strade romane I LEZIONE

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strade romane I LEZIONE
PROGETTO
LATINO
III MILLENNIO
OMNES VIAE ROMAM DVCVNT
Tutte le vie portano a Roma
I
LEZIONE
PREMESSA
L'antica rete viaria romana fu di capitale importanza per il controllo dei
territori conquistati e per l'affermazione di influenze politiche, economiche e
culturali. I numerosi ritrovamenti archeologici, e le fonti storiche,
testimoniano che conquiste territoriali e costruzione delle strade andavano di
pari passo. Forse nessun aspetto della civiltà romana è emblematico come la
strada. Altri popoli sono stati grandi organizzatori e combattenti come i
romani ed hanno lasciato forti testimonianze architettoniche ed artistiche,
ma nessuno ha dato la giusta importanza di realizzare una rete stradale come i
romani invece hanno fatto.
Il sistema costruttivo di una strada romana era piuttosto complesso. Per prima
cosa, venivano definiti i margini e scavata profondamente la terra per liberare
la zona che successivamente sarebbe stata occupata dalla carreggiata.
All'interno dello scavo si sistemavano quindi quattro strati sovrapposti di
materiali diversi (viam sternere). Per questa loro caratteristica a strati, le vie
venivano tecnicamente chiamate via strata, da cui ha origine l’italiano strada,
l’inglese street, il tedesco Strasse e l'olandese straat.
statumen, la massicciata di base, composta di blocchi molto grandi e alta non
meno di 30 cm
ruderatio, fatta da pietre tondeggianti legate con calce, il cui spessore non era
mai inferiore a quello della massicciata
nucleus, uno strato di grossa ghiaia livellato con enormi cilindri
pavimentum, ossia il rivestimento, generalmente in grossi massi di silex, una
pietra basaltica di eccezionale durezza e sostanzialmente indistruttibile: i
"basoli", da cui la definizione di basolato che indica appunto la tipica
pavimentazione romana.
La parte centrale della carreggiata era inoltre a schiena d'asino, per favorire il
deflusso dell'acqua piovana lungo i marciapiedi per mezzo di cunicoli e
canaletti di scolo. La larghezza media di una strada romana andava dai 4 ai 6
metri, ed in via eccezionale, 10-14 metri per permettere l'incrocio di due
carri, a seconda dei luoghi e dell'importanza della viabilità. I marciapiedi, di
terra battuta oppure lastricati, erano larghi dai 3 ai 10 metri per parte. Ponti e
viadotti acconsentivano di superare fossati e corsi d'acqua; abbreviando i
percorsi, evitando di disegnare larghe curve fatte di salite e discese in opposte
direzioni. La capacità di virata degli assali anteriori dei carri imponeva il
raggio di curvatura tra i 5 e gli 8 metri, mentre le pendenze massime non
dovevano superare il 20%. In prossimità della città le strade diventavano viali
alberati, fiancheggiati da sepolcri, statue, ville e templi.
Le strade dell'antica Roma, sino al periodo repubblicano, non divennero mai
veramente efficienti e rimaneva la distinzione in vari tipi:
itinera (le vie accessibili solo ai pedoni),
actus (quelle in cui poteva passare un carro alla volta) e
viae (quelle in cui due carri potevano incrociarsi e superarsi). Le uniche due
strade che venivano definite viae, entro l'antica muraglia repubblicana, erano
la Via Sacra e la Via Nova, ai lati del Foro)
callis (stradina tra i monti
trames (via traversa di un’altra via
diverticulum (strada che si staccava dalla consolare per arrivare ad una
località
semita (semi-iter più piccola dell’iter
bivi, trivi, quadrivi (incroci di strade
angiporti (i minuscoli sentieri.
Intorno al 330 a.C.; la via Latina fu ricoperta di ghiaia, ma le cose non
migliorarono di molto. La prima vera strada romana fu la via Appia, che fu
condotta a Roma da Appio Claudio Cieco, lo stesso che vi condusse il primo
acquedotto. Appio Claudio fu il primo ad applicare il metodo del
lastricato,sopra descritto, che fu in seguito applicato a tutte le strade
romane. Ma non era solo questa la particolarità delle strade romane, infatti
esse erano attrezzate soprattutto per permettere alla gente di svolgere lunghi
viaggi in un tempo relativamente breve.
Innanzitutto, nel Foro Romano fu esposta una mappa in marmo dell'intricato
sistema viario romano che includeva le fontane, i posti di ristoro, i nomi delle
città, i nomi delle tappe, i fori ecc. Essa fu ricopiata in tante sotto-mappe su
pergamena, ognuna per un particolare itinerario: chi doveva andare a Firenze,
si recava nel Foro, acquistava un Itinerarium (questo era il nome delle sottomappe) e si poteva avventurare lungo la Cassia, ma non è tutto: furono
costruite delle tabernae (locande/ostelli dove i nobili potevano fermarsi per
dormire e mangiare), delle fontane per bere, della mutatio (locali lungo le
varie tappe dove il tabellarius, ovvero il postino, o i viaggiatori potevano
cambiare cavallo); mansiones (frequentate da chi viaggiava per ragioni di
stato); cauponae (aree di servizio per viaggiatori privati). Intorno a questi
posti di ristoro/servizio talvolta si svilupparono centri abitati importanti
dovuti alle attività economiche indotte dai viaggiatori.
La via Appia è la più antica delle vie consolari e fu il modello di tutta la
futura rete. Non a caso venne definita "regina viarum", perchè fu la prima
lastricata e fin dall’origine venne concepita con soluzioni tecniche destinate a
un impiego plurisecolare e a una tenuta quasi incredibile.
Le strade pavimentate iniziarono storicamente con le vie di Roma. Le leggi
delle Dodici Tavole, datate attorno al 450 a.C., specificano che una strada
dovesse essere larga circa 2,45 m nei tratti dritti e circa 4,90 m in quelli curvi.
Le stesse tavole prescrivono regole per la costruzione di strade, e il libero
passaggio dei viaggiatori sulle terre private qualora in quel punto la strada
fosse inagibile. Per questa ragione la costruzione di strade che non
necessitassero di frequenti riparazioni divenne quasi un obiettivo ideologico.
Le leggi romane definivano il diritto di usare una strada come servitus (da cui
il moderno termine giuridico "servitù") Lo jus eundi (il "diritto di andare")
stabiliva che si potesse usare un iter, un cammino, attraverso terre private; lo
ius agendi ("diritto di guidare"), che si usasse un actus, cioè una via carrabile.
Una strada combinava ambedue i tipi di servitù, sempre che fosse della
larghezza adeguata. In queste aride leggi possiamo notare la prevalenza del
diritto pubblico su quello privato, fatto che caratterizzava l'ordinamento
repubblicano.
Con la conquista dell'Italia le vie pavimentate vennero estese da Roma e i suoi
dintorni fino alle città più lontane, talvolta ricalcando tracciati esistenti.
Costruire una strada era una responsabilità militare, quindi ricadeva sotto la
giurisdizione di un console. Questo processo aveva persino una definizione
militare, viam munire, come se la strada fosse una fortificazione. Le singole
città erano comunque responsabili per le proprie strade, che i romani
chiamavano viae vicinales.
Naturalmente si cercava di costruire strade dritte, e molti tratti effettivamente
lo sono, ma certo non tutti. Il costruire strade rettilinee portava spesso a salite
ripidissime, impraticabili per il traffico pesante dell'epoca: con il passare del
tempo i romani capirono questo problema, e costruirono alternative più
lunghe, ma meglio percorribili con i carri.
I tecnici addetti alla progettazione. tracciatura e costruzione delle vie erano:
architecti: facevano il sopralluogo dei siti da percorrere e stabilivano il
tracciato da fare
agrimensores: tecnici esperti di precisione che utilizzavano pali e grome per
tracciare angoli retti; stabilivano il punto preciso del percorso. Il gromaticus
in particolare stabiliva i livelli. La linea dei pali infissi a terra era detta
RIGOR
libratores: scavavano il terreno fino allo strato di roccia servendosi di aratri
e persino delle spade dei legionari