Buona giornata e benvenuti a tutte le signore, i signori, le autorit che
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Buona giornata e benvenuti a tutte le signore, i signori, le autorit che
XXIV CONGRESSO PROVINCIALE “Le ACLI Trentine nel XXI secolo: migrare dal Novecento, abitare il presente, servire il futuro” RELAZIONE INTRODUTTIVA DEL PRESIDENTE PROVINCIALE FABIO CASAGRANDE Buona giornata e un caloroso benvenuto a tutte le signore, ai signori, alle delegate e delegati, ai rappresentanti delle istituzioni e alle autorità presenti a questo ventiquattresimo Congresso Provinciale delle ACLI Trentine. In anticipo vi chiedo solo di perdonarmi se nel corso della mia relazione affiorerà un po’ di commozione, ma questo è il mio ultimo congresso da Presidente provinciale e vi assicuro che non è facile stare qui oggi...dopo 8 anni passati a condividere una così grande avventura assieme a voi… uniti dalla stessa passione civile. Ma dopo questa mia brevissima nota personale, veniamo al Congresso. Un Congresso che si apre in un momento particolarmente difficile e impegnativo per il Paese e per il Trentino dove la situazione economica, sociale e politica non è certo tra le migliori. Proprio di fronte a queste difficoltà noi, come ACLI, ci sentiamo chiamati sempre più ad un profondo impegno, per sostenere il ritorno ad un nuovo Risorgimento che sia in grado di sostenere l’ideale del bene comune. Ed è per seguire questa prospettiva che dobbiamo sottolineare un primo concetto di base e cioè quello della nostra autonomia. Un’autonomia che non significa collateralismo, equidistanza o rifiuto della politica; bensì impegno nella vita civile e sociale per sostenere quelli che sono i valori fondanti del nostro movimento: la famiglia, il lavoro, la democrazia, la solidarietà, la Chiesa degli ultimi. Vivere con gli altri e per gli altri è il primo impegno che abbiamo di fronte oggi per contrastare l’egoismo e l’individualismo che sembrano diffondersi sempre più velocemente nella nostra società. Dobbiamo quindi essere capaci di vedere quegli sprazzi di luce che ancora affiorano dal grigio della quotidianità, per cogliere i segni premonitori dell’avvio di una stagione diversa dall’attuale. Questi segni si possono vedere ad esempio nella nota Pastorale seguita al Convegno Ecclesiale di Verona in cui si afferma la corresponsabilità dei laici; nella nascita di progetti politici in grado di semplificare un quadro partitico ormai 2 insostenibile; nel protocollo sul welfare e nel crescente impegno per un nuova solidarietà intergenerazionale. Anche qui in Trentino, dove il diffuso stato di benessere comincia a mostrare qualche crepa, emerge nei cittadini la voglia di impegnarsi per affermare il valore del bene comune contro le logiche individualistiche. Per noi non vi sono letture facili o strade spianate per il futuro. E proprio per questo abbiamo cercato di prepararci tenendo conto degli insegnamenti del nostro passato e camminando verso il domani con la forza dei nostri associati. Penso all’intensa attività di formazione svolta, al lavoro dei Circoli, a tutte quelle persone che si sono avvicinate al movimento in questi anni, all’attività del Coordinamento donne. Penso alla recente istituzione della Casa sociale e del lavoro ed ai positivi risultati del nostro sistema dei servizi: dal CAF al Patronato, dal CTA al rilancio dell’ENAIP. In questi anni siamo riusciti a coniugare l’impegno sociale e civile con l’idea di servizio al cittadino, in modo da poter rafforzare entrambi. In questo modo siamo riusciti a consolidare quel patrimonio di credibilità e di onestà che è la vera ricchezza delle ACLI Trentine. Ma non voglio apparire presuntuoso. C’è ancora tanto da fare e tutto è migliorabile, ma non dobbiamo aver paura di uscire dagli steccati, di avventurarci su strade nuove, di affrontare un cammino che quattro anni fa intendeva allargare i confini dello spazio ed oggi vuole entrare nel tempo: oggi si deve uscire dal Novecento per entrare davvero, con il cuore e con la testa, nel 21° secolo. Migrare dal Novecento, abitare il presente, servire il futuro: questo è il titolo del nostro congresso. Mi rendo conto che abbiamo scelto un termine impegnativo e difficile sotto tanti punti di vista. Migrare: abbiamo scelto questa parola perché ci riguarda. Anche noi, come migranti, sentiamo il desiderio di partire alla ricerca di una terra più ospitale e più giusta. 3 Non sarà un cammino privo di responsabilità e di fatiche, ma tutti i nostri compagni di viaggio, indistintamente, saranno guidati dalla speranza e dalla buona volontà di chi vuole costruire un futuro migliore. Il Novecento che abbiamo da poco lasciato, è stato un secolo pieno di luci e di ombre. E’ stato il secolo del lavoro e del welfare, dell’emancipazione e delle ideologie, della globalizzazione e dei partiti di massa. Ma è stato anche il secolo dei totalitarismi e delle guerre mondiali, della Shoà e delle stragi atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Ma il Novecento è stato anche il secolo in cui nacque l’idea dell’Europa, la dichiarazione dei diritti umani e la Repubblica Italiana. Le ACLI stesse sono nate durante la grande spinta della ricostruzione, civile ed economica, e dunque hanno radici profonde da coltivare, da custodire e da far rifiorire anno dopo anno. Il passaggio nel 21° secolo fa parte di un lungo percorso che deve rispettare le scelte del passato e affrontare quell’innovazione che accetta le sfide del presente e testimonia la fiducia nel futuro. E’ un grande compito, quello che ci aspetta. Un compito che chiama le ACLI ad essere protagoniste nel sociale, testimoni di speranza, interpreti della comunità civile. E’ il compito dell’innovazione. Quella che dovrà superare ostacoli reali e virtuali, tenendo conto che le conquiste realizzate nel corso del secolo scorso, come l’innovazione del sistema produttivo, lo sviluppo dei sistemi di rappresentanza democratica, le garanzie del welfare e quelle di tutela e ridistribuzione della ricchezza, stanno invecchiando con stupefacente velocità. Uno dei rischi per l’opinione pubblica potrebbe essere quello di lasciarsi abbagliare da un cambiamento superficiale, mentre sappiamo che le cose realmente nuove e buone vanno cercate oltre quello che è più appariscente e rumoroso. Dobbiamo quindi attivare, oltre alla vista, anche una grande capacità di ascolto perché siamo ancora in un momento di delicata transizione. 4 Le ACLI, con responsabilità e coraggio, affrontano le novità, vivendo negli avamposti sociali e intercettando i segni dei tempi che connotano i fermenti sociali ed il nuovo percorso della storia. La questione sociale supera ormai i confini della questione operaia, senza però dimenticarla: le recenti morti sul lavoro di Torino, le chiusure fatte o annunciate di stabilimenti, anche in Trentino, sono lì a ricordarcelo. Nel grande orizzonte del lavoro, che non è soltanto economia e mercato, ma anche democrazia e pedagogia sociale, si insinua con sempre maggior forza la cultura dell’individualismo che tende a negare ogni forma di solidarietà, legame e relazione sociale. Per noi ciò è inaccettabile e questo dovrà essere una delle novità che dovremo affrontare. La svolta che andremo a delineare in questo congresso ci chiede di essere protagonisti per rendere protagonisti gli uomini e le donne del nostro tempo, perché siano promossi, garantiti e tutelati i loro diritti: da quelli umani a quelli sociali, da quelli politici a quelli civili. In questi 8 anni passati a guidare il movimento assieme a tanti di voi e a tanti amici, anche esterni al movimento, ho capito che il sistema ACLI può essere vitale e significativo solo quando entra in relazione con la storia delle persone calate nel loro tempo. La nostra è una Associazione complessa e plurale, composta da uomini e donne, da Circoli e associazioni specifiche, da servizi e da imprese che partono da un livello locale e arrivano ad uno internazionale. La nostra fitta rete di Circoli e Sedi rappresentano un sistema propulsivo per l’azione sociale e in questa ampia articolazione le ACLI Trentine hanno raccolto e continueranno a raccogliere le sfide del territorio, stimolando la presenza attiva nelle piazze dei paesi così come nei più articolati percorsi telematici. Da sempre siamo consapevoli che la nostra vita associativa parte da un forte radicamento locale, perché ci siamo sforzati di fare interagire le novità con le abitudini, mettendo a tema la routine ordinaria dei nostri Circoli in modo che continuino ad essere luogo di confronto aperto e costruiscano legami tra le persone. I nostri Circoli in questi anni hanno promosso una notevole attività. 5 Ma le ACLI devono puntare a rafforzare ulteriormente il senso civico delle persone che intendono farsi promotrici di una socialità sempre più diffusa e aperta, in grado di costruire legami con le Istituzioni, con i Movimenti, con le più diverse Associazioni laiche e religiose, ricercando nel confronto sincero e se necessario anche aspro, le vie concrete al bene comune. Perché è solo aprendosi all’ascolto che si possono intercettare le nuove domande, capire i nuovi bisogni, interpretare le nuove povertà e situazioni di precarietà. Ed è per questo motivo, per essere responsabili e protagonisti, che deve essere coinvolto tutto il sistema ACLI a partire dai singoli associati per arrivare ai nostri Servizi, iniziando da quelli storici come il Patronato e l’ENAIP. La storia ci chiede un passaggio forte. Non è sufficiente la garanzia di uguaglianza indifferenziata nei diritti, né tanto meno l’offerta di libertà legata al mercato. Non c’è più bisogno di semplici erogatori di servizi che fanno le veci dello Stato: le nostre Sedi ed i nostri Centri sono chiamati ad accompagnare ogni cittadino ed ogni famiglia affinché siano sempre più capaci di affrontare le nuove sfide quotidiane. L’intero sistema ACLI oggi deve essere consapevole del dovere del cambiamento. Ogni responsabile, ogni dirigente, ogni associato è chiamato a scommettere sul futuro, in modo che le ACLI possano essere, anche nel 21° secolo, una comunità capace di interrogarsi sui fenomeni attuali, di interpretarli intelligentemente e proporre un’azione sociale efficace. Il pensiero aclista si qualifica per la passione per l’uomo e per il suo lavoro, per il modo in cui abita i luoghi, per la consapevolezza e la volontà di essere responsabile e protagonista della storia. Migrare dal Novecento, abitare il presente, servire il futuro. Riprendo il titolo del nostro Congresso perché è da qui che dobbiamo ripartire. E’ da qui che le ACLI, immerse nel nuovo secolo, dovranno sperimentare nuove forme e diversi tipi di linguaggio per poter trasmettere con chiarezza il loro messaggio, in particolare alle nuove generazioni. Ciò non vuol dire cedere al conformismo mediatico, fatto più di parole e immagini, bensì restare fedeli alla nostra vocazione pedagogica e sociale che da sempre ha cercato di integrare il pensiero con l’azione. 6 Oggi lo dobbiamo fare con maggiore efficacia, attraverso una formazione strategica e innovativa che si proponga di arricchire e governare la pluralità di culture e di pratiche diverse che ci circondano. E lo dobbiamo fare valorizzando la complessa articolazione del nostro Movimento, aprendoci al contesto locale, nazionale, europeo e globale. Dobbiamo fare formazione per coinvolgere “l’altro da noi” affinché possa essere responsabile, competente, capace di mettersi in gioco per costruire un’azione sociale coordinata ed efficace. Questa è una sfida che richiede anche strumenti organizzativi in grado di ridisegnare compiti e ruolo dei soggetti associati, dei territori e dell’intero sistema, perché realizzare una governance efficace significa alimentare un continuo legame comunicativo tra le parti, in modo da non cadere nella mera riorganizzazione strutturale, ma stabilire un processo che valorizzi la sussidiarietà intra-associativa. Il passaggio al 21° secolo ci obbliga dunque a prendere atto che stiamo attraversando una nuova, profonda rivoluzione culturale. È in atto un nuovo sviluppo di massa innescato dal potere crescente delle nuove tecnologie e da Internet, uno strumento in grado di mobilitare, se non condizionare, milioni di persone in ogni Paese, trasformandole in una società globalizzata dell’informazione e della conoscenza. Tutto ciò può comportare pericoli concreti se questa rivoluzione non viene accompagnata ed interconnessa ai fondamenti di libertà e di democrazia non solo politica, ma anche economica e sociale. E la democrazia, in questo contesto di mutamenti culturali globali, sta attraversando una situazione particolarmente difficile. Anche nel nostro Paese. Ciò che viene messo in discussione non è tanto il valore della democrazia, quanto il modello della rappresentanza, il sistema dei partiti e l’attuale meccanismo elettorale. Quanto è avvenuto in questi ultimi tempi (partendo dai girotondi, per arrivare alle esternazioni di Beppe Grillo, passando attraverso le indegne gazzarre inscenate alla Camera e al Senato); ci dimostra che siamo davanti a qualche 7 cosa di diverso da quello che una volta si chiamava spettacolarizzazione della politica. Questa crisi del sistema rischia di esporci alle imprevedibili degenerazioni dell’antipolitica, anziché trovare un sistema efficace per farci uscire dal diffuso conservatorismo che alligna sia a destra, sia a sinistra e che costituisce forse l’ostacolo più serio a quella riforma della politica che, a parole, tutti auspicano. Noi vogliamo credere che la migrazione dal Novecento al 21° secolo porti con sé anche una coraggiosa critica a questa democrazia frenata che rischia di portare ad una frantumazione sociale sempre più drammatica, resa più acuta dalla crescente povertà e dall’ulteriore divaricazione tra Nord e Sud. Noi vogliamo credere che i segnali positivi che vengono dalla galassia dei Movimenti democratici che operano nel sociale, da quelle stesse forze politiche che si sono aperte alla sperimentazione di nuove forme partito, abbiano la forza di creare quel processo virtuoso che riallacci i legami tra la politica e la società. Quello che a noi sta a cuore è l’avvio di un processo di nuova partecipazione democratica a partire dal sociale, poiché l’impegno che viene espresso autonomamente dai movimenti della società civile non è alternativo alla politica, ma ne è la forma originaria più genuina. Ed è questo in contesto, che rappresenta uno specifico terreno di impegno delle ACLI, che possiamo intravedere il futuro del cattolicesimo democratico nel nostro Paese. Questo rappresenta una tradizione importante che non può essere solamente dichiarata, in quanto si è da sempre nutrita di valori sostanziali come il rispetto delle istituzioni, la legalità, la solidarietà e la scelta degli ultimi. In tal senso il ruolo dei cattolici democratici non è riducibile a nessuna componente politica in quanto supera la stessa dimensione organizzata della politica, assumendo uno spazio sociale originario che è quello dell’impegno civile, culturale ed educativo. Importante dunque è ribadire il primato della democrazia sull’economia così come il senso comunitario sull’individualismo e sui nuovi egoismi. 8 Così come altrettanto importante è la necessità di assicurare un più avanzato statuto di laicità in grado di consentire la comune convergenza necessaria per stabilire le regole dell’etica pubblica sui temi sensibili come la vita, la famiglia e l’educazione, ma anche su questioni attinenti al bene comune come la pace, la giustizia, l’uso delle risorse e la gestione della cosa pubblica. Un aspetto su cui vorrei richiamare l’attenzione è anche la consapevolezza del contesto sempre più ampio nel quale agiscono le ACLI. Il passaggio dal Novecento al 21° secolo ci costringe ad allargare sempre di più i nostri orizzonti e tener conto che quanto accade in Europa, nel bacino del Mediterraneo e più generalmente nel mondo, ci tocca sempre più da vicino. In questa direzione, una politica euro-mediterranea ed euro-africana potrebbe rappresentare un obiettivo convincente e interessante sia in chiave solidaristica, sia in chiave strategica e geopolitica. Si potrebbero ad esempio affrontare più efficacemente i problemi dei flussi migratori provenienti dai paesi del Mediterraneo, così come i problemi della cooperazione allo sviluppo in particolare nel continente Africano. E non ultimo, anche la presenza dell’Islam in Europa potrebbe essere vista sotto una nuova prospettiva, in particolare dopo un’eventuale ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Il passaggio dal Novecento al nuovo secolo dunque non riguarda soltanto le idee e la cultura, ma investe direttamente le istituzioni sociali e politiche che non sembrano ancora del tutto preparate a governare democraticamente un’epoca nuova e già iniziata. Guardare al futuro rispettando il passato, dunque, con una visione che parta dal Trentino, si espanda all’Italia, si allarghi all’Europa e abbracci il mondo intero. E torniamo in Trentino dove abbiamo lavorato con passione, con fatica, ma sempre credendo fino in fondo a quanto si stava facendo per i nostri figli, per le nostre famiglie, per tutti noi uomini e donne che abitiamo questa terra. Una terra che in molti chiamano ancora isola felice, ma che isola non è più da molto tempo. E felice, forse, lo è un po’ meno. Anche il Trentino, da qualche anno, comincia a sentire i primi effetti della crisi che sta interessando gran parte dell’Italia. 9 Certo, da noi le politiche sociali sono migliori che altrove, grazie anche al nostro contributo di opere e di idee, ma iniziano a delinearsi alcuni punti critici come ad esempio il precariato giovanile. Per non parlare delle difficoltà di tante famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, oppure delle tante difficoltà legate all’integrazione dei cittadini immigrati. Il Trentino non è più un isola. E noi dobbiamo imparare che non serve erigere nuovi steccati e chiudersi entro territori protetti per respingere gli invasori. Il Trentino con le sue Università, con i suoi centri di ricerca e le sue industrie operanti in tutto il mondo, con il turismo sempre più asse portante dell’economia e con le reti informatiche e di comunicazione che eliminano distanze e confini non può chiudere gli occhi ed aggrapparsi ad un passato che non c’è più. La nostra autonomia deve essere una risorsa, non una gabbia come purtroppo vorrebbero alcuni. La nostra autonomia deve essere una spinta in più per rafforzare il grado di coesione sociale, la qualità dei servizi pubblici, l’etica della politica e delle azioni ad essa connesse. E a tale proposito dobbiamo dire che in questi anni le ACLI hanno trovato nelle Istituzioni locali degli interlocutori attenti. Tuttavia dobbiamo ribadire con forza e denunciare come la partecipazione democratica rappresenti un problema anche per il Trentino. Servono più trasparenza nelle decisioni, un maggiore coinvolgimento dei cittadini e meno autoreferenzialità. E per questo rimaniamo convinti che sulla capacità di cambiamento delle Istituzioni locali e sullo sviluppo di nuove opportunità di partecipazione è necessario scommettere anche in futuro. E lo vogliamo fare perché non intendiamo cedere alla voglia di antipolitica che sembra attecchire oggi tra la gente. Per non cedere a tutto questo è però necessario combattere quella che io chiamo la malapolitica, che non risiede solo a Roma o in qualche regione del Mezzogiorno, ma è in agguato anche in Trentino. 10 È allora necessario investire in partecipazione, contrastando la disaffezione alla politica e alla spinta alla delega che comincia a prendere piede anche nei nostri territori. Per questo noi delle ACLI abbiamo voluto esprimere la nostra volontà di cambiamento puntando verso alcune specifiche iniziative di formazione all’impegno sociale e politico. Percorsi di studio e discussione rivolti agli associati ed in particolare ai nostri giovani. Ed a questo punto permettetemi uno sfogo di fine mandato. In questi anni ho assistito troppe volte al gioco dello scaricabarile che si pratica a tutti i livelli ed in tutte le istituzioni. Ho sentito dire che se i giovani sono senza ideali e maleducati, la colpa è della scuola e della televisione e non dei genitori e della famiglia. Ho visto scuotere il capo con rassegnazione davanti a politici approfittatori e privi del senso dello Stato, affermando che la colpa è dei partiti e della società e non di chi si fa complice eleggendoli. Ho udito i lamenti di chi accusa i dipendenti degli apparati pubblici di poltroneria e incapacità dando la colpa alla burocrazia e non agli impiegati ed ai dirigenti che preferiscono girare la testa dall’altra parte. Ho letto che se i tribunali condannano i potenti, la colpa è dei giudici politicizzati e non dei reati commessi. E così via. Ma non è vero. La colpa è di chi ha perso il senso della responsabilità personale e preferisce delegare ad altri per non assumersi alcuna responsabilità. Le ACLI hanno fatto una scelta diversa, impegnandosi nella sensibilizzazione delle coscienze, cercando di dare un aiuto alla formazione di cittadini responsabili e partecipi alla vita politica, amministrativa e sociale. E in quest’ottica abbiamo camminato lungo un percorso che vi riassumo brevemente. Le Acli, oggi come ieri, rappresentano un’importante componente della società trentina. 11 Gli aderenti all’associazione sono stati, nel 2007, 11.400 ai quali si aggiungono quelli delle associazioni specifiche per un totale di 18.348 tesserati. Il motore dell’attività che ha connotato in questo ultimo mandato la nostra vita associativa è stato innanzitutto il collegamento con i territori e la formazione. Nel corso di questi ultimi anni sono stati consolidati i rapporti con i Circoli e le Zone anche attraverso l’acquisizione in proprietà di nuove sedi come a Rovereto, Mezzolombardo, Tione e, prossimamente, Cavalese. L’attività formativa legata al movimento, rivolta in modo particolare ai nostri dirigenti, è stata indirizzata alle tematiche dell’animazione territoriale ed ha riguardato ben otto corsi residenziali che hanno visto la partecipazione di circa trecento persone. Un’esperienza, questa della formazione, che potrà intercettare nel prossimo futuro anche l’interesse di molti altri cittadini in una prospettiva di nuova partecipazione sociale e politica. Soffermandomi ancora sulla nostra azione associativa vorrei poi ricordare l’ottima riuscita delle manifestazioni legate al sessantesimo del movimento, la Conferenza Organizzativa e Programmatica, gli incontri estivi ed autunnali accanto alle tante uscite sul territorio a dimostrazione della vitalità delle ACLI trentine. In questo quadriennio sono state inoltre sviluppate due nuove Zone, quelle di Lavis-Valle di Cembra e quella delle Valli di Fiemme e Fassa alle quali se ne aggiungeranno presto altre due. Sono stati poi attivati alcuni Circoli importanti quali Cembra, Pergine Valsugana e Cles. In questo modo abbiamo sviluppato una vera e propria comunità aclista che vede nel radicamento territoriale e nei suoi 82 Circoli sparsi in tutte le vallate il proprio punto di forza. Il Circolo rappresenta il cuore della nostra associazione, la voce dei territori e quindi il punto di contatto più autentico con la società locale. Noi intendiamo contribuire, a partire dal ruolo attivo del circolo nella propria Zona di appartenenza, alla costruzione di una nuova comunità ancorata ai valori della socializzazione, dell’incontro, dell’ascolto e dal fare insieme. 12 Per questo abbiamo pensato di focalizzare una parte importante della nostre iniziative sulle funzioni dei Circoli, mettendoli in rete anche grazie ad Internet e fornendo loro validi punti di riferimento nelle rispettive vallate. Si tratta ora di proseguire nell’azione di consolidamento della nostra presenza locale attraverso nuove forme di coordinamento con le Zone e attraverso nuove forme di collaborazione, alleanze e sinergie con gli altri attori locali, con le altre forme organizzate del volontariato e dell’associazionismo, le parrocchie e le componenti giovanili che operano in tutti i paesi. L’attività di movimento si completa con quella dei nostri servizi che rappresentano una funzione complementare a quella associativa. Risulta pertanto particolarmente utile soffermarsi innanzitutto sul nostro Patronato. Questo ente vanta in provincia di Trento una diffusione capillare sul territorio a dir poco straordinaria. Oltre alle 13 sedi zonali e alla sede provinciale, possiamo contare su ben 137 recapiti presso i quali gli operatori o i promotori sociali si recano con cadenza differente a seconda delle esigenze locali. Per sostenere un impegno così forte il Patronato può contare su 34 operatori permanenti e su un gruppo nutrito di 93 promotori sociali. A dimostrazione associazione, in dell’importanza questi giorni del è volontariato iniziato un nell’ambito percorso della formativo nostra gratuito organizzato dal Patronato per l’individuazione di nuovi promotori sociali che coinvolge 37 partecipanti. Il Patronato in provincia di Trento riveste il ruolo di leader del mercato previdenziale, con una percentuale che si aggira sul 40%. Nel 2007 sono state aperte oltre 37 mila pratiche, ma possiamo calcolare che i cittadini che si sono rivolti alle nostre strutture per chiedere informazioni e consulenze siano stati oltre 120 mila. Il Patronato ACLI si è posto alcuni importanti obiettivi per i prossimi anni come lo sviluppo, all’interno della Casa Sociale e del Lavoro, del Progetto lavoro; la nascita dello Sportello immigrati e il lancio del Servizio di consulenza per la previdenza del pubblico impiego. 13 Tre nuove frontiere per fornire risposte adeguate ai nuovi bisogni della popolazione con particolare riferimento alle richieste dei lavoratori e delle famiglie immigrate. Da sottolineare infine la capillare attività seguita all’importante accordo con la Regione Trentino Alto Adige e Pensplan per il servizio di previdenza complementare. Accordo che ha portato, nel corso degli ultimi due anni, all’organizzazione di ben 140 incontri in tutte le vallate per illustrare le novità e le modalità operative a tutti coloro che intendono realizzare un sistema previdenziale parallelo a quello tradizionale. Accanto alle attività nel campo del lavoro, della previdenza e delle pensioni va poi sottolineato il nostro impegno nel settore dei servizi fiscali. ACLI Servizi Trentino, la società che opera nel settore dell’assistenza fiscale, è riuscita, pur in un contesto altamente competitivo, a garantire una continua e decisa espansione fino a gestire, nel corso del 2007, dati fiscali e reddituali per oltre 162 mila cittadini della provincia. Ma non si tratta solo di una dimensione numerica, pur importante. Si tratta soprattutto di una proposta di continuo investimento nell’innovazione, nella formazione del personale, nella cura di buone relazioni con i propri clienti e con i soggetti istituzionali di riferimento. Con questo stile, perché di questo si tratta, la società ha saputo ampliare l’offerta di prodotti. Si pensi a riguardo all’attività ICEF, ai nuovi servizi per le famiglie con lavoratori domestici, alle successioni e al Centro Autorizzato Agricolo, alla nostra attività nei settori più tradizionali dell’assistenza fiscale. Il tutto con importanti investimenti, tecnologici e logistici, e con un’attenta visione nei confronti degli interlocutori di riferimento come documentato nel Bilancio di Responsabilità Sociale giunto ormai alla quinta edizione. E’ anche importante ricordare che oggi ACLI Servizi Trentino, esperienza modello nel panorama nazionale del settore dell’assistenza fiscale, opera in modo capillare con 11 sedi permanenti e 3 sedi operative stagionali, oltre agli oltre 120 punti di raccolta dati. 14 Accanto all’attività del movimento e all’attività dei servizi per la comunità ed i cittadini è importante poi ricordare ed evidenziare il processo di rilancio del nostro Ente di Formazione Professionale, l’ENAIP. La formazione professionale rappresenta un settore cruciale per la modernizzazione del Trentino e per la riscoperta di quelle tradizioni che oggi rappresentano un elemento strategico per l’innovazione del sistema produttivo locale nel confronto competitivo a livello globale. Per questo guardiamo all’Enaip con rinnovato interesse al fine di coinvolgere in un nuovo modello di sviluppo non solo i giovani allievi, ma anche il mondo degli adulti e di tutti coloro che sono interessati a ripensare la propria collocazione in un mercato del lavoro in continua trasformazione. L’Enaip opera oggi in 3 macrosettori: Terziario, Industria e Artigianato, Alberghiero e della Ristorazione. L’attività dell’ente viene portata avanti nei nove Centri della provincia con un’utenza di oltre 1.660 allievi nella formazione professionale di base e oltre 3.000 partecipanti ai corsi per apprendisti. Ogni anno vengono promossi oltre 20 corsi per adulti. L’Ente ha oggi più di 380 dipendenti. Il processo di riorganizzazione dell’Enaip, che ha puntato in primo luogo al pieno coinvolgimento dell’Ente nel sistema aclista, ha visto la nomina di un nuovo Consiglio di Amministrazione, la modifica dello Statuto e l’approntamento di un nuovo Regolamento nel quale viene garantita la rappresentanza delle Zone o dei Circoli ACLI di riferimento. Un passaggio importante ha previsto anche l’avvio di alcuni percorsi di alta formazione post diploma che hanno riguardato ristorazione e la gastronomia, le energie rinnovabili ed il risparmio energetico. L’ENAIP Trentino ha partecipato inoltre agli Stati Generali della Formazione Professionale, organizzando anche un incontro interregionale presso il Centro di Villazzano. Altre frontiere di sviluppo sono poi rappresentate dal turismo e dall’ambiente. Il nostro Centro Turistico, al quale aderiscono oltre 3 mila trentini, ha da sempre sviluppato una politica di qualità dell’offerta orientata al rispetto del cliente e del servizio erogato. 15 A questo si è aggiunta negli ultimi anni una spiccata attenzione per il turismo responsabile e l’ecoturismo. Le attività dei prossimi anni dovranno pertanto convergere su tre obiettivi che riguardano l’impegno per offrire un prodotto alla portata dell’aclista trentino, l’incremento dei rapporti con l’Ipsia, l’Istituto Pace e Sviluppo delle Acli nazionali, al fine di sviluppare pacchetti di offerta legati al turismo solidale, e una nuova azione nel settore della formazione per preparare nuovi accompagnatori particolarmente sensibili alle istanze di carattere etico e alla necessità di coinvolgere nel turismo l’intero sistema aclista. Sul versante ambientale vorrei ricordare il ruolo di Anni Verdi, la nostra associazione che si occupa delle tematiche ecologiche. Il messaggio che le ACLI intendo divulgare in tema di ambiente è infatti duplice: da una parte la denuncia degli errori compiuti, specie per quanto riguarda il consumo di territorio, e dall’altra il rilancio delle questioni legate agli stili di vita orientati alla sobrietà e alla decrescita in modo tale da rilanciare un sistema di relazioni economiche che tenga conto degli equilibri biologici e delle legittime esigenze delle future generazioni. Sul versante dell’impegno sociale vorrei poi ricordare che le ACLI hanno inteso lanciare anche in Trentino la sfida della FAP, la Federazione degli Anziani e dei Pensionati. Un’associazione che ha toccato quota 2.270 iscritti e che ha operato innanzitutto a livello culturale al fine di cogliere tempestivamente il significato delle dinamiche in atto nella società e le loro ricadute nei settori della terza età. Dinamiche che possono essere lette in positivo, se pensiamo all’innalzamento delle speranze di vita, alla grande risorsa rappresentata dall’esperienza e dalla disponibilità dell’anziano in favore della famiglia e della società. Ma che possono anche evidenziare alcuni punti critici se pensiamo al progressivo indebolimento del potere d’acquisto dei pensionati alle problematiche legate alla salute e alla non autosufficienza. Per questi motivi la FAP-ACLI ha dato vita ad un’intensa attività di promozione delle funzioni sociali dell’anziano e del pensionato sottolineando però anche l’esigenza di una politica capace di futuro in grado di coniugare concretezza e lungimiranza, visione e realismo in modo da mettere in pratica interventi rivolti alla cosiddetta famiglia popolare. 16 Complementare all’attività della FAP si colloca l’impegno della CONSAT, la nostra associata che si occupa di consulenze e servizi in favore degli anziani trentini. In questi ultimi anni sono state realizzate oltre 60 unità abitative distribuite in dieci immobili sparsi sul territorio provinciale. Queste nuove residenze sono un esempio virtuoso di come i contributi pubblici gestiti dalla cooperazione e dal volontariato organizzato possano dare non solo delle risposte efficaci ai bisogni abitativi e sociali a persone in difficoltà, ma possono anche essere un valore aggiunto sia sotto l’aspetto sociale che sotto l’aspetto urbanistico e paesaggistico a seguito di attenti recuperi di edifici storici presenti nei centri dei paesi. L’associazione si è presa cura di 98 soci utenti e gestisce, con 6 dipendenti, alcuni Centri servizi in Valle di Non e in Valle di Ledro in convenzione con l’ente pubblico e con il supporto di 26 volontari. In ogni realizzazione sono stati previsti degli spazi comuni aperti alla comunità favorendo in questo modo il contatto ed il rapporto umano fra anziano e giovani famiglie. Un terreno ideale di incontro fra giovani generazioni e società adulta è anche quello dello sport, settore nel quale l’associazione ha superato la quota dei mille iscritti e dove si registra un rinnovato impegno sul versante dell’ambiente e dei cittadini diversamente abili. In tema di sport e ambiente non possiamo fare a meno di ricordare le varie iniziative realizzate dall’Unione Sportiva delle ACLI come nel caso di Agenda 21 per lo Sport Trentino, realizzata in occasione della 24a edizione di Scinsieme; iniziativa che ha visto la partecipazione di oltre 800 alunni. L’impegno del Comitato Provinciale US Acli, oltre alle attività tradizionali, è stato anche il percorso attivato per favorire l’accoglienza di diversi cittadini disabili assieme ai normodotati nei centri estivi, attivando un virtuoso processo di integrazione che è proseguito anche in altre occasioni durante tutto l’arco dell’anno. Il benessere e la vita all’aria aperta chiama in causa anche la necessità di un’agricoltura compatibile con le esigenza di sicurezza ambientale ed alimentare. 17 Elementi questi che connotano anche l’impegno di ACLI Terra, la nostra associazione che si rivolge al mondo rurale sollecitando un approccio rispettoso delle nuove esigenze dei consumatori. Le ACLI Terra, con l’avvento della globalizzazione, propongono quindi un’agricoltura di tipo multifunzionale, produttrice di alimenti di qualità ed attenta allo sviluppo integrato del territorio e alle alleanze con i settori del turismo e dell’artigianato. Un elemento importante del progetto di ACLI Terra è rappresentato dalle fattorie sociali intese come luoghi di inserimento lavorativo dei soggetti deboli e sulle quali siamo ancora in attesa di una dispositivo di legge da parte del governo provinciale. Vi sono infine alcuni ambiti particolari che riguardano il nostro impegno in favore della società trentina. Il primo di questi riguarda la casa con l’attività del SICET, il Sindacato Inquilini Casa e Territorio. Il problema dell’abitazione, con particolare riferimento agli affitti, è ampiamente dimostrato dalle oltre 10 mila presenze registrate nei nostri uffici negli ultimi dieci anni. Le attività sindacali del SICET sono rivolte essenzialmente alle famiglie con basso reddito, ai giovani e agli anziani e sviluppano nel contempo un intervento di carattere politico indirizzato alla tutela degli inquilini meno garantiti. Un’esperienza originale e particolarmente interessante è quindi quella della CASL, la Cooperativa Attività Sociali Lavoratrici, sorta per iniziativa delle donne acliste per dare un contributo concreto alle lavoratrici attraverso l’acquisto e la gestione di strutture destinate alle attività sociali, turistiche e ricreative. Il simbolo di questa esperienza è rappresentato dalla Pensione Ombretta di Soraga in Valle di Fassa, una struttura che ha ospitato nel corso degli anni oltre 32mila persone e che proprio l’estate scorsa ha festeggiato i primi quarant’anni di vita. Vorrei ora chiudere questa lunga sequenza di attività e proposte parlandovi del ruolo dell’ATIP, l’Associazione Trentina Istruzione Professionale e della Mondo del Lavoro. 18 Nate per la gestione di alcuni stabili destinati alla formazione, queste cooperative hanno ampliato le proprie attività rivolgendosi alla gestione di diversi edifici di proprietà del movimento aclista. Si tratta di una serie di interventi strategici per consentire alla nostra associazione di realizzare una gestione razionale e lungimirante delle proprie strutture attraverso la quale ricavare alcune risorse che sono state prontamente reinvestite nella formazione dei nostri dirigenti e in attività di scolarizzazione informatica promossa dalla Federazione dei Pensionati e degli Anziani. Cari amici aclisti, delegate e delegati, rappresentanti delle istituzioni e della società civile, abbiamo ribadito più volte che la nostra associazione intende proseguire sulla strada del servizio alla comunità e della rappresentanza dei bisogni di partecipazione e di inclusione sociale. Siamo e saremo un corpo unico con il sociale che guarda alla politica nell’interesse dei più deboli, dei meno tutelati, di coloro che hanno a cuore la giustizia, l’eguaglianza ed i valori costituzionali della democrazia. Nelle prossime ore andremo a tracciare le linee operative di un nuovo protagonismo di questi soggetti al fine di adeguare la nostra azione ai mutamenti in atto, sia a livello locale, sia a livello globale. Per fare questo abbiamo bisogno di nuove energie, di nuovi protagonismi. Ed è per questo che intendiamo lanciare un nuovo impegno che veda nel ruolo della donna e nei giovani due elementi essenziali del cambiamento nella transizione verso il 21° secolo. Per gestire la trasformazione e per adeguarci alle nuove esigenze sociali che maturano nel tempo di Internet e per guardare con fiducia ad un futuro di pace, convivenza e sostenibilità ambientale; serve una nuova saggezza. Serve guardare alla cultura di genere, alla millenaria esperienza della donna, come un elemento essenziale della democrazia e della gestione del conflitto, dell’evoluzione continua del pensiero e dell’adeguamento simultaneo ai contesti che mutano. 19 Abbiamo bisogno di questo contributo e di queste energie assieme ad uno sguardo più ottimistico sul futuro. I giovani ci offrono la possibilità di non morire di benessere, di non accontentarci di una stanca e rituale quotidianità, di una politica orientata alla mera amministrazione del presente. I giovani devono tornare ad essere la parte migliore della società ed è necessario sconfiggere lo sconforto che guarda alle nuove generazioni come a soggetti che hanno meno opportunità rispetto ai loro genitori. Le ACLI possono allora traghettare la loro esperienza nel nuovo contesto giovanile per formare nuovi protagonisti del sociale, nuovi interpreti della comunità multietnica, nuovi costruttori di pace. Per questi motivi intendiamo aprire una serio percorso organizzato per sconfiggere, a partire dal Trentino, qualsiasi forma di precariato e di sfruttamento generazionale. Il nostro movimento intende fare della questione giovanile il vero fulcro della propria azione futura a partire dal diritto al lavoro e alla famiglia. Appoggeremo i giovani attraverso la Casa Sociale e del Lavoro, attraverso la formazione ed i servizi, ma li appoggeremo anche attraverso azioni che riguardano la loro rappresentanza sociale. Riprendendo una felice battuta di un nostro dirigente possiamo dire che non basta fare spazio ai giovani, ma è necessario lasciare spazio ai giovani mettendo in pratica anche comportamenti coerenti al fine di creare le condizioni per un loro effettivo protagonismo. Ed è anche per questo che, dopo gli interventi di saluto delle autorità istituzionali ed ecclesiali, sono onorato di passare la parola alla responsabile del nostro movimento giovanile. Grazie per l’attenzione e buon lavoro a tutti voi. 20