ipotesi di relazione tra impugnatura dello strumento grafico e
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ipotesi di relazione tra impugnatura dello strumento grafico e
IPOTESI DI RELAZIONE TRA IMPUGNATURA DELLO STRUMENTO GRAFICO E MODELLI DI ATTACCAMENTO Maira Renzulli Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva Educatrice e Rieducatrice del Gesto Grafico “Non è la mente che va in collera né il corpo che colpisce; è l'individuo che si esprime.” Alexander Lowen, Il linguaggio del corpo, 1958 “I vecchi saggi raccontano che il corpo umano si tiene in equilibrio con la felicità e ogni volta che questa viene a mancare insorgono i disturbi, le malattie: la felicità è l'equilibrio dell'universo.” Romano Battaglia, Il fiume della vita, 1992 Introduzione Questo elaborato è un tipo di trattazione chiamato revisione narrativa. Quest'ultima consiste nell'esposizione di concetti già presenti in letteratura riguardanti uno o più argomenti; in questo caso specifico si parlerà del Sistema Nervoso Centrale, dell'evoluzione della prensione e della Teoria dell'Attaccamento, arrivando nell'ultimo capitolo ad un'ipotesi teorica di correlazione tra tipologie di impugnatura e tipologie psicomotorie-emotive. La revisione narrativa, per definizione, non prevede l'esposizione di uno studio sperimentale o la ripresa di dati scientifici e statistici di altri studi. Pertanto questo lavoro non ha la pretesa di dimostrare e verificare un'ipotesi di partenza, bensì semplicemente di esporre delle conclusioni date da una serie di riflessioni puramente teoriche nate dallo studio personale della letteratura preesistente. Correlazione tra motricità ed affettività Attualmente gli studiosi cercano di riuscire nell'ardua impresa di integrare i risultati delle ricerche nell'ambito della psicologia dello sviluppo con i risultati nell'ambito delle neuroscienze. Infatti abbiamo da una parte le teorie psicologiche che basano le loro fondamenta su metodologie di osservazioni, analisi ed interpretazioni, dall'altra le neuro-scienze che si basano su conoscenze oggettive. Le conoscenze psicologiche sono difficilmente oggettivabili e confrontabili in base a criteri riconosciuti. D'altra parte però la scienza appare decisamente troppo rigida per essere applicata all'esperienza soggettiva e priva della profondità delle riflessioni di natura psicologica. Si pensa che la psicologia dello sviluppo abbia molto da offrire alle neuroscienze per la possibilità di descrivere il rapporto tra le dinamiche interpersonali ed i processi che sono alla base della formazione della personalità; non va dimenticato che le esperienze fatte condizionano lo sviluppo non solo a livello psicologico, ma anche a livello neurofisiologico. Si pensi solo a quanto le prime figure di accudimento contribuiscano a creare le fondamenta della personalità del bambino, le quali permetteranno le sue future relazioni umane. Si può affermare che la funzione primaria del cervello, consiste nel produrre movimenti al servizio dell'organismo. Questo è possibile grazie al fatto che il sistema motorio ed il sistema sensoriale sono strettamente interconnessi ed iniziano a svilupparsi già molto precocemente. I nuovi schemi senso-motori svolgono poi un ruolo fondamentale nel successivo sviluppo motorio, sensoriale, percettivo, intellettivo ed emotivo. De Ajuriaguerra (1974) afferma che “limitare lo studio del comportamento motorio al livello motorio analizzando esclusivamente un “uomo motorio” è un errore: ciò ci condurrebbe a considerare la motricità come una funzione solo strumentale, con valore puramente esecutivo dipendente da sistemi attivati da forze aliene, sia esterne che interne all'individuo. In questo modo si verificherebbe una depersonalizzazione completa del comportamento motorio”. Prenderemo ora brevemente in esame alcune delle strutture del Cervello: Tronco encefalico Definito anche cervello rettiliano o area protomentale, è sede delle più basilari funzioni di regolazione degli affetti e sintetizza pertanto gran parte degli elementi del sistema affettivo. Oltre a preservare l'equilibrio fisiologico del corpo, il Tronco Encefalico, contiene delle strutture che rappresentano gli stati corporei, molto importanti per il coinvolgimento spontaneo con il mondo esterno. Rispetto agli obiettivi di questa trattazione, è interessante specificare che il Tronco Encefalico regola sia gli stati motori, che gli stati sensoriali ed emotivi. Cervelletto In passato si pensava che il Cervelletto si limitasse a regolare funzioni motorie, mentre attualmente si ritiene che questa struttura sia coinvolta anche nella regolazione di funzioni emotive e cognitive. Nello specifico l'attività cerebellare sembra svolgere un importante ruolo nell'organizzazione temporale e nel coordinamento di funzioni motorie, emotive e cognitive. Pertanto questa attività sembra scandire e modulare i tempi della regolazione affettiva e del linguaggio. Diencefalo Questa struttura regola le funzioni omeostatiche ed insieme al Sistema Limbico e alla Neocorteccia, crea un sistema di integrazione che permette di connettere pensieri, movimenti,emozioni e ricordi. In questa struttura avvengono la maggior parte dei processi di autoregolazione del cervello, per lo più impliciti ed inconsapevoli. Sistema Limbico Non è delimitato da confini netti ed è anche definito “cervello emotivo”. E' in grado di codificare i segnali provenienti dall'esterno sintonizzandoli con gli stimoli interni, pertanto filtra ciò che succede all'interno e all'esterno del corpo. Inoltre l'attività limbica fornisce una motivazione emotiva all'azione: quando gli stimoli sensoriali creano connessioni con il sistema limbico, le percezioni si arricchiscono di significato emotivo e vengono immagazzinate nella memoria (Hansen, 2002). In definitiva, all’origine del sentimento vi è quindi il corpo, costituito da diverse parti continuamente registrate in strutture cerebrali. I sentimenti sono allora la percezione di un certo stato corporeo cui, talvolta, si aggiunge la percezione di uno stato della mente ad esso associato o anche la percezione del tipo di pensieri il cui tema è consono con il genere di emozione percepita. Tutte le emozioni usano il corpo come teatro, ma le emozioni influenzano anche la modalità di funzionamento di numerosi circuiti cerebrali: la varietà delle risposte emotive è responsabile dei profondi cambiamenti tanto del paesaggio del corpo quanto del paesaggio del cervello. La collezione di tali cambiamenti costituisce il substrato delle configurazioni neurali che alla fine diventano sentimenti delle emozioni. (Damasio, 1999). Da questa breve esposizione ci si può facilmente rendere conto di quanto le funzioni motorie e le funzioni affettive siano strettamente interconnesse a livello cerebrale. Per continuare in quest'ottica il percorso iniziato, ci si soffermerà brevemente sullo sviluppo affettivo e sulle correlazioni con lo sviluppo motorio globale. Sviluppo affettivo 0-7 mesi 8 mesi Sviluppo motorio Le emozioni insorgono durante i primi mesi di vita del neonato ed esse sono da mettere in relazione alla piacevolezza o al disagio provati in base alla soddisfazione o meno dei bisogni primari del bambino. La personalità del neonato, dunque, è costituita da un insieme di bisogni che esigono la loro soddisfazione piena e immediata: il bambino percepisce lo stato emozionale del benessere quando questo arriva come soddisfacimento al disagio. Nei primi mesi, la figura della mamma è ancora percepita dal bambino come parte integrante di se stesso. Ecco quindi che piano piano sboccia il primo legame affettivo, quello con la persona che fin dall’inizio si prende cura in modo esclusivo del bambino. I primi mesi di vita sono estremamente importanti perché in quest'arco di tempo, il bambino raggiunge le prime tappe posturali di sviluppo: passa da una motricità che si esplicava solamente attraverso i riflessi innati, al controllo del capo e del tronco e ad una certa intenzionalità nei movimenti. Il controllo del tronco permette al bambino di stare seduto da solo e di utilizzare in maniera indipendente le mani che possono quindi agire sull'ambiente circostante. L'acquisizione delle adeguate posture e dei passaggi posturali è data dal passaggio da un tono muscolare flessorio costante ad un tono muscolare normale. Nonostante queste importanti traguardi, il bambino è ancora strettamente dipendente dall'adulto e può agire solo sullo spazio adiacente a lui stesso. La percezione di essere un sé separato dalla mamma, inizia nel bambino tra il Intorno al 7°-8° mese il bambino effettua i primi spostamenti. Tenta di settimo e l’ottavo mese, quando comincia a comprendere di essere una entità diversa da tutte le altre figure che popolano la famiglia. Da questa tappa inizia il progressivo distacco tra sé e l’altro ed insorge la paura dell’estraneo. Con la percezione della realtà esterna al proprio io, inizia per il bambino anche la progressiva instaurazione di legami affettivi: le emozioni istintive dei primi mesi lasciano il posto ai sentimenti come la gioia, la paura, l’angoscia e la rabbia. Il legame con la mamma si fa più consapevole: il bambino inizia a sperimentare il distacco dal suo punto di riferimento certo e se questo passaggio viene affrontato serenamente, il bambino svilupperà un senso di benessere affettivo che lo accompagnerà nel corso di tutta la vita. 18 mesi Dai mesi 36 assumere la posizione quadrupedica, ma dato che non sempre è ancora abbastanza stabile per il gattonamento, spesso il bambino prova a spostarsi in avanti tramite lo strisciamento ed il rotolamento. Il fatto di avere una diversa visuale dell'ambiente rispetto a prima, stimola molto il bambino, che vorrebbe a questo punto fare più di quello che il suo sviluppo motorio gli consente. Se il progressivo distacco dalla mamma è avvenuto in modo sereno e consapevole, il bambino avrà potuto quindi sviluppare una delle sua prime convinzioni: la sua mamma è una base sicura da dove partire, sapendo che al rientro è sempre pronta ad accoglierlo. È dallo sviluppo di questa prima convinzione che il bambino è pronto per affrontare la realtà esterna, a stabilire relazioni con gli altri componenti della famiglia riconoscendo loro il proprio ruolo e a instaurare i primi legami con gli altri bambini al nido o con le educatrici. Il bambino ha ora acquisito una relativa autonomia motoria, grazie anche ad un buon controllo dell'equilibrio in tutte le posizioni assunte. Riesce a correre e camminare in maniera soddisfacente e questo gli permette di esplorare l'ambiente circostante e di agire su di esso in discreta indipendenza rispetto all'adulto. Il fatto di avere accesso a molti oggetti incide positivamente sullo sviluppo delle competenze di prensione e manipolazione. A quest'età si completa il processo di separazione della madre ed individuazione del propri sé. L’ingresso alla scuola materna, e quindi la socializzazione con gli altri bambini, fa sì che i sentimenti inizino a essere proiettati anche verso persone diverse dalla propria famiglia. Ecco quindi i primi sentimenti contrastanti: le prime simpatie o antipatie verso coetanei con cui gioca in modo più o meno in sintonia. Nascono i primi sentimenti verso l’altro Il bambino a questa età, grazie allo sviluppo psico-neurologico, è decisamente più autonomo: il sistema nervoso e motorio sono quasi completati. Sa camminare, correre, saltare, arrampicarsi e sa svolgere tutta una serie di attività motorie che gli garantiscono una buona autonomia in tal senso. Vi è un ulteriore affinamento per quel che riguarda le attività di coordinazione sesso, anche se si tratta ovviamente di sentimenti semplici e soprattutto molto vulnerabili. Poiché il bambino non ha ancora imparato a gestire la sua affettività ed a controllare i propri stati emotivi, non sono rari gli atteggiamenti aggressivi. Con l’ingresso alla scuola elementare l’affettività si amplia ulteriormente verso i coetanei, con i quali i rapporti diventano meno conflittuali poiché il bimbo ha imparato ora a gestire la sua affettività e le insicurezze. manuale, con un conseguente aumento dell'efficienza per la risoluzione di un problem solving. Anche i movimenti delle dita hanno delle sinergie, che si avvicinano gradualmente a quelle di un adulto. Tutti questi aspetti influiscono positivamente sullo sviluppo psicomotorio globale del bambino. Ciò che globalmente emerge da questa tabella è che nella crescita e nello sviluppo del bambino è implicito un necessario e progressivo allontanamento dalla figura di riferimento, sia in senso affettivo, sia in senso fisico. Evoluzione della prensione dello strumento grafico Quando i bambini approcciano alla presa di uno strumento grafico, in particolar modo nelle prime fasi, non utilizzano esclusivamente un tipo di presa, ma ne sperimentano più di una. Nonostante la grande variabilità delle impugnature, queste possono essere raggruppate in: – prese immature – prese intermedie – prese mature Prese immature Le prese appartenenti a questa categoria, sono le prime che compaiono, ovvero quelle che solitamente si presentano prima dei 4 anni. Sono accomunate dal fatto che il bambino tiene lo strumento nel palmo, avvolgendolo con le dita con una presa globale. Inizialmente l'avambraccio è sospeso, mentre in seguito può essere poggiato al tavolo. Visto che il bambino, ancora troppo piccolo, non ha raggiunto la dissociazione degli elementi distali dell'arto superiore, il movimento dello strumento è dato da polso, braccio ed addirittura il tronco, con minimi movimenti delle dita. In questa categoria ritroviamo: • presa palmare radiale trasversale • presa palmare supina • presa prona o digitale prona • presa a spazzola • presa con dita in estensione Prese intermedie Le prese di questa categoria sono quelle utilizzate nel periodo tra le primitive e le mature, tra i 3 ai 6 anni. Queste impugnature tendono alla prese più mature pur rimanendo piuttosto statiche per via del fatto che il movimento origina ancora prossimalmente, a livello della spalla. L'avambraccio è appoggiato sul piano di lavoro, mentre non è ancora presente una dissociazione tale da permettere dei distinti movimenti delle dita. E' interessante notare che non tutti gli individui arriveranno ad utilizzare una presa cosiddetta matura, ma una parte di essi (5% circa) si arresterà nella fase intermedia. In questa categoria ritroviamo: • presa statica a quattro dita • presa con pollice trasversale • presa tripode statica Prese mature Lo stadio corrispondente a questo tipo di prese, nel caso venisse raggiunto, si ha tra i 4 ed i 6 anni. Ciò che caratterizza questo tipo di impugnature è la dinamicità, data dal controllo del polso e dall'uso per la prima volta dei muscoli interni ed esterni della mano, che permettono la compartecipazione e la coordinazione delle dita. In questa fase evolutiva il polso ed il gomito sono stabili e grazie alla maturazione raggiunta, è possibile la dissociazione, a livello distale, delle dita delle mani. In questa categoria ritroviamo: • presa tripode laterale • presa dinamica a quattro dita • presa tripode dinamica • presa tripode interdigitale Teoria dell’attaccamento ed oggetto transizionale Teoria dell'attaccamento Il gioco emozionale nella relazione tra l'adulto che si occupa dell'accudimento del bambino (ovvero caregiver) ed il bambino stesso ha lo scopo di regolare le interazioni di tipo affettivo nella diade e viene appreso molto precocemente, ancora prima della comparsa della prensione degli oggetti e della rappresentazione di essi. I caregivers, che solitamente sono le madri, attribuiscono in maniera più o meno cosciente, un'intenzionalità emotiva ai comportamenti dei loro bambini. Si parla infatti di scaffolding, ovvero della funzione dell'adulto consistente nel rispondere in maniera appropriata ai segnali del piccolo, modulando il proprio comportamento in base al livello di sviluppo del bambino. E' importante sottolineare che gli scambi emotivi della diade madre-bambino, vengono considerati condizioni determinanti per lo sviluppo del piccolo. In riferimento a questa affermazione, è necessario parlare della Teoria dell'attaccamento, grazie alla quale abbiamo una prima chiave di lettura dell'insieme delle complesse reazioni emotive del bambino. Questa teoria è stata elaborata e proposta da Bowlby nel 1969 ed ampliata in seguito da Mary Ainsworth. Bowlby parla dell'attaccamento come di una predisposizione biologica del bambino verso la persona che si prende cura di lui e che gli assicura la sopravvivenza. Sono il bisogno di contatto e di conforto che spingono primariamente il piccolo verso una figura di attaccamento privilegiata e la prima manifestazione di questo è la ricerca della vicinanza con il caregiver. Fin dalla prima infanzia, l'attaccamento si struttura dalla convergenza tra alcuni comportamenti, biologicamente programmati, che il bambino mette in atto per mantenere la vicinanza (pianto, sorriso ecc..) con la figura di riferimento, e le risposte dell'adulto. La vicinanza alla madre da una parte e l'esplorazione dell'ambiente dall'altra sono i due poli intorno ai quali si articola la relazione diadica. L'esplorazione dell'ambiente, che comprende anche il gioco solitario e non, è considerata una componente antitetica del comportamento dell'attaccamento, anche se “antitetico” non è da considerasi nella sua accezione negativa. Infatti quando il piccolo si sente sicuro dell'ambiente circostante tende ad allontanarsi dalla figura di riferimento per andarlo ad esplorare; così entra in azione il sistema di attaccamento che ha lo scopo di mantenere un necessario equilibrio omeostatico tra vicinanza ed esplorazione. Bowlby sottolinea quanto siano importanti le esperienze vissute dal bambino nel rapporto con la figura di attaccamento, in quanto il tipo di relazione affettiva che i genitori stabiliscono con i loro figli ha delle ripercussioni, non solamente sulla modalità di organizzazione del legame, ma anche sull'adattamento futuro. Bowlby differenzia quattro fasi di sviluppo del sistema di attaccamento: • Prima fase (2 mesi circa): è caratterizzata da parte del bambino, dalla produzione di segnali di attaccamento senza discriminazione della persona a cui sono diretti; questi comportamenti hanno la funzione biologica di assicurare benessere e protezione. • Seconda fase (3-6 mesi): il bambino appare sempre più in grado di discriminare tra figure familiari e sconosciute, orientandosi verso le prime,in particolare con comunicazioni dirette, verso chi si prende cura di lui. • Terza fase (6-24 mesi): in questa fase le altre persone familiari diventano figure secondarie di attaccamento e gli estranei vengono visti con distacco e diffidenza, tanto è che proprio in questo periodo che compaiono l'ansia da separazione e la paura dell'estraneo; sono quindi presenti comportamenti di mantenimento della vicinanza con la figura di accudimento privilegiata. • Quarta fase (dai 24 mesi in poi): i bambini diventano capaci di adottare comportamenti intenzionali, di pianificare i propri obiettivi e di tenere conto delle esigenze degli altri; il riferimento specifico continua ad essere quello del caregiver, con la manifestazione di altre forme di attaccamento che però sono influenzata dalla modalità con cui si è venuto organizzando l'attaccamento verso la figura privilegiata. Sui presupposti della Teoria dell'attaccamento, Ainsworth e colleghi hanno effettuato una serie di osservazioni qualitative per studiare differenze individuali in relazione alla sicurezza dell'attaccamento. Il metodo utilizzato, anche tutt'ora, è quello della Strange Situation, ovvero una situazione sperimentale di leggero stress che permette di cogliere i segnali del bambino, tra i 12 ed i 18 mesi, alla separazione e alla riunione con la madre. Grazie a queste osservazioni, è stato possibile differenziare 3 tipologie di attaccamento, corrispondenti a legami affettivi strutturatisi durante il primo anno di vita. • Pattern A, attaccamento insicuro evitante: in questo caso i bambini hanno sperimentato un rapporto con una figura di attaccamento insensibile ai loro segnali e rifiutanti sul piano del contatto fisico, anche in circostanze stressanti; pertanto non sembrano avere fiducia in un'adeguata risposta materna e mostrano uno spiccato distacco ed evitamento della vicinanza e del contatto con la madre, infatti in assenza della madre non reagiscono alla separazione, esibendo un eccesso di autonomia ed infine quando la madre ritorna non si avvicinano o evitano attivamente il contatto • Pattern B, attaccamento sicuro: sono quei bambini, che avendo avuto una madre sensibile ai segnali di sconforto e disagio, sanno equilibrare il comportamento esplorativo con quello di attaccamento, questo perché confidando nella responsività della madre, mantengono una sicurezza interna che consente loro di esplorare il mondo. • Pattern C, attaccamento insicuro ansioso ambivalente: questi bambini hanno avuto una madre imprevedibile nelle risposte in quanto affettuosa per proprio bisogno e rifiutante su sollecitazione del bambino; incerti sulla disponibilità materna, appaiono assorbiti dalla figura di attaccamento, pur non riuscendo ad utilizzarla come base sicura da cui partire per esplorare l'ambiente; in questi bambini lo stress e l'angoscia non sono placati neanche con il ritorno della madre, alla quale il bambino si riavvicina, per poi rifiutarla. Oggetto transizionale Arrivati a questo punto della trattazione non si può non accennare ai concetti introdotti da Winnicott, facendo riferimento innanzitutto al concetto di “holding”, che ben si sposano con la Teoria dell'attaccamento di Bowlby. Con “holding” (letteralmente “sostegno”), si intende la capacità della madre di fungere da contenitore delle angosce del bambino. Infatti una madre sufficientemente buona ed adeguata, svolge la funzione di contenimento in quanto sa istintivamente quando intervenire dando amore al bambino e quando invece mettersi da parte se quest'ultimo non bisogna del suo aiuto. Grazie a queste capacità della madre, il bambino può sperimentare l'onnipotenza soggettiva, ovvero la sensazione di essere lui a creare ogni cosa, esperienza indispensabile per il sano sviluppo dell'individuo. Questa esperienza fa vivere inizialmente il bambino in una realtà costruita soggettivamente, dove ogni cosa, madre compresa, è soggetta al suo controllo. Successivamente dovrà avvicinarsi ad una visione di uno spazio oggettivo condiviso in cui tutto, e soprattutto la madre, esistono indipendentemente dalla sua volontà. Tra queste due realtà se ne inserisce una terza, chiamata “spazio transizionale”, sia costruito soggettivamente sia percepito oggettivamente, che proprio per questa caratteristica di ambivalenza permette al bambino di spostarsi verso una realtà oggettiva senza esserne traumatizzato e senza perdere il nucleo dell'onnipotenza soggettiva, che permette al bambino l'espressione dell'originalità e della passione dell'individuo. In ogni caso, è importante sottolineare che lo spazio transizionale non consiste solo in una fase evolutiva dello sviluppo umano, ma è anche e soprattutto lo spazio potenziale tra individuo e ambiente, in cui si modella, in "tutte le età successive dell'uomo" ogni forma di processo mentale creativo, che ci permette di sviluppare una autonomia riflessiva personale. Si arriva quindi a parlare dell'”oggetto transizionale”, che nello sviluppo infantile umano è un qualcosa, generalmente un oggetto fisico, che prende il posto del legame madre-figlio. Gli esempi più comuni di oggetti transizionali infantili sono rappresentati da bambole, orsacchiotti, coperte ecc. Tale oggetto, rappresentando l'unione con la madre, ne permette anche il distacco e l'autonomia da essa, processo definito come individuazione-separazione. Quindi l'oggetto transizionale permette l'ammortizzazione del passaggio dallo stadio dell'onnipotenza soggettiva a quello della realtà oggettiva condivisa, e lo fa rappresentando in maniera pre-simbolica l'area (o spazio) transizionale. Possibili relazioni tra modelli di attaccamento ed impugnatura dello strumento grafico Da quanto esposto nel primo capitolo, grazie alle neuroscienze è stato messo in luce che alcune parti del SNC, che si pensavano deputate esclusivamente alla motricità, sono in realtà collegate anche alle emozioni e quindi all’affettività. In fin dei conti tutto questo non appare strano se si pensa che la motricità ha il compito di metterci in relazione con il mondo e quindi con gli altri. Sicuramente le nostre condotte motorie e le nostre posture dicono qualcosa di noi. L'impugnatura altro non è che una delle tante espressioni del nostro comportamento motorio, ma in realtà la nostra corporeità, e quindi il modo in cui ci poniamo “psico-motoriamente” nel mondo, deriva da alcune nostre personali sfaccettature caratteriali. Il nostro carattere e soprattutto la maniera con cui noi ci relazioniamo al mondo derivano dal rapporto che abbiamo avuto con la nostra figura di accudimento; ovvero il nostro modo di rapportarci alle persone e alle situazioni, ricalca la struttura relazionale della diade madre-bambino. Per dirla in altre parole, il primo legame con la madre, è alla base della struttura emotiva della personalità. Quindi, l'affermazione sul piano dell'identità individuale è un processo psichico e biologico collegato a quello di separazione-individuazione del corpo materno e con l'acquisizione sul piano psichico e corporeo del proprio sé. Detto con le parole di Winnicott “...c'è un'area fra la madre ed il bambino che è insieme madre e bambino. Se tutto va bene essa gradualmente si scinde in due elementi, la parte che il bambino alla fine rifiuta e quella che alla fine reclama” (Winnicott, 1986). Il periodo di tempo necessario affinché si compia questo processo è di circa 36 mesi, ovvero quando il bambino compie i 3 anni di vita. Come abbiamo visto questa è proprio l'età in cui il bambino inizia ad essere maggiormente autonomo, indipendente e capace. E' anche il momento in cui comincia a maneggiare lo strumento grafico con maggiore consapevolezza producendo degli scarabocchi più articolati. Queste produzioni grafiche sembrano proprio il concretizzarsi di una necessità del bambino di affermare il proprio sé e questo verrà fatto in maniera sempre più precisa e raffinata fino ad arrivare alla scrittura. Riprendiamo ora il concetto di “oggetto transizionale”: questo oggetto, aiuta il bambino ad effettuare il processo necessario di individuazione-separazione di cui abbiamo appena parlato. Grazie ad esso il bambino riesce a transitare da una realtà di onnipotenza soggettiva ad una realtà condivisa oggettiva, in cui la madre è un individuo a sé, che esiste indipendentemente dal bambino stesso. A tal proposito sembra che non ci sia esempio più calzante dello strumento grafico: quest'ultimo compare più massicciamente nella vita del bambino, proprio nel momento in cui, essendo più autonomo, si allontana dalla madre diventando quindi allo stesso tempo strumento di affermazione della propria individualità e oggetto transizionale di consolazione per la scissione dell'unità madre-bambino. Avendo considerato l'impugnatura come una delle varie espressione psicomotorie del bambino, ne deriva che quest'ultimo impugna lo strumento grafico (ma non solo) anche in base a come e quanto ha sperimentato e all'esperienza affettiva positiva/negativa che ha interiorizzato. Infatti la dimensione psichica ed affettiva appaiono strettamente collegate alla sensorialità, al corpo, al tono e alla motricità, in un'unica organizzazione che possiamo chiamare “tonico-emozionale”, derivante dal “dialogo tonico-emozionale” che il bambino ha instaurato con la propria madre. Pertanto, le tipologie psicomotorie consistono nelle rappresentazioni a livello corporeo dei modelli operativi interni che il soggetto organizza a seguito del proprio vissuto di attaccamento. Grazie a questa corrispondenza rappresentativa, possiamo ipotizzare delle correlazioni tra le impugnature dello strumento grafico e i modelli di attaccamento. E’ bene sottolineare che non si vuole certo alludere ad una relazione lineare e diretta tra determinati modelli di attaccamento e determinate impugnature (che tra l’altro sono molteplici) bensì tra alcuni tratti della relazione madre-bambino e impugnature dei bambini stessi, con tutte le varianti che questi aspetti comportano. L'insicurezza che si presenta come conseguenza di legami affettivi di tipo evitante, ambivalente, disorientato e disorganizzato (Ainsworth et al. 1978; Siegel 2001) può comportare delle difficoltà nel bambino per quel che riguarda la propria presa in carico corporea e quindi l'autocontrollo della propria motricità. Tipologie psico-motorie Attacamento sicuro Le figure genitoriali reagiscono ai bisogni del bambino, adattandosi ai segnali infatili, perciò essendoci stata una buona empatia emotiva da parte dei genitori verso il figlio, la tipologia psicomotoria corrispondente è quella di un bambino con un equilibrato ed armonico sviluppo motorio. Un equilibrato ed armonico sviluppo motorio, o per meglio dire psicomotorio, implica un buon equilibrio tra atteggiamento flessorio ed estensorio, in tutte le manifestazioni psicomotorie, tra cui l'impugnatura dello strumento grafico. Una buona presa, o per meglio dire, una presa funzionale all'individuo è quella che grazie alla sua dinamicità non provoca tensione ed affaticamento. Nell'equilibrio tra movimenti di allontanamento ed avvicinamento si può rintracciare il generale equilibrio di uno sviluppo armonico, dato dall'equilibrio tra avvicinamento ed allontanamento dalla figura di accudimento, che permette rispettivamente una scrittura funzionale ed una vita serena. Attacamento insicuro ambivalente Le figure di attaccamento corrispondenti a questa categoria sono state imprevedibili e pertanto il piccolo risulta ansioso perché non sa cosa aspettarsi. Di conseguenza il bambino si ritiene vulnerabile e non in grado di affrontare autonomamente i propri problemi. La tipologia psicomotoria associata a questo tipo di attaccamento è caratterizzata da inibizione con iper-controllo e/o inibizione in un soggetto attivo ma scoordinato. In termini di impugnatura dello strumento, da un bambino con un passato di attaccamento insicuro ambivalente ed una tipologia psicomotoria caratterizzata da iper-controllo ci si aspetterà un'impugnatura molto rigida e statica, con le dita che avvolgono lo strumento grafico tenendolo ancorato al palmo o rigidamente direzionato verso di esso. Questa presa che per certi aspetti si può definire “globale”, nel senso di massicciamente unitaria, rimanda ad un'unità madre-figlio che forse l'individuo non ha ancora pienamente superato. La tensione che non permette al bambino di allontanarsi dalla madre e la tensione che non permette alla presa e allo strumento grafico di muoversi liberamente sembrano avere una stessa radice comune. Attaccamento insicuro evitante In questo caso i genitori sono eccessivamente razionali ed emotivamente non disponibili nei confronti del bambino. La figura di riferimento è percepita come una figura non presente in caso di necessità e di conseguenza il bambino fa affidamento su sé stesso, negando spesso i suoi bisogni. La tipologia psicomotoria corrispondente è caratterizzata spesso da instabilità con ipercinesia e problemi attenzionali, o da instabilità con impulsività. Per quel che riguarda l'impugnatura dello strumento grafico, da un bambino che ha un vissuto di attaccamento insicuro evitante, con una tipologia psicomotoria caratterizzata da instabilità, ci si può aspettare un'impugnatura non ben controllata e disorganizzata. Si possono considerare delle impugnature con caratteristiche opposte a quelle esposte nella categoria precedente: sono quelle prese con le dita in atteggiamento estensorio. Questa caratteristica “estensoria” è ben lontana dalla presa “globale”, ma non per questo necessariamente più funzionale o matura. Il moto di allontanamento delle dita e quindi dello strumento grafico può essere accomunato anche in questo caso all'interiorizzazione di un modello di comportamento dovuto alla condotta evitante della madre e di rimando alla stessa condotta del figlio. In definitiva, come un bambino sereno e capace, deve mantenere un equilibrio tra l'avvicinamento alla figura di riferimento come base sicura e allontanamento dal genitore per permettere l'esplorazione e la crescita personale, allo stesso modo la penna deve poter essere guidata dalle dita in una sequenza di movimenti fini di equilibrio tra allontanamento ed avvicinamento al palmo. Certo, questa ipotesi può sembrare un po' ardita, ma forse in fondo non troppo se si pensa a Guilmain ed al suo metodo rieducativo. L'obiettivo di quest'ultimo consistevano nel rieducare l'attività tonica, quindi le posture, l'equilibrio e la mimica facciale ed uno dei principi alla base di questo metodo era la stimolazione dell'attività relazione. Guilmain quindi proponeva di fare attività motoria per stimolare le competenze relazionali, che a loro volta avrebbero dato benefici nell'ambito della motricità stessa. Prologo E' sicuramente un'ardua impresa quella di “catalogare” ogni impugnatura in base alle sue caratteristiche, mettendola in rapporto alla relazione madre-bambino sperimentata. Ci sono peraltro innumerevoli prese, dalle caratteristiche più disparate e si rileva anzi un aumento di quelle impugnature che si discostano dall'ideale tripode dinamica, senza che esse debbano però necessariamente essere annoverate all'interno delle condizioni patologiche. Ci sono moltissimi fattori incidenti all'interno della vita di un individuo, che possono influire sulla sua unità psicomotoria e quindi sulla sua espressività corporea. Sicuramente gli stili genitoriali influiscono in maniera massiccia in questo senso, con le modalità precedentemente esposte. Queste modalità di comportamento genitoriale sono sicuramente da ricollegare al bagaglio di esperienze individuali ed al rapporto che le figure di accudimento hanno avuto a loro volta con i loro genitori. C'è però anche da considerare che rispetto a qualche decennio fa, sia i genitori che i bambini sono molto diversi, vivendo un momento storico ed una condizione socio-culturale molto differente. Sempre di più la società ha portato noi tutti ad avere dei ritmi di vita che a volte per necessità lasciano poco spazio alla famiglia. Credo che questo cambiamento non possa non aver inciso sul modo di vivere la famiglia e sulla modalità di relazionarsi dei genitori con i figli e che questo cambiamento, unito al bagaglio emotivo-esperenziale unico e personale di ogni genitore abbia inciso sulla crescita dei bambini, sulla loro organizzazione interiore e quindi sulla loro espressività psicomotoria.