4 san marco - Ritratti di città
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4 san marco - Ritratti di città
4 SAN MARCO Piazzetta di San Marco angolo Via Piero Manzoni Accessibilità alla tappa: 4 L’ identità e la forma originaria della città di Milano è data dalla presenza, già in Età romana, di un fossato che ne definiva i confini costringendola ad uno sviluppo circolare. In epoca medioevale, per rafforzare il sistema difensivo della città in previsione degli attacchi di Federico Barbarossa, fu avviata la realizzazione di un ulteriore fossato, concentrico e esterno al precedente di epoca romana. Gli ingegneri idraulici, fin dalla fine del XII secolo, sfruttarono l’inclinazione del suolo da settentrione a meridione, per convogliare nel fossato quasi tutti i corsi d’acqua che in precedenza confluivano nella fossa romana, andando così a formare la Cerchia interna dei Navigli, comunemente detta Fossa interna. Da questa trasformazione derivò un nuovo assetto stradale di forma radiale che si sovrappose al preesistente impianto ortogonale romano. La Fossa era larga più di 18 metri e l’ampiezza del suo tracciato fu determinata così da comprendere al suo interno e difendere le basiliche della città: San Lorenzo, Sant’ Ambrogio, San Nazaro e Santo Stefano. Con il materiale risultante dallo scavo si realizzò un terrapieno, il Terraggio, sul quale vennero poi costruiti i ponti, aperte le porte corrispondenti a quelle della città romana e che fu la base per la costruzione delle più solide mura che lo andarono a sostituire. Con il passare del tempo, le sempre maggiori esigenze della città resero necessario un incremento della portata d’acqua della Fossa tanto che Francesco Sforza, comprendendo il valore militare ed economico di un canale navigabile utilizzabile come via comunicazione con il resto d’ Europa, diede inizio alla progettazione del Naviglio della Martesana, convogliando così le acque del fiume Adda verso la città. Percorso consigliato: BikeMi 70 4 4.1 61 150 m / 1 min Luigi Premazzi, Veduta della facciata della chiesa di San Marco, 1837 Alla confluenza del canale della Martesana con la Fossa interna, si situa San Marco, la “ bella gesa” , la chiesa più ampia di Milano subito dopo il Duomo. Nell’Ottocento la chiesa si specchiava ancora sulla superficie dell’acqua dei navigli che le scorrevano accanto, oggi tombati sotto l’ asfalto delle vie Fatebenefratelli e San Marco. Da qui la corrente scorreva in senso orario lungo la Cerchia dei Terraggi oggi circonvallazione interna, lambendo i ricchi giardini e i palazzi patrizi di via Senato e, più oltre, fino a Porta Romana, formando quel tratto di naviglio detto “l’ Aristocratico”. 1 4 SAN MARCO Angelo Inganni , Veduta del Naviglio e della chiesa di San Marco in Milano, 1835 Luigi Bisi , Veduta di Piazza San Marco, 1835-1840 2 4.1 VIA SAN MARCO Via San Marco 4 4.1 Accessibilità tappa: Percorsi consigliati: alla BikeMi 70 4.1 4.2 43-61 950 m / 11 min 43 da Piazza Mirabello a P.le Principessa Clotilde Osp. Fatebenefratelli Il primo progetto per il Naviglio della Martesana fu presentato da un gruppo di illustri cittadini a Filippo Maria Visconti e poneva l’attenzione sulla realizzazione di un canale utilizzabile sia per l’irrigazione, sia per la messa in funzione una serie di mulini. Si prevedeva che il canale fosse alimentato da una “presa” d’acqua (o incile) poco più a valle del castello di Trezzo sull’Adda. Il canale costeggiando l’Adda e oltrepassando Cassano e Inzago, arrivava a confluire nella Molgora. Ma fu Francesco Sforza che diede il via nel 1460 alla costruzione del “Naviglio nostro de Martexana”. Il canale raggiungeva Milano lungo l’odierna via Melchiorre Gioia, ricevendo le acque anche dal “fiume” Seveso, e veniva chiamato il Piccolo naviglio, in contrapposizione al Naviglio Grande già collegato alla Fossa interna fin dal 1272. Entrava in città attraversando i bastioni di Porta Nuova, dove dava origine al Redefossi, per superare poi il ponte delle Gabelle (le tasse sullo scambio e sul consumo delle merci) e proseguire lungo la via San Marco fino a formare il Tombone e raggiungendo infine la Fossa interna. Lungo il suo percorso si trovavano due chiuse o conche (dell’Incoronata e di San Marco), che regolavano il dislivello delle acque rispetto alla Cerchia interna e sei ponti di attraversamento. Nell’assetto generale urbano delle vie d’acqua, l’ampio spazio del sagrato antistante la chiesa di San Marco assumeva quindi il valore fortemente strategico di luogo di contatto fra la città e il suo territorio. Angelo Inganni, Il naviglio dal ponte di San Marco, 1834-1837 Il tratto in cui via San Marco si allarga, quasi a formare una piazza irregolare, era in origine completamente occupato dal Tombon, regolato da una chiusa, che fungeva da porto per l’arrivo in città delle merci : sale, ghiaia, concimi, laterizi e le bobine di carta dalle cartiere di Corsico ( ragione della vicina ubicazione del Corriere della sera). Di tale bacino non rimangono tracce, diversamente da quanto accade in altre zone della città in cui il Naviglio è stato solo interrato. La turbolenza delle acque in questo punto aveva fatto si che l’attiguo ponte fosse soprannominato “ dei suicidi ”. 3 4.2 PORTA NUOVA Corso di Porta Nuova c/o n. 21-23 Accessibilità alla tappa: 4.2 Percorsi consigliati: BikeMi 46 4.2 4.3 9 1 km / 12 min 43 9 da V.le Monte Santo a V.le Vittorio Veneto Nel 1810, dopo la demolizione della porta spagnola di Porta Nuova, Luigi Cagnola ne propose la sostituzione con un ponte coperto a due fornici, la cui parte superiore era ispirata al tempio di Theseion, ad Atene. Questo tempietto, che avrebbe dovuto ospitare al proprio interno il complesso marmoreo appositamente realizzato da Antonio Canova, Teseo con il centauro, ora conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna, avrebbe costituito il fulcro della passeggiata monumentale alberata e sopraelevata alla quota dei bastioni per le carrozze provenienti da Porta Orientale. Al di sotto di esso, come un fiume passa sotto un ponte, entrava invece in città la strada proveniente da Monza, nel quadro del generale riassetto del sistema dei tracciati urbani configurato dal Piano dei Rettifili, elaborato nel 1810 dalla Commissione d’Ornato. Il Cagnola avanzerà altri due successivi progetti per questo luogo, confermando la declinazione del tema della porta nell’accezione di elemento di apertura verso il territorio, ma senza alcun successo. Sarà infatti l’abate Giuseppe Zanoja a progettare la Porta tuttora collocata in Piazza Principessa Clotilde, proponendo un’interpretazione architettonica antitetica a quella del Cagnola. Si rafforza così l’immagine di una barriera daziaria economicamente forte, quale era Porta Nuova al momento della sua inaugurazione nel 1813, per effetto della vicinanza con la Martesana, al tempo ancora navigabile. Luigi Cagnola, Ponte di Teseo, 1810, Al posto della attuale porta nuova progettata dal Giuseppe Zanoia, Luigi Cagnola aveva invece proposto un tempietto, fulcro della passeggiata sopraelevata e alberata lungo le mura per le carrozze da e per Porta Orientale (Porta Venezia). Nel tempietto doveva essere ospitata una scultura appositamente commissionta da Napoleone ad Antonio Canova raffigurante Teseo che sconfigge il centauro oggi conservata al Kunst Historisches Museum di Vienna. 4 4.2 PORTA NUOVA Luigi Cagnola, Arco di Porta Nuova, 1810 Giovanni Migliara, Porta Nuova, 1813 5 4.3 SPINA DI PORTA ORIENTALE Bastioni di Porta Venezia lato Giardini Indro Montanelli Accessibilità alla tappa: 4.3 Nel 1825, in occasione dell’ingresso a Milano dell’Imperatore d’Austria Francesco I e di sua moglie, l’Imperatrice Carolina Augusta di Baviera, Luigi Cagnola venne incaricato di occuparsi delle decorazioni per Porta Orientale. Il progetto comprendeva un arco temporaneo, in legno e tela, come quelli predisposti in gran numero per le celebrazioni durante il periodo napoleonico. Come già accaduto in altre occasioni, l’arco veniva progettato dall’autore con l’auspicio di essere trasformato al termine dei festeggiamenti in costruzione permanente in pietra. Cagnola elabora due differenti progetti. Inizialmente propone un portico tetrastilo, architravato, arricchito da una quadriga, con la coppa reale al centro, e una serie di statue. Il progetto risulta però troppo costoso per cui ne elabora un secondo, un arco a tre fornici simile agli archi trionfali romani, ma anche in questo caso non viene tradotto in costruzione permanente. Al Cagnola viene tuttavia richiesto di progettare, insieme alla struttura temporanea dell’arco, una sistemazione decorativa globale per Corso di Porta Orientale. Il progetto proposto si articola in una sequenza di elementi architettonicodecorativi di vario genere lungo tutto il Corso : obelischi, colonne, piedistalli con statue e sfingi, oltre ad una gran quantità di vasi ed elementi verdi, a richiamare la vicinanza con il parco e la dimensione urbana dell’intervento. Come fondale di questa prospettiva monumentale, Cagnola colloca l’arco temporaneo, indicando così un assetto compositivo che verrà poi ripreso da quello tuttora caratterizzante l’asse stradale adiacente ai giardini di Porta Venezia. A cura di: Ludovica Cappelletti, consulenza progetti napoleonici Sara Conte, progettazione itinerari e realizzazione grafica guide Silvia Sangion, consulenza e ricerche archivistiche vedutistica Percorsi consigliati: P.ta Venezia 4.3 5 BikeMi 56 1-9 -33 180 m / 2 min Luigi Cagnola, Spina di Porta Orientale, 1825 Nel 1825, Luigi Cagnola disegna un’ipotesi di sistemazione per Corso di Porta Orientale: una spina di strutture provvisorie e puntuali, in cui emergono, in sequenza, elementi architettonici di vario genere, obelischi, colonne, piedistalli con statue e sfingi, vasi ed elementi di verde creati appositamente per il progetto. 6