ipotesi di relazione tra impugnatura dello strumento grafico e

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ipotesi di relazione tra impugnatura dello strumento grafico e
IPOTESI DI RELAZIONE
TRA IMPUGNATURA DELLO STRUMENTO
GRAFICO
E MODELLI DI ATTACCAMENTO
Maira Renzulli
Terapista della Neuro e Psicomotricità
dell'Età Evolutiva
Educatrice e Rieducatrice del Gesto Grafico
“Non è la mente che va in collera né il corpo che colpisce;
è l'individuo che si esprime.”
Alexander Lowen, Il linguaggio del corpo, 1958
“I vecchi saggi raccontano che il corpo umano
si tiene in equilibrio con la felicità e ogni volta che questa viene a mancare
insorgono i disturbi, le malattie:
la felicità è l'equilibrio dell'universo.”
Romano Battaglia, Il fiume della vita, 1992
Introduzione
Questo elaborato è un tipo di trattazione chiamato revisione narrativa.
Quest'ultima consiste nell'esposizione di concetti già presenti in letteratura riguardanti uno o più
argomenti; in questo caso specifico si parlerà del Sistema Nervoso Centrale, dell'evoluzione della
prensione e della Teoria dell'Attaccamento, arrivando nell'ultimo capitolo ad un'ipotesi teorica di
correlazione tra tipologie di impugnatura e tipologie psicomotorie-emotive.
La revisione narrativa, per definizione, non prevede l'esposizione di uno studio sperimentale o la
ripresa di dati scientifici e statistici di altri studi.
Pertanto questo lavoro non ha la pretesa di dimostrare e verificare un'ipotesi di partenza, bensì
semplicemente di esporre delle conclusioni date da una serie di riflessioni puramente teoriche nate
dallo studio personale della letteratura preesistente.
Correlazione tra motricità ed affettività
Attualmente gli studiosi cercano di riuscire nell'ardua impresa di integrare i risultati delle ricerche
nell'ambito della psicologia dello sviluppo con i risultati nell'ambito delle neuroscienze. Infatti
abbiamo da una parte le teorie psicologiche che basano le loro fondamenta su metodologie di
osservazioni, analisi ed interpretazioni, dall'altra le neuro-scienze che si basano su conoscenze
oggettive. Le conoscenze psicologiche sono difficilmente oggettivabili e confrontabili in base a
criteri riconosciuti. D'altra parte però la scienza appare decisamente troppo rigida per essere
applicata all'esperienza soggettiva e priva della profondità delle riflessioni di natura psicologica.
Si pensa che la psicologia dello sviluppo abbia molto da offrire alle neuroscienze per la possibilità
di descrivere il rapporto tra le dinamiche interpersonali ed i processi che sono alla base della
formazione della personalità; non va dimenticato che le esperienze fatte condizionano lo sviluppo
non solo a livello psicologico, ma anche a livello neurofisiologico. Si pensi solo a quanto le prime
figure di accudimento contribuiscano a creare le fondamenta della personalità del bambino, le quali
permetteranno le sue future relazioni umane.
Si può affermare che la funzione primaria del cervello, consiste nel produrre movimenti al servizio
dell'organismo. Questo è possibile grazie al fatto che il sistema motorio ed il sistema sensoriale
sono strettamente interconnessi ed iniziano a svilupparsi già molto precocemente. I nuovi schemi
senso-motori svolgono poi un ruolo fondamentale nel successivo sviluppo motorio, sensoriale,
percettivo, intellettivo ed emotivo.
De Ajuriaguerra (1974) afferma che “limitare lo studio del comportamento motorio al livello
motorio analizzando esclusivamente un “uomo motorio” è un errore: ciò ci condurrebbe a
considerare la motricità come una funzione solo strumentale, con valore puramente esecutivo
dipendente da sistemi attivati da forze aliene, sia esterne che interne all'individuo. In questo modo si
verificherebbe una depersonalizzazione completa del comportamento motorio”.
Prenderemo ora brevemente in esame alcune delle strutture del Cervello:
Tronco encefalico
Definito anche cervello rettiliano o area protomentale, è sede delle più basilari funzioni di
regolazione degli affetti e sintetizza pertanto gran parte degli elementi del sistema affettivo. Oltre a
preservare l'equilibrio fisiologico del corpo, il Tronco Encefalico, contiene delle strutture che
rappresentano gli stati corporei, molto importanti per il coinvolgimento spontaneo con il mondo
esterno. Rispetto agli obiettivi di questa trattazione, è interessante specificare che il Tronco
Encefalico regola sia gli stati motori, che gli stati sensoriali ed emotivi.
Cervelletto
In passato si pensava che il Cervelletto si limitasse a regolare funzioni motorie, mentre attualmente
si ritiene che questa struttura sia coinvolta anche nella regolazione di funzioni emotive e cognitive.
Nello specifico l'attività cerebellare sembra svolgere un importante ruolo nell'organizzazione
temporale e nel coordinamento di funzioni motorie, emotive e cognitive. Pertanto questa attività
sembra scandire e modulare i tempi della regolazione affettiva e del linguaggio.
Diencefalo
Questa struttura regola le funzioni omeostatiche ed insieme al Sistema Limbico e alla Neocorteccia,
crea un sistema di integrazione che permette di connettere pensieri, movimenti,emozioni e ricordi.
In questa struttura avvengono la maggior parte dei processi di autoregolazione del cervello, per lo
più impliciti ed inconsapevoli.
Sistema Limbico
Non è delimitato da confini netti ed è anche definito “cervello emotivo”. E' in grado di codificare i
segnali provenienti dall'esterno sintonizzandoli con gli stimoli interni, pertanto filtra ciò che
succede all'interno e all'esterno del corpo. Inoltre l'attività limbica fornisce una motivazione
emotiva all'azione: quando gli stimoli sensoriali creano connessioni con il sistema limbico, le
percezioni si arricchiscono di significato emotivo e vengono immagazzinate nella memoria
(Hansen, 2002).
In definitiva, all’origine del sentimento vi è quindi il corpo, costituito da diverse parti
continuamente registrate in strutture cerebrali. I sentimenti sono allora la percezione di un certo
stato corporeo cui, talvolta, si aggiunge la percezione di uno stato della mente ad esso associato o
anche la percezione del tipo di pensieri il cui tema è consono con il genere di emozione percepita.
Tutte le emozioni usano il corpo come teatro, ma le emozioni influenzano anche la modalità di
funzionamento di numerosi circuiti cerebrali: la varietà delle risposte emotive è responsabile dei
profondi cambiamenti tanto del paesaggio del corpo quanto del paesaggio del cervello. La
collezione di tali cambiamenti costituisce il substrato delle configurazioni neurali che alla fine
diventano sentimenti delle emozioni. (Damasio, 1999).
Da questa breve esposizione ci si può facilmente rendere conto di quanto le funzioni motorie e le
funzioni
affettive
siano
strettamente
interconnesse
a
livello
cerebrale.
Per continuare in quest'ottica il percorso iniziato, ci si soffermerà brevemente sullo sviluppo
affettivo e sulle correlazioni con lo sviluppo motorio globale.
Sviluppo affettivo
0-7 mesi
8 mesi
Sviluppo motorio
Le emozioni insorgono durante i primi
mesi di vita del neonato ed esse sono da
mettere in relazione alla piacevolezza o
al disagio provati in base alla
soddisfazione o meno dei bisogni primari
del bambino.
La personalità del neonato, dunque, è
costituita da un insieme di bisogni che
esigono la loro soddisfazione piena e
immediata: il bambino percepisce lo stato
emozionale del benessere quando questo
arriva come soddisfacimento al disagio.
Nei primi mesi, la figura della mamma è
ancora percepita dal bambino come parte
integrante di se stesso. Ecco quindi che
piano piano sboccia il primo legame
affettivo, quello con la persona che fin
dall’inizio si prende cura in modo
esclusivo del bambino.
I primi mesi di vita sono estremamente
importanti perché in quest'arco di
tempo, il bambino raggiunge le prime
tappe posturali di sviluppo: passa da
una motricità che si esplicava solamente
attraverso i riflessi innati, al controllo
del capo e del tronco e ad una certa
intenzionalità nei movimenti.
Il controllo del tronco permette al
bambino di stare seduto da solo e di
utilizzare in maniera indipendente le
mani che possono quindi agire
sull'ambiente circostante.
L'acquisizione delle adeguate posture e
dei passaggi posturali è data dal
passaggio da un tono muscolare
flessorio costante ad un tono muscolare
normale.
Nonostante queste importanti traguardi,
il bambino è ancora strettamente
dipendente dall'adulto e può agire solo
sullo spazio adiacente a lui stesso.
La percezione di essere un sé separato
dalla mamma, inizia nel bambino tra il
Intorno al 7°-8° mese il bambino
effettua i primi spostamenti. Tenta di
settimo e l’ottavo mese, quando comincia
a comprendere di essere una entità
diversa da tutte le altre figure che
popolano la famiglia. Da questa tappa
inizia il progressivo distacco tra sé e
l’altro ed insorge la paura dell’estraneo.
Con la percezione della realtà esterna al
proprio io, inizia per il bambino anche la
progressiva instaurazione di legami
affettivi: le emozioni istintive dei primi
mesi lasciano il posto ai sentimenti come
la gioia, la paura, l’angoscia e la rabbia.
Il legame con la mamma si fa più
consapevole: il bambino inizia a
sperimentare il distacco dal suo punto di
riferimento certo e se questo passaggio
viene affrontato serenamente, il bambino
svilupperà un senso di benessere affettivo
che lo accompagnerà nel corso di tutta la
vita.
18 mesi
Dai
mesi
36
assumere la posizione quadrupedica, ma
dato che non sempre è ancora
abbastanza stabile per il gattonamento,
spesso il bambino prova a spostarsi in
avanti tramite lo strisciamento ed il
rotolamento.
Il fatto di avere una diversa visuale
dell'ambiente rispetto a prima, stimola
molto il bambino, che vorrebbe a questo
punto fare più di quello che il suo
sviluppo motorio gli consente.
Se il progressivo distacco dalla mamma è
avvenuto in modo sereno e consapevole,
il bambino avrà potuto quindi sviluppare
una delle sua prime convinzioni: la sua
mamma è una base sicura da dove
partire, sapendo che al rientro è sempre
pronta ad accoglierlo. È dallo sviluppo di
questa prima convinzione che il bambino
è pronto per affrontare la realtà esterna, a
stabilire relazioni con gli altri
componenti della famiglia riconoscendo
loro il proprio ruolo e a instaurare i primi
legami con gli altri bambini al nido o con
le educatrici.
Il bambino ha ora acquisito una relativa
autonomia motoria, grazie anche ad un
buon controllo dell'equilibrio in tutte le
posizioni assunte.
Riesce a correre e camminare in
maniera soddisfacente e questo gli
permette di esplorare l'ambiente
circostante e di agire su di esso in
discreta indipendenza rispetto all'adulto.
Il fatto di avere accesso a molti oggetti
incide positivamente sullo sviluppo
delle competenze di prensione e
manipolazione.
A quest'età si completa il processo di
separazione
della
madre
ed
individuazione del propri sé.
L’ingresso alla scuola materna, e quindi
la socializzazione con gli altri bambini, fa
sì che i sentimenti inizino a essere
proiettati anche verso persone diverse
dalla propria famiglia. Ecco quindi i
primi sentimenti contrastanti: le prime
simpatie o antipatie verso coetanei con
cui gioca in modo più o meno in sintonia.
Nascono i primi sentimenti verso l’altro
Il bambino a questa età, grazie allo
sviluppo
psico-neurologico,
è
decisamente più autonomo: il sistema
nervoso e motorio sono quasi
completati.
Sa
camminare,
correre,
saltare,
arrampicarsi e sa svolgere tutta una
serie di attività motorie che gli
garantiscono una buona autonomia in
tal senso.
Vi è un ulteriore affinamento per quel
che riguarda le attività di coordinazione
sesso, anche se si tratta ovviamente di
sentimenti semplici e soprattutto molto
vulnerabili.
Poiché il bambino non ha ancora
imparato a gestire la sua affettività ed a
controllare i propri stati emotivi, non
sono rari gli atteggiamenti aggressivi.
Con l’ingresso alla scuola elementare
l’affettività si amplia ulteriormente verso
i coetanei, con i quali i rapporti diventano
meno conflittuali poiché il bimbo ha
imparato ora a gestire la sua affettività e
le insicurezze.
manuale, con un conseguente aumento
dell'efficienza per la risoluzione di un
problem solving.
Anche i movimenti delle dita hanno
delle sinergie, che si avvicinano
gradualmente a quelle di un adulto.
Tutti
questi
aspetti
influiscono
positivamente sullo sviluppo psicomotorio globale del bambino.
Ciò che globalmente emerge da questa tabella è che nella crescita e nello sviluppo del bambino è
implicito un necessario e progressivo allontanamento dalla figura di riferimento, sia in senso
affettivo, sia in senso fisico.
Evoluzione della prensione dello strumento grafico
Quando i bambini approcciano alla presa di uno strumento grafico, in particolar modo nelle prime
fasi, non utilizzano esclusivamente un tipo di presa, ma ne sperimentano più di una.
Nonostante la grande variabilità delle impugnature, queste possono essere raggruppate in:
–
prese immature
–
prese intermedie
–
prese mature
Prese immature
Le prese appartenenti a questa categoria, sono le prime che compaiono, ovvero quelle che
solitamente si presentano prima dei 4 anni. Sono accomunate dal fatto che il bambino tiene lo
strumento nel palmo, avvolgendolo con le dita con una presa globale. Inizialmente l'avambraccio è
sospeso, mentre in seguito può essere poggiato al tavolo. Visto che il bambino, ancora troppo
piccolo, non ha raggiunto la dissociazione degli elementi distali dell'arto superiore, il movimento
dello strumento è dato da polso, braccio ed addirittura il tronco, con minimi movimenti delle dita.
In questa categoria ritroviamo:
•
presa palmare radiale trasversale
•
presa palmare supina
•
presa prona o digitale prona
•
presa a spazzola
•
presa con dita in estensione
Prese intermedie
Le prese di questa categoria sono quelle utilizzate nel periodo tra le primitive e le mature, tra i 3 ai 6
anni. Queste impugnature tendono alla prese più mature pur rimanendo piuttosto statiche per via del
fatto che il movimento origina ancora prossimalmente, a livello della spalla. L'avambraccio è
appoggiato sul piano di lavoro, mentre non è ancora presente una dissociazione tale da permettere
dei distinti movimenti delle dita. E' interessante notare che non tutti gli individui arriveranno ad
utilizzare una presa cosiddetta matura, ma una parte di essi (5% circa) si arresterà nella fase
intermedia.
In questa categoria ritroviamo:
•
presa statica a quattro dita
•
presa con pollice trasversale
•
presa tripode statica
Prese mature
Lo stadio corrispondente a questo tipo di prese, nel caso venisse raggiunto, si ha tra i 4 ed i 6 anni.
Ciò che caratterizza questo tipo di impugnature è la dinamicità, data dal controllo del polso e
dall'uso per la prima volta dei muscoli interni ed esterni della mano, che permettono la
compartecipazione e la coordinazione delle dita. In questa fase evolutiva il polso ed il gomito sono
stabili e grazie alla maturazione raggiunta, è possibile la dissociazione, a livello distale, delle dita
delle mani.
In questa categoria ritroviamo:
•
presa tripode laterale
•
presa dinamica a quattro dita
•
presa tripode dinamica
•
presa tripode interdigitale
Teoria dell’attaccamento ed oggetto transizionale
Teoria dell'attaccamento
Il gioco emozionale nella relazione tra l'adulto che si occupa dell'accudimento del bambino (ovvero
caregiver) ed il bambino stesso ha lo scopo di regolare le interazioni di tipo affettivo nella diade e
viene appreso molto precocemente, ancora prima della comparsa della prensione degli oggetti e
della rappresentazione di essi.
I caregivers, che solitamente sono le madri, attribuiscono in maniera più o meno cosciente,
un'intenzionalità emotiva ai comportamenti dei loro bambini. Si parla infatti di scaffolding, ovvero
della funzione dell'adulto consistente nel rispondere in maniera appropriata ai segnali del piccolo,
modulando il proprio comportamento in base al livello di sviluppo del bambino.
E' importante sottolineare che gli scambi emotivi della diade madre-bambino, vengono considerati
condizioni determinanti per lo sviluppo del piccolo.
In riferimento a questa affermazione, è necessario parlare della Teoria dell'attaccamento, grazie alla
quale abbiamo una prima chiave di lettura dell'insieme delle complesse reazioni emotive del
bambino.
Questa teoria è stata elaborata e proposta da Bowlby nel 1969 ed ampliata in seguito da Mary
Ainsworth. Bowlby parla dell'attaccamento come di una predisposizione biologica del bambino
verso la persona che si prende cura di lui e che gli assicura la sopravvivenza. Sono il bisogno di
contatto e di conforto che spingono primariamente il piccolo verso una figura di attaccamento
privilegiata e la prima manifestazione di questo è la ricerca della vicinanza con il caregiver.
Fin dalla prima infanzia, l'attaccamento si struttura dalla convergenza tra alcuni comportamenti,
biologicamente programmati, che il bambino mette in atto per mantenere la vicinanza (pianto,
sorriso ecc..) con la figura di riferimento, e le risposte dell'adulto. La vicinanza alla madre da una
parte e l'esplorazione dell'ambiente dall'altra sono i due poli intorno ai quali si articola la
relazione diadica.
L'esplorazione dell'ambiente, che comprende anche il gioco solitario e non, è considerata una
componente antitetica del comportamento dell'attaccamento, anche se “antitetico” non è da
considerasi nella sua accezione negativa. Infatti quando il piccolo si sente sicuro dell'ambiente
circostante tende ad allontanarsi dalla figura di riferimento per andarlo ad esplorare; così entra in
azione il sistema di attaccamento che ha lo scopo di mantenere un necessario equilibrio
omeostatico tra vicinanza ed esplorazione.
Bowlby sottolinea quanto siano importanti le esperienze vissute dal bambino nel rapporto con la
figura di attaccamento, in quanto il tipo di relazione affettiva che i genitori stabiliscono con i loro
figli ha delle ripercussioni, non solamente sulla modalità di organizzazione del legame, ma anche
sull'adattamento futuro.
Bowlby differenzia quattro fasi di sviluppo del sistema di attaccamento:
•
Prima fase (2 mesi circa): è caratterizzata da parte del bambino, dalla produzione di segnali
di attaccamento senza discriminazione della persona a cui sono diretti; questi comportamenti
hanno la funzione biologica di assicurare benessere e protezione.
•
Seconda fase (3-6 mesi): il bambino appare sempre più in grado di discriminare tra figure
familiari e sconosciute, orientandosi verso le prime,in particolare con comunicazioni dirette,
verso chi si prende cura di lui.
•
Terza fase (6-24 mesi): in questa fase le altre persone familiari diventano figure secondarie
di attaccamento e gli estranei vengono visti con distacco e diffidenza, tanto è che proprio in
questo periodo che compaiono l'ansia da separazione e la paura dell'estraneo; sono quindi
presenti comportamenti di mantenimento della vicinanza con la figura di accudimento
privilegiata.
•
Quarta fase (dai 24 mesi in poi): i bambini diventano capaci di adottare comportamenti
intenzionali, di pianificare i propri obiettivi e di tenere conto delle esigenze degli altri; il
riferimento specifico continua ad essere quello del caregiver, con la manifestazione di altre
forme di attaccamento che però sono influenzata dalla modalità con cui si è venuto
organizzando l'attaccamento verso la figura privilegiata.
Sui presupposti della Teoria dell'attaccamento, Ainsworth e colleghi hanno effettuato una serie di
osservazioni qualitative per studiare differenze individuali in relazione alla sicurezza
dell'attaccamento. Il metodo utilizzato, anche tutt'ora, è quello della Strange Situation, ovvero una
situazione sperimentale di leggero stress che permette di cogliere i segnali del bambino, tra i 12 ed i
18 mesi, alla separazione e alla riunione con la madre.
Grazie a queste osservazioni, è stato possibile differenziare 3 tipologie di attaccamento,
corrispondenti a legami affettivi strutturatisi durante il primo anno di vita.
•
Pattern A, attaccamento insicuro evitante: in questo caso i bambini hanno sperimentato un
rapporto con una figura di attaccamento insensibile ai loro segnali e rifiutanti sul piano del
contatto fisico, anche in circostanze stressanti; pertanto non sembrano avere fiducia in
un'adeguata risposta materna e mostrano uno spiccato distacco ed evitamento della
vicinanza e del contatto con la madre, infatti in assenza della madre non reagiscono alla
separazione, esibendo un eccesso di autonomia ed infine quando la madre ritorna non si
avvicinano o evitano attivamente il contatto
•
Pattern B, attaccamento sicuro: sono quei bambini, che avendo avuto una madre sensibile ai
segnali di sconforto e disagio, sanno equilibrare il comportamento esplorativo con quello di
attaccamento, questo perché confidando nella responsività della madre, mantengono una
sicurezza interna che consente loro di esplorare il mondo.
•
Pattern C, attaccamento insicuro ansioso ambivalente: questi bambini hanno avuto una
madre imprevedibile nelle risposte in quanto affettuosa per proprio bisogno e rifiutante su
sollecitazione del bambino; incerti sulla disponibilità materna, appaiono assorbiti dalla
figura di attaccamento, pur non riuscendo ad utilizzarla come base sicura da cui partire per
esplorare l'ambiente; in questi bambini lo stress e l'angoscia non sono placati neanche con il
ritorno della madre, alla quale il bambino si riavvicina, per poi rifiutarla.
Oggetto transizionale
Arrivati a questo punto della trattazione non si può non accennare ai concetti introdotti da
Winnicott, facendo riferimento innanzitutto al concetto di “holding”, che ben si sposano con la
Teoria dell'attaccamento di Bowlby.
Con “holding” (letteralmente “sostegno”), si intende la capacità della madre di fungere da
contenitore delle angosce del bambino. Infatti una madre sufficientemente buona ed adeguata,
svolge la funzione di contenimento in quanto sa istintivamente quando intervenire dando amore al
bambino e quando invece mettersi da parte se quest'ultimo non bisogna del suo aiuto.
Grazie a queste capacità della madre, il bambino può sperimentare l'onnipotenza soggettiva, ovvero
la sensazione di essere lui a creare ogni cosa, esperienza indispensabile per il sano sviluppo
dell'individuo.
Questa esperienza fa vivere inizialmente il bambino in una realtà costruita soggettivamente, dove
ogni cosa, madre compresa, è soggetta al suo controllo. Successivamente dovrà avvicinarsi ad una
visione di uno spazio oggettivo condiviso in cui tutto, e soprattutto la madre, esistono
indipendentemente dalla sua volontà. Tra queste due realtà se ne inserisce una terza, chiamata
“spazio transizionale”, sia costruito soggettivamente sia percepito oggettivamente, che proprio per
questa caratteristica di ambivalenza permette al bambino di spostarsi verso una realtà oggettiva
senza esserne traumatizzato e senza perdere il nucleo dell'onnipotenza soggettiva, che permette al
bambino
l'espressione
dell'originalità
e
della
passione
dell'individuo.
In ogni caso, è importante sottolineare che lo spazio transizionale non consiste solo in una fase
evolutiva dello sviluppo umano, ma è anche e soprattutto lo spazio potenziale tra individuo e
ambiente, in cui si modella, in "tutte le età successive dell'uomo" ogni forma di processo mentale
creativo, che ci permette di sviluppare una autonomia riflessiva personale.
Si arriva quindi a parlare dell'”oggetto transizionale”, che nello sviluppo infantile umano è un
qualcosa, generalmente un oggetto fisico, che prende il posto del legame madre-figlio. Gli esempi
più comuni di oggetti transizionali infantili sono rappresentati da bambole, orsacchiotti, coperte ecc.
Tale oggetto, rappresentando l'unione con la madre, ne permette anche il distacco e l'autonomia da
essa, processo definito come individuazione-separazione. Quindi l'oggetto transizionale permette
l'ammortizzazione del passaggio dallo stadio dell'onnipotenza soggettiva a quello della realtà
oggettiva condivisa, e lo fa rappresentando in maniera pre-simbolica l'area (o spazio) transizionale.
Possibili relazioni tra modelli di attaccamento ed impugnatura dello
strumento grafico
Da quanto esposto nel primo capitolo, grazie alle neuroscienze è stato messo in luce che alcune
parti del SNC, che si pensavano deputate esclusivamente alla motricità, sono in realtà collegate
anche alle emozioni e quindi all’affettività. In fin dei conti tutto questo non appare strano se si
pensa che la motricità ha il compito di metterci in relazione con il mondo e quindi con gli altri.
Sicuramente le nostre condotte motorie e le nostre posture dicono qualcosa di noi.
L'impugnatura altro non è che una delle tante espressioni del nostro comportamento motorio, ma in
realtà la nostra corporeità, e quindi il modo in cui ci poniamo “psico-motoriamente” nel mondo,
deriva da alcune nostre personali sfaccettature caratteriali.
Il nostro carattere e soprattutto la maniera con cui noi ci relazioniamo al mondo derivano dal
rapporto che abbiamo avuto con la nostra figura di accudimento; ovvero il nostro modo di
rapportarci alle persone e alle situazioni, ricalca la struttura relazionale della diade madre-bambino.
Per dirla in altre parole, il primo legame con la madre, è alla base della struttura emotiva della
personalità. Quindi, l'affermazione sul piano dell'identità individuale è un processo psichico e
biologico collegato a quello di separazione-individuazione del corpo materno e con l'acquisizione
sul piano psichico e corporeo del proprio sé.
Detto con le parole di Winnicott “...c'è un'area fra la madre ed il bambino che è insieme madre e
bambino. Se tutto va bene essa gradualmente si scinde in due elementi, la parte che il bambino alla
fine rifiuta e quella che alla fine reclama” (Winnicott, 1986).
Il periodo di tempo necessario affinché si compia questo processo è di circa 36 mesi, ovvero quando
il bambino compie i 3 anni di vita. Come abbiamo visto questa è proprio l'età in cui il bambino
inizia ad essere maggiormente autonomo, indipendente e capace. E' anche il momento in cui
comincia a maneggiare lo strumento grafico con maggiore consapevolezza producendo degli
scarabocchi più articolati. Queste produzioni grafiche sembrano proprio il concretizzarsi di una
necessità del bambino di affermare il proprio sé e questo verrà fatto in maniera sempre più precisa e
raffinata fino ad arrivare alla scrittura.
Riprendiamo ora il concetto di “oggetto transizionale”: questo oggetto, aiuta il bambino ad
effettuare il processo necessario di individuazione-separazione di cui abbiamo appena parlato.
Grazie ad esso il bambino riesce a transitare da una realtà di onnipotenza soggettiva ad una realtà
condivisa oggettiva, in cui la madre è un individuo a sé, che esiste indipendentemente dal bambino
stesso. A tal proposito sembra che non ci sia esempio più calzante dello strumento grafico:
quest'ultimo compare più massicciamente nella vita del bambino, proprio nel momento in cui,
essendo più autonomo, si allontana dalla madre diventando quindi allo stesso tempo strumento di
affermazione della propria individualità e oggetto transizionale di consolazione per la scissione
dell'unità madre-bambino.
Avendo considerato l'impugnatura come una delle varie espressione psicomotorie del bambino, ne
deriva che quest'ultimo impugna lo strumento grafico (ma non solo) anche in base a come e quanto
ha sperimentato e all'esperienza affettiva positiva/negativa che ha interiorizzato.
Infatti la dimensione psichica ed affettiva appaiono strettamente collegate alla sensorialità, al corpo,
al tono e alla motricità, in un'unica organizzazione che possiamo chiamare “tonico-emozionale”,
derivante dal “dialogo tonico-emozionale” che il bambino ha instaurato con la propria madre.
Pertanto, le tipologie psicomotorie consistono nelle rappresentazioni a livello corporeo dei modelli
operativi interni che il soggetto organizza a seguito del proprio vissuto di attaccamento.
Grazie a questa corrispondenza rappresentativa, possiamo ipotizzare delle correlazioni tra le
impugnature dello strumento grafico e i modelli di attaccamento.
E’ bene sottolineare che non si vuole certo alludere ad una relazione lineare e diretta tra determinati
modelli di attaccamento e determinate impugnature (che tra l’altro sono molteplici) bensì tra alcuni
tratti della relazione madre-bambino e impugnature dei bambini stessi, con tutte le varianti che
questi aspetti comportano.
L'insicurezza che si presenta come conseguenza di legami affettivi di tipo evitante, ambivalente,
disorientato e disorganizzato (Ainsworth et al. 1978; Siegel 2001) può comportare delle difficoltà
nel bambino per quel che riguarda la propria presa in carico corporea e quindi l'autocontrollo della
propria motricità.
Tipologie psico-motorie
Attacamento sicuro
Le figure genitoriali reagiscono ai bisogni del bambino, adattandosi ai segnali infatili, perciò
essendoci stata una buona empatia emotiva da parte dei genitori verso il figlio, la tipologia
psicomotoria corrispondente è quella di un bambino con un equilibrato ed armonico sviluppo
motorio.
Un equilibrato ed armonico sviluppo motorio, o per meglio dire psicomotorio, implica un buon
equilibrio tra atteggiamento flessorio ed estensorio, in tutte le manifestazioni psicomotorie, tra cui
l'impugnatura dello strumento grafico.
Una buona presa, o per meglio dire, una presa funzionale all'individuo è quella che grazie alla sua
dinamicità non provoca tensione ed affaticamento. Nell'equilibrio tra movimenti di allontanamento
ed avvicinamento si può rintracciare il generale equilibrio di uno sviluppo armonico, dato
dall'equilibrio tra avvicinamento ed allontanamento dalla figura di accudimento, che permette
rispettivamente una scrittura funzionale ed una vita serena.
Attacamento insicuro ambivalente
Le figure di attaccamento corrispondenti a questa categoria sono state imprevedibili e pertanto il
piccolo risulta ansioso perché non sa cosa aspettarsi. Di conseguenza il bambino si ritiene
vulnerabile e non in grado di affrontare autonomamente i propri problemi. La tipologia
psicomotoria associata a questo tipo di attaccamento è caratterizzata da inibizione con iper-controllo
e/o inibizione in un soggetto attivo ma scoordinato.
In termini di impugnatura dello strumento, da un bambino con un passato di attaccamento insicuro
ambivalente ed una tipologia psicomotoria caratterizzata da iper-controllo ci si aspetterà
un'impugnatura molto rigida e statica, con le dita che avvolgono lo strumento grafico tenendolo
ancorato al palmo o rigidamente direzionato verso di esso. Questa presa che per certi aspetti si può
definire “globale”, nel senso di massicciamente unitaria, rimanda ad un'unità madre-figlio che forse
l'individuo non ha ancora pienamente superato. La tensione che non permette al bambino di
allontanarsi dalla madre e la tensione che non permette alla presa e allo strumento grafico di
muoversi liberamente sembrano avere una stessa radice comune.
Attaccamento insicuro evitante
In questo caso i genitori sono eccessivamente razionali ed emotivamente non disponibili nei
confronti del bambino. La figura di riferimento è percepita come una figura non presente in caso di
necessità e di conseguenza il bambino fa affidamento su sé stesso, negando spesso i suoi bisogni. La
tipologia psicomotoria corrispondente è caratterizzata spesso da instabilità con ipercinesia e
problemi attenzionali, o da instabilità con impulsività.
Per quel che riguarda l'impugnatura dello strumento grafico, da un bambino che ha un vissuto di
attaccamento insicuro evitante, con una tipologia psicomotoria caratterizzata da instabilità, ci si può
aspettare un'impugnatura non ben controllata e disorganizzata. Si possono considerare delle
impugnature con caratteristiche opposte a quelle esposte nella categoria precedente: sono quelle
prese con le dita in atteggiamento estensorio. Questa caratteristica “estensoria” è ben lontana dalla
presa “globale”, ma non per questo necessariamente più funzionale o matura.
Il moto di allontanamento delle dita e quindi dello strumento grafico può essere accomunato anche
in questo caso all'interiorizzazione di un modello di comportamento dovuto alla condotta evitante
della madre e di rimando alla stessa condotta del figlio.
In definitiva, come un bambino sereno e capace, deve mantenere un equilibrio tra l'avvicinamento
alla figura di riferimento come base sicura e allontanamento dal genitore per permettere
l'esplorazione e la crescita personale, allo stesso modo la penna deve poter essere guidata dalle dita
in una sequenza di movimenti fini di equilibrio tra allontanamento ed avvicinamento al palmo.
Certo, questa ipotesi può sembrare un po' ardita, ma forse in fondo non troppo se si pensa a
Guilmain ed al suo metodo rieducativo. L'obiettivo di quest'ultimo consistevano nel rieducare
l'attività tonica, quindi le posture, l'equilibrio e la mimica facciale ed uno dei principi alla base di
questo metodo era la stimolazione dell'attività relazione. Guilmain quindi proponeva di fare attività
motoria per stimolare le competenze relazionali, che a loro volta avrebbero dato benefici
nell'ambito della motricità stessa.
Prologo
E' sicuramente un'ardua impresa quella di “catalogare” ogni impugnatura in base alle sue
caratteristiche, mettendola in rapporto alla relazione madre-bambino sperimentata. Ci sono peraltro
innumerevoli prese, dalle caratteristiche più disparate e si rileva anzi un aumento di quelle
impugnature che si discostano dall'ideale tripode dinamica, senza che esse debbano però
necessariamente essere annoverate all'interno delle condizioni patologiche.
Ci sono moltissimi fattori incidenti all'interno della vita di un individuo, che possono influire sulla
sua unità psicomotoria e quindi sulla sua espressività corporea.
Sicuramente gli stili genitoriali influiscono in maniera massiccia in questo senso, con le modalità
precedentemente esposte. Queste modalità di comportamento genitoriale sono sicuramente da
ricollegare al bagaglio di esperienze individuali ed al rapporto che le figure di accudimento hanno
avuto a loro volta con i loro genitori.
C'è però anche da considerare che rispetto a qualche decennio fa, sia i genitori che i bambini sono
molto diversi, vivendo un momento storico ed una condizione socio-culturale molto differente.
Sempre di più la società ha portato noi tutti ad avere dei ritmi di vita che a volte per necessità
lasciano poco spazio alla famiglia.
Credo che questo cambiamento non possa non aver inciso sul modo di vivere la famiglia e sulla
modalità di relazionarsi dei genitori con i figli e che questo cambiamento, unito al bagaglio
emotivo-esperenziale unico e personale di ogni genitore abbia inciso sulla crescita dei bambini,
sulla loro organizzazione interiore e quindi sulla loro espressività psicomotoria.