno d i q u e l l i c h e
piacciono alle scude r i e I n T h e R e d ,
perché in effetti spo s t a l e l a n c e t t e
sul rosso; a lui garb a n o i l p u n k e i l
garage no n co nven zi onale, c om e ha
dimostra to n eg li XYZ G ener at i on.
Poteva la ITR lascia r s i s c a p p a r e l a
sua nu ova a vven tura int elligent e?
D eu ter onom y è un a bat t ut a di c ac cia alle a do lesce nz e c r es c iut elle
e simpatizzanti con i l r u m o r e , s i a
62 sentireascoltare
es s o r iff one p e s o o g i o c o s c a n z o nat o. I The I n t e l l i g e n c e v i s c o r razzano dentro con molto garbo e
v eem enz a i n s i e m e , a c a v a l l o e c o n
l’as c ia; v i s i p r o c a c c i a n o u n c i n ghiale pos t- p u n k , u t i l i z z a n d o u n a
t ec nic a m im e t i c a p e r l a c a t t u r a –
cioè prendendo, per catturarlo, il
s uo pas s o c a d e n z a t o e f i e r o , q u a s i s t r af ot t en t e ( S e c r e t S i g n a l s ) ; n e
fanno una mortadella appesa tra
Jesus Li z ard e F u g a z i . D e i s e c o n d i
c’è il piglio, ma quello che animava
l’EP d’es or d i o F u g a z i ; d a i p r i m i s i
des um e il c a n t o s o p r a t t u t t o , c h e d i s c ende da P i s t o l s / A d v e r t s e d a l p r i mo punk inglese, come del resto ha
f a t t o l o s t e s s o D a v i d Yo w ; i l t u t t o
un poc hino p i ù n e w y o r k e s e .
Colpiscono in questo marasma i
m ot iv i or ec c h i a b i l i ( O u r S o l a r S y s t em ) , pur v o l u t a m e n t e s n a t u r a t i
dalla sgraziata ugola di Lars, e i
toni semiseri di alcune tracce, che
s em br ano p r o v e n i r e p i ù d a l l a We s t
Coas t , c ioè d a D e e rh o o f e c o m p a gnia ( H o w To I m p r o v e Yo u r H e a r i n g
Wit hout Lis t e n i n g , m a s o p r a t t u t t o
Tubes , c on u n e s i l a r a n t e e p l e o n a s t i c o “ f u c k ! ” n e l m e z z o ) . L’ e ff e t t o è
sempre quello; un divertito ritorno
alla foga adolescenziale, ma coi
m ez z i ( e le c o n o s c e n z e ) d e l l a m a turità. In fin dei conti quelli della In
The Red s o n o g e n t e s i n c e r a , u n p o ’
rude, forse, ma – attenzione – non
s enz a pr et e s e ; q u i q u e s t e s o n o r i s pet t at e. ( 6 . 8 / 1 0 )
Gaspare Caliri
Jack Peñate - Matinée (Rough
Tr a d e / S e l f , 5 o t t o b r e 2 0 0 7 )
G e n e r e : r o c k a b i l l y, p o p , i n d i e
A b b i a m o g ià a s s i s t i t o a l p a s s a g g i o
di Ar ct i c M o n k e y s , J a m i e T e L a rr i ki n Love, a r r i v a n d o a l l ’ i n e v i t a b i l e
c onc lus ione c h e l a n u o v i s s i m a g e nerazione di kids inglesi – classe
’85-’86 – ci ha messo veramente
poc o a t r ov a r e e d e l e g g e r e i s u o i
por t abandie r a , a r a g i o n e o a t o r to. Uno come Jack Peñate, però,
c i m a n c a v a . Ve n t i d u e a n n i , o r i g i n i
s pagnole, f a c c i a p u l i t a , v o c e d ’ a n gelo dagli occhi blu e Stratocaster
à la Bi l l y B ra g g p r o n t a a f a r f u o c o ,
n o n s i v e r go g n a d i c i t a r e f r a l e s u e
inf luenz e p r i m a r i e P ri n c e , To d d
Rundgr en, J J C a l e , H a l l & O a t e s .
M a t i n é e c i s b a t t e i n f a c c i a i l suo
personalissimo blend fra soul bianc o , l e g g e r o l e g g e r o e c o n i n f l e s si o n i n e t t a m e n t e e i g h t i e s ( a i c o n fini
d e l m a i n s t r e a m ) , e i l r o c k a b i ll yp u n k s c a t e n a t o d e i c u g i n i A r ti ci ,
virato pericolosamente Housemart i n s ( To r n O n T h e P l a t f o r m , Spit
O n S t a r s ) . I n t e r e s s a n t e , d i v e r t e nte ,
spassoso.
M a p i ù c h e u n g i g i o n e o u n a d ol e s c e n t e f l u o r e s c e n t e , J a c k è s o p ra tt u t t o u n r o m a n t i c o n e , c h e n o n t eme
a f a r e s f o g g i o d e i c r o m o s o m i m i se r a b i l i s t i M o rri s s e y / B r e t t A n d e r son
che ha impressi nel DNA (Learning
L i n e s , Wh e n We D i e ) ; p e r f o r t u na,
la giovane età lo salva dall’apparir e i r r i m e d i a b i l m e n t e p a t e t i c o . A nzi,
s i a m o c o n v i n t i c h e i l s u o t a l e n to
s i a f r e s c o e g e n u i n o , s e n z ’ a l t r o au t e n t i c o r i s p e t t o a q u a n t o c ’ è i n giro
fra i nuovi songwriter albionici. A
f r o n t e d i u n d e b u t t o u n p o ’ t r o ppo
monocorde, però, il rischio reale
p e r P e ñ a t e è d i t r o v a r s i i m m e d i a ta m e n t e i n t r a p p o l a t o n e l s u o s t e sso
c l i c h é . Ve d r e m o . ( 6 . 7 / 1 0 )
Antonio Puglia
Jana Hunter – Carrion EP (Gnomonsong / Goodfellas, ottobre
2007)
Genere: folk lo-fi
A d i s t a n z a d i n e m m e n o s e i m esi,
l a G n o m o n s o n g c i p r o p o n e u n EP
d e l l a H u n t e r f a t t o p e r m e t à d i p ezzi
p r o v e n i e n t i d a l l e s e s s i o n d e l l ’ u l ti m a u s c i t a , T h e re ’s N o H o me ( a pr i l e 2 0 0 7 ) , e p e r l a r e s t a n t e p o r z i one
d i a l t e r n a t i v e t a k e s d i p e z z i c o nte nuti nello stesso album.
I t r e i n e d i t i i n n a n z i t u t t o : c o n P aint
A B a b e s i a m o d a l l e p a r t i d i uno
p s y c h - f o l k q u i e t o c h e r i c o r d a le
turn it on
S i g h t i n g s – T h r o u g h T h e P a n a m a ( L o a d - C D / E c s t a t i c P e a c e - L P, 2 8
ottobre 2007)
Genere: industrial-noise
Thr ough The Panam a s i m angia, in un c ar n e v a l e d i r u m o r e , t u t t e l e c h i a c chie re fatte a t t or no ai Si ght i ngs, alla lor o f o r m a z i o n e b a s s o - c h i t a r r a - b a t te ria, a lla lo ro t ec nic a di c am uff am ent o deg l i s t r u m e n t i , a l s u p p o s t o u t i l i z zo d i au sili e let t r onic i. Q uel c he c ont a in que s t a m a n i f e s t a z i o n e d i d i s f o r i a
ru morista è l’im pat t o del r is ult at o, la f or z a d ’ u r t o c h e s ì , è f i s i c a , m a n o n
si rad ica ne lle int er ior a, c om e s pes s o av v ie n e , m a n e l c e r v e l l o .
No n c’è in qu iet udine, o os c ur o s c r ut ar e il m o n d o – n o n o s t a n t e l a v o c e d i
Ma rk Mo rga n r ic or di, quando s i s doppia in u n s i m i l - d u e t t o ( A R e s t ) , l a d e p ravazion e voc ale dei Chr i st i an Deat h. No n c ’ è n e a n c h e c o n c e t t u a l i s m o
p uro , seb be ne non m anc hino ( Clov en Hoof ) , n e i c o l p i d i b a t t e r i a d i J o n a th an L ockie , r if er im ent i t am bur is t ic i alle s in f o n i e d i B r a n c a ; m a g i à c i a v v i c i n i a m o . I n c r o c i a m o p i u t t o s t o i d a ti a cq uisiti co n Th e Elec t r ic ian, c ov er s plendidam e n t e i n t e g r a t a n i e n t e d i m e n o c h e d i S c o t t Wa l k e r ( f o r m a l m e n te co m p arsa in uscite dei Wal ker Br ot her s, m a la f i r m a è s o l o s u a ) ; a s c o l t a n d o l a n o n c i s i a m o m a i r e s i c o n t o d i q u a n to
i Thr obbing G r i st l e p o s s a n o e s s e r e a c c o s t a t i c o n s u c c e s s o a u n a q u a l s i a s i w a v e . Av v i e n e q u i n d i u n a d ilatazione
che costruisce – quas i f os s e un am bient e ( D e g r a d e d H o u r s ) – l ’ u n i v e r s o i n d u s t r i a l e c o m e s f o n d o , E i n st ür ze nde
comp resi (Cer t if ic at e O f No Ef f ec t ) , m a non d ’ a s s a l t o , m a d i o r i e n t a m e n t o d e l l a p e r c e z i o n e – a n c o r a u n a vo l ta i
TG son o vicini. Det t o div er s am ent e, e m olt o p i ù s e m p l i c e m e n t e , s i t r a t t a d i t r u c c h i r i u s c i t i d i p r o d u z i o n e . Se nei
d ischi p reced ent i i Sight ings c er c av ano di t ir a r f u o r i l a m a g g i o r e d i s s i m u l a z i o n e p o s s i b i l e d a l l ’ i n t e r n o d e l cl a ssi co
terzetto batte r i a , c h i t a r r a e b a s s o , c o n l ’ u s o e s t r e m o d e g l i s t r u m e n t i s t e s s i ( s o s t a n z i a l m e n t e i n r e g i m e di lo-fi);
o ra il filtro signif ic ant e è pr odut t iv o; non s i s t u p i r à d u n q u e i l l e t t o r e s e g l i v i e n e c o n f e s s a t o c h e i l p r o du tto r e d i
Thr ough The Panam a è t al Andr ei W. K. , s c e l t a m e d i t a t a , d e l g i r o Wo l f E y e s .
Tu tto ciò va d et t o t enendo c ont o di un f at to , o v v e r o c h e l a s o s t a n z a q u i c ’ è e d è m o l t a . L a f i n a l e B l ack Pe te r
cavalca u n te m a bat t er ic o ( bat t er is t ic o, m a m a l a t o ) i n u n m o d o m o l t o s i m i l e a l l a d r u m m a c h i n e d e i B i g B la c k , m a
con sta ffilate di c hit ar r a alla Ar t o Li ndsay, c o n l a f o l l i a d i u n d e r v i s c i o c h e b a t t e i p i e d i e f a l a d a n z a d e l la p i o g g i a
di sangue. Ins o m m a , t r o p p i c o l p i d a m a e s tr o i n q u e s t o d i s c o p e r l a s c i a r e i n d i ff e r e n t i . A l l a f i n e a l z i l a mano chi
ritie ne impo rtant e s aper e s e dav v er o qui de n t r o c i s o n o s o l o c h i t a r r a , b a t t e r i a e b a s s o . ( 7 . 5 / 1 0 )
Gaspare Caliri
sentireascoltare 63
inquietu din i d i u na Cat Pow er , A
Goblin, A Gob lin è b a l l a d s o ff u s a
e inquieta che si ap r e i n u n g i o c o
d’archi, Yo u Will Ta k e I t And Lik e I t
uno stru men tale som m es s o per c hitarre. Ne ll’insieme non av r ebber o
sfigur a to ne l d isco, anz i, l’av r ebbero re so meno disco n t i n u o . I l r e s t o
dell’EP p rop on e d ue dem o di Sleep e d ella title trac k e un’O r a c l e
acustica che niente a g g i u n g o n o e
niente tolgono. In so s t a n z a u n p a i o
di pezzi che con tinu ano t es t im oniare la discontinuità d e l l ’ a r t i s t a , c h e
sembra se mpre sul punt o di dec ollare. ( 5.9 /10 )
Te r e s a G r e c o
s t algic o/ t r ad i z i o n a l i s t a ( i l r i g u r g i t o
s pr ings t een i a n o d i E m p t y H e a r t , i l
Dyl an da t a v e r n a d i To T h e D o g s O r
W hoev er ) n é i l g u s t o p e r l a p i ù d e licata trepidazione (le doglianze tra
ec t oplas m i o r c h e s t r a l i d i T h e Te m pt at ion O f A d a m , i l t e n e r o s b i g o t t i m ent o s t r um e n t a l e d i E d g e O f T h e
W or ld e M o o n s ) , m a s i f a b e n p i ù
chiaro il lavoro sul corpo del folk,
quel vivisezionare amorevolmente
il patrimonio genetico che spedisce
il cantautore dell’Idaho da qualche
par t e t r a i f r a t e l l i m a g g i o r i Wi l c o
e il c uginas t r o M . Wa rd : s i v e d a i l
diaf ano es o t i s m o t r a l a p s t e e l e v a nes c ent i di Wa i t F o r L o v e , o p p u r e
gli s f r igolii s i n t e t i c i s q u a r c i a t i d i v i s ioni oper is t i c h e n e l c o u n t r y s f e r r a gliant e di N e x t To T h e L a s t R o m a n t ic , o anc o r a l o s p a s m o f o l k - f u n k
di O pen Do o r s . A l l a r e s a d e i c o n t i ,
quel qualc o s a c h e s i p e r d e i n i n tensità è compensato dall’energia,
dall’estro, dalla freschezza. Niente
m ale. ( 7. 0/ 1 0 )
Stefano Solventi
Josh Ritter - The Historical
Conquests of Josh Ritter (Sony
/ Bmg, 1 ottobre 2007)
Genere: folk rock
Quinto op us pe r il buon J os h Rit ter, q ua lco sa ch e som iglia ad una
svolta , u no sbrig liar e l’es t r o t enuto f ino ra trop po a b ada nel c aldo
cantuccio del folk r o c k . A c c a d e
così ch e tra le tredic i t r ac c e di
The Historical Con q u e s t O f J o s h
R i tter - d iamin e, che t it olo - t r ov ino cittadinanza cer t e d e c l i n a z i o n i
rock b lue s imbra ttat e glam e s oul
che si fa prima a d ir e lennoniane
(vedi la fra gra nte Rum or s ) , l ’ e r r e b ì
digrign ato Kink s ma dido di alluc inazion i g oth ic di Min d’s Ey e, o ancora il boogie impel l e n t e e d i s t o r t o
come un a fre go la d el giov ane El to n John strap azza t a lo- f i di R e a l
Long Dista nce, per n o n t a c e r e d e l l a
sbrigliatezza obladìo b l a d à a s p e r s a
soul-po p di Rig ht Mov es ( non t r oppo lo n tan a da lle do lc ias t r e m edit azioni J os h Rous e).
C iò non eclissa cer t o la v ena no-
64 sentireascoltare
J u l i a n C o p e – Yo u G o t t a P r o b lem With Me (Head Heritage,
2007)
Genere: burnedbrain vintage rock
Di ques t i ul t i m i t e m p i , p e r s t a r d i e tro a Julian Cope bisogna essere
parecchio indulgenti o parecchio
masochisti. Non sono una novità né
la sua radicata ossessione su temi
della lot t a c o n t r o l a s u p r e m a z i a d e l le r eligioni m o n o t e i s t e , l ’ i m p e r i a l i smo americano, la distruzione della
M adr e Ter r a ; n é l a s u a t o t a l e d e v oz ione a u n v i n t a g e r o c k a c i d i s s i m o m is c ela t o s p a c e - k r a u t - s t o o g e s hardrock, che sconfina, se tutto va
bene, nell’ a u t o - i n d u l g e n z a . P r e s a
c os c ienz a d i q u e l c h e è , i n s o m m a ,
l’as c olt at or e o r m a i s a a c o s a v a i n contro la maggior parte delle volte,
a s uo r is c hi o e p e r i c o l o ( c o s ì è s t a t o alm eno p e r i p i ù r e c e n t i C i t i z e n
Cain’d, Dar k O r g a s m e D r a i n ’ d B o ner , c on i B ra i n D o n o r) .
In questo caso però Saint Julian
pens a bene d i c o n f o n d e r e l e a c que, am m ic c a n d o a l s u o m a i a b b a stanza glorificato (quanto remoto)
pas s at o di a r g u t o s o n g w r i t e r p o p ,
annacquando però canzoni che si
v o r r e b b e r o d i s c e n d e n t i d i q u elle
d i P e g g y S u i c i d e e J e h o v a k i l l ! co n
chili e chili di liriche retoriche (sarebbe più il caso di dire esplicite e
d i r e t t e , m a l ’ e ff e t t o f i n a l e è q u e l lo),
o con i soliti trip psichedelici kings i z e d a r e d u c e d e l l ’ e r a d e l l ’ a c i do.
Ci si trova così sospesi fra suggestive intuizioni Bowie (circa The
M a n Wh o S o l d T h e Wo r l d , n e l l ’ i n i z i a l e D o c t o r K n o w , ) e S c o t t Wa l ke r
( e s p l i c i t a m e n t e e v o c a t o i n B e y ond
Rome) e trashezze immonde come
i l r i ff a c c i o d i Va m p i r e S t a t e B ui l d i n g ( a s c o l t a t e u n p o ’ d a s o l i che
r o b a è … ) , f r a l a m e l o d i a c r i s t a l l ina
d i H i d d e n D o o r w a y s e i r i n g h i I ggy
P o p d e l l a t i t l e t r a c k , e q u a n d o c’è
p o t e n z i a l e p o p ( c o m e i n T h e y Go tt a D i f f e r e n t Wa y O f D o i n g T h i n gs),
a r r i v a c o m u n q u e u n a r r a n g i a m e nto
freak ad inquinare.
N i e n t e d i n u o v o i n s o m m a , solo
q u a l c h e b a r l u m e d i q u e l l o c h e an c o r a p o t r e b b e e s s e r e u n s o n g w r iter
p i ù c h e d e g n o , e i n v e c e è o r m ai il
p e r s o n a g g i o a s s o l u t a m e n t e i n c om promissorio - e unico, che dir si vog l i a - c h e s i è a p p i c c i c a t o a d d o sso
come un magico francobollo colorat o . I l c h e , p r e s o c o n l a g i u s t a f il o s o f i a , p u ò a n c h e e s s e r e d i v e r t e nte.
Ma per quanto ancora? (5.8/10)
Antonio Puglia
Kiln – Dusker (Ghostly International, novembre 2007)
Genere: ambient, glitch
Vo r r e b b e r o e s s e r e c h i c c o m e i To
R o c o c o R o t . Vo r r e b b e r o e s s e r e i n t e l l e t t u a l i c o m e F o u r Te t . Vo r r eb b e r o e s s e r e . M a p a r d i c a p i r e ch e
n o n c e l a f a n n o . P e r c h é i t r e Kiln
s’incartano nel voler essere qualc o s ’ a l t r o p i u t t o s t o c h e l o r o s t essi
e i l r i s u l t a t o , D u s k e r, è q u e l l o che
è . S g u a l c i t o e c o n s u m a t o . A m b i en t
talmente tenue e inconsistente da
p e r d e r e d ’ i n t e r e s s e g i à d a l s e c on d o a s c o l t o . G l i t c h c h e s i c r o g i o l ano
n e i l o r o c l i c h é , c o m e s e i l g e n ere
f o s s e s t a t o i n v e n t a t o s o l t a n t o i eri.
E p r o p i n a r e r o b a s e n z a m e m oria
s t o r i c a v a b e n e s o l o s e a l l a b a se
c ’ è u n a v e n a c o m p o s i t i v a s o l i da,
p o t e n t e , i n v i d i a b i l e . Q u i i n v e c e c’è
solo un’elettronica da salottino,
c o r n i c e i m p a l p a b i l e c h e f a r e b b e il
s u o ( n o n ) f i g u r o n e i n u n a s i t u a zi o -
n e ha pp y ho ur da m anuale – un bic chiere di mar t i n i b i a n c o t r a l e d i t a
e q ua lch e str onz at a in boc c a. Che
b arb a che no ia c he bar ba. ( 5. 5/ 10)
Manfredi Lamartina
bient, è lo svolgimento in lungo
di Sa m e O l d S h i t e d i D e n L a n g a
Ber a t t e l s e n O m S t o v O c h Va t t e n ,
il resto dell’album spazia avanti e
indie t r o c o n A l t G a r S a L a n g s o m t
a r ap p r e s e n t a r e u n r e t a g g i o f u o r i
tempo massimo delle turbolenze
di H e i e l ’ i n i z i a l e ( b r u t t i s s i m a ) I
Thou g h t We C o u l d E a t F r i e n d s ( u n
s y nt h - p o p q u a s i d a d a n c e f l o o r ) s i
r iav v i c i n a a L i v e s h e t . S m a r c a m e n ti e sfumature emotive, quindi; una
pr os p e t t i v a d i ff e r e n t e e u n p i ù p r o f ondo i n t i m i s m o . S o p r a t t u t t o u n a c i f r a s ti l i s t i c a o r a m a i p i e n a m e n t e a c quisita e perciò libera d’esprimere
l’int e r i o r e . I t ’s a n e w d a y. ( 7 . 0 / 1 0 )
Alessandro Grassi
Kim Hiorthøy – My Last Day
(Smalltown Supersound, 5 novembre 2007)
Genere: elettro/ambient
Così profondo e s c e n o g r a f i c o c h e
si direbbe l’ a l b u m s u n t o . Q u e l l o
d ella ma turità c om e s i c onf à a un
p ercorso d iso r ganic o eppur e v iv o,
istan tan eo . M y Last Day è f oc aliz zato sul sent i r e p i u t t o s t o c h e s u l
costruire .
Kim Hio rthøy t or na alle at m os f er e
d el mira bile M el ke ( e pr im a Hei )
salta nd o a pie ’ par i i dj s et c as aling hi di Liv e Shet e i f i e l d r e c o r d i n g s
d ell’in cla ssific abile For The Ladies , e lo fa r i p r e n d e n d o l a p s y c h
a mbie nt “con v iv iale” da lui pr edile tta. L a d iffer enz a è c he l’am biente s’è fatto re a l e e d a l g i o r n o s i è
passati alla n o t t e . L e t i n t e p a s t e l l o
hanno assorb i t o i l c a l o r e c h e f u e
solitarie escre s c e n z e d i t a s t i e r e s i
fa nn o liqu ida pioggia ac c om pagnatrice. La riusc i t a d e l l a v o r o s i l e g a
dunque a un a f l u i d a n a r r a z i o n e
e motiva. Te rribilm ent e um ana c om e
lo e ra in He i m a pr ont a a ac c ar ez zare la folktr o n i c a s e n z a t u t t a v i a
imme rge rvisi. Pr ov a ne s ono br ani
come I’m This I ’m That , c o n i l s u o
b rea kb ea t sot t oc ut aneo c he at t or n ia un p rota gonis m o di s y nt h o la
te ne ra gla cia lit à di Wind O f Failur e,
sple nd ido co nt r alt ar e am bient per
d esola zio ne a r t ic a e m ood paes agg istici.
Se p oi si co ns ider a c he Sk uggan,
sua de nte va lz er in em at om i am -
Kosheen – Damage (Moksha
Records, novembre 2007)
Genere: trip-electro-p/hop 90
La se n s a z i o n e è q u e l l a d i t o r n a r e
ai t em p i d i S i n e a d O ’ C o n n o r e d e l
s uono c h e a n d a v a n e g l i e s p e r i m e n t i Nov a n t a a c a v a l l o t r a G a rb a g e e d
Ever y t h i n g B u t T h e G i rl : q u e l m e s c ola r e b a s i h i p - h o p c o n v o c i p u lite, quel sentire l’autocombustione
che stava disfacendo piano piano i
gene r i , e c h e i n p o c o t e m p o a v r e b be avu t o i l c o r a g g i o ( o l a n o n c o n s apev o l e z z a ? ) d i a p p r o d a r e a l i d i
oscuri, a luoghi dimenticati dalla
positività pop-Ottanta, alle spiagge
di Tri c k y e d e i P o rt i s h e a d , o a l l a
wav e u r b a n a d e i M a s s i v e A t t a c k .
Quella malinconia che per tanto
tempo non siamo riusciti a toglierci
di do s s o , e c h e o g g i t o r m e n t a i l p i a neta electrorock (vedi per esempio
il Pat ri c k Wo l f p i ù m i s t i c o ) o i s e m pr ev e r d i s h o e g a z e r s R a d i o h e a d .
Tut t o t o r n a , i l d u b c y b e r p u n k m e s c ola t o c o n a c c e n n i e t n i c i ( M a rc hing O r d e r s ) c h e f a t a n t o A s i a n
Dub F o u n d a t i o n , l a b a s e h i p - h o p
m es c o l a t a c o n s u o n i n i i n d u s t r i a li c he v a n n o a c o n t r a s t a r e l a p u l i z ia d e l l a v o c e ( D a m a g e ) , i l s u o n o
uber p o p à l a D e p e c h e M o d e c o n
qualche accenno dancey dalle parti
delle c o n t a m i n a z i o n i d e i p r i m i G u s
G us ( O v e r k i l l ) , l a s p o l v e r a t i n a o n i r ic ot ta n t a ( S a m e G r o u n d A g a i n ) , l a
strizzatina pop chart-oriented (bello
il s ing o l e t t o v e l o c e G u i l t y ) e l ’ i n e v i t abile r i c h i a m o a d A n n i e L e n n o x ,
r egin a d i u n m o n d o o r m a i g h i a c c i a -
t o n e l r i c o r d o ( C h a n c e s ) . Un disco
c h e p i a c e p e r l ’ i m m e d i a t e zza e l a
f a c i l i t à d i a s c o l t o . U n p i cco l o g i o i e l l i n o p o p c h e f a r à s c e n de r e q u a l che lacrimuccia ai teen-agers dei
Novanta e che consegnerà una plet o r a d i r e m i x e d i a l t e r n a t e versions
a i d a n c e f l o o r p o p - o r i e n t e d. Vo g l i a mo scommettere? (6.5/10)
Marco Braggion
Kylie Minogue – X (ParlophoneEMI, 23 novembre 2007)
Genere: electropop frenchdisco emul-Ciccone
R i f a r e o s u p e r a r e M a d o nna non è
d a t u t t i , c a r a K y l i e . C o n q u e st’ u l t i m o d i s c o t i m e t t i i n l i s t a. Arrivi in
r i t a r d o . C h i “ c o n f e s s a d al d a n ce f l o o r ” t i h a f o t t u t o d i b r u tto. E non
s o l o p e r v i a d e l l ’ a n t i c i p o te m p o r a l e . E s s e r e l a n u o v a m a d r e su p e r i o r a d e l l a m u s i c a p o p n o n è i m p r e sa
d a t u t t i ( - e - s u b i t o ) . L o s o , h a i vi a g g i a t o m o l t o i n t o r n o a l l e c i ttà d e i tr e
m i n u t i p e r f e t t i , q u e l m a t t o d i Paul
M o rl e y t i h a d e d i c a t o u n o dei libri
p i ù v i s i o n a r i d i t u t t a l a c r itica rock,
h a i a t t r a v e r s a t o m o n t i e p a l u d i , ca r e e r o p p o r t u n i t i e s , c o l l a borazioni,
remix e smacchi, su e giù.
O g g i t o r n i , s e m p r e v e r d e , con una
c o m p i l a t i o n p e r v e l i n e , per quei
b a l l e t t i s c e m i c h e s i u s ano come
i n t e r m e z z o n e l l e t r a s m i ssi o n i p e r
f a m i g l i e i n l o b o t o m i a p o stp r a n d i a l e . L i k e a D r u g è i l s i n g o l o n e ta s t i e r i z z a t o e m a r a n z a d a battaglia,
c h e s t r i z z a l ’ o c c h i o a N e lly , In My
A r m s è l a n e m e s i d i M a donna con
t a s t i e r e C ro o k e rs e f r e nch disco
c o n d i t a c o n s u o n i n i m i sto - A bba .
S p e a k e r p h o n e m a s t i c a i riff dei
S o u l w a x c o n v o c o d e r a g gi ancora
i n z o n a r o b o t i c a . E l ’ e r e d i tà fr a n co f o n a e c h e g g i a a n c h e i n Heart Beat
sentireascoltare 65
R ock, ritmo virato in b r e a k b e a t d a
chart, tu tto un fru llat o Ci ccone e
Ti mb er la ke . The One f a c ader e le
braccia an ch e a i fan degli Ei f f el 65,
un giochin o che ne m m eno Cher s i
è mai sog na ta d i ca nt ar e, All I See
riporta fuori dal cilin d r o l e a r m o n i e
vocali e le tastierin e lam ent os e della Ja ck son (sic!), St ar s può andare, con quel riffetto t u t t o G i o r g i o e
ancor a p ostmad on ni ano, W ow t e n t a
la strada funky, ma c ’ è a n c o r a u n a
bella b ad ilata d i J an et e d i s c u o l a
francofona ad aiuta r t i , c a r a K y l i e .
N u-Di-Ty sa rà il sec ondo s ingolo:
e questa - bisogna p r o p r i o d i r l o spacca. Que sta la v or r ebbe c ant are B ritne y, che se n e s t a i n v e c e a
guardare .
Sul podio c’è la sto r i a , c i s o n o g l i
‘80, c’è lei, d ivin am ent e Ver oni ca
C i ccone ; al secondo p o s t o c ’ è m i s s
F u rtado, la sup po nenz a e l’at t it udine del colore/ritm o n e r o . K y l i e ,
questa volta, e fino a l l a p r o s s i m a
prova, resti al terzo . K y l i e , q u e s t o
disco sarà un suc c e s s o , q u e s t a
grande X che in co m be s ul t uo f uturo non deve spave n t a r t i . I l f r e n c h
touch va d i mo da , i Daf t non c adono, anzi sono se m p r e p i ù s u l l a
crest a de ll’on da . L’Am er ic a la s f iori, e non ti rendi co n t o c h e i l p o p
sei (anche) tu, chi p u ò d a r t i d i p i ù ?
(5. 0/1 0)
Marco Braggion
L a n d O f Ta l k – A p p l a u s e C h e e r
Boo Hiss (One Little Indian /
Goodfellas, settembre 2007)
Genere: indie rock/pop
Ascoltando per l’e n n e s i m a v o l t a
questo Applus e Ch eer Boo Hi ss,
mi vengono in ment e a l m e n o d i e c i
buoni mo tivi p er fa rne una div er t en-
66 sentireascoltare
t e e c olor ata ( p e r q u a n t o p o c o s t a bile) z eppa p e r i l t r a b a l l a n t e t a v o linetto del mio soggiorno, primo fra
tutti il rinnovato disagio nel trovarsi
di fronte all’ennesimo tentativo di
em ular e c e r t i b a r a c c o n i i n d i e p o p /
r oc k or m ai n a u f r a g a t i n e l l a n o t t e
dei t em pi.
Eppure, c’è qualcosa in questa
m a n c i a t a di c a n z o n i ( s e t t e p i ù t r e
bonus t r ac k) c h e m i d i s t o g l i e d a l
c at t iv o pens i e r o , q u a l c o s a c h e a t trae, che piace, mi solletica e fa
s em br ar e l’ a s c o l t o m o l t o p i ù i n t e r es s ant e di q u a n t o , f o r s e , n o n l o
sarebbe (o non dovrebbe esserlo)
in r elt à. Sa r à l a v o c e d i E l i z a b e t h
Pow el l , s em p r e i n b i l i c o t r a S u z a n ne Vega, K i m D e a l e d u n a b a m b i n a c a p r i cc i o s a , o p p u r e u n f u l l d i
melodie scolpite ed appiccicaticce
c om e Sea F o r m , S u m m e r S p e c i a l ,
Br eax x bax x, M a g n e t i c H i l l e A l l M y
Fr iends , f a t t o s t a c h e A p p l a u s e
Cheer Boo H i s s s i r i t r o v a a s u o nare più volte sul mio apparecchio
stereofonico sempre con discreto e
r innov at o ga u d i o . ( 6 . 5 / 1 0 )
f o l k d i c o r i , d i l a c r i m e , d i d o l ore.
R i f u g g e c o n c u r a q u a n t o è r e t o r ica,
v a d r i t t o a l l ’ e s s e n z a ( S i s t e r ) , d i sa r ma con la sua semplicità: ora è ball a d e p i c a e n e c e s s a r i a ( B r e a t h e : gli
U 2 ? ! ) , o r a g o s p e l c a r i c o d i s p e r an za (Forsaken), ora urlo lanciato in
u n a l a n d a d e s o l a t a ( T h e M a n i c ) . Il
f o l k d i L a z a r u s è l ’ a l t r o l a t o – q ue l l o s c i e n t e m e n t e p o c o i n c l i n e a i mu t a m e n t i – d e l f o l k , n e l l ’ e p o c a d egli
intellettualismi gratuiti e dei manif e s t i r i v o l u z i o n a r i v e r g a t i d i n u lla.
(7.0/10)
Stefano Renzi
Vincenzo Santarcangelo
L a z a r u s – H a w k M e d i c i n e ( Te m porary Residence / Goodfellas,
23 ottobre 2007)
Genere: folk ballad
Il folk di Lazarus - un terzetto, da
quando Kathryn Sechrist e Kelly
N y l a n d a ff i a n c a n o i l t i t o l a r e s t o r i c o
del pr oget t o , l ’ e x Ta re n t e l Tr e v o r
M ont gom er y - n o n h a n u l l a d i m o derno. Il folk di Lazarus guarda alle
robuste ballate di una volta, che,
t ut t e, s enz a e s c l u s i o n e , f a c e v a n o
im m ens i alb u m o r g a n i c i e d u n i f o r m i, c anz onie r i d i s t o r i e v i s s u t e , d i a r i di pr ot es t e s o m m e s s e . A J o h n n y
Cash, a Br u c e S p ri n g s t e e n , a d E l vi s Cost el l o .
Il folk di Lazarus vive di accordi e di
ar peggi ( Dis c o ) , d i o r g a n o e p i a n o
( Sewes t ) , co m e f o s s e a n c o r a l ’ e c o
d i q u e l r a du n o l o n t a n o , a n n i f a , l ì
a Bet hel ( S t o r y ) ; l o s o r r e g g e u n a
v oc e s off er t a , u n m o o d q u a s i d a r k ,
m e m o r e t a lv o l t a d i o s c u r i f a n t a s m i
Bl ack Hear t P ro c e s s i o n ( H a w k s ,
The Sk y O f T h e Ta l l S u n ) – m a n o n
m anc a quel t o c c o d i d e v i a n z a n e r as t r a c he, v i a X i u X i u , p o r t a d r i t t o dr it t o ad u m o r i J o y D i v i s i o n . E ’
Letters Letters - Self Titled
( Ty p e , 1 2 o t t o b r e 2 0 0 7 )
Genere: dark pop, folktronica
S a r à l a m e s c o l a n z a d i c i t t à ( M on t r e a l / C h i c a g o ) e d i g e n i ( l ’ o r i e n tale
M i t c h e l l A k i y a m a , i l c a n a d e s e Tony
Boggs e la ex-riot girl americana
J e n n a R o b e r t s o n ) , s a r à l a v a r i e tà
d e l l e i n f l u e n z e , e p p u r e l ’ e s o r d i o dei
L e t t e rs L e t t e rs r i m a n e u n p r o d otto
i n b i l i c o t r a u n a m i s c e l a e s p l o s iva
d i w a v e , t r i p h o p ( D e a l e r D e a l er ),
folk e inserti concreto/sampledelic i ( d a i N i n e I n c h N a i l s p a s s a ndo
p e r Tri c k y f i n o a i R a d i o h e a d ) e un
s o u n d i n p e r e n n e c o s t r u z i o n e che
c o n s e r v a l a f i r m a d e i r i s p e t t i v i pa ladini presi a riferimento.
Il fatto che un album del genere app a i a s u Ty p e è d o v u t o a u n a s er i e
d i i n f l u e n z e d ’ a r c a n a f o l k t r o n i ca,
u n a s o r t a d i Tu n n g c o n c a p p u c c i o ;
i l r e s t o t u t t a v i a p o r t a a n c h e m olto
l o n t a n i : d a z o n e Ta rw a t e r ( F a v o u r i t e H a n d s ) a r u m o r i c h e s q u i t t i s c ono
c o m e n e l l e c a n z o n i d e g l i A n i mal
C o l l e c t i v e ( We ’ l l M a k e O u r H o me ),
a d d i r i t t u r a a l i m i n i p o p - a v a n g u a rdia
( a c a v a l l o d e i d u e s t a I n A Wa y , uno
turn it on
Six Organs Of Admittance – Shelter From The Ash (Drag City /
Wide, 23 novembre 2007)
Genere: folk-rock
A pre nd erlo dalla par t e s bagliat a, ques t o Sh e l t e r F ro m T h e A s h s i r i s c h i a
di ved erlo co m e una s or t a di “ bignam i” di t u t t a l a d i s c o g r a f i a t a r g a t a S i x
Orga ns Of Adm it t anc e. Ci s ono i pez z i un p o ’ c u p i a l l a D a rk N o o n t i d e
co me Ja de L ik e Wine e Com ing To G et You , c a v a l c a t e i n f i n g e r p i c k i n g i n
stile For Oc tavi o Paz c om e G oddes s At one m e n t , e c a n z o n i d i m a t r i c e p i ù
can tau toria le c om e St r angled Road e G ood n i g h t c h e c i r i p o r t a n o a C o mpa thia .
Ma po i lo a scolt i m eglio e c om inc i a c apir e c h e f o r s e p o t r e b b e d i v e n t a r e
un d isco ch iav e per l’int er a c ar r ier a di Ben C h a s n y. Tr o p p o s p e s s o a i m a r gin i d ella sce na, t r oppo s pes s o r elegat o f r a l e s e c o n d e l i n e e , f o r s e a n c h e
a causa di un a s u a i n n a t a r e p u l s i o n e n e i c o n f r o n t i d e i r i f l e t t o r i m e d i a t i c i . O r a h a l ’ o c c a s i o n e p e r r i s c a ttarsi e di
guadagnarsi u n p o s t o a l f i a n c o d e i g r a n d i s s i m i d e l f o l k , c o m e d e l r e s t o g l i s p e t t e r e b b e .
L’a lbu m in q ues t ione è s t at o r egis t r at o neg l i L o u d e r S t u d i o s , c h e g i à a v e v a n o d a t o i n a t a l i a T h e S u n Awa k e ns ;
qu esta vo lta Chas ny por t a c on s é i dem ot ap e d e l l e c a n z o n i f i n i t e : b a s t a , a l m e n o p e r i l m o m e n t o , a l l ’ i m p r o vvi sa zione in studi o . A l t r a n o v i t à è r a p p r e s e n t a t a d a l l ’ u t i l i z z o d i a c c o r d a t u r e s t a n d a r d , e v e n t o i n e d i t o e n o n d i secondo
pia no . Ecco a llor a c anz oni ot t im am ent e ar r a n g i a t e e q u a n t o m a i r i f i n i t e : s i p r e n d a u n a t r a c c i a c o m e F i n a l Wi n g ,
co n q ue l su o inc eder e m inim alis t a c he s f oc i a i n u n a m a l i n c o n i c a c o d a r o c k , o p p u r e i l c a n t a t o p e r s u a si vo d e l l a
title track, do v e c hit ar r e ps ic hedelic he in w a h w a h s i d a n n o a p p u n t a m e n t o c o n a r p e g g i c o u n t r y s o s t e n uti d a r u l late brucianti . A c o l p i r e q u i è p r o p r i o l a v o c e d e l N o s t r o , c h e i n q u e s t a o c c a s i o n e s e m b r a u s c i r e f i n a l mente allo
scop erto ; ma i er a s t at a c os ì pr ot agonis t a, e l ’ i n i z i o d e l l a g i à c i t a t a S t r a n g l e d R o a d v a l e p i ù d i o g n i a l t ra parola.
Un disco ben p i ù c o m p l e s s o d i q u e l l o c h e p o t r e b b e s e m b r a r e a d u n p r i m o a s c o l t o , s e g n o e v i d e n t e c he Chasny
non ha smess o d i e v o l v e r s i e d è o l t r e m o d o p r o n t o a d a l l a r g a r e l a s u a s c h i e r a d i a s c o l t a t o r i . S e e ff e t tivamente
Six Or gans Of Adm i t t ance, l e n t a m e n t e e s e n z a f a r t r o p p o r u m o r e , d i v e n t e r a n n o u n n u o v o c l a s s i c o americano
de l folk, qu est o dis c o s ar à r ic or dat o c om e l a p r i m a t a p p a d e l p e r c o r s o . ( 7 . 0 / 1 0 )
Nicolas Campagnari
sentireascoltare 67
scherzetto vicino ai Papa M , m a
che ch iama a sé la t r adiz ione dei
carillon psico-minim a l i s t i d e g l i a n n i
S essa nta , primo tra t ut t i P a r a b l e O f
T he Arab le L an d d ei Red Cr ayol a) .
Il risc hio è u n de fici t di per s onalit à
da accumulazione d i p a d r i p u t a t i v i ;
il pericolo è mettere l e t r o v a t e e i
rif erim en ti in p osizi one pr iv ilegiata rispetto alla scr i t t u r a . M a n o n
sembra questo il cas o , a n z i i l b e l l o
viene quando ribollis c e ( c o m e n e l l a
pozion e di un a stre ga) l’int r uglio t r a
la comp osizio ne po polar e e il popolino ele ttro-sinte tizzat o ( E v e r y o n e ’s
A f raid Of Fe ar).
Sembra del resto qu e s t o l ’ o r i z z o n t e
della folktronica – c o m e s u g g e r i v a
recente men te Sj Es au, g i u s t o p e r
fare un n ome , a e nnes im a c onf er ma della lungimiran z a c a o s d e l i c a
del colle ttivo an imale, c ioè la f r astagliatura degli ins e r t i d i r u m o r e
sul pop – spe cia lità c he ques t i Let ters Le tter s si attr ibuis c ono c on
una certa fierezza . C o n v e n i a m o .
(7. 0/1 0)
Edoardo Bridda e Gaspare
Caliri
la per r aggi u n g e r e b u o n i r i s u l t a t i , i l
m is t er o s i in f i t t i s c e .
Non c he deb b a n o d i v e n t a r e l a b a n d
del momento. Assolutamente no.
La loro proposta musicale non ha
alcunché di pretenzioso né tanto
m eno di inn o v a t i v o . M a r i e s c e c o munque nell’impresa – e ciò non
è da tutti – di risultare gradevole
all’ascolto. Soprattutto a un facile
a s c o l t o . C om e d i m o s t r a q u e s t o l o r o
s ec ondo alb u m , E n d s O f J u n e , i l
loro folk si muove perfettamente in
equilibrio tra nostalgie pop firmate
El l i ot t Sm i t h , f r a s e g g i s t r u m e n t a li degni dei N o rf o l k & We s t e rn e
romanticherie melodiche degne di
s er ie t elev i s i v e i n v o g a u l t i m a m e n t e ( G r ey ’s A n a t o m y d o c e t ) . O v v i a m ent e non r a g g i u n g e n d o m a i i p i c c hi qualit at i v i d e i n o m i s u c c i t a t i . I l
loro è un planare a bassa quota, ma
dobbiamo ammettere che lo fanno
bene. Ries co n o a u n i r e f a c i l m e n t e
qualit à s t r u m e n t a l e ( b a n j o , a r m o nica e clarinetto a impreziosire il
t u t t o ) e o re c c h i a b i l i t à v o c a l e c o n
buoni r is ult a t i . D o d i c i t r a c c e a l l ’ i n s egna della s p e n s i e r a t e z z a . U n d i s c o c he s c iv o l a s u l l a p e l l e l a s c i a n do una sensazione di benessere.
Come stare sotto la doccia dopo
una giornata stancante, magari
c ant ic c hian d o p r o p r i o q u e l l o s c i o g l i l i n g u a an t i s t r e s s r a p p r e s e n t a t o
dalla lor o s i g l a . ( 6 . 5 / 1 0 )
Andrea Provinciali
Low Low Low La La La Love
Love Love – Ends Of June
(Other Electricities, 29 maggio
2007)
Genere: indie-folk
Una band inglese s o t t o c o n t r a t t o
con u n picco lissima et ic het t a indipendente statuniten s e n o n a n c o r a
distri buita in Europa . E s ì c h e c o n
un nome così i Low L o w L o w L a L a
La Love Lo ve L ove non dov r ebbero certo passare ino s s e r v a t i . S e s i
aggiunge anche che i l l o r o f o l k - p o p
tascab ile h a tu tte le c ar t e in r ego-
68 sentireascoltare
Magik Markers – Boss (Ecstatic
Peace, 25 settembre 2007)
Genere: noise-rock
M ir ac olo! La A m b r o g i o c a n t a e n o n
s t ar naz z a s o l o c o m e f o s s e p o s s e d u t a ! D o po t u t t o b i s o g n a v a t i r a r s i
a luc ido pe r q u e l l o c h e è ( o a l m e no dov r ebb e e s s e r e ) l ’ e s o r d i o u ff i ciale degli evidenziatori, dopo una
m es s e s t er m i n a t a d i r e g i s t r a z i o n i
carbonare. Un esordio in cui il duo
(il basso di Leah Quimby non è più
del gioco) sembra ricalcare le orme
dei padr ini S o n i c Yo u t h , n o n s o l o
stilisticamente, ma anche come
strategia produttiva. Lasciare cioè
gli s per im e n t a l i s m i r u m o r o s i a l l e
pr oduz ioni u n d e r g r o u n d e m o s t r a re il lato più accessibile al “grande
pubblic o” . B o s s è q u i n d i u n a r a c c olt a di c an z o n i n e l v e r o s e n s o d e l -
l a p a r o l a . B e n b i l a n c i a t e e d e f i n ite,
o t t i m a m e n t e p r o d o t t e d a R a n aldo
(altro cordone ombelicale) con la
s c e n a r u b a t a d a l l a g r a n b e l l a v oce
d e l l a s i g n o r i n a , u n m i x s u a d e n te ,
f a s c i n o s o e m a u d i t t r a B l i s s B l ood
( A x i s M u n d i ) , K i m G o r d o n ( B ody
R o t ) e P a t t i S m i t h ( l a p i a n o - b a llad
Empty Bottles).
M u s i c a l m e n t e r i m a n e b e n p o c o d elle
a g g r e s s i o n i s o n i c h e e d e l l e v i r u l en t a v e r v e c h e l i a v e v a f a t t i a p p r e z za re come paladini del noise-sound.
C’è piuttosto un mood oscuro, a
m e t à t r a l ’ i n d u s t r i a l s o u n d d e i P a in
Te e n s e l e o s s e s s i v e r i p e t i z i o n i dei
s o n i c i . D e l l e f e r r a g l i e s c h i e t t a m en t e n o - w a v e d e l s o t t o s u o l o r e s t a ben
p o c o , m a n o n è p r o p r i o u n m a l e . Al m e n o u n p a i o d i p e z z i r i s u l t a n o me morabili: Last Of The Lemach Line
c o n l e s u e c r u d e l y r i c s p o t r e bbe
e s s e r e t r a n q u i l l a m e n t e l a l o r o De a t h Va l l e y 6 9 ; e l a c i t a t a b a l l a d per
piano e voce Empty Bottles, strugg e n t e f i n o a l c o l l a s s o . P o l l i c e d un q u e a l l ’ i n s ù s e s o l o f o s s e u n d e bu tt o ; m a p r i m a d i s t r a p p a r c i i c a pelli
a s p e t t i a m o d i v e d e r e g l i s v i l u p p i di
q u e s t a n u o v a d i r e z i o n e . D i c i a m o un
“debutto di transizione”? (6.8/10)
Stefano Pifferi
Mando Diao - Never Seen The
Light Of Day (Emi, 19 ottobre
2007)
Genere: r’n’r orches t r a l e , c o u n t r y, p o p
Never Seen The Light Of Day,
r e p e n t i n o q u a r t o c a p i t o l o a f i r ma
M a n d o D i a o ( O d e To O c h ra s y era
u s c i t o a p p e n a u n a n n o f a ) , o d ora
d i s o g n o n e l c a s s e t t o f i n a l m e nte
r e a l i z z a t o . C o m p l i c e u n t o u r n egli
States, al so l i t o e r o b u s t o r e v i v a l
r ’n’r che fiera m e n t e p o r t a n o a v a n t i
sin da gli esor di gli s v edes i s om m in istra no ro bu s t e iniez ioni di Am er ica anni ’60, a v v o l g e n d o l o u n m a n t o
o rch estrale fr a Love, p o p d ’ a u t o r e
e colo nn e so nor e wes t er n. I l r is ulta to, an co rch é m ielos o o im pr obabile, è invece u n a r e l a t i v a ( e g r a d i t a )
sorp resa, ne l s uo m et t er e ins iem e
a po crifi Pete Doher t y ( M a d a c a m
Co wbo y, If I Don’t Liv e Today … )
e vibra zio ni pos it iv e in s t ile For ev er Change s ( G old, M ex ic an Hard co re), i Be at les di A H a r d D a y ’s
Night ( Never S e e n T h e L i g h t O f
Da y, Misty M ount ains ) e i Wa l k e r
Bro the rs in fregola c ount r y ( I D o n ’ t
Ca re Wha t Pe ople Say ) , v elleit à da
soundtrack in s t i l e G a i n s b o u r g n e l
We st (Dala rna ) e f i n a n c o u n D y l a n
d ’an tan (l’incipit di O ne Blood) . Piacevole, ad ess e r e i n g e n e r o s i , e n o n
solo pe r i fan più dev ot i. ( 6. 7/ 10)
Antonio Puglia
Mark Olson - Salvation Blues
(Hacktone Records / Audioglobe, 1 ottobre 2007)
Genere: folk rock
Certe donne l a s c i a n o i m p r o n t e
p rofo nd issime. Sopr at t ut t o in c er ti uomini. Ne n a s c o n o a m o r i c h e
quando finisc o n o - s e f i n i s c o n o - s i
la scian o die tr o s olo m ac er ie. Non
so bene se c o m p a t i r l i o i n v i d i a r l i ,
q ue lli a cui c apit ano donne c os ì .
Certo che, in a l c u n i c a s i , n o n t u t t o
il d olo re vien e per nuoc er e. Lim itatamente al f o l k r o c k , g i à i l c a r o
Be ck e ra sta t o c apac e di r ielabor are il trau ma d el dis t ac c o da Wy non a Ride r con f ez ionando l’ec c ellente Sea Change. O g g i , p u r c o n t u t t e
le differenze d e l c a s o , q u a l c o s a d i
simile è toccato a Mark Olson, l’ex
v et er a n o J a y h a w k s c h e a b b a n d o nat a l a b a n d s p o s ò l a c a n t a u t r i c e
Vi ct o ri a Wi l l i a ms , p e r p o i i m b a s t i r e as s i e m e a l e i l ’ e c c e l l e n t e p r o g e t t o Cr e e k d i p p e rs . U n i d i l l i o c h e s i è
spezzato nel 2005, il matrimonio a
rotoli e in Mark un buco nero largo
c os ì . L a d e p r e s s i o n e .
Sal va t i o n B l u e s è i l f r u t t o d e l l a r i nascita. Ottenuta lasciandosi alle
spalle l’America per trasferirsi da
a m i ci i n G a l l e s . Q u i n d i a l t r e t a p p e
in Norvegia, in Polonia. Straniarsi
per r i t r o v a r s i . N e s o n o u s c i t e q u e ste undici canzoni (più due bonus
track) all’insegna di un folk rock
classico che più classico non si
può – non fosse per l’armamentario
di organi, banjo, dobro, pedal steel,
w u r l it z e r. . . - m a a c u o r e a p e r t o e
v iv is e z i o n a t o e d è q u e s t o c h e c o n t a da v v e r o . B a l l a t e e a n c o r a b a l late dove graziaddio non trovano
pos t o p i a g n i s t e i m a u n o s c h i u d e r si alla speranza pur nella caligine
del d i s i n c a n t o , c o m e u n t r e n o c h e
significa tornare dove sei qualcuno
per c h é c ’ è q u a l c u n o c h e t i f a e s i s t er e ( “ i t m a k e s n o d i f f e r e n c e w h a t
you do or where you stay / whne
you come home who will know your
nam e ” , c a n t a M a r k i n N a t i o n a l E x pr es s ) .
Aggiungere altro sarebbe ozioso.
Giusto però citare almeno le due
t oc c a n t i r i e v o c a z i o n i d i K e i t h ( d e dic ata a l p a d r e s u i c i d a ) e S a n d y
Denn y ( u n p a l p i t a n t e r i t r a t t o d e l la cantante da ragazzina) nonché
quell a M y O n e B o o k P h i l o s o p h y c h e
sgrana un gospel strinito (wurlitzer
e v oc e ) p e r v a s o d i p i e t o s a a s p r e z z a Dy l a n , u n J o h n n y C a s h s g u a l c i t o , u n f a n t a s m a d i To m J o a d t o l t a l a
r abbi a d a l p e t t o e c o m p i u t o u n p a s so forse definitivo verso la disillus ione . P r e z i o s a m e n t e c o n f e z i o n a t o
c om e u n v e c c h i o l i b r o i n b r o s s u r a
con tanto di sovraccoperta, questo
d i s c o s t a r à b e n i s s i m o s u l l o s c a ff a l e
t r a l’ u l t i m o Wi l c o e i l v o s t r o G r a m
Par so n s p r e f e r i t o . ( 7 . 3 / 1 0 )
Stefano Solventi
Marlene Kuntz - Uno (Virgin /
EMI, 14 settembre 2007)
Genere: rock cantautoriale
I Marlene Kuntz sono cambiati
p e r c h é c a m b i a r e è n a t u r ale. Dopo
l ’ a c m e c e l e b r a t o i n H . U . P. Live in
C a t h a rs i s ( S o n i c a / E d el, 1999),
l a f u r i a s o n i c a è d i v e n t a t a sempre
p i ù u n r u g g i t o i n t e r i o r e . Qu a l ch e
s c e l t a s b a g l i a t a - e m b l em a ti co i l
duetto con la sempre più improp o n i b i l e S k i n - v a m e s s a in conto,
m a i l n u o v o p e r c o r s o è s t ato fin da
s u b i t o c h i a r o : l a b a r r a p untata con
d e c i s i o n e v e r s o u n v i v i d o, brusco,
i n t e n s o c a n t a u t o r a t o r o c k. Ob i e tti v o c h e i l q u i p r e s e n t e U n o - se tti mo album in studio per la band di
C u n e o - c o n s e g u e a p p i en o . C a n z o n i d ’ a m o r e e d i s a m o r e, aspre e
c o r r u s c h e , l a n g u i d e e d o l e n ti , sfa cc i a t e e d e s o t e r i c h e . M a , a p p u n to ,
c a n z o n i . C o n l e g i t t i m e possibilità
r a d i o f o n i c h e , c o m e l a t i t l e tr a ck che
c h i u d e l a s c a l e t t a c o n s t rofe dallo
s b i l e n c o p a s s o f u n k e d un chorus
n e l l a s c i a d e i C S I p i ù e m patici.
I n a p e r t u r a t r o v i a m o i n vece una
Canto che prima brontola malanim o t o r v o q u i n d i s p i a n a u n ritornello
i n d o l e n t e e r é t r o d a l v a g o sta m p o
B a u s t e l l e . P o i a c c o g l i M u sa come
f o s s e u n m i r a g g i o d ’ a m o re ancora
v i v o , u n a s e n s u a l i t à c h i me r i ca b e n e d e t t a d a l p i a n o i n e ff a b i le d i Pa ol o C o n t e n i e n t e m e n o , u n a fremente
vulnerabilità negli organi ed il midd l e e i g h t c h e s i s p a m p a n a R a dioh e a d , c o n v e r g e n z e p a r a l l ele che ti
c o s p i r a n o u n a s e n t e n z a in e l u tta b i le: e il gioco è fatto.
B e n v e n g a d u n q u e l ’ a s p re zza ci r c o s p e t t a d i S a p o r e d i m i e l e , una
P J H a rv e y c h e p a r a f r a s a n d o Pa oli
i n c e n d i a s e n s u a l i t à f r a n c a, feroce,
l i b e r a t o r i a . B e n v e n g a q u e l l a Fa n t a s m i c o m e u n C a p o s s e l a sd e g n o s o c h e d i g r i g n a g e l b i a n o tra ululati
S e r g i o L e o n e e r i v e r b e r i cupi fino
sentireascoltare 69
al po de roso fina le. E ben v engano il frutto estremo Beach Boys
passito Mer c ur y Rev di C a n z o n e
sensua le e lo stran o i m p a t t o t r a i l
miglio r Finar di e g li ult im i F l a m i n g
L ip s - orche stra to d a I gor Sci avolin o , quello del prog e t t o C h a n t s o n g
Orchestra - di Stato d’anim o. Soprattu tto, sian o b en v enut e le m ie
prefe rite, un a Can z one ec ologic a
che spedisce l’inve t t i v a t r a e t e r e i
languo ri e q ue lla Negli abis s i t r a i
palpiti dove l’insidio s a t r e p i d a z i o n e
rumba -psych si amm ant a di c or et ti be atle sia ni (a ltez z a Bec aus e) .
La t r ep ida p rod uzione di G i a n n i
Maroc colo, i p rezios i int er v ent i di
Ivan a Ga tti (co ri), Vi t t or i o Cosm a
(piano e tastiere ) e G r eg Cohen
(contrabbassista già a l l a v o r o c o n
Waits), il libretto c h i o s a t o d a l l e
penne di Lucarelli, B r i z z i , S c a r p a ,
C lem en ti e L od oli tra gli alt r i, c om plet ano la ricetta di un album r iuscit o. (7 .1/10 )
Stefano Solventi
Merzbow & Carlos Giffoni –
Synth Destruction (Important
Records / Goodfellas, maggio
2007)
Merzbow/Carlos
Giffoni/Jim
O’Rourke – Electric Dress (No
Fun Production, maggio 2007)
Merzbow – Merzbear (Important
Records / Goodfellas, giugno
2007)
Merzbow – Zophorus (Blossoming Noise, 12 giugno, 2007)
Genere: noise
Pare che tutto sia iniziato un anno
fa circa, in corrispondenza con il
“Synth Destruction Tour” in Giappone di Carlos Giffoni che vide protagonista anche “The Lord of Noise”
Merzbow. I due in libera uscita seminano rumore e devastazione per
tutto il Sol Levante utilizzando, e qui
sta la vera novità, esclusivamente
synth e strumentazione analogica,
nuovo amore di Giffoni e ritorno di
fiamma per il giapponese. Synth
Destruction altro non è che la registrazione audio del concerto del 25
settembre 2006 a Tokyo, ecco allora
distorsioni impossibili, sinewaves al
cianuro, rumori che sembrano provenire dal reattore di un aereo al
decollo; un’ora che metterà a dura
70 sentireascoltare
prova il vostro udito seppur cullato
da calore “umano” dell’analogico.
(6.4/10)
Electric Dress non si discosta tanto
dal gemello Synth Destruction essendo la registrazione del concerto
tenutasi cinque giorni dopo sempre
a Tokyo; questa volta però alla coppia di noisers si aggiunse il “desaparecido” Jim O’Rourke che provò ad
aggiungere il suo tocco di sapiente
arrangiatore al maelström sonoro,
talvolta riuscendoci, senza cambiare
la sostanza assassina del materiale
sonoro in questione. (7.3/10)
Sembra evidente che l’esperienza
del tour con Giffoni deve aver lasciato un segno nel taciturno e stakanovista giapponese se ci troviamo
davanti a due dischi come Merzbear e Zophorus, tutti e due caratterizzati dall’abbandono del freddo
laptop in favore di chitarre e synth
old-fashioned. L’elemento ritmico
sembra prendere quasi il sopravvento in Merzbear, che si avvicina
alle sonorità più controllate di dischi
come Merzbuddha, per esempio: ritmiche industrial sorreggono abrasivi
spasmi sonori e feedback prodotti
dal glorioso EMS Sythi; pare quasi
di ascoltare dei Daft Punk in vacanza ad Ann Arbour dai Wolf Eyes.
(6.7/10)
Chi è abituato al suono più harsh degli anni passati rimarrà decisamente
sorpreso. Atmosfere più da Theater
of Eternal Music virato in salsa white noise invece per Zophorus capace di produrre esperienze estatiche
non molto lontane da quelle di Hototogisu di Matthew Bower. Sicuramente un disco meno addomesticabile rispetto a Merzbear ma non
meno godibile, anzi. (7.2/10)
Nicolas Campagnari
Michael Hurley – Ancestral
Swamp (Gnomonsong / Goodfellas, ottobre 2007)
Genere: folk blues lo-fi
I l d u o B a n h a r t / C a b i c r i p o r t a a l l ’a tt e n z i o n e l a l e g g e n d a f o l k a m e r i c ana
M i c h a e l H u r l e y, c h e h a a t t r a v e r s a to discontinuamente gli ultimi quar a n t ’ a n n i , d a m e t à S e s s a n t a f i n o ad
o g g i , c o n l a s u a m u s i c a s c a r n a e di
rara intensità. Stralunato cartoonis t , u m o r i s t a e o u t s i d e r c h e p o t r eb b e p e r c e r t i v e r s i e s s e r e a c c o s t ato
a u n D a n i e l J o h n s t o n , m a c o n sa p e v o l e , è i l p o r t a t o r e d i u n t a l e nto
m i s c o n o s c i u t o , c h e h a c o s t i t u i t o un
c u l t o s o t t e r r a n e o p e r q u a l s i a s i f o l ksinger che si rispetti.
I n A n c e s t ra l S w a mp s i r i t r o v a n o
u n a s e r i e d i n u d e b a l l a d s f o l k - b l u es,
f r u t t o d i r e g i s t r a z i o n i c a s a l i n ghe
e ff e t t u a t e n e g l i u l t i m i 6 / 7 a n n i , con
a c c o m p a g n a m e n t o p e r l o p i ù d i ch i tarra - ma una band è qui presente - (si ascolti il folgorante incipit
c o n l a s e n t i t a K n o c k a n d o , p u r a ess e n z a d i s t i l l a t a i n s a l s a l o - f i , c osì
c o m e l ’ i n q u i e t a 1 s t P r e c i n t B l u es),
o r g a n o e p i a n o ( D y i n g C r a p o s h oo t e r s B l u e s o m a g g i o a B l i n d Wi llie
M c t e l l ) , c a n z o n i c h e s i d i s t e n d on o
a n c h e i n c o u n t r y - b l u e s a l l a C a sh,
o m a g g i a t o c o n l a c l a s s i c a S t r e ets
O f L a r e d o . Tr a g l i o s p i t i Ta r a J ane
O ’ N e i l c h e p r e s t a l a v o c e i n un
p a i o d i p e z z i ( E l D o r a d o , s u p a role
d i E d g a r A l l a n P o e - a l t r o o m a g gio
- e L i g h t G r e e n Ye l l o w ) . A l t r o v e è
i l f i d d l e a d a c c o m p a g n a r e m e l o die
c h e s a n n o d i v e c c h i o m o n d o ( G am b l i n g C h a r l i e ) , i n s i e m e a m a l i n co n i e e s o l i t u d i n i c h e o g g i a p p a i ono
f u o r i d a l t e m p o m a n o n p e r q u e sto
fuori tempo.
Un ritorno ispirato quindi per un
turn it on
T B A / N a t a l i e B e r i d z e – S i z e A n d Te a r s ( M a x E r n s t / A u d i o g l o b e ,
7 settembre 2007)
Tu s j a B e r i d z e – T h e O t h e r ( M a x E r n s t / A u d i o g l o b e , 2 2 o t t o b r e
2007)
Genere: elettronica
Nella celebre storia di Lewis Carroll, Alice per entrare nel Paese delle Meraviglie deve prima ridimensionarsi e poi piangere fino a formare un lago di
lacrime. Allo stesso modo per riuscire ad entrare dentro questi due dischi
occorre allungare il proprio tempo e superare lo sconcerto per una musica
dal taglio surreale e fatta di assonanze strambe e bizzarre. Natalie Tusja
Beridze l’aveva presa per le lunghe già nel precedente Annulè, ma qui si
supera e concepisce prima un doppio concept album su Alice e la perdita
dell’infanzia, chiamato per l’appunto Size And Tears e poi un secondo album ex novo, intitolato The Other. Peraltro due lavori completamente diversi l’uno dall’altro. Tusja conferma di
possedere un’energia e una creatività che vanno ben oltre la prassi comune. Tanto il primo disco è dispersivo e delirante, quanto il secondo è conciso e senza tanti fronzoli. Dei due, quello più interessante è sicuramente il doppio.
The Other è un lavoro su cui si avverte troppo l’intervento della mano di Brinkmann. Disco parecchio scuro a partire
dalla copertina. Si parte con una piastra di pulsanti beat dal piglio dark per poi registrare una serie di variazioni sul
tema. C’è il brano più liquido e rarefatto (Kid, Break, Somewhere Theres A Father), quello più psichedelico e allucinato (Stay On Watch, Love U, Hero), quello più martellante e groovey (After Me In Soft Poles, Weeksends, Into The
Lost Moments). Un prodotto sufficientemente di genere, ma non completamente figlio della georgiana. Al punto che
si prendono per buone le sue parole quando suggerisce di attribuire questo lavoro quasi del tutto a Brinkmann. Del
resto lei si è per forza di cose concentrata sul concept carrolliano di sogni infranti e infanzie perdute. La scaletta
del lavoro è stata pensata appositamente per mettere il materiale più problematico e sperimentale sul primo disco e
quello maggiormente accomodante e pop sul secondo. La prima parte è più cruda e difficile perché nelle intenzioni
di Natalie, Alice qui si muove a tentoni attraverso mille possibilità con l’incognita del domani. Esattamente quello
che si prova ascoltando i brani in successione. Qui ci sono numeri di spericolato pianismo avantgarde (Myth In Fingers, Teacher, Exercise (Wanna Leave)). Altri di gretto surrealismo con tanto di vocine muppet e astratti ghirigori
strumentali. Si segnalano quindi l’efficace mazurca per piano ed elettronica di Itaka Farewell March, la trasognata
nenia di Song Of Yuleya (U Lier) e l’ipnosi ballerina di Flag Conv. In Her Eye. L’atmosfera sul secondo dei due dischi cambia, perché qui, come ci suggerisce sempre Natalie, Alice si innamora. E allora si abbonda in passeggiate
zuccherosamente dream come le dolcissime Size & Tears, Topeka Exists, Silent Flow (Ag. Cooper) – dedicata per
l’appunto all’agente Cooper di Twin Peaks - Calling Herby Sugga Delta. Oltre a queste i numeri da urlo non solo
non mancano, ma abbondano. Per esempio Trees Too, che è un meraviglioso congegno di folk digitalizzato, oppure
l’ipnotica marcetta da incubo di Easy Ryder oppure ancora l’astratta nenia futurista con tanto di sampler preso dai
Cocteau Twins di Beam Plaster. Natalie procede per accumulo di dettagli, visioni, suggestioni dando vita ad un
disco che ti risucchia dentro. Il suo problema è quindi anche il suo fascino. Il suo essere eccessivamente lungo (48
brani per due ore di musica!), fin troppo pieno di materiale, rimandi, citazioni e omaggi (Marina Tsvetaeva, Merab
Mamardashvili, Joseph Brodsky, Fyodor Dostoevsky, Andrè Breton…). Davvero fuori misura. E quindi alla fine ragionando di numeri e grette votazioni da ragionieri possiamo dare un bel (7.0/10) di media tra The Other (6.7/10) e
Size & Tears (7.3/10) dando un fiducioso appuntamento al prossimo colpo di TBA. Una maggiore capacità di sintesi
e una dose minore di intellettualismo e allora sì… l’avremo trovata la nuova Bjork.
Antonello Comunale
sentireascoltare 71
album di crud a in tens it à, c he non
possia mo che so ste ner e f or t em ente. (7.3 /10 )
Te r e s a G r e c o
Michaela Melián – Los Angeles
(Monika Enterprise, 5 ottobre
2007)
Genere: glitch
D a Ba de n-Ba de n, pic c ola c it t adina t ede sca a Los A ngel es, la più
american a d elle met r opoli, M ic haela Melián macina c h i l o m e t r i s u
chilome tri ne l su l pe r c or s o di allontanam en to d ag li FS K, s t or ic a f or mazione new wave t e d e s c a i n c u i
militava negli anni ’8 0 . S e c a m b i a
il paesaggio circos t a n t e , c a m b i a
per forza di cose anc h e l a m u s i c a e
il mood. Quello che s u l p r i m o d i s c o
di Michaela era pul s i o n e r i t m i c a e
cyber spleen qui di v e n t a u n m a r e
magn um d i malin co nia noir. St r uggimenti fumosi che s i i n s i n u a n o t r a
fasci di dro ni e tap pe t i di or gani s intet ici. Picco le arie r om ant ic he ( Angel, Fö hre nwa ld). Br ani c he om aggiano i ta nti so litari da m et r opoli in
decom p osizio ne (Buc hber g, St ein) .
Smarriti sinfonismi c h e r i c h i a m a n o
Vange lis e Bla de Runner f in dal t itolo (Seb astian ). La M elián t ir a f uori un la vo ro u n p o’ an onim o nei pr esupposti, ma piuttos t o r i u s c i t o n e i
suoi esiti, a l p un to c he può benis simo fare co pp ia con l’ult im o Kam merflim m e r Kolle kt i ef . A dar le una
mano in sed e di pr oduz ione e ar rangiame nto Carl Oe s t er helt anc he
lui ex -FSK. Si chiu de c om e s i c hiudeva Baden-Baden, c o n u n a c o v e r
di B rya n Fe rry, u na M anif es t o c h e
rompe bru scame nte c on l’at m os f era del resto del disc o e s o n o r i z z a i
tit oli di cod a. (6 .6/1 0)
Antonello Comunale
M i l k y G l o b e - M a g i c Wa v e s ( L o
Recordings / Audioglobe, 22 ottobre 2007)
Genere: elettronica eclettica
Molta generosità m a a n c h e m o l t a
ingenu ità in qu esto M a g i c Wa v e s
di Milky Glo be (an d f r iends ) , pr ogetto die tro al q ua le s i nas c onde
il “direttore artistico ” d e l l a s e m p r e
eccelle nte L o Recor dings , M r. J o n
Tye, coadiuvato per l ’ o c c a s i o n e d a
72 sentireascoltare
una s er ie d i o s p i t i e c c e l l e n t i q u a li Jam es Ho l d e n , I s a n e L u k e Vi ber t . Un pa r t e r r e d e r o i c h e a s s i cura agilità, scorrevolezza e stile
all’intero lavoro ma che non riesce
a c ir c os c r ive r n e i l l i m i t e p i ù g r a n de, e c ioè u n a d i s o m o g e n e i t à l a t e n t e c he lo r e n d e p i ù s i m i l e a d u n a
sorta di bignami degli ultimi venti
anni di cultura elettronica che non
ad un album v e r o e p r o p r i o .
Prese singolarmente, infatti, le
t r ac c e di M a g i c Wa v e s s u o n a n o
coinvolgenti ed intriganti, come ben
dim os t r ano i l s a p i e n t e p o p a m b i e n t ale di G r ee t i n g s F r o m E u ( Wi t h E u )
l’old s k ool t e c h n o d i C o s m i c R i d e r
( wit h Andr e a ’s K i t ) e d i l s e n s u a l e
downbeat d i M o o n M i l k ( w i t h Wa l l t apper ) , m a q u a n d o s i d e c i d e d i
f ar le s c or r e r e u n a d i e t r o l ’ a l t r a p e r dono t ant is s i m o i n e ff i c a c i a e l i m i tano il giudizio su di un album che,
ripetiamo, vive su singoli momenti
di assoluto splendore. Un lavoro da
pr ender e a p i c c o l e d o s i . ( 6 . 5 / 1 0 )
Stefano Renzi
Mquestionmark - Absolutely Pizza (Bad Trip Records, luglio 2007)
Genere:
wave
Tem po di m e t a m o r f o s i e r i c o n f i gurazioni del sistema, per l’indie
italico. Ad esempio, questi M? - o
M ques t ionm a r k c h e d i r s i v o g l i a s ono il pr od o t t o d i u n a d e f r a m m e n t az ione r igu a r d a n t e e l e m e n t i i n l i ber a ( ?) usc i t a d a J u l i e ’s H a i rc u t ,
Joe Leam a n ( o r a m a i d e f u n t i ) e d a i
più f r es c hi I l G i o rn o D e l P o u . Tu t ta roba germogliata tra Modena e
Reggio, in bilico tra la via Emilia e
quei sogni di rock’n’roll che prima
o poi r ius c i r a n n o ( r i u s c i r e m o ) a d
i n s a c c a r e . To r n a n d o a b o m b a , d i c i a m o c h e q u e s t o t r i o n a s c e c o n le
s t i m m a t e d e l l ’ a n o m a l i a , o s t e n t a ndo
d u e b a s s i e u n a b a t t e r i a o l t r e alle
v o c i , v o t a n d o s i q u i n d i d i r e i f i s i ol o g i c a m e n t e a d u n s u o n o e s s e n z i al e .
L i m i t e o s c e l t a e s t e t i c o / p o e t i c a che
s i a , i r a g a z z i s i r i v e l a n o b r a v i a do m i n a r l a , t a n t o c h e a l l a f i n e l ’ a u ste rity esalta gli espedienti, siano quei
t r e p i d i i n t e r v e n t i d e l p i a n o ( q u a ndo
l a t u r g i d a I ’ m R e a d y g i o c a a d a ffl o s c i a r s i p s y c h ) o i b a r r i t i s t r i d u l i del
s a x n e l l ’ i n i z i a l e S t r a n g e To u g h It
M a y S e e m ( c h e p o t r e b b e e s s e r e un
s o g n o D o o rs s c a r n i f i c a t o S t o o g es ).
C e r t o , f i n c h é l a p a r t i t a s i m a n ti e n e d u r a è s o p r a t t u t t o q u e s t i o n e di
s p i g o l i e a s c i u t t e z z a , f u n k p u n k o ss u t o a m m o r b a t o d i l i q u o r i c i n e m ati c i s u c u i l e v o c i d i L a u r a e ( f o r se)
L u c a d u e t t a n o c o n f o s c a s e n s u a lità
( O b j e c t : B i g D i c k ) , o p p u r e p a sso
m a r z i a l / r o b o t i c o c h e r i m a n d a e ch i
L i a rs e O n e D i me n s i o n a l M a n ( K a r o s h i ) . Tu t t a v i a , c o n s u m a t a u n a An d
T h e Wi n n e r I s a c i d a e c a t c h y a d un
tempo, il mood del programma camb i a d r a s t i c a m e n t e , m e t t e n d o i n fila
u n a s o r t a d i b l u e s t o r v o s a t u r o di
r i v e r b e r i e l a n g u o r e ( B r i l l i a n t ) , una
b a l l a d u r g e n t e e s o ff i c e s c r e z i ata
jazz-soul (Spring Second Day) e
q u e l l a I D o n ’ t R e m e m b e r B u t I S ta rt e d To F l o a t t u t t a p a l p i t a z i o n i t enui
e t e n e r e z z a s q u a m o s a . Tu t t o è così
d e l i z i o s a m e n t e g r e z z o , d a q u a l ch e
p a r t e t r a i P i x i e s p i ù s o ff i c i e gli
Yo L a Te n g o c a l i g i n o s i , c i ò c h e non
s t o n a a ff a t t o c o n l ’ e n e r g i c a s t r i n gatezza da Fugazi scheletrici della
p r i m a p a r t e . A l l a f i n e n o n s t u p i sce
n e a n c h e t r o p p o q u e l l a g h o s t t r ack
c h i t a r r a a c u s t i c a e v o c e , c o u n tr y
f o l k i n t e n s o e c o m p u n t o , i l s o gn o
( l ’ i n c u b o ? ) l a s c i a t o i n e r e d i t à da
n o n n o C a s h o f o r s e p e r c h é n o da
z i o S t e v e Wy n n . ( 7 . 0 / 1 0 )
Stefano Solventi
My Little Airport - Zoo Is Sad,
People Are Cruel (Elefant, ottobre 2007)
Genere: cute (little shoegaze) electro pop
È dagli anni Ottanta di Pastels e
B e a t H a p p e n i n g c h e i l r i t o r n o alla
m i t i c a e m i t i z z a t a e t à d e l l ’ a d ol e s c e n z a r a p p r e s e n t a u n c h i o d o fi s-
so de ll’ind ie- pop m ondiale, e c on
l’a llarg arsi d ei m er c at i a ques t e
son orità
a rr iv ano,
dis c ogr af ic ame nte pa rlan do, anc he i c ines i M y
Little Airport. Va s u b i t o d e t t o c h e
si tra tta di un pr oget t o s opr a la
me dia de lle p r oduz ioni del gener e
(ma d i g en ere ) c he s i f ar à am ar e,
vuoi per varie t à d e l l e c a n z o n i v u o i
per quella cru d a f r e s c h e z z a c h e l o
caratterizza. R a c c o n t i d i r a p p o r t i
interpersonali e t a s t i e r e l u c c i c a n t i
ma rca te Ca si o, s por c at ur e elet t r oniche casarec c e e u n p i c c o l o t o c c o
sho eg aze à la Slowdiv e, un s t or ia
arcinota eppu r e i l d u o c h e f a t a n t o
Ste r eo Tota l c on gli oc c hi a m and orla (My L itt le Banana) , non m anca d i farsi ap pr ez z ar e per alc une
escrescenze p u n k y, m o d i c h a n s o n ,
valzer p er d rum m ac hine ( s u t ut t e
la tra ccia Le o… ) o per i c las s ic i
a nd ame nti twee ( l’aut os c ont r o G i g i
L eu ng Is De ad) . Tr a le pieghe non
manca nemm e n o u n c e r t o f r e m i t o
tu tto co nte mpor aneo, e in def init iva qu esta ve r s ione ex t r a naif dei
Ra dio Dept c o n v i n c e a n c h e d o p o
a scolti ripe tut i ( la bella You Sm ile L ike A Blo s s om , i l q u a s i p l a g i o
n el p lag io d i W h e n I L i s t e n To T h e
Field Mice). Z o o I s S a d , P e o p l e
Ar e Cr uel rac c o g l i e i l m e g l i o d i d u e
precedenti us c i t e . U n p i c c o l o m u s t
per orsi asse t a t i d i l a t t e p o p d e l
la ttaio u nd erg r ound ( deliz ios a anche Mou nta int op, Doll, Lolly pop) .
(6 .8/1 0)
Edoardo Bridda
N e i l Yo u n g – C h r o m e D r e a m s I I
( R e p r i s e / W a r n e r, 1 6 o t t o b r e
2007)
genere: folk, rock
Mattacchione di un Neil. Anziché
pubblicare finalmente il famigerato, primo volumone dei leggendari Archives (atteso entro il 2007,
adesso rinviato a data da destinarsi… mah!), resuscita una decina di
quelle datate “dimenticanze”, ne
registra alcune ex novo e battezza
la raccolta che ne salta fuori come
uno dei suoi lost album più celebri
di sempre, quel Chrome Dreams
che, fosse uscito nel ‘77, oggi contenderebbe la palma di miglior disco
younghiano dei ’70 ai vari Harvest e
Rust Never Sleeps (On The Beach e
Tonight’s The Night sono altra categoria, ça va sans dire). Che burla.
Tipico Shakey. Come ogni sequel,
peraltro, questo II è meno riuscito
del primo capitolo della saga – e per
forza: pensate un po’ che quello includeva Pocahontas, Like A Hurricane, Powderfinger, Look Out For My
Love, a dirne solo quattro. Adesso,
con compiaciuta senilità e consapevole auto-celebrazione, in questo
mucchietto di canzoni (recuperate
prevalentemente dai cassetti dei
suoi temibili anni ’80) gioca a incarnare praticamente tutte le sue identità, dal country farmer di Beautiful
Bluebird al cantore melenso degli
ultimi tempi di The Believer, Shine
A Light e The Way (francamente terribile), fino al solito cavallo pazzo
di sempre in Spirit Road, No Hidden
Path e Dirty Old Man (brutta come il
suo sacrilego titolo, per inciso).
Lasciando da parte l’esegesi (per
dire, l’interminabile tour de force
di Ordinary People è uno storico
rigurgito del periodo pre-Freedom,
fissata su nastro nell’’88 insieme
alla band ’r ’n’b di This Note’s For
You), non è che queste anticaglie
rimesse a nuovo ci diano molto - e
non che noi chiedessimo più di quel
che avevamo già, anzi alcuni ascolti
ce li saremmo risparmiati volentieri.
Prendiamo allora Chrome Dreams
II come l’ennesimo sassolino che il
gran Vecchio ha voluto togliersi dalla scarpa, l’ennesimo capriccio insoddisfatto di uno spirito sempre inquieto ed insanamente incosciente
(e il fatto che questo sia il suo terzo album di inediti in tre anni ce lo
conferma). Se ciò sia bene o male,
giudicate voi. (6.3/10)
Antonio Puglia
O a k l e y H a l l – I ’ l l F o l l o w Yo u
( M e r g e / W i d e , 11 s e t t e m b r e
2007)
Genere: alt-country-rock
Tu t t o s i p u ò d i r e a q u e sti Oa kl e y
Hall tranne che siano pigri o pant o f o l a i . I ’ l l F o l l o w Yo u è il quarto
a l b u m i n t r e a n n i s c a r s i , co n ta n t o d i n u o v o c a m b i o d i e t i chetta. La
m u s i c a p e r ò r e s t a s e m p re quella:
d i b a s e è c o u n t r y - r o c k ma arriva
a u n a f o r m a d i p s i c h e d el i a va g a m e n t e s o u t h e r n c o n s v i sa te fo l k i s h ( F i r s t F r o s t ) o g r o s s e scariche
d i e l e t t r i c i t à ( M a r i n e L i f e , Best Of
L u c k ) . C o m e d i r e l ’ i n c r o c i o perfetto
t r a O n e i d a e J o h n n y C a s h, anche
s e a d i r e i l v e r o d e l t r i o d i Br o o kl yn
i n q u e s t o c a s o s e n e s e nte poco,
d a t o c h e a p r e v a l e r e è u n a forma di
Americana molto classica.
L e c h i t a r r e , d u e a v o l t e anche tre,
s i i n t r e c c i a n o a l l a p e r f e zione con
le mai banali voci femminili di Rac h e l C o x e C l a u d i a M o g e l ; l’organo
d i P a t S u l l i v a n ( i l P a p a Crazee di
o n e i d i a n a m e m o r i a ) è o n n i p r e se n te
c o s ì c o m e l a s u a v o c e p r o fo n d a r e n d e p e r f e t t a m e n t e s e m e s sa a l se r v i z i o d i u n c a n t o d i p r o t esta come
F r e e R a d i c a l s L a m e n t . A volte, e
q u i e m e r g e i l l a t o p i ù p s i chedelico
d e l g r u p p o , l e c o m p o s i z i o n i i n d u co no a una specie di trance morbida
e s u a d e n t e c o m e n e l l a ti tl e tr a ck
o n e l l a s o g n a n t e Ta k e My Hands,
We ’ r e F r e e . P e r q u e s t ’ a l bum sono
s t a t i f a t t i p a r a g o n i e c l a t a nti, come
s e f o s s e u n a v e r s i o n e a lt- co u n tr y
d e i Ve l v e t p e r i o d o L o a d e d, m a d o p o t u t t o n o n s i a m o c o s ì d istanti dal
v e r o . I ’ l l F o l l o w Yo u n o n a g g i u n g e
m o l t o a c i ò c h e s a p e v a m o di questo
s e s t e t t o , m a n e l s u o g e n er e è p u r
s e m p r e u n b e l l ’ a s c o l t a r e . ( 6 .8 /1 0 )
Stefano Pifferi
Old Time Relijun - Catharsis
In
Crisis
(K
/
Goodfellas,
9
ottobre
2007)
Genere: post beefheartian blues
P o c o d a f a r e : q u a n d o p e nsi a d A r ri n g t o n D e D i o n y s o s o rg e sp o n t a n e o r i t o r n a r e a l B e e f he a r t che
d o m i n a g l i s c a ff a l i e g i ammai ha
a c c u m u l a t o p o l v e r e . M e desima la
f i s i c i t à d e l l e m e t a f o r e ( s o n o r e , vi s i v e , t e s t u a l i ) , l a v o c a l i t à creativa
c h e l i b e r a a t a v i c i i s t i n t i ( tr i b a l i sm o
sentireascoltare 73
che qu alcun o ch iama blues ) , l’int er preta zione “cubista” d e l ( n o n p i ù )
rock. Saggio, Arringt o n - g i r a m o n d o
ora stanziatosi a Po r t l a n d , O r e g o n
- ha scelto di non m i s u r a r s i f a c c i a
a f accia col su o prin c ipale is pir at ore, prefe ren do incar nar ne lo s pir it o. E v ide nte men te, s e non può av ere oggi la medesima r i v o l u z i o n a r i a
porta ta, ci ricorda d i e s s e r e t r a i
discep oli p iù vale nti, a pr es c indere da che certi stec c a t i s i a n o s t a t i
abbattuti quaranta a n n i o r s o n o . G l i
O ld Time Reliju n (n om e di un t r adit ional blu es ripre so s u Tr o u t M a s k
Replica …) son o p rinc ipalm ent e af fare del poliedrico l e a d e r, a l m e n o
da qu an do Phil Elv r um h a l a s c i a t o
il grup po a nn i fa : d a lì in poi parecchie facce hanno f i g u r a t o n e l l a
line-up, l’ultima dell e q u a l i v e d e l a
ritmic a d i Aar on Ha r t m an e G er m an e Ba ca affiancarsi a l l ’ i n d i a v o l a t o
sasso fon ista Be nja m i n Har t m an.
A bilissimi e atte nti a s or r eggere una visionarietà c o i n v o l g e n t e e
sanguigna come for s e m a i , m e r i t o
anche de ll’immed iate z z a di un lav oro gran itico ep pu re sf ac c et t at o, c urato nonostante i so l i q u a t t r o g i o r n i
- e relative notti - d i l a v o r o s p e s i
nel Dub Narcotic Studio. Q ues t o è
wav e s i r iu n i s c e d a a m b o l e s p o n de dell’At la n t i c o ( D e m o n M e e t i n g ) .
O gnuno as s e r v e o r g o g l i o s o l a f u n zione di chiarire una volta di più
quant o poc o s i i n v e n t i d a a n n i e ,
in f ondo, a l g e n i o b a s t i m e s c o l a re le carte con sapienza. Perché
quella vaga fragranza errebì che
s ale dalla ju n g l a G a r d e n O f P o m e gr anat es un p o ’ l a s p i e g h i e u n p o ’
no; per c hé l a F e s t a D i C o m p l e a n n o
s t r apaz z a l e d o d i c i b a t t u t e d i A k a v is him e Ve l e n o M o r t a l e ( m a q u e l le note in punta di dita?); perché il
gar age Dar k M a t t e r l o h a i d i r a d o
udito liquefarsi in panorami arabi
t r am it e il s u r f . P e r c h é l ’ i n f a t i c a b i l e
tumulto diddleyiano che transita da
O r i e n t e a l l a N e w Yo r k d e i S e s s a n t a
non s i s c or d a , s t r a d a f a c e n d o , n é
dei Can né d e l P o p G ro u p , a ff i n c h é
t u c apis c a q u a n t o s i a u n a q u e s t i o ne di DNA.
Un dis c o c h e c h i u d e l a t r i l o g i a “ d e l la luce perduta” per Arrington e
scrive un’altra pagina del romanzo
pos t beef h e a r t i a n o : p a r a d o s s a l m e n t e t a n to p i ù o r i g i n a l e q u a n t o
n o n s i s f o r za d ’ e s s e r l o a o g n i c o s t o ,
c hiar i la pr o p r i a g e n e s i ( d a t r o v a r si magari nel percussivo, sabbatico
gr em bo Sec o n d D a y O f C r e a t i o n )
e lo s c opo u l t i m o . D o p o t u t t o q u e s t o, Cat hars i s I n C ri s i s s i i m p o n e
c o m e i l m i g l i o r d i s c o d e g l i O l d Ti m e
Reljiun e un o d e i p i ù i n t e n s i d i q u e s t o 2007. ( 7 . 8 / 1 0 )
Giancarlo Turra
Cath ar sis In Cr is is: un at t o di c oerenza stilistica che s o t t o l i n e a u n
canone me tten do ne in luc e il m omento della nascita, n e a n a l i z z a l o
sviluppo storico fin q u i t r a s c o r s o e
inf ine a fferma la p ropr ia aut or ev ole opinione. Come p r e v i s t o s f i l a n o
licantrop i wa itsia ni ( Dig Down Deeper), ci s’impasta i n u n g r o o v e t r a
palude e Public Im age ( I ndes t r uc t ible Life !), si o sser v ano i Cont or ti o n s in un universo m e t à Tu v a e
metà Sard eg na (Tig hes t Cage) , l a
74 sentireascoltare
Om – Pilgrimage (Southern
Lord, 2 ottobre 2007)
Genere: stoner
E’ da or m a i t r e d i s c h i c h e g l i O m
c er c ano inu t i l m e n t e d i t r o v a r e l a
lor o S e t T he C o n t r o l F o r T h e H e a r t
of t he Sun. Ve r r e b b e q u a s i v o g l i a
di pr ender li i n d i s p a r t e e s p i e g a r gli c he br a n i c o m e q u e l l o o e s c o no fuori in modo naturale o niente.
Non c ’è un t e o r e m a d a a p p l i c a r e o
una legge da rispettare se vuoi fare
della ps ic he d e l i a c o m e c o m a n d a i l
D i o d e g l i A c i d i . L’ u n i c a p l a u s i b i l e è
quella di ai u t a r s i c o n s o s t a n z e p s i c ot r opic he d i v a r i a n a t u r a . P u r t r o p po per ò s em b r a p r o p r i o c h e A l C i sneros e Chris Hakius non tocchino
più niente da quando diedero addio
alla s igla S l e e p . U n a c o s a c h e l i
farà certamente campare di più ma
che lega la loro musica ad una cond i z i o n e d i a u r e a m e d i o c r i t a s . C ome
è p o t u t o s u c c e d e r e c h e u n n o r ma l i s s i m o g r u p p o s t o n e r c o m e q u e sto
s a l i s s e a l l a r i b a l t a e b e n e f i c i a ss e a n c h e d i u n c e r t o h y p e r i m ane
u n m i s t e r o . P r o b a b i l m e n t e d e v ono
a v e r a i u t a t o g l i a t t e s t a t i d i s t ima
d i D a v i d Ti b e t e B e n C h a s n y, c o sì
come sicuramente si tiene in conto che questi sono gli ex-Sleep e
q u i n d i t a n t o d i c a p e l l o v i t a n a t ural
durante. Ma qui non c’è niente di
p a r t i c o l a r m e n t e i n t r i g a n t e e c h e li
elevi al di sopra del genere. Gli Slee p e r a n o d a v v e r o u n ’ a l t r a c o s a . Qui
c ’ è s u b i t o l a p s e u d o S e t t h e C on t r o l … c h e l o r o c h i a m a n o P i l g r i m ag e
e m e t t o n o s u b i t o a l l ’ i n i z i o . D o p o ci
s o n o d u e e p i s o d i s a b b a t h i a n i , f ia cc h i s s i m i e n o i o s i , e s i c h i u d e q ui n di con una Pilgrimage Reprise… e
h a n n o f a t t o i l d i s c o . E ’ c h i a r o che
e s c o n o c o n u n n u o v o l a v o r o ogni
a n n o p e r l a g i o i a d i S o u t h e r n L ord
c h e h a f i u t a t o l ’ a ff a r e . Q u e s t o co m u n q u e è s f o r z o c r e a t i v o d a m in i mo sindacale. (5.0/10)
Antonello Comunale
Oren Ambarchi – In The Pendul u m ’ s E m b r a c e ( To u c h / W i d e ,
settembre 2007)
Genere: neo-minimal
L e n o t e , c o m e s e m p r e , s o n o e sa tt a m e n t e a l p o s t o g i u s t o , p r o prio
l à d o v e d e v o n o e s s e r e . L a m u sica
d i O r e n A m b a r c h i è a r i t m e t i c a allo
s t a t o p u r o . M a g l i a d d e n d i , s t a vo l t a , s o n o n u m e r o s i . I n n a n z i t u t t o gli
strumenti: oltre alla chitarra, arm o n i c a , p e r c u s s i o n i , a r c h i , p i ano,
a d d i r i t t u r a v o c e . O r e n A m b a rchi
c h e c a n t a , s u s s u r r a n d o , i n Tr a i l i n g
turn it on
Ye l l o w S w a n s – A t A l l E n d s ( L o a d , 1 5 o t t o b r e 2 0 0 7 )
Genere: noise
At All Ends è il nuov o c apit olo del Cign o G i a l l o d i P o r t l a n d , s u p e r b o
vola tile ad uso al r um or e più int oller abile e d e s t r e m o . A t A l l E n d s c a n t a
il corpo elettr i c o , l e s u e v i r t ù c a t a r i c h e a t t r a v e r s o i l r u m o r e , n o n c h é l a
sua fin ale re denz ione in f or m a di br uit s t r utt u r a t o . E n d l e s s l y M a k i n g A n d
En d Of Th ing s r a c c o n t a b e n e q u e s t o t r a n s i t a r e d e l d u o G a b r i e l M i n d e l
Saloman (chit a r r a , e l e c t r o n i c s ) - P e t e S w a n s o n ( e l e c t r o n i c a e v o c e ) v e r s o
un impression i s m o n o i s e e v o c a t i v o e c a l c o l a t o . B a s t e r e b b e r o i s o l i m i n u t i
in izia li de lla s uddet t a c om pos iz ione per a ff e r r a r e , a t t r a v e r s o i l d i s c r e t o
cresce nd o d i f eedbac k , il quadr o c om ples s i v o d i p i n t o d a g l i Y S e c o l l o c a r n e lo scen ario in un luogo des er t ic o, una s o r t a d i n o w h e r e l a n d d e l l ’ i n conoscio, oce a n o d i p a c e t r a s f i g u r a t o d a l r u m o r e e p u r i f i c a t o d a i d e c i b e l
ma n ma no so v r as t ant i. I s pir at o ad un poem a d i P a u l C e l a n , E n d l e s s l y
Ma kin g… è l’ap i c e d i u n l a v o r o a c c u r a t i s s i m o d a l p u n t o d i v i s t a d e l l a p i a n i f i c a z i o n e s o n i c a . S i p a r t e sempre da
a rpe gg i riverb er at i delle c hit ar r e, da uno s f o n d o d i s i l e n z i o d i p i n t o v i a v i a c o m e u n c a n o v a c c i o d a a m p i e p e n n e l late di suono- r u m o r e . H a u n c h e d i i e r a t i c o, e d a n c h e d i i n t i m a m e n t e r e l i g i o s o , q u e s t a p s i c h e d e l i a c a cofonica e
ma lde stra men t e am elodic a, at t onit a c om e u n r i t o d i i n i z i a z i o n e p r i m i t i v o , u i s i a i n t e r d e t t a l a p a r t e c i p azi o n e se
non intesa co m e “ r u i z i o n e p a r t e c i p a t a ” . Q u a l c o s a a c c a d e d a v a n t i a l n o s t r o o r e c c h i o i n t e r i o r e , e d è n e l completo
a bb an do no a lla r idondanz a del r um or e bianc o c h e c i s i c a p a c i t a n o n d i c o s a m a d i c o m e a c c a d e . A c c a d e a ttr a ve r so l’iperampli f i c a z i o n e . A c c a d e a t t r a v e r s o u n a c o l a t a l e n t a e m i l l i m e t r i c a d i l a v a c h i a s s o s a d e n s i s s i m a . E questo
è il come . Cos a , c h i m a i s i a i l s o g g e t t o a g e n t e d ’ u n a s i ff a t t a e s p e r i e n z a , è q u e s t i o n e a n o i i n t e r d e t t a . Gli Yellow
Swa ns o ffron o dom ande, non r is pos t e. I l lo r o è u n s u o n o m o s s o d a l l ’ i n t e r n o , d a u n a f o r z a s e n z a n o m e e se n za
fre ni. Gli YS n on agis c ono, s ono agit i. ( 7. 0/1 0 )
Massimo Padalino
sentireascoltare 75
Moss In Mystic Glo w è u n a b e l l a
novità.
E poi c’è il mo od o s c ur o e t or m ent ato – si d ireb be q uas i alla Ear t h
– di Fe ve r, A Wa rm Pois on. Di c er t o re tag gio d ella re c ent e c ollaborazione co n O’Malle y e c o m p a g n i ,
proba bilme nte un a dir ez ione nuova. In na mora ta inizi a c o m e l a p i ù
class ica de lle co mpo s iz ioni dell’australi ano, pacificato s t a t o d i t r a n c e
raggiun to pe r pro gre s s iv a lev it az ione. Ma anche qui ac c a d e q u a l c o s a
di nuovo, è l’ingress o d e l l a s e z i o n e
di archi, a metà bran o , a s a t u r a r e d i
t ensio ne , q ua si a tribut ar e il s o u n d
Constellation. C’è s e n t o r e d i f o l k ,
nella lun ga cod a di I nam or at a, m olto più che un sent o r e n e l l ’ i p o t e s i
di canta uto rato e sp ans o di Tr ailing
Moss In Mystic Glo w – l a c h i t a r r a
arpegg iata a d ise gn ar e m elodie, e
quella voce. Si potrà r e c r i m i n a r e s u
quanto è an da to irr im ediabilm ent e
perduto in p ure zza e r igor e – gli
eleganti monosillabi d i a l b u m c o m e
S uspe nsion e Grap es Fr om The
E state -; ignorare i g r o s s i e l e m e n t i
di nov ità, n on si p otr à ( 6. 8/ 10)
Vincenzo Santarcangelo
Orthodox – Amanecer En Puerta Oscura (Southern Lord / Goodfellas, ottobre 2007)
Genere: doom-jazz-kraut
S e M ile s Dav is sul f i n i r e d e g l i a n n i
Sessanta si fosse in n a m o r a t o d e l l e
lente pro gre ssion i dei Bl ack Sabb ath piu ttosto ch e degli ac c or di
acidi e psich ed elici di Ji m i Hend rix, avrebbe suona t o c o m e q u e s t o
Amanec er En Pue r t a O scur a d e g l i
spagn oli Or thodox, c ’è da s c om mette rci.
I l trio di Siviglia , ch e l’anno s c or s o
76 sentireascoltare
c i av ev a s b a l o r d i t o c o n i l p o d e r o s o dis c o di d o o m - m e t a l G ra n P o der ( A l o n e R e c o r d s , 2 0 0 6 ) , v i r a
sapientemente verso lidi che ben
poc o hanno a c h e f a r e c o n i l p a s s at o r ec ent e . Ve n g o n o i n m e n t e l e
jam s es s ion d i M i l e s D a v i s e J o h n
Col t r ane c e r t o , m a a n c h e t u t t a l a
dinas t ia k r a u t a c h e p a r t e d a i C a n
e dagli Amo n D u u l I I e a r r i v a f i n o
ai Tor t oi se . S e n z a d i m e n t i c a r e l a
f or t e im pr on t a m o r r i c o n i a n a d i p e z z i c om e Pue r t a O s a r i o e d e l l a Ti t l e t r ac k .
In ogni caso non dovete pensare
ad una operazione di necrofilia et
similia, nei 50 minuti dell’album gli
O r t hodox s u d a n o e s p u t a n o s a n gue per piegare il verbo doom degli
esordi all’urgenza e alla necessità
di pr oget t ar e e c r e a r e n u o v i s c e n a r i, nuov e p r o s p e t t i v e . S f u g g o n o a
qualsiasi definizione, ad esempio,
s ia l’opener C o n S a n g r e D e Q u i e n
Te O f enda c h e l a l u n g a Te m p l o s ,
c os ì int r is e d i u m o r i t e t r i e t e n e b r o si ma al tempo stesso attraversate
dal r aff inato d i n a m i s m o d e l c o n trabbasso e dei fiati. Dei “vecchi”
O r t hodox s o n o r i m a s t e S o l e m n e
Tr iduo e la c o n c l u s i v a P a r t e I I . A p o geum , u n i c i r i c o r d i d i u n a b a n d c h e
ha v olut o t o g l i e r s i d i d o s s o l a l i m i tata e limitante etichetta doom e ci
è r ius c it a. A p i e n i v o t i . ( 7 . 5 / 1 0 )
Nicolas Campagnari
Owls – Daughters And Suns
(Magic
M a r k e r,
23
ottobre
2007)
Genere: indie pop
Una s pic c a t a a t t i t u d i n e i n d i e - p o p
e u n m e l t i ng p o t d i i n f l u e n z e , d a l l a
lounge al flavour beatlesiano, dal
m oder nar ia t o S t e re o l a b a l f o l k d i
Bel l e & Se b a s t i a n i n s a l s a D r a k e ;
ec c o le c oo r d i n a t e e n t r o c u i s i m u o vono gli Owls, quartetto giunto al
secondo disco, il primo sulla lunga
dis t anz a do p o i l m i n i O u r H o p e s
And Dr eam s ( 2 0 0 4 ) .
Spesso le melodie virano in folk
s ong s em pl i c i m a d ’ e ff e t t o ( Ye l l o w
Flower s , un a s o n g s i m i l S t a rs c h e
f inis c e dalle p a r t i d e l l a Va s h t i B u n yan più sommessa), umori lounge
pop che paiono usciti direttamente
da Laet it ia S a d l e r e s o c i ( We l c o m e
To M onday ) , r i c h i a m i s e b a s t i a n i a -
n i ( P e p p e r m i n t P a t t y ) e p o p - p s ych
d a l l e p a r t i d i Yo L a Te n g o e F l a m ing
Lips (All Those In Favor). Non senz a a c c e n n i a i F i e r y F u r n a c e s e Low
p i ù p r o p r i a m e n t e p o p ( l a s o s t e n uta
Apocalypse, e Isac B. Singer).
La grazia e la misura negli arrang i a m e n t i c o n f e r i s c e p o i l a g i u sta
l e v i t à a u n a l b u m c h e f a d e l l a mi s t u r a l a s u a f o r z a , p e r u n i n s i e me
piuttosto ben amalgamato. Da tener
d’occhio. (6.6/10)
Te r e s a G r e c o
P e o n i e s – T h e E c h o O f Tr o d d e n
O n Tw i g ( B l a n k e s t R a i n b o w s ,
settembre 2007)
Genere: psych
A i P e o n i e s b a s t a n o s o l o t r e b r an i
p e r c o n f e r m a r e q u a n t o d i b u ono
a v e v a d a d i r e I n t o F o rms e g i o c are
p a u r o s a m e n t e a l r i a l z o . S u q u e sto
EP distribuito dall’agguerrita Blank e s t R a i n b o w s l a b a n d i n g l e s e r acc o g l i e t r e c o m p o s i z i o n i s o s p e se,
d e n s e e s t o r d e n t i c o m e n o n mai.
H u n g r y H o r d e s s i a g g a n c i a a d una
m u s i c a c o s m i c a , d o v e i d r o n i s on o
s c a r i c h e d i e l e t t r i c i t à , l e v o c i c o me
a l o n i d ’ e c t o p l a s m a e l ’ i m p a s t o s tr u m e n t a l e o n d e g g i a s u u n d o n d olio
pigramente
apocalittico.
Liquescence è uno sfrigolio elettro-nois e a l l a m a n i e r a d e i P a n S o n i c più
s t r i s c i a n t i . M a i l c a p o l a v o r o a r r iva
c o n i l b r a n o c h e d a i l t i t o l o a l d i s co.
Una voce di sirena che vola su un
v a s t o t e r r i t o r i o c o n f i n a n t e a n ord
c o n l ’ i d i o m a f a n t a s y d i E l i z a b eth
Fraser e a sud con gli eco gorghegg i a n t i d i E d d a D e l l ’ O r s o . U n b a sso
m o d u l a r e c h e d i s e g n a l ’ a r m o nia
a l l a m a n i e r a d e i p r i m i P i n k F l o yd.
Una chitarra e ff e t t a t a c o n s t e l l a r i
d ela y d ai rifl es s i c os m ic i. G li O m
vengano pure a l e z i o n e . Q u e l l a d e i
Peonies è la p i ù e l e t t r i z z a n t e f o r m a
d i psich ed elia at t ualm ent e in c ir c olazione. Un a l t r o p a i o d i u s c i t e a
questo livello e s i c o m i n c e r a n n o a
te ne re sab ba pagani c on i s eguac i
d elle pe on ie p s ic hedelic he d’I nghilte rra. (7 .6/1 0)
Antonello Comunale
Pet Shop Boys – Radio 4 (Parlophone-EMI, 8 ottobre 2007)
Genere: remix compilation discottanta
Quarto volume delle antologie di remix per lo storico duo britannico formato da Neil Tennant e Chris Lowe.
Il seguito ideale di quel Fundamental che l’anno scorso li aveva riconfermati - ancora una volta - nell’olimpo electropop internazionale.
L’unico pezzo che non era già comparso in singoli, album o b-sides è
il nuovo mix della robotica Integral.
Viene incluso anche il Maxi-Mix in
salsa progressivo/europop della superhit I’m With Stupid, proposto finora solo nell’edizione giapponese
dell’ultimo lavoro. Le altre tracce
sono la prova che l’ond(ottant)a non
si è mai fermata e che non tende a
calmarsi, che il pop deve sempre di
più fare i conti con gli anni da bere,
con le spalline e le paillettes: la
moda del suono glitterato si insinua
nel rock dei Killers (quasi meglio
dell’originale lo Stars Are Blazing
Remix dell’inflazionatissima Read
My Mind), nel post-glam di Bowie
(Hallo Spaceboy), nelle visioni spaziali di Yoko Ono (stupendo il mix di
Walking On Thin Ice), nelle sonorità Depeche Mode degli Atomizer e
addirittura nel metallo industriale dei
Rammstein! Non può mancare il tributo a Madonna con il remix di Sorry
(che, ricordiamo, è andato a sostituire la versione originale della traccia
nel Confessions Tour 2006). I Boys
viaggiano su binari lunghissimi, senza sosta. La loro firma è ancora una
volta un marchio di qualità. La raccolta è ben fatta, ma inevitabilmente
prescindibile ai più. Solo per fan e
completisti. (6.0/10)
Marco Braggion
Peter Wright – At Last A New
Dawn
(Students
Of
D e c a y,
2007)
Genere: drone rock
Ricostruire la discografia sotterranea
di Peter Wright è compito che richiederebbe tempo e pazienza. Dal 1998
ad oggi, in meno di un decennio, il
neozelandese ha pubblicato oltre 30
album, fra etichette più o meno note
e semplici cd-r. La filosofia sonora di
Peter ha comunque solidi radici, riconoscibili a chiunque abbia stipati
sullo scaffale della propria cameretta
almeno una decina di album Kranky
dei medi Novanta. I Flying Saucer
Attack, e le loro divagazioni esoticoambientali, e Phill Niblock, la cui
dronescience il Nostro ben ha compulsato, sono riferimenti imprescindibili anche per quest’ultimo doppio
album di Wright. At Last A New Dawn
brano eponimo, indulge in un impressionismo oscuro e pacifico, stende su
cupi e lontani riverberi elettronici una
fitta scarica di microscosse d’elettricità sfrigolante. Canta l’elettricità e
l’elettrostaticità misurandone la vo-
luminosità sonora attraverso piccole
vaporose particelle di suono-rumore.
La sospensione, incollata alla medesima epicità dilatata sopra ottenuta,
cede molti dei suoi elementi viviferi
a tutti i componimenti qui presenti. In
Blue District Light tende al drone niblockiano più puro (e perciò basico),
in Death Ships Approaching al Roy
Montgomery meno chitarristico, si
fa tetra narrazione di (non)eventi con
Urban Wolves e dilaga epica, come
detto, nei 34 minuti schultziani dal titolo At Last A New Dawn. (7.0/10)
Massimo Padalino
Phosphorescent – Pride (Dead
Oceans, 23 ottobre 2007)
Genere: folk
P ri d e r a p p r e s e n t a i l t e r zo album
i n s t u d i o i n q u a t t r o a n n i d i e si ste n z a d i P h o s p h o r e s c e n t , aka M a t t h e w H o u c k d a B r o o k l y n . Non solo
d a l l ’ a s p e t t o f i s i c o i l N o s t ro sembra
u n c l o n e d i Wi l l O l d h a m; è so p r a tt u t t o i l s u o a p p r o c c i o m u si ca l e a
t r a d i r e t a l e s o m i g l i a n z a . Infatti, il
t e r r i t o r i o f o l k s u l q u a l e si muove
è i l m e d e s i m o d i q u e l l o bucolico e
s c a r n o d e l l ’ a u t o r e d i T h e Letting
G o . P e r ò , n o n o s t a n t e t ale debito
d e r i v a t i v o P ri d e r i s u l t a un buon
d i s c o , c o m p o s t o d a o t t i me ca n zo n i c h e r i v e l a n o l ’ o n e s t à co m p o si t i v a d i f o n d o . I l f a t t o è che tracce
c o m e l a r i u s c i t a Wo l v e s , Th e Wa v e s A t N i g h t ( c a n t a t a a d o p p i a vo ce
c o n l a b r a v i s s i m a L i z D u rr e t t ) e la
l e n t i s s i m a C o c a i n e L i g h t s sve l a n o
l a v e r i t à d i H o u c k e c i o è che egli
n o n p o t r e b b e n o n e s s e r e ch e co sì,
B o n n i e “ P ri n c e ” B i l l y p e r m e tte n do. Sicuramente non potrà mai elev a r s i a l d i s o p r a d e l s u o i spiratore,
M y D o v e , M y L a m b n e e vi d e n zi a
l a s u a l i m i t a t a o r i g i n a l i t à, ma con
l ’ i n v e r n o a l l e p o r t e s a p e r di poter
a ff r o n t a r e f r e d d e g i o r n a t e co n u n
s i ff a t t o a l b u m n e l l e t t o r e è d e ci sa m e n t e c o n f o r t a n t e . U n a p iacevole e
c a l o r o s a s o t t o m a r c a . ( 6 . 5 /1 0 )
Andrea Provinciali
Picastro – Whore Luck (Polyvynil, novembre 2007)
Genere: Slow core, folk, indie
S i p o t r e b b e r i s p a r m i a r e te m p o fa c e n d o u n s e m p l i c e c o p i a e i n co l l a
d e l l a r e c e n s i o n e d i M e t al C a r e s ,
i l p r e c e d e n t e l a v o r o d e i Picastro.
E n o n p e r c h é q u e s t o Wh or e Luc k
sentireascoltare 77
sia una sterile cop i a c a r b o n e d i
quell’album meravi g l i o s o – u n o
scrigno n ero d i d ep r es s ione s ublimata in note music a l i . O m e g l i o ,
il dis co nuovo è in u n c e r t o s e n s o
copia carbone di qu e l l o u s c i t o n e l
2005. Il fatto però è c h e r i c a l c a r l o
significa rip rop orre le s t es s e em ozioni. Le ste sse p aur e. Le s t es s e
sensazion i. E allo ra non c ’è s c am po. Ascoltarlo signif i c a p r e n d e r e i l
cuore e me tterlo ko per t ac hic ar dia causata da trop p i b r i v i d i . È u n
gruppo che riconfe r m a l a p r o p r i a
formula. Slowcore, u n p i z z i c o d i
post ro ck, de via zio ni r um or is t ic o/
disson an ti. Qu asi u na v er s ione r allent ata de gli Xiu Xiu più c ant aut orali – sen tire p er cr eder e l’ar peggio della sch ele trica St air Keeper ,
l’ansiman te me lod ia di I f Yo u H a v e
Ghosts o l’angosc i o s a s o l e n n i t à
della co nclusiva Older Lov er , c h e
vede guarda caso J a m i e “ X i u X i u ”
Stewart ai cori. Qu a s i u n a b a n d
ancora più depressa – c i r i p e t i a m o
anche sta vo lta – de i Low d e i t e m p i
migliori e degli umo r i p e g g i o r i ( l a
nenia in min ore d i C ar Sleep) . I Picast r o liscia no il pe lo dell’as c olt atore dal lato sbaglia t o , i n d u g i a n d o
con sa dico (a uto )les ionis m o s ulle
propr ie (e sulle n ost r e) f er it e, get tando sa le do ve b ruc ia di più e lasciand o a l fred do laddov e er a necessario u n po ’ di c alor e ( Hor t ur ) .
Forse fa un po’ male . M a t u t t o f a u n
po’ male . (7.5 /10 )
Manfredi Lamartina
Pocahaunted
/
Robedoor
–
Hunted Gathering (Digitalis, ottobre 2007)
Genere: drone folk
Prima le dovute presentazioni. Le
“pocahontas inquietate” che rispondono al nome di Pocahaunted sono due sorelle losangeline,
Bethany e Amanda. I Robedoor
sono invece Britt e Alex anche
loro figli della città degli angeli.
B e t h a n y, A m a n d a e B r i t t g e s t i s c o no la Not Not Fun, ennesima microlabel di psych drone nata sul
modello della Digitalis. Dulcis in
fundo Britt e Amanda sono sposati.
Una questione di famiglia dunque.
La musica dei Robedoor è una pasta drone scurissima tendente al
78 sentireascoltare
ci, l’uso dei pedali come strumenti
p e r g r a ff i a r e l a t e l a , u n a g e n e r a l e
aria da apocalisse prossima ventura. Dall’unione degli opposti nasce
quindi il capolavoro a quattro mani
che dà il titolo al disco e che chiude in sedici minuti ogni ulteriore
discorso sul drone folk degli anni
2000. (7.7/10)
Antonello Comunale
doom vero e proprio e in molti casi
assimilabile ai Double Leopards.
La musica delle Pocahaunted è invece tutta una questione di echi,
tribalismi e cori che si animano
sulle vestigia dei nativi americani. Se proprio dobbiamo metterci
a fare i giornalisti da tabloid musicale inglese, di quelli che vanno
sempre alla ricerca del fenomeno
nuovo da pompare, possiamo dire
che una delle sorprese dell’anno
sono proprio loro. Due femmine del
nostro tempo, due che viaggiano in
scioltezza su una strada impervia
c h e h a v i s t o d e r a g l i a r e m o l t i . Ve r rebbe quasi di istinto paragonarle alle Cocorosie, ma Sierra si è
dovuta imbottire di acidi (presumibilmente) per partorire un gothic
folk schizzato e sconclusionato
come quello dei Metallic Falcons.
Bethany e Amanda non si sforzano
neppure. Per loro è prassi comune
imbastire parabole lisergiche ed
echi da fiaba acida come quelli di
Roman Nose e Crow Scout. Stilisticamente sono assimilabili a cert i C o c t e a u Tw i n s p i ù a n n e b b i a t i e
in questo doppio album raggiungono il loro capolavoro personal e c o n Wa r m e s t K n i v e s u n a f a i r y
t a l e d i r a r a e ff i c a c i a . L a b e l l e z z a
di questo doppio imponente album
sta evidentemente nell’alchimia
d e g l i o p p o s t i . Ta n t o l e P o c a h a u n ted anelano all’alto e lavorano in
crescendo, quanto i Robedoor tend o n o a l b a s s o e a ff o g a n o l ’ a r m o nia in una pozza nera di droni più
scuri della notte. Spectral Outpost
e R a z e d Te r r a i n s e g u o n o a l l a l e t tera gli insegnamenti dell’indiment i c a t a c o m p a g i n e d i M a y a M i l l e r.
Note sostenute fino allo spasimo,
echi vocali alterati in rantoli mefiti-
Pre - Epic Fits (Skin Graft,
2007)
Genere: hardcore
S e s t e t t o l o n d i n e s e p i u t t o s t o c om posito questo dei Pre. Emma Sulliv a n , A k i k a M a t s u u r a , M a t t h e w Wa r b u r t o n , K e v i n H e n d r i x , J o h n West
e R i c h a r d B e n n e t , n o n o s t a n t e la
p r o v e n i e n z a d a l l a P e r f i d a A l b i o ne,
s i i n s e r i s c o n o s e n z a d i ff i c o l t à e cc e s s i v e n e l l e p r o p o s t e , a l t r e t t a nto
e c c e s s i v e , d i c a s a S k i n G ra f t . 14
brani in 20 minuti solamente. Chiar i r i m a n d i a B o re d o ms , M e l t B a n a n a e a t a n t i d e i p r i m i e r o i d ella
N o - Wa v e n e w y o r k e s e d i f i n e 7 0’s.
D u e b a s s i e d u n a t r o m b a a d a ff o n d a r e n e i c l a n g o r i h c c o n c u i v i ene
s f r e g i a t a l a c a r r o z z e r i a a r m o n i ca
d ’ o g n i b r a n o i n s c a l e t t a . S f i l a n do gli via, come ad un pesce dopo la
l e s s a t u r a , l a s p i n a v e r t e b r a l e d ella
facile fruizione. (6.0/10)
Massimo Padalino
Raccoo-oo-oon – Behold Secret
Kingdom (Night People, luglio
2007)
Genere: psichedelia free-form
Nomi strani per musiche sempre più deviate. Musiche deviate
per supporti sempre più under-
ground. È un doveroso recupero
questa prima uscita “ufficiale” di
Raccoo-oo-oon, menestrelli della
weirdness americana più out, in
odor di benedetta (re)distribuzione europea.
Il procione – o orsetto lavatore, che dir si voglia – si manifesta sotto le mentite spoglie di un
quartetto dell’Iowa dedito ad una
c o s t a n t e p r o d u z i o n e ( c d - r, t a p e s ,
vinili corti as usual) per il sottobosco più underground d’America.
Quella di Raccoo-oo-oon è una
musica libera da schemi, freeform ed autoindulgente, ricercata nei minimi dettagli nonostante
l’apparente casualità dei suoni.
Prendete Mirror Blanket e ditemi
se non è al tempo stesso una nenia funebre dallo spazio profondo,
una versione light dei Wolf Eyes,
il pezzo che i Can avrebbero scritto se fossero cresciuti nei college
arty di NY o un oscuro tentativo
di psichedelia fai-da-te.Negli otto
pezzi convivono stati d’animo diversi stratificati gli uni sugli altri,
o meglio gli uni dentro gli altri:
neo-primitivismo tribale e psichedelia d’accatto, improvvisazioni
chitarristiche ed echi di musiche
tradizionali, space-rock rovinoso
e mutante, folk sui generis.
Il bello di certe musiche è che
hanno la capacità di risultare cangianti, dipendenti cioè in primo
luogo dall’ascoltatore, dalla prospettiva con cui ci si pone di fronte ad esse. Sono come dei prismi
su pentagramma, astrazioni cui
piegarsi docilmente senza opporre
resistenza. Il procione è tra noi ed
è il benvenuto. (7.0/10)
Stefano Pifferi
Rechenzentrum – Silence (Weiser Music / Audioglobe, 13
settembre 2007)
Genere: avanguardia
Oramai è risaputo che il video a
supporto di un pezzo audio piuttosto che di un intero prodotto discografico acquista maggiore appeal
agli occhi di coloro che, sempre
più, necessitano di “sinestesia da
terzo millennio” se l’immagine viene coordinata al suono.
In realtà buona parte di questi
“prodotti al quadrato” peccano di
presunzione, di scarsa conoscenza
dei generi contaminati, dei luoghi
visivi o sonori a cui fanno, più o
meno dichiaratamente, riferimento. E questo, ahimé, non vale solo
per il contesto preso in esame. Ma
non disperiamo perché, poi, a volte, giunge un prodotto come Silence di Rechenzentrum a rivalutare
l’immenso lavoro di chi decide di
sviluppare una riflessione più ampia data per immagini e suoni. Il
caso di questa produzione non è
molto diverso da tante altre produzioni che scimmiottano il tipico, e furbo, prodotto audio-video
da cassetta ma con alcuni punti
di forza che lo rendono, indubbiamente, stimolante, piacevole e, in
alcuni passaggi, anche sperimentale. La musica composta e prodott a d a M a r c We i s e r e i v i s u a l s d i
Lillevan armonizzano il prodotto
nel suo insieme, inserendolo in un
repertorio che oltrepassa la semplice produzione live media a favore di un’intenzione in bilico fra
l’ambientazione sonora e la videoanimazione. Un unico quadro nel
quadro (bianco su nero o nero su
bianco) all’interno del quale visioni di una natura incontaminata o di
rilievi architettonici si intersecano
su sovrimpressioni e astrazioni in
dissolvenza.
L’ i m m a g i n a r i o v i s i v o d i r i f e r i m e n to spazia tra la migliore tradizione
tedesca, partendo dalle acqueforti di Albert Dürer fino a giungere
alle smaterializzazioni del “nuovo
espressionista” Gerard Richter;
allo stesso modo la musica pesca da una Storia intera, riproduce quasi tutto il milieu tedesco di
intersezione rock/avanguardia, a
p a r t i r e d a i Ta n g e r i n e D r e a m , m a
soprattutto citando il miscelatore
post/ambientale dei Novanta (che
prendeva a sua volta il kraut come
riferimento).
Il risultato è una fusione, non un
accompagnamento reciproco, dal
momento che l’ambientazione sonora non ha la presunzione di elevarsi sopra l’immagine ma di affiancarla e di completarla al punto
di non poterle più distinguere.
Fabiola Naldi
Red Krayola With Art & Lang u a g e – S i g h s Tr a p p e d B y L i ars (Drag City / Wide, settembre 2007)
Genere: psych folk
N e l s u o i r r e f r e n a b i l e g i r o v agare per
s t i l i e g e n e r i , f o r s e a c c o r t osi anche
l u i d e l l e u l t i m e p r o v e d i s cografiche
n o n p r o p r i o c o n v i n c e n t i d e l l a su a
“ c r e a t u r a ” ( I n t ro d u c t i o n e l ’ EP g e m e l l o R e d G o l d ) , M a y o Thompson
r i t o r n a a c o l l a b o r a r e c o n i l collettivo
di artisti concettuali Art & Languag e . U n ’ u n i o n e c h e a v e v a già dato
b u o n i f r u t t i u n a v e n t i n a di anni fa
c o n d e g l i a l b u m s e n z ’ a l t r o d a co l l o c a r e i n u n a i p o t e t i c a d iscografia
e s s e n z i a l e d e l l a b a n d . A ltr o g r a d i t o r i t o r n o , q u e l l o d e l v e c c hio amico
J i m O ’ R o u r k e , c h e o l t r e a suonare
l a c h i t a r r a a c u s t i c a , l ’ a r monica e a
c o n t r i b u i r e a i c o r i , f a s e n ti r e i l su o
talento soprattutto in fase di produz i o n e . U n a p r o d u z i o n e c he p r e d i l i g e i s u o n i a c u s t i c i e a r r a ngiamenti
s e m p l i c i e r a ff i n a t i , c h e lasciano
m o l t o s p a z i o a l p i a n o f o rte e a l l e
v o c i , l e g g e r e m a i n c i s i v e, del duo
f e m m i n i l e E l i s a R a n d a z z o – Sandy
Ya n g . E s e m b r a e s s e r e proprio la
v o c e f e m m i n i l e a f a r e l a differenza
r i s p e t t o a i l a v o r i p i ù r e c enti della
b a n d , c h e v e d e v a n o p r otagonista
i l t i m b r o b a s s o e p r o f o n d o di Mayo
Thompson. Chi conosce e ha app r e z z a t o l e d i v e r t e n t i s c orribande
intellettual-cabarettistiche
degli
S l a p H a p p y , r i c o n o s c e r à se n z’ a l t r o u n a c e r t a s o m i g l i a n z a tr a q u e sti Red Krayola e la band di Casab l a n c a M o o n , o l t r e a s e ntire, nella
v o c e d e l l e d u e v o c a l i s t , i riflessi
d e l c a n t o d a l l e m i l l e s f u mature di
D a g ma r K ra u s e . S e s i a g g i u n g e a
q u e s t o , i l t o n o f r e d d o e incantato
d e l l a m i g l i o r e N i c o e i l co n ce ttu a -
sentireascoltare 79
lismo dei testi del c o l l e t t i v o A r t &
Language (del qua l e , p e r i n c i s o ,
fecero parte anche i n s i g n i a r t i s t i
come Jose f Koss uth ) , s i p u ò a v e r e
già un qu ad ro a bb as t anz a c om pleto dell’essenza di qu e s t o p r o g e t t o ,
che riporta la band d i T h o m p s o n
indietro, verso u n p as s at o non pr oprio remo to, ma di gr an lunga più
int ere ssan te d el suo pr es ent e. Le
atmos fere incan tate di F o u r S t a r s :
T he Id ea l Cre w e d ella Tit le- Tr ac k ;
la bossa no va psich edelic a di The
B ig Va ca tion ; l’a ttitudine f olk - pr ogressive d i Fa irest O f All e I gor Zabel’s Son g, un p o’ Byr ds e un po’
F airpor t Conv ention; la c ant ilenante Ju mpin g Th rough The M ir r or
e la fu nkeg gia nte Il Ne Res t Q u’a
Chan ter so no tutte f iglie di un duplice a pp roccio , “colt o” nella c om posizione e accessib i l e a l m o m e n t o
della fruizion e, sofis t ic at o e piacevole. Provate a im m a g i n a r e u n a
riflessio ne filo so fica c alm a e r ilas sata, accovacciati su l p i c c o d i u n a
montagna e avrete c o m e r i s u l t a t o
una delle se nsazion i c he può indur re l’asco lto di Sigh s Tr a p p e d B y
L i ars. Se proprio vol e s s i m o t r o v a r e
qualch e dife tto a qu es t ’album , potremmo criticarlo pe r l e s u e s c e l t e
st ilistiche po co lun gim ir ant i e r iv olte per lo più all’indie t r o n e l t e m p o .
Ma, c he qu esto p oss a o m eno es sere considerato un d i f e t t o , è u n a
f accen da ta lmen te r elat iv a c he s i
prefe risce lasciarla a l l a c o s c i e n z a
e al gusto dei sing o l i a s c o l t a t o r i .
(7.1/ 10 )
Daniele Follero
Reverend Beat-Man - Surreal
F o l k B l u e s G o s p e l Tr a s h Vo l . 1
( Vo o d o o R h y t h m , o t t o b r e 2 0 0 7 )
Genere: blues/gospel/punk
Ok, mettiamo che fac c i a t e p a r t e d e l
club dei nauseati. S a p e t e , l e c u r e
veloci n on servon o a nulla. La nausea torna. Le cure le n t e , i n v e c e , t i
accompagnano con d o l c e z z a f i n o
alla tomb a: vu oi met t er e? I n alt er nat iva , c’è un a me dic ina peggior e
del male , pe rò e stre m am ent e r ac coma n da bile : il ca ro, v ec c hio pugno nello sto maco. Non pr im a per ò
di una be lla trin ca t a di whis k ey,
magari all’o mbra di due s t at uar ie
cosce da stripte use. Ec c o, s e v o-
80 sentireascoltare
lete, il trash-blues di Reverend
Beat - M an, s c e l l e r a t o s v i z z e r o q u a r ant enne, g i à L i g h t n i n g B e a t - M a n
quando anz i c h é f a r e l o p s e u d o p r e tacchione allestiva feroci one-man
s how ( t r a) v e s t i t o d a a r z i l l o l o t t a t o r e d i w r e s tl i n g . S o m m a n d o t u t t o i l
repertorio, col qui presente fanno
c inque albu m c h e p r e s t o d i v e r r a n no sette, trovandoci al cospetto del
pr im o v olum e d ’ u n a t r i l o g i a d e d i c a ta - lo dice il titolo - al Surreal Folk
Blues G os p e l Tr a s h .
Come descrivervi ciò che contiene?
Forte è la tentazione di utilizzare
f or m ule t ip o “ u n o S c re a mi n g J a y
Haw ki ns p i ù i n c a r o g n i t o e l o - f i ,
oppur e il n o n n o p e r v e r s o e d e v a s t at o dei Wh i t e S t ri p e s (T h e C l o w n
O f The Tow n ) , o a n c o r a u n L e m m y
Ki l m i st er p r i m o r d i a l e c h e p r e n d e
a s c hiaff i p r i m a J o h n n y C a s h ( O u r
G ir ls ) e poi K u rt We i l l (M e i n e K l e i ne Rus s in) , i l p r i m o J o n S p e n c e r
in ov er dos e d i t e s t o s t e r o n i S o n i c s
( I Wanna Kn o w ) , m a a n c h e . . . e c c e t er a ec c et e r a . Va b b è . C h e v i d e v o
d i r e . Vi i n v i t o s e m m a i a g u a r d a r l o
in f ac c ia ( l o t r o v a t e s u l s o l i t o m y s pac e) , que l c h e c ’ è d a v a n t i - i l d i grignare incandescente e grottesco
( I Belong To Yo u ) , l a s f e r r a g l i a n t e
t eat r alit à ( l ’ i n v a s a t a e a n f i t r i o n e s c a The Be a t - M a n Wa y ) , q u e l g i o c o r ét r o- pu n k l a i d o e i l a r e ( J e s u s
Chr is t Twist ) - m a a n c h e i l d i e t r o ,
l’irriducibile umanità che cola dagli
squarci (nella foto col figlio Chet e
in c anz oni c o m e C o c o G r a c e e N o
Hope) . M a s s ì , d i c i a m o l o : è u n g r a n
bel t ipo. E s a p e t e c o s a ? C e l o m e r it iam o. ( 7. 0 / 1 0 )
Stefano Solventi
R i c h a r d Yo u n g s – A u t u m n R e s p o n s e ( J a g j a g u w a r, 6 n o v e m bre 2007)
Genere: psych folk
Su Jajaguwar di solito ascoltiamo
i l R i c h a r d Yo u n g s p i ù “ n o r m a le”.
Q u e l l o c h e s i c o n c e n t r a m a g g io r m e n t e s u l f o r m a t o f o l k e l a s c i a da
p a r t e l a t e n d e n z a a s p e r i m e nta r e s u s u o n i e s t r u m e n t i . A u t u mn
R e s p o n s e i n p a r t i c o l a r e r i t o rna
p r o p r i o s u q u e s t o t e r r e n o f a t t o di
s e i c o r d e e c a s s e a c u s t i c h e d opo
l’episodio digitale The Naive Shama n d i d u e a n n i o r s o n o . D e l r e s t o R i c h a r d è l ’ u n i c o u o m o v i v e nte
c a p a c e d i s c r i v e r e b r a n i f o l k ch e
a b b i a n o l a s t e s s a p r e g n a n z a di
q u e l l i f i r m a t i N i c k D ra k e . E i n f atti
B e f o r e We We r e H e r e e L o w Bay
O f S k y n o n s f i g u r e r e b b e r o a ff a tto
s u P i n k M o o n . L a q u a l i t à d e i b r ani
d i A u t u mn R e s p o n s e p e r ò è m eno
o m o g e n e a d e l s o l i t o . Q u i s p e sso
l’autore si lascia andare e l’ispiraz i o n e v i e n e a ff o g a t a d a l m i n u t a g g i o e c c e s s i v o d i a l c u n e p a r t i . Per
a l t r o l a s c e l t a d i m e t t e r e u n d e lay
pressoché permanente su voce e
chitarra non funziona sempre. Sul
p r i m o b r a n o d i c e r t o s t o n a . On e
H u n d r e d S t r a n d e d H o r s e s p o t r e bbe
essere un brano interessantissimo
se il delay non rovinasse tutto. I
A m T h e We a t h e r i n v e c e è m a g i ca
p r o p r i o p e r i r i t a r d i , g l i e c h i e le
d o p p i e v o c i . M o l t e c o s e d e g n e di
a t t e n z i o n e , a l c u n e s c e l t e e s t e t i che
a l q u a n t o d i s c u t i b i l i e u n a l t r o d i sco
d i R i c h a r d Yo u n g s s e n ’ è a n d ato,
m a p u r t r o p p o A u t u mn R e s p o ns e
è s o l o l a s o l i t a – s e p p u r d i l u sso
– r o u t i n e , n o n u n n u o v o S a p p hie .
(6.0/10)
Antonello Comunale
Robocop Kraus – Blunders And
Mistakes (Anti / Self, 28 settembre 2007)
Genere: indie pop, wave
Su di un nome c o s ì , s u l l e p r i m e n o n
ti se ntire sti di s c om m et t er e neanche u n ce nte s im o, per quant o puz za di da rk be c er o di quar t a m ano,
ro ba più emu l dell’em ul s t e s s o . P o i
p erò in da gh i, e s c opr i c he ques t a
b an d di Nori m ber ga è s ulle s c en e d a q ua si diec i anni, c he Blund ers And Mist ak es è i l l o r o s e s t o
album, e che l o r o l a n e w w a v e l a
rie su mavan o da pr im a dei M a x i m o
Pa r k. Se tiria m o f u o r i P a u l S m i t h
& co. è sem p l i c e m e n t e p e r c h é è
l’a ccostame nto più nat ur ale ( v edi
il loo k sfo gg iat o nei v ideo) , c onf er ma to ne ll’asc olt o dall’iniz iale Wa itin g Ab ove The O c ean e dalla t i t l e
tra ck. In prev a l e n z a , l a p o l p a d e l l e
12 nuove tra c c e ( p a r t i c o l a r m e n t e
in Hyen as, S t anding I n The Punchlin e, Hex O n M e, Shak e) s em br a
p erò affo ga re - per s guaz z ar c i beatamente - ne g l i s t a n d a r d c o r r e n t i
dell’indie pop , c o s ì c o m e s o n o s t a t i
fissa ti d a Ar c ade Fi r e e c ugini c an ad esi a ssor t it i. O v v er o un pos t punk colorato , p r o d o t t o e t a l v o l t a
enfatico, mult i r e f e r e n z i a l e m a - q u i
sta il bello - i n m a n i e r a g e n u i n a e ,
viva dd io, e ffic ac e; non è im pr es a
fa cile a rriva re a m es c olar e nel s olito blend reviv a l i s t a ’ 8 0 e l e m e n t i d i
te ch no (Cha nce) e per f ino il Cos t ello b alla dista ( Eas e The Pain) , s enza q ua nto men o per der c i la f ac c ia.
E in ve ce il ris ult at o è più plaus ibile
d i qu an to si pos s a pens ar e.
A voler esser e m a l i g n i , s i p o t r e b b e
solle va re il d ubbio c he, annus at o
quanto di bu o n o c ’ e r a n e l l ’ a r i a , i
te de schi h an no pens at o bene di s eg uire a ru ota . Sar à poi c os ì im por tante, quando l ’ a l b u m s t a i n p i e d i
da solo e ries c e a f a r e b e l l a m o s t r a
d i sé acca nto alle analoghe us c ite di g en ere di ques t o 2007 s enz a
tro pp o sfigu rar e? ( 6. 7/ 10)
Antonio Puglia
Rosetta & Balboa – Project Mercury (Level Plane, 2007)
Genere: doom metal
I Ba lbo a so no una s t r ana, m inor e,
creatura nel f i t t o s o t t o b o s c o d e l l e
b an d d ed ite a l doom negli St at es .
I l lor o è u n m e t a l p e c u l i a r e , c o n
f or t i i n f l e s s i o n i p o s t e u n a e m o t i v it à d e b o r d a n t e . P r i m i t i v e A c c u m u lat ion a p r e q u e s t o s p l i t c d . E t u t to si può dire tranne che il brano,
a l m e n o f i n c h è i l r i ff e p i c o e s a t u r o
di calor bianco della chitarra non si
frantuma, non regga l’attenzione di
chi ascolta. Poi però questa tenue
trama circolare viene distrutta da
un marasma sludge senza senso.
Ed anche il brano perde di senso
e bellezza. Diviene anonimamente
“ uno d e i t a n t i ” U n p e z z o d i g e n e re. Peccato. Le altre due tracce
dei B a l b o a ( K a d d i s h e P l a n e t O f
Slum s ) r e g g o n o a b b a s t a n z a b e n e .
Specie la seconda, 9 minuti dove il
cantato sarebbe anche superfluo, a
pas s o d i d a n z a p e l l e r o s s a . I R o s e t t a inv e c e g a l o p p a n o p i ù s u l l e c o o r dinate d i u n a p s i c h e d e l i a c h i t a r r i stica derivata dal metal, ma non più
metallica. Circuiscono persino certi
Coct e a u Tw i n s n e l l e l o r o c i r c o n v o luz ion i s f e r i c h e , n o n c h é g l i I s i s e i
Cul t O f L u n a . I l b r a n o i n c o m u n e ,
posizionato a fine della scaletta, dà
il t it o l o a l l o s p l i t e d e s p o n e a l c u b o
pr egi e d i f e t t i d e i r i s p e t t i v i g r u p p i .
Aut oi n d u l g e n z a s u t u t t i . ( 6 . 0 / 1 0 )
R a i n c o a t s ; v a b e n e e ssere più
s l a c k d e l l o s l a c k s t e s s o ; va b e n e
f a r e u n a c o v e r s u p e r - ultra-cool
c o m e Wi c k e d G a m e d i C hr is Is a a k
( c h e p e r d i p i ù s u s c i t a a n alogie con
l a I H e a r d I t T h r o u g h T h e Grapevine
d e l l e S l i t s ) , m a , a l d i l à d e l l’ e vi d e n te
concettualità
p a r a - r e y noldsiana,
l a c o n s i s t e n z a c h e t r apela dal
d i s c h e t t o , p u r g a i o , d i v er te n te e
v e l o c e , è l i e v e l i e v e c o m e il p r o g e tto
s t e s s o . A l l T h e R a g e è o k, e Three
I s A C r o w d s u o n a c o m e un anthem
i n d i p e n d e n t e ; p e c c a t o c he sembra
d e l l e L o n g B l o n d e s , f o r m a zi o n e
p a l e s e m e n t e a ff i n e ( e d i gran lunga
p i ù a f u o c o ) . D e l l a s e r i e : non tutti
possono farlo. (5.5/10)
Antonio Puglia
Massimo Padalino
The Royal We – Self Titled (Rough
Tr a d e / S e l f , 2 n o v e m b r e 2 0 0 7 )
Genere: indie art pop rock
Questo debutto dei glaswegiani
Roy a l We è i n r e a l t à a q u i c k o n e ,
una sveltina di otto brani registrati
e pub b l i c a t i i n p r e v i s i o n e d e l r i t o r n o
in patria della frontwoman e leader
J ihae S i m m o n s , c h e i n r e a l t à è d i
Los Angeles e fino a poco tempo
fa la Scozia l’aveva vista soltanto
a t t r av e r s o l e c a r t o l i n e p a s t e l l o d e i
Belle & Sebastian. Per una stagione,
la band-collettivo che ha messo su
in quattro e quattr ’otto insieme ad
altri cinque musicisti locali è stata
l a ne w s e n s a t i o n d e l l ’ i n d i e r o c k
m a d e i n G l a s g o w, c o n v e t e r a n i
della s c e n a c o m e 1 9 9 0 s a f a r d a
garanti, fra gli altri, e la Rough
Tr a d e a d a b b o c c a r e a l l ’ a m o . I n
tutta onestà, se mai l’avventura dei
R o y a l We f o s s e g i à a l c a p o l i n e a ,
n o n a v r e m m o g r o s s i r i m p i a n t i . Va
bene i s p i r a r s i c h i a r a m e n t e a F a l l ,
Velv e t
Underground,
Pastels,
Samara Lubelski – Parallel
S u n s ( T h e S o c i a l R e g i s t r y, 9
ottobre 2007)
Genere: psych pop
S e v a l e c o m e s e m p r e il celebre
a d a g i o “ m a i a c c e t t a r e caramelle
d a g l i s c o n o s c i u t i ” , v a r r à anche fare
u n o s t r a p p o a l l a r e g o l a e assa p o r a r e l e n o v e d o l c i s s i m e c a r a melle che
S a m a r a L u b e l s k i h a c o nfezionato
p e r i l s u o n u o v o d i s c o . Pe r a l tr o
l e i , p r o p r i o p r o p r i o u n a sco n o sci u t a n o n è , e s e p e r v o i l o è forse è
i l c a s o d i r i m e d i a r e q u a nto prima.
N o n c i s i s t a n c h e r à m a i di tessere
l e l o d i d i u n a c h e n e l s uo piccolo
ha traghettato il suono indie amer i c a n o d a l l e a c e r b e c o n g e tture post
d e i S o n o ra P i n e a l l e c a n g i a n ti ve s t i d e i v a r i p r o g e t t i d i M a t t Va le nt ine, registrando poi, come ingegner e d e l s u o n o , a l c u n i c a p olavori dei
n o s t r i g i o r n i c o m e H a l v e M e a n dei
D o u b l e L e o p a rd s , A rri v e d in Gold
sentireascoltare 81
dei Sightings e B l ueber r y Boat
dei F ier y Fur na ce s. E s c u s a t e s e è
poco verrebbe da di r e . U n a p i c c o l a
regina dell’undergro u n d i l c u i g r a d o
di presunzione è pro s s i m o a l l o z e r o
assoluto proprio co m e l a m u s i c a
che m e tte da sola s u dis c o. Fat t i
salvi a lcu ni e ste mpor anei es per imenti dro ne orie nte d c om e I n T h e
Val l ey , la Nostra si è c a l a t a i n u n a
dimension e tu tta sua , f at t a di f r am menti pop bagnati a l n e t t a r e d i u n a
psiche de lia mad e in s ix t ies . Q ues t o
P arallel Suns è infa t t i il c om pim ento di una trilogia c h e h a l a v o r a t o
progr e ssiva men te su l f or m at o r aggiung en do o ra un a gr af ia aut onom a
e personale sia pur e i n u n t e r r e n o
che si cib a d i eco p as s at is t i. La f or mula è quella di una b a l l a t a f l o w e r
pop a me tà stra da t r a la m ar c et t a
barrettia na (Se e Em ily Play , A r n o l d
Layne…) e la gio str a m elodic a dei
L o ve. Mette teci so pr a un s us s ur r ato f umo so e con fide nz iale t r a Fr anco i se Ha r dy e Br i dget St . Joan
e avrete un’idea de l l a s c r i t t u r a d i
Samara. Materiale r é t r o , m a n o n
kit ch. Mu sica che pu ò abit ar e qualsiasi temp o, an ch e s e la ges t ione
del suono è tipica d i q u e s t i a n n i .
Ditemi voi se Arthu r L e e a l l ’ e p o c a
poteva beneficiarsi d i u n m i x i n g
mode rno come q ue llo di Par al l el
S u n s? Certo che n o , m a q u e s t o
non toglie nulla a b r a n i i m m e d i a t i
e riuscitissimi co me Ego Blos s om s ,
S nowy Mea do ws II e m a n c o a d i r l o
Taste th e Ca nd y. (7 . 1/ 10)
Antonello Comunale
Satan Is My Brother – Self Titled (Boring Machines, 15 ottobre 2007)
Genere: elettronica
Nasce tutto d a un f ilm . Sc enar io,
l’autostrada Milano- To r i n o , i n u n a
not t e sen za fine vio lent at a dalle insegne de gli au tog rill e dai f ar i delle
macchine che pass a n o . P a r a n o i a
e insonnia salgono a l l e p i a z z o l e
di sosta poco illumi n a t e e s i f a n n o
scarrozzare fino alla p e r i f e r i a d e l l a
Milano metropoli, div e n t a n d o d r o n i ,
grooves impazziti, ot t o n i i n o d o r e d i
f ree ja zz, a mbie nt os c ur a c he r ibolle qua si fosse u n vu lc ano in pr oc int o di e rutta re.
Un f ilm che diven ta la m us ic a dei
82 sentireascoltare
S a t a n I s M y B r o t h e r, a n g o s c i a n t e
e c ir c olar e c o m e p o c h e , t o r b i d a e
dirompente, visionaria e ossessiva,
c on bat t er ia , t r o m b o n e , s a x c h e a
s t ent o s f ug g o n o a l l a s t r e t t a s o ff o c ant e di un’ e l e t t r o n i c a f u o r i c o n t r o l l o e d i u n to r r i d o p u l s a r e d i b a s s o .
Gli sfondi sintetici rubano la scena
agli s t r um e n t i e s p u t a n o t r e c o r t o m et r aggi m u s i c a l i d a d i e c i m i n u t i
l’uno, in cui i fotogrammi vibrano,
tremano, friggono, colpiscono lo
stomaco e l’immaginazione. Il resto
è straniamento e ammirazione per
il lav or o di q u e s t o q u a r t e t t o m i l a n e s e. ( 7. 0/ 10)
Fabrizio Zampighi
cuni momenti richiamano quelle di
B e r n a r d H e r r m a n n . L a s e n s a z i one
è quella di trattenere a lungo il res p i r o p e r p o i e s p l o d e r e , e r i c o mi n c i a r e a n c o r a u n a v o l t a . U n s o t tile
gioco di equilibri/disequilibri.
I l c o n c e p t d i e t r o a m u s i c a e d a nza
r i f l e t t e l a c o n d i z i o n e u m a n a i n un
m o n d o m e c c a n i z z a t o , l a d i v i s i o ne e
la conseguente frattura tra corpo e
m e n t e , e s i t r a s m e t t e a i m o v i m enti
irregolari dei danzatori, anche disabili, che sono come prigionieri
in uno spazio chiuso. In mancanza della visione coreografata, la
m u s i c a c o m u n i c a e l o q u e n t e m e nte
l o s t a t o d i d i s a g i o e d o l o r e d i una
condizione alienata e spezzata. Risultando quindi del tutto spiazzante. (7.2/10)
Te r e s a G r e c o
S c o t t Wa l k e r – A n d W h o S h a l l
G o To T h e B a l l ? A n d W h a t S h a l l
G o To T h e B a l l ? ( 4 A D / S e l f , 5
ottobre 2007)
Genere: suite strumentale
Reit er at a si n d a l t i t o l o , A n d W h o
Shal l G o To T h e B a l l ? A n d Wh a t
Shal l G o To T h e B a l l ? è u n a s u i t e s t r um ent a l e i n q u a t t r o m o v i m e n t i , s c r i t t a su c o m m i s s i o n e p e r u n a
pièc e di dan z a c o n t e m p o r a n e a d e l la c om pagn i a C a n d o C o ( c h e c o m prende anche ballerini disabili) del
coreografo Rafael Bonachela, e
pubblic at a i n e d i z i o n e l i m i t a t a .
Walk er non s i a l l o n t a n a p o i m o l t o
dallo s per im e n t a l i s m o d i T h e D ri f t
( u s c i t o l ’ a nn o s c o r s o ) , p r o c e d e n d o
per s ot t r az i o n i e d i m p l o s i o n i , s t r a p pi ed im pr ovv i s e e s p l o s i o n i , t r a s i n fonie irregolari per archi (conduce
la London S i n f o n i e t t a ) e p e r c u s s ioni s inc o p a t e , i m p r o v v i s e f u g h e
ed es plos io n i d i a r c h i , c o n r a r i m o m ent i di qui e t e . I n m e z z o d r o n i l e g geri, sovrapposizioni in stile Philip
G las s , e or c h e s t r a z i o n i c h e p e r a l -
S d n m t – T h e G o a l I s To M a k e
The Animals Happy (Sinbus /
Wide, novembre 2007)
Genere: post rock, indie
T h e G o a l I s To M a k e T h e A n i m als
H a p p y d e g l i S D N M T – p i ù c h e un
n o m e , u n a l a r i n g i t e – è u n d i sco
s p a c c a t o i n t a n t i p e z z i d i v e rsi.
N e l s e n s o c h e r e s t a i n u n a s orta
d i l i m b o c h e t o c c a s v a r i a t i t e r r i tori
– i l p o s t r o c k d e i G o d s p e e d You!
B l a c k E mp e ro r, i l l a t o v o c a l e e pop
d e i D e e rh u n t e r, a l c u n e l a b i l i t e n ta zioni glitch ed electro – senza mos t r a r e p a r t i c o l a r i d o t i c o m p o s i t ive
m a m a n t e n e n d o u n a b u o n a q u a lità
d i f o n d o . C e r t o , s i t r a t t a d i a r p e ggi
c a d e n z a t i , b a s s i s u o n a t i c o l p l e ttro
e tastiere melodiche intorno. Che
l ’ u n i c o m o d o p e r p r o v a r e d e i b r i vidi
c o n q u e s t a r o b a è a s c o l t a r l a c o n un
maniaco omicida che punta una pistola semiautomatica in corrispon-
denza dell’au r i c o l a r e s i n i s t r o d e l
lettore mp3. E p p u r e i l d i s c o c r e s c e
d i min uto in m inut o, neanc he s i t r at tasse di un so u ff l é . P u r s g u a z z a n d o
nella banalità . P u r l i m i t a n d o s i a d
intortare una s e r i e d i m e l o d i e i n d i e
che erano gi à v e c c h i e n e g l i a n n i
Otta nta , figu r ar s i negli anni Duemila del conti n u o r i c i c l o i n m u s i c a .
Pe rch é d ove g li SDNM T s i es alt ano
è ne ll’alte rna r s i t r a br ani s t r um enta li e can zo ni c ant at e. Dalle es c ur sioni sonore c h e p o r t a n o i n z o n e
in cre dib ilmen t e lim it r of e all’elet t r onica le armon i c h e b a g n a t e d a l l ’ e c o
d elle ch itarre ( S t i l l A C o o l P a i r O f
Kicks) alle ma g n i f i c h e r i e d i z i o n i d e i
crescendo più c l a s s i c i d e l p o s t r o c k
(Time Is On M y Zeit ) . D a l l e m i l l e
fragranze del l ’ i n d i e p o p c o l l e g i a l e
d ecora to in s als a Lal i Puna ( ShoRyu-Sd nmt) alla pur a c at ar s i m elod ica strume ntale ( Tear s Don’t Cr y ) .
Sorprendenti d a v v e r o . M a s o l o a
patto di dedic a r e l o r o i l t e m p o e g l i
a scolti che mer it ano. ( 7. 0/ 10)
Manfredi Lamartina
Sharon Jones & The Dap-Kings
– 100 Days, 100 Nights (Daptone, 25 settembre 2007)
Genere: soul
Pur coi dovuti distinguo, la storia
della signora Jones è da affiancare a quelle di Bettye Lavette e
Candi Staton, grandi artiste soul
che vedono i propri meriti riconosciuti in colpevole ritardo. Nata un
po’ di anni fa ad Augusta, Georgia,
Sharon si fa le ossa intonando lodi
a Iddio e poi scegliendo temi più
terreni mentre l’abito sonoro si
adegua. Quando da adolescente si trasferisce con la famiglia
a N e w Yo r k , i t e m p i s o n o m a t u r i
per farsi investire da funk e disco
e infine diventare apprezzata corista fino alla crisi degli Ottanta,
in cui il mercato serra le fila ed è
l’hip-hop a occupare il proscenio.
Tr o v a u n i m p i e g o p r e s s o l a p r i g i o ne di Rykers Island, seguitando a
visitare la chiesa e cantarvi fino al
1996, anno in cui si imbatte in un
talent scout della piccola, pugnace Desco.
Da lì la strada va in discesa: grazie a un congruo numero di 7” e un
soul vintage ricco di sentimento,
la Jones rientra nel giro e approda
alla Daptone di Brooklyn, presso la
quale ha finora pubblicato due LP
accompagnata dai visi per lo più
pallidi Dap-Kings. Lungo l’intensa
attività concertistica, la comitiva
s’è ricavata spazio necessario per
dedicarsi alle registrazioni di questo terzo 100 Days, 100 Nights,
e ff i c a c e b i g n a m i d e l s u o n o S t a x
di metà Sessanta. Cantato ed eseguito ispirandosi alle pagine giuste
dei libri di Storia, consegna una
miscela filologica, nondimeno dot a t a d i u m o r i p o p e ff i c a c i n e l d o n a re piacevolezza estrema che non
s c a d e i n r u ff i a n e r i a . D a u n l a v o r o
che scorre convincendo più e più
volte, estraggo quasi a caso l’incalzante title track (impreziosita
dall’azzeccato cambio di marcia),
la ribalda Answer Me, il calore di
Humble Me, gli ottoni sodi dent r o Te l l M e e i f i a n c h i t o r n i t i d i B e
E a s y . A d i ff e r e n z a d e l l e c o l l e g h e
succitate - che contano sia maggior talento che sponsor eccellenti - non diventerà il caso “black”
dell’anno, tuttavia ridimensiona in
mezz’ora le troppe insipide bellocc e n e i To p 2 0 . ( 7 . 0 / 1 0 )
Giancarlo Turra
Sigur Ros – Hvarf/Heim (EMI,
novembre 2007)
Genere: pop sinfonico, post rock
Un punto dovrebbe essere ormai
c hiar o . I S i g u r R o s h a n n o s c r i t t o
pagine memorabili della storia della
M us i c a . P r o p r i o c o s ì , M u s i c a . S e n za distinzioni, ghetti, definizioni,
gene r i . O g n i l o r o m o s s a v i e n e s e guita con attenzione persino dalla
stampa generalista, che non a caso
ne canta le gesta donando al grupp o i s l a n d e s e u n ’ a r i a d i sa cr a l i tà
c h e o r m a i h a n n o s o l t a n t o i R a dioh e a d ( e s s e r e a c c e t t a t i e d idolatrati
o v u n q u e , d a l l ’ i n t r a n s i g e nte i n d i e
c h e o r m a i c o n s i d e r a l e C oc oR os i e c o m m e r c i a l i , a l t a m a r ro che per
d a r s i u n t o n o i n t e l l e t t u al e a sco l t a K a r m a P o l i c e a t u t t o vo l u m e i n
m a c c h i n a ) . D i l o r o s i è d etto d i tu tt o . L’ u s o d e l l ’ i s l a n d e s e , i l senso di
mistero, l’hopelandish (la lingua
i n v e n t a t a d a i S i g u r R o s ) so n o e l e m e n t i c h e h a n n o c e r t a m e n te co n tr i b u i t o a l l a c a u s a ( e s s e r e l a band più
i n f l u e n t e d e l t e m p o ) . H v a r f - H e im è
u n d o p p i o d i s c o c h e a c compagna
H e i ma , i l d o c u m e n t a r i o d al vivo dei
S i g u r R o s c o n t e n e n t e u n a se r i e d i
e s i b i z i o n i l i v e n e i p o s t i p i ù su g g e s t i v i d ’ I s l a n d a . I l c o n t e n u to dei CD
n o n c o r r i s p o n d e a q u e l l o d e l D VD .
H v a rf - H e i m, i n f a t t i , è u n lavoro per
m e t à e l e t t r i c o e p e r m e t à acustico,
i n c u i i l g r u p p o s i c i m e n t a co n a l cu n i d e i b r a n i p i ù r a p p r e s e ntativi del
p r o p r i o r e p e r t o r i o p i ù t r e i n e d i ti ( i l
p r e s c i n d i b i l e c r e s c e n d o p ost rock di
S a l k a , l a p i a c e v o l e c o r a l ità pop di
H l j o m a l i n d e l a s o l e n n i t à d i I Ga e r ,
c h e p e r l a v e r i t à r i p e t e u n copione
g i à s e n t i t o i n t a n t e a l t r e c a n zo n i si g u r o s i a n e ) . A l l a f i n e q u e sti due CD
n o n r a p p r e s e n t a n o u n a cq u i sto i n d i s p e n s a b i l e p e r c h i g i à ha fa m i l i a r i t à c o n l a b a n d i s l a n d e s e , dato che
i b r a n i s o n o m o l t o s i m i l i a ll e ve r si o n i o r i g i n a l i . M e g l i o a l l o r a co n si d e r a r e H v a rf - H e i m c o m e u n a so r ta d i
b i g n a m i u t i l e p e r c h i v u o le entrare
p e r l a p r i m a v o l t a i n c o n t ratto con i
S i g u r R o s . L e e m o z i o n i i n quel caso
s a r a n n o a s s i c u r a t e . ( 7 . 0 / 10 )
Manfredi Lamartina
sentireascoltare 83
Siouxsie - Mantaray (Decca /
Universal, 2 ottobre 2007)
Genere: tardo Siouxsie
Mantaray, debutto solista dell’exregina del gothic, si apre con un
prevedibile anthem para industrial
in cui fa abbastanza il verso a se
stessa (Into A Swan), replicato nel
s e c o n d o p e z z o ( A b o u t To H a p p e n ) ,
e già dal principio si dubita fortemente di questo comeback,
In realtà la Nostra è pronta parzialmente a smentirci, proseguendo in territori percussivi Creature
(One Mile Below), inoltrandosi verso jazz song irregolari e sinuose
(Drone Zone, l’inquieta Sea Of
Tr a n q u i l l i t y ) , e q u a e l à s i s e n t e l a
volontà di non fossilizzarsi in un
suono cristallizzato rivolto prettamente al passato. Fa un po’ il verso all’Almond (virato Antony) più
sinfonico in un paio di occasioni
(Heaven And Alchemy, If It Doesn’t
K i l l Yo u ) , c o n r i s u l t a t i n o n s e m p r e
all’altezza delle intenzioni, soprattutto quando sovraccarica di pathos il tutto.
In sostanza questo Mantaray risulta altalenante e autocelebrativo,
non centrato e rivolto in più direzioni, tra tentazioni mainstream pop
dark e velleità più alte. Una mezza
occasione sprecata. (5.5/10)
Te r e s a G r e c o
Slaraffenland – Private Cinema
(Rumraket - Hometapes, giugno
2007)
Genere: post-rock
Da Cop en ha ge n (e dint or ni) ar r iv ano questi Slar a ffenl and ( c he in lingua n ord ica sig nifica “ t er r a del lat t e
e del miele ”), a lla lor o t er z a us c ita, dopo un EP e u n a l b u m . P o c a
84 sentireascoltare
f at ic a per q u e s t a i n t r o d u z i o n e p e r ché l’estetica, ascoltando le prime
not e, f a un p o ’ p r e o c c u p a r e d a l l e
parti di chi scrive – cioè sulla sua
s c r iv ania. È u n a l t r o d i s c o p o s t rock emozionale, pensa tra sé e
s é, dov e em o z i o n a l e s t a a n c h e p e r
“ piac er à ag l i e m o ” , c o l p e v o l e s p e cie il modo di cantare. E invece no,
bisogna solo avere pazienza. Non
s olo no, m a ( q u a s i ) t u t t ’ a l t r o ; q u e s t o Pr i vat e C i n e ma è a n z i u n d i s c o
c om ples s o e p e r n u l l a b a n a l e – c i
s i ac c or ge c h e p e r g i u d i c a r l o n o n
basterà un ascolto approssimativo;
e s olo par zi a l m e n t e ( S l e e p Ti g h t ,
Show M e T h e Wa y ) q u e s t e t r a c c e
si prestano alle stesse critiche che
abbiamo mosso recentemente ai
novelli post-rockers – cioè di non
v oler s i s c r o l l a r e d i d o s s o q u e l l e
not e ( t ipic h e d e l r i e m p i m e n t o c h e
abbiamo dato della voce “genere”),
quello s t r ug g i m e n t o f a t t o d i d i l a t a z ioni e r um o r i s m i i m p r o v v i s i .
Per una volta l’animo scandinavo
s gor ga s enz a p o s a e s t u p e n d o p i a c ev olm ent e , m a n o n n e l l ’ u n i c a d i rezione Sigur Ros/Mum e compagni
di classe; anche nella direzione di
un anim at o s o t t o b o s c o p r o g r e s s i v o, f at t o di f u n g h i m a i a l l u c i n o g e ni ma colorati, nani, folletti buoni
ed es t r os i. I l r i s u l t a t o è a v o l t e u n a
c om m is t ione f r e e - j a z z g i u n g l e s c o /
post-rock, a volte simile a chi della
Sc andinav ia h a l e o r i g i n i , e h a f o n dat o una f a m i g l i a a d A k r o n ( Wa t c h
O ut ) . I l m eg l i o , p e r ò , i n i z i a c o n l a
c av alc at a p e r c u s s i v a d i Yo u Wi n n ,
e c ont inua i n G h o s t , c h e i n i z i a l m e n t e s em br a fu o r i u s c i r e d a l c a p p e l l a io m at t o de i P a re n t h e t i c a l G i rl s ,
m a poi t or n a s u l l a b a t t e r i a r u m o r i sta, artificiosa – quasi Eighties, da
drum machine esterrefacente, da
bat t er ia ebm – d e l l a t r a c c i a p r e c e dente; spunta addirittura, ciliegina
s ulla t or t a, u n s a x d e l t u t t o b e e f hear t iano, m a l à d i e t r o , n e a n c h e
in seconda fila, in terza, quarta, in
galleria. E si sa che, se si finisce in
bellez z a, la g e n t e è m e g l i o d i s p o s t a. ( 6. 9/ 10 )
Gaspare Caliri
Sleeping
People
Growing
( Te m p o r a r y R e s i d e n c e , n o v e m bre 2007)
Genere: il dopo math rock?
Ascoltate le prime due canzoni
per una prima catalogazione, ho
siglato il promo scrivendoci sopra
“Don Caballero / Storm & Stress
R e v i v a l ” . C e n t i p e d e ’s D r e a m a v e va quel classico approccio in decostruzione (le note che scorrono
a grappoli, la materia sospesa e
tutto il resto), mentre la traccia
successiva, James Spader, evocava quel che si dice math senz a p r e t e s e h a r d r o c k i s t e : p u l i t i r i ff
circolari, drumming pestone tipico
del post-hardocore di Chicago, e
soprattutto niente testa, niente
testosterone old style. Un ritorno
al passato dunque o un tentativ o d i d i r e q u a l c o s a d i d i ff e r e n t e ?
All’ascolto più attento emergevano gli assoli minimal e da queste
basi una lievissima psichedelia.
Soprattutto un climax a metà tra
umorale e ambientale. In definitiva
però, i ragazzi puntavano altrove,
verso un certo prog figlio dei King
C r i m s o n ( Ye l l o w G u y _ P i n k E y e )
con narrazioni in cambi di tempo e
un grande sfodero tecnico per aggressività controllate.
Una conferma e una smentita arr i v a c o n P e o p l e S t a y i n g Aw a k e , i l
solito canovaccio stemperato in
una ballata amorevolmente pinbackiana con ospite addirittura Rob
C r o w. U n c u r i o s o p a r a d o s s o v i s t o
che la band non è andata oltre
l’onanistica missione post-rockista
nei 35 minuti precedenti. Sleeping
People cosa volete dalla vita?
Manco il nome che vi siete scelti
calza con quel che fate… (5.0/10)
Edoardo Bridda
Sole And The Skyrider Band –
Self Titled (Anticon / Goodfellas, 10 ottobre 2007)
Genere: doom hop
Sembra quasi che la Anticon abbia
ascoltato il nostro modesto avvertimento quando, a proposito di uscite
un po’ debolucce e senza carattere,
lamentavamo il fatto che l’etichetta
simbolo dell’hip hop sperimentale,
stava lasciandosi sfuggire di mano
la sua ragion d’essere a favore di
etichette ed artisti di minor peso
s u l l a s c e n a i n t e r n a z i o n a l e , t u ff a n dosi nei mari più tranquilli del pop
(seppure di buona qualità, vedi le
ultime fatiche di Why? e del duo
A l i a s - Ta r s i e r ) e d e l l ’ e l e t t r o n i c a /
ambient (Odd Nosdam). Ma proprio quando tutto faceva pensare
ad un cambio di rotta ormai consolidato, arriva, come un fulmine
a ciel sereno, questo album e la
prospettiva cambia di nuovo a trecentosessanta gradi. Recuperato il
suo originale moniker a distanza di
appena cinque mesi dalla pubblicaz i o n e d e l l ’ a l b u m s t r u m e n t a l e P o l y.
Sci.187 con la sua seconda identit à m u s i c a l e , M a n s b e s t f r i e n d , Ti m
Holland fa qualche passo indietro,
verso uno stile in cui l’hip hop è
ancora un elemento strutturale e
non una semplice figura astratta,
così come gli arrangiamenti non
hanno mai la funzione di semplice tappezzeria sui muri di parole
del suo rapping. Se riprendere in
mano il microfono per Sole rappresenta un ritorno al passato, è però
molto attuale il modo in cui lo fa.
Come molte band e singoli della
scena avant-hop (tra cui mi verrebbe da citare Dalek e Coaxial),
anche Holland dimostra l’intenzione di optare per un sound dai toni
scuri, caratterizzato da una grande
varietà timbrica e da una pulsazione lenta. Elementi, questi, che
ricorderebbero il trip hop se non
fosse per le atmosfere oppressive e claustrofobiche e il rapping
aggressivo e al limite della resistenza polmonare, generalmente
estranei alla musica nata a Bristol
più di una decina di anni fa, e inv e c e m o l t o d i ff u s e o g g i . I l m e r i t o
va senz’altro ad una produzione
impeccabile (nella quale compare,
come spesso accade per le uscite
Anticon, la mano di Alias), ma soprattutto alla presenza, al fianco di
Sole, della Skyriders Band, ovvero:
B u d B e r n i n g a l b a s s o e a i s a m p l e r,
i l b a t t e r i s t a J o h n Wa g n e r e i l p o l i strumentista William Ryan Fritch.
Un combo che conferisce al sound
un carattere decisamente “live”, un
cuore pulsante tenuto in vita dai
battiti al cardiopalma di Sole. Un
album omogeneo che vede nei suoi
momenti più tesi la migliore espressione dell’intero gruppo. l’iniziale A
Sad Day For Investors è un manifesto di quello che più di una volta mi
è piaciuto definire Doom Hop: chitarre distorte, incedere flemmatico,
rapping aggressivo e scelte armoniche che richiamano sensazioni
di cupezza. Caratteristiche che si
riscontrano anche in Stupid Things
Implode On Themselves (dove
compaiono anche un violoncello e
un organo, sotto il mare di tastiere
e synth) e in On Paradise, notturno
infarcito di citazioni da Fata Morg a n a d i We r n e r H e r z o g . L e c i t a zioni, anche colte, cominciano ad
entrare in un linguaggio musicale
che ha sempre attinto a piene mani
dal gergo. A testimonianza di ciò
anche l’hook di The Shipwreckers,
direttamente tratto da un altro film,
Refutation Of All Judgements di
Guy Debord.
Un’altra conferma in positivo, dopo
l ’ u l t i m o Te l e p h o n e J i m J e s u s , d e l
fatto che all’etichetta newyorchese
stia ancora a cuore l’evoluzione e
la sperimentazione di quello che
un giorno fu l’hip hop. Senza dubbio la migliore produzione firmata
Anticon di quest’anno. Che non è
ancora finito… (7.7/10)
Songs Of Green Pheasant – Gyllyng Street (Fat Cat / Wide, 20
agosto 2007)
Genere: indie-folk
Te r z o a l b u m p e r D u n c a n “fagiano
v e rd e ” S u mp n e r: t r e n t e n n e i n g l e s e p o l i s t r u m e n t i s t a c h e da solo si
c e l a d i e t r o l a s i g l a S o n g s Of Green
P h e a s a n t . D u n c a n f a t u t t o da solo e
l o f a d o s a n d o e l e m e n t i ete r o g e n e i
c o m e i l f o l k e l ’ e l e t t r o n i c a , r i u sce n d o n e l l ’ i m p r e s a d i r e n d e r e i l r i su l t a t o f i n a l e d i u n a n a t u r a l ezza i n e cc e p i b i l e . P r o p r i o q u e s t a semplicità
c o m p o s i t i v a r i s u l t a e s s e r e il tratto
d i s t i n t i v o , l a p e c u l i a r i t à maggiore
d e i s u o i t r e a l b u m , t u t t i t argati Fat
C a t . S e i l p r i m o o m o n i m o disco del
N o s t r o r i u s c i v a s e n z a t r o ppa fatica
i n s i ff a t t a i m p r e s a , i n q u a n to r e g i s t r a t o i n b a s s a f e d e l t à e t otalmente
a c u s t i c o , è c o n l a s u a s e co n d a fa ti c a , A ri a l D a y s , c h e e m e r go n o ch i a ramente le sue qualità: rendere nat u r a l e l a s i n t e s i e l e t t r o - f o lk. N i e n te
d i n u o v o m a s i c u r a m e n t e distante
d a q u e l l ’ a c c e z i o n e i n d i e t r o n i ca m a niacale.
G y l l i n g S t re e t n o n d i ff e r i sce di una
v i r g o l a d a l s u o p r e d e c e s s ore. Anzi,
c o n s o l i d a a n c o r p i ù q u e l p e r co r so
s o n o r o r e n d e n d o q u e s t e se tte ca n z o n i a r t i f i c i a l m e n t e n a t u r ali. Il fatto
è c h e a u n p r i m o a s c o l t o , grazie alle
a t m o s f e r e d i l a t a t e e a l l e ntissimo e
s o m m e s s o i n c e d e r e m u s i cale, quel
s o t t o f o n d o e l e t t r o n i c o m a i tr o p p o
i n v a s i v o p a s s a q u a s i i n a vve r ti to .
N o n a c a s o i n f a t t i g l i e pisodi che
p i ù r i m a n g o n o i m p r e s s i so n o p r o p r i o q u e l l i m e n o q u i e t i : l’apripista
B o a t s , d e l i c a t a m e n t e p o p , e West
C o a s t P r o f i l i n g , o t t o m i n uti d i sa l i s c e n d i s h o e g a z e i n f o n dali color
p a s t e l l o . I l r e s t o s i m u o ve su u n
p i ù t r a d i z i o n a l e c a n t a u t o r ato folk, a
Daniele Follero
sentireascoltare 85
volte in clin e a ce rto s lowc or e s ponda E ar ly Day Mine r s ( Alex Dr if t ing
A lone ), impre zio sito da t im idi or pelli e lettro nici, ne l quale la m alinconia regna incontra s t a t a .
U n alb um d a sorseggiar e c om e
una tazza di the ment r e t ut t o f uori sembra scorrere f r e n e t i c a m e n t e .
U na rilassa nte p au s a t er apeut ic a.
(6. 7/10 )
Andrea Provinciali
Soulwax – Most Of The Remixes
... (Parlophone / EMI, 26 ottobre 2007)
Genere: remix compilation electrohouse
Una delle cose più s c o t t a n t i d e l
2007. La problematic a s o l l e v a t a d a i
Soulwax scalda orm a i d a a n n i l e
pagine , i foru m e i dibat t it i c r it ic omusic ali po p-ro ck-elec t r o: può la
house ritorn are al r oc k ? La f r at t ura è ancora scompo s t a ? H a a n c o r a
senso pa rlare di g en er i? Le dom ande non na scon o a ca s o, e il per c or so del d uo b elg a indiv idua quello
che pu ò esse re co ns ider at o il nuovo, alla fin e di qu est a pr im a dec ade
post-00 : me ltin’ p ot e c ont am inazione con un pizzic o d i s e n s i b i l i t à
‘70 (cioè punk) e ‘8 0 ( c i o è t a s t i e r e
e suoni superpaille t t a t i ) . D o p o l e
incurs ion i di LCD Soundsyst em e
R ap tur e che h an no m inat o le c er tezze (? ) de l rock, o r a i Soulwax r imescolano tutto e ra c c o l g o n o i n u n
grande diario la loro e s p e r i e n z a d i
remixato ri pro ve tti.
I nomi ci sono tutti. P e r f a r n e s o l o
alcuni: The Gossip , Daf t Punk , Robbie Willia ms, Tiga , Klax ons , G or illaz, L ad ytro n e Kyli e M inogue. La
formula coinvolge tu t t o i l p a n o r a m a
musicale, dal pop “c h a r t o r i e n t e d ” ,
86 sentireascoltare
all’hip hop, dall’electro al(l’ovvio)
punk funk. Come a dire che per
essere dentro la scena, quello che
interessa è solo il ritmo, non conta
av er e la c r e s t a o i c a p e l l i a c a s c h e t t o, non c on t a s a p e r s u o n a r e l a c h i tarra folk o tentare di programmare
l’808. I l v er o b u s i n e s s o g g i è a n c o ra l’ostinarsi a spaccare il capello
in quattro.
I l doppio CD c h e i d u e f r a t e l l i D e w a el e c i pr es e n t a n o o g g i - c o n l a s o l i ta modestia che li contraddistingue
da iniz io c a r r i e r a - , f a i l p u n t o d e l la situazione. Un punto fermo, che
n o n e s c l a ma o n o n c h i e d e n u l l a . M a
se il livello è eccezionalmente alto,
la pr eoc c up a z i o n e s o r g e e r i g u a r da il poi. D a q u i d o v e s i v a ? R e s t iam o s ul p u n k f u n k o e s p l o r i a m o
qualcosa di altro? Ritornerà la afro,
c om e dai pr e l u d i d i O s u n l a d e ? P r o babilm ent e q u e s t e e l u c u b r a z i o n i r i guardano solo il critico scassapalle
( c he in que s t o c a s o s a r e i i o ) . S e n za farci troppi problemi, ascoltiamo
con piacere il raccoltone, e stiamo
a guardare le eventuali soprese.
Sem pr e c he a r r i v i n o . ( 7 . 3 / 1 0 )
per nulla frustro, il godimento fra
l’estasi più estatica e la noia più
a v v i l e n t e . Tu t t o c o m e d a m a n u a l e , i n c a s a V H F. T h e Wa k e O f T h e
D y i n g S u n K i n g , A F a d i n g Tr a i l O f
Sparks, A Spiral Dance e gli otto
minuti finali di Long Shadows Beneath The Moon spaziano anche,
va detto, nella drone music più
classica e nell’inevitabile chiaroscuro dell’ambigua dicotomia suono/rumore. Suonando ogni accordo
distintamente e nitidamente, las c i a n d o l o s p e s s o a ff o n d a r e c o m e
bianco sassolino nel silente stagno
dell’improvvisazione, la Spiral Joy
Band ha tenuto fede a quanto, con
implicita promessa, ha azzardato la propria ragione sociale. Una
musica attorta in spirali di suono,
una musica dispensatrice di oculate delizie e gioie audiofile, una
band davvero capace di esprimere appieno il senso d’entrambe le
dette istanze. (7.0/10)
Marco Braggion
S p i r a l J o y B a n d – T h e Wa k e
O f T h e D y i n g S u n K i n g ( V H F,
2007)
Genere: drone ambient
Gong, ammenicoli tibetani, un fiddle ipnotico ed una sruti box. Giunti al secondo album in carriera gli
SJB, nelle cui fila militano anche
diversi membri dei Pelt, indulgono
in una fatata forma stilistica, né
decostruzione né improvvisazione
vera e propria, a metà fra parodia
e innodia. Come se un manipolo
di monaci tibetani avesse deciso
di accampare diritti di primogenitura sul bluegrass, il brano The
Wa k e O f T h e D y i n g S u n K i n g n u o t a
in un lago di suoni circolari, come
ci si aspetterebbe, e nel frattempo
si dedica ad una sorta di scomposizione metrica del cajun. Regis t r a t o l i v e , l ’ a l b u m o ff r e q u a t t r o
lunghe composizioni dove vi apparirà di tutto: da un Charlie Poole col suo proto-country primitivo
sino alla trance meditativa e free
d e i P e l t . L’ e s p e r i m e n t o è b i z z a r r o
e poco sfruttato, il suono vivo e
Massimo Padalino
T h e S t a r g a z e r ’s A s s i s t a n t – T h e
Other Side Of The Island (Aurora Borealis, 13 novembre 2007)
Genere: drone-ambient
Va l e q u a n t o d e t t o p e r T h e A r p , s olo
c h e l a m u s i c a d i q u e s t o T h e O t her
S i d e O f T h e I s l a n d h a ( è ) u n ap pendice ben precisa. Dietro al prog e t t o c ’ è D a v i d J S m i t h d e i G u a po,
oltre tutto James Hutton, l’archeol o g o c h e a t t r i b u ì a l l a t e r r a u n ’ età
s u p e r i o r e a i 6 0 0 0 a n n i d e t t i d alla
Bibbia.
N o n s o l o q u e s t o , H u t t o n a l t r e s ì ass e r i v a c h e o l t r e l a v i t a v i s s u t a alla
l u c e d e l s o l e n e e s i s t e v a u n ’ a l tra,
altrettanto agitata, appena sotto i
n ostri pie di.
È su questa t e o r i a c h e D a v i d J
Smith , so ste nut o da Daniel O ’Sullivan sempre d a i G u a p o ( e a n c h e
Mia sma & Th e Car ous el O f Headless Horses c o m e i l c o l l e g a ) e d a l
finnico Antti U u s i m a k i , m e t t e m a n o
a d un p rog etto audio- v is iv o c he illustra come ne l p e r i o d o C a r b o n i f e r o
(più o meno 3 4 5 m i l i o n i d i a n n i f a )
le forme di v i t a a b i t a n t i l e p a l u d i ,
rinvenute dop o 3 0 0 m i l i o n i d i a n n i ,
fo ssero diven ut e in pr at ic a m ar m ore e fig ure in car bone.
Un mon do inq uiet ant e m a v iv o, r appresentato da S m i t h ( è s e m p r e u n
vecch io stud ent e d’ar t e) in un’opera che vista n e l l ’ i n s i e m e d o v r e b b e
re nd ere qu ell e s t at ic he s agom e di
carne e sangu e . N o n a v e n d o m o d o
d i assistere all’int er a ins t allaz ione ci affidia m o a l w e b ( q u a l c h e
fo to p resso www. t hehor s ehos pit al.
com/a rch ive s/000485. ht m l) ,
nonché all’auster o a u t u n n o s b o c c i a t o ,
e l’orro rifica am bient or a wes t er nmo rrico nia na ( T h e O t h e r S i d e O f
The Islan d p.1 ) or a – s pes s o – dr on ica à la Na dja/ Sunn O ) ) ) ( The
Oth er Side Of The I s land p. 2) e
la ta ng en za con le im m agini quas i
crea l’origina r i o e ff e t t o . Ta n t o d a
fargli guadag n a r e i l n o s t r o e l o g i o .
(6 .0/1 0)
zie anche alle provvigioni tecniche
a s s i c u r a t e d a S a c h a Ti l o t t a e A l fredo Musumeci - che ha mandato a memoria la lezione dell’indie
rumoroso anni ‘90 e la integra con
dilatazioni e divagazioni cerebrali
tipicamente post.
L’ u m o r e c o m p l e s s i v o d i q u e s t i
quaranta minuti scarsi ha come
referente immediato un suono ben
riconoscibile, i seminali Bastro,
i primi June Of 44, gli Shipping
News a questi ultimi ancora legati
da cordone ombelicale: le strutture
dell’hardcore rallentate e dilatate
all’infinito (Amongst The Orange
Groves), dunque, gli arpeggi svogliati di una chitarra che vaga senza meta apparente (in President ha
un vago sapore di blues); la voce
ora urlata (Gun), ora sussurrata
(Pages), ora salmodiante e reci-
Gianni Avella
S u z a n n e ’s S i l v e r – T h e C r y i n g
Mary (Radio Is Down Rec., 15
aprile 2007)
Genere: noise rock,
post-hardcore
I segni, visibili, tangibili - soprattutto fino a qualche anno fa - impressi nell’humus culturale della Sicilia
dalle scorribande del noise a stelle e strisce – e di alcuni gruppi in
particolare: Fugazi, Shellac, June
of 44 - sembrano essere secondi,
per profondità e radicazione, solo
a quelli lasciati, in epoca storica,
dalle invasioni arabe e normanne.
I S u z a n n e ’s S i l v e r , f o r m a t i s i i n
quel di Siracusa nel 1998 - e quando sennò -, approdano, dopo un EP
autoprodotto nel 2003, alla corte
dell’etichetta statunitense Radio Is
Down (nel catalogo anche i Bellini
d e i c o n i u g i Ti l o t t a ) . L o f a n n o c o n
un album - registrato nel 2006 gra-
tativa (in Dirty Black Slope Ink è
un poema di Bukowski a fornire le
parole); una sezione ritmica talvolta accomodante, più spesso mutevole e capricciosa (Io Ti Sbrango,
le incostanze strutturali in odor di
Uzeda in Moon).
La padronanza della materia è notevole, una ricerca quasi sempre
intelligente su ritmo e melodia e
soluzioni impreviste, talvolta idealmente imparentate a certo progressive (Sand), elevano il livello
q u a l i t a t i v o a l d i s o p r a d e l l a s u ff i cienza. Ma l’impressione che il tutto stia avvenendo maledettamente fuori tempo massimo è spesso
imperante, lì, dietro ogni spigolo
(acuminato) di arrangiamento, sotto la spessa coltre di dissonanza
caparbiamente cercata. (6.3/10)
Vincenzo Santarcangelo
The Hives – The Black And
White Album (Polydor / Universal, 15 ottobre 2007)
Genere: garage, rock and roll
C o s a s u c c e d e s e t r e p r o d u tto r i q u o t a t i e d i v e r s i s s i m i p e r estrazione
( P h a r r e l l W i l l i a m s , J a c k n ife Lee e
D e n n i s H e r r i n g ) s i m e t t o no a l l a vo r o s u l q u a r t o d i s c o d e l l a p iù famosa
b a n d g a r a g e r o c k s v e d e s e ? Asso l u t a m e n t e n i e n t e , p e r c h é i l Black And
Wh i t e A l b u m - g r a n t i t olo, come
s e m p r e - d i H o w l i n ’ P e l l e & co . è
s e m p r e l a s o l i t a s o l f a , p er quanto
t o l l e r a b i l e , b a l l a b i l e , c a ntabile (e
t u t t i g l i a g g e t t i v i i n – b i l e c he p o sso n o m a i v e n i r e i n m e n t e ) . C i sa r e b b e s t a t o d a s t u p i r s i p e r i l co n tr a r i o ,
i n e ff e t t i ; n o n c i a s p e t t a v amo certo
c h e n e i t r e a n n i p a s s a t i d a Ty r a nn o s a u ru s H i v e s i c i n q u e avessero
maturato chissà quale cambiament o o s v o l t a c h e d i r s i v o glia. Rock
a n d r o l l è s e m p r e s t a t o , s in d a l l ’ i n i z i o , e r o c k a n d r o l l s i a , fino alla
f i n e : s i s p e z z i p u r e o g n i tanto con
u n w a l z e r g i o c a t t o l o - s i n t etico simil
S t ra n g l e rs ( A S t r o l l T h r ough Hive
M a n o r C o r r i d o r s ) , c o n l a r e l a ti va
n o v i t à d i u n f u n k r o b o t i c o in fa l se tto
( T. H . E . H . I . V. E . S . ) , o c o n la sinistra
P u p p e t O n A S t r i n g ; s i a b b e l l i sca
p u r e l a f o r m a c o n s t r a t i d i su o n o
( H e y L i t t l e Wo r l d ) e u n a p ro d u zi o n e
s c i n t i l l a n t e ( Wo n ’ t B e L o n g ).
L a s o s t a n z a è e r e s t e r à sempre
q u e l l a : u n m i s c u g l i o d i a nfetamine,
c h i t a r r e e s u d o r e , n o n i mp o r ta se
s a l t a n o a l l ’ o r e c c h i o a c c e nti ora di
J a m e s B r o w n ( We l l A l l R i g h t!), ora
d i D e v o ( Yo u G o t I t A l l . . . Wr o n g ),
o r a d i P i x i e s / C l a s h ( Return the
F a v o u r ) , n e l c o n s u e t o tourbillon
d i r i f e r i m e n t i . I n f o n d o p otrebbero
f a r e d i s c h i a r i p e t i z i o n e gli Hives,
o n o n f a r n e a ff a t t o ; s e n e a cco r g e -
sentireascoltare 87
rebbero in pochi. Qu a n d o c a p i t a d i
ascoltarli, però, non v i e n e v o g l i a d i
camb iare musica . Com e dir e, m er avigliosame nte fu tili, c om e t ant i pas satempi di cui ogni t a n t o s i s e n t e i l
bisogn o. (6 .5/1 0)
Antonio Puglia
T h o s e L o n e Va m p s – S t a n d a r d s
(Setola Di Maiale, settembre
2007)
Genere: blues impro
Torna la pre miata (si f a per dir e) dit ta Clocchiatti-Trevis a n e d è a n c o r a
un disco a ll’inseg na della c onc is ione, qu ello che stan do alla dur at a
diremmo un EP ma n o n i n q u e s t o
caso, perché dei N o s t r i s a p p i a m o
il ricorso poetico a l l a f o l g o r a n t e
brevità, alla fulmine a g e r m i n a z i o n e
delle istan ze e sp res s iv e t eat r albues che tornano a s p r o f o n d a r e n e l
silenz io ap pe na e s aur it a la “ m is sione”. Dieci tracce v e r e e p r o p r i e
quindi, lun gh ezza m edia un m inut o
a parte un a Philly’s Toy s hop c h e d a
sola ne fa circa qua t t r o ( a b a s e d i
pianoforte , ta stie rina e per c us s ioni pestati co n furia gioc os a, c on
rabbi a dada libera t o r i a , f e b b r i l e ,
aggre ssiva ma in no c ua, un c av ar s i
di dentro la frenesia , i l n o n p o t e r c i
più stare dentro, sco n c l u s i o n a n d o i
canoni ritmici, armo nic i, s t r ut t ur ali,
senza appigli giù p e r l a s c a l i n a t a
del disincanto) e i p o c h i s e c o n d i d i
River (una laconica i n v o c a z i o n e ) e
T he Well (un a strin gat a pr eghier a,
come un o sgu ard o get t at o al c ielo
minaccio so ).
Tut t avia, s’in traved e un c am biament o ab ba sta nza s ignif ic at iv o r ispet to a l p reced en te Sket ches, u n
pizzico di sensibilit à m e l o d i c a p i ù
accomodante e - di c o n s e g u e n z a ?
88 sentireascoltare
- il definirsi di una forma-canzone
maggiormente compiuta, seppur
anc or a f r am m e n t a r i a , i n e m b r i o n e .
C’im bat t iam o q u i n d i i n u n a H y p n o s
And G r oc er y c h e s f i l a c c i a s p e r s e
malinconie al modo della più frusta
PJ Har vey, i n u n a C u t c h e i n c e d e
om br os a e g r o t t e s c a c o m e u n To m
Wai t s ps ic o t i c o , i n q u e l l a M a r t i n a
che scomoda il lirismo assorto e
s degnos o d e l p i ù r o m a n t i c o N i c k
Cave, e an c o r a n e l s e r a f i c o f o l k blues di Ap r i l e n e l l a f l a c c i d a b r u m a di Sar ah , o v v e r o i l L a n e g a n p i ù
s off ic e e s n e r v a t o , u n p a r a g o n e i m pegnativo ma neanche troppo per la
notevole voce di Shawn Clocchiatti.
Ne escono quindi confermati anzi
r aff or z at i i s o s p e t t i c i r c a l a p o t e n zialità del progetto, bomba lirica
che attende solo l’incrociarsi delle
l a n c e t t e p er r e g a l a r c i c h i s s à q u a l e
def lagr az ion e . ( 7 . 1 / 1 0 )
Stefano Solventi
To m B r o s s e a u – C a v a l i e r ( F a t cat / Audioglobe, ottobre 2007)
Genere: folk
Non ci si spiega come mai un musicista capace e dalla spiccata sens i b i l i t à c o m e To m B r o s s e a u n o n s i a
ancora riuscito ad abbandonare la
dimensione di culto. E dire che il
Nostro continua a “sperperare” con
regolarità impressionante – un disco all’anno - soggettive intense
ed emozionanti, a distillare senza
parsimonia chiaroscuri sussurrati,
a curare una voce tra le più originali sulla piazza, a mettere in mostra un scrittura vivida che ha sapore del blues e il mood di un soul
bianco appena abbozzato.
Cavalier non fa eccezione in questo senso, riconfermando ancora una volta le qualità dell’artista
americano, che per l’occasione
decide di limitare gli strumenti alla
sola chitarra acustica - con qualche
p i a n o f o r t e d i c o n t o r n o - , a ff i d a n d o
le sorti delle dieci tappe in scaletta
al “solito” fingerpicking impeccabile. Del resto non serve altro, quando sai miscelare con gusto country
minimale e folk (My Peggy Dear e
Amory) o creare melodie crepuscolari rimasticando un pugno di note
( l a s p l e n d i d a M y H e a r t B e l o n g s To
The Sea), ampliare le dodici bat-
tute del blues (Brass Ring Blues)
o consolare i cuori infranti a suon
di valzer e falsetti (Kiss My Lips).
Un compito che, anche in questa
occasione, il Nostro porta a term i n e s e n z a p a r t i c o l a r i d i ff i c o l t à ,
dando alle stampe uno dei migliori
episodi della sua carriera e prenotandosi di diritto un posto nella nostra personale top ten di fine anno.
(7.6/10)
Fabrizio Zampighi
To R o c o c o R o t - a b c 1 2 3 m i n i
LP (Domino / Self, 26 ottobre
2007)
Genere: kraut elettronica
abc 123 è un assaggio del prossimo album del trio tedesco, un
nuovo corso che già dal titolo si
preannuncia fondante, e come anticipatoci da Donald Lippok, e rimarcato nell’intervista presente su
Yo u u b e ( h t t p : / / w w w. y o u t u b e . c o m /
watch?v=JCQB7xAOhyg), si riparte da un sound diretto e ragionato
soltanto a livello di sample di partenza.
Al solito, i brani crescono per sovrapposizioni minime: tra i riferimenti il consueto zampino dei
Kraftwerk (Enigma), mentre l’apporto quartomondista di Schneider
si limita al minuto della conclusiva
e irrisolta H5. È tutto molto interlocutorio. Giri di manopola su un
paio d’asciutti loop e evoluzioni
minimal-tastieristiche che spesso non portano da nessuna parte.
Ciononostante, qualcosa di curioso
emerge dallo pseudo drum’n’bass à
l a A u t e c h r e d i LV X 4 d o v e a l b e a t
(e lo sfarfallio dei fruscii) si giustappone un arrovellante lavorio di
jazz cubista. Impressione quest’ultima che cresce dal pattern minacc i o s o d e l l a s u i c i d e i a n a Ve r s c h i e den. È una via ma non sembra che
i To R o c o c o R o t k r a u t a m e n t e i m p r o
si stiano capendo al volo. Mumble… (5.0/10)
Edoardo Bridda
Tr a b a n t - M u s i c 4 L o s e r s ( R ! S V P
- Self, 15 ottobre 2007)
Genere: wave pop
Meno di mezz’ora, ma valida. Con
una sua intensa ragion d’essere,
pure in un quadro che sostanzialmente potremmo dire “d’evasione”.
I Tr a b a n t s o n o u n g i o v a n e q u a r t e t t o
dall’attitudine wave pop guizzante
e angolosa, di quella che è bene
spargere ogni tanto sulle giunture (vere e metaforiche), tanto per
non arrendersi troppo al malanimo.
Non perché prive del morbo della
tristezza anzi proprio per come
s e m b r i n o a v e r n e s a g g i a t i g l i e ff e t ti, queste nove tracce arrivano col
piede giusto, aureolate di un’empatia arguta, in scia punk-funk ma
alleviate da una stringatezza wave
stuzzicante. Che fa perno sulla
quadratura chitarra-batteria-basso-tastiera, con verve angolosa e
asprigna, come potrebbero i nipot i n i c a z z o n i d e g l i S t r a n g l e r s ( Ve r y
B o r i n g , 1 8 7 P. C . ) , m a a n c h e s u u n
caratterino capace di consumare
lo scontro frontale One Dimensional Man/Liars (vedi la nevrastenia
a p r o n t a p r e s a d i G o n e To o F a r )
e di una scrittura tanto immediata
quanto ammaliante che confeziona
almeno un paio di potenziali hit per
radiolibere occhiute (il languore
s o u l a c e n t o a l l ’ o r a d i M i l k y Wa y e
l a p u n k - d a n c e f l e s s u o s a d i Wa s t e
Of Time).
Aggiungete quel fare sbrigliato
- la disinvoltura con cui mischiano spasmi Police, cinguettii di tastiera e rigurgiti Flashdance (The
Emptyness) - e il suo lato oscuro,
che fa capolino tra le ugge indolenzite di Happyness = Guiltyness,
e otterrete l’equazione semplice
ma non semplicistica di una indierock band dei nostri tempi, come
ne nascono e sempre ne nasceranno nelle periferie dell’impero dove
pullulano gli sfigati perennemente
orfani di qualcuno, ieri Pavement
e Radiohead, oggi !!! e Liars. E
domani, chissà. (6.8/10)
Stefano Solventi
Tr e n t e m ø l l e r - T h e Tr e n t e m ø l l e r
Chronicles (Audiomatique, 4
ottobre 2007)
Genere: elettronica
L’ A u d i o m a t i q u e l i c e n z i a u n a d o p p i a
r ac c o l t a c h e s e g n a i l r i t o r n o d i A n d e r s Tr e n t e m ø l l e r d o p o i l s u c c e s s o
di Th e L a s t R e s o rt s u P o k e r F l a t .
I l pr i m o d i s c o r i u n i s c e i l m e g l i o
della produzione del dj/produttore
c on a l c u n i i n e d i t i , m e n t r e i l s e c o n do presenta una selezione dei suoi
remix.
I n ap e r t u r a T h e F o r e s t , a m b i e n t p o lare cosparsa di frattali microbeat,
che fa parte del repertorio mentale
del danese, come la malinconica
M oan , n e l l a v e r s i o n e c o n A n e Tro l l e all a v o c e , u n o d e i b r a n i p i ù f a m o si. Le stesse atmosfere impregnano
anc he g l i i n e d i t i K l o d s m a j o r e B l o o d
in Th e S t r e e t s d a l s u o n o r a r e f a t t o ,
ritmiche essenziali e stratificazioni
s onor e c h e s i s o v r a p p o n g o n o i n e s or ab i l m e n t e .
Ry k k e t i d d e l 2 0 0 4 è i n v e c e u n o
di qu e i p e z z i c h e t u t t i h a n n o b a l lato, che va in cortocircuito in una
ragnatela di scariche e con una
ripartenza killer che fa saltare in
a r i a i l d a n c e f l o o r. N o n d a m e n o i l
r em ix p e r i R o y k s o p p d i W h a t E l s e
I s Th e r e c o n l a v o c e u l t r a - c a t c h y d i
Kar i n D re i j e r d e g l i s v e d e s i K n i f e ,
d e i q u a l i Tr e n t e m ø l l e r m a n i p o l a i l
br ano We S h a r e O u r M o t h e r ’s H e alt h, a b a s e d i r i m b a l z i a r k a n o i d i e
vocalizzi incalzanti da delirio per
uscire in sordina con una sessione
di agopuntura minimal. Notevole
a n c h e C o i n c i d a n c e d i S c ha f f a hus e r c h e v i e n e i m b r i g l i a t a i n l a cce tt i , f r i z z i e l a z z i g l i t c h y, mentre di
r e m i x d i b r a n i d i M o b y n o n n e p o ssiamo più...
N e l l a r a c c o l t a n o n t r o v i amo solo
e l e c t r o e t e c h n o , I D M e d ancefloor,
m a a n c h e l e v i s i o n i d u b d e i Kl o vn
e l ’ h i p h o p d i Wa n t 2 N e e d 2 , dove
l e r i m e d i S h a ro n P h i l l i p s ve n g o n o
a v v o l t e d a m a g l i e p o l i r i t mi ch e m i ste a campioni old school.
E quasi fosse necessario dimos t r a r e l a v e r s a t i l i t à d i Andres in
c h i u s u r a v i e n e p i a z z a t o i l remix di
L e s D j i n n s d e i c o n n a z i o n a l i Djuma
S o u n d s y s t e m, l a c u i sa r a b a n d a
ethno è frantumata in una miriade
d i c r i s t a l l i S w a r o v s k i , u n classico
d e l l e s e l e z i o n i B u d d h a B ar styl e .
L’ u t i l i t à d i q u e s t o t i p o d i raccolte,
c o m e a l s o l i t o , è d i r e n d er e d i sp o n i b i l i i n u n c o l p o s o l o b r a n i d i ffi c i l m e n t e r e p e r i b i l i p e r c h é presenti
s o l o s u m i x e c o m p i l a t i o n o come
b - s i d e d e l l ’ o r i g i n a l e . ( 6 . 5 / 10 )
Paolo Grava
Tu r b o F r u i t s – S e l f T i t l e d ( A r k
Recordings, settembre 2007)
Genere: r’n’r adolescenziale
Tu r b o F r u i t s è l ’ o ff s h o o t d eg l i o sa n n a t i B e Yo u r O w n P e t , e come per
l a b a n d u ff i c i a l e g o d e d ella stima
d i M r. M o o r e , t a n t o c h e ne g l i Sta t e s i l d i s c o e s c e c o l m a r chio della
E c s t a t i c P e a c e . D e l l a p a rtita sono
i l b a t t e r i s t a J o h n E a t h e r l e y e i l ch i t a r r i s t a J o n a s S t e i n , a i u t a ti a l b a ss o d a M a x P e e b l e s : m e s s i insieme i
t r e n o n s u p e r a n o l ’ e t à d i Iggy Pop,
m a s i l a n c i a n o n e l v e n t r e del rock
c o n l ’ i n c o s c i e n z a t i p i c a d e g l i sb a r batelli.
Ta n t o p e r s g o m b e r a r e subito il
sentireascoltare 89
campo d ai d ub bi, d ic iam o c he il disco gira benissimo. R i t o r n e l l i c h e
si appiccicano, melo d i e a z z e c c a t e ,
stacchi al fulmicoton e . O v v i a m e n t e
non so no da ce rca re qui s per im entalism i o avan gu ard is t ic he innov azioni, ma del sano r o c k ’ n ’ r o l l n e l
classico trio chita rr a- bas s o- bat t eria per pezzi da due m i n u t i o p o c o
più. Un pizzico di pu nk , qualc he ac cento b lue sy, u n b at t er is t a inv as ato ed ecco con fezionat i pez z i c he
maga ri n on p asse ranno alla s t or ia
del rock come mem o r a b i l i m a c h e
funzionano benissim o . P u r a s c a r i c a
adrenalin ica da (e p er ) adoles c enti imberbi. E per un a v o l t a t a n t o è
bello sentirsi ancora q u e l f u o c o c h e
brucia dentro al solo f i s c h i a r e d i u n
ampli. (6.8 /10 )
Stefano Pifferi
Underworld - Oblivion With
Bells (Pias / Self, 19 ottobre
2007)
Genere: prog brit ambient techno
Con la consueta ponderata veemenza, Orblivion With Bells, la
nuova collezione d’abiti techno
psych pop di casa Underworld, arriva sulle passerelle mondiali. A
colpire è proprio la castigatezza
dei capi. I capi? Già, se ci pensate, le coppie dance albioniche
sono definitivamente il corrispettivo delle grandi firme della moda:
mal che vada, a scadenze costanti,
avremo un prodotto elegante, ben
confezionato, ricco di storia e immaginario possibilmente coerente.
Di più: forever young. Karl Hyde e
Rick Smith rispettivamente classe
’57 e ’59, sono grossomodo i Dirk
Bikkembergs del caso: sportività
90 sentireascoltare
techno e gusto per la contaminazione (anche colta), tagli severi e
materiali innovativi, linee dritte e
sovrapposizioni calde. Come dicono gli inglesi, da queste premesse
“they can do no wrong”. Eppure rispetto alla riuscita sfilata A Hund r e d D a y s O ff , l a c a s s a s t e m p e r a ta a favore dei paesaggi psych-age
(quando non sprazzi wave), i profluvi prog-psych pinkfloydiani in
libertà, il passaggio che non apre
alla novità, è l’anticamera di un
limbo tecnologico deludente. Sia
sul lato strumentale sia in quello
propriamente pop si sprigiona una
malcelata stanchezza. Boy Boy
Boy (con l’ospite Larry Mullen degli U2) ha un ritornello brutarello e
un approccio indulgente a dir poco.
Insoddisfacente pure l’inserto gregoriano nell’house-funk normalpsych chiamato Crocodiles, che è
l’unica vera traccia da club.
Sicuramente le recenti colonne
sonore intraprese dal duo (quella
c o n G a b r i e l Ya r e d p e r B r e a k i n g
and Entering di Anthony Minghella e l’altra per Sunshine di Danny
Boyle), quando non hanno portato
a filiazioni dirette (Cuddle Bunn y V s T h e C e l t i c Vi l l a g e s , i s y n t h
a n g e l i c i d i To H e a l , i l p i a n o / v o c e
di Good Morning Cockerel…),
sono l’antefatto di tutto questo e
dei crescendi old-style con il freno a mano tirato come Faxed Invitation, come infine dei bruschi
ritorni al passato che innescano
pericolosi confronti chiamati Best
M a m g u E v e r . To r n a n d o a l l a m o d a :
provate a confrontare una sfilta
Dolce&Gabbana del ’91 e una attuale. Una di Bikkembergs prima
d e l l a f o l g o r a z i o n e I n t e r. È q u e s t i o ne di aderenza al proprio tempo,
ibridazione d’istanze, freschezza
ecc. Probabilmente per questi motivi, quando Hyde prende il microfono in Ring Road e va di slacking
working class su una base hip hop,
scatta l’applauso, e il remember
della collezione del ’94 chiamata
dubnobasswithmyheadman porta
indietro, troppo indietro. La versione DVD dell’album contiene alcuni
v i d e o c l i p e s l i d e s h o w, i l c l a s s i c o
riempitivo per dare un valore in
più a un media sempre più obsoleto come il cd. Il duo ha messo
in ascolto gratuito l’intero album
s u M y S p a c e ( h t t p : / / w w w. m y s p a c e .
com/underworld). (6.0/10) politico.
Edoardo Bridda
Ve g e t a b l e G – G e n e a l o g y ( O l i v i a R e c o r d s / Ve n u s , 1 2 o t t o b r e
2007)
Genere: indie-rock
Questo Genealogy sarebbe forse
piaciuto al Graham Coxon del ‘95
– per intenderci, quello dei Blur
di The Great Escape – tanta è la
carica pop di scuola british che
sprigiona, come del resto al Coxon
contemporaneo, estimatore delle
melodie meno lineari.
Questione di feeling, di declinazioni armoniche, di arrangiamenti,
di falsetti e chitarre rugginose, ma
anche di una scrittura in grado di
pescare a piene mani dai Novanta inglesi per dar vita a un visio-
ne musicale personale e dal forte
appeal. Al timone del disco volant e Ve g e t a b l e G c ’ è G i o r g i o S p a da, nocchiero con la testa tra le
nuvole ma i piedi ben piantati per
terra. Uno capace di traghettare il
suono della band dall’elettronica
degli esordi ad una musica che è
prima di tutto melodia, in bilico tra
gli archi e i coretti appiccicosi di
Go Wild e l’estetica barrettiana di
God Bless, l’elettronica docile di
(May) Be Like God e il Bowie di
C o m p l i c i t y, l e t a s t i e r e g i o c a t t o l o
di Us e il beat obliquo di The Cox
Man. Quaranta minuti di vibrazioni
fuori dal tempo capaci di catturar e s e n z a s u o n a r e r u ff i a n i , d a u n a
b a n d – a ff i a n c a n o i l g i à c i t a t o S p a da, Luciano D’Arienzo e Maurizio
Indolfi – che con poco sforzo ma
molto acume confeziona uno dei lavori più riusciti dell’anno. (7.3/10)
Fabrizio Zampighi
Vitalic – V Live (Pias / Self, 19
ottobre 2007)
Genere: electro-live
Un disco pressoché inutile. Una categoria, quella dei live di artisti legati alla scena dance o prossima ad
essa, che non condivido. Come una
serata in discoteca con l’attenuante,
però, che le uniche Luci Stroboscopiche presenti sono quelle del tuo
lampadario! Ecco tutto.
Sinceramente, e non me ne vogliano
i fedeli di Vitalic, ho resistito poco,
quasi nulla al disco qui presente.
Sentire la folla già sudata e preda di
chissà quale sostanza esultare per
l’intro di Polkamatic mi ha spossato
subito. All’istante. Quelle urla che
rimarcano l’aumentare dei giri e la
simbiosi col francese non vi dico…
Forse è a corto di euri e voleva batter cassa… Un consiglio da parte di
uno che ha apprezzato e non poco
Ok Cowboy: lasciatelo perdere; lui
come tutte le operazioni del genere.
(4.0/10)
Gianni Avella
Ween - La Cucaracha (Schnitzel
/ Goodfellas, 23 ottobre 2007)
Genere: indie demential
Vorrei proprio s a p e r e c o s a h o f a t t o
d i male , pe r bec c ar m i la t er z a r ecen sio ne di fi la di un dis c o dei f int i
fra telli Ge ne e Dean We e n . M e n o
dispersivi e i n q u a l i f i c a b i l i c h e n e l
pre ce de nte E P Fr i ends ( d a l q u a l e ,
pe r no n smen t ir v i, av et e il m al s enso di re cu pe r ar e la par alit ic a t i t l e
t r ac k ) , v i f a t e i n o g n i c a s o v a l e r e .
Tr a s t a c c h e t t i d e g n i d e I l P r a n z o
E’ Se r v i t o , b a l l a t e c h e p a i o n o u n
bols o D a v i d G i l mo u r d ’ o l t r e o c e a n o o r o b a d a p i a n o b a r, m a c c h i e t t e
country e power pop, vocoder da
v iet a r e p e r l e g g e e r i s i b i l i a v v e n t u r e in l e v a r e , s i a r r i v a a l l a f i n e s t r e m at i. P e r t a c e r e d e i t e s t i , a d a t t i s s im i a c h i è c o n v i n t o c h e A m e r i c a n
Pie s i a l ’ A n i m a l H o u s e d i o g g i .
Sorge un dubbio, a metà di questa
schizofrenica corsa, del tutto priva di un guizzo o della congiuntura
fortunata di una nuova What Deaner
Was Talking About:: che Melchiondo e Freeman siano in missione per
allargare i confini del “gusto rock”
- meglio se poggiandosi sulla riconquistata reputazione indie - a fin di
bene (il nostro, va da sé). Come se
desiderassero a tutti i costi convincerci che Santana in salsa prog, musical di quarta e space music inebetita non siano faccende deprecabili
ma l’ultima frontiera dello sdoganamento. Sarà, ma io non ci sto: come
diceva la buonanima di Totò, “ogni
limite ha una pazienza.” (5.0/10)
Il risultato è una trepida tensione
sintonizzata sulle frequenze avant e
stilose tipo Hancock e Shorter periodo davisiano, il tutto corroborato da
una pervadente vena soul-spiritual
e da repentini sfilacciamenti free (si
prenda la splendida Soledad, quasi
dieci minuti di densa agilità ritmica,
ricami accorti, denso sviluppo melodico ed assolo febbrili). Lungo tutto
il programma la tensione tra impegno
e lirismo si risolve in una calda e generosa vitalità, evocando talvolta la
solenne amarezza gospel di Mingus
(vedi i rallentamenti bandistici di
Tutsi Orphans), talaltra la metodica
trasfigurazione blues di un Davis (la
circolarità ossessiva di Land Song).
Calore e generosità quindi, sia nella
speranzosa title track - ballad dal-
Giancarlo Turra
William Parker Raining On The
Moon - Corn Meal Dance (AUM
F i d e l i t y, o t t o b r e 2 0 0 7 )
Genere: jazz soul
William Parker è un (contrab)bassista newyorkese classe ‘52, sbocciato all’ombra del grande Cecil Taylor e cresciuto a stretto contati di
calibri come David Ware e Roscoe
Mitchell, senza disdegnare escursioni/evoluzioni con Spring Heel
Jack e DJ Spooky. Un tipo aperto
insomma, così come la sua concezione di musica - pervasa di spiritualità affrancatrice - e di leadership,
attenta e bendisposta ad accogliere
le iniziative/attitudini dei compagni
di viaggio. Il combo Raining On The
Moon, solo uno dei suoi molti progetti, si avvale del quartetto-base di
Parker (Lewis Barnes alla tromba,
Rob Brown al sax alto e il grande
Hamid Drake al drumming) con l’additivo della voce di Leena Conquest
(splendida cantante, ballerina e autrice di versi) e – per la prima volta - della sorprendente pianista Eri
Yamamoto.
la malinconica euforia, inno panico
e assieme auspicio di liberazione che nei duetti piano-voce di Prayer
e Poem For June Jordan, laddove il
pathos a dire il vero rasenta l’eccesso.
Diciamo che la disinvolta scorrevolezza funk di Doctor Yesterday ed
il boogie smussato di Gilmore’s Hat
sono l’opportuno contrappunto, col
loro sciogliersi emotivo in un pullulare pastoso di squilli e vampe. Lo
stesso dicasi per quello che forse è
il pezzo migliore del lotto, una Old
Tears che ciondola urbana e vaporosa, stropicciata come ogni blues dal
cuore indolenzito, il lavorio palpitante del basso una fanghiglia inquieta su cui gli assolo soffiano volatili.
Nient’altro che un bel disco, lenitivo
per cervelli stanchi di pessimismo.
(7.0/10)
Stefano Solventi
sentireascoltare 91
Wolves In The Throne Room –
Tw o H u n t e r s ( S o u t h e r n L o r d /
Goodfellas, settembre 2007)
Xasthur – Defective Epitaph
(Hydra Head / Goodfellas, ottobre 2007)
Genere: black metal
Il luminoso incedere di Dia Artio con
quelle sue tastiere e chitarre psych,
non è esattamente il tipico inizio che ti
aspetteresti da un disco di black metal. È solo con la successiva Behold
The Vastness And Sorrow che ci rendiamo conto di come il germe oscuro
dei Celtic Frost e dei Bathory abbia
posto le sue radici anche a Olympia,
nel freddo nord-ovest dell’Impero
americano. Da lì provengono i tre
Wolves In The Throne Room, autori
di questo Two Hunters che esce per
l’etichetta “colpevole” della rinascita
metal degli ultimi anni, la Southern
Lord ovviamente. Il loro black metal
pur mantenendo furia e velocità tipica dei maestri norvegesi (Mayhem in
primis), si lascia ibridare da influenze
che spaziano dai My Bloody Valentine passando per il folk apocalittico
dei Current 93 fino toccare un certo
post-rock chitarristico. Di sicuro una
delle sorprese dell’anno in ambito metal, e non solo; ma soprattutto
questa loro apertura mentale rende
il disco appetibile anche a tutti quelli
che pensano che black metal voglia
dire solo corpse paint, chiese bruciate ed omicidi.(7.0/10)
Il progetto del losangelino Malefic,
aka Xasthur, famoso per frequentare il salotto dei Sunn O))), non lo si
scopre adesso. Attivo fin dagli anni
Novanta il suo progetto è sempre
stato caratterizzato da velocità insostenibili, voce da animale scuoiato e
da arpeggi funerei. Questo Defective
Epitaph non deluderà di certo i suoi
fan, pur evidenziando piccole ed apprezzabili variazioni come in A Memorial To The Waste Of The Life, la cosa
più vicina ad una ballata che Malefic
possa produrre, e in Unblessed Me,
dove gli ultimi Earth non sono poi
così lontani. (6.7/10)
Nicolas Campagnari
Wooden Shjips – Self Titled
(Holy
Mountain,
9
ottobre
2007)
Genere: psych rock
I Wooden Shjips sono un gruppo
così rétro che fra poco cominceranno ad andare indietro nel tempo.
Già il fatto che abbiano scelto come
nome il titolo di una vecchia canzone dei Jefferson Airplane la dice
lunga. Aggiungiamoci pure che i ragazzi vengono da San Francisco e
che con certi suoni ci sono evidentemente cresciuti e il verdetto è presto espresso. Condannarli a fare da
roadie per i Led Zeppelin sarebbe
per loro una manna dal cielo. Mandarli a lezioni di sballo dal Re Lucertola sarebbe come raggiungere il
nirvana. La loro proposta è quindi
né più né meno che una proposta di
genere, che come esce dai suoi confini muore per mancanza di ossige-
no. Ma quando ci sono dentro (cioè
pressoché sempre) non gli manca la
mano o il mestiere. Lucy’s Ride per
esempio è come la migliore b-side
degli Spacemen 3. Blue Sky Bends non la scambi per un brano dei
Doors solo perché non c’è l’organo,
che invece appare sulla conclusiva
Shine Like Suns che più krauta di
così non si può. Un bel bignami di
acid rock, psichedelia e hard rock
anni ‘70, ma qualcuno gli dica che il
92 sentireascoltare
calendario segna 2007 e fra poco ci
toccherà pure archiviarlo. (6.0/10)
Antonello Comunale
Wzt Hearts – Threads Rope
S p e l l M a k i n g Yo u r B o n e s ( C a r park, 16 ottobre 2007)
Genere: drone noise
Si scrive Wzt Hearts, si pronuncia
Wet Hearts. Vengono da Baltimora,
sono giovani, fanno rumore. A volte è tutto così semplice. Di certo è
preferibile vedere i ragazzi americani trafficare con i droni piuttosto
che con le armi. I quattro tipi in questione hanno in animo di fare una
bella strage, ma a suon di feedback
e senza spargimento di sangue, forse giusto qualche timpano. Si chiamano Mike Haleta (laptop, pedali,
chitarra), Shaun Flynn (batteria e
voci), Jason Urick (ancora laptop) e
Jeff Donaldson (mixer e Commodore 64… si proprio quello). Diciamo
pure che la loro musica si può ridurre ad una forma di sperimentalismo
coatto. Drone noise di ordinanza,
sbruffonissimi accenni free jazz della sezione ritmica, digitalismo spacey per pittori laptop muniti, musica
cosmica aggiornata alle tecnologie
del 2000. Fossero studenti italiani
nella scuola dell’obbligo, le maestre
direbbero che i ragazzi si impegnano
e mostrano capacità di apprendere
rapidamente da quello che gli gira
intorno. E così fanno. Cercano costantemente un punto di contatto tra
la cosmica d’ambiente dei Fullerton
Whitman, dei Fennesz, dei Tim Hecker e il noise in pasta di feedback
della generazione Wolf Eyes e Burning Star Core. Loro si posizionano
nel mezzo. Hassier per esempio è
come una endless summer che finisce a Lisbona. Lava Nile come una
mente bruciata che delira cantando
armonie in ultravioletto. Ma al di là
di citazioni, occhiolini, omaggi più o
meno scoperti, i Wzt Hearts ci consegnano un prodotto che non fa una
grinza, ma che nemmeno si fa notare per una ricerca espressiva del
tutto autonoma o una qualche forma
di originalità, che di questi tempi, è
cosa sempre più impossibile da ottenere. (6.8/10)
Antonello Comunale
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NOVEMBRE
VENERDÌ
16
NOVEMBRE
LUST MINUTE
D-NOX
ALBERT VORNE
[email protected]
SABATO
17
BASIC
NOVEMBRE
FROM KARAOKE TO STARDOM
THE SELPH
DIBE
VENERDÌ
23
NOVEMBRE
MILANO IS BURNING WITH LUST
IL DEBOSCIO
ALBERT VORNE
PINK EYE LIVE
SABATO
24
NOVEMBRE
MOVEMENT
DETROIT TECHNO MEETING
DJ MACHINE
VENERDÌ
30
NOVEMBRE
FUNK YOU
DJ MURPHY
DJ ONIKS
DJ MACHINE
Backyard
A A . V V. – M o n i t o r P o p D V D
(Monitor Pop / Audioglobe,
novembre 2007)
Genere: cultura contemporanea collection
Qualsivoglia raccolta eterogenea come questa pone alcuni
problemi, che discendono da
accuse frettolose di tracotanza,
le quali possono tranquillamente, nella maggior parte dei casi,
essere confermate. In che senso? Pensate a un’etichetta (che
già si chiama Monitor Pop) che
fa uscire un DVD di interviste,
fotografie, video-art e video-clip
attribuendogli un monitoraggio
della “cultura contemporanea” e
vi farete un’idea. Il che implica
che chi è coinvolto nel progetto
è fico, gli altri meno, o, parafrasando, che costui o colui sono i
più importanti, i più rappresentativi di questo o quel genere,
arte, vicenda umana collettiva.
Va b e n e p e r K o s u t h – p a d r e
dell’arte concettuale (che nella
sua intervista sale in cattedra),
va bene per Mark Stewart (ma
non per il video scelto, Hysteria,
che ne mortifica la mole uma-
94 sentireascoltare
na e musicale), per Hermann
Nitsch (azionista viennese), per
i Throbbing Gristle… forse per
Matthew Herbert un po’ meno.
Non per cattiveria, ma le sue parole ridimensionano il personaggio, privando i suoi lavori della
necessaria ironia, introducendo
il sospetto di una sorta di ingenuità politica. Sì, perché se esiste una lettura unificante di Monitor Pop questa si gioca su una
libertà d’esprimere i propri concetti nei tempi da loro prescelti. Portarsi a casa il racconto in
presa diretta dei Throbbin’ e di
Mark Stewart a 15 euro ha già
di per sé un valore imprescindibile e se aggiungiamo che c’è
bisogno di una circolazione delle informazioni che vada oltre le
arti singole, allora è sacrosanto
non farsi mancare la biografia
del regista israeliano trapian-
doppia accezione di dimensione
politica dell’arte, facendoci propendere meno per quell’interventismo dell’arte nel dibattito
politico (questa è la versione di
Herbert e del suo peraltro giustissimo anti-bushismo) che per
l’effervescenza politica di un’arte che fa vedere quante possibilità ci sono al mondo, un’arte di presa di consapevolezza,
ma non del tipo socialista, anzi
propria di un pensiero debole.
Gli esempi ci sono, a partire dal
solito Genesis P-Orridge, biologicamente e socialmente, da
Kosuth, semioticamente.
Non è certo l’unica lettura possibile – e sennò non avremmo
imparato la lezione. Ma se anche non ci fosse alcun disegno,
a parte l’autopromozione, dietro
a questo DVD, ascoltare e vedere ragionare gente di questo calibro (e posizione nella contemporaneità) vale molto di più che
reperire le stesse informazioni
dall’archivio del vostro magazine specializzato di fiducia. Noi
stessi che abbiamo abbondantemente parlato e fatto parlare
gli idoli alt-pop summenzionati, non abbiamo avuto il grande
vantaggio del video e spesso
neanche del face to face. Le
interviste inoltre sono esaustive con i protagonisti in piena
t a t o a N e w Yo r k , A m o s K o l l e k ,
espressionista e rock’n’roll per
cui c’entra. È indispensabile,
s e m p r e a N Y, e n t r a r e n e l m o n d o
performativo del gender bender
L e i g h B o w e r y. C ’ e n t r a a n c h e l u i .
Sapere che c’è stato un prima
e dopo Giuliani, un prima e un
d o p o H I V. C ’ e n t r a t u t t o e t u t t o
fa parte di questa un po’ meno
inconoscibile contemporaneità.
Un adesso che finite le tre ore
del DVD non sarà più perfettamente lo stesso. (In chiusura,
una citazione per una piccola
gemma che ci ha tenuti incollati come bambini allo schermo alle tre di notte, dopo già due
ore di visione, ovvero Ring Of
Fire di Andreas Hykade, videoanimazione che fa appassionare
a due cowboy - soprattutto a uno
- che vanno a peripatetiche, gustoso, fortissimo esteticamente
– diremmo quasi poetico, se non
temessimo di passare per Mollica). (8.0/10)
Edoardo Bridda e Gaspare
Caliri
A A . V V. – P e o p l e Ta k e Wa r n ing! Murder Ballads & Disaster
S o n g s 1 9 1 3 - 1 9 3 8 ( To m p k i n s
Square, 25 settembre 2007)
Genere: folk blues
To m Wa i t s n e l l a s u a n o t a i n t r o duttiva definisce queste canzoni
forme rudimentali di letteratura
pulp e “tabloid orali dell’epoca”.
L’ e p o c a i n q u e s t i o n e è q u e l l a
della grande Depressione americana degli anni ’20 e la raccolta di cui stiamo parlando
è quella che marchia a fuoco
il 2007 seguendo una serie di
produzioni d’eccellenza come
Goodbye Babylon o i box Revenant dedicati a Charlie Patton
e A l b e r t A y l e r. Tu t t i , t r a l ’ a l t r o ,
curati dalla designer Susan Archie, che per l’occasione si inventa un formato da old book
rettangolare e utilizza materiale
fotografico dell’epoca rendendo
anche questa raccolta assolutamente imprescindibile per i
collezionisti. Sul piano musicale
i dischi sono tre e passano in
rassegna, come recita il titolo,
le canzoni dedicate ai grandi disastri dell’epoca e le classiche
m u r d e r b a l l a d s . L’ a p p r o c c i o è
filologico e suddivide le canzoni
in base alle tematiche. Man V
Machine sul primo disco. Man
V Nature sul secondo. E ovviamente Man V Man (And Woman,
To o ) s u l t e r z o . M a n V M a c h i n e
parte con un brano dedicato alla
t r a g e d i a d e l Ti t a n i c a f i r m a d i H i
Henry Brown & Charlie Jordan,
mentre il misconosciuto Cantor
Joseph Rosenblatt intona un
traditional ebreo per il disastro.
Sempre alla storica tragedia si
rifanno altri brani contenuti nel
disco, come lo stream of conciousness di Frank Hutchinson
o l’episodio firmato da Ernest
S t o n e m a n . D a l Ti t a n i c s i p a s sa poi agli incidenti ferroviari,
il più famoso dei quali, quello
dell’Old 79 che il 27 settembre
1903 deragliò in Virginia, viene
raccontato dagli Skillet Lickers.
Non mancano gli incidenti di
macchina, come quello musicato
dai J.R. Mainers’ Mountaineers
ispirato dall’Atlanta Greyhound
Bus che nel dicembre del ’35
uccise quattordici persone cadendo da un ponte sul fiume Appomattox in Virginia. Il secondo
disco è dedicato ai disastri naturali. Ernest Stoneman entra in
uno studio di registrazione per
raccontare della tragica piena
del Mississippi del ’27 quando questa sta durando già da
un mese. Non è la sola canzone qui raccolta che ne narra le
tragiche sorti. Passano in rassegna una dietro l’altra, la Dixie Boll Weevil di John Carson e
la prima registrazione di Charlie Patton Mississippi Boweavil. Jack Mahoney e Bob Miller
invece registrano, appena tre
giorni dopo l’evento, le vicende
dell’incendio al penitenziario di
stato dell’Ohio, che il 21 aprile
del 1930 uccise 322 prigionieri.
Brano tra l’altro particolarissimo
che riporta anche un dialogo a
mo’ di piece teatrale, tra la madre di un detenuto morto e un
secondino. Il terzo disco raccoglie le classiche murder ballads.
La celeberrima Pretty Polly non
poteva mancare. Qui viene riportata una stupenda versione a
firma di John Hammond.
La storia è sempre la stessa.
Pretty Polly incinta viene uccisa
dal suo fidanzato, un carpentiere di marina di nome John Billson fuori Gosport, in Inghilterra. La leggenda riporta che lui
imbarcatosi veda il fantasma di
lei con il bambino in grembo e
terrorizzato da questa visione
si decida a confessare l’orrendo crimine. Una storia simile è
quella di Naomi Wise, anch’ella incinta e anch’ella uccisa dal
suo amante in North Carolina
nel 1808. A raccontarcelo e Clarence Ashley con la sua tecnica
da egli stesso definita “sawmill
tuning”, “accordatura da segheria”. E si continua così tra
amanti omicidi, padri infuriati,
t r a g e d i e d i t u t t i i g i o r n i . L’ e d i -
toriale contenuto nel libro allegato, firmato da Henry “Hank”
Sapoznick e intitolato ironicam e n t e “ F r o m T h e G r a v e To T h e
Groove” si incarica di dare un
quadro musicale di insieme alla
raccolta. Spiega perché la maggior parte degli autori presenti
sono bianchi del Sud e perché
i neri all’epoca venivano tutti
o quasi catalogati come autori
blues indipendentemente da stile e argomenti. Insomma, questa è un’incredibile raccolta di
vero e proprio “folk apocalittico” proveniente da “un’epoca in
cui le canzoni erano strumenti
per vivere” come giustamente
s e n t e n z i a To m Wa i t s n e l l a s u a
introduzione. Un acquisto indispensabile per gli amanti del
pre-war blues e… della “cronaca nera”.
Antonello Comunale
Joy
Division:
Unknown
Pleasures,
C l o s e r,
Still
–
C o l l e c t o r ’s
Edition
A A . V V. - C o n t r o l O . S . T. ( R h i n o
/ Wa r n e r, 3 0 o t t o b r e 2 0 0 7 )
Genere: post punk
Che la celebrazione continui.
In corrispondenza dell’uscita
del biopic Control (non nelle
sale italiane, disgraziatamente), ecco puntuali le Collector ’s
Edition dei tre dischi del catalogo ufficiale dei Joy Division,
confezionate come sa ben fare
la Rhino - ovvero, provviste di
booklet aggiornati e bonus disc
-, nonché la soundtrack della
pellicola in questione. Rimandandovi all’articolo che trovate
nella sezione classic per l’ap-
sentireascoltare 95
profondimento sugli album veri
e propri, basti dire che le registrazioni live qui presentate
come extra – rispettivamente At
The Factory, At ULU, At High
W y c o m b e To w n H a l l , t u t t e e t r e
risalenti ai primi mesi del 1980
- non aggiungono granché al canone della band, a parte aggiornare con versioni decisamente
migliori il repertorio del concerto di Still, sia dal punto di vista
del suono che dell’esecuzione
(tranne qualche eccezione come
D i s o r d e r e L o v e W i l l Te a r U s
Apart, di cui probabilmente non
esiste una versione dal vivo decente). Presi come documento,
i tre dischi mostrano un gruppo
dal forte impatto fisico ed emotivo, soprattutto in Dead Souls e
Atrocity Exhibition, di un’intensità quasi insopportabile; non
mancano neppure chicche come
Novelty e The Only Mistake. Curiosità: nonostante le scalette
siano per la maggior parte delle
anteprime di Closer (comprese
le rare Isolation e The Eternal),
durante il primo concerto si
può sentire il pubblico chiedere a gran voce pezzi dell’EP An
Ideal For Living come No Love
Lost e Warsaw; segno inequivocabile di un culto già allora fedelissimo (7.0/10 a tutti e tre gli
extra).
A mo’ di ideale appendice, la
colonna sonora di Control raccoglie alcune tracce basilari per
entrare appieno nella weltanshauung dei Joy Division e comprenderne la genesi; la scaletta
segue il dispiegarsi della trama
della pellicola, con sporadici
inserimenti di dialogo a reggere il filo narrativo, in maniera
fortunatamente non invasiva. Si
v a d a W h a t G o e s O n d e i Ve l v e t
Underground, al glam rock di
Bowie, Roxy Music e l’Iggy Pop
de-umanizzato di The Idiot, al
prog arty degli oscuri Supersis t e r, p a s s a n d o p e r l e g g e n d e d i
Manchester come Buzzcocks
e John Cooper Clarke, nonché,
ovviamente, per i cruciali - per
differenti motivi - Pistols e Kraftwerk. Gli stessi Joy Division
sono poi presenti con il poker
96 sentireascoltare
epocale di Dead Souls, Atmosp h e r e , L o v e W i l l Te a r U s A p a r t e
Tr a n s m i s s i o n ( l i v e a l l a G r a n a d a
TV con introduzione del patron
To n y W i l s o n ) , n o n c h é - i n d i r e t tamente - con l’unica cover della soundtrack. Nelle mani dei
Killers Shadowplay diventa un
inno da disco-club, meno agghiacciante di quanto si possa
temere, anzi riplasmata con riverenza stilistica nei confronti
dei modelli (dopo tutto questi
ragazzi hanno preso il nome da
un video dei New Order, no?).
A proposito, qui troviamo anche
l’ultimo materiale inedito pubblic a t o d a i S u m n e r, H o o k e M o r r i s ,
ovvero tre brevi e liquidi strumentali a commento di altrettante scene chiave del film, in cui
marchio di fabbrica sonoro del
trio è impresso a fuoco (nota a
margine: sulle prime si pensava
dovessero uscire sotto la sigla
Joy Division, poi, per fortuna,
ha prevalso il rispetto). (7.5/10)
Antonio Puglia
vimento di rottura Fluxus.
Giuseppe Chiari, in questo quadruplo box celebrativo dell’attività della nostra artista, correttamente individua la precipua
unicità del suo gesto intepretativo. Il booklet allegato a questa
edizione vi fornirà solo deboli
indizi dell’importanza del connubio artistico Moorman-June
Paik. Raccolta di testi, fotografie d’epoca, documenti di ogni
genere, il mastodonte dedicato
alla Moorman consente di rivisitare, tramite i 4 CD inclusi, anche il repertorio di tanti grandi
modern composer americani di
questo secolo. Ed ecco Charlotte Moorman e June Paik al
piano presso la Gelerie Aachen,
Germania 1966, che eseguono
la Sonata n°1 For Adults Only
di Paik e “cosette”di Cage, Bussotti, Brown, Chiari, Ichiyanagi.
E poi ancora una serata tenuta presso la Judson Hall a New
Yo r k ( 1 9 6 4 ) e , p e r f i n i r e , n e g l i
ultimi due CD, le esecuzioni del
Concerto For Tv Cello and Videotapes (stupenda l’invenzione
del videocello!) del solito Paik e
The Long Hot Summer di Jacks o n M a c L o w. I m p e r d i b i l e . L a
Moorman oggi non è più tra di
noi, ma quest’atto d’amore Alga
Marghen rimanga a futura memoria della grandezza artistica
di Charlotte. (8.0/10)
Massimo Padalino
Charlotte Moorman - Cello Anthology (Alga Marghen, 2007 4CD Box)
Genere: avantgarde
Di Charlotte Moorman se ne è
sempre parlato poco. Specie
dalle nostre parti. Eppure è stata una delle protagoniste indiscusse, questa violoncellista,
della scena avant-garde statunitense fin dai primi anni ‘60. La
sua importanza fu anche nell’essere musa del giovane (allora)
compositore e artista visivo
Nam June Paik e nel coltivare
strettissime connessioni col mo-
Foetus – Male! - In Excelsis
Corruptus Deluxe DVD (Mvd
Visual / Goodfellas, ottobre
2007)
Genere: industrial
Prima di tutto c’è il ritmo. Caldo, aggressivo, virulento, incontrollabile. Liberate James Brown
dall’aldilà! Poi ci sono le chitarre,
p a s t o s e e g r a ff i a n t i e s u l l a d e s t r a
ti accorgi che a suonarle c’è quella faccia da killer metropolitano di
N o r m a n We s t b e r g ( S w a n s ) . P o i c i
sono le tastiere a liberare suoni
pomposi e teatrali e un violino infettato a spargere veleno un po’
ovunque. Infine c’è lui. James
George Thirlwell, in arte Foetus
e tante altre cose ancora… Eccolo qui, un altro principe delle
tenebre sputato fuori dalle fogne
newyorkesi a cavallo tra gli ’80 e
i ‘90. Una vaga somiglianza con
L a y n e S t a l e y, l o s g u a r d o d a m a niaco plurimocida doverosamente
sottolineato dal gioco di luci e una
presenza scenica da cafonissimo
metallaro. Immobile quando c’è da
biascicare parole di vergogna e
epilettico manichino nei momenti
più aggressivi. Scopriamo l’acqua
c a l d a s e d i c i a m o c h e Tr e n t R e z nor e Al Jourgensen apprenderanno la lezione e la evolveranno ulteriormente, ciascuno secondo la
propria personalità, ma visto oggi
in questa logorissima e fetentis-
sima VHS riversata su un DVD
finalmente reso disponibile in formato “All Region”, Foetus semina zizzania noise-industrial con
tutta la compiacenza del caso.
Anzi. La patina sporchissima del
nastro finisce con il contribuire
all’operazione dando, volente o
nolente, un taglio alle riprese da
crudo bootleg. Passano in rassegna classici intramontabili del suo
repertorio: English Faggot, Honey
I’m Home, Butterfly Potion, Death
R a p e 2 0 0 0 , S t u m b o , Yo u r S a l vation. Poco da dire. Nel mondo
del vero rock’n’roll santi e profeti
stanno a zero e i cattivi maestri
vanno glorificati con la devozione
che si dedica ai piaceri più colpevoli e nascosti. Foetus Uber
Alles! (7.5/10)
Antonello Comunale
G.G. Allin & The Murder Junkies – Hated Special Edition
DVD (Mvd Visual, novembre
2007)
Genere: shit-punk
Le chiacchiere stanno a zero,
come recitava una famosa reclame. Al confronto, le autoflagellazioni di Darby Crash e dell’
Iggy Pop Stooges-era sono tea t r i n i D i s n e y. L u i è J e s u s C h r i st Allin notoriamente noto come
G.G. Allin, un castigo di Dio vomitato su questa terra dopo una
relazione tra un fanatico religios o , M e r l e A l l i n S r, e u n a t a l e A r l e t a G u n t h e r.
Che dire senza cadere nell’ovvietà e nei luoghi comuni? Possibile che questi si sentisse talmente un messia da permettersi
defecazioni e masturbazioni on
stage, di infilarsi una banana lì
dove non batte il sole dinanzi a
divertite (?) matricole universitarie, litigare sistematicamente
con quei (s)fortunati spettatori –
p a g a n t i ! – p r e s e n t i a i s u o i s h o w,
per poi morire e farsi tumulare,
in mutande, vicino una bottiglia
di Jack Daniel’s e un microfono
stretto tra le luride mani? Essì,
forse ci si sentiva.
Quel microfono poi, simbolo di
un cantante che cantante è un
eufemismo, un tizio per cui la
musica era solo un mezzo per
inscenare la sua piece grandguignolesca (nella famosa apparizione al Geraldo Rivera’s
t a l k s h o w, l a f o t o a i s u o i p i e d i
sembra proprio di Alice Cooper… cominciata con una serie
di improbi gruppi punk-hardcore
nella seconda metà dei ‘70 sino
a giungere ai terminali Murder
Junkies col fratello Merle.
Tu t t i i n t e r v i s t a t i i n q u e s t a s e conda ristampa di Hated in DVD,
dal denudato (a frequentare lo
zoppo…) batterista Dino Sex a
John Rinaldi, dal detto fratello
sino agli amici e professori che
l’hanno avuto in dote nei giorni
d e l Ve r m o n t . N e l m e n t r e , s c o r rono commenti e immagini del
Nostro che si fustiga, litiga a
suon di bastonate (di microfono,
ma con l’asta!) con chicchessia
ed “evacua”, appunto, tutto il
possibile cospargendosene poi
viso e corpo.
La musica, ehm, trattasi di canonico punk dopolavorista à la Sex
Pistols che in verità nulla sarebbe senza l’immagine di un essere andato per overdose dopo
36 anni di esistenza. Che lo si
voglia o no, il criticabile, deplorevole, schifoso e degenere GG
interpretava l’etica punk a modo
suo. E quando alle immagini del
funerale segue un collage di
foto (uno dei tanti bonus della
nuova edizione) accompagnato
dalla folkie When I Die – lui, da
seguace di Hank Williams a menestrello stile Manson in Lies non nascondiamo, dopo tutte le
feci propinateci, un’inaspettata
tristezza; per cosa poi, non si
sa…
Gianni Avella
Labradford – Prazision (Krank y, 1 9 8 3 - K r a n k y / W i d e , 1 2
novembre 2007)
Genere: post-rock
Prazision fu una pietra miliare,
nel senso originale dell’espressione, non nel suo (sbagliato)
uso comune; segnò cioè un discrimine tra un prima e un dopo,
il segno di un passo; inaugurò
una fase, un mondo, un modo di
s u o n a r e e d i p o r s i . L’ e s o r d i o d e i
Labradford, quel bagliore del
1993 che fa ancora sobbalzare
più di una penna, fu infatti anche la prima pubblicazione della
Kranky Records, l’etichetta di
sentireascoltare 97
Chicago che tanta parte ebbe
nei Novanta; e la Kranky è perfettamente rappresentata dalla
vicenda labradfordiana.
Prazision aveva poi già in sé
quell’equilibrio precario che divenne il marchio di fabbrica dei
Labradford, instabile come una
referenza
psichedelica,
fluttuante come musica d’ambiente
che non distoglie ma attrae l’attenzione. Qui sta il primo punto: l’esordio del combo Carter
Brown / Mark Nelson, allora un
duo, parlava una lentezza non
del tutto ambientale (o non ancora), ma un diradamento che
lavora per sottrazione – componendo delle canzoni allo stato
embrionale (o fatte, semplici e
sconvolgenti, come la splendida Accelerating On A Smoother Road); è musica che non
si adatta agli ambienti – come
la muzak – ma rende ogni ambiente di una qualità vagamente
straniante. La beltà può essere inquietante (ecco il secondo
punto), una cosa che i Labradford avrebbero continuato a
insegnare, e che invece molti
attuali post-rockers hanno completamente dimenticato.
E infatti torniamo al presente;
Prazision è ora ristampato dall a K r a n k y, i m p r e z i o s i t o , r i s p e t to all’originale, nel packaging,
ma soprattutto da un lavoro di
masterizzazione più raffinato e
dall’aggiunta dell’unica uscita
precedente nella discografia del
duo di Richmond, ovvero il 7”
Everlast (per intero, compresa
la b-side Preserve The Sound
Outside, dato che la traccia
omonima al singolo era già sta-
98 sentireascoltare
ta introdotta nella versione in
CD dell’album). E, nel presente,
riascoltandolo, non si tornerà
al passato, ma si leviterà con
loro.
Gaspare Caliri
pop) Barrett di Cast In The Haze
(Been There Four Days), il puro
mestiere “ma averne” del Mersey Beat di Cast In The Haze
(Been There Four Days), la sbilenca (e stonata) Lennon-ballad
Girl From Nyc (Named Julia).
Infine ci sono le pure gag: gli
anni ’30 di Charlie And Freddy
e la canzone dal titolo già mitico There Is Nothing Wrong With
Hating Rock Critics (fate conto
gli Of Montreal in combutta con i
Ramones). Il nuovo album uscirà nel 2008, Wikipedia svela già
un titolo provvisorio: Skeletal
Camping. (7.0/10)
Edoardo Bridda
Of Montreal - If He Is Protecting Our Nation... Then Who
Will Protect Big Oil, Our Children?
( Tr a c k ’ n ’ F i e l d , 2 0 0 3 ristampa Polyvinyl, 23 ottobre
2007)
Genere: sixties-pop revisited
gay for non gay audience
Ancora loro? Sì, ancora loro e
non vogliono smettere di farci fischiettare il loro svenevole
pop beatlesiano. A pochi mesi
dall’eppì Icons, Abstract Thee
nel quale la band di Kevin Barnes
tornava ad arrangiamenti meno
pomposi e essenzialmente indie
pop, questa infornata ne segue
le tracce, riavvolgendo la bobina a un format prevalentemente
guitar oriented (ma pur sempre
farcito di tastiere psych). In verità la cosa ha un senso: parliamo della ristampa di una collezione d’inediti originariamente
p u b b l i c a t i d a l l a Tr a c k A n d F i e l d
nel 2003. E vi basti sapere che
la scrittura, allora come oggi, è
ben al riparo dall’aridità, e come
la reinvenzione dei Fab Four (e
della Nugget generation) fonte
d’inesauribile creatività “povera”. Fuori dal tempo. Giusto per
essere oziosi, in rassegna abb i a m o M y, W h a t A S t r a n g e D a y
With A Swede, melodia ultra
cheesy con scimmiottamenti di I
W a n t To H o l d Yo u r H a n d e c h i tarre hawaiane sul finale; il geniale baronetto pop virato (synth
P y l o n – G y r a t e P l u s ( 1 9 8 0 - D FA
Records, 16 ottobre 2007)
Genere: new-wave
L’ o r g a n i g r a m m a d e l l e r i s t a m p e
new wave si arricchisce di nuov i s c e l t i . To c c a a i P y l o n , y a n kee di stanza georgiana e prime
movers di una scena, quella di
Athens, oggi notoria ma ai tempi, cioè all’alba dei ’70, appena
un cantiere aperto.
L i s o c c o r r e i l f a n J a m e s M u r p h y,
uno che non ha mai lesinato elogi per la banda di Athens e per
quel disco, Gyrate, che riuscì a
ritagliarsi un oneroso rispetto in
quei giorni che, solo per citare
qualche nomignolo alla rinfusa,
si accoglievano i giovani debutt i d i P o l y r o c k e Yo u n g M a r b l e
Giants (entrambi, tra l’altro, recentemente ristampati), Feelies,
Killing Joke e Bauhaus.
L’ a n t e f a t t o p e r ò r i s a l e a l l a s t a gione precedente, quando tre
studenti universitari - Randall
B e w l e y, M i c h a e l L a c h o w s k i e
Curtis Crowe – dopo varie audizioni reclutano, nel 1979, la
s i n g e r Va n e s s a B r i s c o e , p e p e rina dalla timbrica al vetriolo.
A p p o g g i a t i d a i c o n c i t t a d i n i B -52
’s, la strada per i Pylon viene
subito spianata da una tournée
newyorkese coi Gang Of Four e
un singolo, Cool, che li certifica
come promessa di lì a venire.
L’ e s o r d i o c a d e n e l 1 9 8 0 e s g o mita armi pari coi nomi di cui
sopra. Il raggio d’azione è quello della wave più febbricitante
e spigolosa: tanto per dire, si
esamina l’operato dei primissimi
Ta l k i n g H e a d s e l ì s i f a c o n f l u i r e
i n u n a t r a m a a l à Te l e v i s i o n , c o n
tutto il restante – gli stessi Gang
O f F o u r, P o l y r o c k e M e k o n s a d
esempio – a far corollario.
L a m a r z i a l e r i t m i c a d i Vo l u m e e
la nevrosi di Feast on My Heart
e Precaution, il pop naif di Weather Radio e l’ansiogeno mood
di The Human Body e Read a
Book, il robotico andazzo di
Gravity e la wave-psichedelia –
i cui secondi iniziali predatano
certa house music e metà catal o g o D FA – d i D a n g e r , l ’ a p p e a l
Leeds-wave di Working Is No
Problem e la chiusa catartica
di Stop It vedono oggi la griffe
Death From Above a (ri)garantire, l’aggiunta del singolo Cool
a rincarare e l’inedita Functionality ad incuriosire. Altro strike per Murphy che dopo essersi
regalato la presenza dei Liquid
L i q u i d n e l l a D FA C o m p 2 , s i
esaudisce un nuovo desiderio.
Un buco che doveva essere colmato. (7.0/10)
Gianni Avella
Va s h t i B u n y a n - S o m e T h i n g s
J u s t S t i c k I n Yo u r M i n d ( F a t
C a t / A u d i o g l o b e , 11 o t t o b r e
2007)
Genere: folk/pop
S u l c o m e e p e r c h é Va s h t i B u n yan sia tornata in auge abbiamo
già letto e detto. Sul fatto che
meritasse una nemesi tardiva,
ben pochi dubbi. Casomai, lo
conferma questa ghiotta raccolta
apparecchiataci da Fat Cat, due
dischi (ma il minutaggio com-
plessivo non raggiunge l’ora)
per 25 tracce, di cui quattro edite come singoli mentre il resto è
materiale rarissimo, inedito per
non dire inaudito. La scaletta è
inaugurata dalla title track, singolo cucinato per la di lei flautata voce dall’occhiuto Andrew
Loog Oldham, manager dei primi Rolling Stones, personaggino tutt’altro che raccomandabile
però dal fiuto indubbio, il cool
nel DNA e un enorme senso pratico (consigliabilissima la lettura della sua autobiografia Stoned). Per questa Some Things
J u s t S t i c k i n Yo u r M i n d s c o m o dò nientemeno che gli scellerati
Jagger/Richards alla scrittura e
scritturò una backing band corposa (archi, ottoni, pianoforte),
sfornando così un folk-errebì
che rimanda senz’altro a certe
serafiche scorribande Belle And
Sebastian. Gli altri tre pezzi
editi sono più in linea con l’idea
di eterea musa del folk-pop,
vedi le delicate palpitazioni di I
Want to Be Alone e Love Song,
mentre il caracollare bluesato di
Tr a i n S o n g f a i p o t i z z a r e q u a l c h e
parentela con certe ugge Nick
Drake.
Poi comincia lo spettacolo vero,
una rassegna di “unreleased”
e restored risalenti al biennio
66’-’67, i quali - indossati fruscii e impurità come altrettanti fregi preziosi - ci conducono
dall’incanto malfermo di I’d Like
t o W a l k A r o u n d i n Yo u r M i n d
(qualcosa dei primi Bee Gees)
all’ineffabile surrealismo Donovan di 17 Pink Sugar Elephants
( c h e p o i è u n a Tr a i n S o n g i n
nuce) passando dalla solenne
mestizia Fairport di Girl’s Song
in Winter, mentre Winter Is Blue
ci lascia l’imbarazzo di scegliere
il nudo languore della versione
demo o l’incalcolabile struggimento ammantato d’archi della
versione “unreleased single”.
Il secondo disco ci fa compiere
un passo indietro fino a quella
che pare essere la primissima
incisione della ragazza, ripescata nell’immancabile cassetto
d a u n p r o v v i d o f r a t e l l o . Tr a t t a si di un nastro datato 1964, vi
c o m p a r e l a s o l a Va s h t i , c h i t a r ra e voce, microfono aperto e
via. La qualità audio, diciamolo
subito, è molto buona. I dodici pezzi invece non sono certo
imprescindibili
anzi
piuttosto
acerbi (salverei i palpiti ingenui
di I Don’t Know What Love Is, il
ciondolare bizzarro di Don’t Believe What They Say - preferibile
alla versione presente nel primo
disco come Don’t Believe - ed
il malanimo appassionato di Go
Before Dawn). Bozzetti folk dalla fragile tenacia, buoni se non
altro a verificare la disinvoltura
della ragazza appena illuminata sulla via di Dylan, e quindi a
pasturare il rimpianto per tutto
ciò che avrebbe potuto dire in
quella formidabile stagione oltre, prima e dopo il meraviglioso
Just Another Diamond Day. A
meno che il ritorno di Lookaftering e le incessanti collaborazioni coi Devendra Banhart e
compagnia weird-folk non siano
le premesse di una insperata
“seconda parte” di carriera. Riparatoria. (7.0/10)
Stefano Solventi
sentireascoltare 99
Dal vivo
Cecil Taylor
Movimento Costruzione
D opo aver o sp itato lo s c or s o anno
Ornette Co lema n, la r as s egna Concerti Contemporanei h a d e d i c a t o l a
sua qu arta ed izio ne ad un alt r o pioniere de l free jazz, il pianis t a Cecil Taylor. Che è arr i v a t o i n E m i l i a
porta ndosi dietro tre m u s i c i s t i i c u i
nomi bastavano da s o l i a g a r a n t i r e
un gran de even to : Tony O x ley, William Parker e An tho ny Br ax t on.
Il ballerino del pianoforte
D e f i n i r e l o s t i l e d i C e c i l Ta y l o r, l a
sua filosofia musicale, fin dal suo
apparire, ha rappresentato un’impresa a dir poco ardua per chiunque abbia voluto parlare di lui
come musicista. Giampiero Cane
(musicologo tra i più attenti al fenomeno del free jazz) ha paragonato il suo pianismo alla gestualità
pittorica di Jackson Pollock, in
una sorta di complementarietà del-
100 sentireascoltare
le tecniche artistiche: mentre infatti, quest’ultimo prova, sulla tela, a
disegnare il ritmo (arricchendo la
pittura con una dimensione a essa
i m p r o p r i a , q u e l l a t e m p o r a l e ) , Ta y lor cerca sulla tastiera del pianoforte di costruire il segno grafico,
abbandonando totalmente sia la
ricerca armonica, sia quella melodica della musica, intesa in senso
tradizionale. Si può comprendere,
perciò, quanto, nel fatidico (per
il jazz) decennio dei ’60, quando
il poco più che trentenne pianista
irruppe sulla scena con i suoi clus t e r, p i c c h i a n d o l e t t e r a l m e n t e l o
strumento, abbia creato scalpore
in ambienti ancora legati al concetto classico di improvvisazione
intesa come variazione su un tema.
Proprio nello stesso periodo in cui
Ornette Coleman sconvolgeva i
benpensanti con le sue teorie sulla
liberazione totale della musica e
su quella che è stata definita “armolodia”. Stava nascendo il free
jazz, ma erano ancora in pochi ad
essersene accorti.
A d i s t a n z a d i q u a s i m e z z o s e c ol o ,
n o n o s t a n t e l e s u e t e c n i c h e n o n f acc i a n o p i ù s c a l p o r e , C e c i l Ta y l o r è
r i m a s t o u n a f i g u r a a b b a s t a n z a i so l a t a n e l s u o r a d i c a l i s m o , s e m pre
i n c e r c a d i u n a l i b e r t à e s p r e s siva
t o t a l e , s e n z a c o m p r o m e s s i , c h e col
tempo si è fatta stile. Uno stile orm a i c o n s o l i d a t o , u n i c o , c o m e u nici
s o n o i r i f e r i m e n t i , q u a s i s e m p r e ext r a - m u s i c a l i , c h e l u i s t e s s o f a d ella
sua tecnica, spesso paragonata ai
m o v i m e n t i d e l b a l l e t t o , u n ’ a r t e a cui
h a r i v o l t o s e m p r e g r a n d e a t t e n zi o ne e rispetto.
Concerti Contemporanei: Quart o a n n o . C e c i l Ta y l o r ( c o n To n y
O x l e y, W i l l i a m P a r k e r, A n t h o n y
Braxton) – Movimento Costruzione - Bologna, Modena e Reggio Emilia (10-13 ottobre 2007)
D e s t a v a c u r i o s i t à e f a c e v a a n che
u n p o ’ i m p r e s s i o n e l e g g e r e , nel
p rog ramma d ella I V ediz ione della
ra sseg na “Conc er t i Cont em por an ei”, q ue st’a nno dedic at a al pianista n ewyorche s e, la didas c alia “ pr ima assoluta” i n r i f e r i m e n t o a l d u o
con Braxton. U n e v e n t o i m p e r d i b i l e
p rop rio pe r la s ua unic it à, un’oc c asione d’oro pe r g l i a m a n t i d e l j a z z e
non, di trovar s i d i f r o n t e d u e m o s t r i
sacri de lla mu s ic a.
Cecil Taylor s i è p r e s e n t a t o n e l l a
capitale felsin e a n e l l a d o p p i a v e s t e
d i musicista e poet a, alla v ener and a età d i sett ant ot t o anni, por t andosi dietro un a s c h i e r a d i c o l l e g h i i
cui soli nomi, p r o n u n c i a t i t u t t i d ’ u n
fia to, avreb ber o f at t o s obbalz ar e
anche il men o a v v e z z o a l g e n e r e :
Ton y Oxley, William Par k er e, per
l’a pp un to, An t hony Br ax t on, t ut t e f ig ure piu ttosto not e per la lor o par ticola re vo ca z ione ad una r ic er c a
musicale senz a s o s t a .
Un cartellone p i ù c h e a l l e t t a n t e
che, però, no n h a a v u t o i l r i s c o n t r o
di pubblico c h e m e r i t a v a , a l m e n o
p er qu an to riguar da la pr im a s era ta, tra le tr e la m eno ( m a poc o
me no ) in tere s s ant e: in pr ogr am m a,
a Modena, il d u o Ta y l o r - O x l e y s i è
esibito, infatt i , i n u n t e a t r o v u o t o
per metà. Un a r i s p o s t a , q u e l l a d e l
pubblico, ingr a t a n e i r i g u a r d i d i u n a
p erfo rman ce quas i per f et t a, t es t imo nia nza di un duo c ollaudat is s imo e affiatato c h e h a d a t o p r o v a d i
grande intesa . L o s t i l e p e r c u s s i v o
d el pia no forte di Tay lor s i s pos ava alla perfe z i o n e c o n l a b a t t e r i a
d ell’in gle se e c i s ono v olut i s olo pochi minuti per c h é l ’ i n t e s a t r a i d u e
venisse fuori c r e a n d o u n c o n t i n u u m
a pp assio na nte e im pr ev edibile. Un
id illio inte rva llat o s olt ant o dall’os t inazione di Ta y l o r n e l v o l e r r e c i t a r e
le su e p oe sie , int er es s ant i s pec ula zio ni su ll’es s er e, s ulla c om pr ensione-incomp r e n s i o n e u m a n a , m a
forse un po’ f o r z a t e i n u n c o n t e s t o
d el g en ere .
Ma la fa nta s ia dei poc hi pr es enti che si sono s p e l l a t i l e m a n i p e r
a pp lau dire i due, v iaggiav a già v er so q ue lla ta nt o agognat a ” ant epr ima assoluta” p r e v i s t a p e r i l g i o r n o
successivo. C h e h a s u b i t o p e r s o ,
ancora prima d i c o m i n c i a r e , i l s u o
cara ttere di u nic it à quando s i è aggiunto al duo B r a x t o n - Ta y l o r a n c h e
William Parke r. P o c o m a l e . A n c h e
se sfumava la possibilità di presenziare all’”anteprima assoluta”, la
r eaz i o n e d e i p r e s e n t i n o n h a r i v e lato segni di delusione. Meglio tre
c he d u e .
Le sorprese, però, almeno nella
pr im a p a r t e d e l c o n c e r t o , c h e p r e v e d ev a l ’ e s i b i z i o n e d e i t r e m u s i c i s t i
singolarmente, sono poche. Chi già
c o n os c e v a l e a b i l i t à s o l i s t i c h e d e i
Nos t r i h a p o t u t o g o d e r e u n a v o l t a
anc or a d e i l o r o i d i o m i m u s i c a l i p r e si singolarmente, mentre i profani
hann o a v u t o l ’ o c c a s i o n e d i s e g u i r e pe r l a p r i m a v o l t a i b a l l e t t i d e l l e m a n i d i Ta y l o r s u l p i a n o f o r t e , l e
es c ur s i o n i r a ff i n a t e d e l c o n t r a b b a s so di Parker e l’espressività senza
limiti di Braxton. La curiosità del
pubb l i c o d i a s c o l t a r e i t r e m u s i c i sti insieme si è espressa nel boato
c he h a a c c o m p a g n a t o i l t r i o q u a n do, dopo la pausa, si è presentato
al completo sul palco. Sono bastati
p o c hi m i n u t i d i s t u d i o a i m u s i c i s t i
per tr o v a r e c o l l o c a z i o n e n e l c o l l e t t iv o, c o n i l p i a n o f o r t e e i l c o n t r a b basso a stendere lunghi tappeti
at ona l i s u i q u a l i B r a x t o n p r o v a v a
a rotolarsi con la grazia che gli è
pr opr i a e c h e r i e s c e s e m p r e a c o n ciliarsi con la ricerca di soluzioni
estreme. La performance è filata
l i s c i a c o m e l ’ o l i o , a ff a c c i a n d o s i ,
i n a lc u n i m o m e n t i , n e i t e r r i t o r i d e l
jaz z c l a s s i c o p e r p o i c o n f o n d e r s i
s plen d i d a m e n t e n e l l e s o l u z i o n i i n dividuali dei tre. Sembrava proprio
c he si f o s s e r a g g i u n t a u n ’ i n t e s a o t timale, ma non deve averla pensata
allo s t e s s o m o d o Ta y l o r c h e , d o p o
appe n a v e n t i m i n u t i e s e n z a p r e a v viso, si è alzato dal pianoforte e,
r ac c o l t i i s u o i a p p u n t i , c o n f a r e f r e t t olos o , è a n d a t o v i a , v e r s o l e q u i n te. La faccia di Braxton, che si è
ac c or t o s o l o i n u n s e c o n d o m o m e n to della fuga del pianista, assorto
c o m ’e r a n e l l a s u a p e r f o r m a n c e , e r a
em bl e m a t i c a d e l l a s o r p r e s a c h e i n
poc hi a t t i m i h a c o l p i t o t u t t o i l t e a t r o , m u s i c i s t i c o m p r e s i . L’ a p p l a u s o
scatta improvviso, poco convinto, a
t es t im o n i a r e l ’ i n c o m p r e n s i o n e d e l
m om e n t o . I m u s i c i s t i s i a l l o n t a n a no. N o n u s c i r a n n o p i ù .
Qualcuno, più anziano, giura di
av er g l i e l o g i à v i s t o f a r e a l t r e v o l t e ,
alt r i r i m a n g o n o s e m p l i c e m e n t e i m mobili ad aspettare chissà cosa e a
c h i e d e r s i i l p e r c h é d i u n gesto così
s p r e z z a n t e s i a n e i c o n fronti del
p u b b l i c o c h e d e g l i s t e s s i musicisti.
S t a d i f a t t o c h e c ’ è v o l u to almeno
u n q u a r t o d ’ o r a p r i m a c h e g l i a tto n i t i a s t a n t i s i d e c i d e s s e r o a sfo l l a r e
i l C o m u n a l e , d a n d o s i a p pu n ta m e n t o p e r i l g i o r n o d o p o a l Teatro Valli
di Reggio Emilia, dove sarebbe and a t o i n s c e n a l ’ u l t i m o c a p itolo della
rassegna.
E , i n e ff e t t i , g e t t a n d o q u a l ch e o cc h i a t a d i s t r a t t a q u a e l à , si p o te va n o n o t a r e , a l Va l l i , m o l t i d i q u e i vo l t i c h e l a s e r a p r i m a e r a n o rimasti di
s a s s o d o p o q u e l l a c l a m o r osa uscita
d i s c e n a . I l p r o g r a m m a dell’ultima
s e r a t a n o n p r e s e n t a v a gr a n d i va r i a n t i r i s p e t t o a l c o n c e r t o p r e ce d e n t e , s e s i e c c e t t u a l a p r e s e nza anche
d i O x l e y c h e c o m p l e t a v a il tanto
annunciato
H i s t o ri c a l
Qua r t e t .
M a l ’ i n i z i o è s t a t o , a n c h e stavolta,
a l l ’ i n s e g n a d e l l e p e r f o r m a n ce so l i s t i c h e , c o n Ta y l o r c h e h a p r o va to
a r e c i t a r e l e s u e p o e s i e a cco m p a g n a t o d a l l a b a t t e r i a c h e faceva da
s f o n d o , p r i m a d i l a s c i a r e il campo
a i s i n g o l i c h e , r i s p e t t o a l concerto
b o l o g n e s e h a n n o d a t o l ’ i m p r e ssi o n e d i o s a r e d i m e n o . N i e n te i n te r v a l l o s t a v o l t a . D o p o l ’ e se cu zi o n e
u n p o ’ p r o l i s s a d i Ta y l o r al piano il
q u a r t e t t o è r i e n t r a t o e , s en za tr o p p i c o m p l i m e n t i , h a c o m inciato a
s u o n a r e . L’ a t t a c c o a v e v a lo stesso
e ff e t t o d i u n p u g n o i n f accia, con
i q u a t t r o m u s i c i s t i a s u o n a r e se n z a s f u m a t u r e e c o n u n ’ i nte n si tà e
u n a f o r z a i n e d i t e . S t r a n o modo per
e n t r a r e i n e m p a t i a l ’ u n o c on l’altro,
m a e ff i c a c e , f i n o a q u a n d o l ’ i m p r o vv i s a z i o n e è d i v e n u t a p i ù riflessiva
e l e p a r t i h a n n o c o m i n c i ato a d a l t e r n a r s i c o m e i n u n g i o c o d i fi g u r a s f o n d o . L’ i n t e s a c ’ e r a , a nche se si
è n o t a t a u n p o ’ d i s o t t o m i ssione dei
m u s i c i s t i a l l e v o l o n t à d i Taylor che
p i ù c h e u n i m p r o v v i s a t o r e se m b r a v a u n d i r e t t o r e . M a a l l a f i ne i q u a tt r o s i s o n o a b b r a c c i a t i e h a n n o sa l u t a t o i l p u b b l i c o p e r l ’ u l tima volta
c o m e u n a b a n d d i v e c c h i amici. Una
m e s s a i n s c e n a p e r f a r d i menticare
l ’ ” u s c i t a ” d e l g i o r n o p r i m a ? Qu a l cu n o g i u r e r e b b e d i s ì . M a , in fondo…
a chi importa?
Daniele Follero
sentireascoltare 101
K u l a S h a k e r – R a i n b o w, M i l a n o
(19 ottobre 2007)
Vuoi vedere che, tutte le volte che
abbiamo provato a fare il punto dei
’90, ci sfuggiva qualcosa? I Kula
Shaker, per esempio. Una meteora,
certo, buona giusto a far tremare
i polsi agli Oasis per un attimo. E
intanto, chi scrive non ricorda un
Rainbow così gremito e festante,
con tanto di singalong per la maggior parte delle canzoni. Già, perché comunque K, ai bei tempi che
furono (’96-’97, ricordate?) il suo
milioncino di copie l’ha venduto; poi
è sopraggiunto l’oblio, veloce e inesorabile quanto l’ascesa. Fino al ritorno del recentissimo Strangefolk,
di cui pochi ufficialmente sembrano
essersi accorti, anche perché ormai
Crispian Mills e i suoi giocano in minor league; le radio, la tv, il grosso
circuito dei concerti sono un miraggio che sembra vecchio di trent’anni, altro che dieci. E poi però capita
che sul palco trovi una band dall’impatto esplosivo, con un repertorio
tutt’altro che ammuffito, anzi a prova di bomba (per proseguire con la
metafora); il tempo, ancorché spietato, è dalla loro parte, perché Hey
Dude, Tattva e Govinda oggi suonano come stramaledetti classici rock
(sì, rock; mica è una parolaccia): la
prova on stage non può mentire. E
non ha neanche senso parlare di revival, visto che revivalisti i quattro
lo sono stati dal momento di imbracciare chitarre ed armamentari vari
che più vintage non si può. Il punto, forse, è che ci si è scordati cosa
sia, ‘sto benedetto rock; ironia della
sorte, doveva ricordarcelo una band
che tutti credono fantasma…
Il citato best seller K viene prevedibilmente preso d’assalto, lasciando
spazio anche per il figliol prodigo
Peasant, Pigs & Astronauts (l’apertura di Sound Of Drums, Shower
Your Love) e per l’ultimo arrivato
Strangefolk, al quale l’alchimia sul
palco giova parecchio (vedi Die For
Love, il bis divertente e divertito bis
di Great Dictator); se proprio dobbiamo segnalare un highlight, scegliamo i tre minuti tiratissimi di 303.
E non solo per la forma strepitosa
di Crispian, performer aggressivo,
dirompente, inesauribile (più che un
uomo, un grumo di cromosomi Tom
102 sentireascoltare
Petty, Paul Weller, Brian Jones, Jimi
Hendrix, Pete Townshend, George
Harrison e Bob Dylan). In generale,
colpisce la qualità della musica dei
Kula, che non ci ricordavamo così
viva e vibrante nei toni, intrattenente e stimolante nel songwriting; passare all’interno dello stesso brano
dall’acidità elettrica dylaniana a un
middle eight melodico pienamente
beatlesiano, con raccordi chitarristici di marca Who, sulla carta è un
Frankenstein da cover band all’ultimo stadio. E invece no, mannaggia,
ché i quattro lo fanno con una naturalezza talmente plausibile che alla
fine arrivano soltanto le pure vibrazioni, e a quel paese elucubrazioni e snobismi. Chi l’avrebbe detto.
Rock and roll can never die. Nemmeno nel 2007.
Antonio Puglia
Elvis Perkins – Music Drome
( e x - Tr a n s i l v a n i a ) , M i l a n o ( 2 4
ottobre 2007)
In un pigro e freddo mercoledì sera
abbiamo assistito all’esordio sui
palchi italiani del riservato Perkins
Jr., figlio del più celebre Anthony di
hitchcockiana memoria. Poco il pubblico presente e per la maggior parte freddino, incuriosito crediamo più
che altro dall’hype che un tale personaggio può trascinarsi. Vivere di
luce riflessa in altre parole. Ma non
è il caso del songwriter americano,
rivelatosi sincero cantore del dolore, come ha dimostrato alcuni mesi
orsono con il disco d’esordio, Ash
Wednesday.
Alla dodici corde e armonica, accompagnato dai fidi Dearland (contrabbassista, tastierista/fisarmonicista e
batterista per l’occasione anche selvaggio percuotitore di grancassa),
ha sciorinato quasi per intero l’album, insieme a un paio di pezzi nuovi. Non un animale da palco, come è
apparso subito evidente (questo ruolo era svolto egregiamente dal contrabbassista) ma un timido e abbastanza stralunato performer centrato
su se stesso e sulla sua musica. Non
guasterebbe un piglio più deciso nel
calcare le scene, ma tant’è, Perkins
ci mette l’intensità giusta che le sue
canzoni richiedono, alternando ballads e momenti più sostenuti, cosa
che giova decisamente al concer-
to. Che vede picchi emozionali (la
sommessa Moon Woman II, la title
track, per citarne alcune) sorretti da
una voce non canonica ma capace
di inerpicarsi e di sottili sfumature
che caratterizzano in positivo i pezzi, anche nei crescendo. Confermata
la bontà delle canzoni, quindi, che
mostrano di funzionare live. Spiace
la poca affluenza a questo punto,
ma l’atmosfera raccolta che si viene a creare sotto al palco, sia pure
nell’ampio spazio del locale (rimesso
a nuovo da poco in un’atmosfera da
lounge party), ripaga ampiamente e
dà un senso alla serata.
Te r e s a G r e c o
KTL + Bj Nilsen & Hildur Gudn a d o t t i r + B i o s p h e r e – Te a t r o
Ariosto, Reggio Emilia (7 ottobre 2007)
Estremi si, devastanti anche. Così si
potrebbe sintetizzare il concerto del
duo pagano KTL, ovvero Stephen
O’Malley e Peter Rehberg. Forse
più che un concerto sarebbe meglio
chiamarlo rituale, un rituale volto ad
evocare lo spirito del male incarnatosi nel metal e nel noise. Chi aveva
familiarità con i due capitoli discografici del duo sapeva cosa aspettarsi ma ascoltare quel materiale a
questo volume assurdo, vi assicuro
che fa la sua differenza. Un’esperienza estatica anche per quelli che
davanti a tanta retorica “metallara”,
O’Malley alza più volte la sua chitarra in cielo a mo’ di trofeo, possono
storcere il naso.
Prima che la furia assassina di KTL
s’impadronisse del Teatro Ariosto, si
sono esibiti: il veterano Biosphere,
ormai perso in morbidi ed ammorbanti drones che non convincono
più di tanto, e la coppia Bj Nilsen &
Hildur Gudnadottir, che ha allietato ha presentato un efficace interazione tra i suoni digitali prodotti via
laptop del primo con i soffici e concilianti bordoni della seconda alle
prese con il suo violoncello.
Nel complesso un serata all’insegna
dei drones e della sperimentazione
che ha visto KTL elevarsi al di sopra
di tutto il resto.
Nicholas Campagnari
CHET IS BACK!
#11
di Stefano Solventi
L a ricerca to r m ent at a della più dolc e m alin c o n i a , s u l l e t r a c c e d i u n a c h i m e r i c a n o t a d ’ o r o .
Un a vita che non c onos c e r agione, s olo qu e l d i l a p i d a r s i f e b b r i l e d i e t r o l a m a s c h e r a d e l t r o m b e t t i s t a b r i l l a n te e
dell’etereo cro o n e r. L a m e r a v i g l i o s a m e n z o g n a d i C h e t B a k e r.
a caso pupillo di Jackie McLean e
Sonny Rollins. Una vera e propria
“european all star” capeggiata da
questo americano tanto disinvolto
quanto disincantato. Sentite con che
piglio affronta la monkiana Well You
Needn’t, tanto per chiarire subito il
beat, quella frenesia compassata
intanto che la sezione ritmica cuce
una trama guizzante e fittissima. Un
approccio flemmatico, da entusiasti
adulti, che è ancora più evidente nella parkeriana Barbados, summa be
bop dallo swingin’ dinoccolato, dove
un assolo pastoso di Jaspar apparecchia splendidamente ma è ancora Chet a spargere la luce decisiva,
con agilità mai tanto concreta, chiosato dagli zampilli calligrafici di Thomas. Eleganza e tensione, il punto di
convergenza di tradizioni e pulsioni
moderniste, qualcosa di antico rinnovato nell’entusiasmo dell’accadere: nel momento in cui lo ascolti, ti
sembra di non poter chiedere di più
al jazz che questo. Se una trepida
These Foolish Thing celebra l’intesa
tra Chet ed il chitarrista, se una elet-
trica Pent Up House - pezzo firmato
Rollins con Jaspar al flauto al modo
di un Dolphy inappuntabile - scopre
assieme alla frenetica Blues In the
Closet (di Oscar Pettiford) il nervo
bop (quasi hard) della questione, e
se una toccante Over The Rainbow è
l’espediente geniale per passare al
vaglio del fiabesco la vena malinconica del trombettista, il pezzo forte
del programma è però Ballata in forma di blues, autografo di Tommasi
dall’afflato hancockiano spalmato tra
movenze calde e blasé, tutto un girare attorno ad ammiccamenti e apparizioni, un galleggiare nel siero nutritivo, uno starci con grazia e acume,
un fare la propria parte senza pretendere altro che questa incommensurabile libertà. Un disco bellissimo
in sé, ma anche - appunto - una menzogna. Per come ti nasconde sotto
una pellicola inappuntabile, intensa
ed eccitante il tormento di un uomo
impegnato a dilapidarsi. Uno sguardo che non smette di guardarti. Di
s u g g e r i r t i q u e l l o c h e c ’ è di e tr o .
sentireascoltare 103
una rubrica jazz a cura di Stefano Solventi e Fabrizio Zampighi
CHET IS BACK! (RCA, 1962)
Il volto di Chet racconta il prezzo
pagato ad una ricerca spossante.
Un segno tangibile. Ma anche una
menzogna. Quei tratti lindi dei primi
anni, levigati sui canoni di una virilità gentile, omettevano di raccontarti
il malanimo profondo, il veleno sottile che venava anche il fraseggio più
limpido e guizzante, il senso di malattia emotiva annidata nella voce.
Cosa andava cercando, Chet Baker?
Il famoso assolo in My Funny Valentine con la band di Gerry Mulligan siamo nel ‘52, sotto le stelle del cool
- consegnò al mondo dei jazzofili un
trombettista bianco senza il talento
fantasmagorico di Clifford Brown,
né la tensione guizzante di Miles
Davis, però conciso e fantasioso,
capace di scintillante profondità. Un
bianco dell’Oklahoma, californiano
di adozione, dallo stile svelto però
meditato, il lirismo intenso ma docile, l’impeto costantemente differito in una manifestazione vitalistica
che non oltrepassava mai le sponde
dell’urbanità. Era il suono che l’America attendeva. Il lato brillante di una
medaglia che, naturalmente, celava
l’altra faccia. Quella scura. Il musicista proseguiva lungo una parabola
di angelica baldanza. Che Chet Is
Back!, disco inciso negli studi della
RCA a Roma nel gennaio del ‘62, cattura al meglio. La band è configurata
a sestetto, con Amedeo Tommasi (futuro compositore per le soundtrack
di Pupi Avati e Tornatore) al piano,
lo svizzero Daniel Humair alla batteria ed un trio belga, Benoit Quersin al contrabbasso, l’ottimo Bobby
Jaspar a sax e flauto ed il grande
chitarrista Rene Thomas, non certo
(Gi)Ant Steps
Chet Baker
WE ARE DEMO
WE ARE DEMO
a cura di Stefano Solventi e Fabrizio Zampighi
Side A
L’ a v e v a m o
incontrato
qualche
tempo fa Giovanni A. Sechi,
quando ci capitò tra le mani il suo
primo EP Canzoni in Distruzione.
Già allora ne lodammo l’impegno
e l’ingegno, racchiusi in una formula piano-voce che citava Marco
Parente nell’estetica generale ma
nel contempo lasciava trasparire
una concezione artistica affascinata dai percorsi liberi e dalle evoluzioni ininterrotte. Il nuovo Una
disperata vitalità non tradisce le
attese, alzando anzi ulteriormente
il tiro, se è vero che questa volta l’autore decide di interpretare
– perché di interpretazione si tratta e non semplice lettura – testi
poetici classici (Pasolini, Kavafis,
Garcia Lorca, Penna, Saba) vestendoli di rumori, nenie, note di
pianoforte, beat ossessivi, slanci
vocali à la Demetrio Stratos. Ne
nasce un quadro decadente, dai
toni quasi drammatici, al centro
del quale navigano parole che si
allungano, si stirano, diventano un
sussurro, uno sfondo, uno scatto
d’ira, una melodia, un fardello dal
peso insostenibile, uno scenario
sonoro e visivo. Rendendo l’opera complessa e di non facile catalogazione, ma confermando allo
stesso tempo le notevoli capacità espressive di un artista a tutto
104 sentireascoltare
tondo, da tenere sotto stretta sorveglianza (7.4/10).
Tr a C a p o s s e l a e C e s a r e B a s i l e ,
una banda di paese e gli Avion
Tr a v e l , g l i I n s u l a D u l c a m a r a s t u piscono per freschezza e carattere. La mia vita su piccoli aerei è
un esperimento musicale dalla forte personalità, costruito su trame
che sanno di jazz e folk, “cabaret”
e blues, melodia e avanspettacolo, ma soprattutto musica d’autore. Musica che nello specifico assume i connotati di un girovagare
stordito ma piacevole tra valzer
(Il capro) e slide guitar (Filomen a ) , p a r a b o l e a l l a To m Wa i t s ( U c c i
Ucci) e rumorismi (Eterna Primavera), in un tripudio di pianoforte,
#21
naturale valvola di sfogo. A chiudere il cerchio una copertina che
è un dipinto, splendida nella sua
semplicità e così vicina a certe
immagini del Buzzati illustratore
(8.0/10).
La terza piazza del mese, è riservata al progetto Smart Drug. A
d a r g l i v i t a E m a n u e l e Ve n e z i a , m u sico solitario con la fissa dell’home recording, che in November
sintetizza tecniche e sapere in
quattordici tracce strumentali a
base di chitarra acustica, effetti,
qualche sovrincisione e nulla di
più. A dispetto della forma, inevitabilmente grezza, c’è materiale
su cui lavorare, e lo dimostra una
sensibilità capace di indagare le
forme del blues – Slow Down – con
garbo e cognizione di causa, ma
anche di toccare la grazia di Nick
Drake – Sheat e Run – senza sfigurare. Per ora un prontuario del
fai da te che speriamo si trasformi
in qualcosa di più (6.3/10).
Fabrizio Zampighi
chitarra elettrica, batteria, basso
e fisarmonica. Il tutto condito da
un’ironia dissacrante, che nei testi talvolta surreali (Mi pesano gli
occhi / li strapperò / ti lascio in
dono / le loro borse / piene, pesanti e fuori corso), talvolta amari
(Piccionaia gravida di sguardi e
linguacce / sotto le stelle a pungitopo / sotto i cappucci griffati /
hanno nasi più grandi del proprio
cervello) e talaltra senza senso
(sposto la luna per voi / e appeso
vi passo la notte / il mondo è a
p u à c i g i o c o a Tw i s t e r ) , t r o v a u n a
Side B
Il mal di stomaco dell’innamorato
col ciuffo cadente, che nell’angolo di una discoteca osserva ballare leggera la ragazzetta che gli
ha rubato il cuore e tolto il son-
malinconici, lirici, alti. Sempre e
solo per dare qualche riferimento
siamo dalle parti di Slint, Fugazi,
90 Day Men e Storm And Stress.
La resa e la registrazione sono
superbe. Se c’è ancora spazio per
questo genere di cose tra i vostri
ascolti, dateglielo (7.2/10).
Davide Brace
tante! Pop rock energico, molto
english, con influenze seventies
e cori beatlesiani. Solare, fantasioso, colorato, ricco di soluzioni
compositive ricercate e raffinate.
Ariose melodie che sanno di classico e capacità esecutive ben sopra la media tenendo anche conto
del fatto che Panta suona quasi
tutto (batteria, pianoforte, chitarre, basso, tastiere, ecc. ecc.) da
solo. Belle canzoni con un certo
gusto teatrale, da intrattenitore,
tra il cabaret ed un musical sulla spiaggia. Una voce potente,
spinta e roca che può ricordare gli
artisti più disparati da Adam Green a Liam Gallagher finanche Jeff
Magnum dei Neutral Milk Hotel o
i l c a n t a n t e d e i T h e T h r i l l s . Ve r a mente, veramente bello (7.2/10).
Grafica ed artwork mozzafiato,
splendido digipack antracite con
stampate sopra increspature marine a tutto campo e dettagli di un
corpo galleggiante. Sospensione
e abbandono. Si presentano così
n e l m i g l i o r e d e i m o d i i Ve n e z i a d a
Forlì (chissà se esistono anche i
F o r l ì d a Ve n e z i a ) , t r i o s t r u m e n tale basso-chitarra-batteria. Otto
composizioni in bilico tra architetture matematiche ed impro-noise
di stampo americano, post-punk e
post-rock (e tutti quegli altri postqualcosa che ormai non sono più
post nulla ma tanto per intendersi). Musica fluida, pura per quanto
impetuosa a tratti, godibile nel suo
procedere tra furie e stasi. Reticoli cristallini che anche quando decadono, si sfaldano, si frantumano
restano in una qualche certa maniera coesi, ordinati, inspiegabilmente. Flussi di coscienza sonora
a modo loro comunicativi, inquieti,
B o n u s Tr a c k
Il misterioso Kreyk da Rovigo alle
prese coi propri marchingegni
sonori. Niente software nel suo
Error EP, ma synth, campionatori e sequencers, strumenti per
un’elettronica quindi che si definisce come riflesso condizionato
di percezioni, intenzioni, istanze
f i s i c h e . Te c h n o c h e a f f o n d a n e l le radici Eighties di espedienti ritmici mutant-funk, cincischii
guizzanti & suadenti, melmosità
e frenesie industrial, un girotondo Hancock-Simonetti-Marrs-Art
Of Noise coi Boards Of Canada
vogliosi di entrare nel giro (voto:
6 . 7 / 1 0 , w e b : w w w. m y s p a c e . c o m /
kreyksound).
I Colloquio da Bologna fanno (da
oltre un decennio) electro-wave
venata gothic come potreste intercettare in una telefonata tra Garbo,
David Sylvian e - in teleselezione
- Ian Curtis. Nel loro Si muove e
ride ci si muove (ma non si ride)
tra atmosfere cupe, lente, dense,
c o m e u n i n d u s t r i a l a u t o r i a l e . Te s t i
in italiano, molta scenografia sonora con effetto trompe l’oeil, una
stanza-acquario berlinese infarcita di mooolto pathos (voto: 6.8/10,
w e b : w w w. c o l l o q u i o . t k ) .
Gli Alfa Box da Udine fanno wave-pop imbronciato e luccicoso,
conoscono la ricetta del pezzo
catchy senza sbracare, sfiorano
l’allure dei Perturbazione senza
tradire (troppo) la liasion coi Wire.
C’è questo Metropolitan Meeting
con le sue danze convulse a dimostrarcelo, con l’irrequietezza pettinata a tastieirne sinuose e chitarre algebriche, la brezza punk-funk
al guinzaglio e i benedetti strali
l i b e r a t o r i ( v o t o : 6 . 8 / 1 0 , w e b : w w w.
myspace.com/alfabox).
Stefano Solventi
sentireascoltare 105
WE ARE DEMO
no. Questa sera è la volta buona,
se lo sente fin nelle viscere. Appoggia il cocktail, la avvicina e la
bacia come nei film. Poi si balla,
tutti insieme, che si è giovani e
notti come queste non torneranno
più. Quello che i Discorevolver
d a Tr e n t o p r o p o n g o n o i n q u e s t o
Care, dolci, amiche, quinto demo
autoprodotto, è un elegante pop
in italiano, ammiccante e suadente, ricco di pathos, fatto di continui abbandoni ed energiche riprese, svenevoli leggiadrie vocali
e falsetti di evidente ispirazione
Morrissey a disegnare involute e
romantiche melodie su chitarre
sostenute a tratti e affondi bassobatteria che fanno piacevolmente
muovere il piede. Se vogliamo,
giusto una spruzzatina di moderno
pop-punk a rinvigorire lezioni smithsiane, riffettini killer disco-funk,
morbidi incisi ad aprire squarci
adolescenziali nell’anima, lirismo
italo-wave anni ’80 fino all’eccesso per una piacevole mezz’ora di
canzoni pop leggere leggere (in
senso buono) ben eseguite e registrate (6.6/10).
Apro la busta gialla ne tiro fuori
un CD dalla copertina poco invitante e già mi scoraggio. E’ un
quadro di Dalì, leggo nel booklet.
Dalì non mi piace, ma sono problemi miei. Leggo la biografia di
questo Panta da Ferrara e scopro
che suona da 15 anni la batteria
in gruppi prevalentemente heavy
metal. Nel demo ci sono ben due
versioni di ciascuno dei sei brani.
Oh mamma mia, penso. Metto su il
CD convinto che lo toglierò dopo
qualche minuto. E invece, dannato snobbismo indie, questo Coup
De Foutre è una sorpresa esal-
Classic
Joy Division
WHERE WILL IT END?
di Antonio Puglia
In occasione delle ristampe di Unknown Pleasure, Closer e Still, ricostruiamo, ancora una volta, le
v i c e n d e d e l l a b a n d . Ve n t i s e t t e a n n i d o p o , i n s i e m e a u n ’ e r e d i t à e n o r m e e a n c o r a p e s a n t e , r e s t a i l
piacere di scoprire per l’ennesima volta una musica che, aldilà di ogni implicazione (esistenziale,
sociologica, musicologica che dir si voglia), conserva intatto tutto il suo fascino morboso.
I ronico co me la ce leb r az ione def init iva de l mito d ei Jo y Div is ion c oinc ida co n lo sciog limen t o – par e, s t avolta, irrevocabile – d e i N e w O r d e r.
Fra l’uscita nelle sa l e ( n o n q u e l l e
italiane, ahinoi) del b i o p i c s u I a n
Curt is Contr ol e re lat iv a c olonna
sonor a, de ll’ep on imo doc um ent ar io
di Grant Gee e - du l c i s i n f u n d o delle ristampe aggio r n a t e d e i d i s c h i
in studio (recension i i n B a c k y a r d ) ,
B arney, Ho oky e Mor r is hanno r es o
insanabili le loro at a v i c h e f r a t t u r e ,
conclud en do la lo ro av v ent ur a t r entennale a colpi di v e l e n o s i b o t t a e
risposta sotto i riflet t or i dei m edia.
N on bastasse , il 10 agos t o s c or s o
è venuto a ma ncare c olui s enz a il
quale tutto ciò no n sar ebbe m ai av venuto - o me glio , sar ebbe s t at o ir rimedia bilme nte diver s o - , il s ig. 2 4
H our Party Peo ple , Tony Wi l son.
Come dire, un cerch i o c h e s i c h i u d e
definitivamente, al c e n t r o d e l q u a l e
sono racchiusi tren t ’ a n n i b u o n i d i
storia (sen za scomo dar e f ac ili s ensazio na lismi o revisi onis m i; qualc uno provi a dimostra r e i l c o n t r a r i o ) .
A rievocare, spiegar e e d e n u m e r a r e
gli effe tti d ella lu ng a om br a get t ata dal su icid io de l m is s ing boy I a n
(così come lo ricord ò l ’ a m i c o Vi n y
Reilly dei Durutti Co l u m n ) c i h a n n o
già pensato in mo ltis s im i; allo s t es so modo, l’eco forti s s i m a d i q u e l l a
manciata d i b ran i re aliz z at i nell’ar co di ap pe na du e a nni e m ez z o r isuona an co ra og gi, e non ha c er t o
bisogn o d i teo remi d im os t r at iv i. Diciamo la verità: non c ’ e r a n e a n c h e
una g ran n ecessità d elle nuov e v er sioni di Un kn own Ple as ur es , Clos er
e S t ill (pubblicate i l 3 0 o t t o b r e ,
vedi recen sio ne n el la s ez ione ba-
106 sentireascoltare
c k y ar d) , d a l m o m e n t o c h e g i à i l b o x
Hear t And S o u l a v e v a d e g n a m e n t e
por t at o a t e r m i n e l a m i s s i o n e e , i m m aginiam o, i l i v e i n c l u s i c o m e b o n u s s o n o p i ù a ff a r e d a c o l l e z i o n i s t i
ed es eget i a l l ’ u l t i m o s t a d i o .
L’ a l t e r n a t i v a è d i s t a r e a l g i o c o , e
las c iar c i an d a r e a n c h e n o i a l l a n o s t algia e all a v o g l i a d i r i v i v e r e e r i costruire - pur brevemente - ancora
una v olt a qu e l l a s t o r i a .
La s t or ia di q u a t t r o a d o l e s c e n t i c r e sciuti nei sobborghi della capitale
dell’I nghilt e r r a i n d u s t r i a l i z z a t a ( S a l f or d e M ac c l e s f i e l d , d u e e s c r e s c e n ze incancrenite di Manchester), fra
s ogni di s t a r d u s t b o w i a n a e d i s i l l u s ione ner a m e t r o p o l i t a n a d i m a r c a
I ggy / Vel ve t s . U n f a r o d i l u c e s p e r anz os a s i a c c e n d e s u l l e l o r o g r i gie esistenze una sera di luglio del
1 9 7 6 , a l L e s s e r F r e e Tr a d e H a l l d i
M anc hes t er. C o m ’ è n o t o , q u e l c o n certo dei Sex Pistols fu un turning
point per m o l t i : i B u z z c o c k s , c h e
avrebbero dovuto suonare di spalla
e c he c om un q u e g i à a v e v a n o c a p i t o
t ut t o ( di lì a p o c o i l l o r o E P S p i r a l
Sc r at c h dar à i l l a t a n t o a l m o v i m e n to punk - e post - locale quanto al
D. I . Y. dell’in d u s t r i a d i s c o g r a f i c a i n dipendente), passando per membri
di Fall, Sm i t h s , D u ru t t i C o l u mn e
per f ino un g i o v a n e I a n B r o w n ( S t o ne Ros es ) , t u t t i n o m i c h e m a r c h i e ranno a fuoco gli anni a venire.
Cos ì illum i n a t i , I a n C u rt i s , B e rnar d Sum n e r e P e t e r H o o k - S t e ve M or r i s a r r i v e r à a l c o n c l u d e r s i
di una gir an d o l a d i a l m e n o t r e b a t t er is t i - dan n o p r e s t o v i t a a i Wa r saw , S t o o g e s n e l s a n g u e e n e l l e
os s a e Bowi e b e r l i n e s e n e l l a m e n te. Il modello primario è fornito da
Buzzcocks & co., ma il cantante e
frontman non è certo uno dei tant i s c a p e s t r a t i c h e s i v e d o n o bl a t e r a r e s u u n p a l c o a s c i m m i o t t ar e
R o t t e n : l e g g e a v i d a m e n t e e s c r i ve
con altrettanta foga poesie esistenz i a l i s t e e c o l t e , c h e p o i d i v e n t ano
testi di rifiuto, di inadeguatezza, di
s m a r r i m e n t o , d i r i c e r c a d i r e d e n zi o n e . L a p a r a b o l a d e l g r u p p o , d a su b i t o a c c o m p a g n a t a d a u n a f r e n e t ica
e a t t i v i t à o n s t a g e , s i c o n s u m a lì e
s u b i t o , f a s t & f u r i o u s c o m e o g n i p unk
b a n d c h e s i r i s p e t t i . A d i ff e r e n z a di
a l t r i , i r i b a t t e z z a t i J o y D i v i s i o n p erò
mostrano di avere prospettiva, un
ideale per vivere che, aldilà dell e n o t e p r o v o c a z i o n i n a z i s t o i d i , si
r e i f i c a i n f r e t t a i n u n p e z z e t t i n o di
vinile contenente 4 brani (An Ideal
F o r L i v i n g , a p p u n t o ) i n c u i c i s ono
g i à i g e r m i d e l l a l e g g e n d a . D o p o un
a b o r t i t o f l i r t c o n l a R C A - l a c asa
d i B o w i e , I g g y e L o u , p r a t i c a m e nte
u n s o g n o p e r I a n - , p e r c u i i n c i d ono
m a l a m e n t e u n t e n t a t i v o d i e s o r di o
s u v i n i l e ( r e p e r i b i l e n e l s e m i - uffi c i a l e Wa rs a w d e l 1 9 9 4 ) , l ’ u l t e r i ore
e d e c i s i v a s v o l t a a r r i v a c o n i l ma n a g e r R o b G re t t o n , p e r s o n a g g i one
i m p r o b a b i l e e s c h i z z a t o c h e l i m e tte in contatto con una cricca di inc o s c i e n t i a r t i s t o i d i c h e s i i s p i r a alle
t e o r i e s i t u a z i o n i s t e . S i c h i a m an o
To n y Wi l s o n , P e t e r S a v i l l e e A lan
E ra s mu s , e s t a n n o m e t t e n d o su
u n ’ e t i c h e t t a i n d i e c h e p o r t e r à s t e ss o n o m e d i u n o d e i l o c a l i c h i a v e di
M a n c h e s t e r, F a c t o ry ( s t r i z z a t i n a
d ’ o c c h i o a Wa r h o l i n c l u s a ) . I l r e sto,
come si dice, è storia.
Che lo si veda come un punto di arr i v o d i q u a n t o è s t a t o a p p e n a r a cc o n t a t o - o u n p u n t o d i p a r t e n z a di
Classic
tu tto ciò che s eguir à –, U n k n o w n
Ple as ur e s ( Fac t or y, apr ile 1979)
è , se mplicem ent e, una piet r a m ilia re. Defin isce l’ident it à e il r uolo
“g uid a” de i m us ic is t i c he lo hanno forgiato, t r a t t e g g i a u n a ff r e s c o
agghiacciante d e l l ’ e s i s t e n z i a l i s m o
post- (post-p u n k , p o s t - i n d u s t r i a l e ,
p ost-tutto ) di f ine ’70, s t abilis c e un
vero e proprio c a n o n e d i u n g e n e r e
(di generi?) a v e n i r e , p u r r i b a d e n d o
l’unicità e la sp e c i f i c i t à d e l l a m u s i c a
che contiene. A l d i l à d e l l a c a r a t u r a e
del peso delle s i n g o l e d i e c i t r a c c e ,
l’elemento fon d a n t e c h e f o r s e o g g i
risalta di più è i l l a v o r o p a z z e s c o
e ma nia ca le di M ar t i n “ Zer o” Hannett, p rod utto r e alla c ui biz z ar r ia e
sregolatezza s i a c c o m p a g n a v a u n a
visione del s u o n o e s t r e m a m e n t e
focalizzata e r i g o r o s a . L o s c e n a r i o
son oro alle sti t o per She’s Los t Contro l - mecca n i c o , c l a u s t r o f o b i c o ,
e pp ure ricco di gr oov e - è un m ome nto irrip eti bile, inut ile r ic er c ar lo
in altre esperi e n z e d ’ a s c o l t o . F o r s e
negli anni ci s i è s o ff e r m a t i t r o p p o
sul cara ttere c upo e t et r o della m usica di Unkno wn Pleas ur es , quando
n on si è ma i a bbas t anz a pos t o l’ac cen to su lla f or t is s im a am biz ione,
sullo spirito d i av v ent ur a e di r ic er ca ch e ne h an no m os s o la r ealiz z azion e. Un disc o a dir poc o pionie-
ristico, sia nella mistura di generi
s ia ne l s u o n o i n n o v a t i v o c h e p r o p o ne; a quasi trent’anni di distanza,
può stare benissimo accanto a un
W hi t e L i g h t / Wh i t e H e a t o u n L o w
s enz a s f i g u r a r e . Ve n e n d o a C l o s e r
( F a c t o r y, l u g l i o 1 9 8 0 ) , s u c c e s s o r e
e c an t o d e l c i g n o i n s i e m e , è p a z z e sco constatare di nuovo come, con
i l s en n o d i p o i , i l s u o d i s p i e g a r s i
traccia per traccia equivalga a una
c er im o n i a f u n e b r e , m e t i c o l o s a m e n te allestita in ogni dettaglio. Un
m ac a b r o s c h e r z o p o r t a t o f i n o a l l e
estreme conseguenze, la mattina
del 18 maggio 1980; alla luce (o
m egl i o , a l l ’ o m b r a ) d i c i ò , q u e l c l i m ax f i n a l e a s p i r a l e d i “ w h e r e h a v e
t hey b e e n ? ” è a n c o r a a d e s s o e m o t iv am e n t e i n s o s t e n i b i l e . C o m b a t t u to tra gli estremi spigolosi e infernali d i C o l o n y e A t r o c i t y E x h i b i t i o n
e la p a c e s e p o l c r a l e d i T h e E t e r n a l
e De c a d e s , è u n d i s c o a n c o r a p i ù
maturo e focalizzato, laddove in
I s ola t i o n e A M e a n s To A n E n d è
possibile cogliere i germi di ciò che
s ar eb b e r o s t a t i i N e w O r d e r. F a r e
una s c e l t a – a n c h e c r i t i c a - f r a C l o s er e l ’ e s o r d i o è , i n f o n d o , s t u p i d o .
Perché, quando si possono avere
entrambi?
D a l c a n t o s u o S t i l l ( F a c t o r y, o t tobre 1981), come ogni disco po-
stumo che si rispetti, dovrebbe
rientrare più negli interessi dei
completisti; così in realtà non è,
nel momento in cui fra le outtakes
scelte da Wilson in commemorazione del ragazzo scomparso affiorano brani chiave come Exercise One, Glass, l’epica e definitiva
Dead Souls e The Sound Of Music,
roba da prima classe tanto quanto
le sorelle maggiori degli album. Il
quadro però viene lasciato incompleto escludendo gli epocali sing o l i Tr a n s m i s s i o n e A t m o s p h e r e
(per quello si dovrà aspettare nel
1988 Substance, non ristampato
nella recente sfornata); in comp e n s o , p i ù p e r r a g i o n i a ff e t t i v e
che puramente artistiche – data la
qualità sonora scadente e vistose
negligenze tecniche -, in Still c’è
un documento pressoché completo
dell’ultimo concerto dei Joy Division, il 2 maggio 1980 all’università di Birmingham.
Ve n t i s e t t e a n n i d o p o , i nsieme a
u n ’ e r e d i t à e n o r m e e a n c o r a p e sa n t e , r e s t a i l p i a c e r e d i s c oprire per
l ’ e n n e s i m a v o l t a u n a m u sica che,
a l d i l à d i o g n i i m p l i c a z i o n e ( e si ste n z i a l e , s o c i o l o g i c a , m u sicologica
c h e d i r s i v o g l i a ) , c o n s e r va intatto
t u t t o i l s u o f a s c i n o m o r b o so . Where
will it end?
sentireascoltare 107
Classic
Pram
CREDIBLY STRANGE MUSIC
di Giancarlo Turra
U n im mag ina rio e uro peis t a dov e c onv er gono s ugg e s t i o n i f i l m i c h e e d e s p l o r a z i o n i f a n t a s t i c h e m a p r o b a b i l i ,
con la n ostalg ia d i at t im i m ai v is s ut i o r ic or dat i ap p e n a .
I Pram provano con s u c c e s s o , c o m e t a n t i d a i N o v a n t a i n q u a , a c o l m a r e l o s p a z i o v u o t o i n c u i s o n o ( s i a m o )
sospe si, ricrea nd o il pas s at o c on f r am m ent i di im m a g i n i r i t r o v a t e i n s o l a i o .
La società dei viaggiatori immaginari
L’anno ve ntu ro cad r à il 150° anniversario d ella n ascita di Al ber t Rob id a, scrittore (ma n o n s o l o ) n o t o
- si f a pe r dire … - p er Viaggi s t r aordinarissimi di Satur n i n o F a r a n d o l a
nelle cinque o sei p a r t i d e l m o n d o
e in tu tti i pa esi vis it at i e non v isit ati da Giulio Ve rne, r om anz o del
1879 che tratteggia a v v e n t u r e t r a l e
più folli mai messe s u c a r t a f i n o a l
secolo su ccessivo. M at er ia c he ha
ispirato i primi cine a s t i d i f i n z i o n e
Geo rges Méliè s e M ar cel Fabr e,
odierni fumettisti e a d d i r i t t u r a u n o
scene gg iato RAI d i as s olut o c ult o
risalen te a lla fin e d egli anni Set tanta . Stran o ma ve r o, quell’uom o
rinascimentale in rit a r d o d i R o b i d a
(fu illustratore, umo r i s t a , a u t o r e d i
romanzi e architetto) , m a i s i o c c u p ò
diret ta men te d i cin em a. Pr obabile
che apprezzasse la m u s i c a , d a t o
che fu tra gli anima t o r i d e l c l u b d i
cabar e t Le Ch at Noir , c elebr e per
108 sentireascoltare
gli spettacoli di teatro delle ombre,
t r a c ui il f a n t a s c i e n t i f i c o e p r o t o apoc alit t ic o L a N u i t D e s Te m p s , n e l
quale Par ig i v i e n e d i s t r u t t a n e l c o r so di una battaglia aerea. Se già vi
pare bizzarro, sentite questa: per
l’Esposizione Universale del 1900,
il nostro Albert allestì sul lungo
Senna una r i c o s t r u z i o n e d e i q u a r tieri medioevali parigini demoliti da
Haussm an.
Pot es s e v ia g g i a r e n e l t e m p o e g i u n ger e f ino a n o i , R o b i d a s ’ i n n a m o r e rebbe subito dei Pram. Medesima
la volontà di ricostruire un passato
im m aginar io p e r ò v e r o s i m i l e . a v v a l e n d o s i d e ll ’ i m m a g i n a z i o n e e d e l l a
s ua “ m es s a i n s c e n a ” , d e l l e s c h e g ge dei tanti ieri assemblate in un
gioco di specchi. Dunque: se è vero
- e lo è - c h e e s i s t e u n g e n e r e m u sicale capace di evocare un’intera
Nazione e il suo spirito romantico
(lo andiamo nominando da qualche
anno Am er i c a n a ) , è p a r i m e n t i l e gittimo che esista un contraltare di
qua dell’Atlantico, incastrato dent r o u n a n i c c h i a m i n u s c o l a m a f e r ti l e , p i ù a u t o r e f e r e n z i a l e e d a t a b ile:
c h i a m i a m o l o , s e v i v a , Vi t t o r i a na .
M e t t e t e s u u n d i s c o q u a l s i a s i d ella
b a n d b r i t a n n i c a e l a s c i a t e v i a n d are,
a v e n d o l ’ a c c o r t e z z a d ’ e s s e r e pa z i e n t i . S a r e t e c o i n v o l t i d a u n i m ma g i n a r i o i n e ff a b i l m e n t e e u r o p e i sta
dove convergono suggestioni filmiche (dell’aspetto video si occupa
l ’ e n s e m b l e F i l m F i c c i o n e s , m e n tr e
d e i r i f e r i m e n t i s p a r s i s u l l e c a n zoni
s ’ è o r m a i p e r s o i l c o n t o ) e d e s pl o r a z i o n i f a n t a s t i c h e m a , a t t e n z i o ne,
probabili. Imprese da Società Rea l e d e i G e o g r a f i c o m e p o t e v a so g n a r l e Ve rn e ( o , a p p u n t o R o b i d a ..) ,
a l r i t o r n o d a l l e q u a l i s i c a t a l o g ano
strani animali raccontando aneddot i b i z z a r r i d a v a n t i a l c a m i n e t t o , in
m a n o u n a t a z z a d e l m i g l i o r t è d elle
I n d i e . F a n t a s t i c h e r i e , c e r t o , i d e ate
s e n z a m u o v e r s i d a l p r o p r i o p a ese
d ’ o r i g i n e s e n o n p e r q u a l c h e t our.
E mi l i o S a l g a ri r i u s c ì a d e s c r i v e r e
Stelle subacquee
No n molto da dir e c ’è s ulla f or ma zio ne d al punt o di v is t a s quis ita men te, stre t t am ent e biogr af ic o.
Ca ren te se n on nulla l’aneddot ica, come se f o s s e b a l z a t a u n b e l
g iorn o fu ori d alla m edes im a r is er vate zza n ella quale r ipiom ba c ic licamente nelle p a u s e t r a u n a l b u m
e l’altro. Vivo n o e p a r l a n o ( p o c o )
della loro mu s i c a , i N o s t r i , p e s c i
che scorazzan o a l l e g r i t r a i s u r r e a l i
a cq ua ri che a dor nano le c oper t ine
d i He lium e S ar gas s o Sea, per t an-
Classic
la giungla sen z a e s s e r v i m a i s t a t o :
ci riuscì, sem plic em ent e, ins eguendo mentalmen t e l ’ i d e a d i c o m e q u e i
luoghi doveva n o e s s e r e .
Col valore ag g i u n t o d i v i v e r e s u l l a
cuspid e di fine s ec olo, Rosi e Cucks ton e comp agni hanno l’oppor t unità di appoggi a r s i s u l l a n o s t a l g i a d i
a ttimi ma i vis s ut i, t ut t ’al più r ic or dati a malape n a s e n o n a d d i r i t t u r a
rimpianti. Pro v a n o c o n s u c c e s s o ,
come tan ti altr i hanno f at t o dai Novan ta in qu a, a c olm ar e lo s paz io
vuo to in cu i s ono ( s iam o) s os pes i
ricreando il p a s s a t o c o n f r a m m e n t i
d i immag ini ri t r ov at e in s olaio. Pr edecessori ins o m m a , a s s i e m e a g l i
Ste r eolab (m a, s e par t is s im o a t ira re il filo da lla f av ola Young M ar ble Gia nts , nes s uno s e ne av r ebbe
a male …), d ella “ ghos t algia” oggi
così ricorrent e d a l a s c i a r s i i n t u i r e
come spirito - anz i, f ant as m a - guida. Sta tutta l ì l a r a d i c e d e l l a l o r o
o ssessio ne p er l’ac qua e s opr at tu tto il ma re: nel s uo es s er e or iginario luogo / m e z z o d i v i a g g i o a
d isp osizio ne dell’es s er e uom o instancabile, un a s u p e r f i c i e n o t a c h e
n asco nd e sott o di s é c his s à quali
misteri. Il sen s o d e i P r a m l o t r o v a t e
in u na g eo gra f ia della m ent e e della memoria, n e l l a v o l o n t à f e r r e a d i
(ri)trovarsi es p l o r a n d o a l l o s t e s s o
te mpo lo spa z io int er ior e ed es t eriore. Sposta r e a v a n t i l a f r o n t i e r a
che fun zio na c om e c om m ent o s on oro a q ua nto det t o s opr a è l’es plicito compito l o r o , e s p l e t a t o c o n
sorridente sc r u p o l o s i t à e s u r r e a l e
autoironia. No n a n t i c a g l i e , s e m m a i
a va ng ua rdie i lor o dis c hi. Non int elle ttua loid i frigidi, m a s ar donic i gentiluomini ed e n i g m a t i c a c h a n t e u s e .
Ecco ve li se rv it i.
to ci adatteremo inseguendone le
enigmatiche e imperturbabili scie,
las c ia n d o a l p r e g i a t o Te l e m e t r i c
M el o d i e s ( D o m i n o , 1 9 9 9 ; 7 . 0 / 1 0 ) i l
c om p i t o d i r a c c o r d a r e t r a l o r o s i n goli ed EP sparsi.
Si f o r m a n o n e l 1 9 9 0 a B i r m i n g h a m ,
città del Nord britannico che da
s em p r e s o ff r e d e l c o m p l e s s o d ’ i n feriorità tipico della provincia, cui
c er c a d i s f u g g i r e c o n s a g a c e , d i s t ac c a t a r i l e t t u r a d e l l e m o d e c h e
s algo n o d a L o n d r a : d i c o n o q u a l c os a u n p a i o d i n o m i c o m e P l o n e
e Br o a d c a s t ? A l l ’ i n i z i o è s o l o l a
s c ian t o s a R o s i e C u c k s t o n c h e g i o c a al l a s i r e n a i n q u i e t a n t e e a r m e g gia a t t o r n o a u n c a s e r e c c i o T h e r e min, presto raggiunta dal poliedrico
M at t E a t o n , d a l l e q u a t t r o c o r d e d i
Sam O w e n e d a M a x S i mp s o n a
t as t ie r e e c a m p i o n a m e n t i , t u t t i a n cora parte di una line-up soggetta
a minime mutazioni. Non tutti digeribili i primi passi dispiegati in
due a u t o p r o d u z i o n i s u l l a m e d i a d i stanza col marchio Howl Records,
G as h e P e r a m b u l a t i o n s , r a c c o l t i n e l
1992 s u G a s h ( a e ; 6 . 6 / 1 0 ) . O p a c o
e percussivo l’ambiente, ancora da
rifinire e nondimeno stimolante,
giocato su echi arty e wave anni
O t t an t a a ff a s t e l l a t i c o n b u o n v o -
l e r e , r e g o l a m e n t a r e b a s sa fe d e l tà
e i n t e r m i t t e n t e f o c a l i z z azione. Si
i n t r a v e d e i l d e s i d e r i o d i spingersi
o l t r e , c o n v i n c e n d o p i ù c ol giardino
d ’ i n f a n z i a p o s t p u n k ( S i o ux s ie nel
t r i t a c a r n e p e r F l e s h , L u d u s co n d i ta
a t r i b a l i s m i e s l i d e d a l l ’ o t ti m a I’ m A
Wa r ) c h e n e i k r a u t i d i s t o r t i , p o r g e n d o g r a d e v o l i s u r r e a l i s m i (Bl u e Si n g e r ) e n o t t u r n i p e r p i a n o scordato
( T h e D a y T h e A n i m a l s Turned On
C a r s ) . S u t u t t o s p i c c a l a dozzina di
m i n u t i c o n d i v i s a t r a S u n s et In te r n a t i o n a l ( i p n o s i l e v i t a n t e c h e implora
i l r e m i x t e c h n o - a m b i e n t ) e Bl e e d
( a n s i o g e n o s t o p a n d g o Velv e t -C a n
c h e m u o r e i n f a n c i u l l e s ca coda).
L a t e l a s t r u m e n t a l e e v i d e n zi a n e i
b r a n i p i ù r i u s c i t i i l p r o g e t to n o n co m u n e d i f o n d e r e v i n t a g e e r i ve r b e r i c o l t i s o t t ’ a c q u a , c o m e del resto
l a s a l d e z z a a u n i d e a l e visionario
d i m e z z i m o d e s t i e i n v e nti va vi ce v e r s a p o t e n z i a l m e n t e i n esauribile.
I l b r i c - a - b r a c p o s t m o d er n i sta si
a n i m a d i p o l i c r o m a , e s e mplare vita
nello stupefacente The Stars Are
S o B i g , t h e E a rt h I s S o Sm a ll...
S t a y a s Yo u A re ( 1 9 9 3 ; 8 .0 /1 0 ) Il
c o m b o è s t a t o f r a t t a n t o a docchiato
e messo sotto contratto dall’emerg e n t e To o P u r e , r i c a m b i ata come
n o i d a l l ’ i r r u e n t a c a r n e v a l a ta L o co ,
sentireascoltare 109
Classic
dai prin cip esch i ronz ii di R a d i o
F reak In A Sto rm, d alla s gus c iant e
Loredo Ven us. Disc o appunt o s c ivolos o e ina fferra bi le, ins c ena at torno a sé un’origin a l e d i m e n s i o n e
onirica e “p op ” da lla quale gent e
come Ps app trarrà i s pir az ione adeguatamente moderna : l o c e r t i f i c a n o
l’esotica sotto ve tro M ilk y , la t em pesta d i on de Th e R ay e una C a p e
S t . Vin ce nt pe r la q ua le Laet i t i a Sad ier ucciderebbe. P i ù d ’ o g n i a l t r a
cosa lo ch iarisce il S un Ra s per duto ne lle la nd e di Bitc hes Br ew d e l l a
sensa zio na le ep ica as t r al- jaz z I n
D ream s You Too Can Fly . Cos t antemen te p rop en so all’aper t ur a ep-
in anc hegg i a m e n t i l o u n g e d i r i b a l d a p e r s o n al i t à . I l t u t t o a b b e l l i t o d a
m elodie pr o v e n i e n t i d a u n L a b o r a torio Stereofonico più easy e meno
germanico e pulsazioni buone per
i Lai ka in v e r s i o n e d e p r o g r a m m a t a . D i ff i c i l e s c e g l i e r e s u l p r i m o t r a
la par anoic a r u m b a G r a v i t y o u n a
f ant as c ient i f i c a D a n c i n g O n A S t a r ,
tra l’ipotesi di acid rock latino che
s c iv ola nell e t a r d e S l i t s T h i n g s L e f t
O n The Pa v e m e n t o g l i We e k e n d
ins iem e ner v o s i e o p p i a c e i d i B l u e .
La s ec onda p r o v a , p i ù r i t r o s a e u n i forme, vale maggiormente come
esperienza d’insieme, nondimeno
ha v er t ic i n e i p i g r i c o c k t a i l L o o s e
una stazione non artica ma radiofonica. Sostituiti i mecenati con la più
munifica e attuale scuderia Domino,
nel 1998 North Pole Radio Station
(7.5/10) informa che il tempo è stato senz’altro ben impiegato. Non
sarà quel meeting tra Edith Piaf e i
Residents di cui leggete in giro, ma
certo che piroetta disinvolto attorno all’ascoltatore come una provocante trottola, suscitando paragoni
con Combustible Edison a causa di quelle atmosfere da cocktail
ironicamente colto (Ominchord),
sebbene il gusto dei britannici per
l’abbigliamento acustico cada in direzioni più sfaccettate. Guai fare a
pure attraversato da s t o r d i m e n t o e
leggera in qu ietu din e, è br illant is s ima g emma tu tta da r iv alut ar e e r iconsiderare, libera d i r i v e l a r s i c o n
lo scorrere del calen d a r i o c o m e s t a
infatti accadendo.
S e la pro po sta d el gr uppo br it annico si era fin qui d i v i n c o l a t a t r a
ipnotismi e tensione s f o g a t a , i d u e
album d ati alle stam pe a m et à dei
’90 cercano di confe r i r e u n a v e s t e
più recon dita a lla s ec onda c om ponente , pe rde nd os i in un 2 0 . 0 0 0
Leghe riscritto da B or ges. Hel i um
(Too Pure , 19 94 ; 7 .8/ 10) e Sar gasso Se a (Too Pure , 1995; 7. 4/ 10)
intavolano variazio n i s u l t e m a
dell’eso rdio se rve nd os i dell’at t it udine di cui sopra, t r a d u c e n d o l a i n
trip-ho p d a b ar sotto il m ar e, in “ f alsi” accenni folklorici m i t t e l e u r o p e i ,
Thr ead e C r y s t a l Ti p s , n e l l e s p i r e d’alghe z u c c h e r o s e c h e v i b r a no s eguend o l e c o r r e n t i E a r t h i n g
And Pr ot ect i o n e S e r p e n t i n e , n e l l a
s t or dent e d a n z a d i s i r e n e ‘ 5 0 S e a
Swells And D i s t a n t S q u a l l s . P a r e
un saluto - e lo è - a una formula
c he r is c hiav a l o s t e r e o t i p o r e v i v a lista in pieno corso. Meglio tornare
a rinchiudersi in salotto, consultare
qualc he at l a n t e c o n i n s o t t o f o n d o
Les Baxt er e R a i n c o a t s , p o i r i m e t tersi in discussione.
meno della tv dei ragazzi (Sleepy
Sweet) e del citazionismo chic non
salottiero (El Topo): ne patirebbero la reputazione e, soprattutto, il
progressivo consolidamento di uno
stile ormai unico, assemblato con
materiali di recupero e idee che
la più parte dei gruppi getterebbe
letteralmente via. Nelle loro mani,
rimasugli e scampoli vanno a costituire il canovaccio su cui inserire sagaci mutazioni del momento,
mentre il fanciullino degli inizi si
ripresenta temprato dall’esperienza. Legittimo perciò che il mambo
sposi elettronica da cantina e fiati ondivaghi (The Clockwork Lighthouse), che alcune strane creature
attraversino le pareti (Cow Ghosts,
The Doors Of Empty Cupboards) e
che la Rive Gauche infine affiori ec-
110 sentireascoltare
Isole in movimento
Tre anni dura l’attesa per un rendiconto delle spedizioni intraprese,
tanto da istillare dubbi e scetticismi.
Invece, rintracciato un caratteristico
passaggio a nord ovest, i Pram giungono al Polo Nord e vi impiantano
Burst e Play Of The Waves) eppure
disposto a rischi come l’affastellarsi tautologico di bordoni A History
Of Ice. Manici di scopa e pomi d’ottone, presumibilmente, ma come lo
metti nel cassetto il retrogusto angosciante, quel cigolio che rimane
in testa a fine ascolto? Succede
che il ragazzino sta crescendo e, di
tutti i periodi di passaggio, la maturazione umano-artistica è all’incirca
la più dura. Appagante, però agra.
Schiarisce gli sviluppi il passo temporale adottato per il giro successivo: trentasei mesi separano quanto sopra da Dark Island (Domino,
2003; 8.0/10), copertina più spet-
tigliezze, Leeward invoca spettri
dell’Ottocento. Capolavoro piovoso
e amarognolo come la fine di una
vacanza, dell’estate e di un amore. Tutto insieme, lo stesso giorno,
appassionatamente bagnato da una
lacrima che rivivrai mentre cerchi
impossibile conforto dentro le stanze di Peepshow. Del fresco di stampa The Moving Frontier (Domino,
2007; 7.5/10) vi hanno già ragguagliato (recensione sul #36): chi scrive, oltre ad aumentare la puntata,
aggiunge che la formula si incastra
alla perfezione nella ricerca di un
senso dentro la confusione sonica
odierna. Recita la parte dell’oasi, la
alla soglia del decimo anno di attività in un condensamento sonoro
che la groovy e quasi mingusiana
The Owl Service mette in mostra
senza indugiare. Confonde le carte
più avanti il disco, replicando alla
squillante Bewitched (ma quei fiati
in sottofondo…) coi Belle & Sebastian allievi di Reed e Cale (Mother
Of Pearl) e, del resto, l’atteggiamento da burla a denti stretti che si
respira - la nenia avviluppata a un
theremin The Mermaid’s Hotel resta
però canone del più squisito e fragrante - fa intuire l’opera in transito. Di quelli su cui si torna sovente,
nondimeno, perché oltre a elargire indicazioni utili in retrospettiva,
racconta un gruppo in forma sui noti
terreni (garantiscono, una garrula
e l’altra felpata, A Million Bubbles
trale che mai e rinuncia pressoché
totale a balocchi e sogni. Le panoramiche appartengono a una gita
in località balneari dagli antichi e
trascorsi fasti, impregnate di decadenza assolutamente inglese. Isolazionista e oscuro come il titolo fa
supporre, richiede uno sforzo maggiore del normale per la scoperta,
dopo il quale si apre lussureggiante
(la marcetta morriconiana Track Of
The Cat), piazza l’orchestrina nelle mani di mesti ma fieri pupazzetti
(Penny Arcade), fa ben più che tappare i buchi lasciati dai Movietone
(Pawnbroker) o darsi al solito jazz
trasversale (Paper Hats). Mescola
e riassume: Sirocco tinge di Bosforo il cabaret che Distant Islands
riconduce sul battello alla deriva,
Archivist butta la paranoia in sot-
musica dei Pram, del momento felice in cui tiri il respiro e le fila, cerchi ipotesi di futuro mentre ti copri
con un patchwork di brandelli antichi. Che, subdoli, qui confortano, là
levano la sedia da sotto. È altresì
vero che queste mappe sonore ce le
hanno già squadernate sotto gli occhi, ma di rado con tanta convinzione e maestria. Di età adulta non so
se abbia senso argomentare, considerata l’imprevedibilità umbratile
di questi personaggi così fuori dal
tempo da leggerne lo sviluppo con
rara arguzia. Non ne hanno bisogno, in fondo: vivono in perfetto e
ininterrotto bilico tra fanciullezza e
sogni del domani, tra malinconia di
ieri e coscienza del presente. Ladies And Gentlemen, we are floating in time…
sentireascoltare 111
Classic
toplasma subliminale e inorganico
- Anne Hukkleberg senza eccessi
contorsionisti - dalla superba, autunnale Fallen Snow. Non un caso
che la stagione forse più adatta a
incarnare gli umori di Rosie e Matt
saluti nel 2000 la pubblicazione di
The Museum Of Imaginary Animals (Domino; 7.410), civettuola rassicurazione circa il senso di
“cambiamento
nella
continuità”.
Solo superficialmente uguale a se
stesso, il mondo sonoro contiene
tra le pieghe dettagli da scovare,
indizi rivelatori che solo perspicaci
Holmes avvistano e comprendono
appieno. La rivoluzione si trapianta
Classic
Cl a ssic album
Chris Bell - I Am The Cosmos (Rykodisk, 1992)
B ig Sta r: la q uin tess enz a power - pop. Due t es t e, C h ri s B e l l e A l e x C h i l to n , co me ro ck si ri s pet t i, indi à la J agger / Ric ha r d s e / o L e n n o n / M c C a r t ney; questi ultimi, co n Ya r d b i r d s , W h o , K i n k s e c o m p a g n i a b r i t i s h I n v a s i o n
sono per Bell l’inizia z i o n e . N o n p e r i l s u o s o c i o i n v e c e , a t t r a t t o d a l s o u l d i
S t ax flavou r. Dive rsi , c om e r oc k s i r is pet t i.
Quan do l’in su ccesso c om m er c iale del pr im o #1 R e c o rd s p o s s a l ’ a n i m o
sensib ile di Chris, l a gr ande s t ella è già una f ac c e n d a d e l s o l o C h i l t o n .
C osic ch é, men tre il s ec ondo Radi o Ci t y p r o i e t t e r à i B i g S t a r t r a i n o m i
che contano, l’uomo d e l M i s s i s s i p p i , o r m a i i n p e n o m b r a c o m e i l B a r r e t t
di A Sauce r ful Of S ecr et s, s i r it r ov er à a pas s ar e i n c a v a l l e r i a . B o c c o l i
nero corvino, animo f r a g i l e c o m e u n c r i s t a l l o m a p r e z i o s o c o m e l o s t e s s o .
L’eroina un fardello, o m o s e s s u a l i t à e f e d e c a t t o l i c a a l l a m a n o . L a s c i a i l
gruppo n el 1 97 2 e s i r int ana t r a c alor e f am iliar e e q u a l c h e s g u a r d o a l l ’ i n sù, aldilà de lle n uvole.
N on perd e il vizio di s c r iv er e, e il r it or no s ul luog o a l u i c a r o q u a n t o d o l o r o s o – g l i A r d e n t S t u d i o s t e a t r o d i #1
R ecor d – pro du ce gr ez z i ac et at i in c ui s i av v ic end a n o , t r a g l i a l t r i , l o s t e s s o C h i l t o n e s e s s i o n m e n a s s o r t i t i .
P arto primo di q ue lle s edut e un s ingolo per Car Re c o r d s , c o m e d u e b a g l i o r i d a u n ( d a q u e l ) c r i s t a l l o v i s t o i n c on troluce . I Am The Cos m os s em br a M ar c Bolan ( e c i r i t o r n e r e m o … ) i p o t e t i c o q u i n t o b e a t l e e Yo u A n d Yo u r S i ste r
è una take folk che, b e h , t r a s u d a t a n t a d i q u e l l a i n n o c e n z a , c h e l ’ a r p e g g i o d i a c u s t i c a e i l s o ff i o d i a r c h i m e glio
non potre bb ero al cos pet t o di un Bell des ider os o s o l o d i u n a p o s s i b i l i t à , s o l o u n a d i a m a r e .
Lavor a ne l risto ran te di f am iglia, m a la depr es s ion e è u n a z a v o r r a . Tu t t a v i a v a a v a n t i e r e g i s t r a . S u o n a . U n a s er a
del 1 9 78 p erò , a p oc hi gior ni dal nuov o anno la su a Tr i u m p h l o t r a d i s c e e s i s c h i a n t a a i l a t i d e l l a c a r r e g g i ata .
Morirà all’istante. N e l l a m o d a l i t à s e m b r a i l r i p e t e r s i d i u n a d i s g r a z i a : l u i , C h r i s , p r o n t o a r i m e t t e r s i i n g i o c o e
giocato da l de stin o; c om e s uc c es s o poc o pr im a, n e l s e t t e m b r e d e l ‘ 7 7 , a M a r c B o l a n c h e c i l a s c i ò a l p r i n c i p i o
della nuova rinascita ( e r a p r o n t a u n a t o u r n é e c o i D a m n e d ) , v i t t i m a d e l l a m i n i g u i d a t a d a G l o r i a J o n e s . E p i t a ffio
da ro cker, martiri de i m o t o r i .
D ell’ex Big Sta r ci ri m ane un dis c o as s em blat o dop o p i ù d i u n d e c e n n i o d a l l a s u a s c o m p a r s a , n e l 1 9 9 2 , d a l l a R ykodisc. Sono abbozz i d i q u e l l o c h e p o t e v a e s s e r e u n l a v o r o d a l ì a v e n i r e , u n i c a t e s t i m o n i a n z a ( a m e n o c h e non
siate, vo i letto ri, tra i f or t unat i pos s es s or i del s ing o l o d i c u i s o p r a ) e p r e z i o s o d o c u m e n t o d a r i s c o p r i r e .
Inaugura I Am Th e Cos m os e s egue Bet t er Sav e Yo u r s e l f . S e n t i t e l o , s e m b r a b a c i a t o d e i B e a t l e s p i ù a c i d i . S p eed
of S oun d le nisce gli anim i e par la quella poet ic a d a r a g a z z o d e l l a p o r t a a c c a n t o , c o s i c o m e L o o k U p , e d i l suo
pastora le rica mo tra c hit ar r a e f laut o c hiede uno s g u a r d o a l c i e l o . P o i o v v i o , c ’ è a n c h e Yo u a n d Yo u r S i s t e r e l a si
sente in ben tre vari a z i o n i ( l e n t a , c o u n t r y e a c u s t ic a ) , t u t t e b e l l e c h e a n c h e u n i p o t e t i c a m a m b o v e r s i o n c i s t ava.
A custico il caro Chri s , t ant o s im ile a c er t e c os e We s t - C o a s t ( T h o u g h I K n o w S h e L i e s ) e p o i e l e t t r i c o , t a n t o s i mile
alla Fo xy La dy di He ndr ix ( Fight At The Table) .
N el co rso de gli a nn i lo om agger anno in poc hi m a b u o n i : i T h i s M o r t a l C o i l a d e s e m p i o r i l e g g e r a n n o I A m The
C osmos e Yo u And Your Sis t er in Blood del 1991 , e d i F l a m i g L i p s i n s e r i r a n n o S p e e d O f S o u n d n e l l o ro L a t e
N i g h t Ta les .
Ma prima di tu tto q ue s t o il f uner ale di quel 28 dic em b r e , c a d u t o n e l g i o r n o i n c u i l ’ a m i c o A l e x C h i l t o n , s o r t e v u o l e ,
spegne va la ven totte s im a c andelina. M or s m ea, v i t a t u a .
Gianni Avella
112 sentireascoltare
Classic
Cl a ssic album
Prince - 1999 (Warner, 1982)
Qu ella recita ( r ec it a?) da ner o r innegat o. Q u e i m o d i d a b i a n c o c h e g i o c a va (gio ca va ?) a s aper ne più dei ner i. I l s ou l m e t i c c i a t o d i w a v e a ff i l a t a , i l
fu nky a l ne on , le as pr ez z e r oc k . Una godu r i a . U n a l u c c i c a n t e , i n s i d i o s a ,
lu brica g od uri a. Pr inc e è s t at o per la blac k m u s i c u n o s t r a o r d i n a r i o a d d i tivo, in grado d i i n d i c a r e c o m e p o c h i l a v i a p e r e r o d e r e i l d i a f r a m m a t r a
musica nera, p o p e r o c k , r e n d e n d o l o p e r m e a b i l e s e n z a p e r ò – è q u e s t o
il bello - diss o l v e r l o d e l t u t t o . U n a m i s s i o n e e n c o m i a b i l e , q u e l l a d e l c a r o
vecch io Rog er Nels on, per es plet ar e la qua l e h a d o v u t o e n p a s s a n t s e m i n are p ietre m iliar i c om e Di r t y M i nd ( War ne r, 1 9 8 0 ) , P u rp l e R a i n ( Wa r n e r,
1 98 4), Ar ound The Wor l d I n A Day ( War ne r, 1 9 8 5 ) e S i g n O ’ T h e Ti me s
(Warn er, 19 87 ) Album c he s t anno lì , pr of eti c i e s e n s u a l i , c o m e g i a v e l l o t t i
infilati sul gro p p o n e t r a s l u c i d o d e g l i E i g h t i e s , p e r f e t t i f i g l i d i q u e i g i o r n i
e pp ure a ncora v iv idi, f r iz z ant i, t es t im oni aff i l a t i e t e m p e s t o s i d i c i ò c h e è
stato e perché e p e r c o m e .
Eb be ne , se nu t r iv o per quel pok er di t it oli un ’ a m m i r a z i o n e s o l i d i s s i m a , p e r q u a l c h e m o t i v o a v e v o s e m p r e r e l e g a to
1 99 9 tra le re t r o v i e . R a g i o n p e r c u i c a p i r e t e l a s o r p r e s a a n z i i l r a m m a r i c o a l l o r c h é , r i s p o l v e r a n d o l o , l ’ ho trovato
buono, anzi b u o n i s s i m o , a n z i e c c e l l e n t e . D a m o r d e r s i l e m a n i a n o n a v e r n e c o m p r e s o p r i m a l a p o t enza ed il
p ote nziale . Qualc he r es pons abilit à la as s eg n e r e i a l l a t i t l e t r a c k , p r o i e t t a t a s u u n c h o r u s c h e m i s e m bra(va) un
p o’ tro pp o rigido e par r uc c one, per quant o l ’ a l l a r m e d e l t e s t o ( “ M o m m y, w h y d o e s e v e r y b o d y h a v e a b o m b ? ”) si
a ccuccia sse c om e un’ins idia nel v ent r e dolci a s t r o d e l l a m e l o d i a e n e l g r a ff i a n t e c i n g u e t t a r e d e l l e c h i t a rr e . Qu a n to a Delirio us, v a b b è , m i s u o n a ( v a ) a l p i ù co m e u n b u o n m o d o p e r d i s i n n e s c a r e q u a n t o d i a u t e n t i c a m e nte vivace
può ancora re g a l a r c i i l c a r o v e c c h i o r o c k ’ n ’ r o l l .
Co sa d ire pe r ò della f er oc e m oder nit à di un a L e t ’s P r e t e n d We ’ r e M a r r i e d , i n c u i b r e z z e w a v e a l i m e n ta n o co m b ustion i krau t e s ot t o il pent olone di un r ock l a n g u i d a m e n t e a r o m a t i z z a t o s o u l ? E c o s a d e l l a i m p a g a b i l e a sci u tte zza ritmica di Lady Cab Dr iv er , s or t a di s p o g l i a r e l l o a l c o n t r a r i o i n c u i u n f u n k y r o c k e s s e n z i a l e i n d o s sa vi a vi a
sua de nti o rpe lli e s ot t igliez z e ( r ic c ioli di s yn t h , s v i s a t e d i b a s s o , s t r u m m i n g l i q u i d i , a f r o r i & u m o r i . . . ) ? E d e l l ’ i n te rmina bile ps ic os i c iber net ic a s u c ui s i s no d a l a g e n e r o s a ( q u a s i d i e c i m i n u t i ) A u t o m a t i c , n e l c u i a l g i do fluire si
spalancano im p r o v v i s e r e v e r i e e t n o , p s y c h , w a v e e f u s i o n ?
Il punto è prop r i o q u e s t o : l a b a s i l a r e a b i l i t à d i P r i n c e s t a n e l l ’ i n g a n n e v o l e a r t i f i c i o s o n i c o c h e g i o c a c o i tuoi abiti
mentali, ma è p u r e l a c a p a c i t à d i s c r i v e r e b a l l a t e i n o d o r d i p e r f e z i o n e , s c a m p a t e d ’ u n s o ff i o a l l ’ a u t o i ndulgenza
(Free , in ch iod at a ad un piano at t r av er s o i c r e s c e n t i m a r o s i d e l l a v o c e e u n d i g r i g n a r e i n s i d i o s o d i c o r d e ) o a b b a n d on ate ne lla st r et t a del pur o e s em plic e inc a n t o , c o m e l a c o n c l u s i v a I n t e r n a t i o n a l L o v e r , b l u e s s c r e a n za to tu tto
singhiozzi, gr i d o l i n i s t r a z i a ( n ) t i e d e s t r o i n l i b e r a u s c i t a , u n a c o s u c c i a p e s c a t a n e l f i u m e m i s t i c o i n c u i si tuffano
d i solito g li spir it i v iv i dei M ar vi n G aye, de i L i t t l e R i c h a rd e d e g l i S t e v i e Wo n d e r ( u n i n c h i n o p e r c i ascuno, e
u no sb erle ffo di nas c os t o) .
Casomai, cap i t a p u r e d i r e s t a r e s e n z a f i a t o , t i p o q u a n d o t ’ i m b a t t i i n q u e l g e t t a r e l ’ a m o n e l n e r o l i q u i d o del futuro
p esca nd on e gioielli elec t r o- f unk da un alt r o p i a n e t a , e d è c e r t o i l c a s o d i A l l C r i t i c s L o v e U I n N e w Yo r k, dove
barbagli d’alie n a z i o n e p r o s s i m a v e n t u r a d i g r i g n a n o t r a t a s t i e r e e c h i t a r r e l e v i g a t e f i n o a l s a n g u e , i l b a s so appeso
a d u na flemm a f ebbr ile, la v oc e ad un t em po t e a t r a l e , s f e r z a n t e , s o r n i o n a . E q u i n d i , q u i n d i , n o n r e s t a c h e ch i o sa re : u n prin cip e. Sis s ignor i. Capac e di degr a d a r s i s a l t i m b a n c o , e s t e n u a r s i p u t t a n a , r e i n v e n t a r s i i n f i n e un ’ i d e n ti tà
ansiosa di re d e n z i o n e . O g g i s e n z ’ a l t r o m e n o i n d i v i d u a b i l e e i r r e s i s t i b i l e , m a v i v o o l t r e o g n i g r a m a p rofezia. E
n ella do ve rosa r iv er enz a di c hi r ac c oglie ab i l m e n t e i f r u t t i ( a u r e i ) d i c o t a n t a s e m i n a , n o m i i l l u s t r i c o m e Out k a s t ,
N.E.R.D. o Cody ChesnuTT. Av er e m olt i de g n i s s i m i e p i g o n i è u n a l t r o g r a n d e m e r i t o , n o ?
Stefano Solventi
sentireascoltare 113
l a s e ra d e l l a p r i m a
CULT MOVIE
Radio Days (di Woody Allen - USA, 1987)
Una delle ca r a t t e r i s t i c h e p i ù e v i d e n t i d i A l l e n c o m e a u t o r e , s o p r a t t utto
negli anni in c u i u s c ì R a d i o D a y s , è i l f a t t o c h e i s u o i f i l m s i a n o a s s o l u t a m e n t e “ r i c o n o s c i b i l i ” a t t r a v e r s o a l c u n i t e m i r i c o r r e n t i ( i n f a n z i a , f a m i g lia,
ebr aic it à, le g a m i s e n t i m e n t a l i , e t i c a ) m a n e l l o s t e s s o t e m p o a n c h e e s tr e mamente diversi fra loro, restii ad una identificazione.
Radi o Days e s c e n e l 1 9 8 7 , l ’ a n n o d i u n a l t r o f i l m , S e t t e mb re . I l p r i m o è
uno s k et c h- b o o k a l l a m a n i e r a d e i f i l m d e g l i e s o r d i ( P re n d i i s o l d i e s c appa, Banana s ) i n t e r a m e n t e b a s a t o s u u n a s e r i e d i q u a d r i c o m i c i a m b i e n tati
f r a i ‘ 3 0 e i ’ 4 0 c h e r i m a n d a n o a d u n ’ i n f a n z i a s e m i - a u t o b i o g r a f i c a i n cui
una f am iglia e b r a i c a e i l m o n d o d e l l o s h o w - b i z s i c o n f r o n t a n o s u l l o s f o n d o
d e l d e n o m i n a t o r e c o m u n e d e l l a r a d i o . I l t u t t o r a c c o r d a t o d a l l a v o i c e - o ver
dello s t es s o A l l e n c h e t i e n e u n i t i i v a r i j o k e s . C ’ è l a c o p p i a d e i g e n i tori
di Lit t le J oe , i l b a m b i n o c h e i m p e r s o n a i l n a r r a t o r e / A l l e n , g l i z i i , l a c ug i na, i v ic ini e p o i c ’ è a n c h e i l m o n d o d e l l e r a d i o s t a r o d e g l i a s p i r a n t i t a l i ,
t r at t eggiat o c o n u g u a l e i r o n i a e a c c o n d i s c e n d e n z a . S e t t e mb re , i n v e ce ,
appar t iene a l r e g i s t r o s e r i o , e u r o p e o , a l l a p a r i d i I n t e ri o rs , S t a rd u s t M e m or i es o Ha n n a h , d o v e l a p s i c a n a l i s i e l e n e v r o s i d e l l a b o r g h e s i a t r o v ano
p i e n o s p a zi o . P r o b a b i l m e n t e q u e s t a e t e r o g e n e i t à v e n i v a i n t e r p r e t a t a in
s e n s o “ c l a s s i s t a ” d a l l a c r i t i c a a n n i ‘ 8 0 c o m e s p i a d e l d e s i d e r i o d i A l l e n di
affranca rsi da lla dim ens ione ghet t iz z ant e dell’ebr a i c i t à e a s s e c o n d a r e l a d o m i n a n t e p r o s p e t t i v a WA S P. D i l e m m a
irriso lvibile. Comunq u e s i a e s i s t o n o a n c h e n u m e r o s e s o m i g l i a n z e . H o g i à a c c e n n a t o a l l ’ a s s o l u t a m a n c a n z a di
strut tu ra d i Rad io Da y s , c o m e c o m p e n d i o d i g a g s e d i s n a p s h o t s t i p i c o d e i f i l m d ’ e s o r d i o . I n o l t r e i l p a r a l l e l o tra
l’ordina ria vita re ale , quot idiana e l’im m aginar io m o n d o d e g l i e r o i d e l l o s p e t t a c o l o c h e A l l e n c o s t r u i s c e n e l fi l m
era già en trato in sc ena c on La r osa pur pur ea de l C a i ro , s o p r a t t u t t o , e r i t o r n e r à a n c h e p i ù a v a n t i , n o n o s t a nte
possa se mbra re u n s egno t ipic o dell’epoc a M ia Fa r r o w ( g l i a n n i ‘ 8 0 , a p p u n t o ) .
N el caso di Rad io Day s la m es c olanz a di r ealt à e fa n t a s i a , d i v i t a e r a c c o n t o c h e A l l e n h a p a r t i c o l a r m e n t e a c u o r e
ruota a ttorn o al leitm ot iv di un m edium m olt o par t ic o l a r e : l a r a d i o . C o m e i l c i n e m a o l a t v, l a r a d i o r i e s c e a p r o du r re un mondo idealizz a t o p o p o l a t o d a d e i e d i v i n e , e l a r g e n d o g u i d e m o r a l i , c o n s o l a z i o n i s p i r i t u a l i e , s o p r a t t u tto,
un gran carico di su p p o r t o e m o t i v o e i m m a g i n i f i c o . N i e n t e d i p i ù f a c i l e , q u i n d i , c h e c o s t r u i r e l a r e l a z i o n e s t r etta
tra realtà e imma gin az ione pr opr io s u quel m edium c h e i s o l a n d o u n o s t i m o l o , q u e l l o v i s i v o , c o n s e n t e a l l ’ a s c o lta tore quel tripudio d’i m m a g i n a z i o n e c h e g l i f a c o n f o n d e r e v i t a e f a n t a s i a .
Il molto discusso (e d i s c u t i b i l e ) M c L u h a n d i c e v a c h e l a r a d i o t o c c a i n t i m a m e n t e e p e r s o n a l m e n t e o g n i i n d i v i duo
al punto da spingerlo a s e n t i r s i e s c l u s o d a l l ’ a m b i e n t e c i r c o s t a n t e e i n s e r i t o n e l c o n t e s t o “ r a c c o n t a t o ” d a l l a r a dio.
Questa continua sol l e c i t a z i o n e u d i t i v a è m o l t o p i ù p o t e n t e d e l l o s t i m o l o v i s i v o o ff e r t o d a l l ’ a m b i e n t e e c r e a un
effet to “triba lizzan te” s ull’as c olt at or e ov v er o alim e n t a i n l u i u n o s p i r i t o c o l l e t t i v o .
Il potere de lla ra dio è t ant o più gr ande nella m is u r a i n c u i q u e s t a e s p e r i e n z a d i g r u p p o è b e n l u n g i d a l l ’ e s s er e
omog en eizza nte ; a nz i, la r adio c r ea un ins az iabil e g u s t o p a e s a n o p e r i l p e t t e g o l e z z o , l e s t o r i e d i q u a r t i e r e , l e
memorie locali.
La cen tralità d i q ue s t o m edium in Radio Day s s pi e g a a n c h e c o m e m a i c i s i a u n c e r t o r i g o r e , i n q u e s t o f i l m , r i guardo alla dimensio n e u d i t i v a : l a m u s i c a p r i n c i p a l m e n t e m a a n c h e l a v o i c e - o v e r e , c o s a a n c o r p i ù i n t e r e s s a nte,
la ricerca di un con t r a s t o f r a l a d i m e n s i o n e s o n o r a e q u e l l a v i s i v a . A l l e n s c e g l i e , c i o è , d i c o n c e n t r a r e t u t t e le
potenzialità del film s u l l a r e l a z i o n e o r a l e e s u l f e n o m e n o d e l r a c c o n t o p e r p o i c o m p l e t a r e l o s t i m o l o u d i t i v o con
l’imm ag ine . La co sa è ev ident e, per es em pio, in t u t t a u n a s e r i e d i r e l a z i o n i s t r e t t e e s t u d i a t e t r a l e s i t u a z i o n i r accontate e il co mmen t o m us ic ale: Danc ing in t he Da r k p e r l a s e q u e n z a b u i a i n i z i a l e d e i l a d r i o l e n o t e d i S e p t e m b e r
S ong di Weill per la p r i m a v i s i o n e d i R o c k a w a y, l a s o t t i l e s t r i s c i a d i t e r r a n e l l a p e r i f e r i a d i N e w Yo r k C i t y d ove
vive la famig lia o la gag dell’uom o di nev e dot at o d i a t t r i b u t i c o m m e n t a t o d a l l a c a n z o n e P i s t o l P a c k i n ’ M a m a ch e
suona u na stro fa: “la y t hat pis t ol down… ” e m o l t e a l t r e i n c u i , i n v e c e , l ’ i n f o r m a z i o n e s o n o r a e q u e l l a v i s i v a f a nno
a botte: il Vendicato r e M a s c h e r a t o , i l p e r s o n a g g i o d e l l a r a d i o c h e L i t t l e J o e a m a d i p i ù , h a u n a v o c e e u n p i glio
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l a s e ra d e l l a p r i m a
che fa nn o pe ns ar e a un m is t o f r a Super m an e C a r y G r a n t m e n t r e i l s u o v o l t o e l a s u a f i g u r a c i f a n n o r i m p i a n g e re l’a no nima to. Non è un c as o nem m eno c h e l a c o s a p i ù i m p o r t a n t e i n q u e s t o f i l m s i a l a v o c e o v e r d i Al l e n ch e
aiuta la contin u i t à d e l f i l m e l o r e n d e d e c i s a m e n t e p i ù r i c c o i m p l i c a n d o t u t t e l e s u c c e s s i v e e c l a s s i c h e ossessioni
a uto riali: in sicur ez z a s es s uale, dev oz ione e a m o r e p e r g l i e r o i d e l l a c u l t u r a p o p o l a r e .
Qu esto co ntra s t o audio/ v ideo, t r a l’alt r o, c i p o r t a a d u n ’ a l t r a c o n s i d e r a z i o n e s u l c a r a t t e r e f u m e t t i s t i c o e “ a m a cchietta” dei p e r s o n a g g i : n o n c ’ è e v o l u z i o n e n e l f i l m p e r n e s s u n o d i e s s i . L a r i c e r c a d e l l ’ u o m o g i u s t o da parte
d ella b izzarra e un po’ s v am pit a z ia Bea ( in l i n g u a o r i g i n a l e s u o n a b i , i l c h e r i m a n d a a d u n a m l e t i c o t o b e o r n o t
to be che è pr o p r i o i l g r a n d e p r o b l e m a d e l l a z i a ) r i m a n e p r a t i c a m e n t e s t a t i c a ; c o s ì c o m e t u t t i g l i a l t r i p ersonaggi
che rimangon o f i g u r e f u m e t t i s t i c h e e s a t i r i c h e i l c u i s c o p o p r i n c i p a l e è t r a t t e g g i a r e u n a v i s i o n e d ’ i n s i e me, corale
sullo show-biz e s u l s u o r u o l o n e l l a c u l t u r a a m e r i c a n a . N e s s u n a c o n t i n u i t à n a r r a t i v a , q u i n d i m a s i c u r a mente una
con tinu ità e m ot iv a c he s egue gli up and dow n d e i g e n i t o r i , l e l o r o m e m o r a b i l i d i s c u s s i o n i s u l l a v a s t i t à d e g l i o ce a ni, i p ochi m om ent i di dolc ez z a s em pr e de s c r i t t i a t t r a v e r s o l e c a n z o n i e i p r o g r a m m i r a d i o f o n i c i : l a c u g i n a a m a
il cantante co n f i d e n z i a l e , l o z i o è u n f a n a t i c o d e l p r o g r a m m a s p o r t i v o , s u a m o g l i e d e l v e n t r i l o q u o ( a l la radio!),
la zia zitella a s c o l t a s o l o l a m u s i c a i n v o g a , f a s h i o n e d , c o m e l a c o n g a , i g e n i t o r i i l t a l k - s h o w d i A b e r c rombie sui
p rob lemi fami gliar i, t ut t i as c olt ano i s us s ieg o s i e p i u t t o s t o i m p e t t i t i I r e n e D r a p e r & R o g e r D a l y e i n f i n e c’ è L i ttl e
Joe che adora i l Ve n d i c a t o r e M a s c h e r a t o .
In un ce rto sens o ques t o m edium div iene ne l f i l m u n a s o r t a d i n u o v o i d o l o , o g g e t t o d i r e v e r e n z a e c u l t o ( è l ’ o p p i o
delle masse… ) : f o r n i s c e i l l u s i o n i e c o m p o r t a u n a t t o d i f e d e , i l c h e s p i e g a c o m e p e r e s e m p i o , l a z i a Ceil possa
credere che s i a v e r a m e n t e d i u n v e n t r i l o q u o l a v o c e c h e s t a a s c o l t a n d o . P e r t u t t i ( v e d i e p i s o d i o d e l l o z i o Abe o di
Little Joe col r a b b i n o ) l a r a d i o f i n i s c e c o l r a p p r e s e n t a r e u n a f o r m a d i s e c o l a r i z z a z i o n e d e l l a p r o s p e t t i v a etnica e
re ligio sa in u na poc o edif ic ant e c ons ac r az io n e a l l a c u l t u r a p o p . A l l e n , d e l r e s t o , è s e m p r e s t a t o a l q u a n t o a m b i g u o
nei confronti d e l l a r e l i g i o n e e b r a i c a , a b b r a c c i a t a , c e r t o , n e l s u o a s p e t t o e t i c o ( e d e t n i c o ) m a p u r s e m p re fonte di
dubbi. Il mond o è u n p o s t o f r e d d o e i n o s p i ta l e d o v e v i g e u n ’ a s s u r d a d i s t r i b u z i o n e d e l c a s t i g o e d e l p e rdono che
n on ha nu lla di logic o e m anc a t ot alm ent e d i u n p r i n c i p i o e t i c o ( d a C ri mi n i e mi s f a t t i a M a t c h P o i n t una serie
di esempi).
Il sen so più aut ent ic o del f ilm è nella s c ena f i n a l e s u l t e t t o d u r a n t e l a n o t t e d e l C a p o d a n n o , i n c u i t u t te l e a sp i ra zio ni e i d esider i ( r aggiunt i o no non im po r t a ) v e n g o n o r i c o l l o c a t i n e l l a g i u s t a p r o s p e t t i v a . I n u n c l i m a m a l i n co n ico e in ve rna le le r adio s t ar s s i c hiedono: L e g e n e r a z i o n i f u t u r e s i r i c o r d e r a n n o d i n o i ? Tu t t o p a s s a n o n i m p o r ta
q ua nto siamo im por t ant i nelle lor o v it e” . La f a m i g l i a , i n v e c e , s i r i u n i s c e n e l l a s o l i t a c a s a s g a n g h e r a t a e , a n ch e se
non può gode r e d i u n a c o p p a d i c h a m p a g n e a l C o p a c a b a n a e d e v e a c c o n t e n t a r s i d e l b a n a l e g i n g e r a l e , sa che il
calo re d ella c as a di Roc k away può bas t ar e a r i s c a l d a r e i l l o r o c u o r e d a l l a p a u r a d e l l a f i n e d i t u t t o .
Costanza Salvi
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l a s e ra d e l l a p r i m a
VISIONI
In questo mondo libero… (di Ken Loach - Germania/Gran Bretagna/Italia/Spagna, 2007)
“ I l c inem a è u n l a b o r a t o r i o d i v i t a , v i s i t r o v a d i t u t t o , i r a p p o r t i d i p r o d u zi o ne, gli odi, g l i a m o r i , i r a p p o r t i f i g l i - g e n i t o r i e p a d r o n i - o p e r a i … ” . S o n o l e
par ole di Je a n - L u c G o d a rd , d e l l o n t a n o 1 9 8 0 . P a r o l e c h e n o n h a n n o p e r s o n i e n t e d e l l a l o r o f o r z a , e c h e r i m a n g o n o l ì , c o m e u n a p i a t t a f o r m a i d e ale
s u c ui c os t r u i r e a n c o r a i l c i n e m a . K e n L o a c h d e v e a v e r t e n u t o i n c o n t o un a
v is ione del g e n e r e . I n f o n d o , i s u o i f i l m n o n f a n n o a l t r o c h e e s p l o r a r e e a l l a r g a r e i l c a m p o d i i n d a g i n e i n d i c a t o d a G o d a r d . P e r c h é i t e m p i c a m b i a no,
l e c o s e s i co m p l i c a n o , g l i s c h e m i s a l t a n o , e l e s t r u t t u r e s o c i a l i s o n o m eno
s t abili, più f l u i d e , d i s a r t i c o l a t e . Vi v i a m o i n u n a M o d e r n i t à L i q u i d a , d i r e bb e
il s oc iologo Z y g m u n t B a u m a n : u n a f a s e s t o r i c a a t t r a v e r s a t a , c o s t a n t e m e n t e, dallo s c i a m e i n q u i e t o d e i c o n s u m a t o r i e d a l l a m i s e r i a d e g l i e s c l u s i .
Al s olit o, lo s g u a r d o d i L o a c h r i s e r v a l a s u a a t t e n z i o n e a g l i u l t i m i , a g l i
e m a r g i n a t i , e d i l s u o c i n e m a n o n p e r d e c o l p i n e l v i v i s e z i o n a r e l a r e a ltà.
L a m a c c h i n a d a p r e s a , p e r i l r e g i s t a , s a r e b b e u n o g g e t t o i n s e r v i b i l e se
non av es s e i l p o t e r e d i r e s t i t u i r e u n o r d i n e a l l a r e a l t à , d i c o s t r u i r e i l s e nso
delle c os e, n o n o s t a n t e t u t t o i m p a z z i v e l o c e e n i e n t e r i s u l t i c h i a r o . E d i l
s uo ult im o l a v o r o , i n f a t t i , c o n t i n u a a r i s c h i a r a r e l e p i e g h e o s c u r e i n c u i si
è infilata la nostra Storia.
In q ue sto m ondo li ber o… è u n p i c c o l o c o m p e n d i o d e l l e g r a n d i m u t a z i o n i s o c i a l i . G u a r d i l ì d e n t r o , n e l d i s e gno
in miniatura del mon d o o c c i d e n t a l e , e s b u c a f u o r i l a c o n t e m p o r a n e i t à . L e o n d a t e d i i m m i g r a z i o n e r i s u c c h i a t e dal
mercato ne ro de l la v or o. I l c am biam ent o del neo- c a p i t a l i s m o c h e n o n p r o d u c e p i ù o g g e t t i , m a s e r v i z i e r e l a z i on i .
La flessibilità de l lav or o div ent at a t r appola e pr ec a r i e t à – u n a p a r o l a m o l t o d i m o d a o g g i , l o g o r a t a a l p u n t o d a
apparire cava, e che q u i r i a c q u i s t a s p e s s o r e e d i s p e r a z i o n e r e a l e . L a d i ff i c o l t à , p e r g l i e s s e r i u m a n i , d i s u p e r are
i confini d el p rop rio I o e s t r inger e r elaz ioni, f ar le d u r a r e n e l t e m p o .
E la bellezza di que s t o f i l m , p i ù c h e n e l l a s u a q u a l i t à v i s i v a , r i s i e d e n e l l a p o t e n z a d e l l a s u a s c r i t t u r a : t u t t e le
contrad dizion i de l no s t r o t em po s ono r ic uc it e s ul co r p o e l a s t o r i a d i A n g i e – u n a p e r f e t t a K i e rs t o n Wa re i n g . Una
donna sfruttata che p e r f u o r i u s c i r e d a l l e s a b b i e m o b i l i d e l l a s u a c o n d i z i o n e d e c i d e d i s f r u t t a r e a s u a v o l t a . Una
donna che da cla ssic o ogget t o di dom inio div ent a i l s o g g e t t o c h e e s e r c i t a i l p o t e r e . P o t e r e c h e n o n f a s c o n t i, e
che si rivolta co ntro s e le pr opr ie az ioni s ono guid a t e s o l o d a l l ’ i s t i n t o p r e d a t o r i o e n o n d a l l ’ e t i c a .
E d è q ue sta la cosa int er es s ant e: nel m ondo liber o d i L o a c h , g l i o c c i d e n t a l i h a n n o l a d o p p i a d i m e n s i o n e d i s f r u ttat i e sfru ttato ri, allo s t es s o t em po. Cos ì pot r ebbe r o r i c o n o s c e r s i n e g l i e m a r g i n a t i , c o n d i v i d e r n e l e d i ff i c o l t à , d i venire p arte di u n in s iem e più am pio. M a c iò non a v v i e n e , o c a p i t a d i r a d o . È i n f i n i t a m e n t e p i ù s e m p l i c e v a r c ar e
la linea e mutarsi in s f r u t t a t o r i . È i n f i n i t a m e n t e p i ù c o m p l i c a t o c a p i r e c h e i l d e s t i n o d e g l i A l t r i - q u a l u n q u e e sso
sia - co incide co n il nos t r o f ut ur o.
Giuseppe Zucco
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Te r e s a G r e c o
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l a s e ra d e l l a p r i m a
La ragazza del lago (di Andrea Molaioli – Italia, 2007)
L’esord ien te A ndr ea M odaioli ( già as s is t en t e d i M o r e t t i , t r a g l i a l t r i ) r e a lizza u n g ial lo in s ot t r az ione, am bient at o n e l l ’ a p p a r e n t e m e n t e q u i e t a e
chiu sa p rovinc ia f r iulana. G li elem ent i in g i o c o s o n o q u e l l i d e l l ’ i n d a g i n e
classica (un a r agaz z a è t r ov at a m or t a in r i v a a u n l a g o n e i p r e s s i d i u n
p iccolo pa ese di m ont agna, e i s os pet t i s em b r a n o i n i z i a l m e n t e r i c a d e r e s u l
fidanzato di le i ) , c o n u n c o m m i s s a r i o , i l b u r b e r o To n i S e r v i l l o , i l q u a l e d e v e
fa rsi strad a tr a am biguit à, r et ic enz e e indag i n i i n t r o s p e t t i v e .
In so ttrazion e, dic ev am o: al r egis t a int er es s a i l n o n d e t t o , e q u e l c h e r i mane togliend o v i a v i a i l s u p e r f l u o , c o n c e n t r a n d o s i s u s e n t i m e n t i , d o l o r i e
ma ncan ze . No n un’analis i s oc iale quindi e m e n c h e m e n o u n a c a r a t t e r i z zazione in tal s e n s o . L e i n t e r p r e t a z i o n i s o n o a l l o r a a s c i u t t e a l m a s s i m o ,
p ote nd o con tar e s opr at t ut t o s u un c as t di a s s o l u t a q u a l i t à , d a l c i t a t o S e r villo a Fa briz io G if uni, O m er o Ant onut t i, A n n a B o n a i u t o , Va l e r i a G o l i n o .
Tratto dal rom a n z o L o s g u a r d o d i u n o s c o n o s c i u t o d e l l a n o r v e g e s e K a r i n
Fossu m, reg is t a e s c eneggiat or e ( Sandr o P e t r a g l i a ) t r a s f e r i s c o n o a t m o sfere nordich e i n u n p a e s a g g i o c a r s i c o , e n o n s i s o ff r e d e l p a s s a g g i o ,
anzi; prevalgo n o l e l i n e e g e o m e t r i c h e e l ’ a l g i d i t à d e l l a f o t o g r a f i a , i n s i e m e
a un senso di p r e c a r i e t à e “ o r r o r e ” s u s c i t a t o d a i l u o g h i e d a l p a e s a g g i o .
Un a meta fisic a geogr af ic a e del dolor e. Che v i e n e p u n t e l l a t a i n m o d o n o n
callig rafico d alla c olonna s onor a di Teo Teh a r d o , t r a d i s s o n a n z e e s i l e n z i .
Si a ssiste co s ì allo s c av ar e di Ser v illo v er s o d i r e z i o n i a p p a r e n t e m e n t e i n s o s p e t t a b i l i , i n s e g u e n d o l e s u e i n tu i zi o n i, me ntre a l c ont em po è dolent em ent e pr e s o d a l l e s u e v i c e n d e p e r s o n a l i ( l a m o g l i e c h e s o ff r e d i u n a m a l a tti a
me nta le de ge ner at iv a) , alt r et t ant o lac er ant i . L a m a l a t t i a è u n l e i t m o t i v c h e t u t t o a m m a n t a , p r o v o c a n d o r e ti ce n ze
e giustificand o m o v e n t i e i n t e n z i o n i e c h e p e s e r à c o m e u n a c a p p a s u l l ’ i n t e r a i n d a g i n e . L a m a l a t t i a c h e provoca
e sostiene il d e l i t t o , m a l a t t i a c h e t o c c a i n p r i m a p e r s o n a i l c o m m i s s a r i o , l e s t o r i e p r i n c i p a l i ( l a v i t t i m a e il suo
a ssassin o) e quelle di c ont or no ( le eff ic ac i c a r a t t e r i z z a z i o n i d i M a r i o e d e l p a d r e , l ’ u n o a g i t o d a l l a m a l atti a m e n ta le, l’a ltro in s edia a r ot elle dom inat or e del f i g l i o ) e c h e f a r à , a l l a f i n e d i u n g i o c o o r m a i i n e v i t a b i l e t r a i nd a g a to r e
e indagato, sc o p r i r e i l c o l p e v o l e . U n a l t r o e l e m e n t o c h e a c c o m u n a i p e r s o n a g g i è i l r a p p o r t i g e n i t o r i -figli, e le
delicate probl e m a t i c h e d i r a p p o r t o c h e n e d e r i v a n o , a d i v e r s i l i v e l l i ( i l c o m m i s s a r i o c o n l a f i g l i a , M a r i o e il padre,
l’a ssassin o il f iglio m or t o, la v it t im a c on pad r e e s o r e l l a … ) .
L’ab ilità reg is t ic a e in s ede di s c eneggiat ur a è q u e l l a d i m a n t e n e r e u n a r a r e f a z i o n e a m b i e n t a l e e i n t r o sp e tti va ,
mentre il ritm o d i v i e n e s o t t i l m e n t e p i ù i n c a l z a n t e s o l o n e l l ’ u l t i m a p a r t e d e l f i l m , a g i o c h i o r m a i f a t t i . E che così
mantiene cost a n t e i l p a t h o s d e l l ’ i n v e s t i g a z i o n e s u p e r s o n a g g i e f a t t i .
In sostanza u n d e b u t t o i n t e r e s s a n t e , p r e s e n t a t o d i r e c e n t e a Ve n e z i a d u r a n t e l a S e t t i m a n a d e l l a C r i t i ca, che ci
sen tiamo di sos t ener e, in at t es a di ult er ior i c o n f e r m e .
Jean Jacques Perrey
DA SCHAEFFER AI CARTONI ANIMATI CON IRONIA
i c o s i d d e t t i c o n t e m p o ra n e i
a cura di Daniele Follero
di Daniele Follero
Qu ando s tudiav i medi ci na a Par i gi hai conosciuto G e o r g e J e n n y
(n el 19 52 ) e , s opr at t ut t o, l a sua
invenzione, l’Ondio l i n e . È s t a t o
q u esto che ti ha s pi nt o ad abbandonare gli studi pe r d e d i c a r t i a l l a
musica? Cosa ti a f f a s c i n a v a d i
q u el lo s tr ano s tr ument o?
Ho deciso di lascia r e g l i s t u d i d i
medicin a n ella se guent e oc c as ione: una notte mi trov a i a d a s c o l t a r e
una d imostrazion e dell’O ndioline,
che fu presentato al l a r a d i o d a l s u o
inventore Georges J e n n y e r i m a s i
tanto impre ssion ato dalla v er s at ilità di quello strume n t o , c h e d e c i s i
di mettermi subito i n c o n t a t t o c o n
Georges per incon t r a r l o n e l s u o
laboratorio. Sono s t a t o s e d o t t o
dall’Ondioline al pun t o d i a c c e t t a r e
di pr omu overn e le v endit e, c os ic ché h o co minciato la m ia c ar r ier a
europea p rima co me dim os t r at or e e
poi come artista p rof es s ionis t a
Qual era il background musicale da
cui provenivi?
Non ho mai studiato musica. È stata
la musica ad aprirmi le braccia. Per
questo motivo non ho un background
di studi musicali, né un diploma in
conservatorio. Nel comporre musica mi sono sempre fidato (e lo faccio ancora adesso) del mio istinto e
dell’ispirazione del momento.
In gioventù sono stato influenzato,
prima di tutto, dalla tecnica del “rerecording” del chitarrista americano
Les Paul: è stato un genio della musica negli anni ’60. Ma ha avuto un forte ascendente su di me anche l’opera
musicale di un artista che considero
il vero pioniere della Popular Electronic Music, Tom Dissevelt. Ascoltandoli alla radio, rimasi affascinato da
entrambi, ai quali si aggiunse in se-
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guito anche la figura di Spike Jones,
il primo a trasmettermi quel “certo
sense of humor” che si percepisce
ascoltando la mia musica.
Française a Parigi. La sua tecnica dei
loop era davvero efficiente e pensai
che sarebbe stato appropriato applicarlo alla “popular electronic music”.
Qualcuno ti considera il padre fondatore dello Space Age Pop, altri ti
definiscono il “clown prince of the
avant-garde”. Ti riconosci in queste definizioni? Se dovessi farlo tu
stesso, come ti definiresti?
Sono d’accordo con tutti! Personalmente descriverei il mio stile musicale come “musica elettronica umoristica che crea un’atmosfera di relax e
di vita felice”.
Un altro personaggio importante
per la tua carriera di musicista è
stata Edith Piaf. Come vi siete conosciuti? Qual era il vostro rapporto a livello professionale?
È merito di Jean Cocteau se sono riuscito a conoscere Edith Piaf. Poi è
stata lei, in seguito, ad organizzare
il primo contatto con Caroll Bratman.
Purtroppo sia Jean che Edith ci hanno lasciato troppo presto…
Nel 1965 hai conosciuto Gershon
Kingsley ed è cominciata una collaborazione che ha cambiato radicalmente la tua carriera musicale.
Come è nata questa collaborazione? Hai ancora rapporti con lui?
Ho incontrato Gershon Kingsley
a New York, in uno studio di sperimentazione che fu aperto per me
con i finanziamenti del mio sponsor
americano Carroll Bratman. Qualche volta ci scambiamo delle e-mail,
niente di più.
Molti rapper e dj hanno utilizzato
e continuano ad utilizzare alcuni
tuoi loop, dai Beastie Boys a Fatboy Slim. Te lo saresti aspettato?
Che effetto ti fa riascoltare la tua
musica in una nuova dimensione?
No, non avrei neanche osato immaginare, a quel tempo, che si sarebbe
potuta verificare una cosa del genere! Ma, per me essere campionato
dai DJ è un grande onore, perché
dimostra il loro riconoscimento nei
confronti della mia musica.
Come vedi, a distanza di quasi 50
anni, lavori come The In Sound
From The Way Out?
È un indimenticabile ricordo della
mia giovinezza… ma mi sorprende
apprendere che c’è ancora qualcuno
che compra quei dischi!
Il tuo stile è sempre stato caratterizzato da una forte dose di ironia.
Quant’è importante che la musica
sia divertente? Secondo te è possibile essere divertenti e, allo stesso tempo, far riflettere?
Bisogna distinguere tra ironia e
humor. Penso che lo humor sia sostanzialmente qualcosa da prendere
molto seriamente, perché è importante nella vita. La musica è la forma d’arte che maggiormente riesce
ad evocare tutti i tipi di sentimenti,
sensazioni, umori ed eventi, simultaneamente. Di conseguenza, la mu-
Hai spesso lavorato anche con il
cut-up ed i loop, sulla scia di un
tuo famoso connazionale, Pierre
Schaeffer. Quanto ti ha influenzato
il suo modo di fare musica?
Ho seguito le sue lezioni al Centre
de la Recherche de la Radiodiffusion
i c o s i d d e t t i c o n t e m p o ra n e i
sica è l’unica forma d’arte capace
di trasmettere contemporaneamente
sorpresa, ironia e riflessione.
La fantascienza sembra essere stata una sorta di leitmotiv nelle tue
opere. Ci diresti qualcosa a proposito di questa “filosofia spaziale”?
Tutto si basa sul principio secondo
il quale la fantascienza è una porta
aperta su un futuro immaginario. A
questo stadio, sono gli esseri umani
a costruire il loro futuro secondo la
loro immaginazione. Sono convinto
del fatto che questa tendenza origini,
a livello del subconscio, il desiderio
di scappare, di ritirarsi da un mondo iper-meccanizzato, riflesso in una
società imperfetta dove progressivamente finiamo per svolgere il ruolo di
robot. In più, siamo esposti continuamente ad un grande numero di aggressioni mentali: paura, ossessione
di una guerra nucleare, pressione
esercitata dai governi, mutazioni di
virus che minacciano il nostro organismo e molte altre potenziali aggressioni che rappresentano una minaccia
per il nostro equilibrio fisico, psichico
e mentale.. Sfortunatamente l’idea di
futuro è molto diversa da quella che
si poteva avere cinquanta anni fa.
Hai “fatto il verso” ad alcuni brani
famosi di musica classica, ma anche di bossa nova, fino ad arrivare
a Strangers In The Night: che senso ha per te la parodia?
La parodia non è altro che una strizzata d’occhio ad una composizione,
ma non certo al compositore. Non
c’è un’intenzione maliziosa nella
parodia, solo una trascurabilissima
intenzione furbetta, diretta alla composizione stessa.
Come è nata la tua recente collaborazione con Luke Vibert?
Sono venuto a contatto con Luke Vibert a Londra, durante uno show a
cui partecipavamo entrambi. Avemmo una lunga conversazione, scoprendo che le nostre idee sulla musica erano praticamente uguali. In
seguito, il direttore artistico di Luke,
John Lo, organizzò un incontro professionale con lui a Parigi, nel quale decidemmo di lavorare insieme
all’album Moog Acid.
L’anno scorso sei ritornato alle
scene con The Happy Electropop
Music Machine dopo alcuni anni di
silenzio. Qual è la ragione che ti
spinge a continuare a fare musica
all’età di settantotto anni?
La ragione è molto semplice: ritirarsi è semplicemente impossibile per
un artista-compositore! The Electropop Music Machine è nato nel 2004,
quando io e la mia partner Dana
Countryman abbiamo deciso di comporre i pezzi del primo nostro CD. E
per convincerti che sono ancora una
persona ottimista, lascia che ti dica
che stiamo già componendo i brani
di un altro disco che dovrebbe uscire
nel 2008 negli USA. Perché la musica preserva quelli che lavorano a
notte fonda!
Hai prestato la tua musica ai cartoni animati e alcuni dei tuoi temi si
possono ascoltare ancora in alcuni
parchi Disneyland. Te lo aspettavi
o è stato solo un caso fortuito?
È stato tutto totalmente inaspettato,
anche se avevo già incontrato Walt
Disney nel 1963, che si era dimostrato interessato ai suoni prodotti
dall’Ondioline. Dopo la sua morte la
Disney Company scelse un brano
dal secondo album di Perrey-Kingsley per la Vanguard, Kaleidoscopic
Vibrations, che sarebbe diventato il
loro celebre Main Street Electrical
Parade, e che si può ancora ascoltare nei parchi Disneyland della California e del Giappone.
È passato molto tempo dall’invenzione dei primi strumenti elettronici. Oggi si potrebbe addirittura dire
che siamo in una società totalmente tecnologizzata. Quale pensi sia
il futuro della musica elettronica,
in quest’epoca?
La musica suonata con strumenti
tradizionali e quella eseguita con i
sintetizzatori si completano l’una
con l’altra e si combineranno ancora
di più nel futuro, in un mondo migliore. Perché la musica, di per sé, è
immortale…
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