Il diritto all` acqua

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Il diritto all` acqua
Pace, sicurezza, sviluppo
Il diritto all’acqua
di Rosario Lembo
IL IV FORUM MONDIALE DELL’ACQUA
Città del Messico, 22-26 marzo 2006
Il IV Forum mondiale dell’acqua si è tenuto a Città del Messico dal 16 al 22 marzo. La manifestazione organizzata sotto l’egida del Consiglio mondiale dell’acqua che ha sede a Marsiglia,
si svolge ogni tre anni. Riunisce politici, tecnici, esperti di imprese e organizzazioni non governative al fine di far avanzare la causa dell’acqua nel mondo.
Oggi oltre un miliardo di persone cioè un abitante della terra su cinque è sempre privato dell’accesso all’acqua potabile e circa il 40% della popolazione non ha a disposizione un sistema
fognario. Si contano 3900 decessi quotidiani legati all’insalubrità dell’acqua e la situazione
non accenna a migliorare. Otto milioni di persone muoiono ogni anno per le malattie legate
all’acqua.
l quarto Forum mondiale dell’acqua, di Città del Messico, si è concluso con una
dichiarazione finale che, ignorando sette giorni di dibattito e richieste di movimenti e di istituzioni e non tenendo conto delle direttive del Parlamento Europeo, non contiene il riconoscimento dell’accesso all’acqua come “diritto umano”.
I 146 rappresentanti dei governi di tutto il mondo, ancora una volta, non hanno
avuto la forza e la volontà politica di rifiutare la proposta di dichiarazione redatta
dagli esperti del Consiglio mondiale e hanno negato l’evidenza dell’acqua come fondamento della vita del pianeta terra e di ogni essere vivente.
Questa decisione costituisce un’offesa alla democrazia, alla partecipazione dei cittadini: il dibattito acceso all’interno del Forum ufficiale, le sollecitazioni venute dalle
delegazioni indigene, le parole dei rappresentanti di 17.000 comunità locali, la risoluzione del Parlamento Europeo (rappresentante legittimo di 450 milioni di cittadini), la vibrante richiesta di Danielle Mitterand, la potente manifestazione per le strade di Città del Messico, il Forum alternativo, che univocamente ha richiesto e sollecitato il riconoscimento dell’accesso all’acqua come un diritto, non sono serviti a
nulla, sono state parole cadute nel vuoto.
Alla fine, soprattutto a causa delle pressioni di AcquaFed, la Federazione delle
multinazionali dell’acqua, è stato deciso così di non scrivere nella dichiarazione finale che l’acqua è un diritto umano Ancora una volta un organismo privato, com’è il
Consiglio mondiale dell’Acqua, è riuscito a imporsi come il luogo maggiore di analisi e di dibattito sulla politica mondiale del cosiddetto “oro blu”, ma paradossalmente forse questo rifiuto segna l’inizio di una nuova fase del dibattito internazionale che porterà alla fine del Consiglio mondiale dell’acqua, o per lo meno alla sua
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delegittimazione. Vediamo di esplicitare alcuni presupposti sui quali si basa questa
convinzione dei movimenti e in particolare dei sostenitori del Contratto mondiale
sull’acqua.
Cosa è accaduto
La prima positiva constatazione è che la risoluzione finale, approvata frettolosamente dai governi dei 140 Paesi di tutto il mondo sulla base di differenti motivazioni chi per convinzione, chi perché corrotto, chi sotto le minacce e i ricatti della Banca
Mondiale - contiene però la richiesta, formulata dal Parlamento Europeo, di attivare un coordinamento delle attività di definizione e di esecuzione della politica dell’acqua, cioè di affidare a un’agenzia delle Nazioni Unite il coordinamento dei lavori delle 24 agenzie operative nel settore.
Se gli eletti e il Parlamento Europeo, congiuntamente ai movimenti, sapranno
sostenere e concretizzare questa proposta, sarà possibile sottrarre al Consiglio mondiale sull’acqua il ruolo che si è arrogato in tutti questi anni di decidere per conto dei
governi e dei cittadini le politiche di gestione di un bene comune come l’acqua.
foto di © Slawomir Jastrzebski, Acqua del mondo, iStockphoto.com
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La seconda constatazione è quella che i rappresentanti delle delegazioni governative che hanno approvato la Dichiarazione del Messico, hanno deliberatamente ignorato la diffusa coscienza e mobilitazione popolare che sta maturando in diverse parti
del mondo, a livello di comunità e di cittadini intorno a una nuova cultura e gestione dell’acqua come bene comune. Si sono fatti beffa cioè delle richieste della società
civile, delle aspettative dei cittadini, delle comunità locali e questo alimenterà la
mobilitazione da parte della società civile a difesa dell’acqua e una perdita di consenso.
La presa di posizione dei rappresentanti di Bolivia, Venezuela, Cuba e Uruguay
che si sono “permessi” i primi due di votare contro e tutti insieme di presentare un
documento “complementare” che riprendeva in gran parte le posizioni del Parlamento Europeo, è un segnale di cambiamento che segna una svolta. È la prima volta,
infatti, che la risoluzione finale non è stata approvata all’unanimità. Questo evidenzia la messa in crisi dei meccanismi di funzionamento del Forum e l’avvio di una fase
storica in cui la politica e i parlamenti possono, se vogliono e se sono sostenuti dalla
mobilitazione dei cittadini, riprendere la propria missione di sede politica ove devono essere definite le regole dell’agire per il bene comune. La politica e i governi possono sottrarsi all’obbedienza al Consiglio mondiale diretto dalle imprese multinazionali.
La terza constatazione è che questo Forum ha sancito il fallimento degli impegni
della risoluzione del Forum di Kyoto (2003) e degli obiettivi del Millennio. Le risorse per portare l’acqua potabile, almeno alla metà della popolazione attualmente priva
(1,4 milioni di persone) non sono state reperite in questi tre anni. Mancano infatti
200 miliardi di dollari all’anno e i governi dei Paesi industrializzati non sono disposti a metterli a disposizione, le multinazionali, da parte loro, hanno dichiarato che
non sono disposte a “convogliare i loro capitali a fianco di quelli pubblici”. Esse
vogliono garanzie precise dai governi locali a tutela dei loro profitti. I movimenti che
insorgono contro le privatizzazioni impediscono la stabilità necessaria per fare gli
investimenti. Dunque anche la delega in bianco concessa finora ai privati, alle imprese multinazionali, di garantire l’acceso all’acqua si è dimostrata fallimentare. ◆
[Dichiarazioni di Rosario Lembo, segretario del Contratto mondiale sull’acqua,
http://www.contrattoacqua.it tratto da “Mosaico di Pace”, rivista mensile promossa da Pax Christi. Note a margine del IV Forum mondiale dell’acqua.]
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