INQUADRAMENTO GEOGRAFICO INFORMAZIONI E DATI DI
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INQUADRAMENTO GEOGRAFICO INFORMAZIONI E DATI DI
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Il Comune di Mariano si inserisce all’interno della porzione di territorio comasco nota come Brianza, compresa dal punto di vista geografico, tra le Prealpi meridionali a Nord, il Fiume Adda ad Est e il corso del Fiume Seveso ad Ovest. I principali elementi geografici di questo territorio sono i quattro laghi rispettivamente di Annone, Pusiano, Alserio e Montorfano, l’asse vallivo del Fiume Lambro con le piccole valli laterali di alcuni suoi affluenti di sinistra e i due rilievi principali di Montevecchia e del San Genesio, oltre alle modeste colline glaciali che sfumano a sud verso la pianura. Il territorio di Mariano Comense, situato al confine sud orientale della provincia di Como, si estende su una superficie complessiva di 13.72 kmq con il centro storico e la porzione più urbanizzata che si sviluppano in ambito di pianura. I comuni confinanti sono, da nord in senso orario: Brenna (Co), Carugo (Co), Giussano (MB), Seregno (MB), Cabiate (Co), Lentate sul Seveso (MB), Novedrate (Co), Figino Serenza (Co) e Cantù (Co) Il territorio in oggetto è rappresentato nel Foglio B5, sezioni b2 e b3, della Carta Tecnica della Regione Lombardia a scala 1:10.000. Dal punto di vista altimetrico il territorio comunale è compreso tra la quota massima di circa 330 m s.l.m. rilevabile in corrispondenza dell’estremità nord del comune al confine con Brenna e la quota minima di circa 235 m s.l.m. posta in corrispondenza dell'alveo del T. Terrò al confine meridionale del comune con Cabiate e nella fascia al confine con Seregno. INFORMAZIONI E DATI DI CARATTERE BIBLIOGRAFICO E’ stata effettuata una ricerca bibliografica relativa al territorio in esame utilizzando in particolare il portale della Regione Lombardia e i lavori di carattere geologico, geotecnico e idrogeologico disponibili negli archivi comunali. Cartografia e dati relativi al progetto Inventario IFFI dei – fenomeni franosi Si tratta di un portale che permette di visualizzare un inventario delle frane e dei dissesti inserendo idrogeologici il nome del Comune interessato. Il sistema consente di visualizzare l’ubicazione della frana/dissesto idrogeologico e di scaricare alcuni dati di caratterizzazione del fenomeno. Per quanto riguarda il comune di Mariano C., non sono presenti particolari segnalazioni. Cartografia e dati relativi a studi geologici comunali Si tratta di un database che permette la consultazione del mosaico dei dissesti PAI (principali frane e dissesti idrogeologici) già inseriti in rete. Dalla consultazione emerge che non sono presenti dati relativi al comune di Mariano C. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E GEOLOGICO GENERALE DELL'AREA Nel Quaternario (da 1,8 milioni di anni fa ad oggi), si è avuta la deposizione di sedimenti in mare e il bacino Padano è stato completamente colmato lasciando il posto alle terre emerse. In questo periodo è iniziata una serie ininterrotta di glaciazioni, che hanno raggiunto la Brianza edificandone gli anfiteatri morenici. Il periodo del Pleistocene, interessato da più eventi di glaciazione e deglaciazione è quello che maggiormente ha lasciato i suoi segni sul territorio in esame. La configurazione del paesaggio naturale è la sintesi dell'attività modellatrice di successivi eventi di deposizione fluvioglaciale e dell’azione erosiva che su questi depositi è stata svolta dai corsi d’acqua e dall’erosione superficiale successiva. Il territorio in oggetto, che occupa una porzione in sinistra idrografica nel bacino del F. Seveso, è contraddistinto da un pianalto collinare nordoccidentale che si raccorda, con una scarpata alta mediamente 30 m, al sottostante settore sudorientale pianeggiante e maggiormente urbanizzato. Il pianalto ondulato digradante verso sud-sudest, costituito da depositi fluvioglaciali “antichi”, è inciso in senso N-S dal corso del T. Terrò e da vallecole subparallele con andamento NNw-SSe che incidono la scarpata al piede della quale scorre l’alveo della Roggia Vecchia che costituisce, unitamente al T. Terrò, l’asse drenante principale della zona. Questo corso d’acqua è l’affluente più orientale del F. Seveso, lo spartiacque orientale segna infatti il confine con il bacino del F. Lambro il cui alveo (q. 220 m s.l.m.) dista mediamente circa 4 km in direzione Est. E’ evidente l’asimmetria dell’asse drenante della Roggia Vecchia, determinata dall’assenza di rilievi ed affluenti in sinistra idrografica. Sono inoltre presenti ma poco evidenti (ad eccezione dell’accumulo della discarica di C.na Settuzzi - M.te Alpano) forme legate all’uso antropico del territorio con particolare riferimento ai terrazzamenti realizzati su alcuni tratti del versante della scarpata principale. A questi si aggiungono alcuni interventi di regimazione delle acque superficiali ed alcune superfici formate da sbancamenti o materiali di riporto, legate allo sviluppo urbano e industriale degli ultimi decenni. IDROGEOLOGIA I principali lineamenti idrogeologici dell'area in esame sono ricavati dalla “RELAZIONE GEOLOGICO-TECNICA A SUPPORTO DEL PRUG” redatta dal dott. geol. G. Attardo nel 1995 per conto del Comune. Si distingue l’acquifero superficiale contenuto nei dei depositi fluvioglaciali e fluviali, con grado di cementazione variabile: comprende la litozona ghiaioso-sabbiosa ed i depositi del Ceppo, costituiti da ghiaie e sabbie, più o meno cementate, passanti a conglomerati ed arenarie. L'assetto geometrico dei corpi conglomeratici è spesso discontinuo con passaggi laterali eteropici e spesso transizionali. Anche all'interno dei conglomerati si riscontrano livelli ed orizzonti poco o nulla cementati. Si osserva quindi una permeabilità mista per fratturazione e per porosità. Caratteristica prevalente del complesso è comunque una buona permeabilità, che permette di costituire un acquifero di notevole interesse. Dal momento che nelle porzioni litoidi il valore della permeabilità è funzione del grado di cementazione, in esse si possono riscontrare localmente porzioni poco permeabili e quindi sterili dal punto di vista idrogeologico. L’acquifero profondo (2° falda) è contenuta nella s ottostante litozona argillosa di età pliocenica (Villafranchiano) nota come Argille sotto il Ceppo", comprende il Complesso argilloso sabbioso: tale complesso è costituito dai depositi continentali transizionali e marini, costituiti da limi ed argille, con permeabilità pressoché nulla, intercalati a depositi sabbiosi, raramente ghiaiosi, mediamente permeabili. Data l'alternanza litologica, questi depositi, oltre che rappresentare il letto impermeabile che sostiene la falda superficiale, vanno a costituire un acquifero multistrato caratterizzato da una produttività idrica molto variabile ma generalmente limitata. Non d’interesse per il presente studio. Dalla piezometria, ricavata in base alla campagna di misure del livello statico nei pozzi condotta dal dott. geol. G.Attardo (1995), si ricava la profondità della falda. Il flusso è diretto verso sud ovest con gradiente elevato, intorno all’ 1.5%. Nello studio del dott. G. Attardo la vulnerabilità del 1°acquifero nell’area di pianura occupata dai depositi alluvionali o fluvioglaciali permeabili è valutata di grado elevato (metodo DRASTIC). Evoluzione geomorfologica e problemi nell’area del pianalto collinare Nella porzione collinare nord occidentale del territorio comunale, caratterizzata dalle coperture “loessiche” (depositi di origine eolica) e fluvioglaciali ferrettizzate, le pendenze sono blande e non si rilevano dissesti gravitativi (franamenti). La bassa permeabilità dei suoli favorisce localmente il ristagno idrico e la formazione di impaludamenti nelle aree pianeggianti o depresse (tra T. Ramarino e T. Cabiate e area boschiva a monte della discarica fino al confine con Brenna). Nelle aree, anche a debole pendenza, in cui scorrono le acque concentrate si formano in breve tempo profondi solchi a V con pareti subverticali instabili (vedi paragrafo successivo). I terreni hanno discrete caratteristiche portanti mediamente a partire da – 2 m circa di profondità, gli interventi di trasformazione devono prevedere la corretta regimazione delle acque di pioggia. Da prevedersi verifiche di stabilità per scavi con altezza significativa. Si rimarca il valore ambientale e paesistico di gran parte di questo settore (escludendo la fascia compromessa tra T. Lottolo e T. Terrò) accresciuto dalla presenza dei suoli a ferretto, delle piccole aree umide, delle pinete e in generale dei boschi titpici della alta brughiera briantea. Evoluzione geomorfologica e problemi nelle aree acclivi (valli torrentizie e scarpata principale) Nella porzione nord occidentale del territorio comunale, caratterizzata dalle coperture “loessiche” (depositi di origine eolica) e fluvioglaciali ferrettizzate, i tratti di versante maggiormente acclivi sono interessati da modeste dinamiche morfologiche attive. In tali ambiti le coperture loessiche e i suoli limoso-argillosi sono localmente soggetti a fenomeni di soliflusso, piccoli dissesti possono originarsi a seguito del crollo/ribaltamento di alberi causati da vento o neve; nell’interruzione di continuità del suolo può concentrarsi il deflusso superficiale che avvia l’erosione e facilita la saturazione dei depositi sottostanti. La stabilità dei depositi fluvioglaciali sottostanti può raggiungere condizioni limite solo in corrispondenza di scarpate subverticali con sviluppo plurimetrico (anse sui torrenti a monte della s.p. 32) in condizioni di saturazione e/o in corrispondenza di risorgenze temporanee che si possono instaurare tra lenti a diversa permeabilità contenute nei depositi stessi. Si segnala in particolare che lungo il T. Terrò nel tratto immediatamente a monte della sp 32 e lungo il T. Lottolo immediatamente a monte di v.Como, l’alveo scorre inciso a profondità di alcuni metri rispetto al p.c. circostante formando scarpate che in corrispondenza del lato esterno delle anse presentano un profilo subverticale con indizi di arretramento che comporta un elevato rischio di frana con arretramento del ciglio e conseguente presa in carico dai flussi di piena del materiale detritico. Un’altra area in dissesto si trova lungo i versanti della Valle di Mariano tra c.na Ferro Rosso e la sp.32 dove sui ripidi versanti si rilevano franamenti con accumulo del materiale che crea contropendenze in alveo. Rispetto ai dissesti gravitativi è comunque prevalente l’attività erosiva direttamente esercitata dalle acque concentrate negli impluvi; infatti tutti i torrenti e i piccoli rii che incidono profondamente le coperture sciolte presenti sui versanti, sono localmente caratterizzati da alvei o solchi in approfondimento e da scarpate di sponda fortemente acclivi con evidenti fenomeni di erosione lineare all’esterno delle anse; raramente i dissesti più consistenti conseguenti a fenomeni di erosione al piede, coinvolgono significativamente anche il versante soprastante, oltre i 3-4 m dall’alveo. Nelle porzioni altimetricamente più elevate degli impluvi secondari dove prevalgono terreni limoso-argillosi rossi del pianalto, la forma dei solchi d’erosione è a V profonda, mentre a quote medio inferiori, o lungo il collettore principale, l’alveo attuale ha generalmente sezione rettangolare. I terreni hanno discrete caratteristiche portanti mediamente a partire da – 2/-3 m circa di profondità. Sconsigliata l’edificazione, gli interventi di trasformazione, ove ammissibili, devono prevedere la corretta regimazione delle acque di pioggia e/o incanalate e evitare l’aggravio delle condizioni di stabilità del pendio. Da prevedersi verifiche di stabilità per scavi con altezza significativa e per riporti nei pressi del ciglio delle scarpate. Per tutti i torrenti in ambito extra urbano sarebbe utile l’ispezione annuale periodica (fine febbraio) dell’alveo al fine di eliminare le ostruzioni, anche parziali, causate dal crollo di piante di alto fusto e ceppaie che, se prese in carico dalla corrente, in corrispondenza di deviazioni, restrizioni d'alveo e delle opere di attraversamento a valle possono causare sensibili riduzioni delle sezioni di deflusso e innescare fenomeni di esondazione e/o dissesto spondale localizzato. Si segnalano i numerosi scarichi e il degrado dell’alveo del T. Terrò e del T. Lottolo tra via Como e la sp.32, l’utilizzo imporprio come pista forestale dell’alveo della Valle del Laghetto fino a q. 300 circa e dell’alveo della Valle Pissavacca-Ca Nova fino alla discarica. Il legname derivante dalle operazioni di taglio del bosco in corrispondenza degli impluvi attraversati dagli elettrodotti è spesso abbandonato (o depositato) in alevo costituendo ostacolo al deflusso. Evoluzione geomorfologica e problemi nell’area di pianura urbanizzata Si tratta di un ambito di pianura stabile, le principali problematiche in atto sul territorio urbanizzato compreso tra il confine con Carugo-Giussano e il piede delle colline, sono riconducibili al deflusso delle acque superficiali nella Roggia Vecchia; in particolare si ricorda l’ultimo evento nel 1993 con esondazioni che hanno coinvolto il ponte di v. S. Martino, l’area dell’attuale piazza del mercato e via Cappelletti oltre che alcune aree agricole poco a monte del confine con Cabiate. A seguito di questi e di precedenti eventi (es. 1976) si sono realizzati, in tempi diversi, vari interventi di regimazione e protezione spondale che hanno localmente migliorato le condizioni del deflusso (attualmente sono in corso di realizzazione quelli progettati tra il ponte di via Card. Ferrari e lungo via Segantini fino a via Luini, in precedenza si è intervenuti nella zona del ponte di v. S. Martino-p.zza mercato e nel primo tratto di via Cappelletti). Durante l’evento del novembre ’02 il reticolo idrico ha sostanzialmente tenuto pur essendo arrivato molto vicino al limite della crisi; si sono verificati solo modesti dissesti spondali con limitate esondazioni puntuali. Nel 2006 è stato collaudato lo sbarramento sul corso della Roggia Vecchia in loc. S. Ambrogio a Carugo che laminando la portata delle piene della roggia dovrebbe contribuire a diminuire il rischio di esondazione a valle, anche se solo per gli eventi con frequenza maggiore; infatti l’insufficienza delle sezioni di deflusso in alcuni tratti dell’alveo è ancora grave e non consente lo smaltimento delle piene con tempi di ritorno superiore ai 30 anni. A seguito di ciò si individuano con criterio sostanzialmente topografico le aree a rischio di allagamento per esondazione della roggia. Tale perimetrazione, stante il complesso contesto urbano (recinzioni, rampe box, tombinature stradali ecc) è da ritenersi come indicativa e di massima. Si raccomanda che eventuali altri interventi strutturali di regimazione dell'alveo della Roggia Vecchia siano valutati nell'ambito di un piano di bacino o comunque di un coordinamento territoriale a scala sovracomunale - vedi studio di TEI SpA (1998-99) "Progetto di sistemazione idraulica dei torrenti Terrò, Certosa ed affluenti" - Regione Lombardia - infatti l’ipotetico adeguamento delle sezioni di deflusso nel solo territorio di Mariano trasferirebbe, accentuandolo, il problema ai comuni più a valle. Non sembrano comunque rimandabili gli interventi per adeguare la sezione di deflusso lungo il tratto urbano che dal traverso di via Grigna giunge fino all’inizio del tratto tombinato di via De Gasperi. In questo segmento si segnala inoltre il grave dissesto per erosione det terreno d’appoggio delle fondazioni del muro di sostegno della strada presente nel secondo tratto di via Cappelletti (sponda sinistra). I terreni sono di natura fluvioglaciale ghiaiosa con copertura alluvionale sabbiosa e hanno buone caratteristiche portanti mediamente a partire da – 2/-3 m di profondità, tuttavia si segnala nella porzione settentrionale del comune oltre l’oratorio S. Rocco, tra l’alveo della Roggia Vecchia e il piede delle colline, la presenza di un’area con un maggior spessore di terreni superficiali scadenti (limi sabbiosi) al cui interno si possono formare vene d’acqua legate ad antichi alvei torrentizi anche a quote tali da interferire con gli interrati. La delimitazione di tale area ha carattere indicativo di massima e deriva da informazioni fornite per lo più da progettisti, non essendovi indizi superficali che la distinguano dal contorno. Si ritiene che anche nell’area compresa tra via S. Agostino, via per Cabiate e il piede delle colline possano essere presenti spessori di terreno scadente superiori a 5 m. La presenza di depositi fluvioglaciali e alluvionali permeabili con ridotto o nullo spessore di suolo unitamente ai bassi valori di soggiacenza della falda freatica (in quest’area tra i -15 m da pc a nord e i – 40 m a sud) che non è protetta da strati argillosi o setti impermeabili, determina un alto grado di vulnerabilità del primo acquifero. Escludendo le aree inedificabili di pertinenza dei corsi d’acqua, le limitazioni alla trasformazione del territorio sono modeste e legate principalmente agli ambiti critici evidenziati (aree allagabili e aree con terreni scadenti). Si richiederanno quindi eventuali accorgimenti costruttivi caso per caso. La vulnerabilità del primo acquifero esclude la realizzazione di pozzi neri disperdenti e nelle aree di rispetto delle captazioni idropotabili impone la realizzazione di fognature a doppia tenuta. Eventuali perforazioni oltre i – 20 m da p.c. (pozzi per acqua, sonde geotermiche ecc.) dovranno garantire l’isolamento idraulico dei livelli acquiferi eventualmente attraversati. Rischio sismico Il comune ricade in Zona Sismica 4 (rischio basso). Non si hanno segnalazioni storiche di danni a edifici derivanti da terremoti. Essendo il sottosuolo dell’intero territorio comunale costituito da spessi depositi alluvionali e fluvioglaciali esso è comunque soggetto a fenomeni di amplificazione del moto sismico che vanno quindi considerati nella progettazione degli edifici secondo quanto prescrive la più recente normativa sulle costruzioni.