Guardate il fico

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Guardate il fico
Guardate il fico
(Traduzione dal greco e commento a cura di d. Carlo De Ambrogio)
(Lc 21, 12-37)
[12] Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno,
consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori,
a causa del mio nome. [13] Questo vi darà occasione di render testimonianza. [14]
Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; [15] io vi darò lingua e
sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. [16]
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a
morte alcuni di voi; [17] sarete odiati da tutti per causa del mio nome. [18] Ma nemmeno
un capello del vostro capo perirà. [19] Con la vostra perseveranza salverete le vostre
anime.
[20] Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua
devastazione è vicina. [21] Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti,
coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in
città; [22] saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
[23] Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande
calamità nel paese e ira contro questo popolo. [24] Cadranno a fil di spada e saranno
condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i
tempi dei pagani siano compiuti. [25] Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle,
e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, [26] mentre gli
uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le
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potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. [27] Allora vedranno il Figlio dell’uomo
venire su una nube con potenza e gloria grande. [28] Quando cominceranno ad
accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. [29] E disse loro una parabola: “Guardate il fico e tutte le piante; [30] quando già
germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l’estate è vicina. [31] Così pure,
quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. [32] In
verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. [33] Il cielo
e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. [34] State bene attenti che i
vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che
quel giorno non vi piombi addosso improvviso; [35] come un laccio esso si abbatterà
sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. [36] Vegliate e pregate in ogni
momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di
comparire davanti al Figlio dell’uomo”. [37] Durante il giorno insegnava nel tempio, la
notte usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. [38] E tutto il popolo
veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.
La fine di Gerusalemme e la fine del mondo
La fine scoccherà repentina: sia la fine di Gerusalemme come la fine del mondo. Quando
Gerusalemme sarà circondata dall’esercito nemico, gli uomini si renderanno conto che sta per
abbattersi la distruzione. Alcuni potranno fuggire sui monti; quelli che sono fuori delle mura, non
devono rientrare. La fine sarà spaventosa. «Ci sarà infatti grande angoscia nel paese e collera
contro questo popolo. La gente verrà passata a fil di spada e condotta schiava in tutte le
nazioni».
Il popolo, che si crede sicuro ed è
orgoglioso della sua città e del Tempio maestoso, vedrà cadere in rovina la città e il Tempio, e
assisterà al crollo della propria nazione. Troppo tardi per ravvedersi.
Ciò che accade in piccolo a Gerusalemme, accadrà un giorno in grande, nel mondo intero.
Quando verrà la catastrofe degli astri e un’angoscia spaventosa atterrirà gli uomini; quando
irromperanno terremoti e mareggiate e si abbatterà la disperazione, il Figlio dell’uomo verrà
nella gloria sulle nubi del cielo. Sarà la fine del mondo e la sconfitta di tutti i nemici di Cristo.
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La fine del mondo è una fine terrificante; ma solo per gli avversari. Per i cristiani, che hanno
aspettato il Signore e col desiderio e la preghiera ne hanno affrettato la venuta, sarà l’ora della
liberazione. «Quando ciò comincerà a succedere, rialzatevi e sollevate la testa, perché la vostra
liberazione è vicina».
Ciò che per gli altri significa terrore, per i cristiani è
liberazione. Ciò che per gli altri è la fine, per essi è la nuova vita.
Non c’è alcun segno da cui si possa calcolare la fine del mondo. I segni dati da Gesù sono già
l’inizio della catastrofe. Allora sarà troppo tardi per una preparazione.
Gesù afferma a tutte lettere che non si può sapere né il giorno né l’ora. Se ci fossero segni
sicuri, non sarebbero un aiuto, ma un ostacolo: l’uomo continuerebbe a vivere alla leggera, per
cambiar rotta solo quando si affacciassero i segni minacciosi. È meglio che viva nell’incertezza
e stia preparato. Tuttavia un segno c’è. E di questo unico segno ammonitore parla Gesù: è la
rovina di Gerusalemme. Il popolo ebreo è nella storia del mondo un grande segno problematico.
Il fatto della sua esistenza, il corso strano della sua storia fino a oggi, sono cose che non si
possono spiegare con semplici fattori naturali. Israele è un problema metafisico e, nella sua
radice più profonda, un enigma religioso.
Gesù connette insieme la fine di Gerusalemme con la fine del mondo; e quasi le presenta
come se fossero lo stesso unico evento. La fine di Gerusalemme e la fine del mondo coincidono
non come unità di tempo, ma come unità religiosa.
Negli ultimi giorni che gli restano, Gesù continua ad ammaestrare il popolo. Le posizioni sono
ormai segnate. Luca con frase succinta dice: «Durante il giorno Gesù era nel Tempio a
insegnare, ma nella notte usciva e pernottava sul monte degli Olivi. E tutto il popolo fin
dall’aurora accorreva ai Tempio per ascoltarlo».
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Il dramma della storia
Scriveva San Tommaso: «Penso che due movimenti immanenti si incrocino a ogni punto nella
storia del mondo e che influiscano su ciascuno dei suoi attimi complessi. Il primo di questi
movimenti spinge verso l’alto tutto ciò che nel mondo partecipa alla vita divina della Chiesa, che
è nel mondo e non è del mondo, e gravita verso Cristo, capo del genere umano. L’altro
movimento appartiene al Principe di questo mondo, capo di tutti i malvagi. La storia avanza
subendo l’attrazione di questi due movimenti interiori. Le cose umane sono soggette a una
tensione sempre maggiore, finché, alla fine, la corda si spezzerà. La zizzania cresce insieme al
frumento; il capitale «peccato» aumenta per tutta la durata del tempo; e anche il capitale
«grazia» aumenta e sovrabbonda. Man mano che la storia si avvicina all’Anticristo e subisce in
tutta la sua struttura visibile le trasformazioni che preparano l’avvento di questo, essa si
avvicina a Colui che nasconde, sotto quella catena di avvenimenti, l’opera santa che egli va
compiendo fra i suoi».
Il piano divino è immutabile perché fissato da tutta l’eternità. Ma non è fissato da tutta
l’eternità se non
tenendo conto della libera fragilità
dell’uomo
che Dio vede nel suo
eterno presente. L’uomo entra così nel piano eterno, ma non per modificarlo: sarebbe assurdo.
Egli entra nella sua composizione stessa e nella sua fissità eterna con la sua facoltà di dire no.
Nella linea del male la creatura è la causa prima. Si può interpretare in due modi la frase del
Vangelo:
«Senza di me
non potete fare nulla».
Se la si riferisce alla linea del bene significa: senza Dio non possiamo fare nulla, cioè senza Dio
non possiamo fare il minimo atto nel quale compaia l’essere o il bene. Se la si riferisce alla linea
del male significa: senza Dio possiamo fare il nulla, cioè senza Dio possiamo fare quella cosa
che è di per sé nulla, possiamo introdurre nell’azione e nell’essere l’annientamento che li
colpisce e che costituisce il male.
Un’idea del dramma della storia, o piuttosto del dramma che si svolge nelle
regioni superiori e sacre della storia, è la seguente: la storia è fatta prima di tutto dall’incrocio
e dalla mescolanza, dalla ricerca e dal conflitto fra la libertà increata di Dio e la libertà creata
dell’uomo. Essa è, per così dire, inventata in ogni istante dalle iniziative concordi o discordi di
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quelle due libertà, una nel tempo, l’altra fuori del tempo. Dio dall’alto dell’eternità, a cui sono
inseparabilmente presenti tutti i momenti del tempo, conosce tutte le successioni con un unico
sguardo. La libertà divina fa un’opera tanto più bella in quanto lascia che la libertà dell’uomo la
disfaccia ulteriormente; solo l’abbondanza delle distruzioni può attirare la sovrabbondanza
dell’essere. L’uomo che si trova chiuso in questa trama non è in grado di vedere altro che
l’oscuro accavallarsi dei fili che si intrecciano e si legano sul suo cuore.
Il male nel mondo
Il cristianesimo è pessimista nel senso che sa che la creatura è tratta dal nulla, e che tutto ciò
che viene dal nulla tende di per sé al nulla. Ma il suo ottimismo è incomparabilmente più esteso
del suo pessimismo perché sa che la creazione viene da Dio e che tutto ciò che viene da Dio
tende verso Dio. Lo sa attraverso la ragione; ciò però non sarebbe sufficiente per chi vede il
male nel mondo e l’immensa pazienza di Dio che lascia proliferare il male. Ma la grazia e la
virtù del sangue del Cristo, le sofferenze e le preghiere dei santi, e le operazioni nascoste della
misericordia di Dio immettono, nella parte più segreta dell’insieme, dei contributi che lo
trasfigurano; portano, nonostante tutto, la storia al suo compimento. Una grandezza più che
umana si nasconde nei nostri umili destini. Viene così dato un senso alla nostra condizione
miserabile.
Ecco al riguardo cosa dice Maritain: «In realtà, la ragione chiede che noi si abbia fede
nell’uomo. Distogliamoci dall’attuale mondo dell’uomo e guardiamo il mondo della natura
(intendo dire con uno sguardo non sofisticato). A dispetto della legge di lotta e di conflitto che
regna ovunque, la natura nelle sue profondità è penetrata da una pace abissale,
sopra-individuale, che non si può eludere, che è costituita dalla bontà radicale e dalla forza
universale dell’essere. L’uomo, che fa parte della natura, ha un’essenza che è buona in se
stessa. L’evoluzione del cosmo è un movimento perseverante, sebbene continuamente
contrastato, verso forme più alte di vita e di coscienza; raggiunge una vittoria finale nella specie
umana; il lento e penoso progresso della specie umana dall’epoca delle caverne rivela
nell’uomo delle energie che rendono puerile e presuntuoso ogni disprezzo della razza umana.
Considerate con un po’ di amore un individuo qualunque nella massa comune e anonima della
povera umanità: più lo conoscete, più scoprite in lui delle risorse nascoste di bontà che il male è
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stato incapace di distruggere. La condizione difficile dell’uomo deriva dal fatto che egli non è
una creatura soltanto di natura, ma anche di ragione e di libertà (elementi che sono deboli in lui,
ma che tuttavia rappresentano la sua forza indistruttibile e il pegno della sua inalterabile
dignità). Né la debolezza né le sue macchie colpevoli possono cancellare la sua grandezza
originaria».
Male e bene si intrecciano insieme
Nei periodi più felici della storia, il male cova oscuramente; nei periodi più cupi, il bene sta
preparando invisibilmente delle conquiste che non si possono prevedere.
Le civiltà cristiane periscono come le altre, a causa dello stesso abbandono alle fatalità della
materia. Ma altre ne nascono. È una legge statistica che le scoperte difficili, delle quali ha più
bisogno lo sviluppo della storia, raramente avvengono senza il soccorso delle energie
determinate dall’errore e dalla sciagura. Le purificazioni che salvano tutto, si verificano dopo
che tutto è stato rovinato e incomincia a rifiorire. Così nella storia del mondo... I mondi che sono
sorti nell’eroismo tramontano nella fatica; a loro volta nuovi eroismi e nuove sofferenze faranno
sorgere altri mondi. La storia umana cresce così; però non si tratta di un processo di ripetizione,
ma di espansione e di progresso. Cresce come una sfera in espansione, e si avvicina
contemporaneamente alla sua duplice consumazione nell’assoluto del basso (in cui l’uomo è
senza Dio) e nell’assoluto dell’alto (dove l’uomo è in Dio).
Sembra che la terra abbia tre miliardi di anni. Ed è colma di bellezze e di bene: a ogni
generazione si nota una ricerca appassionata della verità, un’acuta nostalgia della bellezza, un
fiorire di santità all’ombra del Vangelo: non c’è quindi da disperare. D’altra parte si nota tanta
cattiveria; ci sono troppe cose mostruose, troppe vittorie insolenti dell’orgoglio e della tirannide;
e il pensiero di una giustizia immanente nel tempo è una risposta insufficiente, anzi irrisoria,
all’ansiosa domanda dello spirito umano.
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Dio (fu detto) ha scritto due libri: uno a base di lettere, ed è la Bibbia; l’altro a base di fatti, ed
è la Storia del mondo. In essi sono mescolati il bene e il male; la parte del male è tale che
rischia di diventare uno scandalo.
«Per comprendere un autore, bisogna cercare di conciliare tutti i suoi scritti che sono in
contraddizione», diceva Pascal.
Per capire almeno lontanamente il segreto della storia santa e della storia del mondo, per
togliere il sigillo, per mettere d’accordo le contraddizioni, non esiste che un dato: il mistero di
Dio «che non permetterebbe mai a un male qualunque di esistere nelle sue opere se la sua
onnipotenza e la sua bontà non fossero tali da far scaturire il bene dallo stesso male e da
utilizzare anche il male». Il bene e il male, la santità e il peccato, l’essere e il nulla non vengono
quindi più collocati sullo stesso piano.
La storia, che sarebbe uno scandalo a causa dei mali innumerevoli che squaderna sotto i
nostri occhi, cessa di esserlo soltanto di fronte al mistero della santità di Dio. Occorre leggerla
da quelle altezze.
La Bibbia e il mondo sono due libri che si illuminano soltanto al contatto di Dio. La parola di
Dio scritta è piena di misteri; la sua parola attuata negli avvenimenti del mondo non lo è da
meno. Questi due libri sono veramente sigillati. Tutte quelle parole, tutte quelle opere non sono
altro, per così dire, che dei raggi oscuri del sole divino.
La Sacra Scrittura è il linguaggio misterioso di Dio; gli avvenimenti del secolo sono parole
oscure di un Dio nascosto.
Prendendo lo spunto da una frase nella Lettera agli Ebrei: «Gesù Cristo è lo stesso ieri e
oggi, e lo sarà sempre»,
il padre
De Caussade scrisse: «Che bel libro lo Spirito Santo scrive presentemente! Esso è in rotativa;
ogni giorno ne dispone le lettere, vi fa scorrere l’inchiostro, e ne stampa i fogli. Ma noi siamo
nella notte della fede; la carta è più nera dell’inchiostro; fra i caratteri si nota soltanto
confusione; è una lingua dell’altro mondo, non vi si capisce nulla. Potremo leggere questo
Vangelo soltanto in cielo...
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I misteri non si vedono e non si sentono; sono oggetto di fede. In se stessi, infatti, sono così
oscuri che tutte le loro apparenze non servono che a nasconderli e ad accecare coloro che
giudicano con la sola ragione.
Il mistero dell’iniquità
Alla città di Dio si oppone il mistero dell’iniquità. Il male «non è altro che l’inversione
dell’ordine di Dio; è il disordine del Demonio». Ciò che si oppone all’ordine di Dio non serve che
a renderlo più adorabile. Dio fonda la sua Gerusalemme celeste sulle rovine di Babilonia.
Un etnologo, padre Goetz, pubblicò una preghiera di puro abbandono composta dai Galla,
all’indomani di una guerra per loro disastrosa.
Eccola: «O Dio della terra, mio Signore, tu sei al di sopra di me, io sono al di sotto di te...
«Un uomo cattivo ha cacciato tutti gli uomini dalle loro case, ha disperso i bimbi e le madri
come galline. Il nemico cattivo ha strappato i figli di mano alle madri e li ha uccisi. Tu hai
permesso tutto ciò. Perché lo hai fatto? Tu lo sai.
«Hai fatto crescere i cereali, li hai mostrati ai nostri occhi; l’affamato, vedendoli, rimaneva
consolato.
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«Quando il grano era in fiore, hai mandato le cavallette, gli insetti e i colombi a distruggerlo.
Tutto ciò è venuto dalla tua mano; sei tu che l’hai fatto. Perché lo hai fatto? Tu lo sai».
La storia della Chiesa (che in realtà è la storia del mondo cristiano, in cui le luci sono soltanto
del Cristo e le ombre e le vergogne del Demonio) non è che lo spettacolo della infinita pazienza
e bontà divina.
Occorre imparare a vedere l’azione di Dio nella storia, l’unità della sua sapienza nella varietà
e nell’apparente incoerenza delle cose, i tesori della sua bontà nei tempi peggiori e nelle
tribolazioni più strazianti.
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