PACE E AMORE, CUORE DELL`ESPERIENZA RELIGIOSA

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PACE E AMORE, CUORE DELL`ESPERIENZA RELIGIOSA
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PACE E AMORE, CUORE DELL’ESPERIENZA RELIGIOSA
Meditazione ad ASSISI, 27 ottobre 2013
Desidero esprimere anzitutto la mia gratitudine al Signore, che mi ha dato la grazia
di essere con voi oggi.
Ringrazio S.E. il Vescovo, Mons. Sorrentino, che ha voluto questo incontro
interreligioso, insieme al mio amico Rabbino, Dott. David Rosen, Presidente
dell’International Council of Christians and Jews (ICCJ) e al Dott. Mohamed
Sammak, Segretario Generale del Christian-Muslim Committee for Dialogue
libanese, con cui abbiamo vissuto l’incontro ad Amman, convocato da S.M.
Abdullah II, Re di Giordania, circa “le sfide dei Cristiani arabi del Medio oriente”.
A tutti voi il mio saluto cordiale. Fin dall’inizio, desidero sottolineare e assicurare
che con questi due amici, tanti sono stati i cordiali incontri, a livello locale ed
anche internazionale.
Inizio quella che nelle mie intenzioni ,vorrebbe essere più che altro,una
meditazione.
Riprendo così alcune parole che il Santo Padre Francesco e Papa Benedetto XVI,
hanno indirizzato, in tempi diversi: il primo ai musulmani in occasione dell'inizio
dell’ultimo Ramadan, e il secondo agli ebrei per la Festa di Pesah.
Papa Francesco ha detto :
«Ciò che siamo chiamati a rispettare in ciascuna persona, è innanzitutto la sua
vita, la sua integrità fisica, la sua dignità e i diritti che ne scaturiscono, la sua
reputazione, la sua proprietà, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue
scelte politiche. Siamo perciò chiamati a pensare, parlare e scrivere dell’altro ,in
modo rispettoso, non solo in sua presenza, ma sempre e dovunque, evitando
ingiuste critiche o diffamazioni. Per ottenere questo scopo, hanno un ruolo da
svolgere le famiglie, le scuole, l’insegnamento religioso»1.
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Papa Francesco, Messaggio ai Musulmani nel mondo intero per la fine del Ramadam ('I al-fitr), Dal Vaticano, 10
luglio 2013.
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Benedetto XVI, rivolgendosi agli ebrei, ha ricordato:
«Nel rivolgermi a voi, desidero riaffermare l'insegnamento del concilio Vaticano
II e reiterare l'impegno della Chiesa per il dialogo che nei trascorsi quarant'anni
ha cambiato in modo fondamentale e migliorato i nostri rapporti. A motivo di
questa crescita nella fiducia e nell'amicizia, cristiani ed ebrei possono insieme
sperimentare, nella gioia, il carattere profondamente spirituale della Pasqua, un
memoriale di libertà e di redenzione»2.
In queste parole troviamo dunque il cuore del problema che riguarda il dialogo tra
musulmani, ebrei e cristiani: il rispetto della persona e la fiducia reciproca.
Da qui dobbiamo ripartire, anche in un momento difficile della storia, come è
quello che stiamo vivendo, in cui lo scenario mondiale è preoccupante; basti
pensare al dilagare della violenza: in molti paesi ci sono tensioni, il terrorismo
internazionale e i movimenti fondamentalisti sono sempre più all’opera ... Ma la
Chiesa va contro corrente e continua a dire: la pace è possibile.
Lo abbiamo visto di recente tutti quanti, quando ormai la situazione sembrava
compromessa, ed eravamo prossimi ad un ulteriore intervento armato in Siria. Il
Santo Padre Francesco ha alzato la voce invitando tutti i cristiani, tutti i credenti
delle diverse religioni, tutte le persone di buona volontà a partecipare ad un
digiuno e alla preghiera per la pace: “Mai più la guerra! La pace è un dono troppo
prezioso, che deve essere promosso e tutelato ... Rivolgo un forte appello per la
pace, un appello che nasce dall’intimo di me stesso! Quanta sofferenza, quanta
devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato
Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme!
... C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui
non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra
chiama guerra. Violenza chiama violenza ... Che cosa possiamo fare noi per la
pace nel mondo? ... La pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene
di tutta l’umanità ... Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti
e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace. Per questo,
fratelli e sorelle, ho deciso di indire ... una giornata di digiuno e di preghiera”3 .
.. E così è stato. Abbiamo invocato insieme Dio con tutte le forze e questa
preghiera ha dato i suoi frutti.
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Benedetto XVI, Messaggio alla Comunità ebraica in occasione della Festa di Pesah, Città del Vaticano, 14 aprile
2008
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Papa Francesco, Appello per la pace, 1 settembre 2013.
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Il Santo Padre Francesco è tornato recentemente qui ad Assisi. Abbiamo bisogno
dello “spirito” di Assisi, che ispirò Giovanni Paolo II a convocare, nel 1986, un
incontro di preghiera tra i leader religiosi di tutto il mondo, in nome della pace, per
essere “gli uni accanto agli altri”, lavorando insieme per la pace. Ricordo molto
bene l’atmosfera di quei giorni, avendo partecipato personalmente a quel
memorabile incontro, accompagnando in treno il Papa da Roma ad Assisi.
Insieme possiamo fare molto: “Come responsabili delle diverse religioni possiamo
fare molto. Perché la pace è responsabilità di tutti. Pregare per la pace, lavorare
per la pace! Un leader religioso è sempre uomo o donna di pace, perché il
comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che
rappresentiamo”4.
La nostra situazione in Terra Santa è, a questo proposito, tutta particolare. Siamo e
rimaniamo la Chiesa del Calvario,
- a causa dell’occupazione militare israeliana, che fa male all’occupante come fa
male all’occupato;
- a causa dell’emigrazione dei cristiani;
- a causa di un terrorismo che non risparmia nessuno;
- a cuasa della divisione tra i palestinesi stessi e della divisione tra i cristiani;
- a causa di un conflitto che non trova soluzione.
Dal monte degli ulivi, Gesu ha pianto su Gerusalemme.
Ormai tutto il Medio Oriente è diventato Chiesa del Calvario. Allo stesso tempo
però la Diocesi di Gerusalemme ha ricevuto fin dall’origine una dimensione
mondiale, interreligiosa ed ecumenica. Siamo chiamati a vivere in modo
particolare la nostra vocazione di Chiesa Madre e a vivere la comunione con tutti i
fratelli di Terra Santa, di tutte le religioni: la pace ci sarà per tutti gli abitanti di
Terra Santa oppure non ci sarà. Siamo invitati a vivere insieme, non può essere
diversamente. A noi tutti è offerta la salvezza.
La Parola di Dio si è incarnata qui. Dio non ha cessato e non cessa di parlarci:
attraverso i profeti, attraverso le Scritture, attraverso le persone e gli eventi.
In Terra Santa ci sono molte associazioni, da una parte e dall’altra: israeliane,
palestinesi e anche miste, impegnate a diffondere il tema della dignità dell’uomo,
che non si stancano di parlare di dialogo, di pace, nonostante i fenomeni sempre
più frequenti di vandalismo a danno di chiese, cimiteri, luoghi religiosi delle
diverse comunità, operati da estremisti, di fanatici che non hanno nulla a che fare
con la vera religione. E in questi casi non bastano le espressioni di condanna da
parte delle autorità civili o militari, ma siamo chiamati ad agire, a sradicare le
cause di tali fenomeni, a sanare l’educazione delle nuove generazioni.
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Papa Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro internazionale per la pace promosso dalla comunità di
Sant’Egidio, 30 settembre 2013.
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Come rappresentanti delle tre religioni monoteiste, che riconoscono l’unicità di
Dio, abbiamo una responsabilità grande per la pace. L’incontro di oggi ha uno
scopo ben preciso, la preghiera, che è via per ottenere la pace, prima di tutto quella
dentro di noi. La preghiera è educazione alla pace. La guerra, le tensioni, gli
squilibri cominciano dentro di noi. Anche i muri che vediamo a Betlemme e a
Gerusalemme sono la traduzione di altri muri nel cuore e nella testa dell’uomo:
muro di odio, di paura e di sfiducia.
Non mi stancherò mai di ripetere che la pace è possibile, che è possibile un mondo
diverso. E questo accadrà quando l’uomo, di qualsiasi religione, si riconoscerà
peccatore davanti a Dio.
In questo senso vorrei sottolineare un concetto fondamentale, che in questi ultimi
tempi mi sta sempre più a cuore: per fare la pace, per vivere la pace, abbiamo
bisogno di spogliarci di noi stessi, sulle orme del Signore Gesù, che da ricco che
era si è fatto povero, si è spogliato della sua divinità per farsi uomo.
Spogliarci di noi stessi, significa abbandonare ogni tentazione di dominare gli
altri.
Significa vincere ogni paura e, nei confronti dell’altro, deporre ogni giudizio
negativo, e abbandonare anche la pretesa di essere considerato sempre come
vittima.
Significa abbandonare ogni senso di superiorità nei confronti degli altri, sapendo
che nessuno ha il monopolio di tutta la verità.
Significa essere pronto ad abbandonare ogni progetto personale per far parte del
progetto di Dio sugli uomini.
Significa essere disponibile a lasciare ogni nostro modo abituale di pensare, di
riflettere, per lasciarci sorprendere da un’altra logica, quella di Dio: Maestro della
storia, che ci viene incontro attraverso ogni persona, e che ci parla in ogni evento.
Abbiamo bisogno di spogliarci di ogni idea di vendetta, di ogni risentimento, di
ogni pregiudizio, specie in Terra Santa, in cui ognuno di noi soffre ancora per
molte ferite, da una parte e dall’altra.
Basti pensare a Yad Vashem, oppure a qualsiasi campo di rifugiati dove manca
tutto, basti pensare all’attuale situazione in Siria. Ciò ci fa ricordare un passato
drammatico per l’umanità e un fallimento attuale dell’umanità. Ma anche questi
devono piuttosto diventare luoghi, come Assisi, per pregare e per ripetere la
preghiera di Gesù “Perdona i nostri peccati, come noi li perdoniamo ai nostri
debitori”.
Tutti un giorno, quando ci troveremo di fronte a Dio, saremo spogliati di tutto, di
ogni cosa e rimarremo solo con il bene che abbiamo fatto, con i gesti di carità, di
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amore e di perdono. Niente altro rimarrà. Come disse Madre Teresa di Calcutta
“Dio vede soltanto il nostro amore”.
È su questa via che ci ha esortato Papa Francesco nel suo recente intervento qui ad
Assisi, in occasione della festa di San Francesco: “Abbiamo bisogno di spogliarci
della mondanità spirituale che uccide l’anima, le persone e la Chiesa... Tutti
dobbiamo andare per la strada di Gesù, che ha fatto una strada di spogliazione,
lui stesso”. “Gesù”, ha detto il Papa, è “diventato servo, servitore”, “ha voluto
essere umiliato, fino alla Croce”. "E se noi vogliamo essere cristiani - ha
ammonito - non c’è un’altra strada”:
“Siamo minacciati dal pericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere
con lo spirito del mondo. La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza,
all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. ... La mondanità spirituale uccide!
Uccide l’anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa!”5. Per questo abbiamo
bisogno di chiedere la grazia che il Signore ci salvi dallo spirito del mondo, che ci
dia il coraggio di spogliarci di ogni azione che non è per Dio, non è di Dio e percio
non è per l’uomo.
Ecco, questo spogliarci di noi stessi è fondamentale, per poterci mettere in sincero
atteggiamento di dialogo con gli altri.
“Il dialogo è molto importante”, “Perché nel confronto con l’altra persona, nel
confronto con le altre culture, anche nel confronto sano con le altre religioni, si
cresce e si matura, perché il dialogo non è un scopo in se stesso...”6.
Nei grandi incontri per trovare pace e concordia, è sempre mancata una
dimensione umana. Raramente si pensa ai banbini, alle mamme e agli anziani che
non hanno niente a che fare con una politica di interessi, inumana ed immorale.
Senza il dialogo c’è poca pace, “si stenta a uscire dallo stretto orizzonte dei propri
interessi, per aprirsi a un vero e sincero confronto”:
“Il dialogo può vincere la guerra. Il dialogo fa vivere insieme persone di differenti
generazioni, che spesso si ignorano; fa vivere insieme cittadini di diverse
provenienze etniche, di diverse convinzioni. Il dialogo è la via della pace. Perché il
dialogo favorisce l’intesa, l’armonia, la concordia, la pace e direi anche
l’amicizia come è il nostro caso oggi. Per questo è vitale che cresca, che si
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Papa Francesco, Discorso nella Sala della Spoliazione del Vescovado, Assisi, 4 ottobre 2013.
Papa Francesco, Discorso agli studenti e professori del Collegio di Saitama, Tokyo, Cortile san Damaso, 21 agosto
2013.
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allarghi tra la gente di ogni condizione e convinzione, come una rete di pace che
protegge il mondo e soprattutto protegge i più deboli”7.
Ognuno di noi è chiamato ad essere un artigiano della pace, a partire dalla nostra
famiglia, a partire dalla scuola, a partire dai luoghi di culto, unendo e non
dividendo, rappacificando e non alimentando l’odio, favorendo vie di dialogo e
non innalzando nuove barriere. Siamo chiamati al dialogo, all’incontro, a fare
spazio a questa cultura, a questi orizzonti.
“Tutte le guerre, tutte le lotte, tutti i problemi che non si risolvono, con cui ci
scontriamo, ci sono per mancanza di dialogo. Quando c’è un problema, è
indispensabile dialogare: questo fa la pace”8.
Sì, crediamo al dialogo e alla preghiera, che ci riportano allo spirito originario di
Assisi, anche se ora non capiamo tutto. Il futuro è nelle mani di Dio, dobbiamo
avere tanta speranza e fiducia in Lui. Allo stesso modo in cui non abbiamo sempre
risposto al dialogo del Signore con noi, non dobbiamo disperare se non sono
emersi molti risultati dal nostro dialogo con l’Islam oppure con gli ebrei.
Alla fine lasciatemi dire che mi auguro che tutta la Terra Santa e tutto il Medio
Oriente diventino un’altra Assisi dove si possano respirare pace e armonia.
Ma per questo, abbiamo bisogno di una continua conversione del cuore, di
abbattere i muri del cuore, i muri di sfiducia.
Sia il nostro impegno quotidiano, quello di riesaminare le nostre coscienze, i nostri
modi di pensare per fissare lo sguardo su un unico obiettivo: l’amicizia tra gli
uomini, che trovando fondamento in Dio, potrà cementare la nostra convivenza e la
reciproca benevolenza.
Ringrazio ancora una volta il Vescovo di Assisi che è stato recentemente in
pellegrinaggio in Terra Santa con un gruppo italiano.
Ringrazio pure i miei due Amici, il Dott. David Rosen e il Dott. Mohamed
Sammak, che hanno accettato di essere con noi.
Per questo, da questa città, eleviamo la nostra invocazione al Signore, nel cui nome
ci siamo oggi incontrati, per essere esempio per tutti.
Dio della Pace, illumina le menti
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Papa Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro internazionale per la pace promosso dalla Communità di
Sant’Egidio, Sala Clementina, 30 settembre 2013.
8 Papa Francesco, Discorso del Santo Padre agli studenti e ai professori del Collegio Seibu Gakuen Bunri junior
High Schhol di Saitama, Tokyo (Giappone), Cortile San Damaso, mercoledì 21 agosto 2013.
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di chi non ti può comprendere,
di chi semina la discordia e non ti può accogliere.
Dona, Dio della Pace, a chi edifica la Pace, di perseverare nel suo proposito,
a chi la ostacola di essere sanato dall’odio che lo tormenta,
perché tutti si ritrovino in te che sei la vera Pace.
(Preghiera tratta dalla Veglia per la pace)
Cari amici, vi aspetto a Gerusalemme.
+ Fouad Twal, Patriarca Latino