L`Unità Cristiana: tra ideale e miraggio

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L`Unità Cristiana: tra ideale e miraggio
Periodico dell’Esercito
della Salvezza
Anno LIV
Numero 764
Gennaio 2015
editoriale
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - Roma
“Accoglietevi gli uni gli altri...”
Quando inizia un
nuovo anno, la
gente nel mondo
brinda, augurandosi felicità e
successo.
Noi
preferiamo augurarci gli uni gli
altri la benedizione e la presenza del Signore per i
giorni a venire. Apprezziamo il versetto che riceviamo durante il culto
all’inizio dell’anno e lo consideriamo come una promessa data dal
Signore, fiduciosi che Egli sarà il
nostro aiuto, qualunque cosa accada.
Nel libretto “Un giorno, una parola”,
il versetto scelto per l’anno 2015 è
quello di Romani 15:7 “Accoglietevi
gli uni gli altri, come anche Cristo vi
ha accolti per la gloria di Dio.”
Come Cristo, ecco un’espressione
che troviamo spesso nel Nuovo
Testamento. Infatti, siamo esortati
a perdonare come Cristo ci perdona, ad amare come Cristo ci ama …
parole facili da pronunciare, ma difficili da mettere in pratica nella quotidianità! Accogliere l’altro come
Cristo significa vedere in lui un fratello, una sorella, qualcuno per cui
Cristo ha dato la sua vita. Ma cosa
significa accoglierlo “per la gloria di
Dio”? Sono convinta che significhi
essere generosi, degni figli del
Padre Celeste! Dare all’altro uno
spazio nella nostra vita; condividere, anche se per me questo significa
rinunciare a qualcosa. Rispettando
l’individualità e la diversità di chi ci
sta davanti, saremo arricchiti in
ogni incontro che avremo e questo
farà di noi dei veri ambasciatori di
Dio!
Anne-Florence Tursi
ten. colonnella
L’Unità Cristiana: tra ideale e miraggio
“Credo nella Chiesa, una, santa e apostolica
– e mi rammarico vivamente che essa non si
trovi da nessuna parte!” Così disse un noto
ecclesiastico del primo novecento, e forse
vale la pena riflettere su questa frase (volutamente) provocatoria in questo mese quando
ritorna l’appuntamento annuale della
Preghiera per l’Unità dei Cristiani.
In effetti, il Nuovo Testamento presenta un
ritratto alquanto ambivalente della Chiesa. Se
da una parte la chiesa è presentata come
una nazione santa, un popolo reale ed eletto,
chiamata a essere un sacerdozio reale (1
Pietro 2:9), che partecipa alla vita di Dio stesso (2 Pietro 1:4), dall’altra (parte), le lettere di
Paolo e degli altri apostoli sono indirizzate a
chiese i cui membri stentavano a restare
fedeli al vangelo e a esprimere la loro fede
nella vita, nel servizio e nella testimonianza di
una vita quotidiana. Anche se Cristo ha dato
se stesso per rendere la Chiesa, la sua sposa,
splendente e senza macchia (Efesini 5:27), i
primi cristiani – come peraltro anche i credenti di ogni generazione successiva - non sono
sempre riusciti a raggiungere questo standard.
Forse non può essere altrimenti. La Chiesa è
chiamata a vivere secondo le dinamiche del
vangelo e a manifestare le virtù dell’amore,
della misericordia e del perdono nella propria
vita (Colossesi 3:13-15). Se ogni cristiano
fosse un santo perfetto, però, questo non
sarebbe più possibile perché in realtà, non è
forse vero che mi è possibile perdonare solo
chi mi fa un torto e, se devo esercitare la
pazienza e sopportare il mio fratello, significa
per forza che (in qualche misura) egli mi va di
traverso?
La Chiesa quindi sarà un avamposto del cielo
(Filippesi 3:20), ma è sempre e solo un’anteprima del Regno di Dio. Nessuna chiesa può
ritenersi detentrice del pieno splendore della
verità divina. Cristo stesso è l’unica incarnazione della verità, e la chiesa trova la sua unità
solo in Cristo, che morì per abbattere le barriere dell’ostilità (che mettevano l’uno contro
l’altro), unendo ogni popolo in quella nuova
umanità che è il suo corpo (Efesini 2:14-16).
Ne consegue che gli atteggiamenti di umiltà,
pazienza e perdono reciproco, che devono
caratterizzare i rapporti dei singoli cristiani,
dovrebbero governare anche i rapporti tra i
tanti rami dell’unica Chiesa cristiana universale. Partire con il presupposto che l’unità di
fede richieda uniformità di dottrina e spiritualità, non porterà da nessuna parte. Infatti,
questo rischierebbe di farci scivolare nell’errore di basare l’unità cristiana sulla nostra comprensione del vangelo piuttosto che sulla grazia divina.
Essendo una comunità di peccatori perdonati, ogni singola chiesa nasce da una comune
esperienza della grazia divina, e trae la propria linfa vitale da quella stessa grazia che
continua a nutrire la sua vita. Il nostro compito non è quello di creare l’unità, bensì di testimoniare dell’unità che già esiste in virtù della
fedeltà e la grazia di Dio manifestate in Cristo.
Forse è giusto che la Chiesa – una, santa e
apostolica- non si trovi da nessuna parte in
tutta la sua perfezione. La Chiesa non è e non
sarà mai la destinazione finale: Essa è una
comunità in cammino verso quella “società
futura” annunciata da Gesù come “il Regno
di Dio”, poi inaugurato dalla sua morte e risurrezione. Il compito della Chiesa è aiutare la
gente a volgere il proprio sguardo verso Cristo
e non verso se stessa. Noi tutti siamo quindi
chiamati a collocarci all’interno della grande
narrativa della salvezza, lasciando che questa formi la nostra vita, perché solo così che
ci troveremo uniti e fedeli al Dio e Padre del
nostro Signore Gesù Cristo.
David Cavanagh, maggiore
Gennaio 2015
Ecumenismo
Il Generale Cox e Papa Francesco pregano insieme in Vaticano
Il primo incontro privato in assoluto tra un
Generale dell’Esercito della Salvezza e un
Papa è stato un’occasione in cui la maestosità
delle stanze vaticane faceva da contrasto con
il calore informale dello scambio tra i leader
mondiali dell’Esercito della Salvezza e della
Chiesa Cattolica Romana. L’incontro è arrivato
al culmine di una serie di conversazioni tenute
dal 2007 al 2012 tra rappresentanti delle due
parti – ora pubblicate in un libro – ed ha inoltre
testimoniato il desiderio di continuare queste
conversazioni.
La giornata non è iniziata nel migliore dei
modi, con uno sciopero generale che bloccava
strade e trasporti pubblici della capitale e folle
di manifestanti che occupavano le strade principali. Monsignor Gregory Fairbanks, del
Concilio Pontificio per l’Unità dei Cristiani, è
stato costretto a farsi spazio tra la folla per raggiungere a piedi il gruppo di Salutisti formato
dal Generale André Cox, la Commissaria Silvia
Cox (Presidente Mondiale dei Ministeri
Femminili), il Commissario William Cochrane
(Segretario Internazionale presso il Capo di
Stato Maggiore), il Tenente Colonnello
Massimo Tursi (Ufficiale in Comando, Italia e
Grecia) e il Capitano Scott Linnett (segretario
privato del Generale). Il veicolo messo a dispo-
© L'Osservatore Romano
sizione dal Vaticano riusciva non senza qualche difficoltà a raggiungere le stanze private di
Papa Francesco.
Il Generale e i suoi accompagnatori sono stati
guidati con grande cortesia nel loro percorso
attraverso il Vaticano, con i gendarmi della
Guardia Svizzera che li salutavano al loro passaggio.
Quando il gruppo dell’Esercito della Salvezza è
entrato nel salone delle udienze, Papa
Francesco si è accostato velocemente a loro
salutando ognuno personalmente e con calore. Ha ascoltato con attenzione il saluto portato dal Generale, che poneva l’accento sulle
tante azioni che vedono Cattolici e Salutisti
operare fianco a fianco, parlando delle tante
esperienze di collaborazione tra preti e ufficiali
dell’Esercito della Salvezza in molte zone del
mondo. Il Generale ha presentato la pubblicazione rilegata del nuovo libro contenente le
“Conversazioni con la Chiesa Cattolica”, unitamente a una copia del “The Salvation Army
Year Book 2015“.
Nel suo saluto, il Papa ha evidenziato che le
differenze teologiche tra l’Esercito della
Salvezza e la Chiesa Cattolica Romana non
hanno impedito la testimonianza di una condivisione comune dell’amore di Dio e di un
“Dammi un po’ d’acqua da bere” (Giovanni 4, 7)
Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani
La proposta di preghiera e di riflessione che in questa Settimana di
Preghiera per l’Unità dei Cristiani ci arriva dal Brasile, e per la quale siamo
riconoscenti ai nostri fratelli che testimoniano la fede al di là dell’Oceano, ci
porta quest’anno a sederci tutti attorno al pozzo di Giacobbe: forse affaticati
per il viaggio, come Gesù, forse incuriositi, turbati, ma anche aperti alla
conoscenza di quell’uomo capace di un discorso chiaro e profondo, così
come succede alla donna di Samaria. È l’evangelista Giovanni a presentarci
questo racconto (4,1-42), che costituisce il tema di fondo di quest’anno.
(estratto dall’opuscolo della Società Biblica)
Gennaio 2015
impegno verso il prossimo, indicando come
entrambi si trovavano spesso uniti nelle “periferie della nostra società” e descrivendo l’operato dell’Esercito della Salvezza come un’azione che permette alla “luce di Cristo di risplendere nelle tenebre più recondite delle vite
umane“.
Ad un certo punto, il Papa ha spontaneamente interrotto la lettura del suo saluto per condividere un’esperienza della sua infanzia in
Argentina, in un’epoca in cui i protestanti
erano visti come “persone cattive che andranno all’inferno”. Ha ricordato di quella volta in
cui, bambino di appena quattro anni, Jorge
Mario Bergoglio (il suo nome prima di diventare Papa Francesco), camminando con sua
nonna per strada vide due Salutiste che
indossavano delle divise con “quegli strani
cappelli” (“li portate ancora?” aggiunse, rivolgendosi alla Commissaria Silvia Cox). Jorge
chiese alla nonna se fossero delle suore o
delle monache, e la nonna gli rispose: “No,
sono protestanti – ma loro sono buone”.
“Questo”, ha continuato Papa Francesco, “fu
il mio primo sermone sull’ecumenismo – e ha
influenzato il mio percorso ecumenico”.
Il Papa ha terminato il suo messaggio con la
richiesta di essere ricordato in preghiera. Il
momento che ne è seguito è stato di forte
emozione quando, dopo lo scambio dei regali,
il Papa ha ricordato al Generale Cox la sua
richiesta e questi si offriva di pregare per lui in
quello stesso istante. Il Papa ha accettato l’offerta con gratitudine, prima di cogliere l’occasione per pregare a sua volta per il Generale
Cox e per la sua responsabilità di responsabilità di leader mondiale dell’Esercito della
Salvezza. I due leader hanno scambiato ancora una breve conversazione privata prima che
l’incontro si concludesse.
Ten-Colonnello Massimo Tursi
Ufficiale in Comando, Italia e Grecia
Il testo integrale dei saluti del Generale e del Papa,
unitamente ai video e alle registrazioni audio possono essere trovati nel sito web:
www.salvationarmy.org/thegeneral/vatican
L’Esercito della Salvezza e le altre chiese
NOI CREDIAMO che è la volontà di Dio che delle relazioni
armoniose siano stabilite e sostenute, per Grazia Divina, tra
i cristiani in ogni luogo e tra le denominazioni cristiane, incluse le congregazioni locali. I numerosi contatti che l’Esercito
della Salvezza intrattiene con le comunità cristiane intorno
al mondo contribuiscono all’arricchimento dell’Esercito e
accrescono la sua comprensione dell’opera dello Spirito
Santo. Per questo motivo, l’Esercito accoglie questo tipo di
contatti e si adopera per la loro estensione ed approfondimento.
Per riflettere
Uniti per vincere
Di recente ho visto un film in Tv. Si tratta di fatti realmente accaduti che
hanno cambiato la storia del baseball
americano. In “L’arte di vincere” Brad
Pitt recita il ruolo di Billy Beane, dirigente della squadra di Oakland, che gioca
nella Major League statunitense in cui
ci sono varie squadre senza problemi di
soldi e che possono avere i migliori giocatori. Ci sono poi le squadre che riescono a mettere insieme una squadra
decente ed infine l’Oakland, che ha
meno soldi di tutte le altre.
Billy Beane si rende conto che non può
giocare allo stesso modo degli altri,
altrimenti la squadra perderà ogni
volta. Invece, se riuscisse a cambiare le
regole, a trovare una strategia nuova, le
cose potrebbero cambiare. È a questo
punto che incontra un giovane programmatore che ha messo a punto un
modello informatico di valutazione dei
giocatori secondo un complicato sistema di statistiche. Questo modello
mostra che alcuni giocatori hanno un
potenziale sfruttato male e, di conseguenza, sono molto sottovalutati sul
mercato. Avendo i fondi necessari a
disposizione, si potrebbero comprare
rafforzando decisamente la squadra.
Billy Beane decide allora di passare
all’azione e recluta dei giocatori scartati dalle altre squadre: uno ferito al braccio, che non riesce a lanciare la palla
Recensione
Siamo fratelli!
Fletcher Randall è un giovane aristocratico
del sud degli Stati Uniti, figlio di un facoltoso senatore e proprietario di grandi piantagioni di cotone della Carolina del Nord. La
sua storia comincia con la domanda al preside del college di Princeton di cambiare
stanza a causa dei continui problemi che
ha con alcuni studenti di New York.
Un Natale diverso è una storia ambientata
nell’America del 1855, nel pieno della lotta
antischiavista.
Il trasferimento del protagonista, fa sì che i
tre fratelli Ellis, quaccheri, lo avvicinino per
affrontare con lui “un argomento sul quale
le loro vedute differiscono”. Nel documentarsi sulla loro religione, Fletcher scopre
che i quaccheri hanno una solida dottrina
antischiavista e che hanno costituito alcuni
centri operativi denominati Underground
Railroad (UGRR-ferrovia sotterranea) la cui
missione è liberare gli schiavi.
come i migliori, ma che invece è forte
nel correre! Un altro, che ama le feste
notturne e il cui comportamento non da
professionista di livello; un altro, che è
nel giro da tanti anni, ma che è ritenuto
“scaduto”. Scartati, ma con delle qualità
che non vengono sfruttate.
Billy Beane contatta questi giocatori
dalla brutta reputazione e non apprezzati, nonostante il loro potenziale, e li
recluta. La maggior parte delle squadre
in cui giocavano sono ben felici di “liberarsene”, e così la nuova squadra poco
a poco si costituisce. A questo punto,
Billy Beane deve scontrarsi con l’allenatore della propria squadra che, , avendo
anche lui dei pregiudizi sulle nuove
reclute, continua a far giocare sempre e
solo i soliti “bravi giocatori”. L’inizio della
stagione è un vero disastro: ogni partita
è una disfatta! Se si gioca come si è
sempre giocato, non si può che ottenere
i risultati di sempre (anche peggiori!).
Billy Beane deve fare allora una scelta
radicale: vendere “i migliori”, preferiti
nelle scelte dell’allenatore, ma che non
portano a dei risultati perché comunque
meno forti. L’allenatore non ha altra
scelta che giocare con la “nuova” squadra, gli scarti. Da quel momento, la
squadra inizia a vincere, e lo fa anche in
modo molto spettacolare. Il precedente
primato di partite vinte di seguito dalla
stessa squadra nei giorni di gloria era di
“Che tutti gli uomini possano diventare fratelli” è la preghiera che i tre fratelli fanno
prima di cominciare la loro conversazione
con Fletcher. Basterà un fine settimana trascorso insieme a loro, perché tutte le sue
convinzioni vadano in frantumi, la sua vita
cambi nell’arco di una stagione e, alla fine,
il ragazzo si arruoli nella UGRR.
“Sono io tuo fratello?” è la parola d’ordine
che lo metterà in contatto con il suo partner, col quale dovrà organizzare la fuga di
un gruppo di schiavi.
Un Natale diverso è un libro nel quale le certezze si sgretolano, le barriere sono abbattute e tutti gli uomini diventano uguali. È
una storia nella quale, persone che si trovano agli antipodi, si uniscono per portare a
termine un piano di libertà.
Abbiamo tanto bisogno di unione nel nostro
mondo, che inneggia alla comunicazione,
ma, spesso, ci isola. I credenti possono fare
(Una scena del film)
17, ora l’Oakland raggiunge 20 partite
imbattute! Una stagione che ha cambiato l’approccio di tutte le squadre, che
hanno poi adottato lo stesso sistema di
statistiche, cambiando la storia del
baseball.
Vedendo questo film, non ho potuto non
pensare al versetto che avevo letto
quella mattina nel vangelo di Giovanni
al capitolo 17 in cui Gesù dice: “Non
siete voi che avete scelto me, ma sono
io che ho scelto voi”. I giocatori più
disprezzati del campionato, messi insieme e ricoprendo il ruolo giusto per loro,
si sono rivelati una squadra vincente.
Noi cristiani, non siamo sempre quelli
che “la gente” sceglierebbe per vincere,
ma Gesù ha scelto proprio noi. Ha scelto noi con i nostri difetti e le nostre
debolezze, perché sa che insieme possiamo essere una grande squadra, una
grande squadra vincente per conquistare il mondo per Lui!
Emmanuel Gau, capitano
tanto per contribuire alla giustizia e riportare i veri valori al
giusto posto.
Sono io tuo fratello? A questa
domanda, da
chiunque essa
sia posta, il credente
deve
rispondere “sì”,
perché Gesù ci
chiama
ad
amarci indistinAlex Haley, Un Natale Diverso
Pubblicato da Rzzoli
tamente ma,
come dice 1 Pietro 1:22 “intensamente a
vicenda di vero cuore”.
Franco Paone
Gennaio 2015
Promozione alla Gloria
Brigadiere Antonia Figliola
La
promozione
alla gloria della
Brigadiere Antonia
Figliola è avvenuta il 1 ottobre
scorso.
Nata il 6 gennaio
del 1922 a Faeto,
come leggiamo
nel libro “Cristiani
in Divisa”, già
come giovane salutista, Antonina
Figliola servì con fervore la causa
salutista e appena diciottenne, durante il ventennio fascista, dovette fare
l’esperienza dell’internamento in un
campo di Mercogliano insieme alla
sorella Prospina; entrambe restando
fedeli alla chiamata ricevuta.
Dopo la sua consacrazione e un breve
soggiorno in Francia, la tenente
Antonina Figliola fu mandata in
Sicilia, come pioniere prima a
Lentini e poi Catania dove svolse un
ruolo importante nell’estensione
dell’Esercito della Salvezza nell’isola.
La Capitana Figliola si distinse per il
suo ruolo nelle operazioni di soccorso in seguito all’alluvione di Firenze
nel 1966, dove arrivò per prima in
aiuto alle colleghe che operavano
sul posto e poi in occasione del terremoto del Friuli nel 1976.
Dopo diversi incarichi nei Corpi e al
Quartiere Generale italiano, il 31
gennaio del 1982, la Brigadiere
Antonina Figliola entrò nei ranghi
degli ufficiali emeriti, stabilendosi a
Torre Pellice. Lì continuò a dare il
proprio sostegno agli ufficiali che si
susseguirono alla guida di quel
Corpo e, anche quando le sue forze
fisiche cominciarono a venir meno,
continuò ad essere di incoraggiamento e sostegno per tanti.
Vogliamo cogliere l’occasione per
ringraziare Dio per la sua grazia e il
suo amore e lo lodiamo perché queste qualità erano evidenti nel ministero della cara Brigadiere Figliola.
Ella vede ora a viso scoperto il proprio Signore, che ha fedelmente
seguito e servito per tanti anni.
Ricordiamo nelle nostre preghiere la
sorella, Ten. Col. Prospina D’Angelo,
e la famiglia tutta a cui trasmettiamo le sentite condoglianze e l’affetto di tutto l’Esercito della Salvezza
in Italia.
Nata il 5 luglio 1929
da genitori ufficiali,
Baldassarre e Bice
Vinti, Miriam Vinti
crebbe durante gli
anni difficili del ventennio fascista. In
seguito alla chiusura dell’Esercito della
Salvezza da parte
delle autorità, la
famiglia Vinti si stabilì a Montefalco, presso Spoleto, dove riuscì a sopravvivere grazie a doni ricevuti dalla Capitana Marie
Petitpierre in Svizzera.
La giovane Miriam si trasferì in seguito a
Milano per continuare la scuola.
Nell’estate del 1942 raggiunse la famiglia
che, nel frattempo, si era trasferita a
Saltara, cittadina nella quale il padre
sarebbe poi diventato sindaco.
La riapertura dell’Esercito della Salvezza
nel dopoguerra portò la famiglia a Roma,
dove l’Aiutante Baldassarre Vinti fu nominato direttore dell’allora “Albergo del
Popolo”. Fu in questo periodo romano che
Miriam ricevette e accolse la chiamata
del Signore a consacrare la propria vita
al servizio del vangelo come ufficialessa
nei ranghi dell’Esercito della Salvezza.
La cadetta Vinti entrò alla Scuola Militare
Internazionale di Londra nel 1950.
Consacrata ufficialessa l’anno successivo e, dopo un anno di servizio in Francia
come ufficialessa associata al Corpo di
Le Vigan, rientrò in Italia nel luglio del
1952.
La Tenente Vinti fu nominata come prima
ufficialessa del Corpo di Catania. Nel
corso degli anni, nonostante una salute
spesso precaria, servì fedelmente in
diversi incarichi nei Corpi di Napoli,
Torino, Trieste, Firenze, e Roma, per poi
giungere al Quartiere Generale di Roma
dove fu Redattrice del Grido di Guerra,
Segretaria della Gioventù, e Segretaria
Personale del Capo del Comando.
La Maggiore Vinti servì inoltre per alcuni
anni in Francia e al Quartiere Generale
Internazionale di Londra.
Nominata Segretaria Generale l’1 febbraio 1986, la Maggiore Vinti continuò in
questa responsabilità fino al 1° agosto
del 1989. Entrata in pensione, la
Maggiore si trasferì a Torre Pellice, dove
s’impegnò attivamente come soldata
del Corpo e, con grande disponibilità e
coinvolgimento, continuò a contribuire
notevolmente alla vita del Comando con
i suoi doni ed esperienza.
Il giorno 27 ottobre scorso, è piaciuto a
Dio di chiamare a se la sua servente, la
Maggiore Miriam Vinti.
La famiglia salutista italiana si raccoglie
intorno a Ruben ed Eva, John e Florence,
suoi fratelli e cognati, con le rispettive
famiglie, per esprimere loro la propria
solidarietà in questo momento di separazione e ringraziare il Signore per il servizio offerto dalla loro cara sorella,
cognata e zia.
Possa il Signore benedirli ed essere la
loro consolazione. Da parte del
Comando Italia e Grecia le nostre sentite
condoglianze.
Maggiore Miriam Vinti
IL GRIDO DI GUERRA
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Team editoriale: magg. V. Pavoni Longo,
ten. F. Longo, Paolo Consentino
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Gennaio 2015
DICHIARAZIONE DI INTENTI
Il Grido di Guerra - contro il
male e l’ingiustizia - è l’organo ufficiale dell’Esercito
della Salvezza. Esso è
l’espressione del pensiero
del nostro movimento.
Pertanto, esso ha tre obiettivi principali: evangelizzazione, informazione sulle
attività e l’Opera in Italia,
informazione a livello internazionale.
Questi obiettivi saranno conseguiti mediante la pubblicazione di brevi articoli attuali
e rispondenti alla nostra cultura.
ESERCITO DELLA SALVEZZA
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Generale: André Cox
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ten. colonnello Daniel Naud
Massimo Tursi
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