Qualche anno fa attraversando il deserto algerino, un locale per
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Qualche anno fa attraversando il deserto algerino, un locale per
ARTICOLO SUL PROGETTO “Curricolo Verticale” (prof. Ugo Poce) «Diretto verso l’estremo Sud dell’Algeria, un anziano del posto, per farmi capire dove siamo e il percorso che faremo, disegna l’Africa capovolta, con l’Atlantico a destra. Rimango sconcertato, nelle nostre teste l’alto e il basso del mondo sono opposti. Nella sua mente, il Sudafrica di Mandela è dove io ho la Scandinavia. Sto andando “su” verso il cuore del Sahara e tornerò a casa, scendendo “giù” verso l’Italia.» L’anno scorso durante la festa a Largo Agosta, un bambino delle elementari mi fa ricordare questo episodio: quasi sdraiato per terra, verifica sul “mappamondo democratico” che il sole non illumina il polo Sud, poi si alza e controlla la posizione del Sole in cielo. Sta nello stesso posto di quello della figurina che svetta sulla sfera in piedi su Roma, e la sua ombra ha la stessa inclinazione. Finalmente si immedesima e con un sorriso mi grida “A professò, è vero, c’ho tutta la Terra sotto i piedi.” Gli ricordo: “Attento, tutte le persone del mondo possono dirlo”. “Che forza, è vero!! Ciao, professò” e se ne va contento. Dentro di me, penso “Cazzo, c’ho messo più di 30 anni a capire come spiegare ai miei studenti del liceo i falsi movimenti del Sole e i complessi moti della Terra.” Quest’anno nelle giornate di sole mi diverto con gli studenti a smontare il mappamondo classico sotto lo sguardo incuriosito dei colleghi. La sfera, finalmente liberata dal suo sostegno, è poggiata su una tazza nel giardino della scuola con l’Italia in cima e il Nord alla Stella Polare. Gli studenti vedono la loro esperienza rappresentata sulla sfera, capiscono meglio e più in fretta. Cerco sopratutto di fargli sentire la presenza, oltre il mondo piatto e imprigionato dall’orizzonte, il resto del pianeta che, invisibile, curva e continua, pieno di paesaggi diversi dai nostri e di persone colorate che pensano in modo diverso dal nostro. A noi adulti spetta il compito di aiutarli a capire che occorre imparare a confrontarci con questa complessa ma anche affascinante realtà. Oggi, i ragazzi prima di tutti, sanno che i diritti e la dignità delle persone non sono uguali e vengono spesso violati. Le possibili risposte e le difficili soluzioni non possono che essere complesse. In una scuola seria, i percorsi sul diritto alla cittadinanza, alla legalità o quelli sui nuovi modelli di sviluppo non possono essere relegati in un’ora o in una sola materia perché sono per loro natura trasversali e interdisciplinari. L’esperienza fatta con questo progetto sulla verticalità del curricolo ha, ancora una volta, arricchito la mia professionalità. Il lavorare insieme con docenti di altri ordini di scuola, soprattutto con quelli delle elementari, ha migliorato la mia metodologia d’insegnamento ed è stato l’incontro con l’Astronomia universitaria di Nicoletta Lanciano che mi ha, a fine carriera, fatto smontare il freddo mappamondo tradizionale così lontano dal quotidiano dei ragazzi e fatto fare lezione invitandoli a rivolgere lo sguardo verso l’alto, verso il Sole e le stelle, e lontano, oltre il loro orizzonte. Mi sono mosso con gli studenti tra un giardino assolato, la sala informatica e una piazza usando un’asta e la sua ombra, Google Earth nella sala informatica e un GPS, tessendo un filo logico tra Talete, Eratostene e la moderna tecnologia. Confrontarsi con la professionalità di altri, scoprire esperienze di successo per coinvolgere gli studenti sul personale, uscire dalla classe per fare laboratorio in piazza in mezzo ad anziani e gente di colore, creare una situazione in cui gli adolescenti trasferiscono ai bambini quanto hanno appreso dai professori o a una platea seduta in una libreria comunicare in modo coinvolgente e chiaro i loro problemi, i loro sogni, le loro angosce e le loro gioie. Questa non è Competenza? Dei docenti prima e degli studenti poi? Certo, costa fatica progettare situazioni nuove fuori dal ripetitivo grigiore della classe, portare gli studenti a chiedere di capire e imparare, non è semplice farlo e non sempre si riesce. Si devono superare incertezze, riorganizzare i programmi, adeguare le metodologie, tarare lo spessore e l’esposizione dei contenuti, ma anche vincere la diffidenza di alcuni colleghi e il rifiuto a priori di altri, colmare il gap operativo creato dal mancato sostegno da parte di molti Dirigenti che la “riforma” ha relegato a compiti esecutivi e organizzativi, a contendersi spiccioli e alunni. Per questo ci sarebbe piaciuto molto vederli, tanti e confusi tra gli altri, alla festa delle scuole dell’8 giugno scorso, alla tavola rotonda che è seguita sentirli parlare di Scuola.