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OSPEDALI/ ONCOLOGIA
Accreditati all’eccellenza
per garantire ai malati
un’assistenza migliore
“Qualità è un termine attuale, va di moda, piace a tutti. Ma se si va a vedere in realtà cosa
significa e cosa comporta scopriamo che ciascuno ha la sua idea. Anni addietro questo
termine è stato introdotto anche nel Servizio sanitario nazionale. La sanità è però un
sistema che “produce” la salute, bene che non si tocca con mano. E’ stato dunque difficile
capire cosa volesse dire e cosa bisognasse fare”. Così Guido Tuveri, direttore
dell’Oncologia, sintetizza la grande complessità di un concetto all’apparenza
semplicissimo che in campo sanitario riveste un’importanza fondamentale a garanzia dei
cittadini. “L’unico punto su cui si era tutti d’accordo – prosegue il dottor Tuveri - era che il
Ssn era un sistema complesso e che occorreva fare qualcosa per migliorare, coinvolgere
coinvolgendo gli operatori e riconoscere il lavoro, “certificando” o “accreditando” le
persone o le strutture”.
In particolare, la certificazione si riferisce a una serie di sistemi, il più famoso dei quali è il
sistema Iso che ha dimostrato di essere particolarmente indicato quando c’è da valutare
un prodotto e meno nel giudicare un percorso. L’accreditamento comprende sistemi che
hanno invece una migliore capacità di giudicare un percorso o una procedura, ossia un
sistema organizzativo. Vi è l’accreditamento realizzato dalle istituzioni, che ha il compito di
definire i requisiti minimi e venire a vedere se li rispettiamo. “Tanto per fare un esempio –
dice il dottor Tuveri - l’istituzione, nel nostro caso la Regione, decide che ogni ospedale
debba avere tutte stanze a due letti con bagno. Assegna un certo periodo di tempo per
mettersi in regola, e poi viene a controllare. Se non siamo in regola si chiude”. Questo tipo
di accreditamento è obbligatorio. Verifica solo requisiti minimi, quelli al di sotto dei quali
non si deve scendere e prevede sanzioni per chi è inadempiente.
“Ben diverso – afferma Guido Tuveri - l’accreditamento all’eccellenza che è facoltativo,
definisce gli standard più elevati indicando come si realizzano i percorsi o le procedure
migliori, insegna a lavorare meglio e indica in quali campi si deve migliorare”. Nel campo
oncologico, dove la componente organizzativa si unisce ai problemi dovuti alla malattia, la
qualità delle prestazioni è della massima importanza. Per questo nel 2004 la Cipomo,
società medica composta da tutti i primari dei 150 reparti italiani di oncologia, ha deciso di
avviare quest’attività. Obiettivo, insegnare agli oncologi come si realizza la qualità in
oncologia e andarli a visitare per verificare i risultati.
“Non vi era nessuna pretesa di sostituirsi alle società che svolgono questo compito a
livello internazionale, come la Joint Commission International che ha recentemente
accreditato il nostro Ospedale – sottolinea il dottor Tuveri - C’era però la volontà di
stimolare il cambiamento, di far migliorare le cose, di rispettare tutte le infinite necessità
dei pazienti e garantire loro cure sicure, tempestive, efficaci, in un contesto di efficienza, di
umanità, di rispetto”.
L’iniziativa ha avuto subito successo. E’ stato creato un apposito manuale, che presto
arriverà alla terza edizione, e le visite effettuate sono già dieci; la decima è stata quella
all’Oncologia triestina, accreditata il 20 giugno con il secondo punteggio assoluto più alto.
Cosa porta di buono quest’accreditamento? “Non ha nessun valore legale, ma ha un
grande valore morale – replica Guido Tuveri - E’ stata infatti l’occasione per realizzare
tutta una serie di piccole cose a favore degli ammalati: alla base di tutto vi è il decidere
insieme come si fa una cosa, fra medici, infermieri, ausiliari, personale amministrativo,
quindi provare a scriverla, e dal quel momento in poi tutti faranno così”.
“Questo vuol dire abbandonare la fase in cui si faceva una cosa “perché si è sempre fatto
così” e passare alla fase “facciamo così perché abbiamo deciso che questo sia il modo
migliore” – continua - Dal 20 giugno, le persone che si presentano al nostro centro
seguono dunque un percorso che non dipende più dall’operatore che si trovano di fronte,
dalla sua competenza, educazione, dalla sua voglia di rendersi utile. Ma seguono un
percorso uguale per tutti, definito come il migliore possibile, e che cambierà solo quando
troverà qualcosa che sia ancora più efficace e sicuro per gli ammalati”.