PRENDERSI CURA DEL BAMBINO SOTTOPOSTO AD

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PRENDERSI CURA DEL BAMBINO SOTTOPOSTO AD
PRENDERSI CURA DEL BAMBINO SOTTOPOSTO AD INTERVENTO CHIRURGICO TERAPIA DEL DOLORE DEL BAMBINO E ASPETTI PSICOLOGICI IN CHIRURGIA PEDIATRICA Simona Caprilli­Antonella Cipriani Il dolore rappresenta il più temuto sintomo di malattia ed è certamente l’esperienza psicologica più traumatizzante vissuta dal bambino durante il ricovero ospedaliero. Nonostante ciò la sua valutazione ed il suo trattamento è stato a lungo ignorato ed anche negato dalla medicina “ufficiale” e solo recentemente il trattamento antalgico in pediatria è diventato parte integrante dell’assistenza del piccolo malato. Anche nell’ambito delle scienze psicologiche è stata finora riservata poca attenzione al dolore del bambino ospedalizzato, sia in termini di valutazione che di intervento. Il dolore è un'esperienza psicologica complessa dove i meccanismi cognitivi e affettivi sono spesso non meno importanti del danno di tessuti. Quando affrontiamo il problema del dolore del bambino in ospedale non si può trascurare l’aspetto emotivo che, come quello cognitivo, è un fattore di estrema importanza. Infatti, sul versante psicologico, un ruolo preponderante nel dolore del bambino è rappresentato dalla paura. Sappiamo infatti che durante le procedure mediche dolorose, da un semplice prelievo di sangue fino a procedure importanti come le aspirazioni di midollo osseo, la paura di quello che sta succedendo, e la percezione di non avere alcun controllo sulla situazione, può esacerbare la percezione del dolore. Il bambino ricorda molto bene l’esperienza dolorosa, cosa è accaduto, quanto ha sofferto, ed ha ragione di credere che sarà sempre così. È possibile osservare bimbi che cominciano a provare disagio, paura, ansia molto prima della procedura, quando cioè riescono a comprendere cosa li aspetta. Esiste inoltre una particolare forma di paura che è la cosiddetta “ansia anticipatoria” che si presenta quando il bambino sa che il giorno seguente o dopo poche ore dovrà essere sottoposto a una procedura (come un prelievo o una medicazione) che ha già effettuato, durante la quale ha provato dolore. Infatti le precedenti esperienze nocicettive giocano un ruolo molto importante a livello psicologico nel determinare come verrà vissuta la nuova esperienza. Ogni persona vicina al bambino può fare molto per supportare psicologicamente il bambino (e non importa essere psicologi) con dei semplici accorgimenti:
­ favorire la presenza del genitore e la sua partecipazione attiva ­ applicare tecniche non farmacologiche e di supporto ­ fornire informazioni al bambino su ciò che sta succedendo. ANSIA PREOPERATORIA L’induzione dell’anestesia è un evento particolarmente ansiogeno per il bambino che deve sottoporsi ad intervento chirurgico: si stima che nel 60% dei casi sia causa di ansia preoperatoria. L’ansia preoperatoria è uno stato di tensione, apprensione, nervosismo e preoccupazione legato alla separazione dai genitori, alla perdita di controllo, all’ambiente chirurgico e alla mascherina ed è considerata fattore predittivo di disturbi post­operatori che possono durare anche fino a sei mesi dopo l’intervento. Per il controllo dell’ansia preoperatoria del bambino, oltre alla somministrazione di farmaci come premedicazione, è suggerito l’impiego di tecniche non farmacologiche. Numerosi studi indicano l’efficacia della presenza del genitore al momento dell’induzione dell’anestesia per alleviare l’ansia. Un recente ricerca ha evidenziato la presenza del clown come tecnica non farmacologica nella gestione dell’ansia preoperatoria durante l’induzione dell’anestesia nel bambino. È inoltre molto importante fornire adeguate spiegazioni e informazioni al bambino tenendo conto dell’età e del tipo di intervento che deve eseguire. L’OPERATORE SANITARIO E LA PRESA IN CARICO DEL FENOMENO DOLORE: ASPETTI ETICI E NORMATIVI Il termine dolore, o pain, si applica alla sofferenza fisica come a quella psichica. E’ comunque opportuno, per motivi pratici, distinguere e trattare separatamente il dolore fisico legato ad un danno organico ben individuato, e quello mentale, che ha invece una connotazione eminentemente psichica. Oggi, anche nelle istituzioni più avanzate, il dolore continua ad essere una dimensione cui non viene riservata adeguata attenzione, nonostante sia stato scientificamente dimostrato quanto la sua presenza sia invalidante dal punto di vista fisico, sociale ed emozionale. “Non provare dolore è un diritto di ogni cittadino”. 1 La lotta al dolore deve essere un principio che deve contaminare tutto il sistema sanitario e tutti gli operatori. 1 Piano Sanitario Regionale Toscana 2005­2007, pag. 29
Importanti cambiamenti che si registrano nell’evoluzione dei codici deontologici in Italia. Il codice deontologico della professione infermieristica del 1977 indicava come dovere dell’infermiere quello di aiutare il paziente a "sopportare la sofferenza", nella recente versione del codice del 1999 viene indicato come dovere quello "di attivarsi per alleviare i sintomi, in particolare quelli prevenibili" della malattia (art. 4­14), tra i quali ha un ruolo prevalente il dolore. IL BAMBINO SOTTOPOSTO AD INTERVENTO DI SPECIALITÀ: OCULISTICA, OTORINO, ORTOPEDIA DALL’ACCOGLIENZA ALLA DIMISSIONE Cinzia Neri Qualsiasi sia l’entità di un intervento chirurgico esso comporta sempre uno sconvolgimento emotivo,più o meno importante, sia nel bambino che nella sua famiglia. I fattori che creano, nei soggetti interessati, emozioni negative come ansia, paura, impotenza, sono molteplici. Uno di questi è il dover mettere la “salute” del proprio figlio nelle mani di “sconosciuti”. L’accoglienza assume quindi un ruolo fondamentale. E’ in questa fase infatti che il professionista deve instaurare un rapporto di fiducia grazie alla quale si possono mitigare quelle emozioni negative citate in precedenza. Se si riesce ad ottenere questo tipo di rapporto sia il bambino che i genitori saranno più disponibili e collaborativi e la degenza risulterà migliore. Per ogni tipo di intervento esiste un percorso assistenziale pre operatorio specifico che riguarda aspetti quali: Digiuno, evacuazione, igiene della zona operatoria, preparazione del letto di degenza ecc. Ancora più diversificata è l’assistenza post operatoria soprattutto in termini di : ­ medicazioni ­ terapie farmacologiche ­ somministrazione di antidolorifici Inoltre da non sottovalutare è la conoscenza e la gestione delle eventuali complicanze che possono insorgere nel post operatorio . Anche se si tratta di interventi “minori” una grande importanza riveste inoltre l’educazione sanitaria. Se eseguita con competenza e professionalità concorrerà alla completa guarigione del bambino.
Massimiliano Stacchini L’ingresso nei locali operatori è – psicologicamente – un momento critico per chi deve sottoporsi ad un intervento chirurgico: si verifica una “aggressione” da parte di una realtà sconosciuta e vissuta come pericolosa per la propria integrità. Se il paziente è un bambino l’impatto traumatico di questo momento è vissuto ancor più intensamente, dato che il bambino non ha ancora sviluppato (o lo ha fatto solo parzialmente) i suoi meccanismi psicologici di difesa. Cruciale, quindi, diviene la preparazione psicologica del bambino all’intervento chirurgico, da compiersi da parte di vari soggetti tra i quali, fondamentali, i genitori. Fra le figure sanitarie con le quali il bambino si relaziona durante la propria degenza, l’infermiere è senz’altro quella che più frequentemente sarà in contatto con lui e con i suoi genitori nelle fasi pre­ intra­ e postoperatoria. Sarà quindi essenziale conoscere tutti quegli accorgimenti peculiari dell’assistenza al paziente pediatrico che deve sottoporsi ad intervento chirurgico. L’infermiere che accoglie un bambino in sala operatoria dovrebbe aver già conosciuto il bambino ed i suoi genitori prima dell’intervento, in modo tale da poter cercare di instaurare un rapporto che si rivelerà molto utile all’interno dei locali operatori, in quanto l’infermiere già conosciuto sarà la “persona amica” all’interno di una realtà percepita come ostile e pericolosa. Ovviamente l’assistenza infermieristica intraoperatoria al paziente pediatrico si baserà anche su specifiche competenze pratiche la cui applicazione permetterà di svolgere al meglio il proprio lavoro e quello delle altre figure protagoniste (chirurgo, anestesista, professionisti tecnici e di supporto).