Poster 1 - Marcadoc

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Poster 1 - Marcadoc
Franca Settembrini, “Il sole travestito”
L’espressione di un’incontenibile forza creativa
Ricordando Franca, dal nostro incontro in O.P.G. nel 1991, alla frequentazione dopo il suo rientro a Firenze,
fino al 2003, l’anno della sua morte avvenuta in seguito a una grave malattia.
Durante i quattro anni di permanenza nell’ospedale di Castiglione, spesso la ospitavo a casa mia e qui si dipingeva.
Oramai la licenza per uscire in permesso era divenuta una consuetudine.
Ogni volta Franca, in attesa trepidante, dedicava tutta la giornata precedente ai
preparativi e la mattina, quando andavo a prenderla, si presentava perfetta ed elegante e salutava tutti. Alcune compagne partecipavano alla sua gioia, consapevoli
che l’indomani ella avrebbe generosamente diviso con loro sigarette e altri piccoli
doni.
Il tragitto in auto era breve e nel salire mi giurava che non avrebbe fumato ma, inevitabilmente, dopo un chilometro lei accendeva di soppiatto la sua inseparabile sigaretta, guardandomi di sbieco per vedere se mi arrabbiavo; ne avrebbe fumate
oltre quaranta prima di sera, decapitando ogni tanto il filtro per gustarne appieno
il sapore. Durante il viaggio mi faceva ripetere il programma della giornata, voleva
sapere chi avrebbe pranzato con noi, le piaceva la compagnia dei miei famigliari
che ormai considerava parenti, poi si accertava: “Hai preparato i colori?” e soggiungeva ansiosa: “Fai presto ad arrivare perché mi scappano le idee… Faccio un
quadro grande grande”.
Nell’atelier dovevo dedicare la mia attenzione a molte persone, ma quando Franca
veniva da me ero a sua completa disposizione, le approntavo i colori che non riusciva a preparare da sola, le proponevo tele, carte, pennelli e la assistevo in tutte
quelle cose pratiche, considerate di poco conto rispetto alla sua urgenza creativa.
Amava l’estate, le lunghe giornate di sole e di luce le davano più energia. In quelle
occasioni spesso si dipingeva all’aperto e lei mi chiedeva tele di grandi dimensioni.
E proprio il sole, un soggetto ricorrente, mi ricorda attimo per attimo l’esecuzione
di una delle sue opere più significative.
Franca Settembrini disegna seduta a fianco di Silvana Crescini
La tela (cm. 200x125) è distesa su un enorme tavolo. Tutto è pronto: i pennelli, i colori a tempera fluida dalle tonalità richieste. Per non sporcarsi,
anche Franca indossa un camice (che presto diventerà coloratissimo, con
le tasche rigonfie di sigarette e caramelle). Io sono impaziente di vedere
quello che nascerà. Lei non lo rivela e forse neanche lo sa ma, come
sempre, dal momento in cui traccerà il primo segno continuerà velocemente senza fermarsi un solo istante, con una sorprendente sicurezza,
proprio come se la scena che va raffigurando fosse già nota alla sua mente
e premesse prepotentemente per uscire.
La tela è stata precedentemente trattata, per agevolare lo scorrimento del
pennarello usato per il disegno preparatorio.
Ecco, Franca inizia: in alto, sulla sinistra, traccia un cerchio contornato da
raggi che rassomigliano a petali sottili, lo completa col naso, occhi, bocca
e barba, “È il sole”, mi dice e subito sotto disegna una donna piccola, con
una capigliatura elaborata, dal cui corpo si dipartono braccia e mani lunghissime protese fino a metà della tela. Di fianco alle due figure fa un’altra
donna con cappello e grandi mani, sempre rivolte verso destra; le quattro
mani enfatizzate, nell’atto di prendere qualcosa, riempiono tutta la parte
centrale. “Cosa fai in questo spazio?”, le chiedo indicando la parte vuota
della tela, “Un sole travestito, ci stai?”, “Ci sto!”, confermo sorridendo. E
subito a destra, ecco sorgere in tutta lunghezza un sole con il corpo maschile e le braccia aperte in un ipotetico abbraccio. Una delle mani si allunga intenzionalmente verso le altre, quasi ad incastrarvisi e come a voler
diffondere energia vitale.
Il sole travestito, acrilico su tela, cm. 200x126, 1993
Dopo il disegno, la stesura del colore è altrettanto affascinante da seguire, i colori sono preparati in comode vaschette allineate in un carrello. Franca sceglie in fretta, decisa: rosso
e blu per il primo sole, rosso e verde per il corpo delle donne e del sole-uomo, le cui mani sono viola, mentre quelle delle donne sono rosa; il giallo per tutti i volti, il blu per gli occhi.
Le campiture di sfondo sono verdi, rosse e viola, ma il colore non è più uniforme, nella foga non ha cambiato il pennello e i colori, inizialmente puri, si sono incontrati formando a
tratti delle sfumature. Talvolta intinge in più colori contemporaneamente e di proposito lo stesso pennello, lo strofina energicamente negli spazi più ampi e lo disfa sino a farlo sembrare un ombrello aperto.
Dopo aver dipinto Franca nota che il disegno d’origine è stato coperto dal colore, allora lo riprende con il nero, sottolineando così la potenza del suo segno.
Verso la fine, presa dall’ansia di non finire in tempo, rifiuta persino l’invito a sedersi per bere un the, o l’ennesimo bicchiere di acqua e menta. Dopo alcune ore intense il lavoro è
finito. Lei è stanca, contenta e affamata. Partecipo al suo piacere lodandola con calore, poi preparo la cena. Dal divano mi parla fumando.
La giornata è volata e l’ora del rientro in O.P.G. è ormai prossima.
Silvana Crescini - Aprile 1993