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Tempo di Grazia per lo Spirito Tempo di Grazia per lo Spirito Anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 SOMMARIO PAG.2 EDITORIALE L’Italia nel 2061 SPECIALE Maria donna nella Chiesa PAG.6 48a Giornata Mondiale delle Vocazioni VINCENZO GALLORANO Polemiche sui soccorsi agli immigrati e sul comportamento Dell’Unione Europea Italia in prima linea PAG.11 Riccardo Dalisi Disegno/Design MARIAMICHELA FORMISANO (CS) Migranti: la disunione europea TERESA PAGANO Non si placano le tensioni tra l’italia e l’Unione europea sulla questione immigrati. Sin dai primi giorni della crisi libica, il governo italiano ha chiesto all’Unione europea un sostegno più incisivo nella gestione dei flussi migratori provenienti dai paesi del nord Africa. In questi mesi i barconi di migranti hanno raggiunto copiosi le nostre coste. Lampedusa ha rischiato il collasso più volte, e non è mai uscita dall’emergenza. E’ di questi giorni la notizia del barcone con circa trecento migranti, che si è incagliato sugli scogli a poca distanza dal porto della piccola isola. Chi ha assistito rac- conta di una scena apocalittica, con i soccorritori che si lanciavano in mare per salvare i naufraghi. Una gara di solidarietà cui hanno partecipato tutti e che ha consentito di evitare che l’incidente si trasformasse in tragedia. Di episodi come questo se ne sono verificati tanti, troppi, dall’inizio della crisi libica, e l’Italia s’è sempre posta in prima linea per la tutela dei migranti. Non altrettanto si può dire degli altri paesi europei e della stessa Unione. I vertici del nostro Governo più volte hanno chiesto collaborazione agli Stati UE. Inoltre, tra Italia e Francia è nata una vera e propria “questione immigrati”. Comunque, dopo il duro braccio di ferro dei primi mesi, il 26 aprile Italia e Francia hanno firmato un documento congiunto inviato ai presidenti della Commissione e del Consiglio Europeo, che ha messo momentaneamente da parte i dissapori creatisi dopo che la Francia aveva rispedito indietro un gran numero di immigrati forniti dall’Italia di un permesso di soggiorno temporaneo, che avevano cercato di attraversare il confine di Ventimiglia. L’appello “franco- italiano”, però, pare essere caduto nel vuoto, dato che il commissario europeo agli affari interni, Cecilia Malmstrom, ha dichiarato: “Schengen si può migliorare, discuteremo di un mecca- SeGue a paG. 2 PAG.15 Oltre il 90o FRANCESCA CAPITELLI 2 anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 ANTONIO CASALE L’ITALIA NEL 2061 Nel corso di un evento organizzato al Quirinale per i 150 anni dell’Unità d’Italia, uno studente collegato via web, ha chiesto al presidente: “come sarà l’Italia nel 2061?” . Il Presidente, che non è un indovino, ha risposto: "Difficile immaginare come sarà l'Italia tra 50 anni". Tuttavia per non eludere la provocazione dello studente ha poi rivolto a tutti i ragazzi un appello a "darsi da fare fin da ora affinché sia bella, serena e meno divisa. Un'Italia che sia rispettata in campo internazionale per quello che sa dare, per il suo contributo, e per l'immagine che può dare di sè sul piano culturale, civile e morale" Ed ancora: "Guai se non vi interessate del vostro paese, delle sorti dell'Italia e del popolo come fecero i giovani del Risorgimento. Fatevi guidare da grandi ideali e valori che sono fondamentali per il futuro della nostra Italia". Ci vuole molto poco a capire che se il Presidente si augura tutto questo per il 2061 vuol dire che al momento attuale siamo lontani 50 anni da questo obiettivo. D’altra parte negli ultimi tempi Napolitano si sta ritagliando uno spazio di autonomia e autorevolezza proprio prendendo le distanze dalla competizione politica ed ergen- EDITORIALE dosi a censore del malcostume dilagante. Nella stessa occasione, infatti, ha ribadito un concetto che ripete da tempo: "La lotta politica non deve essere una guerra continua. Ci deve essere rispetto reciproco tra le parti che competono per conquistare la maggioranza nelle elezioni". Sono parole di semplice buon senso eppure sembrano additare una meta lontana e faticosa per il nostro paese che non riesce ad uscire dalla logica antica degli schieramenti partitici. E’ una realtà che si respira soprattutto a livello di competizione nazionale. Molto diversa e variegata si presenta, invece, la situazione nelle realtà locali. Molte comunità cittadine, infatti, sembrano talvolta più avanti rispetto ai comportamenti che si vedono nelle competizioni nazionali. Tanto è vero che in molto grandi Comuni la campagna elettorale si è imbarbarita per essersi trasformata in un test per la tenuta del governo nazionale. I cittadini che vivono su un territorio, invece, vedono molto meglio le persone ed i problemi nel loro aspetto reale senza lasciarsi ingannare da schematismi o promesse illusorie. Per questo motivo io credo e spero che la rivoluzione auspicata da Napolitano possa partire dal basso, dalle piccole comunità locali dove si può verificare più facilmente la ricaduta di certe scelte o posizioni. Esse sono gli unici autentici “laboratori della politica”, la più alta forma di impegno sociale che non a caso prende il nome dalla “polis”. Qui si possono sperimentare nuove forme di aggregazione e di scelte che si devono misurare solo con i risultati attesi ed il benessere della popolazione. Le grandi democrazie moderne traggono la loro forza da questo sano pragmatismo. Se, invece, trasformiamo anche le nostre piccole città in arene sanguinose dove non vincono le idee e le proposte, ma solo la forza e lo scontro, non riusciremo a rendere questo paese migliore nemmeno entro il 2061. Ci auguriamo, perciò, che chiunque esce vincitore o sconfitto dalla contesa elettorale di questi giorni contribuisca a rendere più sereno il confronto e sappia trovare larghe intese e collaborazioni per il futuro. Dopo le elezioni, infatti, avremo tutti un solo traguardo: incominciare dalle nostre città per migliorare tutta l’Italia. Italia in prima linea SeGue Da paG.1 nismo di sospensione in circostanze straordinarie". I migranti che hanno fatto domanda d'asilo, fino ad ora, sono circa 3mila: "Quindi – dice la Malmstrom - non un flusso straordinario. Certo, una sfida per l'Italia e per la piccola Lampedusa, ma- ribadisce- non si può parlare di importante flusso migratorio. In passato, in Europa, si sono visti flussi ben più significativi". Quindi, una brusca frenata alle richieste congiunte di Roma e Parigi. "Io difendo Schengen con le unghie e con i denti, è un grande successo e non bisogna rimetterlo in discussione", ha insistito la Malmstrom. "Schengen si basa sulla fiducia tra i Paesi membri. Se ci sono punti deboli, bisogna cercare di eliminarli". La situazione pare oggi essersi normalizzata, grazie alla creazione dei CIET, centri di identificazione ed espulsione temporanea, collocati a Trapani, Santa Maria Capua Ve- tere e Palazzo San Gervasio, in linea con l’accordo di cooperazione firmato con il governo provvisorio tunisino che prevede la collaborazione riguardo il rimpatrio e la gestione dei clandestini. La sostituzione dei centri di accoglienza con i CIET ha scatenato, però, le proteste delle associazioni umanitarie, che li hanno paragonati a veri e propri centri di detenzione. In base all’accordo, le regioni dovranno provvedere a fornire una disponibilità di accoglienza di 10mila posti, distribuiti in maniera equa secondo il Piano di Accoglienza. Lo stato di emergenza durerà sino al 31 dicembre 2011, data in cui queste strutture, secondo il decreto, saranno chiuse. Nel frattempo, per alleggerire la pressione di immigrati nell’isola di Lampedusa, è stata allestita a Manduria, in Puglia, una tendopoli. Ciò che preoccupa il Governo è la possibilità che il flusso aumenti. In tal caso il “sistema italiano” potrebbe non reggere. E’ per questo che lo Stato sta pressando l’UE affinché venga adottata una soluzione condivisa da tutti gli stati membri. Nel frattempo le polemiche sulla cattiva gestione dell’emergenza hanno investito anche la NATO. Infatti, un'inchiesta del Guardian, punta l'indice su una portaerei, forse la francese Charles de Gaulle, che non sarebbe intervenuta mentre un barcone di migranti stava naufragando nel Canale di Sicilia alla fine di marzo. Il bilancio delle vittime fu pesantissimo: 61 i morti, tra cui donne e bambini. Naturalmente la smentita della Nato è arrivata puntuale, ma non è bastata a placare le polemiche. Insomma, la questione dei soccorsi e della gestione del flusso degli immigrati continua a tener banco, ed una soluzione condivisa pare ancora lontana. CHIESA anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 3 Benedetto XVI inaugura il nuovo ciclo di catechesi dedicate al tema della preghiera “Signore insegnaci a pregare” DON AGOSTINO PORRECA Con la catechesi di mercoledì scorso (4 maggio), il Santo Padre, Benedetto XVI, dopo aver concluso il suo percorso sulla teologia dei Santi, ha dato inizio ad un nuovo Ciclo di Catechesi che verteranno tutte sulla Preghiera nei suoi più svariati aspetti. Seguiremo, in questa pagina del settimanale Kairos dedicata alla Chiesa, il cammino che il Vescovo di Roma ci proporrà di volta in volta, perché possa essere per tutti un itinerario fecondo nella riscoperta di quella dimensione fondamentale dell’esistenza cristiana che è appunto la preghiera al Signore, la preghiera che ci ha insegnato Gesù e che la Chiesa continua ad insegnarci. «E’ in Gesù, infatti, che l’uomo diventa capace di accostarsi a Dio con la profondità e l’intimità del rapporto di paternità e di figliolanza. Insieme ai primi discepoli, con umile confidenza ci rivolgiamo allora al Maestro e Gli chiediamo: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1)». Benedetto XVI condurrà l’itinerario di Catechesi in modo tale che esso possa essere una vera e propria “scuola di preghiera”. La preghiera non è scontata. Essa è un’arte che va acquisita sempre di nuovo. Occorre imparare a pregare e per imparare a pregare è necessario compiere un cammino, è neccesario mettersi alla scuola di Gesù, il quale ha vissuto tutta la sua vita in un dialogo perenne e profondo con il Padre. In questa catechesi introduttiva sulla preghiera, il Santo Padre propone alcuni esempi di preghiera presenti nelle antiche culture. Egli richiama la preghiera nella cultura egizia e mesopotamica, la religione pagana dell’antica Grecia, la letteratura e la tragedia greca, gli esempi di preghiera diffusi nell’Impero Romano. Sempre e ovunque l’uomo si è rivolto a Dio, nel suo cuore vi è iscritto un vivo desiderio di Dio. «In questi esempi di preghiere delle diverse epoche e civiltà emerge la consapevolezza che l’essere umano ha della sua condizione di creatura e della sua dipendenza da un Altro a lui superiore e fonte di ogni bene. L’uomo di tutti i tempi prega perché non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza, che rimane oscuro e sconfortante, se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del suo disegno sul mondo». La preghiera diventa la possibilità concreta per poter entrare in un rapporto sempre più autentico e profondo con il Padre, in Cristo Gesù, per mezzo dello Spirito Santo, per entrare in comunione con Dio Trinità. Benedetto XVI conclude la sua prima catechesi sulla preghiera con queste parole di augurio e invocazione: «All’inizio di questo nostro cammino nella “Scuola della preghiera” vogliamo allora chiedere al Signore che illumini la nostra mente e il nostro cuore perché il rapporto con Lui nella preghiera sia sempre più intenso, affettuoso e costante. Ancora una volta diciamoGli: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1)». Ringraziamo il Santo Padre per l’aiuto che egli, attraverso le sue Catechesi sulla preghiera, ci dona per la crescita e la maturità della nostra vita spirituale. Accogliamo il suo invito a rimetterci alla scuola di Gesù, a lasciarci istruire da Lui, innanzitutto «ascoltando e amando la Parola di Dio, letta nella luce del Mistero Pasquale, perché riscaldi il nostro cuore e illumini la no- stra mente, e ci aiuti ad interpretare gli avvenimenti della vita e dare loro un senso» (Benedetto XVI, Mestre - 8 maggio 2011). IV Domenica di Pasqua “Io sono venuto perchè abbiano la vita in abbondanza” DON PASQUALE VIOLANTE Questa domenica di Pasqua è tradizionalmente chiamata “del Buon Pastore” poiché la liturgia ci propone l’immagine del Risorto come il Pastore “Bello”, nel significato più ampio e profondo del termine. L’immagine di Dio come pastore, e dunque come guida del suo popolo, la ritroviamo in più testi della Bibbia, che raggiungono il loro culmine nella parabola di Giovanni 10. Gesù si definisce pastore delle pecore e allo stesso tempo porta del recinto. E di fatto, le due figure possono essere tenute insieme in quanto i pastori, almeno nei tempi antichi, solevano sorvegliare il gregge riposando all’ingresso del recinto. Il gregge, come possiamo ben intuire, è il popolo di Dio, i battezzati, la Chiesa nel suo essere segno escatologico degli eletti, di coloro che saranno salvati e che entreranno nella beatitudine di Dio. Gesù avverte: solo attraverso di Lui si può accedere alla salvezza: è lui la porta. Pietro, nella I lettura, apertamente dichiara che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che è stato crocifisso, cercando di convincere un uditorio sconcertato dallo scandalo della morte in croce del Messia. Richiama, inoltre, a una consapevolezza salda e stabile di questo mistero che proclama l’unicità di Cristo e la malizia di chiunque voglia sostituirsi a Lui o diventare suo concorrente: questi è un ladro e brigante, dice Gesù, che le pecore, i fedeli, non hanno ascoltato né in futuro seguiranno, ma si porteranno al seguito solo di Colui che conosce fino in fondo ciascuna di esse, tanto da chiamarle per nome, che nella concezione semita significa conoscerne integralmente l’identità. Seguirlo, scrive Pietro nella sua prima lettera (II lettura), significa ricalcare le orme del Cristo innocente e paziente di fronte all’ingiusta sofferenza e, quindi, sopportare con amore e perseveranza nel bene, le sofferenze che deriveranno da questa sequela. Di fronte agli oltraggi non ricambiare con il male, non minacciare vendetta, ma rimettere la propria causa nelle mani di Dio, l’unico in grado di compiere giusti giudizi. Il tempo della dispersione ormai è alle nostre spalle, è cosa passata, ora siamo stati ricondotti al custode delle nostre anime, che ci giuda, ci precede nelle vicende della vita, ci dona il sollievo rinnovato del pascolo, ci insegna a riconoscere la sua voce e a respingere quelle degli estranei. Fin da ora grazie a Lui, abbiamo accesso alla vita in pienezza che Egli è venuto a portare. A Lui devono ispirarsi i pastori di oggi, i capi religiosi come quelli civili, i quali devono guidare in suo nome, devono passare sempre attraverso di Lui: se così non avviene le intenzioni si rivelano malvagie. 4 ATTUALITA’ anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 87a giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore “Nel cuore della realtà” Il servizio educativo dell’università passa attraverso la serietà del lavoro scientifico ORSOLA TREPPICCIONE L’otto maggio scorso si è celebrata l’87ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che si è intrecciata con i 90 anni dalla sua fondazione a Milano, nel 1921, ad opera di padre Agostino Gemelli, Armida Barelli, Ludovico Necchi e Ernesto Lombardo. Il motto della Giornata è stato “Nel cuore della re- altà”, una frase di Padre Gemelli che, come ha scritto il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nella lettera a nome del Santo Padre Benedetto XVI, indirizzata al Rettore, ai docenti e agli studenti, “Suona ispiratrice e programmatica per l’azione di ogni cristiano e della comunità ecclesiale, ma acquista una peculiare e suggestiva risonanza se applicata all’Università, ambito in cui per eccellenza si esercita lo studio e la ricerca per approfondire la conoscenza della realtà e prepararsi ad agire in essa”. Nel 1921, i corsi istituiti erano solo due, Scienze filosofiche e Scienze sociali, e gli iscritti 68; nel 1924, l’Ateneo ottiene il riconoscimento giuridico da parte dello Stato italiano che permette di rilasciare lauree e diplomi con valore legale. Nel corso di questi 90 anni, l’offerta formativa si è ampliata: sono nate nuove facoltà, l’ultima delle quali, la facoltà di Sociologia, nell’anno accademico 2001-2002. Essa è la quattordicesima facoltà della Cattolica. Nel 2000 vengono anche costituiti tredici Centri di cultura per lo sviluppo in diverse regioni italiane. Attualmente, l’Università Cattolica ha cinque sedi: Milano, nell’antico Monastero di Sant’Ambrogio, Piacenza - Cremona, Brescia, Campobasso e Roma. Qui, il 5 novembre del 1961, si compì il grande sogno, come molti l’hanno definito, di padre Gemelli. Lui, religioso ma anche medico e psicologo, volle dar vita alla facoltà di Medicina e chirurgia costruendo il Policlinico, a lui poi intitolato, e il Centro di ricerche e formazione ad alta tecnologia nelle scienze biomediche, dedicato a “Giovanni Paolo II”. Nel frattempo, quei sessantotto iscritti sono diventati oltre 42 mila studenti. “L’Università Cattolica ha perseguito con tenacia ed efficacia l’obiettivo di mostrare che non è mera utopia la convinzione che proprio all’interno di un’istituzione universitaria la Parola della fede si muove a suo agio e può costituire l’orizzonte entro il quale trova unità e coerenza la dif- ferenziata coltivazione del sapere delle molteplici discipline accademiche”, si legge nel messaggio inviato dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana. A queste parole fanno eco quelle del Sommo Pontefice che ha sottolineato come: “Il servizio educativo dell’università passa attraverso la serietà del lavoro scientifico, l’addestramento allo studio metodico e alla passione per la ricerca, la proposta di criteri filosofici fondamentali, concernenti la visione della persona umana e le sue relazioni con gli altri, con il mondo e con Dio” ha continuato Benedetto XVI , perchè “Ai giovani, soprattutto, vogliamo dedicare il nostro impegno e la nostra attenzione: è sulle generazioni di domani, infatti, che occorre scommettere senza esitazioni, aiutandone la formazione integrale sia professionale sia umana in vista di un modello di sviluppo realmente a favore della persona e della vita” come ha evidenziato il Rettore Ornaghi. Kathryn Bigelom e il film su Osama Bin Laden Un finale da riscrivere Quando la realtà ha più fantasia della fiction FRANCESCA CAPITELLI La sceneggiatura del prossimo film di Kathryn Bigelow è divenuta realtà: l’ironia della sorte ha voluto che la regista stesse lavorando al progetto 'Kill Bin Laden' proprio quando il terrorista numero uno al mondo è stato ucciso. La regista Kathryn Bigelow non ha, però, rinunciato a tornare sui temi impegnativi, e dopo “The hurt locker” - pellicola sulla guerra in Iraq che le è valsa il premio Oscar - prepara un film insieme al suo compagno nonché sceneggiatore Mark Boal, incentrato sulla caccia ad Osama Bin Laden. La realtà, però, ha una trama più complessa e imprevedibile di qualunque film, e gli avvenimenti degli ultimi giorni stanno spingendo la regista americana a tornare sui suoi passi, riscrivendo parte della trama del film. Anche, probabilmente, per rispettare una certa aderenza alla realtà, che il suo stile vagamente documentaristico impone. Secondo la rivista americana, il thriller Kill Bin Laden (questo il titolo provvisorio del film) dovrebbe vedere protagonista una squadra di forze speciali, impegnata nella ricerca del leader di Al Qaeda. Il film, incentrato proprio su una missione militare americana per catturare Bin Laden, dopo la notizia della sua cattura e successivamente della sua uccisione, la trama potrebbe attenersi strettamente al blitz compiuto dai Navy Seals, anche grazie ai contatti di Boal con la Cia, che potrebbe fornire particolari dei dietro le quinte. Oppure, la Bigelow e Boal potrebbero decidere di abbandonare il progetto. Ma in cosa dovrebbe consistere la modifica al film su Bin Laden? Boal, forse anche a causa di un passato da giornalista investigativo alle spalle, vorrebbe inserire i fatidici 38 minuti dell'assalto dei Navy Seals alla base di Abottabad, dove si nascondeva il terrorista più ricercato degli ultimi decenni. Mossa ardita, se non azzardata. Dopo che il presidente Obama ha dichiarato che non ver- ranno rese note le foto e il video dell'assalto (che però i potentati della Casa Bianca hanno visionato, come testimoniato dall'ormai celeberrima foto con la Clinton dal volto inorridito) riprodurre un'operazione così controversa potrebbe dare adito a non poche polemiche. Senza considerare che l'impermeabilità della Casa Bianca sull'argomento quell'impermeabilità così eccessiva, che in questi giorni sta lasciando spazio a molti dubbi sulla veridicità della vicenda - potrebbe essere d'ostacolo ad una ricostruzione molto precisa dell'assalto ad Abottabad. Nell'ipotetico cast figuravano Michael Fassbender, co-protagonista di 'Bastardi senza gloria', e Joel Edgerton, visto nell'australiano 'Animal Kingdom'. C'è un altro film, tra l’altro, legato alla figura del terrorista e al cambiamento epocale legato all'11 settembre 2011 dal titolo 'Jawbreaker', basato sul libro di 'Gary Berntsen' sulla missione militare che aveva lo scopo di uccidere Bin Laden. Ad ogni modo, pare proprio che la Bigelow dei film di guerra non ne sappia fare a meno: infatti la cineasta è al lavoro sulla pellicola 'Triple Frontier', che vede protagonista Tom Hanks e al quale forse potrebbe unirsi Johnny Depp. ATTUALITA’ anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 5 L'Unità incompiuta guarda al Mediterraneo Dalla questione meridionale alla guerra in Libia NICOLA CARACCIOLO Sabato 7 maggio la città di Gaeta, ultimo baluardo del Regno delle due Sicilie, ha ospitato un appuntamento di alto livello inerente il 150esimo dell'Unità d'Italia: il convegno storico dal titolo "L'Unità incompiuta guarda al Mediterraneo" durante il quale è stato presentato l'ultimo numero del periodico di geopolitica Limes, dal titolo "L'Italia dopo l'Italia". Moderatore dell'incontro è stato Nicola Caracciolo di Castagneto, giornalista, studioso di storia contemporanea e noto autore televisivo su Rai3. Si è trattato di un'iniziativa fra le più interessanti nel panorama nazionale, ha detto il vicesindaco di Gaeta. Il convegno, organizzato dalla Pia Unione Caracciolo, dal Comitato cittadino per il 150esimo Unità d’Italia e da Limes Club Gaeta, ha voluto essere un ulteriore contributo alla storia unitaria, con gli interventi di Roberto Pasca di Magliano, Antonello Biagini e Lucio Caracciolo, che hanno permesso di analizzare gli aspetti e le criticità della vicenda unitaria nel contesto attuale. Il Prof. Pasca, ordinario presso La Sapienza di Roma, ha illustrato con dovizia di dati la cosiddetta “questione meridionale”, per usare il termine coniato fin dal 1873 dal deputato Antonio Billia. Con l’Unità d’Italia venne imposto dall’”alto” al Sud l’assetto francosabaudo. Le conseguenze di tante scelte sbagliate e incorrette, quali l’industrializzazione forzata, furono, fra le altre, il brigantaggio, l’emigrazione di massa, la crescita dei divari in termini di reddito e occupazione, la corruzione. Pochi erano i fattori comuni all’epoca dell’Unità d’Italia: oltre alla religione cattolica e alla comune tradizione artistico-letterario, c’era anche la povertà e l’arretratezza. Tante erano, invece le divergenze: dalla densità demografica al diverso grado di efficienza delle istituzioni locali, dalla dotazione di infrastrutture al livello di industrializzazione. Ai mali del mezzogiorno potrebbero dare delle risposte le potenzialità di sviluppo in tanti settori: Agroalimentare; Turismo, beni artistici e ambientali; Portualità e trasporti marittimi; Energia. Per questo però occorre una radicale revisione delle politiche di rilancio del Mezzogiorno che dovrebbero concentrarsi su poche e qualificate azioni che mirino alla responsabilizzazione delle comunità locali, degli individui e delle imprese. Nicola Caracciolo di Castagneto ha quindi avviato la discussione sulle novità in corso nello scenario geopolitico del Mediterraneo in cui il nostro Paese è chiamato a muoversi e nel quale avrebbe un suo ruolo importante da giocare. All’ora attuale, è difficile immaginare come evolverà la situazione. E’ di questo parere Lucio Caracciolo, direttore di Limes, che dice: “E’ impossibile prevedere il futuro, si può solo constatare il presente e cioè constatare che è finito uno status quo, che sono crollati alcuni regimi e altri traballano e che quindi quello che sarà molto diverso da quello che ab- biamo visto fino a ieri. In Tunisia e in Egitto è possibile immaginare una qualche forma di democrazia. In Libia la speranza è che non si finisca in una sorta di qualche grande Somalia. Altrove, compresa l’Arabia Saudita, è tutto in movimento . Le nuove tecnologie sono un mezzo fondamentale di queste rivolte ma non sono i rivoltosi, Stiamo confondendo tra strumenti e attori. Twitter, face book, tutto quello che appartiene a internet è stato ed è fondamentale ma le rivoluzioni non le fanno né twitter né facebook. Quindi si tratta di strumenti che nuovi attori politici , soprattutto giovani, stanno utilizzando per salire sul palcoscenico”. La conclusione di Lucio Caracciolo è pessimistica: “Nella guerra libica, l’Italia ha una certezza. Comunque andrà a finire abbiamo perso ». Arrivare al centro della terra! Una profezia di Jules Verne diventa realtà MICHELE DI CECIO "Siamo andati sulla Luna, ma non abbiamo mai superato i 2 chilometri sotto terra" spiegano i ricercatori su Nature presentando la loro missione che punta ad arrivare a 6 chilometri nel sottosuolo. Quest’avventura è tra le profezie scientifiche di Giulio Verne, ed in effetti quella del viaggio nel cuore del pianeta spicca per la sua irrealizzabilità fino ad oggi. Infatti le condizioni sono oltre l’impossibile: 300 gradi di temperatura e una pressione di 21 milioni di chili al chilometro quadrato; per questo solo una trivella e non certo un uomo può pensare di affacciarsi. In verità l’obiettivo non è quello di arrivare proprio al centro della terra, cioè al nucleo, ma arrivare al mantello, cioè un livello intermedio, dove la sonda, progettata e costruita con particolari tecniche di resistenza al calore e alla pressione, preleverà dei campioni di roccia, ritenuti importantissimi dagli scienziati, come del resto furono importantissimi i frammenti di roccia prelevati sulla luna durante la missione Apollo. Per lo scavo sono stati ipotizzati tre punti nel Pacifico: a est del Messico, a est del Costa Rica o alle Hawaii. Alla “missione” parteciperanno 24 paesi, tra cui l'Italia: con una trivella azionata da una nave si attraverserà la crosta terrestre scendendo fino ai preventivati 6 km. I ricercatori non si fanno illusioni sui tempi. Da qualche settimana è partita una missione per raggiungere e superare il record attuale di profondità (2.111 metri sotto al fondale marino) in un punto del Pacifico orientale al largo del Costa Rica. Ma il vero obiettivo della missione, cioè arrivare al mantello, sarà raggiunto verso la fine di questo decennio. La spiegazione del fatto che lo scavo sarà effettuato in mezzo al mare deriva dal fatto che la crosta terrestre è più sottile e basta scavare solo……si fa per dire…. 6 chilometri per raggiungere il mantello". In corrispondenza delle terre emerse invece la crosta ha uno spessore di almeno 30 chilometri. La missione è già stata battezzata col nome di “Ecord” e in caso di ottima riuscita gli scienziati coinvolti già si definiscono “i più felici del mondo”. La missione di Ecord è iniziata il 13 aprile e resterà in mare fino al 3 giugno. Tale evento cade a 50 anni esatti dal primo tentativo di raggiungere il mantello terrestre. Ma oltre a qualche frammento di roc- cia qual è l’obiettivo della missione????? Gli scienziati affermano che non si aspettano di trovare dinosauri, ma affermano che siccome l’uomo è stato sulla luna è un dovere andare sotto terra per più dei due chilometri delle missioni fatte fino ad oggi. Ovviamente i costi sono stratosferici e i 24 paesi partecipanti confidano nelle sponsorizzazioni da parte di privati, poiché i soli finanziamenti statali non basterebbero a coprire nemmeno la sola fase di progettazione. A dir la verità le sfide che dovrebbero interessare l’uomo dovrebbero esser altre: fino ad oggi siamo “sopravvissuti” anche non conoscendo a fondo la struttura del mantello terrestre? Non sarebbe più interessante accelerare la ricerca scientifica sulle malattie mortali come cancro e Aids? Ma ovviamente gli stimoli economici dei colossi mondiali per un obiettivo come questo sono maggiori, e i risultati tangibili in termini economici sono più immediati…..speriamo solo che non facciano danni…… 6 GIOVANI anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 48 Giornata Mondiale delle Vocazioni a La sfida è proporre Gesù ai giovani lontani VINCENZO GALLORANO Anche quest’anno la quarta domenica di Pasqua ci vedrà uniti per riflettere e pregare per le Vocazioni agli ordini sacri. Non è un caso che cada proprio in questo giorno, nel momento in cui il brano del Vangelo che la liturgia propone richiama la figura di Gesù buon pastore. È lo stesso Gesù a dirlo “io sono il buon pastore, conosco le mie pecore ed esse mi seguono” (Gv 10, 14). Il tema proposto dal Santo Padre per questa 48° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni è “proporre le vocazioni nella Chiesa locale”. Questo tema è veicolato con lo slogan proposto dal CNV: ”Quanti pani avete? Andate a vedere …” (cf. Mc 6, 34-44). È un compito sicuramente non facile quello che il papa propone se solo si considera la difficoltà che in molte delle nostre realtà parrocchiali si riscontra per avvicinare i giovani al messaggio evangelico. Qui non si tratta di presentare la figura di Cristo ai tanti giovani che già in modi e possibilità diverse hanno avuto e continuano ad avere un contatto con la vita parrocchiale, basti pensare alle enormi masse di giovani che affluiscono alle giornate mondiali della gioventù. Prossima quella di Madrid per cui la nostra diocesi ha riscontrato una massiccia disponibilità. La sfida, per tanto, sta nel proporre la figura di Gesù ai tanti giovani distanti, che la domenica preferiscono trascorrere il loro tempo libero tra cuscini e partite varie. In questa giornata siamo, quindi, invitati a pregare per chiedere a Dio il dono di nuovi sacerdoti che continuino a spezzare il pane della vita e a riconciliare i fratelli all’amore misericordioso del Padre. Lo stesso slogan, inoltre, ricorda come Gesù prese i 5 pani, li spezzò e li diede ai discepoli per farli distribuire; ciò che più colpisce in questo episodio è l’amore e la compassione che i discepoli hanno verso la folla, per cui vanno dal Signore affinché venga in soccorso dei presenti. Essi in un certo sensi si fanno intermediari o meglio mediatori della potenza salvifica del Maestro, l’unico capace di sfamare la folla. È la figura stessa del sacerdote questa, che morti a se stessi, sono invitati ad uscire dalla loro volontà chiusa, dallo loro idea di autorealizzazione, per immergersi in un’altra volontà, quella di Dio ed a lasciarsi guidare da lui nel servizio totali ai fratelli. È questo che il Santo Padre ricorda con incisiva semplicità nel suo messaggio per la giornata mondiale delle vocazioni. In questa giornata, inoltre, siamo anche chiamati a pregare per i tanti consacrati affinché perseverino nel testimoniare con la loro vita il primato dell’amore di Dio, di cui le nostre comunità hanno bisogno. La sequela di Cristo è quanto mai impegnativa oggi; è pur vero, infatti, che nella società che viviamo l’uomo si fa sempre più sordo alla chiamata di Cristo, che continua a far sentire la sua presenza di radicalità e novità. Il papa lo ricorda chiaramente, affermando che l’uomo del nostro tempo sembra non ascoltare la voce del Signore, distratto e attratto da “altre voci”, pertanto la via della consacrazione e del sac e r d o z i o appaiono troppo ardue, laddove la società odierna presenta degli schemi di vita fondati sul successo facile e sul guadagno immediato. Tutto questo, però, ancora una volta non significa che Dio è morto, non indica la necessità di rassegnarci a vedere le nostre chiese sempre più vuote. L’uomo, infatti, avrà sempre bisogno di Dio, anche nell’epoca del dom i n i o tecnologico e della globalizzazione; il messaggio di Cristo è sempre attuale e oggi più che mai richiede di essere annunciato da uomini e donne che toccati dal suo Amore si sentano chiamati in una radicalità di vita. Quale quindi il nostro compito? Quale il ruolo che noi, comunità di credenti e chiesa diocesana con a capo il suo pastore, siamo chiamati a fare? Appare chiaro che la risposta ci viene da Gesù stesso il quale dice “pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”. È questo il nostro compito: continuare a pregare in una preghiera incessante e a dir poco insistente perché il Signore continui a far sentire la sua voce. Ma siamo anche chiamati fattivamente a promuovere l’iniziativa di chiunque abbia pronunciato il suo “si” al Signore sia mostrando il nostro affetto e la nostra vicinanza, sia rendendoci praticamente presenti nella loro vita. Solo in questo modo la vigna del Signore potrà avere operai dediti alla sua cura e alla sua crescita nella santità e nell’abbondanza. Tempo di Grazia per lo Spirito SPECIALE Inserto dell’ Anno 2 Numero 18 Tempo di Grazia per lo Spirito 14 Maggio 2011 MARIA DONNA NELLA CHIESA 8 SPECIALE anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 L’amore di Giovanni Paolo II per la Santa Vergine Totus Tuus LUCIA CASAVOLA Quando, in riunione di redazione, mi è stato affidato il compito di parlare della figura di Maria in Giovanni Paolo II, il primo pensiero è andato alle numerose catechesi di Wojtyla: immediata ho avvertito la mia inadeguatezza di fronte a tale argomento e a due alte colonne a cui guardare con il naso all’insù. Subito ho ricordato le mie nonne, la loro fede semplice e vera: «A Bedda Matri lu munnu sbrogghia, l’ammanta cu lu velu e lu cummogghia», la Bella Madre il mondo aggiusta, lo ammanta con il velo e lo protegge, risuona un detto in lingua siciliana. Riflettevo su come l’intuizione popolare supera la scrittura dei sapienti e in queste parole rivedevo sia il TOTUS TUUS di Giovanni Paolo II sia un dipinto che da anni era riposto in un angiporto della mia memoria: la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca. La Madonna di quel polittico, di una bellezza arcaica, allarga le braccia per aprire il manto e dare riparo ai suoi fedeli. Questo gesto, maestoso e tenero, rappresenta la grandezza, esprime la sollecitudine della Madre che accoglie i figli, fonte di benedizione e di soccorso. Le linee e i colori ispirano, vera, la confidenza filiale. La sua figura è solenne ed amplificata, rimanda al concetto della Platytera bizantina (“più vasta dei cieli”). Maria infonde calma solenne, il tessuto solido e pesante comunica una sensazione di sicurezza e di calore: all’interno del mantello che tutti avvolge, non può accadere nulla di male. I 150 anni dell’Unità d’Italia sono l’occasione per riaffermare e sottolineare il legame fra la Madre di Gesù e il popolo italiano.Il prossimo 26 maggio, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma nel corso dell’Assemblea Generale della CEI, Benedetto XVI presiederà la preghiera per rinnovare l’affidamento dell’Italia e di tutto il popolo italiano a Maria, invocata con il titolo di Mater Unitatis. Fin dal marzo scorso il Consiglio Episcopale Permanente della Cei ha invitato le diocesi italiane a proporre un momento di preghiera mariana. La traccia della preghiera, proposta dall’Ufficio Liturgico Nazionale e che ogni vescovo adatta alla propria realtà locale, è imperniata sui misteri della luce, poiché, come afferma il beato Giovanni Paolo II (Rosarium Virginis Mariae, 21): “tutto il mistero di Cristo è luce (…) ma questa dimensione emerge particolarmente negli anni della vita pubblica, quando Egli annuncia il vangelo del Regno”. Ho rivisto sintetizzato, in quest’opera, l’amore che Karol Wojtyla nutriva per la Santa Vergine. Tutta la sua vita e il suo pontificato sono stati segnati dalla presenza misericordiosa di Maria, verso la quale il Santo Padre ha sempre avuto una grande fiducia e devozione, espressi dal motto “Totus Tuus”, il quale costituisce la chiave di comprensione della sua dottrina e della sua esistenza. Il Papa in una sua catechesi ricorda: «Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui» (At 1,14). Egli non ha dubbi, Maria è lì il volto stesso di Gesù, il Suo tabernacolo, e loro, i discepoli, la sentivano madre e desideravano la sua vicinanza. La Madre di Dio nel cenacolo è l'aiuto dato agli uomini per essere riportati alle relazioni personali autentiche e per progredire verso l'unione dei cuori. Nella sua esistenza Karol Wojtyla ha intrecciato e vissuto con Maria un tenero, filiale e persistente rapporto, amandola e accogliendola come Madre nel proprio “spazio interiore”, memore di quel dono pasquale che Gesù Cristo ha fatto ad ogni suo discepolo: “Ecco la tua madre! E da quel momento il discepolo la prese con sè”. Pensando a questi versi mi piace ricordare l’omelia della Messa esequiale del 2 aprile 2005, presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger, il quale sottolineava come “il defunto Santo Padre ha trovato il riflesso più puro della misericordia di Dio nella Madre di Dio. Lui, che aveva perso in tenera età la madre, tanto più ha amato la Madre divina. Ha sentito le parole del Signore croci- fisso come dette a lui personalmente: “Ecco la tua madre”! Ed ha fatto come il discepolo prediletto: l’ha accolta nell’intimo del suo essere “gridando” Totus tuus. E dalla madre ha imparato a conformarsi a Cristo”. Maria ci vuole santi, senza troppe parole, senza finte relazioni, senza veli né mediazioni, in viaggio di ritorno dal Santo Sepolcro, annunciatori appassionati della Resurrezione del Figlio! Tornando alla Madonna della Misericordia, il polittico fu portato a termine dopo 15 anni! Piero della Francesca era un artista itinerante, in continuo movimento, tuttavia, non era un nomade, in quanto dopo ogni viaggio tornava al suo borgo natio dove trovava forza e illuminazione sapiente! SPECIALE anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 9 Alcune testimonianze del nostro patrimonio di fede Donne della cristianità campana ORSOLA TREPPICCIONE Le donne nella storia della Chiesa sono molte, alcune più famose, come per esempio Santa Caterina da Siena patrona dell’Italia e dell’Europa, altre meno conosciute alle quali, semmai, siamo legate perchè ne portiamo il nome. Anche la nostra regione è stata la culla per figure di donna che, con la loro opera e le loro preghiere, sono state modello di umanità e profonda vita interiore. Tanto che, già durante la loro esistenza terrena, in molti casi, venivano chiamate “santarelle”; insomma, intorno a loro aleggiava quella fama di santità, la vox populi, che permise alla Chiesa di cominciare, dopo la loro morte, il processo canonico in tempi brevi e di dichiararle Sante, Beate, Venerabili o Serve di Dio. Figlie dei quartieri popolari oppure delle classi abbienti, a volte contrastate dalle famiglie nella scelta di volersi consacrare a Cristo, erano tutte accomunate dall’idea che, accanto alla vita contemplativa, bisognasse portare anche aiuto concreto ai poveri, agli ammalati, agli orfani, alle donne sciagurate. Non occorre tornare troppo indietro nel tempo, come nel caso di Santa Patriziasiamo nell’anno 668- compatrona di Napoli e “autrice” di una liquefazione come quella di San Gennaro, per poter trovare esempi di santità; infatti, il 17 ottobre 2010 è stata proclamata Santa Giulia Salzano (1846-1929), a noi cara perchè nata a Santa Maria Capua Vetere, fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacratissimo Cuore. D’altra parte, leggendo le storie di molte di loro, tutto è cominciato da piccoli gruppi di “consorelle”, ispirate dall’amore e devozione alla Passione di Cristo e all’Eucaristia, che si sono trasformati in veri e propri Or- dini religiosi femminili ispiratori di opere assistenziali; fondatrici sono state: Santa Caterina Volpicelli (1839-1894) con il suo Ordine delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù; la Beata Teresa Manganello (18491876), chiamata l’Analfabeta Sapiente, che ispirò l’Ordine delle Suore Francescane Immacolatine; la Serva di Dio Ilia Corsaro (18971977) e il suo Ordine “Piccole missionarie Eucaristiche”; la Serva di Dio Maria Luigia del Sacro Cuore (1790-1829) che diede vita all’Ordine delle Suore Solitarie Alcantine, solo per citarne qualcuna. Accanto a loro, il fenomeno delle “Monache di Casa”, anime consacrate a Dio che, fino a tutto l’800, non potendo o non volendo abbracciare la vita monastica, rimanevano a pregare ed operare nella loro casa e nel loro quartiere. Spesso, questa loro esperienza era guidata dagli Ordini Men- dicanti, nei quali si inserivano come Terziarie. A questa schiera appartengono anche: Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe (1715-1791), terziaria alcantarina, la ‘Santa dei Quartieri Spagnoli’; la Venerabile Serafina di Dio (1621-1699); la Serva di Dio Anastasia Ilario (1859-1934), terziaria domenicana, “la santarella di Posillipo”; la Serva di Dio Maria di Gesù Landi (1861-1931), terziaria francescana, fondatrice del Tempio e Opere dell’Incoronata a Capodimonte; la Serva di Dio Maria Angela Crocifissa (1846-1932) del quartiere Mercato a Napoli. Questo breve excursus, che certo non è assolutamente esaustivo perchè molte sono le religiose omesse, spero renda l’idea dell’immenso patrimonio di fede che la Campania ha “donato” alla Chiesa, testimonianza continua della presenza di Dio in mezzo a noi. Donna consacrata nella chiesa e nel mondo Un raggio della divina bellezza SUOR MIRIAM BO Qual è il mio ruolo, il mio vissuto di donna nella chiesa e nel mondo? Sono ritornata subito indietro nel tempo e ho ritrovato parole amiche, parole che mi hanno davvero rivelato il senso del mio esistere, come donna e come donna consacrata nella Chiesa e nel mondo in questo tempo. E’ il mio caro Papa Giovanni Paolo II che nel 1996 si rivolgeva proprio alle consacrate e io ho sentito rivolgere direttamente a me il suo appello. E’ a te, suor Miriam, donna consacrata, che rivolgo il mio appello fiducioso: vivi pienamente la tua dedizione a Dio, per non lasciar mancare a questo mondo un raggio della divina bellezza che illumini il cammino dell'esistenza umana. I cristiani, immersi nelle occupazioni e nelle preoccupazioni di questo mondo, ma chiamati anch'essi alla santità, hanno bisogno di trovare in te un cuore purificato che nella fede «vede» Dio, donna docile all'azione dello Spirito Santo che cammini spedita nella fedeltà al carisma della chiamata e della missione. Tu, suor Miriam, sai bene di aver intrapreso un cammino di conversione continua, di dedizione esclusiva all'amore di Dio e dei fratelli, per testimoniare sempre più splendidamente la grazia che trasfigura l'esistenza cristiana. Il mondo e la Chiesa cer- cano autentici testimoni di Cristo. E la vita consacrata è un dono che Dio offre perché sia posto davanti agli occhi di tutti l'«unico necessario». Dare testimonianza a Cristo con la vita, con le opere e con le parole è peculiare missione della vita consacrata nella Chiesa e nel mondo. Tu sai a chi hai creduto: dagli tutto! I giovani non si lasciano ingannare: venendo a te, essi vogliono vedere ciò che non vedono altrove. Hai un compito immenso nei confronti del domani: specialmente i giovani consacrati, testimoniando la loro consacrazione, possono indurre i loro coetanei al rinnovamento della loro vita. L'amore appassionato per Gesù Cristo è una potente attrazione per gli altri giovani, che Egli nella sua bontà chiama a seguirlo da vicino e per sempre. I nostri contemporanei vogliono vedere nelle persone consacrate la gioia che proviene dall'essere con il Signore. Suor Miriam, donna consacrata, vivi nella tua comunità la fedeltà al tuo impegno verso Dio, in mutua edificazione e con mutuo sostegno. Nonostante le difficoltà che talvolta puoi incontrare e l'indebolimento della stima per la vita consacrata in una certa opinione pubblica, tu hai il compito di invitare nuovamente gli uomini e le donne del nostro tempo a guardare in alto, a non farsi travolgere dalle cose di ogni giorno, ma a lasciarsi affascinare da Dio e dal Vangelo del suo Figlio. Non dimenticate che tu, in modo particolarissimo, puoi e devi dire non solo che sei di Cristo, ma che «sei divenuta Cristo»! Credo che questo scritto sia esaustivo di ciò che una donna consacrata, quale io sono, deve essere nella Chiesa, mi auguro, con la grazia di Dio, di saperlo essere almeno un pochino e invoco il suo Spirito per essere appieno, per me e per chi mi è dato di incontrare, quello che sono chiamata ad essere, un autentico raggio della divina bellezza. 10 SPECIALE anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 I giovani e l’esperienza mariana Ecco la tua madre CLAUDIO DI BENEDETTO Maria è la madre di tutti i credenti. Gesù Crocifisso, infatti, dice a Giovanni, e attraverso di lui a tutti i Suoi discepoli: “Ecco tua madre”. Ed è proprio così; tutti gli uomini si rivolgono e si affidano a Lei, confidando nella sua bontà materna: “A te ricor- riamo[…],a te sospiriamo” si recita nel Salve, Regina. Maria nell’accettazione piena del disegno divino è immagine della vita cristiana e diventa perciò cammino verso la salvezza. I giovani molto di più oggi avvertono l’Amore di Maria, l’amore di una madre verso i suoi figli. Ed è proprio su questo che pone le fondamenta la Gioventù Ardente Mariana, movimento giovanile di ispirazione eucaristica, mariana, ecclesiale. Molti giovani, infatti, trovano più facile rivolgersi a Maria, affidandole paure, sofferenze, pensieri e preghiere, proprio come un bambino si rivolge alla madre per chiederle aiuto o per dirle “ti voglio bene, mamma”. Questo può farci capire l’immenso amore della Beata Vergine, che non lascia mai inascoltate le nostre preghiere ma ci tende sempre una mano, anche se a volte siamo troppo ciechi per rendercene conto. Se sappiamo pregare Maria per Nostro Signore sicuramente le nostre preghiere saranno esaudite: quale madre rifiuta l’aiuto a un figlio nel momento del bisogno? Giovanni Paolo II, finalmente beatificato, credeva fermamente nei giovani come speranza per il futuro, ha saputo comprenderli, dialogare con loro ed investire su di essi. E, così come i giovani, anche Giovanni Paolo II, ha avvertito in maniera straordinariamente forte l’ardente amore di Maria. In lui c’è stata una totalità, una sensibilità tutta particolare in rapporto alla presenza e alla missione della Madonna: il suo motto era “Totus Tuus”, Tutto Tuo. Agli inizi del suo pontificato egli disse: “Il Papa desidera affidare la Chiesa in modo particolare a Colei in cui si è compiuta la stupenda e totale vittoria del Bene sul male, dell’Amore sull’odio, della Grazia sul peccato; a Colei che è inizio del mondo migliore, all’Immacolata”. Il suo affetto per la Vergine è stato fonte di ispirazione per tutto il suo cammino, soprattutto lì dove questo si incrociava con il mondo giovanile, come si può evincere dai sui discorsi, dai suoi gesti o dal coinvolgimento dei giovani verso il suo operato. Insomma c’è una sorta di triangolo amoroso tra Maria, i giovani ed il “loro” Papa; un amore intenso, autentico, un amore che fa bene al cuore e che può indicarci la via salvifica di Nostro Signore. Solo affidandoci a Lei, madre misericordiosa, possiamo essere certi di non cadere nelle tentazioni e nel male e di giungere alla salvezza eterna. Un santo sostiene che, come la respirazione è un segno certo che il corpo non è morto, così il ricordo frequente e l'amorosa invocazione della Beata Vergine è un segno certo che l'anima non è morta per il peccato. S. Bernardo aggiunge: “Quando Maria ti sostiene non cadi, quando ti protegge non temi, quando ti conduce non ti affatichi; quando ti è favorevole arrivi al porto della salvezza”. I Santi: nuove star per i giovani CIRO POZZUOLI Oggi tutti sappiamo dire di essere cattolici, e la definizione di “cristiano” accomuna un po’ tutti noi fedeli, ma di Santi ognuno ha il proprio! Prima, persone terrene e giunte qui per intercessione di Dio, oggi, perché no, anche star a cui ispirarsi, esempi da seguire, idoli da acclamare. Tra i tanti Santi, c’è chi ne “sceglie” uno e chi un altro… A Loro vengono attribuiti miracoli e buone azioni, atti di generosità e, ognuno secondo la propria ispirazione, fa dei voti al proprio protettore, arrivando ad amarlo e ad invocarlo nei momenti più oscuri e a ringraziarlo in quelli più belli. I Santi sono visti come punto di riferimento, per ritrovare la strada smarrita, come discepoli di Dio, che secondo il Suo esempio, lo hanno imitato ed onorato e la figura di questi intercessori è giunta fino ad oggi, arrivando a lasciare un messaggio di fede ancora più vivo e presente in ognuno di noi. Ho provato a chiedere ad alcuni ragazzi quale fosse il loro Santo o la loro Santa preferita e perché… SABRINA: Il Santo a cui sono devota è Gesù Bambino di Gallinaro… Il motivo è semplice: Gli ho chiesto due cose importanti… La prima era quella di farmi conoscere realmente chi fosse la persona che avevo al mio fianco e grazie a Lui ho capito, che non era la persona adatta a me, per fortuna. La seconda cosa è molto più recente: Gli ho chiesto, in seguito ad un gravissimo incidente di un mio amico, di farlo riprendere al più presto, e, ancora una volta ha ascoltato le mie preghiere, ridandocelo sano e salvo. Non ho altro da dire, che: Grazie Gesù!!! ROBERTA: La Santa a cui faccio riferimento è Santa Chiara. I suoi occhi mi riempiono tanto di gioia e ogni mia preghiera Le arriva diritta al cuore, perché non mi ha mai abbandonata, nemmeno quando stavo lottando tra la vita e la morte, a causa di una grave malattia… Mi è stata sempre vicino e io non la abbandonerò mai! ASSUNTA: Una Santa, per me importantissima è Santa Rita. Per me ci è sempre stata, soprattutto nei momenti bui: era quella luce che rianimava i miei occhi, quando vedevo la sera papà ritornare a casa drogato, che ci picchiava senza motivo. Ho pregato tantissimo e grazie a Lei, papà ne è uscito fuori! Ogni piccolo gesto che faccio per lei non è mai troppo grande per poterla ringraziare abbastanza! Di me, posso dire che Santa più im- portante è la Donna più bella del mondo terreno e non. La Vergine, la Beata, la Madre: la Madonna. Prego per lei ogni sera, nella speranza che qualcosa cambi e continuo a crederci, perché sono sicuro che Lei c’è, mi sta ascoltando e mi aiuterà, perché ogni preghiera arriva al cielo e credere nella Regina, mi fa sentire meglio, mi da conforto, fede e tanta tranquillità, perché so che qualcuno, in fondo, mi ascolta… CAPUA 11 anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 Le opere del maestro Dalisi in città ribaltano le prospettive abituali Arte, design e ambiente urbano MARIAMICHELA FORMISANO (CS) La mostra del maestro Riccardo Dalisi ha vissuto il primo fine settimana di consensi, complice anche l'apertura straordinaria di tutte le chiese della città, organizzata dall'Archeoclub in collaborazione con la Pro Loco e le associazioni culturali operanti a Capua. E la visione del paesaggio urbano di Capua, con la quale Dalisi ha ribaltato schemi e prospettive tradizionali, sarà in mostra fino 5 giugno, facendo capolino tra le architetture, le vetrine dei negozi, i cortili di palazzi storici e chiese, e sull'ansa del fiume Volturno. Le fotografie della città, invece, scattate da Bruno Cristillo e rivisitate dal tratto originale di Dalisi potranno essere ammirate presso il Museo di Arte Contemporanea (Mac), eletto cuore della mostra curata dall'architetto Giuseppe Coppola. "Il nostro Museo - ha commentato Gigi Brandi, direttore artistico del Mac - meritava un cambiamento, che non significa rinnegare i talenti del nostro territorio ai quali il Mac ha aperto le porte con sale e studi dedicati. Cambiamento significa aprirsi all'esterno, ed il maestro Riccardo Dalisi, talento campano tra i più quotati e noti al mondo, rappresenta il miglior modo per avviare questo percorso. Un percorso che è sì di arricchimento e visibilità, ma è soprattutto di crescita per le realtà artistiche locali, le stesse che oggi presenziano al Mac di Capua e che presto proporremo in realtà espositive nazionali degne del talento inestinguibile del nostro territorio. Ciò è stato negli intenti dell'amministrazione comunale da sempre, e ciò è quanto oggi io intendo realizzare". RICCARDO DALISI: DISEGNO/DESIGN DI CAPUA La città e il museo – entrambi concepiti come laboratorio di idee – interagiscono assieme per mettere in scena una “visione” del paesaggio urbano che ribalta gli schemi e le prospettive tradizionali. Il tema suggella l'incontro di due realtà d'eccezione: Riccardo Dalisi, architetto, designer, artista, presente nelle collezioni dei principali musei, e Capua, città che racchiude nella cerchia delle sue mura una stratificazione storica di spessore e densità estremi. Nella città le opere sono installate in luoghi non convenzionali: non al centro delle piazze, collocate su alti basamenti, ma dietro le finestre, nelle logge dei palazzi o nelle nicchie delle chiese, in prospettive oblique, come presenze animate che osservano la città e i suoi abitanti, attraverso una particolare angolazione che persegue tre obiettivi: concepire l'opera d'arte non tanto per le sue valenze es- tetiche e compositive, ma per la maniera in cui interagisce con l'ambiente e per i contenuti concettuali che esprime; stimolare il passante che si ritrova coinvolto in un sistema di relazioni prospettiche inusuali; infine ribaltare la visione tradizionale del paesaggio e focalizzare l'attenzione non sulle opere, ma sullo spazio urbano, oggetto dello sguardo e luogo centrale della ricerca artistica. La seconda parte del progetto interessa il Museo d’Arte Contemporanea, impegnando sul tema della ricerca anche il suo direttore artistico Luigi Brandi. All'interno del Museo sono esposte alcune immagini fotografiche della città di Capua, realizzate da Bruno Cristillo, sulle quali è stato chiesto a Dalisi, architetto e designer prima ancora che scultore e pittore, di ipotizzare degli interventi urbani di arte e design in maniera totalmente libera, assumendo Capua come laboratorio virtuale per una riflessione più ampia, che va al di là dello specifico contesto per affrontare in termini più generali il rapporto tra arte, design e ambiente urbano. Partita l’iniziativa che intende rilanciare il turismo in città “Punta in centro!” CS Domenica 8 maggio 2011 si è svolto il primo appuntamento della Manifestazione “PUNTA IN CENTRO” promossa dal Consorzio Capua Arte e Cultura, un’iniziativa atta al rilancio turistico commer- ciale del cuore della città. Le piazze e le strade del centro storico di Capua sono state animate da varie attività: • Visite guidate ai monumenti aperti per l’occasione, hanno visto molti gruppi di turisti scoprire angoli della città non visitati di con- sueto, in particolare la chiesa della Carità, la cui apertura è stata fortemente voluta dal Consorzio. • L’iniziativa “Scatti in libertà” ha stimolato fotografi amatoriali a cogliere particolari architettonici della città offrendo loro la possibilità di produrre scatti a monumenti che solitamente non è possibile visitare. Le foto prodotte potranno essere ammirate nella seconda giornata di “PUNTA IN CENTRO” che si svolgerà domenica 22 maggio 2011. • Piazza dei Giudici e Piazza Medaglie D’Oro si sono animate con i laboratori dedicati ai più piccoli ma che hanno entusiasmato anche I grandi. Sono nati così gruppi di piccoli tornitori ceramisti, di piccoli cartapestai e di piccoli appassionati delle tecniche di creazione delle bambole di pezza e del disegno con gli stampi di legno. Grande entusiasmo ha raccolto il laboratorio del piccolo archeologo che ha visto i bambini impegnati alla ricerca di reperti archeologici in un’area precedentemente preparata con sabbia, dove gli esperti hanno sapientemente nascosto i reperti per insegnare ai piccoli le tecniche utilizzate per la ricerca di oggetti simili a quelli che i bambini vedono tutti i giorni intorno a loro in una città come Capua che conserva in modo indelebile i segni che la storia ha lasciato. Oltre che alla creazione e alla ricerca di oggetti si è voluto dare risalto anche alla realizzazione di un alimento che è alla base della nostra cucina; ecco che, armati di farina, acqua e lievito, i piccoli si sono cimentati nella faticosa arte dell’impasto nell’area dedicata al laboratorio del pane. I negozi aderenti al Consorzio, aperti per l’occasione, sono stati impegnati a regalare ai propri clienti le brochure/card “PUNTA IN CENTRO” con la spirale per la rac- colta punti. Visto il successo della prima giornata, non resta che prepararsi al secondo appuntamento ancora più ricco di negozi e monumenti aperti e animato dalla presenza di circa cento macchine d’epoca che si impossesseranno del centro storico per essere ammirate da tutti coloro che vorranno trascorrere la loro domenica nel centro della città. Appuntamento allora a domenica 22 maggio con “PUNTA IN CENTRO”. 12 SANTA MARIA C. V. anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 Tassa di soggiorno per i turisti A Caserta, il Commissario Prefettizio istituisce una nuova tassa GAETANO CENNAME Il commissario prefettizio di Caserta, dott. Mattei, con apposita delibera, ha istituito la tassa di soggiorno per la città capoluogo, una Tassa di circa un euro al giorno per i turisti che arrivano in città. La decisione, assunta per far fronte al forte deficit del Comune, trova la sua base nel decreto legislativo istitutivo del federalismo fiscale e municipale. Non v’è dubbio sulla legittimità della decisione e sulla necessità di combattere la ormai endemica malattia del deficit comunale, ma molte sono le voci che si sono levate sull’inopportunità della cura che sarebbe una terapia peggiore del male stesso. A parte le schermaglie preelettorali dei candidati a sindaco, un giudizio sicuramente negativo è stato espresso dalla Confindustria, settore turismo, dalla Federazione Italiana Associazioni imprese di viaggio e turismo, dall’Ente Provinciale del Turismo. E a ragione! Le prime conseguenze nega- tive, infatti, già si sono presentate: la Reggia di Caserta sparisce dai tours previsti nei pacchetti dei croceristi a seguito dell’aumento del prezzo del ticket d’ingresso, la cui variazione non è stata neanche comunicata per tempo alle compagnie ed ai tour operator. “Per tempo” nel settore del turismo significa almeno un anno prima dell’entrata in vigore delle nuove tariffe, affinché i prezzi ed i cataloghi delle agenzie di viaggio siano aggiornati. E allora, per evitare discussioni, rimostranze e controversie con la clientela, per non perdere di credibilità, i tour operator escludono, tout court, Caserta dai pacchetti di viaggio. D’ora in poi, quindi, nessuno dei quattromila croceristi ad attracco che sbarcano nel porto di Napoli prenderà la via di Caserta e della sua provincia. Penalizzati, quindi, sono Caserta, Casertavecchia, San Leucio, ma anche Santa Maria Capua Vetere con l’Anfiteatro ed il Mitreo e Capua con il suo Museo. Il rilancio delle attività turistiche in Caserta e Terra di Lavoro in generale aveva trovato un punto fermo nello slogan “Casera e provincia…oltre la Reggia”. L’offerta turistica, infatti, diventava più articolata e più appetibile con la previsione di visite anche ad altri siti. Ma se la “Reggia” non tira, questo fatto condiziona negativamente anche l’andamento di escursioni nelle altre località vicine. L’istituzione, quindi, della Tassa di soggiorno nel Comune di Caserta è una misura che, se da un lato può portare un qualche beneficio alle casse comunali, dall’altro finisce per inte- ressare ed influenzare, purtroppo non positivamente, il comparto turistico del capoluogo e dell’intera provincia. E dire che era stata accolta, con molto favore e grandi speranze, la nascita, nell’estate del 2010, dell’Azienda Speciale per i Servizi Innovativi per il turismo e lo sviluppo integrato, voluta dal presidente della Camera di Commercio di Caserta, Tommaso De Simone. Detta Azienda, con tanto di presidente e consiglio di amministrazione, ha il compito di pianificare un nuovo modello di sviluppo economico legato al turismo, definendo le strategie più opportune per valorizzare le risorse turistiche di Terra di Lavoro. E invece… Per le nostre cittadine che, sulla carta, sono città turistiche e in questo senso dovrebbero strutturarsi, sarebbe veramente un grave smacco se da “Oltre la Reggia” si passasse a “Manco la Reggia”! La televisione, banco di prova per gli educatori Alle famiglie spetta offrire cultura, informazione e rispetto CARMELINA MOCCIA La televisione è cambiata, i tempi sono cambiati, le persone e le aspettative che animano i loro pensieri sono cambiate. La televisione è stato il mezzo attraverso cui si è concretizzata l’unificazione dell’Italia, con la diffusione della lingua italiana. Prima della messa in onda dei caroselli infatti, in Italia erano diffusi numerosi dialetti e l’italiano era una lingua straniera da imparare. Sicuramente la televisione ha giocato un ruolo fondamentale nella divulgazione della lingua unica. I primi programmi televisivi proposti erano i caroselli, giochi a premi, festival della canzone. Solo in un secondo momento si è passati alla messa in scena di trasmissioni come Portobello e Dallas. Fu in quel periodo che in seconda serata, alle 21,30 andò in onda su RAI UNO, la prima puntata di Quark, il programma più seguito e apprezzato dal pubblico adulto e non, condotto da Piero Angela. Ma da cosa è nato un programma del genere? Piero Angela ricordava di aver incontrato grandi difficoltà a scuola nell’apprendimento di materie che col tempo aveva scoperto di amare, e aveva realizzato che la sua difficoltà ad apprendere derivava da un difetto di forma in chi insegnava l’argomento. Da ciò nac- que la necessità di trasmettere informazioni ad un numero considerevole di persone nel modo più semplice possibile. Per anni siamo stati ospiti di un ambiente informale, un salottino, da dove Piero Angela ci ha condotti in mondi fantastici e affascinanti più delle favole, perché veri, e ancora oggi con la trasmissione Ulisse presentata da suo figlio Alberto Angela, possiamo viaggiare attraverso mondi di conoscenza e cultura. Nel recente dibattere sulla televisione che fa da modello diseducativo c’è da esprimere un pensiero che va oltre i luoghi comuni. La televisione produce maggiormente cultura e sapere. Un comitato di genitori di recente, ha infatti promosso la televisione ad elemento educativo da non sottovalutare. Nella formazione dei più piccoli c’è una vasta scelta di programmi appositamente studiati per loro per accrescere il loro bagaglio culturale. Tanto per citarne due a caso: RAIYOYO trasmette animazione e documentari a misura di bambini, che possono essere seguiti in tutta tranquillità, senza dovere censurare quella o quest’altra pubblicità di profumo un po’ “spinta”; RAITRE nel pomeriggio dedica buona parte del palinsesto a trasmissioni per i ragazzi, formando loro all’ascolto del TG-RAGAZZI e alla scoperta di luoghi e alle tante forme di vita, con GEO&GEO. Come in ogni cosa su questo mondo, esistono diverse sfumature e perciò programmi che danno la sensazione al pubblico di casa, che la televisione produca solo spazzatura. È ormai un luogo comune quello che etichetta la società attuale come frutto di una televisione che propina solo programmi diseducativi. Ma è esattamente così? Non credo! Basta saper scegliere cosa proporre alla famiglia, affidandosi al buon senso. Nessuno ci costringe a selezionare un reality piuttosto che una trasmissione di approfondimento culturale o scientifico. Non siamo obbligati a seguire le soap opera che danno una visione contorta della realtà. Non c’è bisogno di seguire i salotti per scegliere gli amici da frequentare. Se i nostri figli decidono di guardare trasmissioni del genere è perché noi offriamo loro questo, ma se cambieremo direzione loro ci seguiranno. Dal buon esempio prende origine uno stile di vita. La televisione produce tanti programmi da cestinare, ma anche cultura, informazione e rispetto. Valori che vanno insegnati innanzitutto in famiglia e solo perfezionati, con scelte mirate, perché l’educazione, il rispetto, lo stile di vita, s’impara dai genitori prima che dalla televi- VITULAZIO 13 anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 Vitulazio in festa per don Pietro Al centro del suo ministero: le persone DOMENICO CUCCARI La comunità di Vitulazio, nonostante il tempo inclemente, si è stretta intorno al suo amato pastore, Don Pietro Lagnese, in occasione dei suoi venticinque anni di sacerdozio. Nella chiesa gremita di fedeli, il 4 maggio scorso, si è tenuta una solenne celebrazione, presieduta da S.E.Mons. Bruno Schettino, alla presenza del Vescovo di Teano, di diversi parroci della diocesi e dei seminaristi di Napoli in cui Don Pietro, dopo gli studi, è tornato come padre spirituale, nonché delle Autorità civili. Mons Schettino ha ripercorso la storia di Don Pietro e ne ha messo in risalto tutte le qualità umani e pastorali, oltre alle opere realizzate. E, in effetti, in Vitulazio, suo paese nativo, Don Pietro ha iniziato la sua esperienza pastorale, coinvolgente, generosa, autentica, non priva di difficoltà:è arduo essere profeta in patria. Il suo apostolato, alto, nobile e credibile, si è speso per tutte le realtà umane avendo a cuore “per primi” i cosiddetti “ultimi”. Abbiamo avuto così modo di incontrarLo, Gesù, custode delle nostre solitudini e delle nostre miserie. Perché come ha scritto il beato Giovanni Paolo II:“Nei volti dei passanti v’è il disegno di Dio”. “Totus tuus”: è il motto che Don Pietro ha scelto per celebrare questa ricorrenza, perché alla Vergine Santa si è sempre affidato e ha affidato questa comunità. Alla sua peculiare sensibilità di Madre e al suo amore verso il Figlio, ha improntato il suo ministero, mettendo al primo posto la catechesi e sapendo coniugare la spiritualità con la carità fatta nell’umiltà e nel ri- spetto della dignità delle persone. Nel corso degli anni ha restaurato con particolare cura la Chiesa, ha realizzato la Casa della carità per i poveri e gli extracomunitari; il centro di ascolto “Il Timone” per i tossicodipendenti; l’oratorio S.Francesco per i giovani e il centro parrocchiale dove si svolgono tutte le attività pastorali con l’auditorium Giovanni Paolo II, il campo di calcetto e uno spazio at- trezzato con le giostrine. E poi la Croce del terzo millennio, che dall’alto si erge quasi ad abbracciare e proteggere tutto il paese. Ma non bisogna pensare a Don Pietro e alle tante opere visibili che ha realizzato durante questi anni: la sua è sempre stata una Chiesa di persone. Fin dall’inizio, ha coinvolto i laici nella parrocchia con cui ha intrapreso, forte e decisa, la via della rievangelizzazione di questo paese cambiato negli anni. A volte forse ha sentito la solitudine propria del pastore, di chi indica la strada e fa scelte non sempre accettate. Cristo resta pur sempre una verità scomoda. La comunità ha regalato una casula in ricordo di questa splendida giornata a Don Pietro che si è commosso e, nel prendere la parola, ha ringraziato il Signore, tutti i presenti, in particolare Mons. Schettino e ha ricordato Mons. Luigi Diligenza, invocando per sé il “miserere”. Grazie, caro Don Pietro, per quel Tuo “Eccomi”, di venticinque anni fa, Auguri! Ad multos annos. Crescere. In quale direzione? Riflessione a margine dell’apertura di un sexy night PIERO DEL BENE Nei giorni scorsi è stato inaugurato a Vitulazio il più grande centro di servizi sessuali del Centro-Sud Italia. Fin da quando la notizia di una tale prossima apertura è stata data dagli organi di stampa, in paese si sono sviluppate una serie di manifestazioni volte a tentare di scongiurare una evenienza da molti ritenuta sconveniente per il prestigio e la fama di Vitulazio. Il fatto, forse qui sta la notizia, è che la vo- lontà di non pochi cittadini non ha consentito di evitare l’apertura di questo centro industriale legato al sesso: in tale paradossale situazione ci si potrebbe anche chiedere, sommessamente, in che cosa consista la democrazia se poi il demos (cioè il popolo, da cui “democrazia”) non può decidere sulle regole della propria convivenza civile! Ora che tutto è compiuto, non resta che fermarsi a fare qualche riflessione a margine di questa vicenda. La prima: nella cerimonia della posa della prima pietra del monastero che avrebbe poi ospitato le monache carmelitane, in un entusiasta intervento, l’allora uscente sindaco Cuccari raccontò di come, salendo su verso località Boscariello, aveva avuto a pensare che il “nostro bel paese”sarebbe al più presto cambiato. Il nostro paese stava crescendo. In ben pochi allora capirono a cosa si stesse rife- rendo. La politica delle amministrazioni succedutesi negli ultimi anni è stata tutta tesa allo sviluppo di Vitulazio: questo almeno nelle intenzioni. Più volte i primi cittadini hanno dichiarato nei loro interventi pubblici che ci si stava adoperando per fornire al nostro paese strutture che lo avrebbero fatto crescere e che questa crescita avesse il suo volano principale in un deciso sviluppo edilizio ed industriale. In poche parole, costruiamo case e capannoni per dare lavoro ai nostri figli e sviluppo a Vitulazio. Questa la loro idea: cementifichiamo per sviluppare. Il fatto nuovo ed inaspettato (ma quasi ovvio, a ben pensarci) è che il cambiamento di paesaggio (voluto dall’uomo) ha portato con se anche un ben più profondo cambiamento di rapporti personali. Se da un lato è vero che l’uomo cambia continuamente l’ambiente in cui vive, è anche, altresì, vero che l’ambiente cambia l’uomo. Forse sarebbe il caso di soffermarsi a riflettere su questo secondo aspetto: che il Femina sexy night sia solo un primo frutto di questo “spaesamento del paese?” La seconda considerazione, strettamente legata alla prima: verso questa riflessione andava la giornata di preghiera per Vitulazio (e non, come qualcuno ha detto, contro il sexy night!) tenutasi lo scorso 10 febbraio a cui ha preso parte anche il nostro Arcivescovo. “Ci preoccupa - si legge infatti nella preghiera - la crisi di valori e la grande confusione circa il senso dell’uomo e della storia. Stili di vita fondati unicamente sull’avere e sul piacere, l’assenza di autorevoli figure di riferimento, minacciano anche la nostra comunità, creando spesso un clima di sfiducia e di sospetto e, ancor più, di mancanza di speranza nella vita”. 14 BASSO VOLTURNO anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 Saviano riscrive Gomorra e diventa una serie tv Per lo scrittore napoletano arrivano buone notizie FRANCESCA CAPITELLI Travolto dal successo (ma anche dalle polemiche), per Roberto Saviano, noto scrittore di origini napoletane, arriva finalmente una bellissima sorpresa: il suo libro, best seller con più di 2 milioni di copie vendute in Italia e 10o in tutto il mondo, Gomorra diventerà una serie tv che andrà in onda su Sky cinema. Gli appassionati dell’autore di “Vieni via con me” dovranno attendere un po’. Il capolavoro di Roberto Saviano verrà,infatti, trasmesso nel 2012 e per il cast ancora non si sa nulla. La decisione di Sky era da tempo nell’aria, specie dopo lo straordinario successo del serial tratto dal libro “Romanzo Criminale”, portato al grande successo cinematografico con il film omonimo di Michele Placido. 12 puntate in tutto, la cui scrittura è ora al vaglio di Fandango, la società di Domenico Procacci che ha acquistato i diritti del libro per farlo diventare film. Nulla si sa, neanche delle storie che verranno trattate, certo è che il maggiore respiro narrativo che una serialità ha rispetto ad una pellicola favorirà lo sviluppo di un maggior numero di storie. Le vicende di persone comuni, costrette a fare i conti con una realtà lavorativa e civile dominata dalle camorra, rivivranno nella lunga serie che sviluppa le microstorie del libro, e dei perso- naggi. “Ogni episodio segue fedelmente i capitoli del libro con qualche aggiornamento, L’idea sarebbe quella di affidare a registi diversi i vari capitoli-film” spiega in una nota il vicepresidente di Sky Italia che metterà in onda il lavoro di Saviano. “Quando abbiamo tratto il film dal romanzo di Saviano gli sceneggiatori hanno dovuto fare molte scelte e rinunce dolorose”, ha spiegato Procacci. “Avere la possibilità di sviluppare il racconto su dodici puntate, avendo quindi un arco temporale più ampio, ci permetterà di lavorare anche sul materiale dolorosamente scar- Luce nella notte Gesù ti ama...ti aspetta...ti perdona... IVANA BERTONE “Luce nella notte” è una fantastica esperienza di evangelizzazione di giovani per i giovani. Ma non solo per i giovani. La chiesa aperta di notte,la chiesa aperta e animata per portare tutti al cuore di Dio. Nell'eucarestia esposta sull'altare, speriamo che tanti giovani possano conoscere Gesù. E magari perché no,avere il primo contatto, il primo incontro proprio in questa occasione”.E’ la comunità “Servi della pace” a dare vita a tutto questo,un’associazione di volontariato che vive la regola francescana, nell’abbandono e nella provvidenza, vivono del frutto del loro lavoro e della bontà dei benefattori, segnati da esperienze di vita certamente non facili dalle quali però hanno trovato la forza e il coraggio per poter risorgere a vita nuova, infondendo nei cuori degli altri una giusta dose di speranza per potercela sempre fare. Accolgono gli ultimi e gli emarginati.I parroci delle Parrocchie di Grazzanise, Don Giuseppe Lauritano e Padre Francesco Monticelli, entusiasti, hanno chiesto alla "Comunità Servi della Pace", di vivere questa magnifica ed intensa esperienza e di farla vivere a tutta la città, dando la possibilità di organizzare "Luce nella notte" proprio a Grazzanise. Il primo appuntamento si è tenuto giovedì 12 Maggio 2011 ore 20,00 nel salone Parrocchiale San Giovanni Battista dove, i missionari "Servi della Pace" insieme ai giovani delle varie Parrocchie, hanno dato vita ad un incontro di evangelizzazione. Il secondo appuntamento è previsto per Sabato 14 Marzo, presso il Santuario di Montevergine alle ore 17:00 con un programma che prevede: accoglienza, preghiera e formazione d’equipè. Chiunque volesse prendere parte all’evangelizzazione, potrà chiamare questi numeri : 0823/991438 o 3397602721 oppure mandare una mail a: [email protected]. tato in precedenza. Noi come Fandango mettiamo in gioco la conoscenza della materia Gomorra che ci deriva dal lavoro fatto per il cinema, Cattleya ha dalla sua tra l’altro la grande esperienza di Romanzo Criminale”. Proprio Cattleya, la stessa società dietro “Romanzo Criminale”, affiancherà la Fandango nella lavorazione della serie tv. E Roberto Saviano collaborerà alla stesura delle puntate come consulente, stando alle parole di Riccardo Tozzi, presidente della casa di produzione. “Avevamo cominciato a lavorare su un altro soggetto di Saviano sempre per una serie lunga, poi c’è stato l’incontro con Domenico Procacci che con la Fandango aveva coltivato l’idea di realizzare una serie tv da Gomorra di cui detiene i diritti cinematografici e televisivi. Saviano sta collaborando al progetto, sarà un supervisore, come lo è stato Giancarlo De Cataldo per Romanzo Criminale, oltre che una fonte di idee: Roberto è il benvenuto in ogni fase del progetto”. La cosa che meraviglia un po’ è che né la Rai e né Mediaset abbiano mai pensato di portare sul piccolo schermo il best seller, tradotto in moltissime lingue, di Roberto Saviano. RUBRICHE 15 anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 Handicap e sport: testimonianza dell’attaccamento alla vita Oltre il 90° FRANCESCA CAPITELLI Un pallone, un campo di calcio e niente più. Sembra essere questa la vita di Flavio Falzetti, noto centrocampista tutto grinta e cuore classe 1972 che ha costruito la sua carriera tra Norcia, San Elpidio e Monte Urano. Nel 1996,però, il giocatore comincia ad accusare qualche disturbo fisico. Le prime analisi di routine non evidenziano nulla di grave. Fino a quel maledettissimo incontro,o forse addirittura scontro. Durante RiccioneMonturanese Flavio cade a terra evidentemente svenuto. Cominciano i guai seri. All'ospedale Civile di Sant'Elpi- dio a Mare viene subito sottoposto ad accurati esami clinici. Da qui ha inizio l'iter che lo porta alla scoperta di un linfoma. Il quadro clinico appare gravissimo e il morale di Flavio non va certo molto meglio. Anni prima,infatti, era stato il papà a scomparire per la stessa malattia. La situazione non sembra dare speranza alcuna, ma Flavio non demorde anzi va avanti con un solo pensiero in testa: Guarire. Si arriva cosi al 2000. Ma sembra andare tutto storto nella vita del giocatore. Viene scoperto un batterio nel suo sangue che non sembra possibile debellare. Una febbre altissima, che non accenna a diminuire, debilita la sua salute tanto che i medici con il passare dei giorni dicono che si è prossimi alla fine. Ma... La febbre di colpo inizia a scendere sino a scomparire. Pian piano la situazione News dalla Parrocchia di Sant’Erasmo… Sulle ali della poesia… Anna Vinciguerra, commercialista e giornalista, residente a S. Maria Capua Vetere, ha pubblicato il libro ‘’La sinfonia della mia anima’’ edizione Aletti, una silloge di poesie, il cui tema spazia dalla bellezza del creato alla ricerca di Dio, all’amore per la famiglia. ‘’Ho sempre amato scrivere, fin dalla più tenera età dice l’autrice – e, nonostante il mio amore per la matematica e l’economia, è nella scrittura che la mia anima si esprime ai massimi livelli, infatti essa ha l’abilità di squarciare i mondi nascosti, le nostre nebbie, che non vogliono uscire allo scoperto! Le parole… minute gocce in grado di modificare la giornata costringendoci a ad alzarci dalla comoda poltrona dei luoghi comuni. Bisognerebbe non smettere mai di rispettare i propri sogni, inventare o inventarsi, scrivere limpidamente. Dobbiamo muoverci, lavorare, creare sogni verso cui correre. La povertà di una vita senza sogno è troppo orribile da immaginare: è il peggiore genere di follia.’’. Ha lavorato in vari giornali locali e ha avuto esperienze in alcuni nazionali campani e laziali. Collabora con vari staff teatrali in qualità di adattatore di opere ed addetto stampa’’. Alcune sue liriche sono presenti in antologie come : ‘’Verrà il mattino ed avrà un tuo verso’’ ed. Aletti, ‘’Alchimie poetiche’’ ed. Pagine, ‘’Le pagine del poeta Sandro Penna 2008’’ ed. Pagine, ’’ Le pagine del poeta Pablo Neruda 2009’’ ed. Pagine, ‘’ Le pagine del poeta Fernando Pessoa 2010’’ ed. Pagine, ‘’ Alchimie politiche’’ ed. Politica oggi. E’ membro di laboratori culturali nati dalla volontà di sostenere e diffondere la poesia e la narrativa. Ha conseguito vari riconoscimenti in numerosi concorsi letterari. volge alla normalità e dopo appena sette mesi Flavio torna in campo con la sua Monturanese per disputare una partita ufficiale. La felicità purtroppo è di breve durata. Tre mesi ecco riapparire la malattia, viene rilevato che anche i polmoni sono stati intaccati. Altro durissimo colpo. Flavio non si arrende anche quando scoprirà che la milza e l’intestino sono molto malati. L’intervento dura cinque lunghissime ore ed alla fine tutto sembra andare per il meglio. La vita torna a sorridergli. Flavio Falzetti decide di tornare nel mondo del calcio. Prima come dirigente e osservatore. Poi avuta certezza delle sue buone condizioni fisiche fa una scommessa con se stesso progettando di ritornare a praticare il calcio giocato. Chiede il parere dei sanitari che appaiono scettici sul progetto del loro paziente. Trentacinque cicli di chemioterapia, sostengono, debilitano qualsiasi fisico umano. Ma Flavio, consapevole dei rischi che potrà correre, è deciso a tutto. Approda all'Elpidiense Calcio, scende in campo diverse volte. Tutto va per il meglio e dai controlli non si rileva il riacutizzarsi del male. Passa altro tempo, ma nulla accade e per Flavio questo significa aver vinto la scommessa ed essere tornato alla normalità. Flavio Falzetti ha fatto qualcosa di grande. Ha lottato per sette interminabili anni. Ha sempre avuto la forza di reagire, di credere nella vita. Non ha mai mollato, neppure un istante. Ha vinto una battaglia che sembrava persa in partenza. Perché con la malattia io non scendo a patti: so che vincerò anche questa partita». TEATRO Incontrarsi... MARINA CIOPPA Teatro è vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male” (E. De Filippo) E dopo aver ripetuto queste parole non avvertite il profumo delle poltrone in velluto rosso? Non sentite il respiro concitato di chi vi è accanto? Ecco, la voce del regista che incita il siparista, le corde iniziano a scorrere le une sulle altre ed il pesante sipario viene via dalla scena. Questo è Teatro! Fin dall'antica Grecia, il teatro ha avuto un'importanza fondamentale nella formazione culturale del popolo. Si pensi ai grandi autori greci come Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane. Per i greci il teatro era catartico, era liberarsi del dolore e del peso della fatica guardando quello altrui. I loro teatri sono incantevoli innegabilmente, oggi come allora. Il teatro è stato da sempre il posto in cui far trionfare la creatività: ci si andava perché il genio venisse incanalato nella miglior maniera. Oggi è esattamente il contrario: chi ha la vena si rinchiude a teatro per fuggire al mondo! Un mondo in cui è più facile somministrarsi il divertissement pascaliano e spararsi musica martellante a volumi improponibili nelle orecchie piuttosto che ascoltarsi, guardare una parete bianca e pensare, anche a come dipingerla, perché no? I giovani sono attratti da altro oggi. Ma non c’è droga che tenga di fronte all’ arte. Il teatro è luogo di incontro, comunicazione, è dove costruire la propria identità e coscienza e, soprattutto, è il luogo del “tempo reale”. I giovani sono attratti dalla televisione, senza sapere che resta una chimera, senza sapere che davanti alla TV pensare non serve, è programmata per propinarti ciò che qualcuno “vuole” senza che tu possa “rifiutare”. Teatro fa pensare! Se l’attore dal palcoscenico parla, ad esempio, del “mare” lo spettatore in terza fila immaginerà un mare calmo e piatto come un olio, ma basterà spostarci alla poltrona accanto per avere un mare dai colori tetri in tempesta. Questo a TEATRO è permesso! 16 RUBRICHE Il rito della NICOLA CARACCIOLO La Tiella di Gaeta, è un piatto povero. Dimenticata nel periodo del boom economico, perché ricordava miseria ed arretratezza, negli ultimi anni è ritornata prepotentemente alla ribalta Ogni famiglia di Gaeta detiene il segreto della vera ricetta della tiella, che è un vero e proprio rito, l’unico e inimitabile pasto portatile “tutto in uno” che da sempre accompagnava i pescatori e tutta la classe lavoratrice che non poteva rincasare per il pranzo. Il processo di realizzazione consiste nell’interporre un ripieno di vario genere (solitamente di prodotti della terra o del mare) tra due sfoglie di pasta simile a quella della pizza, ma che richiede una lavorazione più accurata e manuale. Si dice che il segreto di una buona tiella sia l’olio prodotto con olive di Gaeta che, secondo la tradizione, dovrebbe scorrere a fiumi. La tiella di Gaeta è un prodotto tradizionale della regione Lazio che si fregia del marchio “Denominazione comunale d’Origine” dal 2005. Si racconta che Federico IV di Borbone rimase talmente affascinato dall’abilità delle massaie dell’epoca nel lavorare la tiella che colse l’idea per crearne diversi tipi, farciti dei più squisiti cibi. TIELLA DI POLPI Ingredienti: - per la pasta: 600 gr. di farina, sale fino, 4 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva, 2 bicchieri d’acqua tiepida, un quadratino di lievito da pane. - per il ripieno: 1,200 Kg di polpi veraci (caratterizzati dalla doppia fila di ventose sui tentacoli) puliti, prezzemolo, aglio, olive di Gaeta snocciolate, pomodoro a pezzi, sale e peperoncino. Tiella Preparazione - per la pasta: si fa una fossetta con la farina nella quale si aggiunge sale fino, olio e l’acqua nella quale si è preventivamente sciolto il lievito. Si impasta il tutto fino ad ottenere una pasta morbida e vellutata che viene divisa in panetti poco più grandi di un pugno (occorrono due panetti per tiella) che vengono lasciati a crescere per un’ora avvolti in una tovaglia. Il panetto cresciuto si stende con un matterello per ottenere due dischi, di diametro leggermente superiore alla teglia, nei quali si metterà il ripieno. - per il ripieno: i polpi puliti e lessati si tagliano a pezzetti, si condiscono con molto prezzemolo e aglio tritati, pomodori a pezzi, olive di Gaeta snocciolate, poco sale e peperoncino. Il tutto, così preparato, si lascia in un colabrodo affinché diventi più asciutto possibile. Si trasferisce quindi in una ciotola e si aggiunge olio d’oliva. Il primo disco viene disteso su una teglia unta d’olio, si aggiunge il ripieno, si copre con il secondo disco facendo aderire i bordi, si taglia il superfluo, si fanno dei piccoli pizzi sui bordi con le dita e dei buchi con la forchetta sul disco superiore. Si cosparge con un filo d’olio e si mette nel forno a 200° per circa 30 minuti. Si mangia tiepida o fredda. KAIROS E’ UN SETTIMANALE A DISTRIBUZIONE GRATUITA PUOI CONTRIBUIRE VERSANDO UNA QUOTA ANNUALE: DI DI DI DI 25,00 €. 50,00 €. 100,00 €. 1000,00 €. anno 2 Numero 18 14 Maggio 2011 AMICO SOSTENITORE SPONSOR BENEFATTORE RIVOLGITI ALLA NOSTRA REDAZIONE: [email protected] Tel: 333.88.900.94 Унівська чудотворна ікона Пресвятої Богородиці в Римі Протягом місяця травня ц. р., в Українській парафії свв. мучч. Сергія і Вакха у Римі перебуватиме Унівська чудотворна ікона Пресвятої Богородиці. До Риму ікона прибула за старанням пасторального координатора для українців греко-католиків в Італії о.Марка-Ярослава Семегена та з благословення ігумена Святоуспенської Унівської Лаври, Студійського Уставу УГКЦ – ієромонаха Теодора Мартинюка. 14 – 15 травня чудотворна ікона Пресвятої Богородиці перебуватиме в Соборі Святої Софії в Римі під час святкування Дня Матері. Чудотворна ікона сьогодні знаходиться у Святоуспенській Унівській Лаврі на Львівщині. Унівська чудотворна ікона Богородиці належить до іконописного типу Одигітрія (з грецької – Провідниця). Про її походження існує багато переказів, але час та місце написання достовірно невідомі. Оригінал ікони до наших днів не зберігся. Вже за часів митрополита Михайла Левицького (перша пол. XIX ст.) ікона була значно пошкоджена. Тому виготовили її копію на полотні, яку помістили на оригіналі, оздобивши окладом. Цей факт записаний 1894 р. отцем А. Дольницьким в історії Унівської парохії: «Сей образ находився давно в каплиці на цвинтарі унівском, а коли той образ украшено короною («коронован»), перенесено єго до церкви палацовой». Коронувати ікону міг Унівський архимандрит Атанасій Шептицький (1715-1746 рр.), який багато спричинився до поширення почитання Богородиці. Ще одна ікона Богородиці-Одигітрії XVII ст. (без окладу, з металевими коронами) до 1939 р. висіла в монастирській каплиці. Обидві святині були втрачені після закриття Унівської Лаври 1950 р. Радянською владою. Зберігся лише оклад XVIII ст., що сьогодні оздоблює копію чудотворної ікони, написаної за давніми гравюрами та фотографіями іконописцем єрм. Ювеналієм Мокрицьким. ЇЇ було урочисто перенесено до Унівської Лаври 1995 року. 2004 року Божого на прохання ченців Святоуспенської Унівської Лаври Блаженніший Патріарх Любомир встановив у третю неділю травня празник Унівської чудотворної ікони Пресвятої Богородиці. EDITORE a.C.L.I. progetto San Marcello C.so Gran priorato di Malta,22 81043 Capua (Ce) p.iva: 03234650616 Reg. 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