POESIE in Fiamme 015
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POESIE in Fiamme 015
POESIE in Fiamme post sociali (cultura di vita inferiore). Raccolta Poesie Prima metà 2015 Prefazione. In questa breve raccolta trovate due tipi di poesie a livello temporale; quelle della prima parte di quest’anno, e quelle che ho ritrovato negli archivi e che non ricordavo neanche d’aver scritto. Di queste ultime non so bene il periodo, in ogni caso riguardano ovviamente molti anni fa, dal 2007 in poi circa. Potete trovare la maggior parte di queste anche sul mio blog e su twitter. Nell’ultima pagina trovate i miei contatti. Ringrazio chiunque avrà voglia di leggere queste pagine. Vi invito a contattarmi per ogni tipo di commento e critica, ne sarei oltremodo lieto. Grazie. Bancarelle a Palermo uno, dieci, cento, mille passi sui marciapiedi cosce di varie sfumature, affusolate, dritte come chiodi, veraci come vongole turgide, zampettano e “valzellano” sui tacchi luccicanti sul riflesso dei lampioni d'arancio. la provincia in festa, la notte bianca, la festa della santa, la sagra della merda dura. uno, dieci, cento, mille occhi sulle bancarelle adornate dai migranti dagli occhi spenti, su clemente concessione dei vigili foche urbani e di sua maestà re Orlando la canna al vento. uno, dieci, cento, mille volti tutti uguali, una, dieci, cento, mille parole in dialetto, una, dieci, cento, mille parole straniere, una, dieci, cento, mille parole italiane, una, dieci, cento, mille notti prive di significato. Cancro in paradiso sopra di me sovrasti strega ogni cosa stanza soffusa nessun suono fuori solo i tuoi sospiri ed i miei le tue gambe aperte su di me ti muovi come mai serpente incantatore occhi di spire fuoco azzurro cenere i tuoi capelli cascano sulla mia bocca le mie mani lupi famelici avvinghiano stringono afferrano solo la tua carne divina e tu ti muovi in pochi fugaci istanti che sembrano eterni demonio degli attimi bruciati ti sussurravo vieni e spingevo tu sobbalzavi e dicevi quel sì rinforzato dal tuo piacere e ancora e ancora e poi finalmente l'emozione dell'abisso il tuo liquido su di me si schiude un ricordo morto un morto vivente il mio cancro di paradiso Con torsione Parole di valore, han perso significato, denudate e violentate. Ubriachi di modernità. Arte, Amore, Sesso, Passione, Crisi, Rivolta, Cambiamento, Liberazione, Confusione. Licantropi disoccupati, disillusi arresi sognatori dell'ormai arido infinito. Persi tra il confine della realtà e gli sconfinati campi elisi/elusi dell'iper-reale iper-uranio impoverito, verso il profondo mistero del nulla. Spinti dalla costante ricerca verso la follia cassa-integrante, a vegliare sui loculi dei nostri sogni infranti. Erasiamo Eravamo leggeri, giovani e confusi. Eravamo sognanti, guardavamo l'oriente e non vedevamo i nostri piedi per terra. Eravamo senza ombra, senza righe, senza macchie. Eravamo forti, frenetici, distratti. Eravamo stupidi, ignoranti, sicuri ed insicuri. Eravamo. Ed ora siamo. Cos'è rimasto? Cosa non è cambiato? Cosa siamo? Fantasma lei era un fantasma in bianco e nero ogni tanto si inaridiva qualche volta l'ho vista accendersi dei colori del giorno e della notte quel rosso fuoco rimasto in memoria nelle mie vene scivolò dolcemente dalle sue labbra nel mio oceano arido di sabbia lei era un fantasma in bianco e nero trafisse le briciole della sua anima incastonandole in fugaci scatti era forse uno dei pochi modi che conosceva per assumere felicità in piccole dosi lei era un fantasma in bianco e nero e un giorno le diedi le ultime cose poi svanì nel suo sentiero invisibile diventando sempre più piccola ai miei occhi e più scompariva più bruciava nel mio sogno lei era un fantasma in bianco e nero Gioventù Nucleare Carenza di ferro morale carne cronica neurale in perenne collasso nucleare imprigionati nel traffico veicolare con le zavorre pronti ad affondare occhi chiusi continuamente a giudicare fauci spalancate per depredare in saldo liquame celebrale le persone possono sbagliare tutto ciò che luccica può abbagliare sei distesa sui pensieri che hai comprato Necrosi Necrosi delle idee, necrosi delle gengive, colme di ulcere che bruciano tutta la notte. Necrosi dell'amore, necrosi del cuore, colmo di ulcere che soffocano i battiti. Necrosi dei pensieri, nevrosi del cervello, colmo di liquido che delira tutto il giorno. Necrosi del sesso, necrosi del mio cazzo, colmo di vene impestate che scopa tutte le notti. Necrosi dell'anima, necrosi dello spirito, colmo di dannazione che urla in eterno. Nevrosi Ho cercato di curare le mie nevrosi con il disegno, la pittura la scrittura, il canto, la chitarra e l'armonica. Ho cercato di curare la mie nevrosi progettando periodicamente i miei suicidi corredati da testamenti ideologici, epitaffi ed invettive contro la gente, contro la società, contro i poteri occulti, contro me stesso. Ho cercato di curare le mie nevrosi camminando scalzo nella mia stanza, sulle scale, nelle spiagge, dentro me stesso, dentro le mie idee. Ho cercato di curare le mie nevrosi con gli studi, con la laurea in giurisprudenza, con gli attestati, con gli stage e le collaborazioni, in nero e con i contratti a termine. Ho cercato di curare le mie nevrosi con l'amore, cercando di creare una vita, ma è morta dopo 5 settimane. Ho cercato di curare le mie nevrosi, con il sesso, scopando giovani infatuate, scopando giovani innamorate che confidavano in un rapporto duraturo. Ho cercato di curare le mie nevrosi, ma mi ritrovo ancora qui, seduto sul cesso, con la schiena curva sui pensieri, con la schiena che dondola avanti e indietro silenzioso, come mia nonna. Ho cercato di curare le mie nevrosi. In realtà solo le mie nevrosi che mi tengono lontano dal comune vivere. Niente luce oggi niente luce oggi fumo e sangue sulla bocca neve nera su venere bianca niente sogni oggi Dentro la gabbia. La gente dall'altra parte. Gli occhi della gente, fissano me. Dentro una donna. gemiti suoi nelle mie orecchie. Gemiti delle donne, sulle mie vene. Niente luce oggi, mi auguro pioggia nel giorno della mia morte. Noemi noemi cose che non vedi noemi distratta da una foresta l'oceano sulla sua schiena il cuore nella spalla conserva il suo cuore anfratti d'emozione la guardo nel suo riflesso scavando nel suo fosso con le mani discendo la sua mente una spiaggia, fiori e spine vedo le ferite sorridenti nel sorriso tra i suoi denti stringe l'aria che l'avvolge distrattamente rivolge le sue ali al tramonto dimenticando il mondo Poeresia n. 1 I miei giorni cominciano la notte prima, lascio il mio giaciglio storto e divengo la mia ombra vagando, a piedi nudi, tra le stanze buie delle mie nevrosi. E così, poi, spunta quel sole senza vergogna, gli altri riaprono gli occhi e corrono ai rispettivi avamposti, nelle risaie, nelle mangiatoie, tra i banchi, tra le bancarelle, tra i banchetti del mangia-fuoco. Riprendo a suicidarmi i neuroni tra una poesia e l'altra, tutte di deprecabile intento, tutte di scarso valore, tutte anonime. Rimarranno fallimenti silenziosi di un giovane vecchio inutile imprigionato in un'isola collinare. Uccisione catartica di un politico corrotto Prenderò una pistola, una pistola piccola, di quelle che costano poco, di quelle che puoi nascondere in giacca. Prenderò il treno, un treno piccolo e affollato, di quelli che costano poco, di quelli che ci stanno un giorno per arrivare a Roma. Prenderò la metropolitana, un vagone piccolo e sudicio, di quelli che ti portano in centro, di quelli che ti portano in parlamento. Prenderò un politico, un politico piccolo e stupido, di quelli che hanno fatto molte promesse, di quelli che hanno rubato molti soldi. Prenderò la sua vita, la sua lussuosa ed agiata vita, di quelle che sei arrivato lì raccomandato, di quelle che ti sei venduto per ogni cosa. Prenderò una pallottola, una delle cinque piccole pallottole nel tamburo, di quelle da piantare nel suo cuore spento, di quelle che lo manderanno in coma prima di finirlo. Prenderò un sacco di botte, manganellate, pugni e calci dai caschi blu, di quelli che ti spezzano le ossa, di quelli che ti spappolano gli organi. Prenderò un processo, un processo mediatico e giudiziario, di quelli in cui vieni massacrato, di quelli in cui sei il mostro senz'anima. Prenderò una condanna, una condanna di quelle esemplari, di quelle che non esci più di prigione, di quelle che in prigione ci muori. Prenderò una cella, una cella piccola e stretta, di quelle da condividere con un sodomita, di quelle con l'orinatoio sporco in comune. Prenderò un foglio, un foglio di quelli bianchi e vuoti, di quelli da riempire con un sacco di stronzate, di quelli in cui scrivere epitaffi convincenti. Super nova nera giovane super nova nera trabocca la tua bocca eva rintocca la tua sfera bianca e nera nei tuoi vuoti coscienti persa giovane guerriera dei tuoi conflitti i tuoi capelli galleggiano sui relitti delle cicche ancora fumanti sui tuoi occhi infranti sei distesa sui pensieri che ti hanno ferito sorridi e freghi il mondo Tu e le tue ragioni ci sono giorni che non hai mai vissuto ci son ragioni che non hai trovato ci sono giorni che non verranno mai ci son ragioni che mai cercherai che mai troverai che mai tu vivrai hai idea di cosa perdi hai coraggio solo nei sogni hai idea di cosa senti hai idea di cosa provi Ognuno ha le sue droghe i ragazzi non vogliono smettere, iperconnessi in multipiattaforme, distesi su letti bagnati di solitudine, non di quella sana in cui discernere sè stessi tra le voragini. Cellulari penetrati nei palmi delle mani, negli occhi e nelle vene, ove risucchiano il sangue delle idee. Avete paura di scavare solo perchè temete di non trovare nulla. ognuno ha le sue droghe Regina serpente Lei ora è lontana, come sempre, come tutte, come tante e io ancora nel mio buio con la pelle che suda e la carne che urla con la pelle che s'increpa e la carne che si contorce Lei ora è la mia scusa, come sempre, come tutte, come tante e io nuovamente con la pistola tra la bocca ed il cervello per non urlare ancora per non piangere ancora per non perdere ancora Lei vera è la morte, come sempre, come nessuna, come il silenzio il silenzio del mio seme, il silenzio del mio dolore, il silenzio della mia sconfitta, il silenzio del mio addio, il silenzio della mia pace. La tua cera Ho acceso una delle tue candele, brucia e cola cera sulle mie tele. La mia ombra sulle pareti è più vera di me. Scivolo sui gradini delle tue memorie, i tuoi occhi fioriscono sulla mia ferita, pioggia sui vetri rotti della finestra. Acre odore umido di terra, punge col fumo di un'ultima sigaretta. Ti odierei se fossi stupido, ti bacio sulle tele, e si sporca il mio labbro, di sangue acrilico, fuliggine e cenere. Regina dei miei inferi, tu, Cerere, noi martiri di passione in cancrena, affogo sul vinile dei verdena, mentre ripenso a come ti ho distrutta, e sul nostro letto crocifissa. Quando, tra le tue cosce, la mia lingua vagava nella tua via per il paradiso perduto, e tu, in lacrime, ansimavi, implosa nei tuoi orgasmi, e annegavi, aspettando il mio cuore, che non è mai giunto. Lady Artiglia la tua bellezza sulfurea graffia i miei pensieri soffoca le mie vene si contorce la visione delle tue ombre che sospirano ancora imperterrite nei suoni frastornati e frastagliati, fulgidi e venosi della mia carne memore d'invasione repentina d'esitazione nevrotica prima d'un tuo cenno di sorriso amaro all'artiglio delle mie mani che volano sulle tue nereidi forme d'architettura perversa sospiri e ancora sospiri le tue parole rigurgitano passione nelle mie viscere infrante tossico bastardo dipendente dalla tua droga sporca sesso senza radice intelletto orgasmico di stelle nere e comete liquide sulle tue cosce. rimane la legna bruciata cancro della mia saliva orbo di tua vece malato in astinenza dall'angolo del tuo cosmo spento Poeresia n. 2 A volte un istante può cambiare il corso d'una intera vita, altre volte una vita intera non vale un solo istante. Queste robe paludose ormai le trovi anche nei sudici bagni dei Mc Donald e dei traghetti. Finito il romanticismo, morta la contestazione, violentata la pop art, suicidatosi il grunge, andata in coma la beat generations, rimane ben poco da poetizzare. Con le banche che ci soverchiano, i politici col cazzo in mano ed il naso bianco in bagno, con le guerre dietro l'angolo e gli immigrati alla porta accanto, con l'immondizia fin sopra il naso e le scorie nucleari sotto i campi, con i cervelli collegati ai cellulare. Con tutto ciò, faremmo bene a scriver versi su dove diavolo finiscono gli accendini quando vuoi accenderti una sigaretta, o su dove si nascondono i plettri quando vuoi suonare la chitarra. Lady Sigaretta fumo, puttana d'alto borgo intorno a te m'immergo e non penso più amore, lontano e disperato nuoto nel passato e non vivo più Epitaffio per te non ho mai trovato nulla da scrivere forse perché non ho mai voluto vivere anche di ferite amare si può ridere ma quanta polvere sui pensieri di deve ancora posare Emily ho preso i tuoi disegni e li ho strappati davanti casa tua così non siamo più niente ma lo eravamo già con quelle maschere anticonformiste che indossavi camminavo solo nel tuo labirinto senza uscita entravo dentro la tua candela spenta mentre ansimavi tenevi gli occhi chiusi per non vedere il tuo vuoto e il tuo sorriso di cera colava già vorrei che ancora poggiassi la tua fronte sul mio petto come quando ti facevo il thè e poi ti prenderei da dietro come piaceva a te per cibarmi della tua schiena di neve mentre soffrivi di piacere e ora mi libero di te e delle tue bugie brucio i tuoi capelli di plastica e cancello le tue foto pseudo introspettive prima o poi la smetterai di illuderti e li tingerai blu Giusy in maschera Per quella notte di vino bianco che mi parlavi di te e ispirasti la mia poesia che solo era follia, per quel fuoco sotto la pioggia graffiante di rose sulle tue labbra, per quella notte d'inverno nel mio rifugio tra maschere, nettare e fumi di noi, per i tuoi occhi sui miei quando m'immergevo dentro te avvolto dalla tua voce ansimante dei sussurri in fiore, non credere a ciò che vedi ma solo a ciò che senti per le incomprensioni scagliate dai miei silenzi lasciati a marcire, per il tuo tocco che mi accarezzava il cielo nero e lo schiariva ballando sul precipizio, per ogni momento che ho desiderato riaverti qui, mille e mille volte ancora, per tutti i silenzi che ho taciuto sperando di non sentirti ancora dentro, per ogni gioia e dolore vissuti in funzione essenzialmente di te. Memorie della strega continuerò a vagare come un fantasma nei nostri ricordi nei momenti vissuti insieme siederò sul muretto della tua spiaggia creerò ancora in memoria di te quel che le mie lacrime disegneranno sui fogli di un cuore ormai bianco e prosciugato vampiro senza sangue che per l'ultima volta grida il tuo nome mia dolce strega notturna mia unica artista passionale unico desiderio d'amore unico e vero ricordo felice rose nere brillanti su foglie d'avorio e spine d'argento questa mancanza che cresce si alimenta della tua assenza, come una clessidra va in frantumi stracolma di troppa sabbia Mi spacco il culo Per alzarmi dal letto mi spacco il culo Per trovare lavoro mi spacco il culo Per pagare le tasse mi spacco il culo Per andare a votare mi spacco il culo per non legger giornali mi spacco il culo l'esorcismo è pronto già chissà chi suiciderà facciamo un selfie per parlare con dio mi spacco il culo (x4) eeee cazzoooo Per tifare la squadra mi spacco il culo Per giocar la playstation mi spacco il culo Per comprare la laurea mi spacco il culo Per leccare i padroni mi spacco il culo Per il segno di croce mi spacco il culo il presidente è pronto già chissà che pacco tirerà facciamo un twitter V.-arte notti arrese dove tu non ci sei più il bacio al cimitero dove tu non ci sei più chitarre blu di legno dove tu non ci sei più io mi sono arreso cuore non ha peso ricordi tuoi sospeso capelli tuoi sul viso medusa illusa illuminami musa Autoritratto – Pennarello su A4 + PaintShopPro 7 Domenico Rotino CONTATTI http://vignetteartepassione.blogspot.it sangue sulla tela dove tu non ci sei più prigione il tuo poema dove tu non ci sei più pelle e sudore dove tu non ci sei più la tua carne trema dove tu non ci sei più parole sussurrate viscere evocate come litanie le mani tue le mie @DomySkarabokkis on Twitter [email protected] Palermo.