Promessi Sposi Promessi Sposi
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PK 1/6A Promessi Sposi SINTESI BREVE CAPITOLO PER CAPITOLO • • • L’autore e il romanzo La trama I personaggi A cura di Ketty Montanino SIMONE EDIZIONI ® Excerpt of the full publication Gruppo Editoriale Esselibri - Simone Sintesi dei Promessi sposi a cura di Ketty Montanino EDIZIONI SCOLASTICHE SIMONE Excerpt of the full publication PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA Vietata la riproduzione anche parziale Copertina e progetto grafico di Fabiana Frascà Stampa: Officine Grafiche del Sud - Via Righi, 14 - Napoli ESSELIBRI S.p.A. - Via F. Russo, 33/D - 80123 NAPOLI Excerpt of the full publication P remessa Questo testo, che propone una lettura facilitata dei Promessi Sposi attraverso una rielaborazione sintetizzata dei trentotto capitoli, viene incontro alle esigenze dei giovani per i quali lo studio integrale del romanzo si rivela arduo a causa della complessità dell’opera manzoniana. Il lavoro è stato strutturato in due parti: nella prima, costituita da schede introduttive, sono affrontati la genesi, le redazioni, la lingua, il motore iniziale e la struttura del romanzo; la seconda parte, invece, presenta l’analisi dei singoli capitoli (schema, riassunto, approfondimenti). Lo schema consente un’immediata ed efficace comprensione del contenuto del capitolo. Il riassunto è stato redatto utilizzando solo ed esclusivamente il discorso indiretto senza riportare passi del romanzo, per memorizzare immediatamente la trama della vicenda. Negli approfondimenti, infine, sono analizzati i caratteri, i ruoli e le situazioni dei personaggi, gli aspetti della società e della cultura del Seicento e i temi del romanzo che costituiscono i punti fondamentali dello studio scolastico dei Promessi Sposi. Excerpt of the full publication Excerpt of the full publication 1 Schede introduttive Excerpt of the full publication Alessandro Manzoni: vita e opere Alessandro Manzoni nacque il 7 marzo 1785 a Milano dal conte Pietro e da Giulia Beccaria. A causa dei dissidi coniugali, che sfociarono nel 1792 in una separazione, Alessandro venne messo in collegio dal 1791 al 1801. Alla buona educazione classica lì ricevuta, il giovane Alessandro affiancò le letture di Parini, Alfieri e Monti, risentendo della cultura illuministica allora molto diffusa in Lombardia. Dal 1801 al 1805 strinse amicizia con Ermes Visconti e con gli esuli napoletani Lomonaco e Cuoco, che gli fecero conoscere le opere di Vico e di Machiavelli, suscitando in lui l'interesse per la storia dei popoli e la riflessione sull'unità d'Italia; sempre in questi anni Manzoni scrisse alcuni Sonetti e quattro Sermoni. Il 1805 segnò una svolta importante per Manzoni, che venne invitato a Parigi dalla madre: durante il soggiorno parigino Manzoni scrisse la sua opera giovanile più importante, il Carme in morte di Carlo Imbonati, dedicato al convivente della madre da poco scomparso, ed ebbe modo di frequentare i salotti culturali più importanti della capitale francese e di conoscere, così, il pensiero degli ideologi. Nel 1808 sposò Enrichetta Blondel, di religione calvinista, che si convertì due anni dopo al cattolicesimo; sempre nel 1810 i coniugi Manzoni celebrarono di nuovo il loro matrimonio, questa volta secondo il rito cattolico. E sempre del 1810 è la conversione di Manzoni alla religione cattolica, sulla quale egli tenne il riserbo più assoluto e che fu il frutto di un lungo travaglio interiore. Dopo la conversione Manzoni scrisse gli Inni Sacri, nei quali sono celebrate le più importanti festività cattoliche, il Conte di Carmagnola (1816-1819), in cui sono abolite le unità aristoteliche di tempo e di luogo, le Osservazioni sulla morale cattolica, in risposta al Sismondi che aveva rinvenuto nella religione cattolica la causa della corruzione italiana. Dopo un breve viaggio a Parigi tra il 1819 e il 1820 Manzoni compose l'Adelchi (1820-1822), due odi patriottiche, Marzo 1821 e Il cinque maggio, terminò l'ultimo inno sacro, La Pentecoste (1822), e si accinse alla stesura del suo unico romanzo, I Promessi Sposi. La sua adesione al Romanticismo venne espressa nella Lettre à M. Chauvet, scritta nel 1820 e pubblicata nel 1823, in cui Manzoni sostiene che il compito della poesia è quello di interpretare la realtà storica, mettendo a nudo gli stati d'animo e i sentimenti degli uomini. Nella lettera Sul Romanticismo al marchese Cesare D'Azeglio Excerpt of the full publication SCHEDA 1 SCHEDA (scritta nel 1823, ma pubblicata solo nel 1870) Manzoni distingue all'interno del Romanticismo una parte positiva ed una negativa, condividendo con i romantici l'adesione al realismo e la polemica contro la mitologia e l'imitazione dei classici, mentre prende le distanze dagli aspetti irrazionali, tenebrosi, fantastici e medioevaleggianti del Romanticismo. Dopo il 1840 Manzoni, nel suo discorso Del romanzo ed in genere de' componimenti misti di storia e d'invenzione, negò l'utilità del romanzo storico, perché è solo la storia che ci fa conoscere la verità: di questo periodo sono la Storia della colonna infame, il Saggio comparativo sulla rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, e la relazione al ministro della Pubblica Istruzione Broglio, Dell'unità della lingua e dei mezzi per diffonderla, in cui ribadì l'adozione del fiorentino come lingua nazionale. Morì a Milano il 22 maggio 1873. I Promessi Sposi tra romanzo nero e romanzo storico Il soggiorno parigino (1806-1810) fu molto proficuo per Manzoni, che ebbe modo di entrare in contatto con gli intellettuali francesi che si richiamavano all'Illuminismo. La letteratura in voga nei salotti di quell'epoca comprendeva, oltre alle opere di Rousseau, Constant e del marchese de Sade, anche il romanzo nero o gotico: Il castello di Otranto di Walpole, Clarissa e Pamela di Richardson, I misteri di Udolfo e Italiano della Radcliffe, Monaco di Lewis, romanzi ambientati in atmosfere cupe e tenebrose e in cui il tema dominante è quello della perseguitata, cioè di una casta fanciulla che resiste eroicamente alle insidie e alle persecuzioni di un uomo bruto e libertino, per poi soccombere contro la propria volontà. La vicenda di Lucia rientra nello schema del romanzo nero: Lucia è una vergine insidiata e perseguitata da un uomo bruto e libertino, don Rodrigo, che, sprezzante dei rimproveri di un religioso, padre Cristoforo, la fa rapire con una carrozza dal convento dove si era rifugiata, e la fa rinchiudere in un castello cupo e sinistro sotto la custodia di un uomo perverso, l'Innominato. Dall'analisi dei vari romanzi gotici rileviamo che, nel Monaco di Lewis, Antonia è perseguitata da un monaco lussurioso; che Emily è rinchiusa dal suo persecutore in un castello (I misteri di Udolfo della Radcliffe), ed Ellen viene rapita e trasportata con una carrozza in un convento (Italiano della Radcliffe); che Manfredo, il persecutore di Isabella, viene affrontato e rimproverato da fra Girolamo (Il castello di Otranto di Walpole). Tutte le protagoniste dei romanzi neri soccombono al loro persecutore, e talvolta muoiono. Ma con Henry Fielding il finale incomincia a cambiare: infatti la perseguitata viene salvata da un uomo coraggioso che la sposerà (Tom Jones). Con Henry Fielding ebbe inizio una traformazione del romanzo nero, che portò alla nascita del romanzo bianco, di cui si servì qualche anno dopo Walter Scott: infatti Scott, ambientando nel Medioevo i suoi romanzi storici, nuovo genere letterario di cui fu l'iniziatore, fa salvare da un cavaliere senza macchia e senza paura le sue fanciulle perseguitate, in un'atmosfera luminosa in cui le occupazioni principali sono tornei e cavalcate. SCHEDA 2 SCHEDA Manzoni non poteva avere simpatia per il romanzo nero, il cui contenuto contrastava con la sua visione religiosa della realtà, della morale e della vita. Manzoni, però, prese dal romanzo nero il tema della perseguitata e ne capovolse l'ottica, avvicinandosi così al romanzo bianco, a cui aggiunse l'intervento della Provvidenza che premia la virtù di Lucia con il matrimonio, e diede infine alla storia la forma di romanzo storico. Con Scott la storia aveva assunto il ruolo di reale protagonista; ad essa sono subordinate le vicende dei personaggi non più caratterizzati psicologicamente, ma storicamente: infatti i personaggi, le loro vicende, i loro comportamenti, le loro abitudini vengono fatti derivare dalle particolari condizioni storiche di una data epoca. Manzoni non accolse acriticamente il nuovo genere letterario, come si evince da una lettera a Fauriel del 1821, in cui scrive: "Per illustrarvi rapidamente la mia idea sui romanzi storici, e per mettervi nelle migliori condizioni di correggerla, vi dirò che li concepisco come rappresentazione di una condizione determinata dalla società, per mezzo di fatti e caratteri così simili al vero che si possa reputarli come una storia or ora scoperta. Quando eventi e personaggi storici vi si trovano mescolati, credo che occorra rappresentarli in maniera rigorosamente storica; e perciò il carattere di Riccardo Cuor-di-Leone, per esempio, mi sembra difettoso nell'Ivanhoe." Già l'anno prima, nella lettera a M. Chauvet, Manzoni aveva affermato che compito della poesia era rivelare ciò che non compariva nella storiografia ufficiale: i rapporti sociali, i costumi, la mentalità, le motivazioni psicologiche degli individui di una data epoca. Manzoni riuscì nel suo intento: i personaggi e gli eventi dei Promessi Sposi sono così simili al vero che danno un quadro esatto sulla condizione della società del Seicento. Il risultato positivo è dovuto ad una ricerca puntigliosa e serrata che il Manzoni compì, sia in campo letterario, per la scelta di un genere letterario ritenuto inferiore e per l'ampliamento dell'area sociologica del romanzo, che in campo storico (studiò, ad esempio, tutte le gride dell'epoca), e all'immedesimazione dello scrittore ("Faccio il possibile per compenetrarmi nello spirito del tempo, che debbo descrivere, per viverci dentro. E quanto al procedere degli avvenimenti e della trama, penso che il miglior modo per non fare come gli altri, sia di applicarsi a considerare nella realtà il modo di agire degli uomini, e di rappresentare questa realtà soprattutto in quanto essa ha di più opposto allo spirito romanzesco”. - lettera a Fauriel del 1822). Excerpt of the full publication I Promessi Sposi: le tre redazioni e la scelta della lingua I Promessi Sposi hanno avuto una lunga stesura, durata circa un ventennio. Dall'aprile del 1821 al settembre del 1823 Manzoni scrisse il Fermo e Lucia, che non diede mai alle stampe. In realtà, Manzoni lasciò il manoscritto senza titolo: Fermo e Lucia compare in una lettera di Ermes Visconti, grande amico dello scrittore, e per questo motivo la critica lo ha adottato come titolo convenzionale; non è suffragata, invece, da nessun riscontro l'opinione di Lesca, secondo cui il titolo sarebbe Gli Sposi Promessi (con il quale, peraltro, il manoscritto venne pubblicato nel 1915). Il Fermo e Lucia risente molto del gusto per il romanzesco e per l'orrido e, quindi, di una forte influenza del romanzo nero e degli aspetti pittoreschi del romanzo storico di Scott, che Manzoni poi ripudierà: si vedano, ad esempio, la storia della monaca di Monza, che occupa sei capitoli e in cui vengono descritti con dovizia di particolari la relazione con Egidio e l'uccisione della conversa; oppure, la figura del conte del Sagrato (l'Innominato), che viene rappresentato come un ribelle romantico e la cui descrizione è troppo legata alle fonti cronachistiche secentesche; o, ancora, ai processi agli untori, che andranno a costituire un libro a sé, la Storia della colonna infame. Inoltre, il Fermo e Lucia non ha una struttura omogenea, perché è costituito da blocchi narrativi autosufficienti e, quindi, slegati tra loro, che causarono ripetuti interventi di cucitura da parte dell'autore. La stesura del romanzo pose a Manzoni il problema della lingua, dal momento che il registro aulico non si addiceva ad un genere letterario che aveva un pubblico molto vasto ed era ritenuto inferiore. In Italia non si era sviluppata una prosa narrativa come in Francia, per cui Manzoni, non avendo un retroterra letterario e linguistico da cui attingere, dovette da solo trovare una soluzione, e la lingua che adottò nel Fermo e Lucia è un miscuglio di frasi derivate dal lombardo, dal toscano, dal francese e dal latino. Già dalla primavera del 1824 Manzoni, insoddisfatto della prima stesura, si accinse alla seconda redazione. Il romanzo fu completamente riscritto e diversamente strutturato: furono ridimensionate o eliminate tutte le digressioni non funzionali all'economia del romanzo (la storia della monaca di Monza, la carestia, la storia dell'Innominato, i processi agli Excerpt of the full publication SCHEDA 3 SCHEDA untori), fu spostato l'ordine dei capitoli e delle vicende in modo da conferire al romanzo una struttura unitaria, furono cambiati i nomi di alcuni personaggi (Fermo>Renzo, Geltrude>Gertrude, il conte del Sagrato>l'Innominato), furono eliminati tutti gli elementi romanzeschi e gotici (le descrizioni particolareggiate della relazione tra Gertrude ed Egidio, dell'uccisione della conversa e del delitto del conte del Sagrato), furono riviste le caratterizzazioni psicologiche di alcuni personaggi (don Rodrigo, l'Innominato), e fu introdotta una concezione meno rigida della giustizia divina (ad esempio, nel Fermo e Lucia don Rodrigo, ammalato di peste, fa una fine miseranda in sella ad un cavallo imbizzarrito, mentre nei Promessi Sposi muore su un giaciglio dopo aver ricevuto il perdono da Renzo). La seconda redazione venne terminata e pubblicata, con il titolo I Promessi Sposi, nel 1827 (è perciò detta ventisettana), riscuotendo un enorme successo di pubblico. Manzoni, però, non era soddisfatto della resa linguistica del romanzo, nonostante avesse cercato di rendere la lingua meno eterogenea mediante la soppressione di molte forme dialettali lombarde. Contemporaneamente Manzoni andava elaborando una diversa teoria linguistica: l'abolizione della distinzione, tutta italiana, tra lingua scritta e lingua parlata, dal momento che ogni lingua è regolata solo dall'uso; e l'adozione del fiorentino parlato come lingua nazionale, perché Firenze era stata la capitale culturale dell'Italia. Queste premesse ed il successivo viaggio in Toscana nel luglio del 1827 portarono ad una lunga revisione linguistica del romanzo, che fu ripubblicato, sempre con il titolo I Promessi Sposi, nel 1840 (seconda edizione definitiva, detta la quarantana). La fiorentinizzazione, a cui Manzoni sottopose il romanzo, riguarda la riduzione del dittongo uo in o (spagnoli, gioco, stradicciole, muricciolo, moversi, scola, barcaiolo, pesciaiolo, risonò, vòto, legnaiolo, libricciolo, etc.) tranne che per figliuolo, uomo, buono, nuovo, cuore, fuori; il passaggio della desinenza della 1° persona singolare dell'im- perfetto indicativo da a ad o (io aveva>io avevo, etc.); l'interrogativo cosa? al posto di che cosa?; le frequenti elisioni (ch'io, dell'acque, s'ha, com'ho, s'era, s'usciva, d'aiutarmi, d'aver, s'avvicinava, cert'uggia, d'autorità, senz'odio, etc.); l'uso di lui e lei al posto di egli ed ella. Tale fiorentizzazione è, però, temperata dalla presenza di alcuni modi della lingua letteraria, come gli aulicismi (natia, inanimato, etc.), la i prostetica (iscoprite, istudiare, etc.), le apocopi vocaliche (co', que', a', de', etc.) e postconsonantiche (mancavan, insegnavan, accarezzavan, diradar, sboccan, avevan, furon, ugual, stavan, dicevan, rendiam, saran, volevan, etc.), e le dittologie (a seni e a golfi, sparse e biancheggianti, etc.). Onore e codice cavalleresco nei Promessi Sposi L'onore è il motore iniziale dei Promessi Sposi: infatti la vita tranquilla dei due protagonisti viene brutalmente spezzata dall'irrompere di don Rodrigo, che, messi gli occhi su Lucia, si adopera in tutti i modi e con tutti i mezzi per soddisfare questo capriccio, pena la perdita del suo onore. Ma l'onore è anche uno dei temi più frequenti del romanzo: a padre Cristoforo, che chiede un atto di giustizia e di carità appellandosi all'onore, don Rodrigo risponde con tono arrogante che solo a lui spetta difendere il proprio onore (cap. VI); il principe padre accampa la perdita del proprio onore come ultima arma per costringere la figlia, Gertrude, a monacarsi per forza (cap. X); don Rodrigo, avendo saputo che Lucia si è rifugiata in un monastero, per un attimo abbandona l'idea di rapirla essendo l'impresa troppo rischiosa, ma poi, per non perdere la propria onorabilità agli occhi degli amici, ci ripensa e si rivolge all'Innominato (cap. XVIII); il conte Attilio convince il conte zio ad intervenire su padre Cristoforo, proprio tirando in ballo il tema dell'onore (cap. XVIII); ancora, don Rodrigo nel colloquio con l'Innominato dice di trovarsi in un'impresa difficile, dalla quale il suo onore non può permettersi di ritirarsi (cap. XX). Strettamente connesso all'onore è il codice cavalleresco, di cui si parla nel IV capitolo, quando Lodovico (il futuro padre Cristoforo), per non aver rispettato una norma del codice cavalleresco, cioè il diritto della strada, duella con un nobile, uccidendolo; nel capitolo V, quando il conte Attilio ed il podestà intavolano una discussione sulla liceità o meno di aggredire il latore di una sfida a duello; nel capitolo XXVII a proposito di don Ferrante, profondo conoscitore del codice cavalleresco tanto da godere del "titolo di professore" e da essere "pregato frequentemente d'intervenire in affari d'onore", e a proposito della sua biblioteca, ricca di trattati cavallereschi. Il puntiglio, il fantasma della perdita dell'onore e la mancata osservanza del codice cavalleresco incidono sulle vicende di vari personaggi, modificando profondamente il corso della vita per alcuni: è il caso di padre Cristoforo e della monaca di Monza. Manzoni è riuscito a ricreare il clima, le consuetudini e le convenzioni sociali del Seicento, un'epoca in cui contava l'esteriorità, in cui, ad esempio, dimenticarsi di salutare un gentiluomo equivaleva a non averlo voluto salutare, arrecando un'offesa al suo onore. Il concetto di onore ha origini antiche ed ha Excerpt of the full publication SCHEDA 4 SCHEDA acquisito diversi significati nel corso dei secoli, rimanendo, però, sempre subordinato al concetto di gloria. Solo nel Cinquecento il concetto di onore trionfò su quello di gloria, ma gli storici non sono ancora riusciti a stabilire se ciò fu una conseguenza o una causa della chiusura oligarchica della classe nobiliare. Questa supremazia dell'onore causò anche un cambiamento nel significato: se, infatti, fino al Quattrocento l'onore fu il frutto di una vittoria e di un premio e, quindi, fu legato a qualcosa di concreto, di tangibile, di materiale, a partire dal Cinquecento si conseguì rispettando un codice comportamentale, che si chiamò cavalleresco; ciò significa che l'onore si svincolò da ogni manifestazione corporea, diventando un valore riferito ad una persona o ad un gruppo, per cui l'offesa andava a ledere non un oggetto, non una proprietà di quella persona o di quel gruppo, ma la rappresentazione che la persona o il gruppo aveva di se stesso. L'onore diventò, così, a partire dal Cinquecento, patrimonio peculiare dei nobili: grazie al codice cavalleresco i nobili rafforzarono la loro chiusura verso l'esterno, cioè verso i borghesi ed i plebei, che furono visti come tutto ciò che era altro, diverso e falso: se, ad esempio, un nobile stuprava una popolana, il suo onore non veniva minimamente macchiato, perché aveva soddisfatto il suo impulso su una persona non nobile e, quindi, non esistente socialmente. Il codice cavalleresco ebbe, quindi, la funzione di cristallizzare i rapporti sociali e di rendere ancora più marcate le differenze tra gli altri ceti sociali, esistenti fisicamente ma non portatori di valori, e la classe nobiliare, facendo assomigliare quest'ultima sempre più ad una monade. Excerpt of the full publication 5 La struttura dei Promessi Sposi I Promessi Sposi si strutturano in 3 macrosequenze di diversa lunghezza e complessità. II Macrosequenza (cap. IX-XXVI) Intreccio. Renzo e Lucia sono separati e vivono avvenimenti diversi. All'ostacolo iniziale, cioè all'opposizione di don Rodrigo alla celebrazione del matrimonio, se ne aggiungono altri due: il voto di Lucia di non sposare Renzo, e l'esilio del giovane su cui pende un mandato di cattura delle autorità spagnole. È una macrosequenza complessa, che presenta 3 nuclei narrativi: l'arrivo di Lucia ed Agnese nel convento di Monza e la storia di Gertrude (cap. IX-X), Renzo a Milano (cap. XI-XVII), il rapimento di Excerpt of the full publication SCHEDA I Macrosequenza (cap. I-VIII) Intreccio. La I macrosequenza inizia con la presentazione dell'ostacolo che impedisce la celebrazione del matrimonio di Renzo e Lucia, e successivamente dei vari, inutili espedienti per superarlo, e si conclude con la fuga dei due promessi sposi, che appaiono così sconfitti. Ma sconfitto appare anche don Rodrigo, che non vede realizzato il suo piano di rapire Lucia. La I macrosequenza si apre e si chiude con due descrizioni del paesaggio che si affaccia sul lago di Como. Tempo. La I macrosequenza si svolge nell'arco di tre giorni, dal 7 al 10 novembre 1628: gli avvenimenti sono narrati con estrema lentezza, ma anche con estrema precisione. Spazio. Il centro dell'azione è il paese dove vivono Renzo e Lucia. Solo in tre casi gli avvenimenti si svolgono all'esterno: a Lecco, dove Renzo si reca dal dottor Azzeccagarbugli; al palazzo di don Rodrigo, dove sale padre Cristoforo; sul lago, quando Renzo e Lucia abbandonano il paese natio. Personaggi. I personaggi, pur ben definiti, sono presentati in maniera ambigua; infatti, se è ben chiaro che Renzo e Lucia sono le vittime e don Rodrigo l'oppressore, talvolta i ruoli vengono capovolti, come nella notte degli imbrogli, in cui Renzo e Lucia sembrano assumere la veste di oppressori ai danni di don Abbondio. SCHEDA Lucia e la sua liberazione (cap. XVIII-XXVI). Concludono la II macrosequenza i colloqui tra il cardinale Borromeo e don Abbondio e tra Lucia ed Agnese. Tempo. Il tempo si dilata notevolmente: infatti copre un arco lungo un anno, dall'11 novembre 1628 all'autunno 1629; inoltre, le indicazioni temporali diventano più generiche. Spazio. Nella II macrosequenza i luoghi degli avvenimenti si moltiplicano: oltre che nel paese, gli eventi si svolgono a Milano, nel bergamasco, nel convento di Monza e nel castello dell'Innominato. Personaggi. Continua la rappresentazione ambigua dei personaggi: l'Innominato, da oppressore, diventa vittima, mentre Gertrude e Lucia diventano rispettivamente, la prima, complice dell'oppressione di don Rodrigo, la seconda, salvatrice dell'Innominato. Appare un nuovo protagonista, la folla, vista da Manzoni come irrazionale e distruttrice. III Macrosequenza (cap. XXVII-XXXVIII) Intreccio. Prendono il sopravvento gli avvenimenti storici: la carestia, la guerra, la peste; infine, il discorso narrativo ritorna sui due protagonisti, Renzo e Lucia, finalmente uniti in matrimonio. La III macrosequenza presenta, dunque, 2 nuclei narrativi: la carestia, la guerra e la peste occupano i cap. XXVII-XXXVI, il ricongiungimento ed il matrimonio solo due, il XXXVII e il XXXVIII. Tempo. Le vicende si svolgono dall'inverno del 1629 al novembre del 1630, ma sono trattate in maniera diversa: più precise sono quelle riguardanti la narrazione della carestia e della peste, mentre più generiche sono quelle riguardanti il ricongiungimento di Renzo e Lucia. In realtà, il tempo va oltre il 1630, perché vi sono accenni, sebbene ancora più indeterminati, alla vita matrimoniale dei due giovani. Spazio. Le vicende si svolgono prima a Milano, poi nella zona di Lecco, poi ancora nel paese natio dove don Abbondio celebra finalmente il matrimonio, ed infine in un paese del bergamasco dove Renzo e Lucia iniziano la loro nuova vita. Personaggi. Le due vittime, Renzo e Lucia, trionfano grazie alla Provvidenza, mentre il loro oppressore, don Rodrigo, muore dopo aver contratto la peste. Nonostante ciò, la situazione iniziale non viene ristabilita, perché i due sposi sono costretti a lasciare per sempre il paese natio a causa dei pettegolezzi sul conto di Lucia. Excerpt of the full publication 2 Riassunti dei singoli capitoli, corredati da schemi ed approfondimenti Excerpt of the full publication Excerpt of the full publication Introduzione 19 S chema I parte ● falsa trascrizione del manoscritto II parte ● considerazioni sullo stile del Seicento e progetto di revisione linguistica del manoscritto R iassunto “La storia può essere definita come una guerra contro il trascorrere del tempo, perché richiama in vita il passato. Ma gli storici, che sono gli illustri vincitori di questa guerra, preferiscono narrare le imprese dei potenti. La mia debolezza non mi permette, però, di seguire le orme degli storici, ma solo di narrare le vicende di persone umili: la storia si svolge in Lombardia ed è costellata da cattiveria e malvagità, ma anche da opere buone. Poiché questi nostri paesi sono sotto il dominio della Spagna e sono retti, quindi, da governanti illuminati, la presenza dei mali su accennati è da addebitarsi alla stregoneria. Anche se la storia è accaduta quando io ero giovane ed anche se sono morti quasi tutti i protagonisti, io non rivelerò i loro nomi, né quelli dei luoghi dove si svolsero gli avvenimenti, poiché essi non sono determinanti per il racconto...” A questo punto Manzoni interrompe la lettura del manoscritto anonimo, da cui egli finge di trarre la storia di Renzo e Lucia. L’interruzione è dovuta alla riflessione che Manzoni fa sullo stile dell’anonimo: uno stile ampolloso, pieno di metafore ricercate, spagnolismi, lombardismi, errori di grammatica e di sintassi, uno stile non apprezzato dai lettori ottocenteschi. Così Manzoni pensa di riproporre la storia in un’altra veste linguistica ai suoi contemporanei; decide, quindi, di documentarsi sulla storia del Seicento e di giustificare la sua scelta di revisionare il manoscritto. Scarta, però, subito la seconda ipotesi per due motivi: 1°) perché ne sarebbe venuto fuori un altro libro, e scrivere un libro, per giustificarne un altro, è ridicolo; 2°) è sufficiente un libro per volta. 160 Capitolo XXVIII Approfondimenti: La storia protagonista ................................ Pag. 118 Capitolo XXIX Approfondimenti: La cultura popolare del Seicento: il sarto . » 122 Capitolo XXX Approfondimenti: L’autoisolamento di don Abbondio ........... » 126 Capitolo XXXI Approfondimenti: La digressione sulla peste .......................... » 129 Capitolo XXXII Approfondimenti: I processi agli untori: la Storia della colonna infame ............................................................................... » 132 Capitolo XXXIII Approfondimenti: La vigna di Renzo ....................................... » 136 Capitolo XXXIV Approfondimenti: Il secondo viaggio di Renzo a Milano ...... » 140 Capitolo XXXV Approfondimenti: La morte di don Rodrigo ........................... » 143 Capitolo XXXVI Approfondimenti: L’unico dialogo d’amore ............................ » 146 Capitolo XXXVII Approfondimenti: L’astrologia nel Seicento ........................... » 150 Capitolo XXXVIII Approfondimenti: L’antiromanzo .............................................. » 154 Excerpt of the full publication