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L’ ANNO DI CROCE Un pensiero in cammino ∗ Un anno che porti emblematicamente il nome di un grande, in occasione di ricorrenza centenaria per nascita o morte, quando non si tratta di presunzione, di esagerazione o di vuota ufficialità accademica, deve pur avere un suo significato preciso: la rimeditazione di una scoperta, di un messaggio, di una lezione validamente ricorrente. Nella coscienza civile di un popolo e nella storia della cultura, serietà vuole, contro ogni astio polemico o preconcetto, che non si dilapidi e disperda un patrimonio prezioso. Le ricorrenze centenarie di quest’ultimo triennio hanno proposto alla riflessione degli italiani (ma non solo a questi) l’opera di uno scienziato, di un poeta, di un filosofo. ∗ ... E vorrei cominciare col dichiarare, proprio per aver studiato Croce da tanti anni, che non sono un crociano, nel senso medesimo in cui di sè lo scriveva ad Emilio Cecchi lo stesso Croce: « Io sono il meno crociano di tutti i crociani, come Marx dichiarava di non essere marxista » (11 settembre 1911). Per quel che mi riguarda, quindi, cercherò di applicare all’opera di Croce ( pensiero e azione) il metodo da lui stesso insegnatoci; e questo pare fuor di dubbio il miglior modo di commemorare insieme il filosofo e l’uomo, facendo conto che la filosofia sia morta nella metodologia e si possa usare con lui, storicamente, lo stru mento che ha teorizzato. Sarà facile allora vedere il Suo pensiero in movimento continuo, un pensiero che alle volte sembra quasi capovolgersi, anche se noi lo guarderemo, per non annoiare, non dal punto di vista speculativo, ma nel riflesso storico. Più concretamente, così, si può essere crociani e lo si è senz’altro. (Pasquale Soccio al Lyons Club di Foggia il 21 marzo 1966). 1 Se per eminenza il 1964 è l’anno di Galilei, esso vuoi dire la permanente istanza dell’autonomia della scienza da ogni forma di autoritarismo fideistico e la rottura di un pigro atteggiamento mentale: nefasto aristotelismo di allora e conformismo parassitario di ieri e di oggi. Dal coraggio di quest’uomo, insomma, che per primo sgombrò le vie del firmamento, ha inizio l’era spaziale. Il 1965, l’anno di Dante, dal chiuso ambiente municipalistico e curialistico, ci sospinge verso una prima ariosa coscienza europea, verso una vigorosa affermazione dell’autonomia dello Stato; e la lingua italiana ha il suo valido e fortunato crisma da una potenza poetica oltremodo geniale. Il 1966, l’anno di Croce, veramente non sollecita la memo ria, esso ci invita al bilancio degli ultimi cento anni di una vita e della nostra stessa vita :di una storia che per motivi politici, civili, religiosi, filosofici ancora ci scotta sotto i piedi, e per affetti, idee e tendenze tuttora ci urge nel petto e nella mente. Croce è ancora sul tavolo della discussione; e la fretta di superamento di non pochi ci dice che egli è per lo meno tuttora sul tavolo anatomico. La paradossalità di molti avversari di Croce sta proprio in questo: l’accanimento nella vivisezione di un cadavere di cui non riescono a sbarazzarsi. Croce, comunque, è un passaggio obbligato nell’itinerario di ogni persona colta. E nessuno potrà mai negare che tutta l’opera crociana si risolve almeno in una lezione di alta moralità. Come Galilei, ci ha lasciato in eredità un metodo fecondo di ricerche, e come Dante, a quella poetica e Manzoni, alla narrativa, Croce ha dato un volto di diffusa chiarezza e classicità alla lingua della critica e della cultura italiana (G. Devoto). La chiarezza espressiva è onestà: per il bisogno di chiarezza Croce è detto il filosofo della distinzione e per lo stesso bisogno Croce ha chiarito a se stesso e a noi una infinità di problemi, rendendoli per lo meno attendibili e discutibili a noi tutti. Coraggio espressivo e franchezza di idee e di parole verso tutto e tutti gli hanno certo creato implacabili avversari. Ma l’onestà fondamentale di tutta l’opera di Croce è anche convalidata dalla strenua volontà di un lavoratore indomito e infaticato. Infine, motivo non ultimo della sua lezione di moralità, egli stesso ci ha indicato lealmente, in momenti cruciali, i limiti storici e le ansie per questi stessi limiti nel travaglio del suo pensiero. 2 Al febbraio-marzo del 1893 risale il primo tentativo veramente speculativo di Croce, dopo un’attività quasi esclusivamente storicoerudita. Egli passa alla tipografia una memoria nella quale considera la storia come scienza. Senonchè, com’egli stesso racconta, si ripresentò qualche giorno dopo in tipografia ordinando di scomporre il suo scritto. Dopo un’intensa meditazione egli aveva riconosciuto invece che la storia era da ricondurre sotto il concetto generale dell’arte. « Fu come una rivelazione di me a me stesso »; « scomponete » egli disse e fu « come la scomposizione di tutto il mio passato ». Il suo passato, che però noi possiamo dire essere all’atto della scomposizione l’inizio di un pensiero. Croce non aveva allora che ventisette anni. Ma riferiamoci, ora, al 1951, quasi 1952, settembre, un anno prima della morte: Croce ancora dice che nel suo sistema bis ognerebbe guardare un punto, quello del concetto della vitalità, una nuova potenza del fare che ora contrasta ora s’affianca all’economico. Egli che aborre, sono parole sue, da ogni testamento spirituale, crede di poter lasciare in eredità ai giovani qualche cosa da discutere, che è soprattutto questo problema del vitale. Eredità di un punto bello e difficile, che se condotto a fondo, egli stesso già lo indica, provoca si può dire una sorta di frattura, di capovolgimento, certamente di scuotimento (e sono tutti aggettivi o affermazioni di alcuni tra i più qualificati studiosi di Croce). Io, per conto mio, aggiungo soltanto che si crea una confusione o un'oscurezza, piuttosto che una semplice incrinatura, come altri ha voluto dire. Allo « scomponete » del 1893 corrisponde in effetti, quest’altro « scomponete » della vigilia della sua morte. Di nuovo, in questa seconda occasione, tutto il suo sistema filosofico è sottoposto a revisione, per cui si è parlato, da parte di alcuni, di « evoluzione di un pensiero che marcia verso la catastrofe » e alcuni altri hanno notato, comunque, la tragica religiosità a cui è sospeso l’ultimo Croce. Penso al Michelangelo ultimo che affinava sempre più la sua spiritualità attraverso le ben note Pietà; penso soprattutto alla Pietà di Palestrina, in cui si nota un senso impressionante di crollo. V’è qualche cosa di nuovo che non riusciva ad afferrare lo stesso Croce; come direbbe un poeta « frantumi di vari universi, che non riescono a combaciare ». Per giunta, come già avveniva a Kant nella Critica del giudizio, v’è il tentativo di una irrimediabile composizione tra la ragion pura e la ragion pratica, tra la teoria e il tare. Pover’uomo, quindi, si 3 potrebbe dire ironicamente, ancora tutto da rifare ad ottantasei anni; « pover uomo » mi permettete di fare una semplice correzione in questa affermazione, in questa esclamazione, « povero l’uomo » che deve sempre tutto rifare, e sia Croce e sia tutti noi. Perchè tale è la condizione del pensiero umano, in costante svolgimento, sempre con doloroso travaglio, nell’adeguarsi o contrastare a mutate situazioni di tempi e di eventi. Ma per vedere meglio questa incrinatura penso sia da riferirsi a una data specifica, sintomatica, emblematica, a quel 1915, che è una sorta di spartiacque del pensiero crociano. In quell’anno un abruzzese scrive un Contributo alla critica di se stesso, in data 8 aprile; appena poche settimane dopo, nemmeno un mese, un altro abruzzese parla a Quarto il 5 maggio. I due abruzzesi sono Benedetto Croce e Gabriele D’Annunzio, i quali, alla vigilia dell’intervento nella prima guerra mondiale, vengono a trovarsi in campo opposto: neutralista il primo, interventista il secondo. Si tratta di due atteggiamenti derivanti da due opposte concezioni morali, civili e politiche, ma anche di due temp eramenti assai diversi. Il governo italiano, da parte sua, si occupa molto di quello che farà e dirà D’Annunzio, e contrasta anche la volontà del Re che vorrebbe essere presente a Quarto, di quel Re che fra poco ascolterà la piazza romana infuocata dal D’Annunzio contro il Parlamento. Ma quasi ignora il Croce, mentre non ignora chi è sulla linea di Croce, Giovanni Giolitti, neutralista. Su questi due abruzzesi, Croce e D’Annunzio, v’è un saggio di Emilio Cecchi, Ricordi crociani. Il Cecchi tuttavia mentre li diversifica acutamente sul piano morale, notando la quasi puritana coralità del Croce e l’animalesca sensualità panica di D’Annunzio, sul piano teorico, cioè su quello estetico, in fondo li accomuna sotto la formu la concettuale che in arte l’espressione (Croce) ossia « il verso è tutto » (D’Annunzio). Vero è che ora il Garin su « Belfagor » (1966, n. 1) rivendica allo spiritualista Francesco Acri l’enunciazione in sintesi di tale teoria estetica; e su essa insiste Renato Serra con l’Ambrosini contro Croce o prima di Croce. Ma Cecchi a sua volta conclude con una prevenzione verso il cosmopolitismo fastoso di D’Annunzio e quello di Croce, imboccando però stranamente il vicolo cieco di un nazionalismo provinciale, anzi paesano. 4 In fondo Cecchi è anch’egli un giovane: il saggio è infatti del 1913, quando egli è poco più che ventisettenne. Ebbene, a proposito di Croce neutralista e D’Annunzio interventista, c’è una lettera poco nota, ma rivelatrice di questi due diversi atteggiamenti e temperamenti, di Croce a Prezzolini in data 18 maggio 1911, nella quale si dice: « Per me, il nazionalismo è una manifestazione terziaria della sifilide dannunziana. Quanto male abbia fatto il D’Annunzio nell’ambiente morale italiano è cosa di cui pochi hanno adeguata coscienza; e io credo di essere tra questi. Bisogna esplorare a fondo quel malanno... Io sono disgustato, anzi profondamente nauseato dello spettacolo che offre il D’Annunzio a Parigi e dello scredito che getta sulla nostra Italia. Vedete: non sono cattivo, ma certe volte mi sorprendo ad augurare al D’Annunzio di ‘morire’. Mi sembra il meglio che possa fare per sè e per l’Italia. Prevedo che andrà degenerando sempre più vergognosamente ». Parole di senso profetico, poichè Croce, quando sarà ministro con Giolitti si troverà di fronte alla spinosa questione di Fiume e dirà, nei suoi ricordi Ministro con Giolitti, che la marcia su Ronchi è stata una « prefigurazione » della marcia su Roma. Concludendo e tornando ai due neutralisti, Giolitti e Croce, di là dai diversi schieramenti politici circa l’intervento, si vuol constatare che in quel maggio del 1915 si chiude definitivamente un’età, un’epoca a cui Croce e Giolitti erano ancorati, e si apre una ben diversa e tumultuosa età, quella di questo feroce nostro novecento. Il Croce e Giolitti, nel ‘20, daranno ancora un’ultima favilla delle loro capacità, del loro talento filosofico o politico, soltanto dal punto di vista vecchio stile. Tuttavia mentre il Giolitti sarà al definitivo tramonto, per Croce dopo l’esperienza governativa, coll’esperienza stessa del fascismo, comincerà quella seconda giovinezza che il nuovo regime gli regalerà. Ma che cosa era accaduto? Era accaduto che questi due protagonisti della storia e del pensiero di un determinato tempo italiano erano ancora agganciati a un mondo, a tutto un passato che essi in varia misura avevano contribuito a creare; uno storicamente, l’età giolittiana, l’età aurea, anche della lira; l’altro con la sua filosofia costruita armonicamente ci dà una visione serena del mondo, visione ottimistica e « euforica », dirà ironicamente qualcuno, o « di uno storicismo volgare », affermerà irritato R. Serra, respingendolo in nome di una posizione sentimentale tra il Carducci e l’Acri. 5 Ed in effetti, se volessimo schematizzare e semplificare al massimo, potremmo anche figurarci la filosofia dello spirito di Croce come un cerchio da dividere verticalmente a metà (da una parte si avrà la teoria e dall’altra la pratica) e poi da ridividere a metà, questa volta in senso orizzontale, per avere da una parte il bello e il vero (teoria) e dall’altra il bene e l’utile (pratica), cioè le quattro forme dello Spirito, per cui Croce è stato chiamato anche il filosofo delle quattro parole. In questo schema, in realtà, si inquadrava armoniosamente tutta la filosofia del Croce e si rifletteva contemporaneamente tutta la vita del tempo. Ma ecco che improvvisamente questo cerchio, o meglio questa sfera liscia, levigata, perfetta, mette fuori, per continuare la metafora, degli aculei. Che cosa è successo? Innanzi tutto, con il primo aculeo, del nazionalismo, si produce nel campo dell’arte quello del futurismo; e così di seguito, a turbare la quasi cartesiana serenità della costruzione crociana, l’irrazionalità della filosofia del tempo, psicanalisi, psicologia, sociologia; tutte cose con cui Croce deve fare i conti. Senza dimenticare che tra questi avvenimenti d’ordine culturale s’inserisce la guerra, una prima guerra, e poi il fascismo e poi un’altra guerra. Croce si vede di fronte ad un mondo nuovo e diverso, si vede di fronte lo spettro metafisico di una forza cosmica che sfuggiva alla comprensione del suo vecchio sistema e che è, in una parola appunto l’irrazionale sotto forma di vitale; quella cruda, verde, selvaggia vitalità, tellurica, prorompente, sconvolgente, in virtù della quale si arriva dal nazionalismo ai campi di sterminio. Croce, dunque, si trova di fronte a questa realtà, e davvero, come accade ad un vecchio lupo di mare, gli tocca ammainare le vele, e ricominciare da capo. Ricominciare da capo, sebbene non immediatamente. Il suo neutralismo io me lo spiego ancora psicologicamente, frutto di questi sentimenti di conservazione di un passato; la sua stessa iniziale adesione al fascismo, anch’essa si spiega, a mio giudizio, psicologicamente, come tentativo di salvare un passato, almeno fino al delitto Matteotti e la soppressione della libertà, cioè fino al 1925. E nel frattempo, chi batte alle porte di Benedetto Croce, perchè dia una risposta, sono i giovani; giovani che hanno un senso, una coscienza dei tempi nuovi, e possono essere eretti ad emblema, a paradigma d’un’età; giovani di altissima intelligenza, e tutti con un tragico destino. Il primo, romagnolo, Renato Serra o della inquietudine intellet- 6 tuale: « L’oggetto della nostra impazienza o magari della nostra angoscia morale ancora non è veduto da lui, che già è diventato, quasi per ordinamento inevitabile e predisposto, un giuoco di termini e di formule, tanto chiare da parer vuote »; il secondo, Piero Gobetti o della inquietudine religiosa, di chi sa che è ormai incominciata una guerra di religione tra libertà e fascismo, e vede in Croce « Il solo esempio di italiano di una modernità direttamente partecipe di tutta la vita spirituale del mondo... »; il terzo, Mautino o dell’ansiosa ricerca di se stesso attraverso Croce sul declinare del fascismo e alla vigilia della seconda guerra mondiale, di chi s’accosta a Croce « per procedere oltre e tentare nuove esperienze per conquistare, in queste, la propria autonoma personalità ». E proprio Serra, il 20 luglio 1915, morrà per aver voluto vedere la guerra, con una pallottola in fronte, sul Podgora, scomparendo « nel fremito voluttuoso della guerra » (Croce). Ma se è il primo Serra a chiedersi: « Abbiamo dunque collaborato a qualche cosa di grande, che durerà, abbiamo assistito al nascimento di uno di quei pensieri che gli uomini conserveranno e ripenseranno di noi, con sempre rinnovata ansia e soddisfazione; o siamo stati senz’altro spettatori e in parte compagni di una di quelle fatiche potenti e pazienti, la cui grandezza finisce con l’operaio? ». Lo stesso interrogativo si pone in un certo senso anche Gobetti, Gobetti che vorrebbe Croce già impegnato nella lotta contro il fascismo. Gobetti mu ore nel 1926; ma Croce si può dire che dia la risposta un anno dopo. Ora, quale risposta Croce dà o dovrebbe dare ai giovani? E’ quanto si chiede, da un punto di vista più specifico, Mautino, giovinetto morto appena a ventidue anni, ma già capace di vedere con lucidità le contaminazioni tra personali e filosofiche e relative ai tempi che ancora non permettevano a Croce una percezione chiara del problema. Per quanto, va notato, a proposito di questa angoscia esistenziale, che, ancor prima di Serra, Papini così scriveva a Prezzolini: « ... ci sono stati prima di Croce e di te, altri uomini, per i quali non ho minore stima, i quali non erano così sicuri e certi come siete voi altri e per spiegare i loro dubbi e le loro angoscie e le loro inquietudini non basta sentirmi dire che non furono veri filosofi ... » (18 maggio 1908, Papini - Prezzolini: Storia di un’amicizia, Firenze, Vallecchi, 1966). Resta comunque il fatto che Serra, Gobetti e Mautino rappresenta- 7 no un capitolo interessantissimo nella storia della cultura e della politica italiana, capitolo che coincide ogni volta con i momenti supremi della vita nazionale. Tre giovani, uno morto a trentun’anni, uno a ventisei, l’altro a ventidue e pochi mesi; tre giovani che rappresentano appunto tre età, tre momenti della storia nostra; e sono i primi a porre questa domanda a Croce. E quando Croce risponde? Ecco: Croce si assume il compito di vedere, di svolgere quasi una doverosa funzione pedagogica, egli che ebbe a dichiarare, quando fu ministro della P.I. col Giolitti, di esser quasi ignaro di problemi pedagogici, anzi di aver avuto verso di questi una certa diffidenza, risolvendo la pedagogia nella vita morale. Croce si rifà alla storia, comincia da un punto di vista semplicemente divulgativo, interpreta la storia polemicamente, per cui i suoi canoni storiografici iniziali possono essere discussi, come lo sono stati. Ed ecco la Storia d’Italia del 1928; ecco la Storia d’Europa del 1931, ed infine, quasi a chiudere un’età con residui di quel rimpianto del tempo passato, ecco gli Ultimi saggi del 1934. Croce solo allora chiude con il passato, lo liquida egli stesso, direi, dal punto di vista filosofico, per sentire ancora un mo mento nuovo, per rispondere a quei motivi d’angoscia esistenziale che i nuovi tempi sempre più propongono. Così anche nelle questioni della stessa storia, Croce si trova di fronte al problema della vitalità, di questa irrazionale forma satanica che esplode e che prorompe in tutte le forme storico-politiche del momento, alla vigilia della seconda guerra mondiale. Non a caso egli, in un illuminante capitolo, Forza e violenza, accenna ancora al D’Annunzio come esponente di questa vitalità: dalla « guerra igiene del mondo » del Marinetti alla violenza sensuale degli esteti e dei nazionalisti (La storia come pensiero e come azione porta la data del 1938 e D’Annunzio muore il F marzo dello stesso anno: ironica coincidenza delle date storiche, nel 1915 e nel 1938). Così con La storia come pensiero e come azione, quando parla di irrazionale, si ha il manifesto della nuova posizione crociana. Ma essa non è ancora delineata come concetto speculativo puro, poichè egli ora le riconosce, agostinianamente, una rudimentale insita razionalità, (com’è, p. e., anche nei briganti tra loro), ora gli appare come violenza indomabile. Io ho cercato in un mio saggio di vedere la parola vitale, il termine vitale quali variazioni di significato ha assunto dal 1908 al 1932. 8 Fino al ‘32 il vitale, l’economico, l’utile o l’edonistico e anche il giuridico sono in una unica casella per Croce; mentre univocamente appella l’arte come bello, la logica come vero, la mo rale come bene, quando si arriva all’utile cominciamo ad avere l’utile e l’economico, e ancora altre significazioni aggettivanti. E anche la parola vitale viene usata in senso generico, così, come lo faremmo noi da un punto di vista lessicale, e non ancora ricondotta nella categoria dell’utile, nè come una nuova e diversa o contropposta potenza del fare umano. Per la prima volta nel 1933 egli la pone invece accanto alla morale; ed è una pagina molto interessante, dal titolo Il cangiamento dei principi costitutivi; in essa egli vede che accanto all’arte sorgerà la non arte, e accanto alla morale sarà la frenetica vitalità (cioè anche la morale, come dicono tutt’oggi i fantascientisti, e tra questi Ugo Spirito, cambierà di dimensione di fronte alla tecnologia). E in un’altra nota ancora più significativa, sempre di quel tempo, 1933, e ripubblicata l’anno successivo in un libro quasi clandestino, Orientamenti, egli parlando del concetto di decadenza più esplicitamente affermerà: « Non è meraviglia, dunque, che quelle trattazioni stringessero poco e fossero poco considerate e presto dimenticate. Il vero è che lo spirito stesso è progresso, e come tale contiene in perpetuo il momento della decadenza: è il salire dalla vitalità o animalità alla più alta umanità, ma anche l’arrivare al termine e perciò la ridiscesa nell’animalità per iniziare un nuovo ciclo ascendente ». Ma si accorge poi che la vitalità non può stare nell’ambito della categoria morale e allora la pone nella casella dell’utile; ma anche lì è compressa, perchè l’utile è già una forma civile, è una forma già matura di vita, dominata ed educata, mentre la vitalità è sempre verde, cruda, selvaggia, tellurica, prorompente, sconvolgente, e la significazione diventa quindi polivalente. Per cui io penso che il filosofo della chiarezza in questo punto culminante della sua speculazione non sia stato chiaro e che al filosofo della distinzione si imponeva un’altra distinzione, che non ha compiuto. Ma questo riferimento filosofico serve semplicemente, come ho detto, per una maggiore comprensione della posizione di quest’Ercole al bivio. Perchè, che cosa è questa vitalità, considerata da un punto di vista nostro? E’ come ficcare, non so, la mano nell’acqua, e l’acqua non si lascia stringere, pur ritraendone noi la mano bagnata. Potremo dire che è un’energia allo stato puro, creatrice di vita umana e storica. 9 Einstein dirà, quasi nello stesso tempo e con sensibilità relativistica, che l’energia è uguale a mc 2 , e ne sottolineerà quindi la quasi inafferrabilità, trattandosi appunto di luce e di velocità. Vero è che il grande fisico dirà di non fare filosofia, ma aggiungerà che la cosa più incomprensibile è che l’uomo possa comprendere. Prendete un ventaglio e cercate di aprirlo in tutte le sue stecche: da una parte avrete la virtù e dall’altra avrete il vizio; tutto questo entra nell’ambito della vitalità. Potremmo dirlo con una proposizione vichiana: cioè che dalla ferocia viene su la milizia e la fortezza, dall’avarizia viene su la mercantizia (l’industria e il commercio) e quindi l’opulenza (prosperità), e che dall’ambizione viene su la corte (cioè il vivere civile) e poi la sapienza e la saggezza. C’è nel Vico stesso un’altra indicazione più precisa che le tante virtù diventano vizi, attraverso quella famosa degnità, secondo la quale l’uomo prima sente il necessario, poi bada all’utile, quindi si diletta del comodo, poi si adagia nel lusso, infine impazza a strapazzare le sostanze. Ora in questa sorta di ventaglio, nell’evoluzione di questa vitalità, è mai possibile fare un taglio netto per separare (cioè distinguere) il vizio dalla virtù? Croce stesso questo mostra di saperlo, quando appunto commenta l’aureo detto del Vico, affermando che non si può fare come dice Vico: porre, cioè, da una parte la feccia di Romolo e i polifemi, cioè i bestioni selvaggi, e dall’altra parte i civili e i sapienti della repubblica di Platone. Ma anche lui non avverte la impossibilità del taglio secco e crudo. Tuttavia a me interessa notare un’altra cosa, dal punto di vista storico, storiografico e speculativo a un tempo. Riferendoci per l’appunto a quel 1915, in quel Contributo alla critica di me stesso, Croce dice qualche cosa di estremamente significativo; cioè che « il nostro pensiero sorge sempre nuovo dalle sempre nuove condizioni storiche » e che con esso il presente si arricchisce del passato e il passato meglio si illumina e delimita nel tempo. Precisamente egli dice: « ... mi accadde di sperimentare in me stesso l’insostenibilità del vecchio concetto della verità che si attinga una volta per sempre, magari a coronamento di sforzi secolari e per la genialità di un singolo scopritore ... Ora l’impossibilità che io osservavo in me di riposare sul pensiero già pensato, e il veder rifiorire i problemi appena mietuta una messe di soluzioni, e ritornare in questione 10 il già pensato (il che mi accadeva per ogni parte della filosofia che andavo trattando o ritrattando), mi ammaestrarono col fatto, che la verità non si lascia legare una volta per tutte. E, a un tempo, mi ispirarono modestia pel mio pensiero presente, che sarebbe apparso a me stesso domani insufficiente e da correggere, e indulgenza verso il me stesso del giorno prima, ossia del passato, che qualcosa aveva pure effettivamente pensato di vero, per inadeguato che apparisse al mio presente: modestia e indulgenza, che si convertirono in pio sentimento verso i pensatori dei tempi trascorsi, ai quali mi guardai dal più rimproverare, come prima solevo, di non aver saputo fare ciò che nessun uomo o grand’uomo può: fermare l’eterna verità, ossia fissare come eterno l’attimo fuggente. « E un’altra esperienza io feci, cioè che ogni progresso del mio pensiero non si compieva già con l’insistere nei termini dei problemi che avevo risoluti, ma col formularsi di nuovi problemi e che questi, pur sorgendo sul fondamento dei precedenti, non ne erano tuttavia immediata conseguenza, ma erano stimolati da nuovi moti del sentimento e da nuove condizioni di vita» (p. 403 e segg.). Giova del resto ricordare come anche la filosofia pura e semplice è per Croce legata non solo al tempo storico in genere, ma alla vita particolare medesima di chi la pensa. In questo senso va inteso quando egli scrive a E. Cecchi proprio in merito ad un’opera di mera speculazione: « La Filosofia della pratica... in molta parte ha per me valore autobiografico... » (11 settembre 1911). Su questo argomento si potrebbe insistere con una esemplificazione storica, e dire che, come non si può fare la storia, p. e., del Risorgimento, con la mentalità e il nostro modo di vedere e di pensare di oggi, così non è possibile nemmeno fare con la filosofia e con la logica, che sono sempre in riferimento a un tempo storico. Orbene Croce questo senso del limite del proprio pensiero lo possiede come sentimento profondo; e la sua concezione della filosofia è quella machiavellica di una filosofia, appunto, intonata alla qualità dei tempi. Per cui Croce va considerato con tutti i suoi limiti storici e logici: onde se nulla dovesse ridi Croce, ci rimarrebbe questo metodo, che abbiamo cercato di applicare alla sua posizione storica e speculativa, parlando di lui. Non dobbiamo dimenticare, infatti, quello che egli scrisse una volta a E. Cecchi: « Per quale ragione a me incomberebbe quest’obbligo di soddisfare tutti i bisogni della gente? 11 A quale scrittore, a quale pensatore si è mai fatta così indiscreta richiesta? Io ho i miei limiti, perchè sono un individuo; ma i miei limiti non sono i limiti degli altri individui » (11 settembre 1911). Pertanto, se è possibile fare dei paragoni, io accosterei Croce a Galilei. Che cosa ci è rimasto di Galilei? Non certamente quella posizione storica della fisica del suo tempo, non più quelle scoperte storicamente importantissime per la sua epoca; ma certamente il suo metodo. Così pure di Croce resta la presenza del suo metodo, attraverso i capolavori venuti nel secondo periodo, da La Storia come pensiero e come azione a La Poesia, dalla Storia d’Italia alla Storia d’Europa. E accosterei Croce a Galilei anche per un altro motivo, per la prosa: la prosa di Galilei è classica, lineare, limpida, così come classica, lineare, limpida è quella di Croce, limpida e luminosa come una radura entro una selva selvaggia. Orbene se Croce è su questa linea, si può parlare di una modernità, di una continuità della lezione crociana come metodo di lavoro. Senza contare la sua funzione di coscienza civile del mondo, che è insorta contro il razzismo, contro la storia ridotta a zoologia, così come insorge, il 24 luglio 1947, contro il Diktat impostoci dai bigs (che Croce chiama non grandi, ma grossi), affermando che la guerra è stata perduta da tutti. E ancora come coscienza civile del mo mento egli insorgerà anche in occasione del processo di Norimberga, in nome di una superiore umanità. Per cui, se niente altro Croce ci avesse dato, e tenendo presenti due opere come l’Estetica e La Storia come pensiero e come azione, quest’uomo avrebbe dato egualmente qualche cosa di vitale al mondo attraverso il suo pensiero sulla bellezza e sulla libertà, due messaggi che il mondo pare abbia accolto. PASQUALE SOCCIO 12 Testimonianze e presagi di Aldo Moro per Foggia e per la Capitanata ∗ « CITTA’ DI AVVENIRE CHE VOGLIAMO ASSICURARE; CITTA’ DEL PASSATO CHE VOGLIAMO SALVAGUARDARE ». …Io credo che sia davvero un momento di grande soddisfazione per la Città, per la operosa Amministrazione comunale che ne ha retto la vita per quattro anni, la gioia di vedere compiuta a disposizione dei cittadini, un’opera di cosi alto significato ideale. E quindi sono qui per portare l’espressione del mio compiacimento ed il mio saluto cordiale ed augurale alla Cittadinanza di Foggia in questa lieta circostanza. Credo che poco potrei dire, nulla anzi, sul significato di questa cerimonia dopo le cose che sono state dette con tanta acutezza e, vorrei aggiungere, con tanta passione sia dal Sindaco e sia dal prof. Molaioli. Io potrei soltanto associarmi a loro e dire come io senta profondamente, direi, personalmente, il significato di questo rievocare il passato della Città; questo consacrare, come oggi facciamo, la continuità della nostra storia; questo proiettarci dal passato verso l’avvenire. Io so che aspirazione legittima della Città e cura dell’Amministrazione Comunale e dei parlamentari è di assicurare un degno sviluppo economico alla Città, di vedere in questa Città e in questa Provincia fiorire le iniziative apportatrici di una ricchezza che sia distribuita in ∗ Estratti dai discorsi pronunziati durante la visita presidenziale nei giorni 29-30 aprile. I loro testi integrali, con quelli degli altri oratori e con la cronaca delle manifestazioni, sono raccolti nell’opuscolo a cura del Comune capoluogo: Giornate foggiane del Presidente del Consiglio (Foggia, 1966). 13 modo sempre più giusto. Ma accanto a questo interesse vivo che conduce amministratori e parlamentari a proporsi giorno per giorno il problema dello sviluppo della loro Città, di una Foggia moderna e civile, accanto a questo c’è l’assillo di salvare e di valorizzare in questa continuità ideale tutto quello che di antico, di vero, di bello, c’è in questa Città; Città di avvenire, dunque, che vogliamo assicurare, ma anche Città del passato che vogliamo salvaguardare. E credo che ciò sia veramente un contributo alla compiuta formazione della personalità dei cittadini, i quali hanno certo bisogno di ricchezza, di tecnica, di sviluppo, di giustizia ma hanno anche bisogno di cose che parlino al loro spirito, di cose che valgano ad esaltare i valori propri della persona umana. Mi compiaccio per questa cosa quanto pia mi compiacerei della prima pietra messa ad una grande opera della economia. Vorrei dirvi che vi riconosco, amici di Foggia. In questa passione che avete posto in questa realizzazione e vorrei dirvi da amico, insieme con la doverosa assicurazione di tutti gli interessamenti necessari per dare l’aiuto dello Stato alla indispensabile iniziativa locale, vorrei dirvi, accanto a questa assicurazione, il mio augurio fervido, che è per lo sviluppo economico ma anche umano della vostra e, se permettete, della nostra città. (Museo-Pinacoteca, 29 aprile). « L’AGRICOLTURA SETTORE PRIORITARIO D’ INTERVENTO ». Il Presidente della Fiera ha parlato dell’agricoltura, delle sue esigenze, delle sue possibilità, della necessità, peraltro, che essa sia sorretta e direi indirizzata dalla responsabilità dei pubblici poteri. Io credo che dobbiamo essere tutti convinti di questa verità, del peso che ha ed è destinata ad avere ancora l’economia agricola nell’ambito del nostro Paese, soprattutto nell’ambito del Mezzogiorno. Quindi non immaginiamo un Paese solo con un piccolo margine di attività agricola. Abbiamo, certo, proceduto in questi anni ad un riequilibrio nelle popolazioni impiegate nei diversi settori economici, ma l’agricoltura resta una fonte fondamentale di ricchezza indispensabile per il nostro Paese, indispensabile per il Mezzogiorno d’Italia. Ed all’agricoltura abbiamo dedicato e continueremo a dedicare sul terreno economico e sul terreno sociale ogni nostra attenzione. 14 Ringrazio l’amico De Meo di aver voluto ricordare che nella pur difficile scelta dei settori di intervento, il Governo ha posto in primo piano ad un tempo la scuola e l’agricoltura, predisponendo per l’una e per l’altra insieme, quasi ad indicarne la parità di dignità e di importanza ed anche la compenetrazione tra le due cose; ha dedicato a questi due temi una imponente previsione di stanziamenti che sono in parte attinenti al bilancio dello Stato, in parte sorretti dal bilancio dello Stato ed attinenti invece al finanziamento del pubblico risparmio. Ed il Governo ha apprestato non un generico stanziamento per l’agricoltura, ma un piano di sviluppo, un secondo piano quinquennale di sviluppo, che tiene conto anche di esigenze, di mutamento di strutture e di colture nella nostra economia agricola, ha offerto strumenti per lo sviluppo economico adeguato e moderno dell’agricoltura italiana. Quindi non una spendita di ricchezza, quale che sia, ma una spendita pia razionale per ottenere il maggior frutto attraverso una moderna economia agricola da instaurare nel nostro Paese che, non dimentichiamolo, è in gara sul settore agricolo, particolarmente difficile con gli altri Paesi della Comunità. Quindi, l’agricoltura resta un settore prioritario di intervento e resta una cosa di grande importanza per Foggia, vorrei dire anche per la Puglia in generale. Vorrei ricordare l’iniziativa così coraggiosa anche della Università di Bari per creare un Istituto di studi agricoli ad alto livello i nternazionale, che viene ad integrare il complesso delle iniziative che in questa Regione si svolgono per potenziare lo sviluppo agricolo della Nazione. Il Sindaco ha detto altre cose, ha proposto altre esigenze, ha dato delle cifre significative che io in questo momento non posso evidentemente controllare, ma è evidente che non posso che essere solidale con lui in una duplice veste di deputato di questa terra ed amico di questa provincia e di capo del Governo; non posso non essere solidale con lui nell’attesa, nell’aspirazione, nella indicazione di esigenze pressanti di sviluppo e di equilibrio della vita economica. Certo, la Nazione si sviluppa tutta e poiché vi sono dei dislivelli da colmare, in particolare con un ritmo pia intenso deve svilupparsi il Mezzogiorno d’Italia, devono svilupparsi queste nostre terre, queste nostre Città. Ed il senso della nostra azione è tutto raccolto qui, in questo intento di rendere giustizia al Paese e di rendere giustizia alle zone, ai settori, alle categorie meno dotati e che hanno bisogno di affrettare il passo per eliminare la condizione marginale o comunque di inferiorità nella quale troppe volte si sono trovate, anche a seguito di pluriennali e talvolta secolari abbandoni. Il senso di responsabilità dì un Governo, come quello che io ho l’onore di presiedere, obbliga 15 necessariamente a questa visione d’insieme delle cose, ad una visione secondo giustizia della realtà della vita nazionale. Ed è proprio avendo presente questo senso di responsabilità, questo impegno di giustizia, questa necessità di rendere il Paese ed i suoi cittadini in qualche misura pia eguali e non mortificati in una uniformità inammissibile, ma in qualche misura pia uguale, ed è proprio per questo che noi ci muoviamo anche con una certa severità, perché in questa aspirazione generale al miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle categorie delle persone, qualche volta è difficile operare le pur necessarie scelte, qualche volta è difficile ottenere che qualcuno rallenti un poco il suo passo, per permettere a coloro che sono rimasti indietro di avanzare un poco di pia e diminuire il dislivello. Questo è un problema generale di giustizia; vorrei dire che vale per tutte le Nazioni. Tante volte parliamo di Paesi sottosviluppati da aiutare, ma è sempre difficile dire ai Paesi sviluppati: « rallentate un momento il vostro passo, rinunziate a qualche cosa se volete che davvero altri possano affrettare il cammino »; ma la cosa vale anche nell’ambito della nostra comunità nazionale. Bisogna che qualcuno rallenti il passo per permettere agli altri di camminare pia in fretta. Ecco perché tante volte siamo costretti a dire di no, a dire di no a rivendicazioni le quali possono anche essere in sé considerate giuste ed umanamente comprensibili, ma sono in fatto incompatibili con le esigenze di uno sviluppo ordinato della Nazione e sono, oltretutto, anche illusorie perché la realtà delle risorse è quella che è; si tratta di utilizzarla bene questa ricchezza, di ridistribuirla bene secondo giustizia e di adoperarla in modo intelligente e razionale, perché crei nuova ricchezza e permetta l’avanzamento economico, sociale e civile della Nazione. Ecco perché qualche volta diciamo no e lo diciamo pure troppe volte. Io sono stato costretto a dire di no e lo dirò ancora, se è necessario, quando questo no non significa incomprensione o disattenzione per reali esigenze, le quali vanno umanamente comprese, ma significa la richiesta indispensabile di qualche temporaneo sacrificio, di qualche rinunzia, per permettere di fare giustizia più vera ed, in definitiva, anche di realizzare in quel modo uno sviluppo maggiore per tutti. Ecco perché dobbiamo opporci tante volte quando nel settore pubblico vi sono delle richieste, anch’esse umanamente comprensibili, di migliori condizioni di vita; ma noi abbiamo dei livelli che non possono essere su penati nel prelievo pubblico della ricchezza, non possono essere superati perché il superarli significa incidere negativamente sulla possibilità di sviluppo della Nazione. 16 Abbiamo già un bilancio dello Stato estremamente rigido nel quale solo in minima parte abbiamo la possibilità di interventi relativi proprio allo sviluppo della economia, proprio allo sviluppo delle zone che sono le meno dotate del Paese e le quali, una volta arricchite, arricchiscono di riflesso l’intera comunità nazionale e renderanno certamente pia notevole l’ambito del prelievo pubblico e diventeranno quindi a vantaggio di tutti; ma bisogna che vi sia un momento di sosta e qualche volta siamo costretti a raccomandare una certa vigilanza, un certo rigore, una certa attenzione anche in ordine ai rapporti di lavoro. Se dovessi elencarvi la serie infinita delle rivendicazioni pressanti che vengono tutti i giorni, credo che si avrebbe la sensazione della necessità di un momento di sosta che deve ancora durare; cioè, mentre siamo certamente in ripresa, dobbiamo stare attenti a non rendere vana questa ripresa per non voler accettare ancora qualche momento di sacrificio che è necessario. Quindi bisogna che tutti i cittadini sappiano, ed io sono convinto di poter fare appello, come ho fatto finora, al senso di responsabilità dei cittadini, che abbiano un senso di doverosa e temporanea rinuncia, che abbiano la fiducia che il Governo nella sua posizione è guidato da una visione organica della realtà nazionale. E’ un Governo che vuol’essere la rappresentanza fedele della realtà nazionale, che in così larga parte è latta di gente umile e buona. Il Governo vuole essere rappresentante degli interessi reali dei lavoratori e, quindi, noi seguiremo con attenzione tutte le situazioni difficili, tutte le preoccupanti tensioni sociali che vi sono. In questo momento, soprattutto, nel Paese, comprenderemo e cercheremo di comprendere tutte quante le esigenze e le rivendicazioni, ma ci si accordi la fiducia di credere che è soltanto per spirito di giustizia e per una visione reale e lungimirante degli interessi nazionali che noi dobbiamo indicare un binario entro il quale bisogna muoversi. Uscire dal binario significa la rovina o immediata o ad una scadenza più lontana, significa la rovina per tutti. Io credo che il Governo possa chiedere che si accordi ad esso questa fiducia, perché esso la pone questa richiesta di fiducia sulla base della sua naturale simpatia ed apertura verso il mondo del lavoro, la pone sulla base della sua disponibilità ad essere un Governo che non tutela interessi particolari, che non è sensibile ad interessi particolari, ma tutela interessi generali della collettività, nello spirito di un’autentica e profonda democrazia. Questa è una dichiarazione che io desidero farvi in questo momento; la faccio in linea generale, perché confesso di essere preoccupato di una certa inquietudine che c’è nel Paese in questo momento, di una certa spinta rivendicativa un po’ disordinata, ma la voglio fare 17 in rapporto alle richieste che il Sindaco di Foggia mi ha fatto quando ha detto: lo Stato sorregga il nostro sviluppo industriale, il nostro sviluppo agricolo. Allora è necessario un ordine e nell’ordine è necessaria una priorità, e nell’ordine è necessaria una rinuncia ad a lcune cose, e nell’ordine è garantita questa possibilità di sviluppo della N azione. Non è uno sviluppo che possa compiersi con un miracolo in un giorno o in un’ora. Tutto va conquistato dal nostro spirito di sacrificio, dalla nostra iniziativa, dalla nostra capacità di lavoro, dalla concordia di tutti gli italiani, che vogliamo invocare in questo momento, che io credo sia simboleggiata da ogni Fiera, e da questa Fiera non vi saranno miracoli, ma vi sarà certamente lo sviluppo ordinato della Nazione. Se avremo la possibilità di non sbandare, di non cedere alle pressioni disordinate, alla prepotenza anche solo psicologica di questo o di quello, allora potremo andare avanti; ma ci vorrà del tempo. Io l’ho detto alla Camera e mi hanno anche criticato; ho detto che avremo bisogno di una generazione per soddisfare tutte le esigenze che sono vive nella coscienza nazionale. E io ripeto. Si può ironizzare come si vuole ma è vero. Per realizzare tutto quello che nella nostra anima, nella nostra coscienza — dico tutto, da una integrale sicurezza sociale ad una scuola che abbia non solo tutta l’ampiezza, ma anche tutta la profondità e la serietà che vogliamo per uno sviluppo eguale e degno della intera comunità nazionale — abbiamo bisogno di una i ntera generazione che passi. Questo non vuoi dire che dobbiamo perdere neppure un minuto. E, in una gradazione ordinata delle cose, cominciare a fare quello che è più urgente, che è più utile, che crea nuove ricchezze e pone quelle premesse di questo sviluppo, la cui conclusione lontana, è certo una nuova civiltà nel nostro Paese, una civiltà più umana, una civiltà democratica, ricca, nutrita di tutti i valori umani. Vogliamo perciò l’inserimento dei cittadini nello Stato, in una posizione di responsabilità, come collaboratori; quindi non facciamo soltanto dei nomi, vogliamo chiamare tutti a comprendere queste cose, perché non siano la decisione solitaria ed incontrollata di un Governo, ma queste cose, queste scelte, siano l’espressione di una società che si comprende, di una società che ha consapevolezza dei suoi problemi e delle sue possibilità. Organi della programmazione, presenza degli organi collettivi locali nella vita economica generale del Paese; tutto questo significa che è la società italiana che sceglie da sé il suo cammino ed il Governo la guida e la segue, ma non si sostituisce agli uomini che abbiano senso di responsabilità. Perché io ho fiducia che gli uomini abbiano senso di responsabilità. Perché io ho fiducia che gli uomini abbiano senso di responsabilità; se si parla 18 direttamente a questi uomini, al di fuori di alcune cristallizzazioni pregiudiziali, si trova una risposta positiva che è fatta di consapevolezza, di misura di quella saggezza piena di bontà e di responsabilità che è caratteristica di questo nostro grande Paese. Io credo di potermi rivolgere così a voi, amici, con una parola, scusatemi se ho detto qualche cosa severa, con una parola di fiducia e di speranza, perché quando io dico: fermiamo alcune cose, lo dico perché voglio che si cammini e si vada lontano. Si vada lontano nella libertà. La libertà significa questo, questa collaborazione di tutti, significa non un Governo solitario, chiuso, ma un Governo che si accosta alle varie manifestazioni della vita sociale e riceve da esse, dal loro senso di responsabilità, indicazioni, esigenze, remore che esso deve poi vagliare, certo, nella sua responsabilità globale, ma un Governo che si accosta a queste libere manifestazioni di vita. E quindi è una espressione di libertà che registriamo; ma vorrei dire: tuteliamo insieme, con la nostra consapevolezza civica, con il nostro senso democratico, questo bene supremo che è la libertà del nostro Paese. Credo che abbiamo fatto dei passi innanzi, nel corso di questi anni, a fatica; la situazione di estrema tensione e di estremo pericolo siamo giunti ad una situazione che è certamente più chiara, più tranquillante dal punto di vista delle istituzioni, ma di quando in quando si vede riaffacciarsi in qualche modo lo spettro della violenza e delle intolleranze ed allora abbiamo bisogno di dire due cose: una è che lo Stato democratico, difendendo le sue istituzioni, difendendo il libero metodo della discussione politica, difende la libertà e la dignità dei cittadini e dobbiamo dire ancora che vogliamo e dobbiamo essere tutti i custodi appassionati della libertà. Respingere, mettere ai margini con sdegno ogni ipotesi di violenza; la violenza è l’assurdo, la violenza è irrazionale, è disumana. Vogliamo una società umana, cioè una società nella quale uno Stato democratico difenda ogni giorno con estrema fermezza le istituzioni, uno Stato nel quale una società si abitui ogni giorno di più ad amare ed a volere il dialogo come l’unica forma possibile, l’unica civile forma di incontro fra gli uomini. Voglio dire queste cose in un momento nel quale la coscienza nazionale è turbata per qualche evento doloroso che può essere il sintomo di una ripresa di uno spirito di intolleranza che noi vogliamo fin dall’inizio condannare e colpire, perché sia assicurato il continuo e libero sviluppo della società italiana. Riaffermiamo, quindi, amici, in questo momento che è di soddisfazione per l’opera compiuta, riaffermiamo in questo momento questi 19 grandi ideali che ci animano, che c’impegnano ad un duro lavoro, lavoro che noi tutti insieme, Governo e popolo, compiremo per il bene del nostro Paese. (Città fieristica, 30 aprile). « AUTONOMIE LOCALI: SINTESI DIFFICILE ». Già ieri sera, con una manifestazione spiccatamente culturale, abbiamo detto che iniziavamo una serie di cose che si sarebbero svolte nel corso della giornata di oggi, non in contraddizione ma in ideale continuità con essa. Abbiamo detto che ritenevamo egualmente importante un’opera che tiene alla rivalutazione storica, alla esaltazione del nostro passato ed un’opera di sviluppo economico e sociale della città e del Paese. Infatti stamane abbiamo continuato e la Fiera ci ha dato uno spettacolo di vivezza, di iniziativa, di naturale sviluppo della vostra Città e della Provincia. Mi piace dirlo perché ho qui presenti i Sindaci; molte cose interessanti viste in Fiera avevano il nome di taluni Comuni della Vostra Provincia; quindi ci siamo occupati di molte cose, ma queste molte cose sono unite tra loro. Sono unite con un vincolo che vogliamo rendere il più possibile organico, sono un insieme al quale vogliamo attribuire un carattere di razionalità. Ecco perché c’è un Piano ed io mi compiaccio col Sindaco, con la Amministrazione comunale, perché questo è uno dei pochi piani che in sede locale sia stato elaborato. Ecco perché abbiamo dei piani di carattere regionale, poi nazionale, là dove si compie nella sede più responsabile la sintesi delle varie esigenze, delle varie risorse, delle varie possibilità. Io ho detto stamattina che non tutto si può dare perché viene chiesto, ma è certo che, se si fa con ordine, si potrà dare in misura certasura certamente maggiore e più rapida che se si opera nel disordine e nella irresponsabilità. Il piano significa questo: è un atto di responsabilità, è un’assunzione di responsabilità e bene ha fatto il Comune di Foggia a prendersi la sua parte di responsabilità, ad operare esso nel suo seno le scelte più importanti, così come lo Stato dovrà domani compiere nel progressivo adeguamento del piano di sviluppo, di quello che si chiama lo scorrimento annuale del piano: dovrà lo Stato a ssumersi tutte le responsabilità in ordine alle scelte più utili per lo sviluppo generale della comunità nazionale. 20 E quindi vorrei concludere ringraziando e bene augurando alla Città, alla Provincia, ai Sindaci qui presenti. Io sono consapevole dei loro problemi che l’avv. Forcella ha evocato con forza persuasiva. Io sono consapevole dei gravi problemi di fronte ai quali gli amministratori comunali si trovano ed in prima linea del problema della Finanza Locale, cioè di una struttura che vede gravare sul Comune talune spese di competenza statale, di un ordinamento che obbliga nella stretta di spese correnti e reclude talune possibilità auspicabili di spese di investimento. Noi sappiamo che questo è un gravissimo problema, perché tiene alla entità globale della spesa pubblica.Quindi vorrei che fosse chiaro a tutti gli italiani che vi è un problema generale della spesa pubblica, cioè che vi è un problema della entità della ricchezza erogata in sede pubblica ed un’entità che è eccedente purtroppo le nostre risorse. Se per spesa pubblica intendiamo quella dello Stato con i suoi deficit e quella delle aziende autonome con i loro deficit, il deficit potenziale, in qualche caso attuale, degli Enti previdenziali, il deficit di alcuni Enti pubblici, il deficit degli Enti locali, si vede che vi è un problema globale di spesa pubblica. E questo richiama l’attenzione sull’esigenza di un rigore e di una scelta, come ho avuto occasione di dire stamattina. Ma non vi è dubbio che nell’ambito di questo grande problema, vi è l’eccedenza della spesa pubblica nei confronti delle risorse nazionali, eccedenza che determina un ristagno nelle possibilità di investimento generale, perché quello che viene drenato dal mercato finanziario per coprire il deficit, talvolta di spese correnti, è sottratto alle possibilità di sviluppo. Pure in questo ambito, cioè nell’ambito di un problema veramente grave e difficile, il tema della finanza locale s’impone veramente con carattere di priorità. Nel senso appunto che queste spese vanno meglio ordinate, vanno attribuite agli Enti che hanno una naturale competenza. Bisognerà pur rivedere le fonti di entrata fra Stato ed Enti Locali, ma in una visione organica delle cose, visione organica nella quale entra anche la spesa prevedibile per l’istituzione dell’Ente Regione, che non dev’essere considerata uno spreco, nel senso che una spesa più vicina alle esigenze ed ai controlli può essere una spesa fatta meglio che non dallo Stato; ma certamente pone un problema di entità globale della spesa, problema che il Governo va cautamente affrontando, consapevole delle grandissime implicazioni di ordine economico che ha la risoluzione di questi problemi. Vorrei dire che questo tema particolare, almeno nella forma del piano di emergenza, è allo studio in una sede tecnica, ma con un aval- 21 lo politico che permette di immaginare che le cose potranno avere una soluzione, di emergenza intendiamo, cioè di una scadenza non lontana, perché la riforma organica della Finanza Locale gode di un più vasto respiro, che non mi sentirei di poter promettere nel corso di questa legislatura come attuazione. Ma faremo certamente per i Comuni, per le Province, quello che è indispensabile per dare più respiro agli amministratori, che io reputo veramente dei benemeriti della vita della comunità, perché essi esprimono, spesso con grande sacrificio personale, le esigenze dell’ambiente naturale nel quale essi vivono. Esaltare le autonomie locali non è una parola convenzionale, è espressione di una profonda convinzione, è uno stato democratico, è soprattutto una sintesi di autonomie locali, una sintesi difficile però; una sintesi che richiede un’alta coscienza civica da parte di tutti ed io sono certo che questa coscienza civica voi l’avete ed è per questo che posso augurarmi una feconda collaborazione tra Stato e Comuni e rivolgere ad essi un saluto ed un augurio, il più fervido che si possa immaginare, il saluto e l’augurio, di un vecchio amico della città di Foggia e della Provincia. (Palazzo di Città, 30 aprile). 22 Mezzogiorno d’ Italia e programmazione Validità dei piani di bonifica La Fiera dell’agricoltura di Verona, del marzo passato, e quella successiva di Foggia — recentissima — hanno promosso vari convegni. Li abbiamo seguiti con attenzione al fine d’appurare i dati della produzione e dei consumi. In agricoltura e negli altri settori dell’economia nazionale. Perché ci siamo soffermati sul rapporto produzione-consumi è presto detto: siamo alla vigilia dell’approvazione del piano di sviluppo economico per il quinquennio i 966-’70 e occorre predisporre il tempo utile sulla base di schemi concreti, in ordine alle disponibilità delle risorse da utilizzare nei diversi distretti italiani — i caratteri dell’attività del programma e i fini che l’azione programmata si propone. Non vi ammanniremo il quadro delle cifre sull’esercizio agricolo (rapporto impresa-lavoro, rilievo costi, risparmi, investimenti) e le altre attività: fonti di sviluppo industriale, eccetera: per non tediarvi; vi diremo soltanto che la produzione è aumentata nei diversi settori, dappertutto. Mette conto rilevare, però, che il benessere degli ultimi lustri ha richiesto un’eccessiva dilatazione di consumi ed ha «fagocitato» quasi per intero la produzione. Specie al Sud. Ne è derivato, quindi, un danno alla comunità nazionale: i consumi, aumentando oltre il giusto e il consentito, hanno incamerato perfino il denaro destinato ai futuri investimenti (di per sé fornitori d’altro benessere), e hanno generato una nuova « fagocitosi»: il denaro si è accumulato sui tavoli di quelle imprese che, per volume d’affari, avviamento, efficienza d’impianti, studi sulla collocazione mercantile, sono state in grado — e lo sono tuttora — di tenere testa alla concorrenza a mezzo d’un prodotto aderente al gusto della « massa », preventivamente reclamizzato. Morale: le imprese affermate prosperano, quelle bisognose di soccorso non sanno a quale santo votarsi, uomini e gruppi, ben disposti allo allestimento d’impianti destinati ai beni di consumo, vanno altrove a «degradare» le loro energie. Di qui il maggior danno per quelle 23 zone deboli, come il nostro Mezzogiorno, prive ormai di capitali da destinare ai futuri investimenti. Ci direte: « Ma gl’investimenti non vanno promossi nel mezzogiorno d’Italia con l’apporta determinante dello Stato? Senz’altro. Però lo Stato non è dispensatore di quattrini: si propone, invece, con la funzione etica che gli è propria, di lievitare tutt’intorno l’iniziativa privata. In modo che i cittadini, sulla base del suo intervento designatore, possano fornire il loro apporto alla costruzione delle opere necessarie al Paese e, una volta liberi dall’indigenza, dare l’ulteriore apporto al contenuto civile e morale che informa le libertà. A parte, non si sortirebbe alcun effetto, o quasi, se non venisse predisposto all’investimento l’ambiente sul quale si è deciso, a ragione, d’intervenire. Ecco perché lo Stato eroga, come si dice, i quattrini; si troverebbe in difficoltà se, fornendo capitali, raccogliesse soltanto tributi. Quando poi, come accade ora, si trova a risolvere i postumi d’una crisi economica, ad intervenire per dare una utilizzazione nuova a forze di lavoro non ancora sufficientemente qualificate, a spostare capitali verso quelle zone dissestate dagli eventi atmosferici, esso altro non può fare che contenere la spesa destinata alle opere pubbliche convogliando le rimesse soltanto su quei settori della produzione che possano restituirgli, nel più breve tempo possibile, un reddito soddisfacente. La programmazione a livello regionale, ad esempio, serve proprio ad evitare l’impiego spericolato dei capitali, tramite uno studio zonale che tenga conto delle scelte imprenditoriali suscettibili di successo. Senza dire che, investendo bene il capitale, si eviterebbe la ulteriore dannosa concentrazione produttiva delle zone congestionate e si ripartirebbe l’investimento sul territorio nazionale, equamente; in modo da riflettere, come opportunamente riferisce il Saraceno, l’offerta di lavoro che si manifesta nelle varie regioni, il più possibile. Ci rendiamo conto che la creazione d’un ambiente economico non è cosa facile (parliamo d’un ambiente capace di dar vita ad un nuovo flusso di produzione) e che il coordinamento tra opere pubbliche indispensabili non può sottintendere il fattore umano, di per sé difficile. Riepiloghiamo: i consumi si sono dilatati e hanno preso anche soldi destinati ai futuri investimenti. Un tal fatto è più grave per il Sud che poggia su un’economia agricola e non mista: agricola, industriale, artigianale. Vediamo, ora, d’affrontare il rimedio adatto per fronteggiare, in un primo tempo, l’evenienza, e per rimontare, dopo, la corrente; in modo che il rapporto investimento-risparmio-consumo possa consentire il benessere alle popolazioni senza che esse recedano dai comodi di vita, ed ai quali non vogliono rinunciare (ostano i sacrifici passati e la conoscenza d’una civiltà industriale acquisita attraverso la veloce recente migrazione, o esodo che dir si voglia, ancora in atto da parte dei rurali). Orbene, il rimedio — e tutti gli esperti non ne fanno mistero — c’è. Ma è riposto nell’aumento della produzione. La quale, a stia volta, prescinde dal censimento delle risorse e delle iniziative da prendere per renderle godibili. 24 Non troviamo difficoltà a dirvi che il Nord propone un suo piano. Ciò è emerso anche da un recente convegno tenutasi al Campo Fiera, Dice: datemi il denaro destinato all’agricoltura; lo convoglieremo tutto sull’impresa industriale; in men che non si dica daremo al Paese un reddito doppio dell’attuale. Come vedete il discorso si fa serio: imprenditori del Nord sostengono che l’agricoltura non potrà dare in alcun modo, nel tempo richiesto dal Piano, e in ordine alle esigenze del MEC, un reddito da compensare la spesa, e offrire, al tempo stesso, il benessere ai cittadini. Il discorso fila, non c’è che dire. Esso è tratto da quel modello che prese l’avvio, nella seconda metà del XVIII secolo, dalla « rivoluzione industriale ». Non sappiamo però che ne pensano Matera, Foggia, Avellino, Campobasso, il Sud agricolo, insomma, che si vedrebbe togliere metà del già scarso reddito ora realizzato. E la stessa Costituzione che si propone di eliminare il divario Nord-Sud, il divario tra i redditi industriali, alti, e redditi agricoli, bassi. Riteniamo che non sia il caso di chiarire ulteriormente il concetto in quanto risulta facilissima la manovra che si tenta di far passare per buona: realmente, investendo i capitali nell’industria, aumenterebbe il reddito netto del Paese, ma a danno delle zone sottosviluppate, che peggiorerebbero la loro situazione a tal punto da fermare il proprio sviluppo. Ma anche le zone depresse ne verrebbero grandemente danneggiate: si vedrebbero costrette ad un aiuto che, partito dal centro, avrebbe tutto il sapore d’un’elemosina. E mai più il costume delle genti emergerebbe alla vita civile auspicata dal programmatore. Va da sé che noi dovremo opporre un piano di sviluppo regionale che mostri i risultati soddisfacenti registrati dalla nostra agricoltura, ed anche da quella del Nord, e documentarci sugli esiti economici emersi in fase congiunturale per il lavoro prodotto, sempre dall’agricoltura. Se non andiamo errati essi sono fin troppo soddisfacenti e in grado di sventare le mene di quegli imprenditori del Nord, i quali non mancano di peso, in ogni caso, per influire sulla programmazione nazionale. Essa — sobillata — potrebbe indulgere alla vocazione di centralizzare le istanze d’investimento a favore d’una zona e a scapito dell’altra. Riusciremo noi a non permettere che venga decapitata l’economia generale del Paese con un taglio netto all’agricoltura? Riteniamo che l’alleggerimento demografico avvenuto sulla campagna, la riforma agraria, le opere già realizzate, il cooperativismo in atto in molte zone del mezzogiorno d’Italia, ben legati al progetto di programma economico quinquennale di sviluppo, agli impegni straordinari assunti dalla Cassa per il Mezzogiorno, soprattutto in funzione e a favore dei terreni irrigui, al 2° Piano verde e alla politica comunitaria, potranno consentire che l’Italia agricola e l’Italia industriale marcino insieme, alla ricerca d’un reddito confortevole, equiparato tra i due territori e tra addetti all’industria e addetti all’agricoltura. Assodato che abbondano le premesse per attivare il settore agricolo, corre l’obbligo, ora, di badare a quell’interrelazione che s’impone tra industria e agricoltura: bisogna muoversi, quindi, per l’ottenimento di quelle imprese industriali (non predisposte dal Nord), 25 congeniali alle nostre necessità ed alle nostre vocazioni. Comunque, sulla base delle nostre scelte. In modo d’attuare un piano che possa pervenire — sul modello di noti pianificatori — ad un investimento «parallelo» e di richiamo di altre attività, da quelle commerciali a quelle turistiche, etc. Ciò si dovrebbe realizzare subito in chiave pratica, col censimento zonale di casa nostra. Certo l’imprenditore agricolo deve uscire, prima che ne venga costretto dalle inflessibili leggi dei mercati, degli schemi preconcetti che ancora lo detengono ad un’agricoltura patriarcale: deve passare dal «ruolo» di seminatore a quello d’imprenditore — esperto. Deve dedicarsi, insomma, alla sola attività agricola fino a diventare — senza che eserciti un secondo mestiere — un professionista dell’agricoltura. E’ su questa base — in ultima analisi — che si potrà creare, sia pure dilatando l’azienda, dove occorra, e la stessa piccola proprietà contadina, l’azione di carattere regionale. La quale è il proemio e il fulcro di quella nazionale e dell’istituto regionale, e la molla per lievitare le coscienze da impegnare nel lavoro di recepire un reddito confortevole. Ma anche per porre l’evoluzione derivante dal benessere in condizione di alimentare il nuovo umanesimo in cammino. Se a ciò aggiungete il valore assunto dall’irrigazione, a buon diritto da considerare il fattore dominante della bonificazione, ben potrete intendere le garanzie che ci provengono dal rinnovamento del Paese a mezzo della ristrutturazione agricola auspicata. Non considerate distorsione professionale la nostra se vi diciamo che stiamo entrando, finalmente, nel concetto di « bonifica integrale ». La quale — in tempi casi duttili al progresso e casi in mano del tecnocrate — è chiamata a collegare il piano ingegneristico a quell’agronomico (spezzando, finalmente, le remore secondo cui i consorzi di bonifica avrebbero lavorato molto sul piano ingegneristico e poco e male sul piano agronomico), ma anche l’agricoltura all’industria, la subentrata mo difica del paesaggio alle necessità turistiche, la scuola alla terra, la campagna alla città. E in questo quadro non c’è chi non veda il valore assunto dall’irrigazione. Diciamo, per inciso, che si valutano a circa 2 milioni — poco meno — gli ettari ancora da irrigare in Italia. Di questi ben 700 mila si trovano nel mezzogiorno d’Italia. A parte, le nuove formule per una razionale progettazione delle reti irrigue sussistono, e con esse risultati e prospettive concreti in merito all’irrigazione del prossimo futuro. A buon diritto si può affermare, quindi, essere noi già definitivamente passati da quell’assetto territoriale, autarchico, che ha distinto per secoli la nostra agricoltura ad una dimensione aperta allo sviluppo che si propone di realizzare la comunità nazionale, in campo agricolo. Non è concepibile, quindi, dividere l’economia italiana in due tronconi proprio ora che il MEC è alle porte. Vuol dire che ove bisticciassimo tra confratelli i rischi derivanti dalla mancanza d’un mercato alla produzione non si ripercuoterebbero soltanto sul mezzogiorno d’Italia ma sull’intero Paese; e mai più il Nord potrebbe chiedere, come recentemente, in occasione d’un convegno alla Fiera di Verona, ha fatto, di dar vita agli investimenti irrigui del centro-nord, asciutto, a simiglianza di quanto già fa la Cassa. 26 La programmazione, se vogliamo, fa diventare anacronistico tutto ciò; rompe con tutti quegli « anti » che non trovano posto nella razionalità, ma che s’indovano nella passione e nell’estremismo. Programmare, in definitiva, vuoi dire fare giustizia, uscire dall’immobilismo, vincere le ritrosie, sottrarre, con coraggio, dalle mani dei neocapitalisti arroccati nelle inespugnabili fortezze dell’ultimo blocco agrario industriale ereditato dal fascismo, quei modelli di concentrazione dello sviluppo in cui campeggia il conservatore. Non a torto i governi di centro sinistra hanno paventata, e ancora paventano, le mosse di codeste forze, alle quali — mallevadore lo strato più grigio del Paese — non difettano le brame per un inserimento dei loro interessi e del conseguenziale loro potere nello spazio nazionale, appena da vent’anni libero dalla tirannia, ed ora in marcia verso un avvenire democratico degno della migliore tradizione italiana e europea. Stando, quindi, al progetto di sviluppo economico che prevede l’industrializzazione nel mezzogiorno d’Italia (il che allieverebbe l’attuale disagio dell’agricoltura sia con l’assorbimento da parte industriale di addetti al lavoro, sia dilatando i consumi a mezzo del nuovo inserimento, senza incidere, questa volta, sulla somma destinata negli investimenti); stando al fatto che accordi comunitari ci garantiscono il diretto intervento dei poteri pubblici, in modo da sostenere i prezzi (anche se i sacrifici per adeguarvisi non sono pochi); considerando che l’agricoltura meridionale non ha determinato nel vicino passata e beneficierà nei prossimi cinque anni d’un congruo numero di miliardi (Cassa e Piano Verde), non dovrebbe essere molto difficile creare le nuove condizioni ambientali per dar vita agli investimenti. Le braccia umane, che hanno generato per buona parte il miracolo economico italiana al Nord, non mancano. Per quel che ci risulta, esse sano di per sé una ricchezza. Ma non per far ristagnare i valori materiali alla maniera antica e sfruttare i valori umani per il godimento di un’ascosa « longa manus ». No. L’investimento, questa volta, ha un sola fine: il miglioramento del benessere dei cittadini. E, per quel che ci consta, le premesse per il potenziamento dell’intera economia nazionale, attraversa la giusta distribuzione regionale degli investimenti, non mancano. Ma il Piana dev’essere riconsiderato: bisognerà esaminare le nostre attuali fanti di produzione (censimento zonale), in maniera non estetizzante, e appuntare l’attenzione, con oculatezza, sul capitolo dei « disincentivi », per sventare le mene liberistiche in esso contenute. Ci sia consentito, ora, di provare la validità dei « piani di bonifica » in ordine alle esigenze del Piano nazionale 1966-‘70. Il Consorzio per la bonifica della Capitanata, il quale agisce sul più vasto comprensorio d’Italia — si estende per circa 460 mila ettari, il 70% della superficie totale della provincia di Foggia, e opera anche nei territori classificati montani del Fortore per 30.114 ettari e del Subappennino Dauno per 68.000 —, d’una tale efficienza può offrirci un esempio solare. Ma anche la prova certa di come si tiene a giorno e si evolve un piano generale di bonifica a mano a mano che subentrano esigenze di rinnovamento della sua struttura. Ciò è avvenuta innumerevoli volte nella più che trentennale esperienza del Consorzio: tutte le volte che 27 l’Ente si è trovato nella condizione di esaminare le analisi provenienti da fonti territoriali di base, e che postulavana soluzioni ingegneristiche, agronomiche, sociali, derivanti dalle risorse generate dal cammino effettuato dalla stessa opera di bonificazione, oppure quando ha dovuto aderire ai nuovi programmi redatti al centro. Significativa l’esempio dimostrata allorché, con la creazione della Cassa per il Mezzogiorno, il Consorzio tenne mente al piano infrastrutturale, riattando il vecchio e creando nuove opere in tal senso, ma, al tempo stessa, affrontò l’esame degli aspetti produttivistici delle singole zone. A fronte del mercato libero e, permetteteci di dirlo, della mentalità esclusivistica dell’agrario locale. Di qui la necessità di ricordare al programmatore i dati desunti dal rilevato delle opere compiute. Perché — ci sostiene il Tafani — non possano considerarsi superati dai nuovi procedimenti d’indagine gli esiti d’una strutturazione territoriale emersi dai piani di bonifica che hanno avuto la possibilità di offrire designazioni positive di tale validità da infirmare il concetto di chi ancora sostiene che essi s’addicono alla sola agricoltura. Basti pensare che il Consorzio di bonifica ha creata Siponto, ch’è un sito balneare, e come tale esula da un fatto strettamente legato all’agricoltura, ha creata la centrale del latte, ch’è un fatto industriale, bada alla razionale trasformazione del paesaggio concilianda l’aspetto tecnica con l’assetto urbanistico, segue la vicenda culturale del territorio e tiene in sommo canto la situazione archeologica della contrada, ben sapendo l’importanza che essa riveste per i futuri incontri con la Grecia e l’Asia Minare (attuale Anatolia), carne la Daunia avvolte nel mistero della loro origine. Tutto ciò il Consorzio non avrebbe potuta attuare se il sua piano generale, avulso totalmente dalla realtà circostante, si fosse ridotto ad un semplice giuoco di prezzi tra seme e ricavata, giuggiulandosi tra grana e avena.Erra, quindi, chi ritiene che i piani di bonifica rappresentino una forma di strutturazione del territorio tecnicamente imperniata sull’agricoltura, e li vuole surclassare; sia pure con l’onore delle armi.Vuol dire dimenticare l’opera dei consorzi allorché, ai tempi della prima generazione democratica postfascista, resistendo agli americani che avevano sancito essere l’agricoltura un servizio sociale d’ammodernare, e nulla più, essi convertirono l’investimento pubblico erogata a mo’ d’assistenza in un complesso di opere, quelle stesse che ora stanno lievitando lo sviluppo del comprensorio, e fanno dire all’esperto: la Capitanata decolla. Mai, in definitiva, si sarebbero rimossi i secolari ostacoli che si frapponevano al progresso, e la stessa irrigazione non avrebbe sortita l’accoglienza che ha avuto con la 717 (che concentra gli interventi della Cassa nei comprensori irrigui, idonei ad un confortevole stadio di redditività), se l’attività di bonifica non avesse operato in base ad un piano, se non avesse iniziato a rimuovere le difficoltà ambientali ed a costituire quelle premesse fondamentali per la evoluzione della struttura fondiaria degli ordinamenti colturali in territori, come i nostri, ch’erano privi di strade secondarie di comunicazioni, di energia elet- 28 trica, di acqua potabile, lontanissimi dai centri abitati e per di più soggetti a gravi disordini idraulici e malarigeni. Ebbene, basti dare una scorsa alle opere fin qui messe a punto calcolate in valuta attuale ad altre 60 miliardi di lire, ai quali vanno aggiunti 15 miliardi per gli interventi di manutenzione ordinaria e per i ripristini straordinari avvenuti dopo la guerra, per avere l’esatta nazione dell’opera fin qui svolta dal Consorzio di bonifica della Capitanata che, trascendendo i limiti dell’impresa, ha aggredito il problema di fonda ed ora indirizza le colture del comprensorio in relazione alle prospettive irrigue ed alle esigenze d’un mercato sempre più aperto e concorrenziale. Il consuntivo del lavoro può essere così raffigurato e riassunto: Strade Sistemazioni idrauliche dei corsi d’acqua Canali di bonifica Sanchinaggio dei laghi di Lesina e di Varano Calmate artificiali Calmate naturali Impianti idrovori n. 8 Borgate rurali Acquedotti rurali Linee elettroagricole Caselli idraulici e case cantoniere Pozzi irrigui sperimentali Fasce frangivento Cabine elettriche Irrigazione con acque di sorgenti Dighe d’invasa Galleria d’adduzione irrigua Canali adduttori irrigui Km. 1600 " 680 " 650 " 42 Ha. 640 " 3750 " 2280 n. 4 Km. 40 " 1200 n. 43 " 90 Km. 90 n. 200 Ha. 1340 n. 2 Km. 16 " 22 Tutto ciò senza considerare le opere minori di bonifica e la complessa attività svolta nell’interesse della trasformazione fondiaria e del miglioramento dell’agricoltura. Come s’evince dallo schema esposta, le strade s’intendono per 160 chilometri. E, credeteci, non è poco per un paese come il nostro che è al primo pasto per la rete autostradale ma ad uno degli ultimi, ivi compresa il Nord, per viabilità secondaria. Le cause d’un tal fatto sono tante: impiegheremmo molto a prenderle in esame. Sta di fatto che noi vi abbiamo provveduto ed oggi esse rappresentano uno degli strumenti più importanti del nostra mondo agricolo. E non certo per agevolare l’esodo, come recentemente ha ribadito l’ingegner Casini, ex presidente dell’Associazione nazionale delle bonifiche. Perché anche questo si è detto da parte di certa cattiva stampa. Ma per creare un rapporto interaziendale duttile ai tempi nuovi, per lievitare il rapporto città-campagna, fatto ormai di scambi d’ogni genere. (Come se l’esodo, poi, non avesse vie proprie di sviluppa e non si reggesse su fattori addirittura ignoti). Senza dire delle 4 borgate rurali costruite dal 29 Consorzio (Daunera La Rocca, Siponto, Mezzanone, Tavernola; Tressanti è in costruzione): non c’è chi non veda l’importanza di cadesti nuclei urbani del Tavoliere. Non foss’altro in ordine al valore che assume l’agro che abbia in sé un centro abitato. C’è tutta una letteratura per dimostrare la necessità di creare borghi atti a modificare il profilo economica e demografico d’un sito, a modificare il casto di produzione dei raccolti per l’aspetto collegiale che assume la motorizzazione, lo stesso contesto storico-amministrativa legata al nome, una volta, delle fatidiche « poste ». Che dire, inoltre, della sistemazione idraulica dei corsi d’acqua? Anche in questa casa non potremmo parlare di scelte colturali, di viabilità mercantile e d’irrigazione se non avessimo predisposto un lavoro inteso a frenare le esondazioni dei corsi d’acqua. Saremmo felici di riferire ai lettori di « Capitanata » l’enorme lavoro in tal senso eseguito, da quello pioneristica, fatto sulla base della piccola ingegneria, a quella attuale, che risente di tutta la evoluzione effettuata dall’ingegneria del ramo. Basti pensare al Candelaro che attraversa a pettine l’intera piana della Capitanata, e non sempre si comporta, come in apparenza sembra, da fiume calmo e placido, ma selvaggiamente. Ora, però, è alla fine del suo regno: il Consorzio lo ha quasi soggiogato. Anche se non possiamo, come vorremmo, parlarvi di questo capitolo affascinante della storia della bonifica, a parte i 600 chilometri segnati nel paragrafo indicatore, siamo a buon punto: presto saranno attuati altri lotti di lavoro, e non ci vorrà malta per eliminare definitivamente quest’altra piaga della nostra terra, soggetta per il passata ad una serie innumerevole di guai ad opera della straripamento dei fiumi. Imponente, poi, l’attività che si presenta per lo sviluppo e il completamento della bonifica del comprensorio nel quadro dei nuovi provvedimenti di rilancio.Che si tratti d’un’attività destinata a fare del Tavoliere uno dei più fiorenti e progrediti comprensori del Paese può desumersi dall’esame del recente studia sulla rilevazione generale dei fabbisogni di opere pubbliche predisposti nel febbraio 1964. In tale studio è prevista la esecuzione di opere pubbliche per categorie, casi ripartite: Studi e ricerche Opere irrigue Sistemazione e difese collinari e montane Sistemazioni e difese idrauliche Sistemazioni idraulico-agrarie Opere stradali e civili Frangiventi Manutenzione straordinaria (ripristino) L. » » » » » » » 300.000.000 90.000.000.000 1.200.000.000 7.000.000.000 8.000.000.000 14.000.000.000 3.500.000.000 200.000.000 Ma le opere destinate a segnare una svolta decisiva nella storia dell’agricoltura dauna, e destinate, al temp o stesso, ad avere un peso notevole su tutta l’economia della regione, riguardano l’attività irrigua. Essa investirà una superficie complessiva di oltre 200.000 ettari, circa la metà del comprensorio di Capitanata: vedi i complessi del 30 Fortore, dell’Ofanto, del Carapelle, l’utilizzazione delle acque del sottosuolo, lo sfruttamento delle sorgenti carsiche e delle acque di scarico industriali e urbane. Il complesso del Fortore è costituita da un invasa artificiale sul fiume Portare, in località Occhito, della capacità utile di 250 milioni di metri cubi, oltre che da una galleria di adduzione che da Occhito porta al Tavoliere, lunga 16 chilometri, e convogliante una portata di 30 metri cubi al secondo, e da una rete di canali e tubazioni principali e secondarie a servizio di Ha 130.000 di terreni dominati, dei quali 106 mila irrigabili e da rendere irrigui, effettivamente, nella misura del 50 per cento. La diga, come nota, è già terminata; e non manca di offrire al vis itatore lo spettacolo della grandiosità. La galleria, invece, che dal punto di vista geologica assume una grande importanza, e ciò per la presenza di terreni difficoltosi, nei quali si opera, è in fase d’avanzata costruzione: si procede a velocità soddisfacente, fino a realizzare una penetrazione di due metri giornalieri. L’importo complessivo delle opere da eseguire è previsto in 51 miliardi di lire. Il complesso Ofanto interessa, in destra, il comprensorio della Fossa Premurgiana e, in sinistra, il comprensorio della Capitanata. Esso comprende quattro invasi artificiali sugli affluenti dell’Ofanto, del Rendina, Atella, Osento, Marana Capacciotti e per una capacità complessiva di 110 milioni di metri cubi, ancora interessa una traversa di derivazione sull’Ofanto, in località Ponte Santa Venere e una rete di canali principali e secondari a servizio dei territori della Valle dell’Ofanto. I terreni dominati per il comprensorio del Tavoliere assommano a 42 mila ettari, dei quali 30 mila irrigabili e da rendere effettivamente irrigui nella misura del 70%. L’importo complessivo delle opere da eseguire è previsto in circa 24 miliardi di lire. Il complesso del Carapelle è costituito da un invaso artificiale della capacità di 50 milioni di metri cubi a servizio di 20 mila ettari di terreni dominati, dei quali 14 mila irrigabili e da rendere effettivamente irrigui nella misura del 70%. Il costa delle opere pubbliche, comprendenti anche la rete di adduzione e distribuzione irrigue, è previsto per oltre 11 miliardi di lire. Gli altri comp lessi minori interessano una superficie irrigabile di circa 9 mila ettari, con una spesa prevista in circa 3 miliardi di lire. Vasta e intensa è anche l’azione svolta dal Consorzio nella fase di attuazione della trasformazione fondiaria-agraria ad integrazione e completamento dell’attività pubblica. E’ da segnalare, altresì, l’opera che l’Ente va spiegando nel campo della sperimentazione irrigua, della coltivazione di piante fruttifere e forestali, della introduzione dei più progrediti sistemi colturali, del miglioramento dei rapporti tra proprietà, impresa, lavoro, della istruzione professionale delle maestranze agricole, dell’impianto di fasce frangivento. I settori della cooperazione, del mercato e dell’assistenza tecnica sano tenacemente perseguiti e notevoli sono gli sforzi che si vanno compiendo per la loro valorizzazione. Significativi esempi delle iniziative prese sono rappresentati dalla costruzione in Foggia del Centro di raccolta e di lavorazione del 31 latte, avente una capacità lavorativa giornaliera di 200 quintali di latte, dalla partecipazione, con altri enti promotori, alla centrale ortofrutticola di Foggia, dalla istituzione, con finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno dei primi due nuclei d’assistenza tecnica ed amministrativa agli agricoltori di Orta Nova e di Lesina, dalla redazione di numerosi progetti di opere di miglioramento fondiaria, dalla collaborazione di studio data dall’Ente agli studenti laureandi in Lettere, in Economia e Commercio, in Statistica, in Agraria i quali devono affrontare il lavora di tesi per l’esame finale di laurea. Nell’ultimo anno l’Ufficio Stampa del Consorzio ha offerto assistenza a 8 laureandi in Economia e Commercio, a 4 laureandi in Lettere, con tesi in Ge ografia, ad uno studente in Agraria. Chiediamoci, ora, alla fine di quest’ansioso rendiconto, doveroso peraltro, se non sia il caso di battersi, e con tenacia, perché possa essere pianificato, come sostiene il Barberis, non soltanto il settore economico, qual è l’agricoltura, ma l’intera società rurale. Siamo, in definitiva, in democrazia: e la critica che non sia sterile, che proponga un rimedio, viene accolta con soddisfazione; siamo appena all’inizio d’un piana di sviluppa economica che, dovendo diventare ancora strumento esecutivo, può essere emendato. Ma per far ciò non basta l’opera del solo Consorzio di Bonifica: è necessaria che si radichi nella coscienza politica di tutti i responsabili dell’evoluzione del mezzogiorno la opportunità d’opporsi all’« efficientismo » delle zone provvedute. Le quali, come abbiamo riferito nella prima parte, vanno gridando ai quattro venti — mallevadore un certa tipo di grosso agraria ancora superstite — che lo sviluppo del mezzogiorno d’Italia potrà derivare soltanto da una programmazione che contempli l’espansione del sistema industriale, il solo in condizione, oggi, d’immettere nella spirale dello sviluppa anche le regioni deboli, come il Sud. Sussiste, come vedete, un gran pericolo per le nostre contrade: esso è stata denunziato, or non è molto, come vi abbiamo detto, al Campo Fiera, in occasione del Convegno di studi sull’irrigazione, e, prim’ancora, dal Ministro Pastore, dal presidente della Cassa, prof. Pescatore, che nella premessa alla relazione annuale sull’attività dell’Istituto, riferì che il pericolo determinatosi in seguito alle richieste di parte tecnologica potrebbe pesare notevolmente sul « quadro de]le decisioni pubbliche e private, sino a rendere vane una delle ragioni del piano nazionale ». Va senza dire che il prof. Pescatore si riferiva specificamente al divario Nord-Sud, al pericolo, ove restassimo inerti, di aggravarlo, questa divario. A mezzo del Piana che, una volta divenuta esecutivo, non ci offrirebbe molte possibilità di benessere e di evoluzione. — — WLADIMIRO C URATOLO 32 Aspetti e prospettive di un processo di integrazione fra sviluppo agricolo e sviluppo industriale LA VALIDITA’ ECONOMICA DELLA CONCENTRAZIONE TERRITORIALE DEGLI INVESTIMENTI 1. * E’ opportuno acquisire — in via preliminare — i risultati significativi della politica economica italiana. Sia ben chiaro che tale analisi non potrà essere una ricostruzione dettagliata in quanto essa non forma oggetto immediato e diretto del nostro convegno∗ . Si tratta piuttosto di rinvenire quegli elementi pertinenti al nostro tema e quindi utili al suo svolgimento. Si fa ricorso, per la documentazione statistica, a un recente, molto apprezzato, studio del Presidente dell’Istituto Centrale di Statistica, dal titolo: Produttività e distribuzione del reddito in Italia n el periodo 1951-1963, perché disaggrega i conti economici nazionali sulla base del criterio territoriale e di quello settoriale sia separatamente che congiunta.. mente. E’, in altri termini, una documentazione molto preziosa, in quanto aiuta a compiere una riflessione sull’evoluzione del sistema economico italiano1 . L’incremento del reddito italiano, nel periodo considerato, è pari a quello che si è avuto nei precedenti 75 anni dell’economia italiana e, misurato sulla base dello sviluppo economico statunitense, si vede che quello italiano si è verificato in un periodo di tempo inferiore. Sorge così l’interrogativo: a quali fattori è imputabile l’intenso sviluppo economico italiano che ha visto crescere il reddito nazionale deIl’83 %? Consideriamo brevemente i parametri più significativi dello sviluppo economico. Il fondo capitale è aumentato del 2,8% all’anno, mentre le forze di ∗ Testo della relazione al Convegno organizzato dall’Amministrazione provinciale di Foggia il 31 maggio 1966. 1 G. DE MEO, Produttività e distribuzione del reddito in Italia nel periodo 195163. 33 lavoro occupate sono cresciute dello 0,3%, pertanto la dotazione di capitale per occupato è cresciuta del 2,6%. Il prodotto reale e il prodotto per occupato sono aumentati rispettivamente del 6% e del 5,8% all’anno; cioè in misura notevolmente maggiore del capitale (2,8%) e del lavoro (0,3%). Di conseguenza la produttività del capitale ha un incremento sensibile (3% all’anno) ma comunque molto minore di quello della produttività del lavoro (quasi il 6%). Come si vede, gli incrementi del prodotto nazionale non sono interamente imputabili agli incrementi nella dotazione di lavoro e di capitale, ma sono imputabili ad un’altra categoria di fattori. Questi altri elementi, genericamente e globalmente definiti come « progresso tecnico », ovvero produttività globale, sono in realtà molteplici, tra i quali particolare menzione meritano: 1) ridistribuzione dei fattori produttivi da settori a bassa produttività a settori ad alta produttività; 2) ridistribuzione degli stessi fattori da regioni arretrate a regioni sviluppate con conseguente aumento del loro rendimento; 3) miglioramento qualitativo delle risorse e in particolare del lavoro mediante l’istruzione e la preparazione tecnica dei lavoratori; 4) rendimenti crescenti determinati da economie di scala, ovvero ampliamento delle dimensioni aziendali; 5) progresso tecnico in senso stretto che include gli investimenti effettuati nella ricerca scientifica e che si concreta in nuove tecnologie produttive. Per valutare, in termini quantitativi, qual è stato l’apporto della produttività globale, cioè dell’insieme degli elementi elencati, all’incremento di reddito, si può vedere in che misura ha inciso l’intensità di capitale e in che misura il progresso tecnico sull’aumento del prodotto per unità di lavoro. Dalla citata documentazione statistica si ricava che il 93% dell’incremento del prodotto per unità di lavoro è dovuto al progresso tecnico e solo il 7% all’aumento dell’intensità di capitale. Disaggregando in base ai tre noti settori produttivi, si osserva però che, per il settore agricolo, le variazioni dell’intensità di capitale hanno influito per il 25% (tale incidenza è addirittura leggermente negativa per l’industria), conseguentemente la misura della incidenza del progresso tecnico sull’incremento del prodotto per unità di lavoro scende, per il settore agricolo, al 75%. Riferendo poi questa grandezza ai tre territori nei quali comunemente si suddivide il sistema economico italiano, si osserva che nell’agricoltura, gli indici della produttività globale, pur essendo nel complesso crescenti, a parte le sensibili oscillazioni annue dovute alle note alterne vicende climatiche, sono relativamente più marcate nel Sud rispetto al Nord. Donde si può desumere che il progresso tecnico può svolgere un ruolo molto importante nell’espansione del settore agricolo. Gli incrementi della produttività globale verificatisi nel settore industriale sono invece minori nel Sud rispetto al Nord, forse per la mo destia stessa della struttura esistente su cui applicare le innovazioni tecnologiche e trasferimenti di fattori produttivi o ampliamento delle dimensioni aziendali. 34 Sorge cosi il desiderio di precisare in quale misura hanno influito queste distinte categorie della produttività globale. L’esperienza italiana mette in evidenza che nel periodo 1951-63, il progresso tecnico vero e proprio ha influito per l’85%, i trasferimenti di lavoro per il 15% ed i trasferimenti di capitale hanno avuto un’incidenza leggermente negativa. Piuttosto che scendere in ulteriori dettagli, è preferibile a questo punto e per la ragione fondamentale esposta all’inizio della relazione, ricavare una indicazione significativa dall’esperienza italiana degli ultimi 15 anni - per il tema in discussione. E cioè l’obiettivo dell’incremento del reddito, che diviene a sua volta uno strumento per il conseguimento della finalità della parificazione territoriale e settoriale dei redditi di lavoro, si consegue in maniera relativamente maggiore attraverso l’individuazione di settori e di territori a più elevata produttività che attraverso l’immissione di maggiori flussi di investimenti. Il maggior volume di investimenti incide indubbiamente sull’aumento del reddito ma in misura relativamente maggiore incide il progresso tecnico. E quindi volendo ricavare da tutte queste considerazioni teoricostatistiche un suggerimento concreto per la condotta politica della nostra classe dirigente, si può dire che è molto più conveniente concentrare le proprie energie ed i propri sforzi nell’individuazione di attività ad alta produttività verso cui convogliare le risorse disponibili. Pertanto, la scelta di politica economica contenuta negli artt. 6 e 7 della Legge sulla proroga dell’attività della Cassa trova il fondamento della sua validità economica in questi risultati dell’ultimo quindicennio. 2. * Sarà bene richiamare succintamente i punti più significativi di questa legge tanto importante per lo sviluppo futuro del Mezzogiorno. Il primo punto è che il Comitato interministeriale per la ricostruzione, più precisamente un ristretto Comitato di ministri del medesimo, è tenuto a predisporre piani pluriennali di coordinamento degli interventi pubblici ordinari e straordinari rivolti a promuovere ed agevolare la localizzazione e l’espansione dell’attività produttiva nel Mezzogiorno. Le implicanze socio-politiche di questa importante innovazione sono quanto mai rilevanti e sarebbe un atto di grave responsabilità non cogliere questa occasione per tentare un’opportuna puntualizzazione. Per quanto riguarda i criteri dell’organizzazione degli interventi è sufficiente richiamare i punti salienti degli artt. 6 e 7. Torna acconcio, a questo proposito, riportare alcuni efficaci giudizi di un eminente studioso dei problemi dello sviluppo. « Gran parte di quella che si definisce correntemente pianificazione economica non merita questo nome, in quanto è manchevole sotto due aspetti: non è abbastanza razionale e non è sufficientemente democratica E’ necessario porre l’accento su entrambi questi aspetti, perché il problema della pianificazione è molto più ambizioso di quello consistente meramente nell’aumento del saggio medio di sviluppo a lungo termine del reddito, occorre fare, invece, della pianificazione, intesa in un senso molto elevata, uno dei pilastri di una democrazia viva. Una società che sia una democrazia viva: non solamen35 te una democrazia formale, con libere elezioni, la cosiddetta libertà di parola, la libertà di stampa e via dicendo, ma una democrazia viva, una democrazia cioè che impegni effettivamente il maggior numero possibile di cittadini a prendere parte viva agli affari della ristretta comunità in cui vivono e anche a quelli della nazione nel suo insieme »2. Ed è indispensabile la precisazione degli ambiti territoriali in riferimento ai quali svolgere questo interessamento vivo e personale, nel senso che questa stessa articolazione di diversi ambiti territoriali consente al cittadino di affinare e di arricchire la sua capacità critica, attraverso cui egli può apportare il contributo personale alla definizione della linea di politica economica da adottare. Questa forma particolarmente impegnata di partecipazione del cittadino alla vita dello Stato esige, però, l’apporto qualificato di una gamma di esperti: economisti, statistici, sociologi, tecnici e cosi via, al fine di stabilire le forme più adatte del governo dell’economia e allo scopo di suggerire soluzioni e alternative. Si delinea così il pericolo della tecnocrazia: la tirannia degli esperti. In concreto, il pericolo si verifica quando gli esperti si limitano a « presentare i loro risultati in modo tale da porre gli organismi politici in una condizione di costrizione, una situazione che priva questi organismi della libertà di scelta: è quello che troppo spesso si verifica ». « Gli esperti invece di formulare delle tecniche per lo studio di possibilità alternative, si limitano — per usare ancora le espressioni del Frisch — a presentare una sola alternativa ». Dopo aver redatto con queste impostazioni il piano di sviluppo, i tecnici rivolgono ai politici espressioni di questo genere: Ora tocca a voi politici rispondere affermativamente o negativamente, ma dovete decidervi con rapidità, che il tempo stringe »3 . Trattasi, purtroppo, di un dato di esperienze molto comune. Alcuni mesi fa, partecipando ad una riunione per la programmazione regionale, si affermava con sicurezza che il Piano di coordinamento degli investimenti straordinari nel Mezzogiorno per il prossimo quinquennio era già stato redatto. Oggi si continua a dire che fra quindici giorni sarà pronto. Ma, il giorno in cui sarà veramente pubblicato, inesorabilmente, verrà fuori la solita intimidazione dell’urgenza. per cui i politici per non avere scrupoli l’approveranno, perdendo una preziosa occasione di fornire al dibattito politico contenuti seri, concreti e vitali, una occasione valida all’edificazione della democrazia viva. Occorre perciò impegnarsi seriamente per instaurare questo nuovo comportamento di gruppo, per cui gli organismi a cui spetta il potere di decisione si rendano, per quanto possibile, consapevoli del meccanismo dell’analisi. Se gli esperti si impegneranno a presentare in una forma appropriata i risultati delle proprie analisi in modo che le maggiori implicazioni economiche e sociali possano essere comprese dagli 2 R. FRISCH, Intorno ad un metodo di pianificazione macroeconomica avanzata e democratica, « Rassegna economica », 1966, n. 1, pag. 5 e sg. 3 R. FRISCH, op. Cit., pag. 7. 36 organismi democraticamente eletti, si raggiungerà qualcosa di molto positivo. Come afferma ancora il Frisch, « è questa la solida base su cui dobbiamo costruire la nostra società democratica, è questa la base del nostro lavoro se desideriamo rendere la pianificazione razionale ed avanzata un pilastro di una democrazia viva ». « La democrazia non è qualcosa di stazionario, che possa venir stabilito una volta per tutte: è qualcosa che dobbiamo sospingere costantemente innanzi. Ma, in ogni determinato momento, noi dovremo accettare realisticamente il sistema politico esistente come uno strumento per formalizzare il sistema delle preferenze sociali di cui abbiamo necessità, al fine di pervenire ad una base razionale per la politica economica » 4 . Queste innovazioni del costume politico richiedono un serio impegno a migliorare sostanzialmente i rapporti tra politici e tecnici, in base alla chiara coscienza della distinzione tra aspetti strutturali ed aspetti amministrativi del governo dell’economia. Gli aspetti strutturali, ad esempio, i vari coefficienti tecnici, costituiscono vincoli, condizioni che possono essere soltanto accertati e definiti dai tecnici ma che debbono essere accettati dai politici, piacciano o non piacciano. Tali condizioni limitano la nostra possibilità di manovra in campo economico. Sono dei vincoli al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo. Nel campo degli aspetti amministrativi, quali i criteri di imposizione, i criteri per la concessione delle sovvenzioni, i criteri che presiedono alle operazioni del sistema bancario, la determinazione dei tassi ufficiali di sconto, il sistema su cui si basa la legislazione sociale, ulteriori criteri riguardanti le importazioni e le esportazioni e così via. se ampio è il margine di libertà di intervento dei politici, è chiaro che, anche questi una volta definiti, finiscono per essere una serie addizionale di limiti e di condizioni. Se poniamo pertanto insieme queste due serie: le condizioni di carattere strutturale e quelle di carattere amministrativo, ci si trova di fronte ad una serie di condizioni più ampia e più severa. Fino a che ci vengono imposte solo delle condizioni strutturali, abbiamo delle possibilità di manovra abbastanza ampie, ma dopo che ci è stata imposta la serie addizionale di condizioni, costituita dai criteri e dai dettami di carattere amministrativo, le nostre possibilità di manovra si riducono sensibilmente. 3. * Gli artt. 6 e 7 della legge che proroga l’attività della Cassa per il Mezzogiorno (26 giugno 1965, n. 717) costituiscono appunto degli aspetti amministrativi da tener presenti nello svolgimento del tema del nostro convegno. Art. 6 — Interventi nei comprensori irrigui, nelle aree e nuclei di sviluppo industriale e nei comprensori di sviluppo turistico. I piani pluriennali di coordinamento predisposti in attuazione del programma economico nazionale ed in conformità alla disciplina urbanistica, provvedono alla determinazione dei comprensori di zone 4 R. FRISCH, op. cit., pag. 31. 37 irrigue e zone di valorizzazione agricola ad esse connesse, di sviluppo industriale e di sviluppo turistico. Nell’ambito ditali zone la Cassa assicura il conseguimento degli obiettivi stabiliti dal piano, curando a livello tecnico-esecutivo il rispetto della priorità, dei tempi e delle modalità per la realizzazione degli interventi. E quindi si specifica nei dettagli amministrativi questo criterio generale della concentrazione degli interventi. Tale criterio viene ribadito dal contenuto dell’art. 7. b) le opere di viabilità dirette ad assicurare il collegamento fra le reti autostradali e ferroviarie ed i comprensori irrigui, le aree ed i nuclei di sviluppo industriali ed i comprensori di sviluppo turistico; c) le opere per il potenziamento e l’ammodernamento dei servizi civili in ristretti ambiti territoriali caratterizzati da particolari depressioni; d) nonché a concedere le agevolazioni previste dai successivi artt. 10 e 11 per le attività agricole, purché rientrino in speciali programmi connessi con la valorizzazione dei comprensori irrigui. La Cassa è autorizzata a realizzare, in tutto il territorio meridionale, nell’ambito delle direttive del piano, le opere necessarie all’approvigionamento idrico per qualsiasi uso — ivi compresi gli impianti di desalinizzazione delle acque — e le connessi reti fognarie. Art. 7 — Le agevolazioni alle iniziative industriali previste dalla presente legge si applicano in tutti i territori meridionali. Le agevolazioni alle iniziative alberghiere indicate al I° comma dell’art. 18 si applicano a tutti i territori meridionali. Nell’ambito delle direttive del piano di coordinamento, il Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, può autorizzare la Cassa a realizzare al di fuori dei comprensori irrigui, delle aree e dei nuclei di sviluppo industriali e dei comprensori di sviluppo turistico: a) gli interventi di cui all’art. 6, purché rientrino in speciali programmi autorizzati dal piano ed in quanto connessi con la salvaguardia delle opere irrigue, e la valorizzazione dei comprensori irrigui. Questi vincoli di carattere amministrativo trovano il loro fondamento economico nei risultati più significativi delle vicende economiche italiane dell’ultimo quindicennio. Per verificare se questi vincoli tornino a vantaggio o a danno dello sviluppo economico della provincia di Foggia, sarà bene prendere in esame due progetti specifici di investimento in corso di studio e di realizzazione nella nostra provincia. Alludo al programma irriguo del Fortore ed alle possibilità di utilizzazione dei considerevoli giacimenti di metano. PROSPETTIVE DI UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE IDR1CHE 1. * Innanzi tutto a quanto ammontano le disponibilità idriche accertate in base allo stadio attuale degli studi in materia? Per rispondere occorre procedere con ordine, distinguendo le fonti da cui provengono 38 le accertate disponibilità idriche, nelle principali tre categorie: a) acque superficiali; b) acque carsiche; e) acque freatiche ed artesiane5 . Le prima categoria delle acque superficiali interessa il Fortore, il Candelaro, il Cervaro, il Carapelle e l’Ofanto. E’ stata accertata la fattibilità di 9 invasi da cui ricavare complessivamente 425 milioni di mc., oltre 12 mila 1/s. Per quanto riguarda la seconda categoria di fonti, le acque carsiche, è già stata esaminata la convenienza dell’utilizzazione di quattro sorgenti carsiche per un complesso di 42 milioni di mc. pari a circa 1.400 l/s. Per una di queste sorgenti, quella in località Lauro presso il lago di Varano, sono attualmente in corso di esecuzione le opere di captazione ad uso irriguo delle acque provenienti dalle sorgenti carsiche (400 l/s.). Trattasi di una portata costante: è una risorsa veramente preziosa per valutare l’importanza della quale sarebbe necessario conoscere anche molto in generale le opere che ha dovuto fare l’impianto petrolchimico Monte Shell di Brindisi per procurarsi 180 l/s di acqua. Il limite di questa notevole risorsa idrica è costituita dalla sua poco felice ubicazione. Sci che si fosse trovata nei pressi di un grande centro abitato ne avrebbe fatto certamente la sua fortuna. Perciò la sua unica destinazione economica può essere — almeno allo stato attuale —l’agricoltura. Nell’occasione della scelta della più conveniente ubicazione per uno zuccherificio in provincia di Foggia fummo costretti —sia pure a malincuore — a scartare questo fattore di localizzazione. Eppure si trattava di una industria di trasformazione di un prodotto agricolo. Questa breve digressione mi pare utile, in quanto indirettamente fornisce qualche valido termine di riferimento. Infine, dall’accertamento delle risorse di acque freatiche ed artesiane — allo stato attuale — risultano 2.000 l/s. Nell’ambito del problema idrico foggiano merita una menzione particolare la depurazione delle acque provenienti dalla Cartiera del Poligrafico dello Stato in Foggia, per due ragioni. La prima è la sua entità: 400 l/s. e la seconda riguarda la felice ubicazione ditale risorsa: alla periferia del capoluogo di provincia. In complesso, si ha quindi una disponibilità di 525 milioni di inc. pari ad oltre 17.000 l/s. A fronte ditali disponibilità, quali sono i livelli delle tre categorie di fabbisogni idrici? Dalle indagini relative al Piano regolatore, redatto dall’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania, d’intesa con l’Ente autonomo acquedotto pugliese, si desume che entro il 2015 bisognerà assicurare — volendo migliorare notevolmente l’attuale standard di consumo medio per abitante dell’accresciuta popolazione — un flusso aggiuntivo medio di 2400 1/s. Tale flusso potrà essere garantito per 2000 1/s. dall’invaso Fortore e per i rimanenti 400 1/s dallo acquedotto Destra Sele. 5 Sento il bisogno di ringraziare pubblicamente il dr. Mosè Locoratolo e l’ing. Domenico Santovito dell’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania e il dr. G. Rotella del Consorzio Generale di Bonifica della Capitanata per la cortesia e la generosità con cui mi hanno fornito informazioni, documentazioni e suggerimenti. 39 L’acquedotto Fortore è già compreso nel prossimo piano Cassa. Rispetto alla disponibilità totale, modesta è quindi la incidenza della destinazione potabile (l’8%); in più esiste già la soluzione tecnica e la copertura finanziaria. Possiamo, perciò, concentrare l’attenzione sulle altre due destinazioni delle risorse idriche: quella agricola e quella industriale. Per quanto riguarda la destinazione agricola, si impone un esame critico dei progetti esecutivi dei primi distretti irrigui. Tale esame avverrà lungo due direttrici: la prima tendente a verificare se si può, a giusto titolo, affermare di essere in presenza di un investimento di base le cui caratteristiche sono direttamente rilevanti per l’assetto territoriale dello stesso sviluppo industriale della Capitanata. La seconda direttrice dell’esame critico dei piani esecutivi mira a quantificare alcune difficoltà strutturali, presenti in questa realizzazione e le relative implicanze socio-economiche. E’ bene richiamare alla mente in forma molto sintetica gli estremi tecnici dell’opera. La diga sul Fortore ultimata nel marzo del corrente anno è formata da uno sbarramento di tre milioni di me. di terra costipata che raggiunge l’altezza di mt. 60. Detto sbarramento forma un invaso di 300 milioni di me. di acqua dei quali 250 milioni utili. La galleria Occhito - Finocchito ha una lunghezza di mt. 15.490 ed ha a pelo libero, una portata di mc./sec. 30. Il sifone dello Staina è costituito da una tubazione del diametro di metri 2,50 e della lunghezza di circa 9 Km. Per detta opera è stato indetto un appalto-concorso al quale sono state invitate n. 31 imprese. E’ stata data alle imprese la possibilità di scelta per il tipo di tubazione in acciaio o in cemento armato centrifugato. Il sifone è stato dimensionato per una portata di 10 mc/sec. Per analogia riduce al minimo indispensabile la citazione degli estremi finanziari dell’opera. L’impegno di spesa per la realizzazione del complesso irrigue del Fortore è stato previsto per un importo complessivo di 101 miliardi, dei quali 15 miliardi per la diga di Occhito e la galleria OcchitoFinocchito. I rimanenti 86 miliardi interessano la rete di distribuzione irrigua. Attualmente è in corso l’appalto per il sifone dello Staina per un importo di 2.365.000.000. Si prevede di realizzare nei primi due quinquenni oltre al sifone le seguenti opere, per gli importi a fianco indicati: — — — — — distretto irrigue n. 1 (Ha. 3.300) " 2.000.000.000 distretto irrigue n. 2 (Ha. 2.400) " 1.450.000.000 distretto irrigue n. 9 (Ha. 6.800) " 5.500.000.000 canale adduttore del Tavoliere (completo) " 5.900.000.000 canale di Apricena " 1.500.000.000 L.16.350.000.000 Questi succinti richiami dei dati finanziari mettono in chiara evidenza la necessità di accelerare il ritmo del finanziamento Cassa se si 40 vuol completare l’opera entro un ragionevole periodo di tempo. La struttura finanziaria del MEC, il F.E.O.G.A., va tenuta nella massima considerazione se si vuole seriamente accelerare i tempi di realizzazione quest’imponente opera pubblica. La rete di distribuzione irrigua si divide in due tronchi: il primo investe il settore nord Tavoliere e comprende 5 distretti irrigui; il secondo, il settore sud Tavoliere e comprende 10 distretti. La rete di distribuzione del sud Tavoliere è costituita dal canale adduttore del Tavoliere che partendo da Finocchito raggiunge il Cervaro alimentando lungo il percorso i distretti nn. 2-3-4-5-6 e 7. Per quattro distretti si presenta un’alternativa: è prevista l’alimentazione dallo stesso canale adduttore del Tavoliere a partire dal Km. 9, immettendo le acque nel torrente Santamaria e successivamente nel torrente Triolo e da questo nel Canale Mediano. Un’altra soluzione è rappresentata dal canale che partendo dal Km. 9 del canale adduttore del Tavoliere segue i corsi d’acqua del Santamaria e del Indo e prosegue quindi oltre il torrente Candelaro in sinistra dello stesso torrente fino al distretto n. 15. La scelta tra queste due alternative potrà avvalersi delle risultanze del progetto di massima della zona sud Tavoliere, attualmente i fase di studio. 2. * Prima di entrare nel merito dei progetti esecutivi, sarà bene richiamare le caratteristiche principali dei distretti irrigui che entreranno subito in attività. Il distretto irriguo n. 1 è alimentato direttamente dallo sbocco della galleria Occhito-Finocchito mediante un canale a cielo aperto che svolgendosi verso nord raggiunge ed attraversa il fiume Fortore con un sifone, al termine del quale parte il canale adduttore a servizio del distretto 8/a. Il distretto n. 1 della superficie dominata di ha. 3.300 è limitato dal fiume Fortore, dal torrente Staina, dal torrente Carromorto e dal canale adduttore in partenza dalla vasca di ripartizione sita allo sbocco della galleria Occhito-Finocchito. Data la particolare configurazione del distretto e le caratteristiche morfologiche e pedologiche della zona è stato previsto un impianto irrigue bivalente, garantendo nel caso di irrigazione a pioggia una pressione minima di 2 atm/utili all’idrante. La rete irrigua del distretto n. 1 si distingue in: adduttore principale, adduttori secondari e rete di distribuzione. La realizzazione del distretto irrigue 2 A è connessa alla esecuzione del primo tronco di 16 Km. del canale adduttore del Tavoliere la cui fase di progettazione è molto avanzata. La zona costituente il distretto 2 A interessa il tratto iniziale della vallata del torrente Staina e porzione inferiore dei banchi dei fossi Pinciarella e Barisana dalla cui confluenza lo Staina trae origine. La superficie è Ha. 2.302 dei quali, con una parzializzazione del 400/o, saranno irrigati Ha. 948. La costituzione dei terreni, la particolare ventosità della zona, il regime fondiario e le caratteristiche economiche-agrarie, hanno sugge41 rito il metodo irrigue per aspersione, a pioggia lenta a bassa pressione, con pressioni nette agli irrigatori variabili fra le due e tre atm. Il distretto n. 9, della superficie dominata di Ha. 6.800, è ubicato in territorio di Lesina per esso è stato previsto un impianto irriguo bivalente a pioggia e a scorrimento. La distribuzione irrigua del distretto si articola in: rete principale e rete comiziale. La rete principale si articola in 4 ripartitori. Sino a questo punto si sono richiamati gli aspetti salienti, tecnicofinanziari, di questo particolare intervento pubblico la cui valorizzazione dipenderà, però, dall’iniziativa di numerosi imprenditori agricoli. Per entrare nella fase esecutiva dell’opera, che immediatamente impegna la iniziativa privata, è bene esaminare come si articolano i progetti esecutivi. 3. * Il progetto, dopo aver accertato le condizioni ovvero i vincoli strutturali che presenta l’agricoltura della zona, passa ad elencare le singole quote di risparmio da investire al fine di realizzare quel complesso di opere notamente racchiuse nelle due categorie della trasformazione fondiaria ed agraria Nel caso specifico vien detto che occorre investire sull’intero distrette di ha. 2.400 per: — scasso e rottura di crosta L. — livellare la superficie » — costruzione della rete scolante aziendale » — gli impianti arborei » — i fabbricati rurali » — aumentare la dotazione di bestiame » — acquisto macchine agricole » Totale L. — quota di incidenza della spesa per l’invaso » Totale L. 52.800.000 44.000.000 66.000.000 444.000.000 819.000.000 232.000.000 306.000.000 2.085.800.000 1.482.480.000 3.578.280.000 La valorizzazione agricola di queste distretto richiede, quindi, la immissione di 3.500 milioni di risparmio. E’ bene non dimenticare che trattasi di risparmio, cioè di reddito non consumate e destinato alla accumulazione di capitale, cioè all’impiego di fattori produttivi precedentemente non occupati. Questa precisazione non va trascurata, perché spesso capita di rimanere talmente affascinati dal mito degli investimenti aggiuntivi che si finisce per dimenticare il necessario iter attraverso cui deve comunque passare l’atto finale dell’investimento. La precisazione che la maggior dotazione di capitale ovvero investimento netto può essere conseguita nella misura e a condizione che i fattori produttivi da impiegare (macchine per lo scasso, piantine, vacche e cosi via) siano disoccupati è di vitale importanza. Infatti, nella misura in cui tutti i fattori contenuti nel precedente 42 elenco non sono disoccupati l’opera si realizzerà attraverso una lievitazione dei prezzi di quei fattori produttivi occupati sicché occorrerà un volume maggiore di risparmio monetario che si otterrà a scapito di altri consumi e/o di altri investimenti. Questo rilievo è valido qualunque sia l’aliquota del risparmio pubblico ovvero intervento statale. Ma il progetto in esame, come tutti i progetti esecutivi, consente di conoscere la misura del concorso del risparmio privato. E precisamente se anziché in termini di volume globale (fondo), esprimiamo questa quantità in termini di annualità (flussi) si ricava che bisogna prevedere, da parte privata, un investimento di circa L. 100.000 all’anno — per ettaro catastale —. Cioè un valore quasi uguale a quello dell’attuale prodotto netto aziendale per ettaro. Nei progetti, in genere, non si instaurano così crudemente simili raffronti, in quanto viene seguita un’altra via e cioè si fa una previsione degli incrementi di reddito conseguenti a tali cospicui investimenti, sulla base della scelta di alcuni indirizzi produttivi, per determinare il rapporto marginale capitale-prodotto. Da tale calcolo risulta che, per incrementare di una unità il reddito agricolo, occorre impiegare ben otto unità di capitale. Lo studio orientativo della Cassa sull’argomento accerta uguale a 8,1 tale coefficiente, mentre nel progetto in esame esso è uguale a 7,9. Troppa concordanza! E’ uno degli aspetti deteriori della tecnocrazia nel senso che una volta che si individuano alcuni parametri, si finisce poi per mettere la realtà su una specie di letto di Procuste in maniera che tanto si manovrano le grandezze economiche finché si ottengano i parametri assunti, all’inizio, solo come ipotesi di lavoro. Questi rilievi valgono non in quante riferiti alla struttura del singolo progetto esecutivo ma allo schema generale di progetto esecutivo, il quale rispecchia i comportamenti innanzi esaminati, donde la sollecitazione ai politici di prendere conoscenza diretta e critica di un piano di sviluppo. Ma su questo aspetto ci siamo già soffermati. E’ bene soffermarsi su altre due caratteristiche dei progetti esecutivi. Trattasi di caratteristiche di estrema importanza. Prima sento il bis ogno di fare un piccolo avvertimento. Per una diffusa metodologia nel calcolo del coefficiente capitale/prodotto, si è soliti assumere soltanto per il settore agricolo anche il volume degli investimenti pubblici per il complesso infrastrutturale: la spesa dell’invaso e di tutte le opere pubbliche connesse mentre per il settore industriale si assumono, invece, soltanto gli investimenti direttamente produttivi. E’ chiaro che questo diverso criterio metodologico si traduca in una posizione di inferiorità per il settore agricolo. Nel caso in esame un coefficiente capitale/prodotto pari a 8 denuncia una bassa produttività del capitale in agricoltura. 4. * Come e da chi sono stati scelti gli indirizzi produttivi da cui risulta quella previsione di incremento di reddito? Manca in altri termini, nei piani esecutivi, una seria indagine sociologica diretta ad accertare quali sono gli orientamenti, le decisioni, i programmi di attività degli imprenditori agricoli della zona. Leggendo questi piani, si ha la 43 impressione di essere in un’economia collettivista talmente centralizzata che non figura il più piccolo accenno alle volontà degli operatori singoli. Questa lacuna viene colmata con il ricorso ad una specie di determinismo implicito, cioè si accertano alcuni segni spontanei di trasformazione agraria esistenti nella zona e di qui si presume che sono quelli gli indirizzi più convenienti e condivisi dalla maggioranza Questi pochi accenni ad una tale problematica di fondo non debbono essere considerati come le sfogo di una eccessiva sensibilità sociale ed umana verso cui i più benevoli graziosamente possono assumere un atteggiamento di bonaria sopportazione. Come, ovvero, attraverso quali stadi successivi, si prevede che una agricoltura il cui livello produttivo si aggira attorno alle L. 100.000/ha di prodotto netto aziendale possa essere in condizione di dar luogo ad un processo di accumulazione di capitali corrispondente ad un’annualità dello stesso ammontare? Anche qui si propone la necessità di far acquisire all’assistenza tecnica questi specifici contenuti finanziari. L’esercizio dell’impresa agricola non è soltanto scelta delle migliori varietà, delle razze più adatte e così via, ma è anche gestione aziendale in tutto il suo significato economico e finanziario. Ed allora è necessario che comincino a figurare nei progetti esecutivi gli schemi ditali attività, i risultati delle indagini, su questi specifici campi. Se non si affrontano con impegno questi aspetti, è inutile, poi, stare a fare lamentazioni sulla lunghezza dei tempi di attesa nel settore agricolo. Una sollecitazione qualificata a proseguire l’attività di pianificazione lungo queste direttive può venire dalla classe politica, che ha per sua natura una maggiore sensibilità verso questi aspetti della programmazione. Ecco una forma concreta per assicurare maggiore concretezza e vitalità alla partecipazione dei politici alla pianificazione! Con queste precisazioni non si intende creare il mite di queste forme più efficienti di assistenza tecnica o dei piani esecutivi così aggiornati ed integrati né tanto meno della più stretta ed intelligente collaborazione tra politici e tecnici. Voglio dire le difficoltà sono in re e tutti questi accorgimenti sono soltanto strumenti che abbiamo il dovere di predisporre per cercare di superare tali difficoltà. Per concludere su questa parte della relazione, mi pare che sia superfluo richiamare all’attenzione che quel che si è detto a proposito dei primi distretti d’irrigazione in tanto vale in quanto sono una parte di una più vasta attività che solo per il comprensorio Fortore (138.000 ha. irrigui per tutta la Capitanata le previsioni delle superficie irrigue si aggirano attorno ai 220.000 ettari) comporterà un investimento globale tra opera pubblica e trasformazione fondiario-agraria dell’ordine di 3.400 miliardi (quattro volte il reddito dell’intero settore agricole di tutta la provincia di Foggia). 5. * Proseguendo su questi rilievi si ha modo di concludere che lo invaso sul Fortore è un autentico investimento di base. Trattasi di un 44 investimento di base, che non genera reddito di per sè, ma che consente la introduzione di nuove combinazioni di fattori produttivi tali da esigere investimenti aggiuntivi di risparmio. La realizzazione dell’opera in sè dà luogo all’aumento del potere di acquisto dei fornitori di servizi produttivi richiesti dalla realizzazione dell’opera, nella misura in cui questi sono diversamente disoccupati e meno remunerati. I primi studi hanno appunto lo scopo di documentare i risultati benefici di tali interventi sulla base dell’incremento dei consumi in funzione degli incrementi di reddito ed i limiti dei medesimi sulla base dell’incremento dei flussi finanziari in corrispettivo delle materie prime ed ausiliarie nonché dei beni di investimento richiesti dalla realizzazione dell’opera. I benefici indiretti dell’opera sono, però, i più rilevanti, ma questi sono in dipendenza di nuovi flussi di investimento. In questo senso il grande invaso di acque a scopo irrigue merita l’assimilazione al concetto di investimento di base. Prescindendo dalla natura economica del vincolo che lega l’investimento pubblico iniziale agli investimenti privati successivi, diretti, nel caso specifico, alla duplice forma di intensificazione colturale: incremento degli allevamenti zootecnici o delle colture ortofrutticole, è ormai fuori dubbio che la maggiore redditività degli investimenti privati (e quindi la diminuzione del rapporto costi/benefici relativo all’investimento pubblico) dipenda dal grado di industrializzazione e di commercializzazione dei processi agricoli. Per tale ragione, non è sufficiente prevedere nel vasto comprensorio irrigue riconversioni colturali che — nel caso specifico qualunque sarà l’incidenza relativa e del settore zootecnico e del settore ortofrutticolo — sono caratterizzati da un più elevato grado di attività e quindi da un maggiore volume di occupazione, ma occorre prevedere anche un complesso di impianti industriali e di attrezzature commerciali opportunamente dislocate nel vasto comprensorio irrigue del Fortore che si estende appunto su 130.000 ettari, localizzati nella parte centrosettentrionale del Tavoliere. Per dislocazione opportuna si intende anticipare che non appare conveniente un’eccessiva dispersione territoriale, essendo preferibile assicurare economie di scala ai nuovi impianti, dal momento che — dato l’ambito del comp rensorio irrigue — l’incidenza della spesa di percorrenza vera e propria sui costi dei trasporti è relativamente minore rispetto alle spese di carico e scarico. Sarà opportuno, quindi, decentrare al massimo i servizi di raccolta. per concentrare invece in poche località gli impianti industriali e le attrezzature commerciali connesse all’agricoltura. Pur con questa precisazione, la configurazione territoriale di questa particolare forma di industrializzazione viene ad assumere una forma dispersa. Quest’opera è in via di realizzazione: essa, però, può trovare nello accelerato sviluppo agricolo-industriale già in atto nella parte meridionale del Tavoliere una specie di modello e di primo banco di esperienza. Il solo investimento pubblico si aggira intorno ai 100 miliardi; a questi vanno, poi, aggiunti gli investimenti privati indotti, per realizzare le forme di intensificazione colturale rese convenienti dalle disponi- 45 bilità idriche, sia nei settori industriale e commerciale annessi all’agricoltura, sia nel settore strettamente agricolo. Tale tesi è stata accolta dal Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno. Infatti, è in via di approvazione la proposta di ampliamento del perimetro del Consorzio industriale. Si rende opportuno far rientrare i comuni maggiormente interessati al comprensorio irrigue del Fortore nell’area industriale anche se l’agglomerato industriale in senso stretto deve convenientemente essere ubicato lungo le due fasce parallele. La prima, compresa fra lo scalo ferroviario di Foggia e quello di Orta Nova, al fine di beneficiare della notevole dotazione infrastrutturale già esistente: strade, ferrovia, disponibilità idriche, come dimostrano le scelte ubicazionali fatte dalle recenti iniziative industriali. La seconda, compresa fra il porto di Manfredonia e le saline di Margherita di Savoia, trova conferma della sua validità nell’analoga scelta ubicazionale. L’incidenza del grande invaso di acqua fa ritornare i motivi che rendono preferibile la forma della concentrazione territoriale a quella sparsa: specializzazione di mano d’opera, calendari di lavorazione, officine di riparazione, uffici di rappresentanza e cosi via. La dispersione territoriale delle aziende agricole interessate al vasto programma di sviluppo agricolo esige la rappresentanza delle amministrazioni comunali in seno al consorzio per lo sviluppo industriale mentre la necessità di assicurare alle nuove imprese industriali il beneficio delle economie esterne derivanti dalla presenza, in un ristretto ambito territoriale di imprese affini e complementari, esige l’ubicazione dello agglomerato industriale in pochi siti. PROSPETTIVE DI IMPIEGO DEL METANO In una zona che interessa gli agri comunali di Ascoli Satriano, Candela, Deliceto, Bovino ed altri comuni dell’alta collina del Carapelle, è stato rinvenuto dopo lunghe ricerche un cospicuo giacimento metanifero, la cui entità sarebbe — a parere dei tecnici delle società interessate — abbastanza ragguardevole: si stima della grandezza di 20 miliardi di me. Le ricerche sull’entità e sulla qualità del giacimento continuano con notevole alacrità ad opera dell’ENI e della Snia Viscosa. Trattasi di un’innovazione veramente decisiva ai fini della prospettiva dello sviluppo industriale. In questa sede occorre acquisire questo dato fondamentale e decisivo per stabilire le principali implicanze in ordine alla strutturazione del nucleo industriale di Foggia ed alla dinamica in atto in tutti i settori produttivi. E’ appena il caso di accennare che si è in presenza di un’innovazione che può esercitare la sua influenza in un ristretto ambito di azione, ma che necessariamente tocca gli altri settori produttivi, alterando i dati di fatto, per cui si impone una revisione dei rispettivi programmi di investimento. 46 In una parola, un giacimento metanifero costituisce un tipico investimento di base. Una siffatta innovazione conferisce un solido fondamento tecnico ed economico alla necessità di articolare la struttura del nucleo industriale di Foggia in agglomerati satelliti. Questa configurazione territoriale dello sviluppo industriale foggiano costituisce il più valido fondamento della promozione del nucleo a livello di area. Le cifre sull’entità del giacimento impongono l’esame della distribuzione di questa risorsa tra le diverse forme di utilizzazione: 1) usi termici industriali; 2) industria termoelettrica; 3) usi domestici e civili; 4) la trasformazione chimica; 5) la trazione. Già la semplice enunciazione delle molteplici forme di utilizzazione prospetta l’opportunità di provvedere quanto prima all’elaborazione di un’adeguata matrice del metano proprio alfine di stabilire la più conveniente composizione relativa delle singole forme di utilizzazione. Per il momento non si può fare a meno di rilevare che la prevalente o quasi esclusiva destinazione agli usi domestici o civili significherebbe una troppo modesta innovazione nel sistema economico provinciale. Si impone, perciò, che una buona aliquota di metano sia destinata alla industria termoelettrica. Assicurare, per questa via, energia a più basso prezzo alle nuove unità industriali, comporterà indubbiamente un notevole incremento alla capacità di attrazione del polo industriale di Foggia. L’energia a basso prezzo costituisce una decisiva economia esterna, a differenza di tante altre agevolazioni infrastrutturali incidenti sul solo costo d’impianto, in quanto incide sul costo di esercizio. E’ chiaro che tale destinazione interessa quasi esclusivamente le imprese che utilizzano a scopo chimico il metano. Ma nemmeno questa forma di utilizzazione del rinvenimento metanifero potrebbe risultare decisiva, proprio perché rimane nell’ambito degli incentivi. Occorre, quindi, che tra le forme di utilizzazione un posto preminente occupi quella delle trasformazioni chimiche. Come è noto, la gamma di prodotti in cui entra il metano è quanto mai vasta, e le continue ricerche non fanno che ampliare le possibilità di trasformazione industriale dai polimeri ai capolimeri di etilene, ai solventi, dalle aldeidi ai plastificanti. Dall’esame delle curve di produzione nell’ultimo decennio si rileva che il settore delle materie plastiche attraversa una fase abbastanza favorevole. Infatti, in base a diverse innovazioni tecniche, si registra una continua sostituzione di materie plastiche sia nel campo dei tradizionali materiali da costruzione — legno, metalli non ferrosi — sia nel campo delle fibre tessili vegetali ed animali. Basti ricordare il rapido e conveniente impiego che hanno recentemente incontrato il polipropilene, le resine fenoliche, le resine al fluoro-carbonio, i polialdeidi. L’intenso sviluppo delle costruzioni edilizie accoppiato al continuo affinamento dei gusti rende conveniente un’altra forma di trasformazioni industriali del metano: le materie plastiche per l’edilizia. Del resto quasi tutti i settori industriali fanno più o meno largo uso di materie plastiche. Infine, va richiamata l’altra importante forma di utilizzazione del 47 metano: gli usi termici industriali. Ormai tutte le classi di industrie: alimentari, tessili, metallurgiche, meccaniche, chimiche, fanno un crescente uso di metano a scopo termico. Una simile destinazione mette in evidenza una circostanza decisiva di questo investimento di base: si è in presenza di una specie di circolo chiuso. Questa forma di utilizzazione del metano assicura una economia esterna alle imprese industriali, quindi la sua mancanza attenua il potere agglomerativo del nucleo industriale. Per altro verso l’assenza di unità industriali in grado di utilizzare questa risorsa scoraggia il sorgere di questa attività mineraria. Si verifica la validità della proposizione, secondo cui non è sufficiente l’esistenza del giacimento per il sorgere della miniera: occorrono altri elementi. Torna alla mente l’interrogativo posto nella introduzione: l’investimento di base non genera automaticamente tutte le attività connesse e complementari, anzi può addirittura non sorgere in mancanza di queste. Non resta che indicare un’ultima fondamentale implicanza sulla struttura produttiva dauna del rinvenimento metanifero. L’alto e conveniente impiego di questa risorsa energetica, proprio nella misura in cui postula l’insediamento di molte nuove unità industriali acuisce l’importanza del noto fattore limitazionale: l’acqua. Si delinea così la necessità di un’integrazione dei due investimenti di base: l’invaso delle acque del Fortore e di pozzi di metano, nel senso di esaminare l’opportunità di destinare parte di queste risorse idriche ad usi industriali. A livello di programmazione nazionale si parla della necessità di predisporre piani scorrevoli nel tempo. La realtà economica, in quanto facente parte della storia, è in continuo mutamento, perciò le previsioni vanno annualmente riesaminate, per adattarle al mutamento dei dati di fatto verificatosi al di fuori del quadro previsionale. L’impostazione troppo settoriale e prevalentemente ingegneristica sinora data alla progettazione del grande invaso di Occhito non consente molte possibilità allo studio integrato dei due investimenti di base. Come per la definizione del più conveniente impiego del metano sarebbe opportuno predisporre la matrice del metano, analogo studio andrebbe compiuto per l’invaso di Occhito. L’analisi della convenienza economica dell’opera sul Fortore fondata sul solo rapporto costi/benefici è troppo sintetica, per poter assicurare tutti i dati indispensabili per un’efficace e ragionata integrazione delle due matrici. CONCLUSIONI Per concludere, prospetterei un aspetto concreto dell’interdipendenza dei due investimenti di base. E’ pur vero che gli annunciati impianti industriali diretti allo sfruttamento in loco del metano consentono la restituzione di un’alta percentuale dell’ingente quantitativo d’acqua richiesto (3.000 l/s). Insistere, però, sul dato della restituzione può significare per un verso una 48 contraddizione con la politica a favore dell’industrializzazione del Sud e per altro verso costituisce un residuo dell’impostazione politica che assegnava l’industria al Nord e l’agricoltura al Sud, donde questa specie di diritto di prelazione del settore agricolo sulle risorse idriche. Questa forte richiesta d’acqua a fronte di una altrettanta elevata quota di restituzione fa implicitamente pensare di essere in presenza di una condiziono che consente di abbassare i costi di produzione, cioè di un autentico fattore di localizzazione per il nuovo impianto industriale. E’ questo un implicito riconoscimento della qualificazione positiva del polo di sviluppo industriale che si prospetta per Foggia. Ed allora piuttosto che indugiare su argomentazioni ed accorgimenti tecnici che quasi vogliano far perdonare la richiesta d’acqua fatta dalle società industriali sarebbe auspicabile trarre una logica ed impegnativa conseguenza. Il metano presenta diverse possibilità di conveniente utilizzazione chimica. Noi tutti auspichiamo che la Snia adotti la decisione dì costruire un grande complesso: le dichiarazioni del presidente Marinotti all’ultima assemblea della Snia sono un valido fondamento per ritenere quanto mai prossima la realizzazione di tale prospettiva. Però, esso non potrà, da solo, risolvere tutti i problemi che pone il forte incremento demografico. C’è, in altri termini, da considerare l’eventualità che il nuovo grande complesso industriale rimanga una specie di fungo isolato pur se in sé ammirevole. Perché l’utilizzazione chimica del metano possa veramente significare per Foggia un’autentica impresa motrice, attorno a cui si eriga un vero polo di sviluppo, è indispensabile che sorga attorno alla prima fabbrica una vasta rete di nuove iniziative che trasformi in loco tutta la gamma di prodotti e sottoprodotti. Si ripresenta, quindi, la stessa problematica che abbiamo osservato a proposito del comprensorio irrigue con questa differenza fondamentale. L’acqua a scopo irrigue trova in loco senz’altro le imprese agricole; si pongono difficoltà finanziarie, tecniche, sociali di struttura fondiaria e cosi via ma le imprese agricole esistono in loco e sol che si superino tutte le difficoltà, il processo di valorizzazione dell’impianto avviene. Per l’impresa motrice che effettua l’utilizzazione chimica del metano, il processo di valorizzazione incontra le stesse difficoltà finanziarie, mercantili, tecniche e cosi via con l’aggiunta che esse possono essere superate da imprese che non operano in loco. Se l’esistenza di questa risorsa idrica assicura un potente fattore di localizzazione alle nuove imprese; se già è stata delineata una soluzione tecnica per questa destinazione dell’acqua già raccolta nell’invaso del Fortore, perché continuare a dare a questa soluzione un carattere di provvisorietà e quasi di ripiego? Non sarebbe più opportuna, invece, per rispetto ad una conseguenzialità logica stralciare questa proposta tecnica del piano irrigue per inserirla definitivamente tra il programma delle infrastrutture del consorzio industriale il cui ambito terriritoriale fra poco sarà ufficialmente ampliato? Ed allora i tremila litri al secondo potrebbero essere uno strumento valido con cui il con49 sorzio industriale di Foggia potrà gareggiare con gli altri consorzi industriali per attrarre nella sua area le nuove iniziative industriali. Oltre tutto, questo appare un comportamento più efficace di quello di avere l’assicurazione che il progetto Italconsult sarà rivisto in maniera da estendere l’asse a Brindisi, a Foggia ed a Lecce. Domani, quando si affermerà il processo di industrializzazione in Puglia, non conteranno certo le indicazioni di questo o quel progetto di studio ma conteranno i concreti reali fattori di localizzazione di cui saprà provvedersi questo o quel consorzio industriale. Le nuove imprese andranno là dove potranno ridurre i costi. Si concentrino quindi tutti gli sforzi per assicurare al più presto la soluzione tecnica che porta 3.000 l/s alla zona industriale sul mare. Nel quadro delle infrastrutture del consorzio industriale, potrebbe essere, oltre tutto, questa una maniera concreta per accelerare il finanziamento dell’opera. Ecco l’insostituibile funzione del consorzio industriale, il cui compito principale è appunto quello di promuovere il sorgere di nuove imprese. La presenza di questi due importanti fattori di localizzazione: l’acqua e il metano, agevola l’assolvimento di questa funzione. Si ripresenta così la problematica esaminata in tema di rapporto tra tecnica e politica. Giunti a questo punto, si impone di ricavare un’importante conclusione di ordine pratico. Dal momento che lo sviluppo economico non avviene nel vuoto sociale, ma al contrario è condizionato da tutto il complesso delle istituzioni e della cultura, in genere, del gruppo. Un processo di sviluppo economico non può essere validamente avviato e portato avanti, facendo leva solo ed unicamente sulle grandezze economiche: investimenti, occupazioni, consumi, redditi e così via. E’ necessario che tutta intera la vita del gruppo, nei suoi molteplici aspetti, si muova in forme consentanee alle successive trasformazioni dell’organizzazione produttiva. Siccome lo stesso sviluppo economico, specialmente nelle zone meno progredite, non significa mai una successione automatica e necessaria di avvenimenti, per cui — introdotta l’innovazione X — segua con rigorosa necessità l’effetto Y, ma al contrario, ad ogni fase dello sviluppo, si pone alla libertà degli uomini l’alternativa della prosecuzione dei due ritmi: quello della organizzazione produttiva e quello del livello culturale. In questo senso si presenta sempre, sul piano storico, un elevato grado di libertà. Proprio i risultati di tante opere di pre-industrializzazione compiute, nel passato decennio, nel Mezzogiorno confermano la validità di queste conclusioni. Non vi è nulla di automatico nello sviluppo economico, non vi è nulla di automatico nell’interdipendenza tra sviluppo economico e livello culturale. E questo vale non solo per le infrastrutture, ma anche per i cosi detti investimenti di base, i quali — qualunque essi siano: pozzi di petrolio, invasi di acqua o acciaierie — possono sempre correre il rischio di rimanere dei corpi isolati in una pressocché immutata struttura socio-economica. Una nuova specie di cimiteri di opere pubbliche! Ed allora sorge in concreto, per la provincia di Foggia, il quesito: quali possono essere le forme più adatte per esprimere la partecipazio- 50 ne attiva ed intelligente non solo della classe dirigente, ma anche di vasti gruppi di cittadini al processo di industrializzazione, che è in fase di avviamento? Come possono i diversi organismi in cui si articola la vita foggiana; partiti, sindacati, amministrazioni comunali, ordini professionali, scuola, associazioni culturali, esprimere la loro sensibilità a questo problema comune? E’ chiaro che l’interessamento collettivo non può rimanere relegato alla pura sfera conoscitiva, ma esso deve investire anche la sfera attiva e realizzativa, specie nel rinvenimento di nuove possibili iniziative industriali. Anche sotto questo profilo il processo di industrializzazione deve essere una conquista democratica e non soltanto il risultato dell’interessamento dei soliti poteri centrali. Si è voluto solo porre l’interrogativo, con la speranza di avere aperto un ampio colloquio, a diversi livelli e in forme molteplici, sul tema dello sviluppo economico della Daunia. La presente relazione, vuole, tra l’altro, assicurare una base conoscitiva a questo colloquio. SALVATORE GAROFALO 51 AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI CAPITANATA EDIZIONI « Atti dell’Amministrazione Pro- « Quaderni di La Capitanata » (nuvinciale di Capitanata » (voll. 12) meri 5) « Quaderni dell’Amministrazione « Documenti e Monografie della Provinciale di Capitanata » (nn. 4) Biblioteca Provinciale » (voll. 2) « La Biblioteca Provinciale di Fog- « La Capitanata eretta a provingia ». bollettino d’informazioni cia dello Stato Italiano- Nel primo bibliografiche (1962) centenario (1861-1961) » « La Capitanata », rassegna di vita «La Biblioteca Provinciale di Fog-e di studi della Provincia di Fog- gia » gia, contiene il « Bollettino della Biblioteca Provinciale » (dal « Realtà, esigenze, prospettive del -1963) la Biblioteca Prov.le di Foggia » BIBLIOTECA PROVINCIALE Palazzo Dogana - P.za XX settembre Fo g g i a La pesca e i suoi problemi attuali nel Compartimento di Manfredonia La provincia di Capitanata, ch’è una delle cosi dette aree depresse del Mezzogiorno, nasconde settori particolarmente sottosviluppati, quale senza dubbio è quello cosi poco noto in cui operano i bravi lavoratori della barca, i silenziosi braccianti del mare. Pertanto pubblico i miei appunti sul grosso problema della pesca in provincia di Foggia; in mancanza di una letteratura su questo argomento, che non è meno importante di qualche altro, tenuto sempre vivo in articoli, concioni e convegni, essi potranno servire per quell’ampio dibattito da molto tempo atteso ed ormai indilazionabile. Ho detto grosso problema senza enfasi, perché la pesca, in specie nel Sud, va considerata non soltanto nei suoi aspetti tecnici, mercantili e folcloristici, ma anche e soprattutto in quello politico-sociale. Alcuni dati bastano a fissare i termini del problema; per inquadrarvi lo svolgimento e trovarne la soluzione, la più aderente possibile alla realtà e la più vicina a giustizia. Valga anzitutto il raffronto statistico della situazione della pesca in Capitanata, cioè nel Compartimento marittimo di Manfredonia, con quella degli altri Compartimenti della nostra regione (v. tab. seg.). Di qui nasce un preciso impegno ad interessarsi del problema, per esprimere in concreto un atto di solidarietà umana e cristiana verso fratelli, che operano e lavorano in settori umili e lontani dall’attenzione del pubblico. * Si accolgono in questa sede quattro articoli, apparsi ne « Il progresso dauno » di aprile-maggio c. a. (nn. 8-10 e 11). Con il consenso dell’A., li riproduciamo dal settimanale diretto dall’on. De Meo, apportandovi i ritocchi e le integrazioni, suggeriti dall’indole della rivista. Ci auguriamo di far cosa utile a tutti gli « interessati » all’argomento ricostruendo gli « appunti » nella unità formale più idonea al proposto loro sviluppo, costituendo essi uno dei pochissimi contributi in materia. 53 ANNO 1964 COMPARTIMENTO MANFREDONIA MOLFETTA BARI BRINDISI TARANTO N. degli N. dei bat addetti al- telli remola pesca velici 6.642 2.874 5.147 4.374 4.025 1.612 489 1.082 1.260 872 N. del naviglio motorizzato 458 310 292 444 224 Valore degli scafi (in migliaia di L.) Valore delle attrezzature (in migliaia di L.) 1.638.980 2.838.675 3.159.450 820.130 363.760 1.964.000 1.133.250 1.111.700 732.000 766.000 Quantità di pesce pescato (in tonnellate) Valore ricavato dalla vendita (in migliaia di L.) 4.429 5.871 6.302 4.111 11.697 1.570.890 1.675.845 1.808.567 2.170.347 2.693.460 4.662 5.865 4.372 4.693 10.473 1.071.836 1.786.106 1.316.385 2.657.052 2.579.318 ANNO 1965 MANFREDONIA MOLFETTA BARI BRINDISI TARANTO 3.750 3.110 5.023 4.542 3.210 1.584 481 1.082 1.468 904 469 336 312 495 270 1.844.900 2.561.600 3.300.160 1.098.040 1.001.320 2.472.000 1.254.255 1.218.900 1.017.500 850.000 Quanti sono gli addetti alla pesca nel nostro Compartimento? Ecco i dati di un censimento col raffronto statistico negli ultimi anni: Addetti alla pesca 1955 1960 1964 1965 in attività principale: - con libretto navigaz. - con foglio ricogniz. 570 3.123 611 3.010 741 2.747 760 2.820 in attività sussidiaria: - con foglio ricogniz. 73 111 154 170 Totali 4.766 3.732 3.642 3.750 Che cosa hanno prodotto, in questi stessi anni, gli alacri pescatori della provincia e che cosa hanno riscosso per la loro opera? La vendita del pescato risulta remunerativa delle loro fatiche e proporzionata al relativo rischio? Per rispondere a questa domanda, occorre confrontare i dati della produzione e della vendita: In tonnellate Ricavato dalla vendita 1955 1960 1964 1965 2.859.400 4.245.446 4.428.986 4.661.822 1.048.024.780 1.179.274.300 1.570.890.166 1.071.836.374 Nel 1965 si è pescato di più che nel 1964, ma i pescatori hanno guadagnato di meno, mentre noi consumatori abbiamo continuato a pagare il pesce allo stesso prezzo, se non forse di più. Il fenomeno è il risultato di diversi fattori, tra i quali la mancanza di una organizzazione di mercato, necessaria non solo per la difesa dei costi, ma anche per la conservazione del pescato, e la presenza degli intermediari, inseriti tra il produttore e il consumatore. A questi fattori, di per sé già gravi, si aggiunge quello più volte lamentato della mancanza di spirito associativo dei pescatori, portati, per lo più, dalla natura stessa del proprio lavoro, ad essere e a restare individualisti. Si pensi che su circa 4.000 addetti alla pesca, solo meno della metà sono organizzati in cooperative, d’altra parte non sempre tutte valide e funzionanti. 55 Ed ecco la forza peschereccia del Compartimento: Motopescherecci Motobarche Removelici Totale Valore Valore attrezzatura Motopescherecci Motobarche Removelici Totale Valore Valore attrezzatura ANNO 1955 ANNO 1960 N. S.L.T. N. S.L.T. 50 60 1.374 1.484 964,71 303,58 2.139,13 3.407,42 53 230 1.348 1.631 1.405,20 1.156,78 2.340,27 4.729,93 362.600.000 220.500.000 714.475.000 714.370.000 ANNO 1955 ANNO 1960 N. S.L.T. N. S.L.T. 116 342 1.612 2.070 2.733,81 1.525,55 2.393,93 6.653,29 126 343 1.584 2.053 2.827,10 1.541,41 2.340,27 6.708,78 1.638.980.000 1.964.000.000 1.844.900.000 2.472.000.000 Le imbarcazioni removeliche diminuiscono, aumentano le motobarche e i motopescherecci; e ciò grazie alla politica del Governo con i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno. Diventa uno spettacolo sempre più raro vedere barche a remo o a vela solcare il nostro mare, anche perché lo sport della vela non ha trovato ancora una fase di organizzazione tra gli appassionati praticanti. Il processo di meccanizzazione delle attrezzature e degli strumenti di lavoro è ancora in atto, anche per la proroga della validità della legge sulla Cassa, ed è un bene, per un verso, ma è un male, per un altro. Questo aggiornamento agevola la navigazione e facilita il lavoro, evitando l’uso dei remi e consentendo cosi di spingersi il più lontano possibile dalla costa; ma causa lo sfruttamento irrazionale delle acque, col conseguente danno del patrimonio ittico. Alla pesca il Ministro del Bilancia, on.le Pierracini, dedica una parte del suo « programma di sviluppo economico per il quinquennio 1965-69». Non poteva non farlo per una visione globale della programmazione, essendo la pesca uno degli aspetti dell’economia nazionale. Ma egli studia, e doverosamente, il fenomeno sul piano generale e conclude, prevedendo un finanziamento, per lo sviluppo del settore, dell’ordine « di 50 miliardi nel quinquennio, di cui 30 da destinare al rafforzamento della flotta oceanica, 5 all’aumento del fondo di rotazione della pesca costiera e mediterranea, 3 alla realizzazione delle attrezzature a terra ». Nel prendere atto di questa previsione, che può essere da me con- 56 CONSORZIO DI BONIFICA DELLA CAPITANATA La diga di Occhito Il segretario g.le del Consorzio, prof. Curatolo, conduce i giornalisti in visita PROBLEMI DELLA PESCA NEL COMPARTIMENTO DI MANFREDONIA MANFREDONIA – La fascia costiera dalla spiaggia Castello al villaggio dei pescatori comprende la fortezza militare, iniziata da re Manfredi e minuta di opere adeguate ai loro tempi degli Angioini e degli Aragonesi; il molo di levante, il mercato ittico, i depositi PROBLEMI DELLA PESCA NEL COMPARTIMENTO DI MANFREDONIA mercantili, il comando marittimo e la capitaneria di porto, i cantieri navali, la dogana, il molo di ponente col raccordo ferroviario. SCRITTI MERIDIONALI DI A. FRACCARETA Il busto eretto all’Economista nell’aula intitolatagli dalla Università di Bari divisa, avverto che il presente esame è limitato alle esigenze della nostra provincia, alle possibilità e ai propositi degli enti locali (Provincia e Comuni) interessati alla pesca. E’ pacifico che tengo conto delle impostazioni nazionali del problema, ma intendo portare la mia attenzione agli impegni che futuri amministratori della nostra provincia e delle nostre città marinare e lacunari dovranno prendere per la pesca e per i pescatori. Infatti, sarebbe insufficiente qualsiasi intervento del Governo centrale, se venisse meno la collaborazione degli enti locali. Purtroppo, nel passato, per mancanza di indagini e di studi, della pesca ci si è occupati soltanto marginalmente. Perciò sono partito dalla statistica, con l’anagrafe dei lavoratori occupati nel settore, col quadro completo delle forze che operano, dei capitali e del patrimonio impiegato, della consistenza economica della pesca nella nostra provincia, e questo senza pretendere di esaurire un discorso, che va continuato e concluso. La sostituzione della barca removelica con quella a motore va diventando sempre più intensa, per cui ritengo che, entro breve spazio di tempo, la barca removelica continuerà a stare soltanto nei laghi, mentre in mare aperto sarà utilizzata per le sole pesche stagionali lungo la costa, come quella delle seppie. Stiamo assistendo, e le cifre ce lo documentano, ad un sicuro e costante progresso della meccanizzazione e a un continuo ammodernamento delle attrezzature da pesca, e ai primi impianti delle celle frigorifere per la conservazione del pescato. Tutto ciò è stato possibile per il deciso apporto finanziario a fondo perduto fino al 400/o della spesa della Cassa per il Mezzogiorno, che finora ha fatto beneficiare la nostra provincia, di un miliardo e mezzo di contributi, una vera e propria manna, anche per la vita dei cantieri navali. L’investimento straordinario nel settore, quindi, con dato approssimativo ma molto vicino alla realtà, può essere indicato in 3 miliardi di lire, per il periodo di validità della legge sulla Cassa. Molto ancora resta da fare, e magari più organicamente, e la proroga della Cassa, recentemente voluta dal Governo ed approvata dal Parlamento, mette a disposizione della pesca altre somme, altre possibilità. Spetta, ora, ai pescatori, alle loro cooperative di servirsene. Come ho già detto, la sostituzione della vela col motore è indubbiamente una conquista del progresso ed una necessità di stare al passo con i tempi, potrebbe arrecare pure inconvenienti come il depauperamento della fauna marina. Occorrerà studiare e combattere il fenomeno con serietà di intenti e di propositi. In questo campo molto può e deve fare l’Amministrazione provinciale, ponendo, tra i problemi da impostare e risolvere, quello della creazione di un istituto talassografico e di biologia marina e lacunare, per studiare il grado di pescosità dei nostri mari, le zone di pesca e le possibilità future dello sfruttamento. — —, 57 Nel nostro tempo, non si può più concepire l’esercizio della pesca nel modo e nella maniera tradizionale. Anche questa deve avvalersi di tutti i ritrovati della tecnica, giacché anch’essa sta diventando un fatto industriale. Un tempo, la pesca si riduceva all’elementare attività di calare le reti in mare e di raccogliere il pescato. Oggi, la pesca è divenuta, invece, un’operazione tecnicamente complessa, ed i pescatori devono avvalersi e servirsi dei più diversi strumenti offerti dal progresso tecnico, dotando le navi anche di scandagli-radio per la localizzazione dei banchi di pesca, di radar, di radiotelefono. E’ stato proposto, da più parti, un periodo di riposo e di stasi nell’attività della pesca, onde consentire la difesa e la crescita del novellame. Ciò è un bene, ma occorrerà vedere e studiare il periodo più opportuno e assicurare l’assistenza ai pescatori forzatamente disoccupati. Per la difesa del prodotto è urgente, indilazionabile, che i Comuni marittimi e lacunari realizzino la costruzione di mercati ittici, che devono avere tutte le attrezzature idonee e per la vendita rapida e sollecita della merce, e per la conservazione del pescato, con ampie sale per la preparazione del pesce. Provincia e Comuni, in collaborazione tra loro, dovranno impegnarsi a fondo per l’addestramento, la preparazione e la qualificazione professionale degli addetti alla pesca, che vanno resi idonei alla nuova dimensione scientifica e tecnica del proprio lavoro. Certo non tutto potrà venire dal Governo, dalla Provincia e dai Comuni. E’ necessaria a questo processo di rinascita del settore la piena, leale e fattiva collaborazione degli stessi pescatori, che dovranno sentirsi i protagonisti e gli arbitri del loro avvenire. Potranno essere emanate nuove leggi, potrà essere regolamentata ed organizzata, in modo compiuto, la pesca, potranno gli enti locali istituire gli assessorati addetti al settore (cosi come proposto dal Convegno Regionale della Pesca tenuto presso l’Amministrazione Provinciale di Bari il 15 settembre 1963), se non ci sarà la partecipazione attiva dei pescatori, tutto ciò sarà vano. Tra i pescatori vivono alcuni speculatori che, usando dannosi mezzi di pesca, distruggono, con il novellame, la vita, il domani dei propri figli. Necessita una maggiore coscienza civica tra gli stessi operai della pesca, che devono avere la forza di allontanare dalle loro organizzazioni questi « illegali ed abusivi ». Ma c’è di più. I pescatori della piccola pesca sono riuniti in cooperative. Le cooperative in provincia sono 20, di cui 6 a Manfredonia, 3 a Margherita di Savoia, 2 ciascuna a Lesina, Cagnano e Vieste, ed 1 nei centri dì Rodi, Carpino, Ischitella, S. Nicandro e Tremiti. Le cooperative, tutte regolarmente costituite e legalmente riconosciute, avrebbero bisogno di aggiornare le proprie strutture alle nuove necessità della pesca. Comunque esistono e, per il vero, esplicano una 58 meritoria attività di assistenza e di mutualità. Strumenti idonei alla tutela degli interessi degli associati, dovrebbero essere potenziate e meglio organizzate. Quello che manca completamente, nella nostra Provincia, è l’attività di cooperativa di secondo grado, cioè il consorzio, meglio, i consorzi tra le cooperative per la realizzazione delle opere a terra (frigoriferi, celle frigorifere, retifici). I pescatori devono adeguarsi ai tempi nuovi creati dalla economia e dallo sviluppo tecnico; devono assolutamente concentrare le iniziative, unire gli sforzi affinché abbia successo l’azione del Governo e degli enti locali col risultato di ottenere l’auspicato sviluppo e potenziamento della pesca. Impossibile racchiudere in un breve scritto l’esame delle leggi sulla pesca in Italia, e discutere in sintesi la loro validità odierna nel settore. Molte sono le leggi, vecchie ed antiquate, non più idonee alla regolamentazione moderna della pesca, comprensibili, nella loro applicazione, solo da esperti e da iniziati. Occorre rivedere diverse disposizioni, e riordinarle. C’è bisogno di una legge organica che disciplini le attività della pesca e che difenda il patrimonio ittico nazionale. Si è iniziato a provvedere con la recente legge 963 del 14-7-1965; occorre però continuare sulla strada intrapresa, senza inutili e dannosi ritardi. Sulla necessità ed urgenza dell’intervento per una moderna disciplina, basterebbero due esempi, due aspetti dell’attività della pesca, che ci fanno vedere da vicino il fenomeno: la pesca di frodo e la pesca a strascico nelle tre miglia dalla costa, due dolenti note della vita del mare; due modi di esprimere l’egoismo di alcuni pescatori, veri e propri « pirati » della pesca, che dovrebbero essere banditi, prima ancora che dalle leggi positive, dalla coscienza della categoria interessata. Non è che i due metodi di pesca siano identici nelle conseguenze; ma gli è che tutte e due non trovano, nella nostra legislazione, norme univoche, semplici, chiare ed organiche. La pesca di frodo dovrebbe essere repressa a norma dell’art. 30 del I. U. 8-10-1931, n. 1604, che affida la repressione del Corpo Forestale dello Stato, ai Carabinieri, alle Guardie di Finanza, alla Capitaneria di Porto, al Ministero della Difesa, agli Agenti Sanitari, alle Direzioni dei Mercati, alle Guardie daziarie e municipali, ad ogni agente giurato della forza pubblica per la pesca di mare, sotto la direzione della Capitaneria di porto e, poi, con il decreto sul decentramento (D. P. 13-71954). n. 747) agli agenti dell’Amministrazione provinciale. Si pensò, col decentramento, di affidare la vigilanza sulla pesca di frodo, a titolo sussidiario, anche alle Amministrazioni provinciali. Si disse che troppi erano gli organi tenuti alla vigilanza della pesca di frodo e che questi, impegnati in tante e diverse funzioni, non potevano dedicarsi a fondo a questo delicato compito. Ma secondo il mio parere, non si tratta di aggiungere altri agenti, 59 a quelli già numerosi, in servizio, ma si tratta di affidare ad un solo organo la repressione! Il decentramento è servito a stabilire il principio che di queste cose si interessi l’Amministrazione provinciale; facciamo noi, ora, in modo che questa se ne interessi con serietà, includendo la vigilanza sulla pesca tra i suoi compiti di istituto. Tutti sanno che la pesca a strascico è proibita per legge (D.M. 112-1933) entro le tre miglia dalla costa, ma tale decreto, senza numero, non è stato mai pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, e pertanto non ha alcun valore. Questo è stato accertato recentemente, dopo 30 anni di applicazione, dal Pretore di Terracina e dal Tribunale di Napoli, i quali hanno dovuto assolvere gli imputati dall’aver effettuato la pesca a strascico entro le tre miglia dalla costa, perchè il fatto non ... è reato (!) Dovrebbe, quindi, essere in vita l’art. 16 del R. D. del 13 novembre 1882, n. 1090, modificato dal R. D. 30-11-1884, n. 2783, che vieta « la pesca con reti ed altri apparecchi a strascico, tirati da galleggianti, nelle acque del mare sino ad un miglio marittimo (metri 1851) da qualsiasi punto della costa o dal lido »; e ciò solo per il periodo dal 1. dicembre di ciascun anno al 1. maggio dell’anno successivo. Stando così le cose, la pesca con reti a strascico sarebbe consentita, oltre il periodo del 1. maggio, anche ad un centimetro dalla costa: ecco l’assurdo e l’incongruenza della norma! Di qui la necessità di rivedere la materia e di disporre di una nuova regolamentazione. Nel frattempo, in attesa di tanto, la Capitaneria di porto di Manfredonia in sede di concessione del permesso di pesca inserisce una clausola sulla proibizione della pesca a strascico; e ciò secondo la disposizione data dall’autorità marittima, nello spirito della norma prevista dal R. D. 26-9-1912 n. 1107. E’ interessante considerare anche il problema di fondo della pesca dei nostri due laghi di Varano - 7 mila ettari circa di estensione - e di Lesina - 5 mila ettari circa - e quello della regolamentazione giuridica. L’attuale disciplina è dettata da due ordinanze della Capitaneria di Porto di Manfredonia, inadeguate ed insufficienti allo scopo, tanto da imporre un approfondito esame del complesso problema, che tenga conto, oltre che delle condizioni generali, delle reali attività in via di sviluppo nell’ambiente ittico lagunare. Sono legali e legittime le ordinanze emesse dalla Capitaneria di porto di Manfredonia? Per Varano, la risposta potrebbe essere affermativa — sebbene io ne dubiti, perché anche le sue acque sono interne —, dopo la pubblicazione del D.P.R. dell’11-8-1965 sulla Gazzetta Ufficia1e che cancella tale lago dall’elenco delle acque pubbliche interne; ma non così per Lesina, ove l’Amministrazione marittima disciplina la pesca in acque tuttora inscritte in quelle pubbliche interne, di competenza del Ministro dell’agricoltura e foreste. 60 E’ necessario, quindi, la revisione dell’intera materia, a tutela della disciplina giuridica della pesca. Di rilievo la recente costituzione, da parte dei pescatori di Cagnano, di un consorzio « Tutela ed incremento pesca laguna di Varano », in funzione fin dallo scorso anno, alle cui dipendenze sono 4 guardiapesca. Di fronte alle assenze dei responsabili, la categoria ha cercato di risolvere, almeno in parte, il grosso problema della vigilanza. Bisogna, però, fare di più e meglio al fine di evitare l’impiego nella pesca di dannosissimi attrezzi e, quello più nefasto, di bombe. Sembra infatti, che anche sulle due belle lagune si faccia a gara a distruggere, col novellame, il lavoro dei pescatori onesti. Gravi e urgenti sono i lavori di dragaggio dei canali adduttori e la sostituzione di alcune griglie, per assicurare una maggiore produttività delle lagune. Considerevole è stata l’agitazione dei pescatori di Cagnano, i quali, per protesta, si portarono sul canale di Capoiale, per cercare di togliere con rudimentali attrezzi (zappe e pale) la sabbia che ostruisce quasi per intero alcuni tratti dello stesso canale. Molti sono i pescatori della zona che sono costretti per l’impoverimento ittico delle lagune, ad abbandonare il mestiere, la città e l’ambiente familiare, e cercare lavoro all’estero. La diminuzione degli addetti alla pesca, da conseguirsi attraverso il passaggio ad altre attività produttive, è prevista dallo stesso « programma di sviluppo » dell’on. Pieraccini, come obbiettivo della programmazione in materia di politica della pesca, per realizzare un aumento della produttività del settore; e ciò sul piano nazionale può essere giusto e valido. Ma l’esodo dei pescatori delle nostre lagune non è conseguenza di una realistica visione del problema, bensi, è doloroso constatarlo, del disordine che regna nel settore. Ritengo, infatti, che una più compiuta disciplina della pesca possa non solo assicurare lavoro ai 550 circa pescatori della zona interessata, ma anche garantir loro un reddito sufficiente. E’ opportuno, nel quadro di una visione globale del problema della pesca, l’emanazione di una legge speciale per la costruzione delle case alle famiglie della gente di mare. Come si è provveduto per i braccianti della terra, si faccia per i braccianti.., del mare. I pescatori, con carico familiare numeroso, con esigenze particolari e proprie del lavoro cui sono dediti, vivono in uno stato di disagio e di assoluta indigenza ed hanno bisogno di una casa tutta per loro. I pescatori, come del resto i contadini, non possono beneficiare dell’INA-Casa perché non pagano i contributi. Possono partecipare ai concorsi per l’assegnazione delle case popolari, ma queste vengono realizzate, per lo più, alla periferia urbana, lontane dal luogo di lavoro. I pescatori, invece, vogliono la casa vicino al mare, vicino al loro battello, vicino alle loro reti; vogliono, anche nel sonno, continuare a 61 sentire la voce del loro mare e questo non per poesia, ma per seguirne gli « umori », per correre in tempo, in caso di burrasca, a salvare il loro natante. Nella nostra provincia, con i finanziamenti della legge n. 640 sulla eliminazione delle abitazioni malsane, sono sorte le prime case per i pescatori. L’istituto Case Popolari di Foggia ha realizzato, per conto dello Stato, 37 alloggi a Manfredonia, 12 alloggi a Margherita e ha in appalto 6 alloggi a Cagnano Varano. E’ encomiabile, a questo proposito, la volontà e l’impegno di alcuni pescatori di Margherita i quali, riuniti in cooperativa, con il contributo dello Stato, stanno realizzando nella loro città 26 alloggi per i propri iscritti. E’ un esempio che meriterebbe d’essere seguito. All’unisono con l’opera legislativa, bisognerà, come si è accennato avanti, provvedere alla costruzione dei mercati, degli impianti frigoriferi per la conservazione del pescato, ai porti e alle loro attrezzature, alla creazione di una vera e propria organizzazione a terra. Questo è il minimo che chiedono i pescatori della nostra provincia per non morire, per dare nuova vita e vigore al loro settore. Bisogna evitare l’abbandono da parte dei giovani dell’attività della pesca, dando loro la sicurezza nel lavoro con la certezza di un adeguato e remunerativo reddito. Qualcosa è stata fatta nel passato, ma ci sono state anche sfasature e frammentarietà nell’azione. Solo chi non fa niente, non sbaglia mai. Occorre però in futuro maggiori coordinamento e organicità. I pescatori sono gente buona, dediti al lavoro e alla famiglia, e chiedono il giusto riconoscimento del proprio apporto all’economia e alla crescita della provincia. A noi tutti, dai diversi posti di responsabilità, spetta raccogliere l’invito per realizzare le loro attese, in modo da assicurare agli amici pescatori la fiducia nell’avvenire e il giusto compenso al sacrificio di ogni giorno. L’attuazione di un nostro impegno politico ed amministrativo rappresenterebbe un atto di doverosa giustizia nei loro riguardi e, in definitiva, si risolverebbe a tutto vantaggio della provincia intera. BERARDINO TIZZANI 62 Il problema della Dogana delle Pecore nella seconda metà del XVIII secolo Il più antico provvedimento con forza di legge che caratterizzò il periodo francese del regno di Napoli fu quello del 21 maggio 1806. Esso, dedicato alla censuazione del Tavoliere di Puglia, decretò la fine del secolare istituto della Dogana delle Pecore di Foggia, dando corpo a tutte le speranze di riforma che dal secolo XVIII in poi si erano manifestate, sovente in forma di aspra critica, negli scritti di vari studiosi meridionali. La prima accusa, precisa come la mente di colui che la formulava, contro l’anacronistico sistema della Dogana era stata lanciata dal Galiani nel 17511 , ma ad essa aveva tenuto dietro solo il silenzio. Ciò, non perché le parole dell’illustre abate non avessero colpito il segno — al contrario, esse avevano messo a fuoco, nei suoi esatti limiti, una situazione che, negli anni successivi, sarebbe stata riconosciuta perfettamente rispondente alla realtà — ma perché i tempi erano immaturi per una critica mirante alla totale demolizione di uno dei più vistosi idola finanziari del regno napoletano. Gli interessi vari che, nel corso di tre secoli di vita, s’erano tenacemente abbarbicati attorno all’istituzione foggiana, non consentivano un’azione di forza immediata e conclusiva. Parecchie provincie meridionali, ed in particolare quella abruzzese, avevano legato il soddisfacimento di alcune loro necessità economiche alla Dogana, la cui immutata struttura pareva essere stata organizzata in difesa di quelle necessità. L’erario, poi, credeva di non aver motivo di desiderare l’abbatti- 1 FERDINANDO GALIANI, Della moneta, Napoli 1780, p. 414. 63 mento di quell’organismo, che, se era pernicioso per la Puglia, rappresentava dal lato fiscale una specie di grassa mammella, continuamente da mungere. Per tutto questo, dopo la requisitoria antidoganale del Galiani, e prescindendo dalle pagine del Fortunato2 , che lo scottante argomento stemperava in un ottimismo avulso dalla realtà, dovettero trascorrere circa trenta anni prima che esso ritornasse sul tappeto con tutta la sua cruda problematica. Solo nel 1872, infatti, una Giunta incaricata, manco a dirsi, di risollevare le regali finanze, si occupò di varie questioni attinenti al Tavoliere pugliese. La sua attenzione particolare, peraltro, doveva portarsi sull’eventuale convenienza, per la nazione e per la monarchia, di concedere in perpetua enfiteusi i vasti e deserti campi meridionali, già consacrati alla pastorizia. Lo scopo ultimo della probabile censuazione delle terre salde demaniali era la creazione delle premesse indispensabili per dotare ogni beato di una posta fissa e per eliminare alcuni dei più sensibili inconvenienti, solitamente connessi all’annuale ripartimento del Tavoliere. Il lavoro commesso alla Giunta napoletana non fu ignorato fuori dell’ambito in cui la stessa svolgeva la sua azione, e suscitò una vera ondata di studi. Gli economisti ed i cultori di pubblici problemi parteciparono con passione alla disamina dell’interessante tema, che investiva direttamente una delle colonne economiche nazionali. Ovviamente, i pareri non s’atteggiarono in modo uniforme, ché, anzi, i contrasti d’opinione si mostrarono subito notevoli, rivelando posizioni antitetiche, armonizzabili con difficoltà. L’avvocati dei poveri della Dogana, Cimaglia, nel suo «Ragionamento», non a caso dedicato al Principe di Migliano del Supremo Consiglio d’Azienda, individuava, senza mezzi termini, nella Dogana la causa remota e presente della mancanza di popolazione di Puglia, e, per le sue norme proibitive a favore della pastorizia, la riteneva responsabile della carenza di estese piantagioni e di una giudiziosa agricoltura nel Tarienza derivantegli dalla sua professione e dal suo impiego, suggeriva le voliere. Con una mirabile modernità di concetti, sosteneva la censuazione del vasto demanio armentizio, ed avvalendosi con intelligenza dell’esperienza derivantegli dalla sua professione e dal suo impiego, 2 NICOLA FORTUNATO, Discoverta dell’antico Regno di Napoli col suo presente stato a pro della sovranità e de’ suoi popoli, Napoli 1767, pp. 214-235. 64 suggestiva le modalità ed i caratteri che avrebbero dovuto informare l’auspicata enfiteusi. Per il dotto pensatore, le novità di maggior rilievo che dovevano accompagnare la trasformazione del regime del Tavoliere consistevano in una nuova e chiara legge che tenesse da conto l’esistente normazione a favore dei beati, e nella lotta contro l’imperatore latifondo, che fagocitava ogni piccolo massacro di campo3 . A far da contraltare al pugliese Cimaglia si levava subito l’abruzzese Patini. Per questi nessuna censuazione del Tavoliere, ma solo una riforma della Dogana, del cui stato disordinato parla eloquentemente. L’istituto non sia attaccato nella sua fibra strutturale, ma ci si limiti a liquidare alcune sue distorsioni antiche o recenti, e si modifichi quanto è contrario al benessere di coloro che alla vita della Dogana partecipano. Quindi, reintegra generale del Tavoliere, come già ai tempi del grande Revertera, abolizione dei tributi gravanti sui bocati, ripartimento a lunga scadenza dei terreni, istituzione d’una cassa di prestito e di assistenza per i doganati bisognosi4 . Come è chiaro, i punti essenziali della riforma del Patini, per qualche lato originale, rivelavano sostanzialmente la preoccupazione di rafforzare con opportuni espedienti tutto ciò che altri intendeva distruggere. Essa, tuttavia, valse a scontentare un po’ tutti, e non godé molto lustro. Qualche tempo dopo, nel 1786, anche un qualificato studioso di cose economiche, il Targioni, pronunciava la sua parola autorevole, inserendosi fra coloro che della censuazione del Tavoliere facevano una bandiera. Per lui, il capovolgimento dell’assetto giuridico fiscale della pianura pugliese deve avvantaggiare non solo i ricchi, ma anche i poveri, e la censuazione, perpetua e non temporanea, rappresenti il mezzo per conservare allo Stato il dominio diretto del Tavoliere, impedendone la definitiva alienazione5 . Di altre proposte si faceva promotore, quasi contemporaneamente al Targioni, il Pecori, ma nessuna di esse, resa concreta, avrebbe avuto la forza di modificare sensibilmente la situazione cui si voleva dar riparo. 3 DOMENICO MARIA CIMAGLIA, Ragionamento che la R. Dogana di Foggia usa coi possessori armentari e con gli agricoltori che profittano de’ di lei campi e su di ciò che disporre si potrebbe pel maggior profitto della Nazione e pel miglior comodo del Regio Erario, Napoli 1783, pp. 56, 71, 101-103, 128-129. 4 Vincenzo PATINI, Saggio sopra il sistema della Regia Dogana di Puglia, suoi diletti e mezzi per riformarla, Napoli 1783, pp. 127-151. 5 LUIGI TARGIONI, Saggi fisici, politici ed economici, dedicati alle Sacre Reali Maestà di Ferdinando IV e Carolina, Napoli 1786, pp. 245-355. 65 Né, d’altronde, l’autore delle stesse si prefiggeva soluzioni drastiche e rivoluzionarie: per lui tutto il problema si esauriva nella definitiva concessione a diversi coloni di alcuni piccoli fondi, prossimi ai centri abitati, e disadatti al pascolo, i quali, corredati di ogni comodo necessario, più utilmente si sarebbero destinati alla coltura 6 . Quelle del Pecori erano proposte che tendevano a liberare la Dogana di una specie di zavorra territoriale, per cosi dire, ma che mai avrebbero potuto avere serie conseguenze. Contributo ben diverso, invece, recava, nel 1788, l’eletta mente del Delfico7 . Invero, non era la prima volta che questi si occupava dell’istituto doganale, e non solo allora s’era curato di proporre piani che di quello servissero a mutare alcuni caratteri. Già in altra occasione, infatti, con un suo studio, nella scia di pensiero del Genovesi, del Migliano e del Galanti, aveva notevolmente contribuito alla soppressione della servitù proibitiva della semina sui fertili Regi Stucchi in Abruzzo, irragionevolmente condannati al perpetuo pascolo 8 . Ora, nel suo noto « Discorso » esaminata in tutta la sua complessità il problema, sceverandone le cause, e sottoponeva ad indagine notomizzatrice alcune opinioni correnti, diffusamente alimentate da una letteratura interessata, secondo le quali, nel Tavoliere, dall’aria naturalmente malsana, nessuna vita poteva esservi diversa dalla pastorale, le popolazioni non potevano sperare in un qualsiasi futuro, le piantagioni erano destinate a non attecchire, l’esperimento dei prati artificiali inesorabilmente condannato a fallire. Ma il Delfico denuncia queste erronee idee, frutto del pregiudizio e dell’ignoranza delle cose di Puglia, propugna la necessità della censuazione del demanio fiscale, il cui avvenire è condizionato dalla possibilità della diffusione della libera coltura, e rassicura coloro che temono i rischi di un’eventuale riforma. Necessario è, invece, che nella grande intrapresa della trasformazione della base economica pugliese, il beato ed il colono, divenuti 6 ROCCO PECORI, Riflessioni intorno ad alcuni punti legislativi giovevoli o dannosi alla popolazione, Napoli 1787, p. 94. 7 MELCHIORRE DELFICO, Discorso sul Tavoliere di Puglia e su la necessità di abolire il sistema doganale presente, e non darsi luogo ad alcuna temporanea riforma, Napoli 1788. 8 MELCHIORRE DELFICO, Memoria per l’abolizione o moderazione della servitù del pascolo invernale detto de’ Regi Stucchi nelle province marittime di Apruzzo, umiliata alla S.R.M., s.1. s.d. Rs. ARCHIVIO DI STATO DI FOGGIA (d’ora in poi: ASF), Tavoliere di Puglia, serie 1, fascio 37, incarto 716. 66 censuari, siano, fra l’altro, sorretti con la provvida creazione di un istituto fondiario e di osservatori metereologici, e preparati con una ampia divulgazione dei più avanzati criteri georgici. Il pensiero del Delfico, però, nella sua impostazione audace, precorreva di troppo i tempi. Maggiore aderenza alla realtà potevano vantare i suggerimenti del Filangieri, manifestati al Sovrano in un lucidissimo «Parere», lo stesso anno in cui si dava alle stampe il lavoro del Delfico. L’autore de « La scienza della Legislazione », pur intimamente schierato a favore della censuazione del Tavoliere, si rendeva conto che essa non era di facile attuazione, specie a causa della netta prevedibile avversione degli abruzzesi. Nella consapevolezza della resistenza che ogni progetto enfiteutico si sarebbe visto opporre, si limitava, pertanto, a proporre qualche misura che, mentre al presente migliorasse l’organizzazione dei pascoli pugliesi, potesse aprire la strada alla futura censuazione. L’unica soluzione del momento era rappresentata da un affitto a più lungo respiro dei fondi demaniali, della durata di sei anni precisamente: coloro che avessero sottoscritto tale affitto sessennale, in seguito sarebbero divenuti titolari anche dell’enfiteusi perpetua. E questo logico passaggio del locato dalla prima alla seconda forma di gestione dei terreni del Tavoliere avrebbe frustato la paventata possibilità che della censuazione beneficiassero i soli pugliesi, e, peggio ancora, i soli capitalisti, con la dannosa esclusione degli abruzzesi9 . Ma, dopo il Galiani, doveva toccare ad un altro pugliese l’onore di stilare la più completa e stringata critica della Dogana. Fu, infatti, il poliedrico ingegno del Palmieri che, con logica serrata e conseguenziale, puntualizzò, come pochi altri, la situazione10 . Il profilo della Dogana e del Tavoliere, che balza fuori dalle pagine della sua meritatamente famosa « Memoria », è icasticamente conforme al vero. Per il Palmieri la Dogana di Foggia, opera principalmente del genio pratico di Alfonso d’Aragona, aveva avuto una sua funzione meritoria, fino a quando i terribili postumi di guerre devastatrici avevano fatto sentire la loro presenza sul Tavoliere, deserto di uomini e di cose. Alla pastorizia impiantata su basi dispotiche conveniva rico- 9 GAETANO FILANGIERI, Parere presentato al Re sulla proposizione di un affitto sessennale sul c. d. Tavoliere di Puglia, in G. F., La Scienza della Legislazione, Firenze 1876, pp. 470-471. 10 GIUSEPPE PALMIERI, Memoria sul Tavoliere di Puglia, in Raccolta di memorie e di ragionamenti sul Tavoliere di Puglia, Napoli 1831, pp. 89-119. 67 noscere allora il pregio di continuare a rendere utilizzabili per lo Stato alcune vaste estensioni terriere, che le precedenti vicende avevano estromesso dal ciclo economico nazionale. Ma ormai, alla fine del XVIII secolo, il momento della pastorizia meritevole era lontano: al presente essa si atteggiava come una specie di secolare condanna per le accresciute popolazioni pugliesi, che vedevano coartata ogni loro aspirazione al miglioramento dall’iniqua legislazione doganale. E questa, in effetti, pur affermando ad ogni pie’ sospinto di preoccuparsi della ricerca del giusto equilibrio economico nel Tavoliere, era rivolta il rafforzamento di un’industria legata alla notte dei tempi. Perché difendere la pastorizia del Tavoliere, quando essa, conti alla mano, rende meno di quella esercitata altrove? Perché ritenere aprioristicamente che nel Tavoliere niente altro che il gregge possa trovare mezzi di sussistenza, quando tutto il sistema della Dogana congiura contro ogni tentativo innovatore? Perché, infine, allo scopo di giustificare il favore concesso alla transumanza sul demanio armentizio, chiamare in causa la pretesa necessità di provvedere ai bisogni degli abruzzesi, quando è noto che questi, se fossero liberi di poter scegliere, dirigerebbero i loro animali ad altri pascoli, e scendono nel Tavoliere solo perché costretti dalla legge? Per il Palmieri, in conclusione, la Dogana è un’istituzione sorpassata e, contrariamente alla diffusa credenza, antieconomica: decrepita, piena di vizi, circondata dal biasimo di ogni spirito moderno, riesce a reggersi con apparente saldezza sull’acquiescenza consuetudinaria, contro la quale ogni novità ha vita dura. Diametralmente opposto, ed era un fatto quasi logico, il pensiero del Siila, deputato della Generalità dei beati, ed abruzzese come il Patini, reso pubblico in uno scritto dal titolo programmatico e significativo11 . Per lui la Dogana deve continuare ad essere così come è, salvo qualche piccolo ed accorto mutamento, da attuare con prudenza. Di censuazione del Tavoliere, neppure a parlarne, perché essa sarebbe dannosa per tutti, fisco e doganati; unico rimedio possibile per sanare quanto della Dogana è riconosciuto inadatto alle nuove esigenze, e quanto vi si trova di deformato, è la giusta applicazione della legge doganale. L’intransigenza con cui osteggiava ogni novazione faceva del Silla, passatista ad oltranza, il più fiero difensore dello status quo nel Tavoliere. Tutto questo movimento di idee sulla Dogana e sul Tavoliere, in cui s’erano impegnati alcuni dei migliori spiriti del tempo, non provocò, per allora, nessuna trasformazione definitiva, ma non andò perduto. 11 LUCA SILLA, La pastorizia difesa, ove si fa una breve analisi sopra alcuni progetti intorno alla riforma della Regia Dogana di Foggia, Napoli 1783, pp. 52-76. 68 Portava, intanto, all’adozione dell’affitto sessennale e il relativo reale dispaccio del 1789 ne prevedeva anche il rinnovo, qualora esso si fosse dimo strato elemento positivo e vantaggioso: si configurava, perciò, questa misura quasi come un saggio della censuazione temuta da alcuni, invocata da altri12 . Sempre nel 1789, al Presidente Governatore della Dogana pervenivano ordini precisi, che erano il risultato di un progetto compilato qualche tempo prima dal Targìoni, e che prescrivevano la censuazione affrancabile o l’affitto trentennale di alcune parti dei terreni soggetti alla Dogana. Il miglioramento di varie scadenti zone del Tavoliere (poste frattose, poste inondate e terzi), un’entrata fiscale, mediante il canone, maggiore della fida, e l’incremento dell’allevamento degli animali bovini e vaccini rappresentavano i fini immediati che il governo si proponeva con i dispacci dell’aprile 1789. Il malcontento, subito manifestatosi, degli abruzzesi non riuscì ad impedire la realizzazione degli ordini, e un mese dopo l’enfiteusi parziale del Tavoliere era un fatto compiuto. Ai censuari, dai quali si era ottenuta non la sola erba vernotica, ma, a certe condizioni, la stessa statonica, nel 1790 fu concesso di poter condurre i fondi non direttamente, ma a mezzo di affittatori. Ma questo esperimento di censuazione, che interessò circa trecento carra di terreno, nasceva inficiato da vari elementi negativi, che col passare degli anni assunsero tale corposità da rendere frustanee le speranze di successo. I censuari s’impegnarono nell’impresa con tutti i capitali a disposizione, ed all’inizio tutto faceva presumere che non avessero compiuto imprudenti investimenti. Ma, in seguito, si capi che la riforma, per avere possibilità di riuscita, non doveva limitarsi alle sole parti cattive, ma riguardare l’intero Tavoliere, e che essa doveva proteggersi con provvidenze governative di vario genere. Comunque, al completo dissesto si sottrassero soltanto quei censuari dotati di cospicue sostanze, in virtù delle quali ritrasformarono la destinazione data ai fondi censiti e dissodati. Nel 1797, con la disposizione sovrana che vietava l’affrancazione dei censi, l’enfiteusi parziale del Tavoliere era ufficialmente considerata fallita, ed alla base di questo cattivo risultato conveniva 12 LUIGI GRANATA, Economia rustica per lo Regno di Napoli, voll. 2, Napoli 1830, vol. II. p. 103. 69 porre, in primo luogo, la mancanza di coraggio del governo, accontentatosi di riforme pavide e limitate13 . Mentre ancora era in atto la censuazione del 1789, alla questione del Tavoliere, sempre aperta, si rivolgeva il rinnovato interesse di politici, ed economisti, fra i quali ultimi il Camilli, il Di Merino, il Vivenzio 14 . Si sollecitò contemporaneamente una risoluzione sovrana che, dopo viva attesa, infine, il 12 gennaio 1793 affrontò il dibattuto affare della censuazione delle terre di Regia Corte a coltura 15 . Essa creò un regime enfiteutico, sostitutivo del vigente affitto biennale, che avrebbe dovuto, nelle intenzioni sovrane, frantumare alcuni estesi latifondi, consentire l’inserimento nel ceto agricolo di nuove unità, ed assicurare, in ogni conveniente maniera, il miglioramento di quelle terre. Nel contempo, di queste ultime vincolava un terzo alla semina, al fine di garantire la continuità di un regolare approvvigionamento. Agli enfiteuti, giova rilevarlo, rimaneva libera la possibilità di riscattare il censo di ducati quarantasei a carro, alla ragione del 3%. Ma il provvedimento giungeva tardi per appagare il diffuso desiderio di una nuova regolamentazione agraria: già prima, infatti, che esso venisse preso, si chiedeva dai beati, nel novembre del 1792, la concessione in enfiteusi non delle terre salde fiscali a coltura, ma, come informa il Silla, dell’intero Tavoliere 16 . Si approssimava, frattanto, la scadenza del primo sessennio d’affitto e si rendeva necessario provvedere al rinnovo di contratto. I due parlamenti generali dei locati che, a tal fine, si tennero a Foggia, nel novembre 1793 e nel gennaio 1794 (il primo non fu in grado neppure di pronunziarsi per l’esiguo numero dei partecipanti) diedero, invero, prova di scarsa sensibilità per un oggetto che avrebbe richiesto un minimo di concordia di vedute e d’intenti. In quel periodo, peraltro, prevalse il partito contrario alla censuazione, e da Napoli giunse l’ordine di prorogare di un anno l’affitto. Di li a poco, però, in un nuovo parlamento dei soli deputati dei beati, 13 Per la censuazione del 1789; A.S.F., Dogana, serie I, vol. 12, p. 765 e fasci. 94 o 95, incc. 1436 e 1444; rapporto del 21 maggio 1835 dell’Intendente Santangelo, in Raccolta di memorie ..., op. cit., pp. 4-5. 14 FRANCESCO SAVERIO CAMILLI, Memoria sui danni appartati allo Stato ed al fisco dalla fida delle pecore rimaste, e sulla utilità di transigere in perpetuo la medesima, Napoli 1792; MARIO DI MERINO, Memoria della divisione delle terre fiscali di Puglia, Napoli 1794; NICOLA VIVENZIO, Considerazioni sul Tavoliere di Puglia, Napoli 1796. 15 ASF., Tavoliere di Puglia, serie I, fasci. 7, incarto 76. 16 SILLA, Op. Cit., P. 8. 70 riunito in maggio, l’idea della censuazione ebbe partita vinta, raccogliendo il suffragio di quarantatre voti su cinquantadue17 . Gli eventi politici successivi, tuttavia, dovevano frapporsi all’attuazione di quel disegno, che, sebbene già avesse visto al lavoro in Napoli una Giunta per il Tavoliere, era insabbiato dal dispaccio sovrano del 18 marzo 1797, rivolto alla mera riconferma dell’affitto delle terre 18 . Si temeva, invero, che l’economia di parte del regno, ancorata come era alla pastorizia, avesse a soffrire per qualche affrettata decisione. Bisognò giungere all’agosto del 1804 per vedere costituita una nuova Giunta, composta dal Luogotenente della R. Camera, Marchese Vivenzio, dal Presidente della Sommaria, Sanseverino, e da due avvocati fiscali del R. Patrimonio, coll’incarico di ascoltare ancora una volta, i vari interessati. Si ebbe così a Foggia, nel febbraio del 1805, un altro parlamento generale, convocato dal Presidente Governatore della Dogana, in cui si elessero i due deputati dei massari di campo e dei portatisti e ad essi, qualche mese dopo, si aggiunsero i tre eletti dei beati. La Giunta napoletana, così integrata, nelle varie sessioni che si susseguirono, fu protagonista, a causa dei contrastanti interessi in gioco, di accese discussioni, alimentate dalle diverse e sovente opposte valutazioni dei locati abruzzesi e massari di campo pugliesi, ed efficacemente riassunte dal Bellitti19 . Il risultato fu, per l’ennesima volta, quello di differire qualsiasi soluzione radicale e di consigliare l’adozione di misure subito rivelatesi reprensibili. Si dispose, infatti, con dispaccio reale del 6 dicembre 1805 la vendita delle migliorie delle terre salde a coltura, suscitando giustamente le profonde apprensioni dei massari di campo, tanto da provocare l’intervento del Re e del Tribunale della Sommaria, che fu d’avviso contrario alla progettata vendita20 . Si giunse così al 1806. Il conquistatore francese, o perché spinto da impellenti necessità economiche, o perché desideroso di mutamenti e meno avvinto del regime abbattuto al rispetto del passato e delle situazioni preesistenti, o perché sinceramente convinto del bisogno e della opportunità sociale di distruggere una istituzione divenuta perniciosa (o forse per tutte e tre le ragioni insieme), non conobbe indugi nella 17 ASF., Dogana, serie I, fascio 490, incarto 15864. ASF., Dogana, serie I, fascio 490, incarto 15870. 19 GIACINTO BELLITTI, Memoria intorno alla censuazione del Tavoliere della Daunia, S. Giorgio a Cremano, 1805, pp. 3-4. 20 ASF., Tavoliere di Puglia, serie I, fascio 7, incarto 67. 18 71 sua operazione antidoganale, e, nell’atmosfera ancora ribollente delle discordie e delle discussioni dell’anno 1805, inserì agevolmente la legge del 21 maggio. Si chiudeva così l’epoca storica iniziata con Alfonso d'Aragona e si apriva un nuovo capitolo per le terre di Puglia. PASQUALE DI CICCO LIBRERIA Scritti meridionali di Angelo Fraccacreta * Nella parte della sua produzione scientifica volta alla disamina dei problemi economici del Mezzogiorno d’Italia rifulgono particolarmente le doti di mente e di cuore di Angelo Fraccacreta: le doti di mente perché egli anticipa nei suoi1 scritti varie vedute oggi familiari agli studiosi della teoria e della politica dello sviluppo economico, le doti di cuore poiché traspare sempre dalle sue pagine amore filiale per il suo Mezzogiorno. E’ noto quanta importanza abbia negli odierni studi intorno allo sviluppo delle economie arretrate l’indagine storica, permettendo essa di rendersi conto — attraverso la grande influenza che il passato ha sul presente — di varie ed importanti cause del sottosviluppo economico dal quale sono afflitte talune zone. Di tal circostanza era convinto già il nostro Autore, il quale dedicò appunto all’indagine storica sulle condizioni economiche e sociali del Mezzogiorno in genere e di qualche sua zona in particolare due scritti. Nel saggio Giuseppe Maria Galanti e la sua “Relazione” sulla Capitanata Angelo Fraccacreta pone in adeguato rilievo le condizioni naturali demografiche, tecnologiche, finanziarie della Capitanata nel XVIII secolo e alla luce della indagine condotta in materia dimostra come nettamente superiori al Galanti fossero stati, nell’enunciazione delle cause dello spopolamento della Daunia in quell’epoca, Vincenzo Cuoco e soprattutto Giuseppe Palmieri. A quest’ultimo il nostro Autore ascrive, in particolare, il merito di aver diagnosticato il male maggiore dell’economia di Puglia: la bassa produttività in agricoltura. Cita infatti, il Fraccacreta l’osservazione del Palmieri: « Se la semina e la raccolta fossero ben fatte, basterebbe molto minore spazio di terreno per avere la stessa quantità di grano; e se non si desse il guasto all’erba basterebbe molto minore estensione per mantener l’istesso numero di pecore ». Purtroppo la scarsezza di capitale — pur necessario per le opere di trasformazione agraria —ostacolava seriamente l’elevamento della produttività in agricoltura e in zootec- * ANGELO FRACCACRETA, Scritti meridionali, a cura di Mario Simone. Prefazione di Mario de Luca, ord. di Econ. Polit. nell’Università di Napoli. In-8°, pp. 328, 2 tavv. f. t. e sopracc. fig. col ritratto del F. eseguito da sua figlia, la prof.ssa Lucia. L. 3.000. [« Miscellanea Giuridico-Economia Meridionale », diretta in Napoli da Mario Simone, 2 serie: « Il pensiero dei Novatori »]. Sulla presentazione del volume scrisse il « Corriere Economico »: Siamo lieti di sottolineare le significanti manifestazioni di omaggio alla memoria del prof. Angelo Fraccacreta. Le abbiamo raccolte ieri a Bari, svolgendosi presso quella Università la VII riunione scientifica della Società italiana degli economisti, presieduta dal prof. Giuseppe Di Nardi. Il magnifico rettore prof. avvocato Pasquale Del Prete nel porgere il saluto dell’Ateneo, ha ricordato l’illustre Maestro di economia politica, che fu il primo settore 73 nia, come del resto si rende conto il Palmieri allorché osserva: « La coltura esige spesa antecedente al frutto.., il rendere un terreno incolto atto alla semina e alla piantagione è impresa di chi può e vuole spendere e sacrificare il presente all’avvenire ». Anche ai precedenti storici del sottosviluppo, ma riferiti all’intero Mezzogiorno d’Italia e non alla sola Capitanata, il Fraccacreta dedica un altro scritto, quello sulla Economia del Mezzogiorno d’Italia, dall’ultimo periodo borbonico alle condizioni presenti. L’ampio ed approfondito esame critico della già nutrita letteratura sulla storia economica del Regno delle Due Sicilie e l’indagine diretta portano l’Autore a mostrare come il governo borbonico avesse, a causa dell’indirizzo assunto dalla sua politica finanziaria negli ultimi trenta anni (« nessun aumento di imposte, anzi qualche alleviamento appena fosse possibile, e la più avara limitazione nelle spese pubbliche »), trascurato quasi del tutto la costruzione di quell’indispensabile presupposto d’una politica di sviluppo economico che gli odierni studiosi denominano « capitale fisso sociale », mentre scarsissima risultò l’effettiva opera di bonifica agraria.Prevaleva nell’economia del Mezzogiorno il fattore naturale, scarsa era la disponibilità di risparmio, scarsi gli investimenti, elevati i costi di produzione. Della scarsità degli investimenti attesta, tra l’altro, la bassissima velocità di circolazione della moneta (la quantità di mo neta metallica esistente nel reame borbonico era due volte superiore, in cifra assoluta, a quella di tutti gli ex Stati d’Italia insieme; al Piemonte e alla Lombardia bastava invece una quantità di monete d’argento molto minore per una somma di scambi che era in ciascuna di quelle due regioni, almeno cinque o sei volte superiore a quella del Mezzogiorno). Dell’alto costo di produzione attesta il fatto che, pur restando la tariffa doganale del reame borbonico la più alta fra quelle degli Stati italiani prima dell’Unificazione, le esportazioni, constavano sempre in enorme prevalenza di prodotti agricoli quali olio, seta, grano, liquirizia e dell’allevamento, quale la lana, mentre le importazioni erano costituite per la più gran parte da manufatti e semilavorati. Tali erano le caratteristiche della situazione di partenza dell’Italia meridionale allorché essa entrò a far parte integrante d’una unità politica, cui appartenevano tra l’altro, Lombardia e Piemonte, nei quali « potevano notarsi, tra l’altro, i primi segni di quello spirito di iniziativa economica che doveva poi diffondersi dopo l’unificazione, per mezzo d’una larga classe di intraprenditori agente nei più svariati rami dell’industria ». Più volte, nel corso dello scritto di cui testè si è detto, il Fraccacreta ricorda il pensiero di Giustino Fortunato, il cui accento sulla importanza delle difficoltà naturali nella spiegazione dell’arretratezza economica del Mezzogiorno si pone in parallelo con l’accento che il Fraccacreta dà, nella stessa questione, al peso dei fattori negativi del passato stori- democratico dei risorti studi superiori della Puglia. Essi proprio in questi giorni, danno una testimonianza di fedeltà alla fede civica e all’ideale scientifico del Fraccacreta, accogliendo la nuova edizione dei suoi Scritti meridionali. Anche il prof. Di Nardi e altri oratori nei loro interventi hanno ricordato con espressioni riverenti e commosse il rilevante contributo morale, scientifico e didattico, conferito dall’eminente economista e sociologo pugliese, e hanno apprezzato l’iniziativa di riproporre i suoi studi, nella edizione che, con il suo nome, inaugura la serie « Il pensiero dei Novatori » nella «Miscellanea giuridico-economica meridionale ». 74 co di quella parte d’Italia. Ma di Giustino Fortunato il nostro Autore trattò più ampiamente e di proposito nello scritto a lui intitolato. Egli vi riporta, tra l’altro, un brano-significativo e sintetico — di un discorso pronunciato nel 1898 dal Fortunato: « Mezza Italia da Roma in giù, contrariamente alla falsa opinione dei più, è in condizioni naturali molto difficili, sia per inclemenza di estremi meteorologici, sia per assoluta mancanza di acqua sorgiva sia per soverchia abbondanza di argille malariche; condizioni le quali favoriscono la permanenza del latifondo, come già favorirono quella del feudo e del demanio ». E pone a raffronto con siffatte terribili difficoltà frapposte dalla Natura il miglioramento ottenuto successivamente « con un continuo investimento — scrive il Fraccacreta — nella terra di nuovi risparmi, a mano a mano creati, attraverso l’emigrazione soprattutto, e nei limiti ditale disponibilità di capitali ». E’ noto il grande rilievo che gli economisti dei nostri giorni danno all’ostacolo per lo sviluppo delle economie arretrate costituito da forti sperequazioni nella distribuzione del reddito globale (« maldistribution »). Viene notato, infatti, dagli studiosi di teoria e di politica dello sviluppo economico che da quelle sperequazioni non deriva sempre vantaggio e promana sempre danno. Non deriva sempre vantaggio. Come si sa, la tesi tradizionale è che un elevato grado di concentrazione dei redditi sia il prezzo che la società deve pagare per ottenere una cospicua formazione di risparmio indispensabile per lo sviluppo economico. I ricchi sarebbero in grado — ed essi soli in grado — di risparmiare o per lo meno di risparmiare relativamente di più dei meno ricchi sia perché le frazioni successive di reddito rivestono — sul piano dei consumi presenti —utilità talmente basse da far preferire consumi futuri (in vista dei quali si accumula risparmio) per quanto attenuati in importanza dalla distanza nel tempo, sia perché i ricchi sono in genere caratterizzati da spirito di previdenza e facoltà di autocontrollo. Senonché tale tesi non è condivisa incondizionatamente dagli economisti dei nostri giorni. La pubblicità aggressiva e persistente che oggi cerca di aprire sbocchi commerciali a masse sempre più ingenti e sempre più variate di prodotti, il progresso dei mezzi di trasporto e di comunicazione che diffonde all’interno delle singole nazioni e tra le diverse nazioni modelli di consumo superiori hanno intaccato fortemente lo spirito di previdenza dei ceti ricchi e per converso hanno accresciuto l’entità, assoluta e relativa, dei loro consumi. D’altro lato, la riduzione della parte maggiore della popolazione dei paesi economicamente arretrati ad un livello di reddito notevolmente basso riduce fortemente, da un lato, l’efficienza produttiva del lavoro e, dall’altro lato, impedisce la nascita di consumi « di massa » presupposti delle moderne produzioni in serie. Ciò premesso, il fatto che — secondo quanto, in genere, risulta allo stato attuale delle nostre conoscenze — le sperequazioni nella distribuzione del reddito sono maggiori nei paesi sottosviluppati che in quelli sviluppati, costituisce un ostacolo da eliminare in un processo di sviluppo d’una economia arretrata. E poiché nelle economie arretrate è la agricoltura l’attività produttiva predominante e la proprietà terriera la forma più importante di proprietà, è ovvio che la riforma fondiaria rappresenta il principale strumento di redistribuzione della ricchezza. E’ appunto una proposta di riforma della proprietà terriera quella che offre lo spunto al Fraccacreta per la sua memoria su Il problema economico della terra, che appare tra gli scritti del presente volume. 75 Prende lo spunto infatti il nostro Autore dell’approvazione che la Camera dei Deputati diede nel 1919, a proposito dell’indirizzo di risposta al discorso della Corona, all’emendamento Reina affermante, tra l’altro, che doveva esser cura del Governo e del Parlamento « arditamente e prontamente affrontare il problema dell’espropriazione delle terre non coltivate o mal coltivate per affìdarle in gestione ai lavoratori della terra costituiti in cooperative di lavoro ». Ma il Fraccacreta tiene presente anche quando gli odierni studiosi dello sviluppo economico pongono in luce, ossia il fatto che la produttività del lavoro in agricoltura è nelle aree arretrate di molto inferiore a quelle delle aree sviluppate e ciò a causa dello scarso livello di capitalizzazione e di conoscenze tecniche nelle aree arretrate. Occorre perciò che i riformatori della proprietà fondiaria tengano presenti le particolari difficoltà che si frappongono, in un paese arretrato, all’elevamento della produttività dell’agricoltura, per non finire col creare condizioni di vita ancor più difficili agli stessi contadini che si intende favorire. Ecco perciò il nostro Autore procedere, nel dianzi ricordato suo scritto, ad una dettagliata analisi delle difficoltà che si frappongono nel Mezzogiorno d’Italia all’elevamento della produttività in agricoltura e a ciò che occorre fare perché quelle difficoltà siano vinte. Le condizioni di clima e la natura del sottosuolo il fabbisogno di strade e di acquedotti e di case coloniche, la necessità della regolamentazione delle acque, l’opportunità dì procedere ad acconci proporzionamenti delle varie specie di colture, l’esigenza di conferire al credito agrario di miglioramento mezzi finanziari molto più ingenti di quelli fin allora messi a sua disposizione, l’opportunità d’informare la politica del commercio con l’estero anche all’obiettivo di aprire sbocchi più larghi all’esportazione di prodotti agricoli sono trattate dal Fraccacreta con larghezza di documentazione e sagacia di osservazioni. E’ la stessa complessità del quadro da lui tracciato, messo a raffronto con il semplicismo di taluni riformatori, ciò che ispira al nostro Autore il preoccupante interrogativo: « Fissare il contadino alla sua piccola terra nuda di fronte alla terribile aleatorietà del prodotto e quindi all’eventualità di uno sperpero del suo lavoro senza compenso? ». Mostra e documenta, invero, il Fraccacreta sia nello scritto intitolato Il problema economico della terra, che nello studio pubblicato nella « Revue èconomique internationale » del 1924 con il titolo Les aspects de la structure èconomique du Sud de l’Italie, che poche popolazioni lottano, nel mondo, con tanto ardore per il progresso economico quanto le popolazioni delle campagne meridionali e che le manifestazioni più aspramente e più generalmente criticate dell’economia del Mezzogiorno (incluso il latifondo) sono l’inevitabile risultato delle difficoltà notevoli che la natura frappone all’opera dell’uomo in quella parte dell’Italia. Anche di fronte all’ormai vasta e tecnicissima letteratura che con i contributi degli studiosi delle più varie parti del mondo è andata formandosi, dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad oggi, sul tema dello sviluppo economico conserva interesse e mostra perfino germi di novità la monografia del Fraccacreta su Le forme del progresso economico in Capitanata. L’esame dell’Autore si concentra su quella parte della provincia di Capitanata - vasta pianura di circa trecentomila ettari — che nella sua quasi totalità fu sottoposta fino alla legge del 26 febbraio 1865 al regime del Tavoliere ossia al pascolo delle greggi (secondo il De Cesare 76 ancora ottocentomila pecore pascolavano, nel 1853, nella grande piana del Tavoliere) istituito al tempo di Alfonso I d’Aragona. Trasformato — grazie alla già citata legge del 26 febbraio 1865 e alle due successive del 7 luglio 1868 e del 7 marzo 1871 — il dominio diretto del demanio in un semplice credito ipotecario, i privati si diedero attivamente a dissodare e a coltivare il Tavoliere. In un primo tempo i privati operarono — investendo nella terra del Tavoliere a decine e decine di milioni di lire dell’epoca i risparmi faticosamente accumulati di generazione in generazione — la trasformazione delle colture da pascolo a cereali e in un secondo momento — ossia dopo il 1875, allorchè la fillossera fece strage nei vigneti francesi — aggiunsero la viticoltura. Il lettore vedrà documentate esaurientemente dal Fraccacreta tutte le difficoltà attraverso le quali passarono i coraggiosi e perseveranti agricoltori di quella parte del Mezzogiorno, dalle avversità del clima — che facevano oscillare paurosamente da anno ad anno le rese unitarie per colpa soprattutto della grande nemica dell’agricoltura meridionale: la siccità — alle vicissitudini della politica nazionale del commercio con l’estero (che ora apriva sbocchi promettenti e perciò stimolatori di eccessivi impianti di produzione e talora chiudeva, costringendo viticultori e cerealicultori alla faticosa ricerca di nuovi mercati) e alla deficienza di vie di comunicazione e di mezzi di trasporto e alla scarsezza e usurarietà del credito cui potevano attingere verso il 1880 i coltivatori del Tavoliere. Ed è con piena coerenza all’esame dettagliato e sagace di tutte coteste difficoltà che il nostro Autore afferma essere stato il mirabile sforzo produttivo, grazie al quale un popolo di pastori si trasformò in un popolo di agricoltori, attuato « unicamente dalla possanza delle energie individuali, nulla chiedendosi al governo ». Passa poi il nostro Autore a dimostrare le relazioni intercorse tra la trasformazione e potenziamento dell’agricoltura e l’ambiente sociale della Capitanata, ponendo in rilievo lo sviluppo verificatosi nel campo delle industrie di prima elaborazione dei prodotti agricoli e, più diffusamente, l’ascesa dei salari e il miglioramento delle condizioni generali dei lavoratori sotto l’impulso dei sindacati. E’ la lunga e documentata indagine su un aspetto concreto della problematica dello sviluppo economico termina con una frase che piace qui riportare: « Da tutto ciò che son venuto esponendo emerge la dimostrazione particolareggiata di quella proposizione generale che è l’essenzial frutto della mia lunga indagine: voglio alludere all’affermazione dell’influenza determinatrice del fattore umano nell’evoluzione economica ». Oggi che gli studiosi di teoria e di politica dello sviluppo economico sono giunti, pur dopo tanto sagace e benemerito indagare sul « capitale fisso sociale », sulle « economie esterne », sui movimenti interregionali ed internazionali di capitali, sui « costi di congestione », sugli « effetti di attrazione » e sugli « effetti di irradiazione » dei « poli di sviluppo » nonchè sulle formule di « sviluppo equilibrato o non equilibrato», a riscoprire l’importanza del fattore umano nel processo e ai fini del processo di sviluppo economico l’affermazione con la quale Angelo Fraccacreta conclude il più ampio dei suoi scritti meridionalistici gli conferisce un posto d’onore tra gli studiosi del più vivo e più complesso capitolo della moderna Economia. MARIO DE LUCA 77 Saverio Altamura* Nel generale riesame dell’arte italiana dell’Ottocento, che ora si va compiendo con più penetrante metodo critico, dopo che per tanto tempo quell’arte era stata oggetto d’incontrollate — e non sempre disinteressate — esaltazioni o di altrettanto incontrollate denigrazioni, la personalità artistica di Saverio Altamura ha riacquistato la sua esatta e assai rilevante fisionomia. E’ apparsa intanto in migliore evidenza la parte che egli ebbe in quel moto di rinnovamento che, verso la metà del secolo XIX, trasse la pittura italiana dagli impacci di una maniera accademica entro cui s’era impigliata particolarmente per la posizione marginale fin allora tenuta rispetto al grande filone del Romanticismo europeo. E fu rinnovamento su un piano già « unitario », che valse anche a forzare gli angusti limiti delle scuole regionali ed a portare l’attenzione degli artisti sui contemporanei fatti europei. Già a Napoli, nel giovanile sodalizio con Domenico Morelli, tra il 1837 e il ‘48, l’Altamura aveva maturato idee nuove, avvertendo la necessità di ricondurre l’operare artistico alle fonti della realtà, intesa come esperienza d’esistenza nella sua concretezza essenziale, e non come oggetto di passiva imitazione o di descrizione aneddotica. Che questo volgersi alla realtà, al vero scaturisse da un profondo stimolo morale, radicato nell’animo dell’artista e tale da conferire alla sua attività creativa il valore di un impegno umano, lo dimostrano anche le circostanze che danno rilievo alla biografia dell’Altamura, per il fervore che animò con pari intensità l’artista, il cittadino, il patriota, inducendolo a partecipare ai moti del ‘48, e a partire quindi da Napoli, esule per lungo tempo in Toscana. Appunto a Firenze egli entrò, come è noto, in immediato contatto con quell’ambiente artistico, già per proprio conto orientato verso una concezione dell’arte simile alla sua. Fu proprio l’Altamura — come parecchio tempo dopo (1895) notò molto acutamente il critico Diego Martelli — a portare a Firenze l’esperienza di un modo pittorico più libero, che intendeva cogliere l’essenziale della realtà: « Fu lui che.., cominciò a parlare del ton gris, allora di moda a Parigi, e tutti a bocca aperta, ad ascoltarlo prima ed a seguirlo poi, per la via indicata, aiutandosi con lo specchio nero, che decolorando il variopinto aspetto della natura permette di afferrare più prontamente la totalità del chiaroscuro, la « macchia ». Oggi, forse, può far sorridere l’accenno all’uso di un mezzo emp i* Saverio Altamura, pittore e patriota foggiano nell’autobiografia, nella critica e nei documenti. A cura di Mario Simone. Foggia. Studio Editoriale Dauno, 1965. In 80, pp. 176, sopr. fig., 48 tt. f.t. e dis. nel t. - L. 3.000. [Raccolta di Studi Foggiani a cura del Comune, 2 a serie diretta da M. Simone, n. 2]. — Sommario: Presentazione del Sindaco di Foggia - Prefazione di Bruno Molajoli - « Vita e Arte », autobiografia di S.A. Note editoriali - Testimonianze e giudizi: Domenico Morelli, I tempi dell’Accademia; Francesco Jerace, Testimonianza di sodale; Federico Verdinois, La « verità ideale »; Matilde Serao, il « Cristo »; Gaetano Marschiczek, A Lecce le ultime opere; Michele Colio, Su la soglia della eternità; Costanza Lorenzetti, Anti-accademia e modernità nella pittura « minore »; Mattia Limoncelli, Il suo romanticismo. - Catalogo delle opere Bibliografia. 78 rico come lo specchio nero per realizzare una certa visione della realtà, né può asserirsi che il movimento dei « macchiaioli » tragga origine solo dall’esempio dell’Altamura: come s’è detto, egli a Firenze aveva trovato un ambiente già in fermento, indubbiamente congeniale. Però è fuor di dubbio che lo stimolo che egli operò sui pittori della cosiddetta « Scuola di Staggia » — con i quali s’era recato, nel 1854, a dipingere nella campagna annessa — e su altri toscani, fu di gran momento in quella fase cruciale dell’arte italiana. E ancor più notevole fu la sua azione dopo il ritorno da Parigi, dove s’era recato nel ‘55 insieme con Serafino de Tivoli per visitare l’Esposizione Universale e dove aveva nuovamente incontrato il Morelli. Quivi il contatto con l’opera matura di Corot e con quella di Coubet, il quale aveva allestito di contro all’esposizione ufficiale il suo rivoluzionario Pavillon du Réalisme, confermò in lui, oltre tutto, la convinzione della missione civile dell’arte. Significativo in proposito il senso che egli intese dare alla pittura di soggetto storico, in analogia, vorremmo dire, con quello del melodramma verdiano: una concezione non puramente esortativa o supinamente descrittiva degli episodi storici, ma espressione del senso di attualità della storia come patrimonio di idee e di sentimenti, che occorre ravvivare e sentire nuovamente veri, perché rivissuti nell’esperienza attuale dell’artista. Nell’abbondante produzione pittorica dell’Altamura, le opere di maggiore impegno e di più controllata schiettezza rispecchiano variamente siffatte idee ed ambizioni, i loro presupposti culturali, la particolare prospettiva storica entro cui poterono maturare.A meglio configurare un così singolare temperamento d’artista, giovano indubbiamente anche i riflessi che si possono cogliere nelle pagine autobiografiche da lui dettate, con tanto vivace e fresca spontaneità, poco tempo prima di morire. Opportunamente, quelle pagine, rivedute sul manoscritto originale e integrate con note dottamente curate dal benemerito avv. Mario Simone, sono ora ripubblicate per lodevole iniziativa del Comune di Foggia, che ha voluto onorare nel modo più degno la memoria e la fama dell’illustre suo figlio, rievocandone e ampiamente documentandone in questo volume la nobile attività artistica. BRUNO MOLAJOLI 79 Lingua e società in Capitanata* L’Amministrazione Provinciale di Foggia, per le cure della sua Biblioteca, presenta il primo dei saggi con i quali il Melillo si propone di divulgare lo stato della lingua nelle regioni di Puglia e Lucania dando una caratterizzazione linguistica alle aree del Tavoliere, del Gargano e del Subappennino prese in esame diretto, attraverso il colloquio con uomini, scelti secondo il criterio-base delle indagini del genere. Ma prima di iniziare ciascun colloquio, l’A. invita con tono cordiale il lettore a gustare, mediante descrizioni paesistiche che hanno del lirico, la vita nelle più svariate manifestazioni, gli usi e i costumi del luogo. Si legga a tal proposito il brano sui marinai di Manfredonia, pag. 14: « Quelli che non hanno un’imbarcazione, chiusi anch’essi ad un conversare libero ed esteso, si avvicendano a tirare gli aloni della sciabica, uniti tra loro soltanto da una stessa corda e dal ritmo di un’ oh! « lungo e roco che accompagna ogni nuova spinta in avanti, oppure, sciolti dalle corde, dove la riva diventa scogliera, si piantatio nel mare intenti come ricercatori di perle ad una pesca minore che sa più di romanticismo che di lavoro davvero redditizio e produttivo ». E’ merito, infatti, del Melillo aver fatto insieme opera squisitamente scientifica e insieme di divulgazione, accessibile, cioè, anche ai non specialisti. Anche nella grafia, ad esempio (nella quale il M., è particolarmente esercitato, per quello che si può capire attraverso i suoi Atlanti), l’Autore è riuscito estremamente intellegibile. Il segno tipografico diacritico non è mai tanto essenziale, quanto piuttosto è necessaria la descrizione esatta del suono, che si vuole considerare. La stessa preoccupazione ebbe lo Strizzi allorché pubblicò le sue raccolte di poesia dialettale. Questi, in breve, gli accorgimenti di ordine pratico. Quanto agli argomenti trattati vi è da sceglierne, e sempre con grande soddisfazione. Sono tenuti presenti le parti tradizionali della struttura grammaticale di una parlata, dalla fonetica alla sintassi. Queste parti però non godono di una autonomia assoluta, né si intrecciano reciprocamente. E casi l’esame fonetico di un fenomeno non può essere disgiunto dalla sua definizione logica o anche dalla sua definizione lessicale o da qualsiasi altro fatto storico, che valga ad illustrarlo nella sua pienezza. Dovendo spiegarsi la natura di certe eccezioni fonetiche (ad esempio, il cap. su Torremaggiore, pag. 54, dove sono riferite le parole che si sottraggono alla palatilizzazione), il M. si richiama anzitutto a una distinzione di ordine lessicale. Stabiliti storicamente i vari piani lessicali, si spiegheranno più facilmente i vari piani fonetici, e vanno intesi fatti come le irregolarità le incertezze o le oscillazioni dei suoni. Studiato in se stesso, il suono non può fornire mai elementi di giudizio completo. Può interessare ad esempio, che l’«A» tonica del dominio francoprovenzale si palatilizzi in determinate condizioni; ma il fenomeno comincia ad essere studiato nella sua interezza quando si ri* MICHELE MELILLO, Lingua e società in Capitanata, In 8°, pp. 116, cop. fig. con carta linguistica - L. 1.000 [Quaderni di « la Capitanata ». edit. dalla Amministrazione Provinciale di Foggia. n. 5]. 80 VITA E ARTE DI SAVERIO ALTAMURA L’autoritratto con la tavolozza del « Mario » VITA E ARTE DI SAVERIO ALTAMURA « Il prigioniero », una delle espressioni più veraci dell’arte altamuriana ferisce a determinati costrutti di ordine morfologico (v. imperfetti del tipo « mangiava » a Faeto e Celle, di contra agli infiniti del tipo « mengii ») e quando è contemplato in parole che si siano affermate tutte in uno stesso periodo di tempo (prima della colonizzazione francoprovenzale in Capitanata). E’ necessario richiamarsi ai rapporti fra varie parti grammaticali; sono necessarie le distinzioni più propriamente storiche, e sono ancora necessarie le distinzioni sui vari gradi di emotività in una stessa fonte. Il mondo linguistico è irrimediabilmente in fermenta; ogni parlata porta innegabilmente i germi di una crisi o di un ulteriore progresso. Però tutto « sortirà » in un ordine meraviglioso, non appena ci si sarà spiegato che cosa c’è dietro le apparenti disarmonie; ma non si potrà certo ignorare questo dato di fatto, che cioè la lingua è per sua natura incessantemente mutevole e nella crescita e nel ridimensionamento dei significanti e dei significati trova la sua condizione di Vita. « Esaminato infatti nella sua funzione sociale, il linguaggio partecipa all’agonismo, o all’antagonismo, dei parlanti: è un modo di agire, non di contemplare » (C. SEGRE, Nota introduttiva a Linguistica generale di C. Ballj). A questa convinzione di ordine metodologico debbono aver contribuito i maestri che hanno pesato più autorevolmente sulla formazione del Melillo: il compianto professore Clemente Merlo che lo ha « grammaticalizzato » e il professore Benvenuto Terracini, che lo ha messo in contatto con un mondo linguistico in crisi (cap. su Foggia, pag. 43). Il Melillo è pervenuto a un superamento delle due tesi che in fondo si integrano vicendevolmente nella visione di una lingua che si svolge indefinitivamente, ma sempre secondo leggi inflessibili. Il bisogno stesso di abbinare la lingua e la società, in fondo, è derivato dall’esigenza di voler studiare alcuni fatti in genere schematizzati, soltanto nel fermento e nella vivacità del mondo dei soggetti parlanti. Le conclusioni a cui si arriva sono tutte interessanti, seducenti e nuove. E’ nuova la parte che riguarda la possibilità di stabilire la storia di un fenomeno attraverso la statistica di determinanti fatti linguistici, studiati su fonti appartenenti a varie età e a varie generazioni (confronto delle fonti a S. Marco in Lamis). Nuovo è ancora il concetto enunciato circa la forza che una categoria di mestieri di lavoro può esercitare nella lingua ancora più violentemente di una invasione più propriamente politica e amministrativa, (capitolo su Lesina). Nuova la definizione delle correnti fondamentali che si contendono il dominio delle parlate nella Puglia settentrionale: gli Appuli e gli Appenninici. Nuova è la definizione delle varietà linguistiche dì una provincia in un quadro pienamente storico. In veste medita tutti i centri di una provincia vengono ordinati a seconda delle età in cui la rispettiva parlata ha ricevuto la sua stabilizzazione attuale. Un esame del genere, condotto compiutamente soltanto per una provincia, offre la possibilità di inquadrare storicamente le parlate di una intera regione o anche un gruppo di parlate centro-meridionali. Specialmente per quanto riguarda la ricostruzione dell’italia linguistica all’epoca di Federico II. Il tutto è presentato con un periodare vivace e fresco, che fa ingerire, a sorpresa, suoni, parole, forme, costrutti, fatti storici e linguistici, che infine si possono abbracciare tutti insieme nei preziosissimi indici speciali. La bella edizione, uscita dall’officina tipografica dalla « Laurenziana » per le cure dello Studio Editoriale Dauno, contribuisce al successo del saggio, il primo del genere, a nostra memoria, che ripaga la Daunia della stima con cui circonda l’illustre A. GIUSEPPE de MATTEIS 81 MANIFESTAZIONI PROVINCIALI Convegno per 1’ acqua e il metano Il 30 maggio a Palazzo Dogana si è svolto l’annunciato Convegno s u « L’acqua ed il metano », organizzato dall’Amministrazione Provinciale, su due argomenti che assumono per l’economia della Provincia di Foggia una importanza rilevante se non eccezionale. L’Avv. GABRIELE CONSIGLIO Presente il Sottosegretario al Commercio e all’Industria, on.le Franco M. Malfatti, il Convegno è servito a mettere nella giusta dimensione i due problemi, ben definiti nella presentazione fatta dall’avv. Consiglio, presidente dell’Amministrazione, il quale ha sottolineato che per il metano « il Convegno ha inteso così assorbire le iniziative le più diverse e di diversa ispirazione politica che da pia parti già andavano sorgendo, specie in quei comuni più direttamente interessati e che rischiavano di esaurire la loro carica espressiva in mozioni spesso contradditorie ed oltranziste, o con la creazione di periferici comitati di agitazione destinati ad agire convulsamente nell’ansia di solidarizzare con le proteste popolari, ma senza un necessario coordinamento e senza una serena e pacata valutazione dei fatti. Però, — ha proseguito il Presidente dell’Amm.ne Provinciale — se il metano è una risorsa che viene dalle viscere della nostra terra, non è giusto che proprio noi restiamo esclusi dal godimento di una tale ricchezza. E se il metano nella pia parte deve essere condotto altrove da parte di chi ne ha diritto per legge o per concessione, non è giusto che le nostre genti ne restino defraudate senza adeguato compenso, non è giusto che le nostre industrie sorgenti restino prive di alimento e si tolga incentivazione ai futuri insediamenti industriali. Così pure, e per non essere fraintesi sul problema dell’acqua, il Convegno non vuole ripetere la storia della Puglia sitibonda e dell’arsura del Tavoliere, nè ha la pretesa di vedere immediatamente risolti, nello spazio di mesi, i problemi dell’approvvigionamento idrico. La relazione, fatta alcuni giorni fa dal presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ing. Biraghi al Ministro, ci consente senza dubbio alcune notazioni positive, specie, in accoglimento delle tesi proposte dal Consiglio Provinciale di Foggia nel febbraio 1964 e dai Consigli Provinciali in seno all’Unione Regionale delle Province Pugliesi nell’ottobre 1964, si è confermato il criterio della utilizzazione delle acque di invaso; si è stabilita la priorità nella esecuzione delle opere pia urgenti, quali quelle di derivazione delle acque del Pertusillo e del Fortore; si è ribadita la necessità di interventi radicali sulle reti adduttive e di completamento nel Gargano e nel Salento; sono Stati considerati i finanziamenti previsti nel piano della Cassa come integranti di quelli ministeriali. 82 Terminata la diga dell’Occhito — ha soggiunto l’avv. Consiglio — abbiamo bisogno e urgenza che le ulteriori opere necessarie per la irrigazione siano assistite da finanziamenti assolutamente adeguati e compiute in tempi assai pia brevi. Sarebbe assurdo pensare che i miliardi già spesi non producano ancora per molti anni quella ricchezza che sono destinati a produrre. Non poniamo nelle mere rivendicazioni di favore o caritative, ma facciamo un discorso concreto, logico ed economico, perfettamente allineati, come siamo, alla politica di sviluppo del Mezzogiorno, con le carte in regola per dichiarare il nostro diritto ad una crescita economica e sociale, correttamente e coerentemente aderenti alla politica di concentrazione della spesa pubblica in quelle aree che sono certamente suscettive di trasformazione e di sviluppo. Oltretutto, noi chiediamo che sia applicata la legge, secondo la ratio e l’impegno che hanno caratterizzato il rilancio della Cassa per il Mezzogiorno; priorità e concentrazione degli interventi. E ciò vale sia per il riconoscimento del Gargano come polo di sviluppo turistico, sia per le risorse metanifere, sia per l’approvvigionamento idrico, sia per la estensione del nucleo industriale di Foggia in area industriale. E’ stata quindi la volta del prof. Garofalo, che ha riferito sul duplice tema del Convegno (v. in questo fascicolo, il testo del suo elaborato). Su la sua relazione è intervenuto per primo il dottor Edmondo Bucci, consigliere provinciale e vice presidente dell’E. A. Acquedotto Pugliese. Il dott. EDMONDO BUCCI « E’ sempre esistita una storica strozzatura nella vita economicosociale della .nostra provincia, e sue componenti di fondo sono state la insufficienza idrica e l’alto costo della energia.Sicchè è stato quanto mai utile aver individuato tali deficienze e aver messo allo studio le possibilità di risolvere il problema della insufficienza idrica, e il progresso tecnico ci ha consentito il fortunato reperimento di giacimenti metaniferi ingenti, che consente di risolvere il problema dell’energia, non solo quanto la sua possibile utilizzazione di materia prima. La relazione del prof. Garofalo ha puntualizzato esaurientemente tali fatti. Senonchè deve dirsi a proposito del metano che vi sono pericolosi ritardi nella. .sua utilizzazione e altrettanto pericolosi sintomi di un suo totale dirottamento. una tale iattura possa essere scongiurata. Ma pia particolarmente mi compete, nella qualità di vicepresidente dell’Ente Autonomo dell’Acquedotto Pugliese, di riferire sull’approvvigionamento idrico alla Puglia, e quindi, alla Capitanata. Non è espressione retorica parlare della Puglia sitibonda. La scarsezza idrica continua a rappresentare una strozzatura in particolare per la nostra provincia. Tale scarsezza diventai oggi, ancora pia grave perché si lega a pia Sentite necessità nel settore dell’agricoltura e frena largamente il timido processo di sviluppo industriale in atto. Ma essa incide ancora gravemente sugli stessi bisogni elementari. Fin dai progetti iniziali dell’Acquedotto Pugliese, nel 1907, fu prevista la necessità della sua integrazione per fronteggiare le pensabili ulteriori necessità che diventarono pia evidenti quando ai territori precedentemente previsti si aggiunse il nostro Tavoliere, e ancor pia quando al Tavoliere si aggiunse il Gargano. La previsione comporta la utilizzazione per la Puglia di parte del83 dell’acqua dell’invaso del Pertusillo da realizzarsi in un quinquennio, delle acque in destra Sele e di quelle dell’Ofanto nonché parte di quelle dell’invaso del Fortore destinate unicamente alla nostra provincia, e in particolare all’adduzione di acque alle popolazioni del Gargano Nord. Quest’ultimo acquedotto per 8 miliardi potrà essere completato in un triennio. Non vi è dubbio che esista attualmente la volontà politica intesa alla realizzazione di tali imponenti opere che comporteranno un onere di oltre 230 miliardi di lire. Ma ciò non pertanto non deve venir meno la vigilanza costante delle popolazioni e la pressione costante della nostra pubblica opinione. L’acqua, per le nostre popolazioni, è un bene che tutti dovremo amministrare con oculatezza, se vorremo metterlo a servizio non soltanto delle necessità potabili, ma altresì delle crescenti esigenze economiche, agricole e industriali ». L’on.le GUSTAVO DE MEO On. avv. Gustavo De Meo, presidente del Nucleo Industriale e dell’ E. A. « Fiera di Foggia ». Prendendo lo spunto da alcuni interventi circa la scelta delle zone industriali, l’on. De Meo ha rifatto la storia della costituzione del Nucleo Industriale, chiarendo sulla base di dati e fatti che l’iniziativa è precedente ai ritrovamenti metaniferi e che nella impostazione originaria essa fu proposta come area industriale. Ridimensionata a nucleo di industrializzazione dal Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, la proposta del Comitato promo tore, fu approvata solo per una piccola parte del territorio del Comune di Foggia. Successivamente alcuni insediamenti industriali fuori del territorio del nucleo e precise richieste di ulteriori insediamenti sempre al di fuori del nucleo di Foggia, hanno riportato in primo piano la necessità e l’urgenza di rivedere la competenza territoriale, tanto che il Consiglio di Amministrazione del Nucleo ne chiedeva la trasformazione in area industriale. Tale richiesta fatta dopo le comunicazioni circa i ritrovamenti metaniferi è stata accolta dal Comitato dei Ministri ed attualmente è all’esame delle competenti commissioni. Passando a parlare del tema del Convegno, l’on. De Meo ha affermato che « la presenza di questi due elementi nella provincia di Foggia dà maggior forza al discorso e ripropone l’inserimento della Provincia nella programmazione regionale e nazionale. Abbiamo una situazione di privilegio, che va intelligentemente ed unitariamente difesa, per essere valorizzata nel migliore dei modi ed a beneficio della nostra economia la ricchezza del metano, è una richiesta pia che legittima che va sostenuta con senso di responsabilità e mantenendo vivo l’interesse di tutte le popolazioni ». In contrasto con una richiesta di alternativa che avrebbe potuto ingenerare equivoci, l’on. De Meo ha precisato che « sarebbe pia conveniente parlare di integrazione tra iniziativa privata ed iniziativa statale soprattutto spingendo questa ultima ad intervenire in quelle zone dove la carenza della iniziativa privata è pia marcata. Questo anche per rispondere alle richieste dei Comuni interessati della mano d’opera, si potrebbero offrire nell’ambito di un generale rilancio economico anche altre soluzioni di p ia ampia e diretta soddisfazione. Naturalmente è questo un problema da studiare e per il quale è 84 urgente richiamare l’attenzione del Governo, non potendosi logicamente pretendere solo dai privati la soluzione di annosi problemi di carattere economico e sociale. L’augurio è che questo Convegno — ha concluso l’on. De Meo — possa unitariamente chiedere e con urgenza l’utilizzo del metano in loco, gli insediamenti industriali e la creazione delle infrastrutture necessarie ». L’on.le LEONARDO DE LEONARDIS L’on. avv. Donato De Leonardis, ha richiamato l’attenzione sulla complessità e molteplicità dei problemi che lo sviluppo irrigue pone: problemi che vanno dal rispetto dei tempi tecnici di esecuzione delle opere, a quelli della disponibilità dei capitali, all’istruzione professionale, alle scelte produttive all’organizzazione dei mercati. Ha rilevato la esigenza di accelerare il completamento delle opere irrigue, in considerazione anche del fatto che il cammino accelerato del MEC accorcia il tempo del confronto delle varie agricolture. Nel quadro di tale acceleramento l’on. De Leonardis ha proposto di inserire il comprensorio irriguo del Fortore nei piani di finanziamento del FEOGA che mira a contribuire al finanziamento di 5 iniziative irrigue in Europa. Il parlamentare è passato poi al problema irrigue della Capitanata, facendo appello alla sensibilità ed alla intraprendenza della iniziativa privata che con lungimiranza deve operare per utilizzare proficuamente le preziose risorse idriche della Capitanata. Riferendosi poi al problema dell’utilizzazione dei giacimenti metaniferi, ha affermato che esso va risolto in termini economici nell’ambito della provincia. Le industrie trasformatrici del metano devono insediarsi nelle località della provincia che presentano le condizioni più favorevoli ed economicamente convenienti. Deve essere, tuttavia, assicurato alle popolazioni residenti nei luoghi di ritrovamento del metano una priorità nella occupazione. « Gli squilibri territoriali — ha concluso l’on. De Leonardis — si sanano anzitutto valorizzando in loco le risorse naturali disponibili». Un criterio diverso che, ammantato da ragioni più o meno di alta produttività economica, trasferisse in zone lontane le risorse disponibili nel Sud, aggraverebbe i dislivelli e creerebbe nuove ingiustizie. Le aziende di Stato, dell’OEM e della Finbreda hanno già concretizzato, in provincia di Foggia, propri insediamenti industriali, pur operando in condizioni difficili. E così l’Agip, pur disponendo di limitati quantitativi della preziosa fonte energetica (2 miliardi di metri cubi), ha riconfermato la propria intenzione di voler realizzare un ulteriore insediamento industriale nella zona di Biccari. Pertanto, non può non auspicarsi l’adeguata presenza di ulteriori insediamenti da parte dell’iniziativa privata. E’ da augurarsi, quindi, che la Sni-Viscosa, realizzi al più presto il preannunziato impianto petrolchimico. Quindi ha preso la parola il Sindaco di Foggia. L’avv. CARLO FORCELLA E’ necessario completare — egli ha detto — i lavori dei distretti irrigui. Circa la utilizzazione in loco del metano, si tratta di una legittima richiesta che assume carattere di priorità ed ha piena validità soprattutto perché non si contrappone all’interesse nazionale. Si tratta d’impostare comunque il problema secondo una visione realistica e puntare saggiamente e decisamente su delle possibilità concrete. 85 L’ing. MARCONE I poli di sviluppo hanno una validità indiscussa. Purtuttavia non bisogna guardare allo sfruttamento del metano soltanto in funzione campanilistica, ma e necessario, per non avere amare sorprese, ancorare ogni iniziativa a sani e concreti principi economici. Al dibattito sono intervenuti anche l’on. Luigi Conte, Miccolis, il dr. Marcello di Falco, Michele dell’Aquila, il prof. Decio Scardaccione, il sindaco di Lucera Papa e il sig. Michele Pistillo. Il sottosegretario on.le MALFATTI Alla chiusura della discussione ha parlato il sottosegretario on. Malfatti, « Il problema meridionale — egli ha detto — che per decenni fu patrimonio di una minoranza illuminata della classe politica italiana, è divenuto ormai un cardine della politica nazionale. Tale politica è andata progressivamente affinandosi ed è approdata alla programmazione, al coordinamento, cioè, degli sforzi pubblici e privati perché si abbia nel futuro un elevato tasso di accrescimento del reddito in una situazione di stabilità monetaria per un intervento organico per correggere anche gli squilibri territoriali, di settore e sociali. « Il Mezzogiorno rappresenta tuttora la principale area di depressione del territorio italiano che ha giustificato e giustifica i particolari sforzi posti in essere dallo Stato per accelerare il suo sviluppo economico. « La Provincia di Foggia può, in un certo senso, essere presa ad esempio delle trasformazioni in atto. Le opere già realizzate e programmate aprono prospettive nuove per l’agricoltura con l’obiettivo di un massiccio sforzo nel campo della irrigazione. Il ritrovamento di ingenti quantitativi di metano, sia da parte di aziende private che dell’ENI pongono la premessa per lo sviluppo industriale della Provincia e per il concorso nella distribuzione del territorio meridionale di una fonte di energia essenziale per l’industrializzazione del Sud. Del pari le iniziative già intraprese nel settore turistico — in uno con il potenziamento delle principali infrastrutture — schiudono ulteriori prospettive, valorizzando risorse che fin qui sono restate allo stato potenziale. « La volontà di rinnovamento e di progresso che legittimamente esprimono le popolazioni meridionali può talvolta portare ad una sottovalutazione dei tempi tecnici e finanziari necessari per creare una diversa e migliore realtà del Sud d’Italia. Resta il fatto che sarebbe ingenuo voler ignora re tali tempi, essi tuttavia non sono tali da imp edire una valutazione ottimistica per l’avvenire. In dieci anni la produzione lorda vendibile dell’agricoltura della Provincia di Foggia ha raddoppiato. Questo solo esempio è significativo per valutare una classe politica che voglia assumerlo non come un traguardo ma come un punto di partenza per Ulteriori conquiste ». In particolare l’on. Malfatti, spinto anche da alcuni interventi pronunciati con calore da rappresentanti comunali, ha voluto sottolineare che tutti coloro. i quali hanno carichi di responsabilità, debbono insieme impegnarsi per risolvere questi problemi comuni in quanto è chiaro che una politica meridionalistica si può fare solo con l’accrescimento del potenziale energetico ed oggi, dopo secoli di svantaggi, il Mezzogiorno e l’Italia si sono portati su un piano di naturale evoluzione. 86 MANIFESTAZIONI NAZIONALI Celebrazione del 1. centenario dell’ affrancamento del Tavoliere di Puglia Manifestazione qualificata e significativa, si è inserita quest’anno nella vita della Città di Foggia, costituendo forse l’avvenimento culturale di maggior rilievo, nel quadro della XVII Fiera dell’agricoltura. E’ noto che in questi ultimi anni si è avuto un rigoglioso, lievitare di studi su la Dogana di Foggia e il Tavoliere di Puglia, promossi sul piano scientifico della Società Dauna di Cultura che nel 1950 sollecitava sull'argomento nuovi interessi culturali nella loro naturale ed antica sede, Foggia, in concomitanza con la sua secolare Fiera agricolozootecnica, risorgente dopo le distruzioni de11a guerra. Lo stesso tema, diede materia a relazioni nei primi congressi di « Storia Patria » per la Puglia (Bari 1951, Lecce 1952, Foggia 1953). Inoltre, nel 1963, la « Miscellanea giuridico-economica meridionale » ha dedicato una sua serie a quei soggetti. Su questi sono apparsi anche altri contributi, a cura del Ministero degli Interni (Ufficio centrale degli archivi di Stato). Va al Lions club di Foggia il merito di aver promosso, organizzato e condotto a termine, quest’anno, una complessa manifestazione, ricorrendo a cavallo dell’anno sociale del Club (1965-1966) il centenario della Legge 26 febbraio 1865 n. 2168, detta « di affrancamento» del Tavoliere. Ha saputo, infatti, realizzare un incontro tra cultori, amatori e pubblico su quel tema di primaria importanza in stretta collaborazione con lo stesso Ente autonomo « Fiera di Foggia », dell’Archivio di Stato, dell’Ente provinciale del turismo, della Società dauna di cultura, della Biblioteca provinciale. L’apposito Comitato esecutivo, formatosi per la bisogna, era composto dal prof. dr. Angelo Celuzza, direttore della Biblioteca provinciale di Foggia; dr. Pasquale Di Cicco, direttore dell’Archivio di Stato di Foggia; dr. Antonio Vitulli, segretario generale de1l~Ente Fiera di Fg.; col. Nicola Paone, direttore della Biblioteca comunale di Scanno; dr. Michele Placentino, direttore dell’Archivio di Stato dell’Aquila; dr. Nicola De Maria, della Camera di Commercio I. A. di Foggia; dr. ing. Enrico Missori, topografo e cartografo; avv. Vittorio Panunzio, del Foro di Foggia; avv. Mario Simone, pubblicista editore. La composizione del Comitato d’onore ripeteva, in forma più ampia e solenne, il concetto di stretta collaborazione e viva adesione, dato alla iniziativa dalle più alte personalità regionali e nazionali della politica e della pubblica amministrazione, della scuola, degli studi. Lo costituivano: prof. dr. Eduardo Imperati, presidente del Lions club di Foggia; dr. Eduardo Zappia, prefetto di Fg.; avv. Carlo Forcella, sindaco di Fg.; avv. Gabriele Consiglio, presidente dell’Amm.ne prov.le 87 di Fg.; on.le avv. Gustavo De Meo, presidente dell’Ente, « Fiera di Foggia »; prof. avv. Pasquale del Prete, rettore magnifico dell’Università dì Bari; prof. dr. Vincenzo Rivera, rettore magnifico dell’Università dell’Aquila; dr. Angelo Caruso, soprintendente agli Archivi di Stato in’ Napoli; prof. Antonio Caterino, soprintendente bibliografico di Puglia e Lucania; dr. Domenico Lamura, presidente della Società Dauna di Cultura; avv. Carlo Cavalli, presidente della Camera di Commercio di Fg., avv. Mario Ciampi, presidente dell’E.P.T. di Fg. CONVEGNO DI STUDI I1 convegno prese l’avvio e fu coordinato in alcuni incontri preliminari. In quello fra i componenti del Comitato esecutivo e il prof. Pasquale Villani dell’Università di Bari, con l’intervento di laureati e studenti interessati alla materia, tenutosi presso la Biblioteca Provinciale della Città, quel docente illustrò i problemi di fondo e gli interessi culturali gravitanti intorno alla « Dohana Menae Pecudum », invitando ad approntare studi, memorie, interventi. Successivamente, furono visitati o invitati gli Archivi di Foggia, Napoli, l’Aquila, Scanno, perché fornissero dati documentari. Si provvide ad attingere notizie presso biblioteche private e pubbliche, tra esse quella Provinciale di Foggia. Venne reperito il materiale cartografico e bibliografico, più idoneo a illustrare il complesso fenomeno socio-economico che la Dogana delle pecore ha rappresentato nelle provincie meridionali, per lunghi secoli.L’importante massa documentaria fu integrata da un accurato apporto iconografico della locale Sezione microfotografica di Stato diretta dal sig. Margiotta. Esso fu messo a disposizione dei due artisti, che collaborarono alla Mostra in particolare per due composizioni decorative: il prof. Giuseppe Zaccaria, autore del pannello sul portale d’ingresso del padiglione ospitante; la prof.ssa Marisa Carabellese, che dipinse una espressiva e aderente immagine di Alfonso V d’Aragona, il Magnanimo, personaggio preminente della Storia della Dogana, che egli configurò e restaurò nel 1447 attraverso l’opera del primo doganiere Francesco Montluber. La documentazione storica e iconografica su cui è stata ricostruita l’effigie del personaggio, venne fornita dall’Archivio di Stato e dalla Biblioteca provinciale di Foggia, nonché da fonti direttamente attinte dalla prof.ssa Carabellese, tra le quali celebri figurazioni del Laurana, del Pisanello, ecc, in monumenti e medaglie dell’epoca. Nel Convegno, tenutosi presso il padiglione A del Campo fieristico, dopo il saluto reso dal prof. Imperati a nome del Lions Club di Foggia, il prof. Pasquale del Prete, rettore magnifico dell’Ateneo barese, acclamato alla presidenza, nel suo discorso introduttivo, dando atto alla Società Dauna di Cultura della lontana iniziativa, che promosse gli studi odierni sull’argomento, svolse un’accurata esegesi dell’istituto della Dogana. Gli fecero eco le parole del sindaco di Foggia, avv. Carlo Forcella, per assicurare l’interesse e l’appoggio della civica Amministrazione alla realizzazione di quanto auspicato. Il relatore ufficiale del Convegno, prof. Pasquale Villani dell’Università di Bari lumeggiò i legami della singolare istituzione con la storia generale e lo sviluppo economico-sociale del Regno di Napoli, sottolineando l’importanza del Convegno e della Mostra, come incentivo a studi e ricerche per utilizzare il ricco fondo di documenti custodito presso l’Archivio di Stato di Foggia. Presero poi la parola diversi oratori, apportando il loro valido con88 tributo ai singoli aspetti dell’istituto ed esporre elementi nuovi di informazione e giudizio, nel quadro della vasta materia. Li ricordiamo nell’ordine dei loro interventi; la dr.ssa Dora Musti del Grande Archivio di Napoli, il dr. Pasquale di Cicco, direttore dell’Archivio di Stato di Foggia, il dr. Paolo Di Tullio, presi. dente del Consorzio Agrario Provinciale, il dr. Pasquale di Bari, direttore dell’Archivio di Stato di Bari, l’avv. Mario Simone, direttore-editore in Napoli della « Miscellanea Giuridico-Economica Meridionale», e uno studente universitario per sottolineare l’interesse della gioventù studiosa verso la prestigiosa istituzione. La manifestazione congressuale si concluse con l’approvazione unanime del seguente ordine del giorno proposto dall’avv. Simone con l’adesione dei proff. Imperati e Villani: « Il Convegno di Foggia su Dogana e Tavoliere di Puglia, dato atto degli Interessi culturali stimolati nel capoluogo dauno il 1950 dalla Società Dauna di Cultura e dall’Ente Fiera di Foggia, incrementati il 1951 dalla Società di Storia Patria per la Puglia e tuttora vivi per opera del Lions Club di Foggia e della Università degli Studi di Bari; considerato necessario ed urgente assicurare alle ricerche e agli studi metodo, sistemazione, pubblicità e diffusione; riconosciuta l’opportunità che, in collegamento con gli atenei e gli istituti interessati, all’opera Intrapresa si assicuri la continuità indispensabile alle sue premesse: Fa voti: 1) che si istituisca in Foggia un Centro per lo studio della storia della Dogana della mena delle pecore e del Tavoliere di Puglia; 2) che si istituiscano uno o più premi per monografie che — utilizzando i larghi fondi documentari dell’Archivio di Stato di Foggia illustrino la storia della Dogana e del Tavoliere di Puglia; 3) che inoltre a Foggia si prendano iniziative rivolte a promuovere più largamente la istituzione di centri di studi e di ricerche, e ad incrementare la istruzione superiore in Capitanata in unione con l’Università degli studi della regione pugliese. MOSTRA STORICA La Mostra, allogata nel padiglione dell’E.P.T. esistente nel Campo Fiera dell’Agricoltura di Foggia e dall’Ente cortesemente messo a disposizione, fu realizzata su bozzetto dell’ing. Enrico Missori del Lions Club di Foggia, che curò anche la pratica realizzazione della Mostra stessa (ordinando e collocando il materiale reperito dal Comitato) avvalendosi dei consigli e suggerimenti del dr. Angelo Celuzza, direttore della Biblioteca provinciale e del dr. Pasquale Di Cicco, direttore del locale Archivio di Stato. Una didascalia all’ingresso rendeva edotto il visitatore delle finalità e dei limiti della Mostra stessa. Sull’architrave si svolgeva un fregio, a soggetto pastorale, riproducente, su vasta scala, una incisione tratta dalla Ragion pastorale dell’avvocato Di Stefano. pubblicata in due volumi in Napoli per i tipi di Domenico Roselli nel 1793 (copia dei pregevoli volumi trovasi nella Biblioteca provinciale). Nell’interno della sala lungo le pareti, si snodava la riproduzione simbolica e stilizzata di un ideale circuito, ripercorrente i principali Tratturi e che, partendo da Foggia, raggiungeva Aquila degli Abruzzi. (Regina Volucrum, come recita una didascalia dell’epoca, su una vivace immagine della nobile Città abruzzese) per il Tratturo, oggi contrassegnato con il numero 1 nella Carta nazionale dei Tratturi edita, nella scala i : 500.000, dal Commissariato Reintegra dei Tratturi se89 dente in Foggia. Dall’Aquila poi tale ideale percorso tornava a Foggia ripercorrendo sezioni dei Tratturi 5 - 6 + 7. Al disopra del tracciato tratturale erano riprodotte, sulla scorta di materiale documentario tratto dall’Archivio di Stato, vivaci immagini di città, paesi e località, che i vari estensori delle mappe e curatori delle « reintegre » periodiche (Capecelatro, Crivelli, De Micheli, Della Croce ecc.) usavano inserire nelle loro tavole, lungo i tracciati topografici dei tratturi, come punti di riferimento di facile individuazione (insieme a casali, torri, ponti, alberi caratteristici ed altri punti particolari del terreno). Tali rappresentazioni, anche se ingenue e semplificate, e qualche volta fantasiose, sono da considerarsi tutt’ora una inesauribile ed insostituibile fonte per la documentazione geografica e topografica, nonché per la Storia della toponomastica della Daunia, della Peucezia settentrionale, del Molise e dell’Abruzzo meridionale. Vedevansi, dopo Foggia, lungo il tratturo principale per l’Aquila i centri abitati di Serracapriola, Chieuti, S. Martino in Pensilis, Chieti, Civita Retenga, Caporcano, Sulmona. La rappresentazione tratturale, ricavata dall’atlante del Crivelli (compilato nel 1712 per la « reintegra ») aderiva alla realtà con il suo sentiero centrale per la carovana dei pastori ed i pascoli laterali per il sostentamento del bestiame durante la marcia, vivacemente rappresentati con macchie di colore verde e rosso, con le casette e le costruzioni rurali che si incontravano lungo il percorso, con i termini o testimoni delimitanti l’area tratturale, con le distanze in passi da termine a termine. Una mappa di tale atlante era esposta in originale. E’ opportuno, a questo punto considerare, che ancora oggi è possibile rintracciare e individuare le aree tratturali, sul terreno o sulle moderne carte con la scorta dei dati topografici riprodotti dalle antiche mappe, possedute dall’Archivio di Stato e che la Mostra, per campioni e saggi, ha esposto alla curiosità del visitatore. Su una nicchia parata in rosso amaranto, grandeggiava la figura di Alfonso, dipinto come detto sopra dall’artista pugliese Marisa Carabellese. Sui banchi didattici, disposti lungo le pareti della sala, figuravano in originale alcune delle tavole tratte dall’atlante dei famosi agrimensori del Tavoliere, fratelli De Micheli, a cavallo del VII e VIII secolo. Alternate con dette tavole erano collocate altre riproduzioni di città, poste e locazioni della Capitanata Apulia Abruzzo e Molise, pure ricavato dagli atlanti citati, ma soprattutto da quello del Capecelatro (1651). Sotto il quadro di Alfonso d’Aragona, in apposita vetrina, era ordinata la piccola mostra bibliografica, con i testi afferenti la Dogana, i suoi usi e costumi, opere fornite sia dalla Biblioteca provinciale che dall’Archivio di Stato, nonché edizioni moderne, che documentano l’interesse che la istituzione continua a destare tra gli studiosi e nelle Università. Notevoli, come particolare curiosità, i libri e quaderni per le annotazioni sulla lana consegnata all’ammasso, aventi caratteristico formato tascabile. Sulla parete di fondo compariva un interessante diagramma, che sintetizzava l’andamento della transumanza diretta in Puglia (dall’anno 1465 all’anno 1905) espressa in numero complessivo di capi, della produzione di lana, in rubi e libre (dal 1625 al 1840) della produzione di formaggi, in pesa e rotola (dal 1729 al 1835). Il diagramma era sormontato da una didascalia per spiegare la genesi e la affermazione della razza ovina « Gentile di Puglia » imparentata con la famosa Merinos di Spagna. 90 Il rilievo dato all’avvenimento da tutta la stampa locale e nazionale: il crisma di ufficialità impressogli dal presidente del Consiglio, on.le Aldo Moro, che ha inaugurato la Mostra; l’autorevole adesione delle massime autorità civili e di quelle culturali, a livello interregionale, hanno confermato l’importanza che lo studio e la volgarizzazione della Dogana delle pecore continua a riscuotere. La celebrazione ha dato spunto, ancor più che per il passato, a temi per tesi di laurea. E’ ora auspicabile l’intensificarsi, sul piano pratico, presso organi culturali o di studio provinciali e regionali di ancor più approfondite ricerche sulle origini, sull’evolversi e codificarsi della istituzione. E ciò non solo per i suoi sempre vivi ed attuali riflessi nel campo della Storia, della Etnologia, del Diritto, della Sociologia, della Topografia, del Catasto, della Viabilità, ma anche in quelli, anch’essi sempre validi, della pura ricerca scientifica e della speculazione culturale*. La XVII Fiera dell’ agricoltura e zootecnia La XVII edizione di questa manifestazione, inaugurata dall’on.Moro, si è chiusa con un consuntivo soddisfacente: 700 espositori, 3.000 macchine agricole di ogni tipo, dalle grosse mietitrebbiatrici ai piccolissimi motoaratori, alla rassegna completa di macchine per la bieticoltura, l’olivicoltura, l’olearia e la viticoltura. Parallelamente, nel settore della zootecnia hanno avuto luogo la 25.a Mostra del cavallo agricolo pugliese, la 7.a Mostra bovina, il 5.o Mercato nazionale del giovane bovino selezionato e quindi il tradizionale mercato nazionale del bestiame, che ha fatto registrare una presenza di circa 2.500 capi di bestiame bovino, equino e suino. L’aspetto, comunque, più significativo — così come il suo presidente ha fatto rilevare nel suo indirizzo di saluto ai rappresentanti settoriali ed operatori agricoli — si è concretizzato in convegni e “giornate” dedicate ai vari temi più attuali di studio relativi al mondo dei campi, della zootecnia e della macchina al servizio dell’agricoltura. Vanno ricordati, in particolare, una “giornata” di studio dedicata alla meccanica agraria, che ha avuto come relatore il prof. Dipaola, dell’Università di Bari; un convegno sulla bieticoltura, relatore il dr. Napoli; un incontro sulla politica ovicunicola a carattere nazionale e comunitario, relatore l’on. De Marzi; un convegno sull’impiego della mietitrebbiatrice, relatore il prof. Candura dell’Università di Portici; un incontro nazionale tra i periti agrari; un convegno sul "Piano verde n. 2” relatore l’on. Ceruti; un convegno ad altissimo livello scientifi- * Questa cronaca è ricavata in gran parte dalla relazione sulla Mostra, redatta dal suo progettista, ing. Enrico Missori del Lions Club di Foggia, che ringraziamo della collaborazione, insieme con il suo presidente, prof. lmperati e il past-president avv. Vittorio Panunzio, promotore della manifestazione e animatore del Comitato esecutivo. 91 co con la partecipazione di docenti di numerose università, indetto dalla Società italiana per gli studi sulla riproduzione animale e la fecondazione artificiale, ed infine un incontro - commemorativo nel centenario della nascita del sen. Nazzareno Strampelli, genetista di fama internazionale ed inventore di nuove razze di grano: le sue benemerenze nel campo dell’agricoltura mondiale sono state ricordate dal prof. Nicola Saulescu dell’Accademia Agricola di Bucarest, e dal prof. Alviero Dionigi della Stazione Agraria Sperimentale di Bari. Numerose le personalità che hanno visitato la Fiera; tra esse il vice presidente del Parlamento Europeo sen. Battaglia, i sottosegretari al Tesoro sen. Agrimi ed all’Agricoltura on. Principe; il sen. Trabucchi, presidente della Fiera di Verona, il dott. Trigiani, presidente della Fiera del Levante e delegazioni di paesi del MEC e del Bacino mediterraneo. L’annuale edizione della Fiera ha risentito delle particolari condizioni che attraversa non solo l’agricoltura italiana. In particolare il mondo contadino di Capitanata è stato influenzato da persistenti avverse condizioni atmosferiche, riferite soprattutto alla siccità. Pur tuttavia nel settore della macchina agricola, mentre è rimasto quasi fermo il mercato riferito alle mietitrebbiatrici. attivissimo si è rivelato il mercato delle piccole macchine con un volume di affari che ha raggiunto i due miliardi di lire. Anche il settore della zootecnia, dopo l’iniziale in. certezza, si è ripreso, raggiungendo i livelli tradizionali di affari. Particolarmente attivo il mercato bovino per le razze selezionate i cui soggetti sono stati tutti venduti. Affluenza notevole in Fiera di agricoltori, contadini e coltivatori e di operatori nei vari settori attinenti alla agricoltura, del pubblico cioè qualificato ed interessato alla Fiera, anche e soprattutto di larghe rappresentanze di cittadini, studenti e comitive non solo della regione pugliese ma di diverse località dell’Italia Meridionale. E ciò, nonostante la mancanza di ogni e qualsiasi pur necessaria ed attesa attrattiva mondana. 92 CRONACHE DELLA CULTURA Museo - Pinacoteca e Teatro di Foggia restaurati e riaperti Nel 1966 si sono risvegliati alla vita in Foggia il Museo e la Pinacoteca. il Teatro « Umberto Giordano » e la Società Dauna di Cultura; inoltre vi è sorto il « Teatro-Club », si sono gettate le basi del Centro Studi su Dogana e Tavoliere di Puglia, mentre la « Provincia » si è caricata degli oneri portati da nuove iniziative, oltre gli ordinari ma accresciuti, incrementi bibliografici, i convegni, il periodico « la Capitanata », le collane editoriali...: un bilancio attivo, al quale ha fatto riscontro quello del Comune, col suo patrocinio alla Cattedra triennale di Studi dauni, con la pubblicazione del Piano di sviluppo di Foggia e del volume celebrativo del pittore e patriota conterraneo Saverio Altamura. Di questa esplosione culturale-artistica — in cui, per molti aspetti, va compresa anche la edizione primaverile della secolare « Fiera di Foggia » —, è compito nostro dare fedele, se pur sintetica registrazione, nel presente fascicolo. Esse sono state inaugurate da un eccezionale ospite della Città: il Presidente del Consiglio dei Ministri. Per deliberato dell’amministrazione Perrone, il 1931 nell’antico edificio « San Gaetano » a Porta Arpana, o di Manfredonia, furono inaugurati Museo e Pinacoteca. Sorti con gli autolimiti di ogni mostra archeologica e artistica estemporanea, gli istituti risentirono del modesto e maldestro ambiente culturale del tempo; quindi ignorati o negletti dai poteri pubblici nell’ultima guerra, furono abbandonati ai bombardamenti e ai saccheggi. Si deve al temerario civismo del vecchio maestro di scuola Rodolfo Santollino, conservatore di quegli istituti, se, riaperta dagli Alleati la Città ai suoi abitanti, egli potè subito accamparsi nelle rovine di Palazzo Arpi e montare la guardia alla suppellettile superstite. Si deve alla Società Dauna di Cultura, relatore Mario Simone, se fin dalla sua inaugurazione (1946), presente per il Governo l’on. Giuseppe Perrone-Capano. sottosegretario alla P. I., fu formulata la prima denunzia in sede ufficiale dello abbandono in cui versavano gli istituti d’arte e di cultura di Foggia, compresi anche l’Archivio di Stato, la Biblioteca provinciale e il Liceo musicale pareggiato. L’iniziativa della Società, la prima e più valida organizzazione del genere nell’immediato dopoguerra, si svolse con costante e serena penetrazione morale nella cittadinanza, fino a raggiungere e permeare anche gli strati più lontani, e per ciò meno sensibili alle istanze culturali; un’azione durata vent’anni in cui si sono maturati e raccolti non pochi frutti: la soppressione dei paradossali cantieri di scavo archeologico e la istituzione a Foggia di un ufficio distaccato della Soprintendenza regionale alle Antichità; il restauro della sede del Museo e della Pinacoteca, la catalogazione e l’ordinamento della loro suppellettile. Gli istituti hanno sede in piazza Vincenzo Nigri, già Mercantile, 93 nel palazzo che fino al 1898 fu sede del Municipio e della Biblioteca comunale. Vi sono allogati: a pianoterra il « Lapidario », al primo piano gli uffici, i laboratori di restauro, gli archivi del materiale e la biblioteca; al secondo piano un ampio salone, riservato alle mostre periodiche, agli incontri di studio ed alle conferenze; sette sale dedicate all’archeologia, sette alle belle arti ed una agli ori delle tradizioni popolari. Il « Comunale » di Foggia fu edificato il 1828 con spesa pubblica e contributo privato, I primi due cicli di sua Vita, con i titoli di « Real Ferdinando » e « Dauno» sono ricordati dagli scrittori locali, insieme con i più lontani spettacoli teatrali della Città. Memorabile, anche per la sua funzione esaltatrice del Risorgimento, molto a lungo tenne alto il prestigio urbano dell’antica capitale economica del Reame, assumendo nel 1926 il nome del concittadino maestro Umberto Giordano. Da lunga e disamorata gestione di terzi ridotto a cinematografo di quarto ordine, salvatosi, pur senza rimanere indenne, dai bombardamenti dell’ultima guerra e condannato alla demolizione nel progetto di piano regolatore della Città, anche questa Volta la fece franca, consentendo cosi al Comune di restituirlo al suo ruolo originario. La felice soluzione della lunga crisi, affrontata dall’Amministrazione Forcella, ha avuto il conforto della Cultura, rappresentata dalla rivista « Quaderni Musicali », della opinione pubblica, della stampa quotidiana e periodica, con alla testa il suo decano, il collega Oreste Bucci e, negli ultimi tempi, anche dal « Teatro-Club ». Il restauro dell’edificio, eseguito dall’Ufficio tecnico municipale, ha ricevuto le cure della Soprintendenza regionale ai Monumenti e alle Gallerie. La riapertura, che possiam dire anche « restaurazione della dignità civica », si svolse la sera del 30 aprile, presente l’on. Moro, Il Sindaco avv. Forcella riaffermò il valore del teatro in generale come mezzo insostituibile di comunicazione sociale, strumento della cultura di quell’originale gruppo sociale che è la città e che sollecita i pubblici amministratori con particolare coraggio e sensibilità, a ricondurre al primitivo splendore i vecchi e gloriosi teatri civici dove s’è fatta tanta storia, teatri per molto tempo, invece, negletti. Tra essi era compreso questo nostro dalle originarie linee architettoniche e decorazione dei palchi, di cui il Perifano scrisse che a giudizio di « quanti gentiluomini l’hanno osservato può francamente indicarsi come il secondo del Regno Borbonico, onorevole opera di Luigi Oberty, ingegnere provinciale di Capitanata ». L’Amministrazione — disse ancora il Sindaco —, reinserendolo nel tessuto urbanistico della Città, da cui purtroppo era stato cancellato nelle previsioni del Piano Regolatore, restaurandolo con amore e dignità, ne ha fatto non solo un luogo di svago e di distensione, ma un punto d’incontro accogliente per lo stabilirsi di dialoghi frequenti e costruttivi tra i filoni ed i rivoli nei quali scorre, dividendosi, la vita culturale e sociale. In vero, se la varietà dei discorsi vivifica e caratterizza una città, il loro incontrarsi di tappa in tappa, cercando delle sintesi comuni, è la garanzia della sua vitalità. Questa affinità spirituale, che è il presupposto di ogni realizzazione umana, i cittadini di Foggia si augurano per sé e per i loro figli ed in questo ausp icio plaudono fiduciosi al loro Teatro restaurato. Dopo il discorso del Sindaco, l’Orchestra « Alessandro Scarlatti » di Napoli, diretta dal maestro Massimo Pradella, svolse il programma della serata, eseguendo musiche di Hajdn, Mendelsonn e Scarlatti. 94 La Cattedra di Studi dauni In attesa che si realizzi il voto dei Dauni, degli Irpini, dei Lucani e Molisani, di vedere assegnato un ateneo statale a Foggia, nel mese di maggio vi hanno avuto inizio corsi liberi pomeridiani a livello universitario. Se n’è fatta promo trice la Società Dauna di Cultura che, nel programma del XVIII anno sociale, su relazione del suo segretario generale, e per voto unanime dell’assemblea, aveva compreso la istituzione di una Cattedra di Studi dauni, al triplice fine di: 1 - assicurare agli studiosi e ai giovani in modo razionale e continuativo una fonte di informazione e una base di discussione; 2 - sperimentare un tentativo di sondaggio degl’interessi culturali della Cittadinanza; 3 - raccogliere materiali per un corpus autorevole di studi locali. Alla iniziativa, con l’adesione incondizionata di studiosi e politici, ha conferito patrocinio e contributo l’Amministrazione comunale del Capoluogo, già benemerita per altri titoli anche in campo culturale. La Cattedra è articolata nelle tre seguenti serie di corsi teorici (presso il « Palazzetto » comunale in via Galiani 1, sede della Società) e pratici (visite a zone archeologiche, musei, archivi, biblioteche, monumenti, ecc.): I (l966)Dalle origini all’età dei Romani; II (1967) Medioevo; III (1968) Epoca moderna e contemporanea. Essi sono organizzati dal Segretariato generale della « Dauna di Cultura, e a ciascuno di essi soprintende un esperto di quel medesimo ente, designato quest’anno nella persona del prof. Michele Melillo, libero docente di Dialettologia nell’Università di Roma, e membro autorevole del Comitato nazionale per la « Carta dei dialetti italiani ». Ai corsi di quest’anno sono stati chiamati un gruppo di docenti degli atenei di Bari e di Napoli, quali il prof. Franco Biancofiore, incaricato di Paletnologia, il prof. Ettore Lepore, ordinario di Storia romana; la prof.ssa Meluta D. Marin, incaricato di Topografia dell’Italia antica; il prof. Mario Napoli, soprintendente in Salerno alle antichità; il prof. Oronzo Parlangèli, ordinario di Storia della grammatica della Lingua italiana; il prof. Attilio Stazio, soprintendente in Taranto alle antichità, ordinario di Numismatica. I corsi hanno avuto svolgimento in base a questo calendario: 21 maggio - Prof. Stazio: Aspetti e problemi dell’archeologia dauna; 21 e 28 maggio - Prof.ssa Marin: Topografia della Daunia preromana e romana. 1° giugno - Prof. Parlangèli: Testimonianze linguistiche della Daunia preromana e romana; 4 e 18 giugno - Prof. Biancofiore: Preistoria della Daunia; 8 e 25 giugno - Prof. Lepore: Quadro storico della Daunia preromana e romana; 8 e 25 giugno - Prof. Napoli: L’età classica della Daunia; 2 luglio - Prof. Stazio: Monetazione della Daunia; Sia l’inizio che la chiusura della Cattedra hanno avuto particolare rilievo per l’intervento di spiccate personalità. Al soprintendente prof. Stazio, molto benemerito della valorizzazione archeologica della Capitana, sono state riservate la prolusione, ch’egli tenne il 21 maggio nel salone di rappresentanza di Palazzo Arpi, sede del MuseoPinacoteca, e l’ultima lezione (2 luglio). In entrambe le occasioni par- 95 larono il sindaco avv. Forcella, e il presidente della « Dauna di Cultura », scrittore Domenico Lamura. Alla riunione terminale dei corsi teorici, in rappresentanza del Ministero della P. I., ha presenziato il dott. Carlo Frattarolo, vice direttore generale alle Accademie e Biblioteche. « Si conclude », egli disse, un primo ciclo di lezioni, con le quali, per volontà della Società Dauna di Cultura, sorretta ed appoggiata spiritualmente e materialmente, dall’Amministrazione comunale di Foggia, la nostra terra dauna offre allo studio ed alla meditazione dì specialisti e di tutti noi, suoi figli, le molte pagine della sua storia più che millenaria ... “Cattedra di studi dauni”, è stata denominata questa nuova attività intrapresa dalla Società Dauna, per indicarne l’alto magistero, il carattere speciale: suo scopo è l’insegnamento di studi Storici a livello superiore; quasi auspicio, quasi avvio a quella Università, che è nelle aspirazioni della gente di Foggia, e che mi auguro con tutto il cuore possa essere realizzata al più presto. Le visite ai musei e alle zone archeologiche più importanti della provincia sono state rinviate al p. v. anno accademico. I testi delle lezioni, subito dopo il lavoro di coordinamento tra i docenti in unione con la Soprintendenza dei corsi, corredati di note, bibliografia e illustrazioni, saranno pubblicati in volume col titolo: Civiltà della Daunia. I parte: Dalle origini all’età dei romani. Gli iscritti alle lezioni del primo ciclo sono stati 76. Si prevede che il secondo ciclo possa svolgersi nell’autunno 1967. Il Centro di Cultura Popolare e Biblioteca Antonio Simone di Manfredonia Il Centro è la espressione più recente di una iniziativa privata nell’area della cultura e della educazione civica. Si collega ad avvenimenti politici, culturali e sportivi del primo cinquantennio di questo secolo, i quali si fondono con l’attività pubblica di una famiglia garganica di origine popolana. Risale al 1916 il primo circolo giovanile intitolato a Cesare Battisti, che Antonio di Domenico Simone istituì in un suo fondaco al Corso Manfredi n. 225. Presieduto dallo studente letterato Salvatore di Matteo de Padova, con discorsi, cortei, spettacoli teatrali, diè valida mano alle Opere federate di assistenza e propaganda in provincia, presiedute da Luigi Natoli (Maurus), lo scrittore politico e romanziere repubblicano di Palermo, direttore della Scuola normale « Giuseppe Ricciardi » di Foggia. In quel medesimo locale nel 1919 sorse l’Unione sportiva « Nazario Sauro », per contributo dello stesso Simone, uno dei pionieri del ciclismo turistico. I due circoli, pur prescindendo da schemi ideologici e religiosi, significarono la protesta contro l’ambiente e l’aspirazione a un ordine nuovo, morale e civile. Esse trovarono definizione politica e affermazione pratica nel movimento repubblicano, che il 1921 parti dalla casa del Simone. Con altri due studenti, e con alcuni reduci come lui dal P.R.I., nel 1925 il figlio di Antonio Simone fece gruppo intorno a interessi culturali, promuovendo le indagini archivistiche sul risorgimento, la risco- 96 MUSEO E PINACOTECA DI FOGGIA L’on. Moro plaude alla rinascita degli istituti Il palazzo Arpi e piazza Nigri, già Mercantile, oggi sede degli istituti, quando alla fine del sec. XIX ospitava il Municipio e la sua Biblioteca pubblica DOGANA E TAVOLIERE DI PUGLIA La propulsione del prof. Del Prete, magnifico rettore dell’Università di Bari. L’on. Moro inaugura la Mostra storica della Dogana e del Tavoliere, illustrata dall’ing. Missori Un aspetto della Mostra storica della Dogana e del Ta voliere di Puglia L’avv. Vittorio Panunzio, animatore della manifestazione CATTEDRA DI STUDI DAUNI Per il Ministra della P.I. parla il dott. Carlo Frattarolo Al « Palazzetto » comunale, ove ha sede la Società Dauna di Cultura, si conclude il primo corso (Nel gruppo – s. a d. – il prof. Silvio Ferri, direttore della missione archeologica sul Gargano della Università di Pisa, il dott. Frattarolo, il prof. Stazio, sopraintendente alle antichità di P uglia, l’avv. Forcella, sindaco di Foggia) perta del patrimonio archeologico e artistico dell’antica e della nuova Siponto, il riscatto e il restauro dei monumenti, la istituzione della prima biblioteca pubblica dove, all’atto della Liberazione, con il prof. don Mastrobuoni costituisce il Comitato Pro-Cultura e, impegnato col C. L. N. e pochi sodali nella organizzazione scolastica, insedia le unioni degli insegnamenti e dei padri di famiglia. Queste associazioni — che furono la prima affermazione di cultura democratica locale —, si dissolsero insieme con il C.L.N. Per iniziativa dello stesso Simone succedette loro la Società di Cultura « Michele Bellucci ». Ma il distacco dei dirigenti la vita locale dalla base di opinione pubblica, rappresentata dal nuovo sodalizio, riduceva anch’esso al monologo, quindi al silenzio. In questa situazione, a conferma delle idealità civili del 1921 e in ricordo del loro modesto, ma fervido e generoso assertore, nel novembre 1959, sorgeva il Centro « Simone », allogato nel Palazzo De Nicastro, nell’omonima piazza.La sua attività si è svolta condizionata per un verso della natura volontaristica della impresa — che pertanto non ha potuto funzionare con rigoroso metodo e fedele continuità —, per altro verso dall’ambiente sociale. Città di rapido incremento demografico (ab. 38.723 nel censimento 1961, 44.000 circa nel dicembre 66) e di paradossale « esplosione » economica e culturale, come molte sue consorelle « miracolate » del dopoguerra, Manfredonia con le sue nuove dimensioni sociali costituisce un’area sperimentale di prim’ordine, aperta ai più ambiti risultati di lavoro comunitario. In questo ambiente di nuovi e vasti interessi scolastici, ma povero, purtuttavia degli strumenti atti a impegnare il potenziale culturale al punto da trasformarlo in propaganda, il Centro si è sentito fin dall’inizio destinato a una funzione monopolistica. Promuovere, partecipare, comprendere, documentare, indicare soluzioni: e stata questa la direttiva e non sono mancate la preparazione ideologica, la esperienza, la volontà di realizzare questa nuova linea. Vi si sono opposti la inopportunità di tassare con un contributo le rare prestazioni degli associati e di chiedere contributi agli enti locali peraltro indifferenti. Autonomo prodotto di uomini liberi, prima, unica e sola spontanea iniziativa d’affermazione culturale, fuori delle nebulose di certe imprese velleitarie, il Centro ha tentato anzitutto di creare una base di cooperazione. Questa si è proposta non per altre vie, che quella della curiosità di saper finalmente tutto del proprio Paese, e questo è sembrato il migliore incentivo per suscitare interessi culturali e mobilitare volontà, volgendoli al ricupero, alla custodia, all’uso del patrimonio storico e artistico, che costituisce l’educazione permanente del cittadino. Da quest’area, naturalmente, si è sconfinato in quell’altra dei problemi presenti — in specie educativi — della Città, considerati quali presupposto di progresso civico. Per la sua origine e struttura, per la sproporzione dei mezzi economici disponibili, che non ha consentito di finanziare la formazione di animatori, il consuntivo del sessennio risulta modesto, ma non tanto, se si pensi alle condizioni in cui si è realizzato. Dal 1° dicembre 1965 in Piazza Duomo, 9, pt. funziona un gabinetto di lettura con la sezione di biblioteca comprendente enciclopedie, vocabolari e altre opere di consultazione, collane popolari di varia letteratura e periodici. Emblema del Centro è un giovane alato, brandente spada, per squarciare le tenebre. Attività principali del Centro sono: 1) Corsi: a) di educazione civica; 2) Incontri: a) per la elaborazione di tesi di argomento locale; b) per la trattazione dei temi di attualità; c) per la corrispondenza giorna97 listica; 3) Collaborazione civica: a) alle Celebrazioni del VII centenario della Città (1263-1963); b) al nuovo insediamento della Biblioteca pubblica e alla compilazione del relativo «quaderno »; c) al riordinamento della toponomastica cittadina; d) al restauro dei monumenti alla istituzione del Museo nazionale, ecc.; 4) Conferenze su vari e diversi argomenti; 5) Mostre: a) sul movimento repubblicano locale per il XX di fondazione della Repubblica; b) su la vita e l’azione « pro fede e cultura » spesa a Manfredonia dal prof. Silvestro Mastrobuoni, primo collaboratore del Centro; c) sulla produzione degli Editori presenti in Biblioteca, per omaggi e donativi diretti o tramite l’U.I.C.P. La Biblioteca sociale, ordinata nelle due sedi anzidette, e numerosa di oltre 5.000 titoli, comprende il fondo iniziale « Simone » su Manfredonia, il Gargano e la Daunia, sul Risorgimento e il Repubblicanesimo italiano, su la Resistenza e la Liberazione, su la Stampa periodica in Puglia con riguardo particolare alla Provincia di Foggia. Le ulteriori accessioni (dal 1959) di Storia, Letterature varie, Scienze ed Arti, Religione, Agiografia, oltre numerosi periodici, provengono da donazioni di: Ministero della P.I., Federazione It. delle Biblioteche Popolari (Umanitaria), enti, istituti, editori e privati. L’Archivio, proveniente anch’esso dalla famiglia Simone (sec. XX), comprende: 1) la documentazione della sua attività spiegata in Puglia (e a Roma per un decennio) nei campi della politica (P.R.I. e P. d’A.), della cultura e della editoria; 2) le immagini di uomini, paesaggi e monumenti della vita locale. Si è arricchito di alcune donazioni. La sala di lettura è aperta i giorni lavorativi dalle 17 alle 21, i festivi dalle 19 alle 22. Il suo pubblico piccolo borghese è variamente composto. Ovviamente i cooperatori sociali costituiscono il gruppo dei frequentatori abituali insieme con i soci più giovani delle scuole. Dal 14 gennaio 1961 il Centro è associato alla Unione Italiana per la Cultura Popolare e alla Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari. E’ iscritto anche all’Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari Scolastiche ed è collegato con altri enti di cultura. Particolare collaborazione ha ricevuto in questi ultimi tempi dalla Amministrazione provinciale di Capitanata, tramite la sua pubblica Biblioteca. Oltre il riconoscimento, com’è ovvio degli enti cui è associato, manifestatosi anche a traverso donazioni di libri, il Centro ne ha ottenuto in varie forme dal Ministero della P. I.. direzione g.le Accademie e Biblioteche. 98 PALAZZO DOGANA Il nuovo Consiglio Provinciale In seguito alle elezioni del 12 giugno 1966, il Consiglio Provinciale di Capitanata è risultato così costituito: D.C.: 1) Sig. Alberto De Santis (Troia); 2) Dott. Paolo De Tullio (Foggia I); 3) Dott. Pasquale D’Orsi (Roseto V.); 4) Dott. Franco Ga lasso (Foggia IV); 5) Sig. Primiano Magnocavallo (Serracapriola); 6) Avv. Giuseppe Matassa (Vico G.); 7) Avv. Filippo Mondelli (S. Giovanni Rotondo); 8) Dott. Alberto Perfetto (Ascoli Satriano); 9) Avv. Matteo Renzulli (Monte S. Angelo); 10) Geom. Giuseppe Scirpoli (Manfredonia II); Avv. Berardino Tizzani (Manfredonia I); — M.S.1.: 1) Avv. Ferdinando Marinelli (Torremaggiore) — P.C.I.: 1) Prof. Emilio Amoroso (Sansevero II); 2) Sig. Gaetano D’Alessandro (Cerignola II); 3) Geom. Nicola D’Andrea (Manfredonia I); 4) On. rag. Michele Magno (Manfredonia II); 5) Prof. Matteo Merla (S. Giovanni R.); 6) Sig. Pasquale Panico (Cerignola); 7) Sig. Michele Pistillo (Apricena); 8) Prof. Pasquale Ricciardelli (Torremaggiore); 9) Prof. Angelo Rossi (Ascoli Satriano); 10) Avv. Savino Vania (Trinitapoli-S. Ferd.) — P.D.I.U.M.: 1) Dott. Vittorio Barbetta (Troia). — P.L.I.: 1) Dott. Renato Rocca (Vico G.). — P.S.D.I.: 1) Dott. Antonio Grosso (Accadia); 2) Dott. Michele Protano (Vieste). — P.S.I.: 1) Sig. Bios De Maio (Ortanova); 2) Per. ind. Michele Lattanzio (Margherita S.); 3) Dott. Teodoro Moretti (Vieste). — P.S.I.U.P.: 1) Sig. Filippo Di Venosa (Ortanova). L’undici ottobre 1966 il Consiglio Provinciale, convocato in ses sione straordinaria, presidente ff. il consigliere anziano prof. Amoroso, procedeva alla elezione del presidente della Giunta, a norma dell’art. 5 della L. 8 marzo 1951 n. 122, modificata dalla L. 10 settembre 1960 n. 962 e pubblicata sulla G. U. n. 224 del giorno 12 dello stesso mese. La votazione segreta — partecipanti 28 consiglieri sui 30 assegnati alla Provincia (assenti giustificati Barbetta e Pistillo) — scrutatori Merla, Perfetto e Rocca, dava il seguente risultato: Presenti e votanti n. 28; maggioranza n. 15 - Voti n. 10 al dott. Savino Vania, voti n. 16 all’avv. Berardino Tizzani. Schede bianche n. 2* . L’avv. Tizzani proclamato presidente con assoluta maggioranza dei voti, pronunziava il discorso che si pubblica nelle seguenti pagine. * Verbale n. 4, delibera n. 9, esecutiva in Prefettura il 14 ott. col n. 2649/13,3, div. Gab. 99 Nella seduta del giorno 21 dello stesso mese erano eletti assessori provinciali effettivi i seguenti consiglieri col numero di voti a fianco di ciascuno di essi indicato: sig. Bios De Maio (v. 16), sig Alberto De Santis (v. 15), per ind. Michele Lattanzio (v. 15), sig. Primiano Magnocavallo (v. 15), avv. Giuseppe Matassa (v. 15), dott. Michele Protano (v. 15). Erano altresì eletti assessori provinciali supplenti, ciascuno con 16 voti: dott. Antonio Grosso e avv. Matteo Renzulli* . Pertanto nella seduta dell’8 novembre, il Presidente disponeva che gli incarichi amministrativi e di vigilanza ai componenti effettivi e supplenti della Giunta Provinciale venissero assegnati come segue: PRESIDENTE: avv. Berardino Tizzani, Affari generali e Contenzioso; ASSESSORE ANZIANO: sig. Bios De Maio, Caccia, Pesca, Agricoltura, Turismo, Sport; ASSESSORI EFFETTIVI: sig. Alberto De Santis, Personale; per. ind. Michele Lattanzio, Assistenza e Beneficenza; sig. Primiano Magno-cavallo, Finanze e Bilancio; avv. Giuseppe Matassa, Pubblica Istruzione; dott. Michele Protano, Lavori Pubblici; ASSESSORI SUPPLENTI: dott. Antonio Grosso, Igiene e Sanità; avv. Matteo Renzulli, Cantieri di Lavoro. La Giunta deliberava in conformità** . L’AVV. BERARDINO TIZZANI PER LA SUA ELEZIONE A PRESIDENTE Amici consiglieri, un grazie affettuoso per la mia elezione a presidente. Forse, non avendo io altri meriti per tale carica, avete voluto premiare in, me l’anzianità con la quale siedo in questo palazzo Dogana fin dai 1952, epoca della ricostituita amministrazione democratica della provincia. Un grazie ed un saluto a tutti Voi, ai cari amici della stampa, ai quali rivolgo la preghiera di voler seguire il nostro lavoro con amicizia, con senso di solidarietà, con la benevolenza massima possibile, giacché il nostro lavoro non è né facile, né di poco momento. Un particolare saluto vada alle Autorità, agli elettori ed ai cittadini della provincia. Un saluto caldo, affettuoso al personale dell’Amministrazione provinciale, che vorrà continuare a collaborare con noi per questi altri cinque anni di amministrazione democratica. Un saluto anche ed un ringraziamento da questo posto a tutti coloro che ci hanno preceduto nell’incarico. Parlo di tutti i consiglieri provinciali che non siedono più in mezzo a noi, ma che ci hanno preceduti nell’impegno e nel disimpegno del nostro incarico. Un saluto infine (consentitemelo) particolare, intimo, fraterno ed affettuoso all’amico Consiglio che è stato, solo in ordine di tempo, l’ultimo presidente della Provincia, ed al quale mi legano rapporti di fraterna ed affettuosa amicizia. Nostro * * * Delibere Cons. n. 14 e 15, esce, il 23 ott. al n. 2754/13,6 - Div. Gab. Del Cons. a. 16, esec. il 14 nov. al a. 2980/13,6 - Div. Gab. 100 unico impegno sarà di continuare l’opera loro, l’opera di tutti coloro che ci hanno preceduto; impegno dal quale non possiamo esimerci per i legami esistenti tra la nostra azione e quella delle precedenti amministrazioni. Prima della seduta del Consiglio, non a caso, né per mania di retorica, il presidente uscente, l’avv. Consiglio, ha consegnato una medaglia ricordo a tutti. Quella medaglia non vuoi essere che la testimonianza della continuità della vita amministrativa, di questo legame che ci unisce all’opera del passato ed al lavoro di coloro che ci hanno preceduti. Non posso astenermi, come primo gesto di questa mia carica, dal fare eco, con la mia modesta parola, al grande accorato grido del Papa per la pace. Egli ha invocato la pace nel mondo, mantenendosi nel solco delle più nobili tradizioni della Chiesa. Notizie recenti ci confortano, con la constatazione che qualche spiraglio nelle pesanti nuvole di guerra, apre nuove vie alla nostra speranza di pace. Vorrei anche ricordare, a questo proposito le parole della « Mater et magistra» di Papa Giovanni: « La solidarietà che lega tutti gli esseri umani e li la membri di una unica famiglia impone alle comunità politiche, che dispongono di mezzi di sussistenza ad esuberanza, il dovere di non restare indifferenti di fronte alle comunità politiche i cui membri si dibattono nelle difficoltà dell’indigenza, della miseria e della lame, e non godono dei diritti elementari della persona. Tanfo più che, data l’interdipendenza sempre maggiore fra i popoli, non è possibile che tra essi regni una pace duratura e feconda, quando sia troppo accentuato lo squilibrio nelle loro condizioni economico-sociali ». Nel ricordo dunque del grido di Paolo VI, nel ricordo dei moniti e degli insegnamenti pontifici, nel ricordo delle ispirate parole della « Mater et magistra », non posso che fare eco da questo posto a cosi alte invocazioni, ed auspicare che sul mondo regni finalmente una pace vera, una pace profonda, una pace cristiana. Consentitemi ora, anche se per poco, di entrare nel merito del lungo dibattito politico che si è avuto in questo Consiglio provinciale. Sono quattro sedute di discussioni (non mi riferisco quindi solo a quella di questa sera). Dibattito lungo, appassionato, intelligente, che ha confermato, ancora una volta, come sia alta e qualificata la rappresentanza provinciale. Io mi limiterò a brevi accenni, a pochi appunti, che vogliono rappresentare un mio doveroso contributo al dibattito stesso ed allo sviluppo degli argomenti trattati. Avremo modo, tempo ed occasione di ritrovarci, per approfondire i singoli temi di quelle discussioni. Dico subito che nostro primo impegno, nostra prima occupazione e preoccupazione sarà quella di vedere da vicino le cose di casa nostra, 101 di meditare, indagare, studiare, discutere e cercare di risolvere i problemi di casa nostra. Nella discussione, tutti più o meno hanno messo l’accento sul problema del bilancio 1966, denunciandone con parole accorate gli aspetti drammatici. Ebbene, sarebbe stato forse opportuno (e rendo così più drammatica la situazione) parlare di due bilanci preventivi: quello del 1966 e quello del 1967. E non posso che raccogliere l’invito dell’intero Consiglio, come primo impegno della Giunta, di studiare e di mettere in cantiere questi due bilanci preventivi. Non ho preso ancora, ovviamente, conoscenza di tutti i dati: ma è certo che primo atto della futura Giunta, proprio per vedere bene le cose interne dell’Amministrazione, sarà quello di studiare il modo come portare all’esame del Consiglio nel più breve tempo possibile i progetti dei bilanci preventivi. Che se poi si guarda, a volo rapidissimo, alla situazione economica del nostro Ente, la cosa appare davvero seria. Deficit di cassa di circa 3 miliardi, si è detto; passività arretrate fuori bilancio (e si è chiarito da parte di qualche consigliere che queste passività arretrate ci provengono dalle gestioni commissariali) per 800-850 milioni. Occorre d’urgenza studiare la possibilità di ridurre il deficit di cassa: esso da solo, per i forti interessi passivi sulle anticipazioni del tesoriere, costituisce un grave peso per l’Ente. Si parla già di un 200 milioni di interessi da pagare in quest’anno; e nella nostra economia i 200 milioni acquistano un contenuto ed una importanza enorme. Occorre anche con urgenza dimettere le passività arretrate fuori bilancio, inserendole nei preventivi e finanziandole, anche se ci provengono dalle gestioni commissariali. Bisogna pure affrontarli questi problemi: non è col rinviarli che si risolvono. Primo punto quindi del nostro impegno è senz’altro il bilancio o meglio i bilanci. Secondo punto, cari amici, (nel tempo, è chiaro) è il problema del personale. Anche questo è stato uno dei temi della discussione di questo Consiglio provinciale. Il personale della Provincia è formato da collaboratori preziosi, validi, ma ha bisogno di essere opportunamente inquadrato in una pianta organica adeguata. La nostra risale al 1952, con piccole modifiche negli anni successivi. Il personale ha bisogno di un regolamento dello stato giuridico aggiornato: quello attuale risale al 1940, quindi ad epoca largamente superata, ed è stato successivamente più volte modificato, ma in maniera disorganica. Impegno grosso questo, impegno grave per chi sa che, toccando questioni del personale, si toccano questioni delicate, sottili; ma che si dovranno, guardando appunto innanzitutto le cose di casa nostra, necessariamente affrontare, discutere, vedere come risolvere. A questo proposito mi piace richiamare una iniziativa della precedente amministrazione: quella dei gruppi di studio. Lodevole iniziativa dei nostri funzionari, sorta nel clima della precedente amministrazione, e che ha offerto dei dati di notevole interesse al nostro esame, 102 alla nostra meditazione. E noi, nel limite del legale e del possibile, valorizzeremo e potenzieremo questi gruppi di studio. Terzo punto: completare le opere iniziate, e cioè l’Orfanotrofio Maria Cristina, l’Ospedale di maternità, la Clinica pediatrica, le strade. Le strade, con la grossa questione dell’ANAS che non vuole prendersi quelle da noi dimesse, mentre aumentano le strade provinciali con quelle che ci vengono dai Comuni, dai Consorzi, dai. privati. Non è un problema solo locale: è un problema nazionale. Ho letto degli ordini del giorno anche di altre provincie su questo grosso problema. Ma esso è anche un problema interno, nostro, che va studiato, approfondito, vagliato, discusso ed avviato a soluzione. Abbiamo parlato di bilanci, ma è tutto? Ho letto qualche settimana fa un articolo su di un giornale di Foggia: nessun legame tra centro e periferia. Nessun legame, si diceva, esiste fra Roma e noi. De Maio soggiungeva, anche se il suo discorso non era in correlazione con l’articolo: « la Provincia si trova in un mo mento delicato e particolare ». Aggiungerei che la nostra è in un mo mento eccezionalmente particolare e delicato. Per buona fortuna due grossi fatti nuovi si realizzeranno durante il corso del presente quinquennio. Intendo parlare della programmazione e dell’Ente regione; Ente regione non solo come ente programmatore perché così voluto dalla legge, cosi voluto in particolare dallo schema di programmazione, ma anche come centro per il recepimento ed il vaglio delle istanze periferiche, il quale dovrà servirsi necessariamente dell’ente provincia per una necessità di distribuzione dei compiti di accertamento e di elaborazione. E quale può essere l’impegno di fronte a questi fatti nuovi che avverranno durante il corso della nostra amministrazione? Necessità urgente di aggiornare e di adeguare la organizzazione e la struttura del nostro Ente in relazione alle esigenze create da questi due grossi fatti. Necessità di coordinare la nostra attività con quella dell’Ente regione sui binari della programmazione. Non solo perché tale necessità ci viene imposta da quest’ultima, ma perché noi dobbiamo essere i portatori, dice lo schema di programmazione, « i soggetti attivi », dico io, « i protagonisti » di questi fatti nuovi. Occorre un aggiornamento tecnico delle nostre strutture amministrative. Se volete degli esempi (un vero e proprio programma di lavoro sarà al più presto presentato dalla Giunta al Consiglio) dirò che occorrerà procedere, per la pesca, alla istituzione di un laboratorio di biologia marittima e lagunare. Occorrerà aggiungere, per l’agricoltura, un gabinetto di analisi dei terreni, indispensabile per una razionale conduzione di essi, ai fini di una buona concimazione specialmente in vista dell’irrigazione che verrà, e dell’auspicata rapida evoluzione delle tecniche agrarie. Sono esempi che voglio dare, non ovviamente impegni precisi. Esempi di come si potrebbe operare in direzione della pesca e dell’agricoltura, che sono i due settori più bisognosi di aiuto nella nostra economia non certo florida. 103 Mi si potrà eccepire; ma questi sono già compiti istituzionali della Provincia. Ed io potrei rispondere che la Provincia, per ragioni varie non vi ha ancora provveduto, a parte il fatto, su cui tutti siamo d’accordo, che i compiti dalla legge fissati per la provincia vanno radicalmente modificati ed ampliati, alla luce delle nuove prospettive pubblicistiche e di vecchie esperienze. « Arriviamo tardi, noi della Provincia di Foggia » è stato detto da qualche parte. Forse; ma io sono convinto, profondamente convinto, che senza gli enti locali non è possibile un discorso serio sulla programmazione, sia per la impostazione delle scelte, sia per la realizzazione pratica. Per cui sono anche convinto che siamo sempre in tempo ad inserirci nell’attuazione della programmazione. La provincia è adulta ed è in grado di esprimere la propria maturità: non è né vecchia né decrepita, come vorrebbe qualcuno deciso a chiedere l’abolizione dell’Ente provincia. Se crisi c’è, è crisi di adattamento e di sviluppo. La programmazione, non dimentichiamolo, è anche un fatto umano. Vorrei richiamare per un attimo e brevemente, le conclusioni della Settimana Sociale di Salerno: « Lo sviluppo economico favorisce la elevazione complessiva e spirituale dell’uomo, a patto di essere sicuramente orientato ai valori dell’ordine morale; in caso contrario è votato a squilibri ». La programmazione ha come traguardo un duplice, concomitante scopo: far fronte a particolari carenze di ordine sociale (potenziamento delle aree depresse, risanamento di settori produttivi, ampliamento della rete stradale, sviluppo scolastico ed ospedaliero, abitazione e sicurezza sociale) e, come è stato ricordato pochi minuti fa dallo stesso De Maio, qui potrebbero entrare tutti i nostri più affannosi problemi provinciali (acquedotti, irrigazione, ecc.); ma deve anche, la programmazione, operare come fattore propulsivo per l’intero progresso scientifico, tecnologico e industriale del Paese. Deve cioè, in una parola, combattere (ecco l’aspetto più umano della programmazione) deve combattere la disoccupazione, piaga permanente del Mezzogiorno d’Italia e specie della nostra provincia. I nostri fratelli non devono cercare all’estero, ma qui, tra noi, l’occasione e la possibilità di lavoro. Soprattutto perché non vogliamo che i nostri lavoratori abbandonino le loro famiglie con le gravi conseguenze a tutti ben note. Ma non vorrei creare delle illusioni. Tutto verrà con la programmazione? Tutto verrà con la Regione? No. Per noi la Regione, la programmazione rappresentano solo la strada giusta da imboccare, il binario sul quale dobbiamo procedere per la realizzazione dei nostri programmi. Come pure, secondo noi, proprio attraverso la programmazione e l’Ente regione, caro amico Marinelli, passa la strada per l’autonomia del nostro Ente; e se vogliamo dare un tono, un contenuto all’autonomia degli enti locali, dobbiamo volere questi enti, dobbiamo percorrere questa strada, dobbiamo scorrere su questo binario. La programmazione e la Regione rendono più urgente il problema, più pressante la soluzione dell’esigenza del rinnovamento della legge comunale e provinciale e del testo unico sulla finanza locale. 104 Cari amici ho finito. Accetto l’incarico di presidente, nel pieno e leale rispetto degli accordi sottoscritti dai nostri Partiti, senza iattanza alcuna, in umiltà, credetemi, in profonda umiltà. Il nostro traguardo deve essere uno solo: crescere, e crescere più in fretta possibile, senza però che la fretta tolga niente alla razionalità delle scelte ed alla validità dei deliberati. Crescere, e crescere più in fretta possibile per recuperare il tempo perduto, per portarci all’altezza delle nostre consorelle, per assicurare il necessario legame fra centro e periferia. Lungo e faticoso l’accordo, è stato detto. L’amico Galasso ha parlato di « macerazione ». Mi auguro e formulo l’auspicio che il lungo, faticoso accordo porti con sé una lunga, solida, costruttiva intesa per operare ed agire nel migliore dei modi, nell’interesse della Capitanata. Ottimista? Forse. Ma certamente fiducioso nell’avvenire della nostra Provincia, nella capacità di tutti voi, amici del Consiglio, pur nel rispetto delle idee e delle associazioni politiche alle quali aderite. Vi assicuro che, da parta mia e da parte della Giunta che verrà tra breve eletta, sarà compiuto tutto intero il nostro dovere. Non ci risparmieremo. Sappiamo e conosciamo le nostre insufficienze, la pochezza delle nostre possibilità, la limitatezza delle nostre forze. Sappiamo anche però che è scritto: « Se il Signore non fabbrica la casa, lavora invano chi la costruisce ». Profondamente convinti di tanto, invochiamo ed auspichiamo sui nostri lavori, sui lavori del Consiglio provinciale della nostra terra la benedizione di Dio. IL CONSIGLIO PROVINCIALE SUL PROGRAMMA DELLA GIUNTA Il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche della Giunta ha occupato due lunghe sedute del Consiglio Provinciale: quella del 16 e quella del 28 dicembre. Sono intervenuti nel dibattito, in ordine, nella seduta del 16 dicembre, i consiglieri: Rossi (P.C.I.), De Tullio (D.C.), Ricciardelli (P.C.I.), De Maio (P.S.U.); nella seduta del 28 dicembre: Marinelli (M.S.I.), Protano (P.S.U.), Mondelli (D.C.), Panico (P.C.I.), De Santis (D.C.), Pistillo (P.C.I.), Galasso (D.C.), Grosso (P.S.U.). Al termine della discussione è stata approvata a maggioranza la seguente mozione conclusiva, presentata dai consiglieri Galasso e Moretti: IL CONSIGLIO PROVINCIALE preso atto delle dichiarazioni programmatiche presentate dalla Giunta Provinciale col documento « Appunti, considerazioni ed indirizzi per un’azione amministrativa della Giunta di centro-sinistra » del 28 novembre 1966, dopo ampia ed approfondita discussione, LE APPROVA. Presenti e votanti n. 29 consiglieri (assente il dr. Rossi del PCI); voti favorevoli: n. 17 (DC, PSU, PDIUM); voti contrari: n. 12. 105 DISCORSO DEL PRESIDENTE SUL PROGRAMMA DELLA GIUNTA Amici Consiglieri, il breve discorso che ebbi l’onore di tenere al Consiglio all’atto della mia elezione si concluse con l’assunzione dell’impegno, da parte mia e della Giunta, di metterci subito al lavoro, per esaminare, studiare, discutere, risolvere i problemi più gravi ed urgenti del nostro Ente e delle popolazioni amministrate. Sono trascorse appena poche settimane e noi ci siamo presentati al Consiglio con un programma che abbiamo sottoposto alla vostra attenzione e su cui abbiamo fiducia che possa confluire il consenso unanime dei settori politici presenti in questa aula. La Giunta è pronta ad accogliere, ed anzi sollecita, il contributo critico e costruttivo che ogni gruppo consiliare, ciascun consigliere, vorrà dare nel corso del dibattito sul programma stesso. Questa richiesta di collaborazione e questo spirito di apertura verso tutte le forze politiche sono anche sottolineati dalla stessa intitolazione che abbiamo voluto dare al nostro documento: appunti, considerazioni ed indirizzi per una azione amministrativa della giunta di centrosinistra. Abbiamo voluto, cioè, fornirvi solo uno schema, degli orientamenti, delle direttive, perché intendiamo che il programma definitivo della nostra attività per i prossimi cinque anni scaturisca dal dibattito consiliare, costituisca l’espressione della volontà possibilmente unanime del nostro massimo organo elettivo. Qualche consigliere, probabilmente, ci dirà che nei nostri « appunti » abbiamo trascurato questo o quel problema, che richiede l’intervento della Provincia; qualche altro consigliere potrà esprimerci l’opposta critica che abbiamo preso in esame troppi problemi, che vogliamo far assumere al nostro Ente impegni superiori alle sue reali possibilità e che, perciò, il nostro programma è una specie di libro dei sogni. Il programma, così come presentato, pur centrando molte delle più attuali e più condivise esigenze delle popolazioni daune, rischia di meritarsi davvero la definizione di « libro dei sogni », o meglio di « libro delle buone intenzioni ». Esso, invero, andava presentato in uno con la previsione dei mezzi finanziari di cui la Provincia potrebbe disporre, con la programmazione dei provvedimenti tendenti a migliorare, ad incrementare le risorse ordinarie e straordinarie, soprattutto in vista di una conclamata urgente riforma della finanza locale. Il programma, comunque, è per noi della Giunta un apprezzabile tentativo di individuazione di carenze nei vari settori di attività del. l’Ente, di determinazione di provvedimenti di più scottante attualità e di ampia utilità, di focalizzazione di molti problemi aperti, vecchi e nuovi. Può esso costituire una utile direttiva di azione, un preciso punto di riferimento nell’attività amministrativa dei prossimi quattro anni. E di tanto va dato merito agli ispiratori e compilatori del documento. Credo, infatti, che nessuno vorrà negarci il riconoscimento di aver introdotto concretamente, per la prima volta nella storia della nostra Provincia, il metodo della programmazione nell’attività del nostro Ente. 106 Personalmente ritengo che la programmazione costituisca un metodo razionale di lavoro, prima ancora di una scelta politica, maturata nell’attuale clima di profondi rinnovamenti sociali; sia cioè un fatto tecnico-scientifico, oltre che economico-politico. Ciò premesso, non intendo certo sostenere che gli Amministratori che si sono alternati alla direzione del nostro Ente in questo dopoguerra (ed anche prima) non abbiano redatto anche essi un programma di attività; ricordo anche che le Giunte, che ci hanno recentemente preceduto, hanno spesso evidenziato la necessità della programmazione anche se, per le note contingenze, non hanno potuto elaborare concretamente un piano pluriennale di attività. Noi, invece, ci siamo impegnati a presentare al più presto al Consiglio un piano pluriennale finanziario che tenendo conto della programmazione nazionale e regionale, e facendo tesoro degli insegnamenti e dei dati del passato, rappresenti una guida sicura, su basi tecnico-economiche, per l’attività del nostro Ente per il prossimo quinquennio ed anche oltre, Sarà questa la prima vera concreta esperienza di programmazione per l’Amministrazione Provinciale di Foggia. Esperienza concreta e non astratta anche perché i problemi che sono stati indicati nel programma (e le cui soluzioni troveranno una proiezione finanziaria nel piano) hanno carattere di concreta attualità, come dimostrato dallo stesso ordine del giorno di questa seduta, che reca un accapo relativo alla richiesta di statizzazione di alcune strade provinciali. La costituzione, già avvenuta, del Comitato per l’utilizzazione del metano, la riunione indetta dalla Cassa per il Comprensorio Turistico del Gargano; la redazione del piano aggiornato di sistemazioni stradali ai sensi delle leggi n. 126 e n. 181, che è stato sottoposto all’approvazione del Consiglio; i progetti già redatti per la sistemazione del secondo piano di Palazzo Dogana; ecc. sono tutte altre dimostrazioni che la nostra programmazione è un fatto concreto, ancorato strettamente alla realtà. E non potrebbe essere diversamente, poiché i problemi che ci stanno di fronte sono veramente gravi ed urgenti, oltre che numerosi e complessi e richiedono un impegno costante e completo di tutti se non si vuole che la realtà si evolva e ci sorpassi, se non si vuole che si addivenga, in nostra assenza e per la nostra inerzia, a soluzioni contrarie agli interessi dei nostri amministrati. Ecco perché abbiamo la necessità di operare presto e bene. Operare presto, in tutte le direzioni possibili e contemporaneamente: sia per la soluzione dei più grossi problemi, cui sono legati la promozione sociale e l’avvenire stesso della nostra terra; primo fra tutti il più grave, il più attuale; l’utilizzazione del metano; sia per la soluzione dei problemi interni ed istituzionali: le strade, la nuova sede dell’Ospedale di Maternità, il personale, gli infermi di mente, il deficit di cassa, l’edilizia scolastica ecc.. Operare bene, perché per ogni problema, abbiamo l’ambizione di pervenire, fra le varie soluzioni possibili, non già ad una soluzione qualsiasi ma a quella più soddisfacente, alla più economica, alla più giusta. 107 La nostra azione, invero, sarà improntata a giustizia. Spetta a noi agevolare la diffusione nella provincia del senso vero e profondo della giustizia. Si è detto che la giustizia è fondamento dei regni. Ma quanto più vero è che la giustizia è il fondamento delle repubbliche, e delle repubbliche buone, come vogliamo che sia la nostra. Non fondata su privilegi, caste, ma sul lavoro dei suoi figli. Nell’introdurre il dibattito sul programma, consentitemi di esprimere la speranza di ascoltare nei vostri interventi suggerimenti e contributi utili e responsabili, nella visione armonica degli interessi globali degli amministrati, vincendo la tentazione del provincialismo settoriale e territoriale, sempre vivo nello spirito di ognuno, nella consapevolezza che siamo stati eletti, tutti, maggioranza ed opposizione, per bene amministrare il danaro pubblico che ci viene affidato e per tutelare il diritto e l’aspettativa delle nostre popolazioni verso un avvenire di Civile ed ordinato progresso. Il nostro programma non è un progetto per andare sulla luna, ma è lo sforzo di amministratori coscienti e responsabili di creare oggi, nella nostra terra, nella nostra Capitanata, condizioni migliori di vita per tutti i cittadini. 108 Programma della nuova Giunta Provinciale Nel presentare al Consiglio Provinciale il programma di attività per il quadriennio 1967-1970, la Giunta intende premettere le seguenti brevi considerazioni di carattere generale. Il periodo considerato per il programma non coincide interamente con il quinquennio di funzionamento dell’attuale Consiglio Provinciale in quanto l’esercizio 1966 è ormai quasi completamente trascorso, per cui il bilancio 1966 è sostanzialmente più un consuntivo che un preventivo. Il programma sarà integrato da un piano pluriennale, che ne costituirà la proiezione economica e finanziaria e che terrà conto, nelle previsioni, dei dati e delle direttrici risultanti dagli studi eseguiti ed in corso di ultimazione sul periodo 1960-1965. I bilanci preventivi dei singoli anni saranno perciò redatti in attuazione del programma pluriennale e dell’annesso piano finanziario. Nel bilancio di previsione del 1967 — che sarà sottoposto al più presto all’approvazione del Consiglio Provinciale — troveranno concreta attuazione le prime direttrici programmatiche, anche se il bilancio stesso verrà presumibilmente redatto prima del piano pluriennale. La redazione di un programma e di un piano pluriennale costituisce indubbiamente, nella storia dell’attività del nostro Ente, la prima concreta esperienza di programmazione. L’attività della Provincia nel prossimo quadriennio dovrà inserirsi in un contesto più vasto costituito dal piano quinquennale nazionale, dal piano pluriennale della Cassa per il Mezzogiorno e dagli altri piani statali settoriali (sistemazioni stradali, edilizia scolastica, riforma ospedaliera ecc.) già approvati od in corso di approvazione. La nostra programmazione dovrà, inoltre, armonizzarsi, a livello regionale, con gli orientamenti che saranno espressi dal Comitato Regionale Pugliese per la programmazione economica e terrà conto delle programmazioni allo studio a livello comunale e comprensoriale. La programmazione provinciale sarà, perciò, del tipo scorrevole, per esigenza di coerenza e di armonizzazione con le programmazioni nazionale, regionale e comunale; e dovrà essere sottoposta ad una annuale verifica consuntiva. E’ noto che lo scopo primario dell’intervento pubblico, secondo la più moderna concezione, è quello di annullare, o almeno, attenuare gli equilibri territoriali, settoriali e sociali esistenti, promuovendo il progresso delle comunità. Il nostro Ente può perseguire il suddetto scopo in tre possibili e diverse direzioni: 1) — In via indiretta, con azione di propulsione e di stimolo verso altri Enti pubblici — primo fra essi lo Stato — alfine di provocarne od accelerarne l’intervento per la risoluzione dei più importanti ed urgenti problemi della nostra Provincia. 109 2) — In via diretta ed in concorso con altri Enti — e principalmente con i Comuni — per la risoluzione di una categoria di problemi su cui confluiscono l’attività, la competenza o l’interessamento di vari Enti a direzione locale. 3) — In via diretta ed esclusiva, nei limiti posti dai compiti istituzionali e dalle disponibilità finanziarie. L’attività da espletarsi nella prima direzione consiste, prima di tutto, nell’individuazione e nell’approfondimento dei problemi, nella loro rappresentazione agli Organismi cui appartiene la relativa capacità decisionale e nel costante e deciso interessamento per pervenire ad una loro soluzione. L’attività da espletarsi nella seconda e terza direzione consiste, oltre che nell’individuazione e nello studio dei problemi, nel loro inserimento in una scala di priorità che serva a diluire nel tempo il divario che sempre sussiste fra i bisogni e le disponibilità finanziarie necessarie per soddisfare i bisogni stessi. La politica di qualificazione della spesa pubblica, che la Giunta intende perseguire, dovrà, prima di tutto, soddisfare la fondamentale esigenza di riduzione percentuale delle spese correnti con conseguente aumento percentuale delle spese per investimenti produttivi. A questo scopo sarà necessario stabilizzare o ridurre l’indice di incremento delle spese in alcuni settori, per aumentano in altri settori, modificando le tendenze individuate nel quinquennio trascorso. I problemi da ris olvere con l’azione indiretta della Provincia sono indubbiamente i più importanti; per questo motivo la Giunta ritiene di sottoporli, per primi, all’attenzione del Consiglio nelle seguenti formulazioni 1) — L’approvvigionamento idrico per usi potabili, irrigui ed industriali, in esecuzione del piano interregionale di utilizzazione delle risorse idriche; ed il conseguente aumento del reddito agricolo attraverso l’irrigazione e la modernizzazione dell’agricoltura. La risoluzione di questo problema è legata principalmente alla realizzazione più sollecita della rete primaria e delle reti secondarie di adduzione dell’acqua dell’invaso del Fortore. L’intervento da svolgere è in direzione della Cassa per il Mezzogiorno, cui compete l’onere del finanziamento delle reti di adduzione; dell'Ente Irrigazione e dell'Acquedotto Pugliese. 2) — L’industrializzazione della Provincia di Foggia con il riconoscimento dell’area industriale; l’utilizzazione in loco del metano e delle altre risorse del nostro sottosuolo. L’Amministrazione Provinciale ha già organizzato un importante convegno sull’acqua ed il metano ed intensificherà, a tutti i livelli, la sua azione responsabile in difesa degli interessi della nostra Provincia. L’intervento da svolgere è in direzione del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno e degli Organismi pubblici e privati (Snia-Viscosa, Montecatini, Eni), cui appartengono le concessioni per lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo. 110 3) — Lo sviluppo turistico dei comprensorio garganico e delle zone a vocazione turistica situate nei resto del territorio provinciale. L’intervento da svolgere è in direzione della Cassa per il Mezzogiorno, del Ministero del Turismo e dei Comuni. 4) — Il miglioramento dei collegamenti stradali, ferroviari e marittimi interprovinciali ed interregionali. Nel quadro dei collegamenti sono stati individuati i seguenti problemi specifici: — Collegamento rapido fra il capoluogo e la stazione autostradale di Candela; — Realizzazione della variante del tratto autostradale Termoli-San Severo — Spostamento del Casello di S. Lucia dell’autostrada: NapoliBari per agevolare il collegamento con alcuni Comuni del Subappennino. — Miglioramento della SS. 16 con costruzione delle nuove circumvallazioni degli abitati di San Severo e Cerignola; — Miglioramento della SS. 17 con eliminazione del passo di Crocella di Motta e costruzione della nuova circumvallazione nell’abitato di Lucera, al fine anche della realizzazione del collegamento rapido Puglia-Molise-Roma; — Allargamento ed ammodernamento della SS. 89, con particolare riguardo ai tratto Foggia-Manfredonia e costruzione della circumvallazione nell’abitato di Manfredonia; — Apertura al traffico della SS. 90 bis; — Realizzazione della variante da Benevento all’autostrada del Sole attraverso la valle telesina. — Realizzazione della variante del tratto autostradale Termoli-San Severo nella zona di Chieuti; — Realizzazione di un’arteria a scorrimento veloce sul tracciato Foggia-Metaponto-Sibari. — Statizzazione della nuova litoranea garganica da Chieuti a Mattinata; — Studio globale dei collegamenti ferroviari esistenti sul territorio provinciale, con particolare riguardo ai tratti di cui è prevista la soppressione, nonché dei collegamenti automobilistici e dei trasporti, tenendo di mira Io studio e la possibilità di interventi diretti della Provincia nella gestione di aziende di trasporti; — Potenziamento del porto di Manfredonia, nel quadro del riconoscimento dell’area industriale; — Intensificazione e potenziamento dei servizi marittimi circumgarganici e di collegamento con le Isole Tremiti; Gli interventi da svolgere sono in direzione dell’Anas, dei Ministeri dei Lavori Pubblici, della Marina Mercantile, dei Trasporti, oltre che della Cassa per il Mezzogiorno e dell’Azienda delle Ferrovie dello Stato. In ordine alla soluzione della seconda categoria di problemi — cui è interessata la Provincia insieme con altri Enti a direzione locale — la Giunta ritiene che io strumento operativo più idoneo sia rappresentato da un Consorzio di Enti. 111 Nella costituzione dei Consorzi dovrà essere proporzionata la misura dell’intervento finanziario della Provincia all’interesse provinciale per la risoluzione dello specifico problema per cui il Consorzio viene istituito, oltre che alla posizione di responsabilità che verrà attribuita alla Amministrazione Provinciale nella direzione del Consorzio stesso. I seguenti problemi possono essere esemplificativi dell’interesse della Provincia alla costituzione di consorzi a) — Istruzione superiore; b) — Collegamenti aerei interregionali; c) — Gestione del porto di Manfredonia; d) — Costruzione di porticcioli turistici o di rifugio per i pescherecci lungo il litorale provinciale dalla foce dell’Ofanto a quella del Fortore; e) — Valorizzazione di zone con vocazione turistica non comprese nel comprensorio garganico; f) — Studio geologico del Subappennino Dauno, con particolare riguardo alle zone franose; g) — Stabilimenti di cura e stazioni termali; h) — Valorizzazione dei laghi di Lesina e di Varano. La Provincia si propone, inoltre, di incoraggiare, di intesa con le Amministrazioni comunali, le iniziative per la realizzazione di impianti sportivi nel Comune capoluogo e negli altri Comuni più importanti. E’ stata, infine, avvertita l’esigenza dell’aggiornamento dei compiti dei seguenti organismi, a struttura consortile, già esistenti e nei cui organi direttivi la Provincia è presente in posizione di prevalente responsabilità: — Consorzio Provinciale Antitubercolare: che potrà estendere le sue finalità attuali fino a comprendere la prevenzione e la cura delle malattie sociali; — Ente Provinciale Antitracomatoso: che potrà estendere i suoi compiti fino a comprendere, oltre alla cura del tracoma — ormai in via di totale estinzione — la prevenzione o la cura, su base sociale, di tutte le malattie dell’apparato visivo, in evidente correlazione con il compito istituzionale della Provincia in materia di assistenza ai ciechi; — Consorzio Provinciale per la Profilassi della Rabbia e della ldatidosi: che potrà estendere i suoi compiti fino a comprendere la profilassi e la cura di tutte le malattie infettive del bestiame, altre alla polizia veterinaria, in evidente correlazione con i compiti assegnati alla Provincia in materia di agricoltura. L’esposizione della terza categoria di problemi, da risolvere con l’azione diretta ed esclusiva della Provincia, costituisce la cosiddetta programmazione interna dell’Ente, cioè la programmazione relativa ai compiti di istituto. Per esigenza di chiarezza i punti programmatici sono stati distinti per settori di intervento rispettando la suddivisione di competenza stabilita nell’attribuzione degli incarichi agli Assessori. 112 CENTRO DI CULTURA POPOLARE IN MANFREDONIA Due aspetti di una consultazione, per concordare il programma di attività primaverile IN MEMORIA Don Mastrobuoni a san Leonardo di Siponto Beniamino d’Amato al I Congresso della Società di Storia Patria per la Puglia (Castello svevo di Bari) ASSISTENZA E BENEFICENZA E’ il primo settore preso in esame, perché la Giunta ritiene che la razionalizzazione della spesa per l’assistenza costituisce la chiave di volta per la realizzazione dell’intero programma. Il tasso di incremento della spesa per l’assistenza è di gran lunga superiore a quello del totale delle entrate provinciali ed anche a quello del totale delle spese; così come risulta dai dati offerti dal nostro gruppo di studio all’esame ed all’attenzione del Consiglio Provinciale. Ciò significa che, senza gli opportuni correttivi atti a frenare detto incremento, la spesa per l’assistenza assorbirà, in una breve prospettiva, la maggior parte delle entrate provinciali, spostando anche i rapporti proporzionali attualmente esistenti fra le spese dei vari settori di intervento. Vi è da aggiungere che non sembra, purtroppo, possibile ridurre l’assistenza; si avverte semmai l’esigenza di migliorarla, per considerazioni di carattere sociale, che sono ovvie in una Provincia depressa come la nostra. Il problema allora consiste nel cercare di frenare la spesa e di ottenere, nel contempo un miglioramento nell’assistenza; ciò è possibile soltanto rinnovando, con responsabilità e coraggio, i sistemi finora seguiti, allineandosi con le più avanzate teorie in materia ed anticipando, ove occorra, le linee principali della riforma già allo studio ed all’approvazione del Parlamento. La prima innovazione da apportare riguarda la struttura degli Uffici Sanitari ed amministrativi provinciali che si occupano di questo settore. Sarà istituita un’anagrafe più approfondita degli assistiti, con classificazione per età, sesso, provenienza geografica e categoria sociofamiliare. Sarà studiata l’istituzione di un servizio di assistenza sanitaria e sociale in grado di assicurare il controllo capillare, con regolarità periodica almeno trimestrale, di tutti gli assistiti a domicilio. Dovrà, infine, essere riorganizzato il recupero di spedalità verso i privati, gli Enti mutualistici ed i Comuni. E’ noto che il fulcro della spesa per l’assistenza sostenuta dalla Provincia è costituita dalla spesa per gli infermi di mente. La Giunta si propone di orientare l’intervento della Provincia innanzi tutto verso la prevenzione oltre che verso la cura delle malattie mentali, indirizzando l’assistenza degli infermi di mente più verso le cure extra ospedaliere — quando siano possibili — che verso i ricoveri. Da queste premesse discende l’impegno della Giunta di potenziare il Centro di Igiene Mentale — che attualmente funziona nel solo capoluogo — istituendo ambulatori e dispensari anche nei più importanti comuni della Provincia. Sarà così possibile sostituire gradatamente, all’assistenza con sussidio in danaro, quella con cure psico-medico-pedagogiche e con erogazione di medicinali. L’erogazione del contributo in danaro, in misura più congrua dell’attuale, sarà limitata ai dimessi, i quali dovranno 113 essere assistiti soprattutto nel loro riadattamento e reinserimento nella vita produttiva. Per i malati della prima e seconda infanzia — attualmente assistiti con sussidio o con ricovero in Istituto psico-medico-pedagogico — bisognerà puntare soprattutto sulla creazione, su impulso ed incoraggiamento della Provincia, del maggior numero di classi differenziali, da istituirsi a cura del Ministero della Pubblica Istruzione e d’intesa con i Comuni. I malati dell’età evolutiva dovranno essere assistiti con la qualificazione professionale, ottenuta con la frequenza ai Centri di addestramento, con i quali saranno stabilite opportune intese per individuare l’addestramento adeguato alla capacità psichica di ogni singolo assistito. Per i malati più gravi dell’età scolare sarà messa allo studio la creazione, in apposita sede da costruire con contributo statale, di un istituto psico-medico-pedagogico, di proprietà provinciale, con almeno cento posti letto Anche per i recuperabili adulti dovrà essere preferita la cura domiciliare, limitando la degenza ospedaliera ai soli malati pericolosi. Per eliminare il fenomeno degli ammalati pendolari, che alternano frequentemente ricoveri e dimissioni, si porrà allo studio la istituzione di un reparto di astanteria psichiatrica alle dirette dipendenze della Provincia oppure annesso ad ospedali già esistenti, diversi da quelli psichiatrici che ricoverano assistiti con spese a carico della Provincia. Il reparto di astanteria servirà anche a filtrare, prima del ricovero, gli alcolizzati, gli epilettici ecc, oggi avviati tutti indistintamente all’Ospedale psichiatrico. Tutte queste iniziative dovrebbero far diminuire le spese per le degenze. A tale fine anche i lungodegenti tranquilli potranno essere trasferiti in idonei istituti di assistenza e gerotrofi oppure in affidamento famigliare od etero famigliare. Sarà, infine, messa allo studio l’istituzione, in prospettiva a medio termine, di reparti ospedalieri diurni o di aziende agricole e laboratori protetti. Per le altre categorie di assistiti e cioè esposti, illegittimi, cie-chi e sordomuti il problema non consiste tanto nella riduzione della spesa, quanto nella razionalizzazione e nel miglioramento dell’assistenza. Per l’assistenza agli esposti, la Giunta si propone soprattutto la riorganizzazione del Brefotrofio Provinciale, che dovrà avere una gestione più economica. Questi concetti saranno ripresi ed approfonditi quando sarà esaminata la situazione dell’Ospedale di Maternità. Per gli illegittimi esiste la necessità di capovolgere l’attuale tendenza che registra l’aumento dei ricoveri e la diminuizione dei sussidi. Secondo più recenti orientamenti sociologici l’allevamento dell’infanzia in seno al nucleo familiare è da preferirsi rispetto al ricovero negli istituti assistenziali. La Giunta, perciò, si propone — almeno per quanto riguarda la prima e seconda infanzia — di scoraggiare i ricoveri e di orientarsi verso — — 114 l’assistenza domiciliare. All’uopo sarà necessario aumentare congruamente la misura dei sussidi oppure intervenire, con elargizioni diverse dal danaro, è cioè con la corresponsione di buoni-mensa, indumenti, medicinali ecc. La Giunta si propone di concentrare gli illegittimi ricoverati — ed anche i ciechi ed i sordomuti, che vengono assistiti quasi esclusivamente con il ricovero — in pochi Istituti, possibilmente dislocati nella nostra Provincia ed in quelle limitrofe, non trascurando l’eventualità della creazione di nuovi Istituti a cura del nostro stesso Ente. Il concentramento è utile al fine di agevolare il controllo che è necessario svolgere sul trattamento che viene praticato agli assistiti a spese del nostro Ente. L’innovazione più importante dovrà essere introdotta nell’assistenza che viene praticata nell’età evolutiva. Specie per i ciechi ed i sordomuti, bisogna puntare decisamente sull’istruzione professionale, da impartirsi in idonei istituti e sull’inserimento pieno e definitivo dei minorati nelle attività produttive. Per concludere l’esposizione dei nuovi orientamenti in materia, vi è da aggiungere che la Giunta intende riorganizzare questo settore, deburocratizzando al massimo l’assistenza per incentrarla soprattutto sulla personalità degli assistiti. FINANZE E BILANCIO Si è già accennato, nelle premesse, alla necessità di redigere i bilanci annuali, in ogni singola posta, in armonia con il piano finanziario quadriennale che seguirà il programma. E’ stata pure già segnalata la necessità di frenare o limitare le spese correnti, per aumentare le spese per investimenti. Ma è, tuttavia, doveroso considerare realisticamente che, nonostante la più razionale ed accurata politica di qualificazione della spesa, il volume presumibile delle entrate provinciali per il quadriennio sarà inadeguato a sostenere il volume delle spese. Lo squilibrio fra entrate e spese non potrà, probabilmente, essere sanato neppure con il ricorso all’applicazione delle supercontribuzioni. L’ulteriore disavanzo potrà essere colmato solo con l’indebitamento. Fortunatamente la situazione finanziaria della Provincia presenta una discreta disponibilità di cespiti delegabili ; ciononostante la Giunta cercherà di evitare, nei limiti del possibile, la contrazione di mutui ad integrazione dei bilanci, per sottrarre i bilanci al controllo della Commissione per la finanza locale. Ciò sarà forse possibile ricorrendo all’indebitamento esclusivamente per il finanziamento di spese di investimenti. Ma per realizzare questo obbiettivo, bisognerà ridurre le spese di funzionamento di molti uffici (spese telefoniche, di cancelleria, ecc.) ridimensionare la politica dei contributi ed eliminare i disservizi e gli sperperi. La Giunta è conscia che l’attuazione dei detti propositi incontrerà molte difficoltà, critiche ed incomprensioni ; ma è, altrettanto, certa 115 che, senza una adeguata politica finanziaria, è impossibile realizzare qualsiasi programma. Altro punto programmatico è costituito dall’impegno a non liquidare spese non preventivamente autorizzate nelle forme di legge. Oltre che ad una esigenza di riduzione di spesa, questo impegno vuole assolvere ad una esigenza di correttezza amministrativa e di costume. E’ necessario, infine, risolvere il problema della cassa provinciale, la cui ormai cronica situazione deficitaria provoca ritardi nei pagamenti, discredito dell’Ente, ingorghi e confusione negli uffici contabili e spesso finisce per bloccare la stessa attività della Provincia. Le cause del deficit di cassa sono diverse; su molte di esse la Provincia non ha alcuna incidenza. La Giunta farà il possibile per migliorare la situazione, cercando di eliminare le passività arretrate, impegnandosi a non determinare nuove passività, sollecitando una maggiore regolarità nei pagamenti statali, intensificando le pratiche di recupero di crediti verso i debitori della Provincia e specialmente verso i Comuni. E’ ovvio, tuttavia, che gli inconvenienti non potranno essere completamente eliminati senza l’adozione di adeguati provvedimenti di competenza statale, in attesa o nel quadro della riforma della finanza locale, ormai non ulteriormente dilazionabile, in quanto la crisi finanziaria ed economica degli Enti locali è assai vicina al punto di rottura. PERSONALE E’ questo un altro settore di attività da considerarsi, insieme con quello delle finanze, a carattere strumentale, rispetto all’attuazione dell’intero programma. E’ stato già rilevato in precedenza che dall’efficienza del personale dipende in gran parte il risultato dell’attività amministrativa; perciò la Giunta è decisa a dedicare le sue migliori energie per la risoluzione dei problemi del personale. Si ritiene necessario premettere che il personale provinciale è numericamente sufficiente, rispetto ai bisogni dell’Ente; ciò è dimostrato anche dalla circostanza per la quale la spesa del personale incide per circa un terzo sul totale del bilancio provinciale. La Giunta intende, pertanto, mantenere, in linea di massima, il blocco generale delle assunzioni e procedere ad eventuale immissione di nuovo personale solo in casi eccezionali e di provata necessità e comunque attraverso i concorsi; e di procedere, con regolarità, al collocamento in quiescenza del personale anziano. Le disfunzioni e le carenze nel funzionamento degli uffici e dei servizi, che indubbiamente esistono, dipendono in parte dalla non buona distribuzione del personale ed in parte dalla scarsa efficienza produttiva di una aliquota del personale stesso. La Giunta si propone di intervenire in due direzioni 1) — Sul piano di una migliore sistemazione giuridico-economica, nei limiti della esigenza di evitare un aggravamento, in termini 116 assoluti e percentuali, della spesa per il personale e nel quadro della situazione generale dei dipendenti pubblici; 2) — Sul piano di una maggiore efficienza produttiva e di una riqualificazione del personale in servizio. L’intervento fondamentale da espletare nella prima direzione è costituito dalla revisione del regolamento e della pianta organica. E’ noto che circa la metà dei dipendenti non ha ancora una sistemazione giuridica nei ruoli; infatti l’attuale pianta organica risale al 1952. Molti dipendenti sono in possesso di un titolo di studio diverso da quello richiesto nel gruppo nel quale sono inquadrati; molti dipendenti esplicano delle mansioni diverse da quelle connesse alla posizione giuridica nella quale si trovano. E’ necessario affrontare e risolvere i molti problemi giuridici e normativi del personale scolastico. La revisione del regolamento è ancora più urgente, in quanto il regolamento vigente risale al 1940. Le successive modifiche sono state sempre parziali e disorganiche. Nel nuovo regolamento dovranno essere accolte tutte le nuove forme vigenti in materia di rapporto di impiego pubblico; dovranno essere ristrutturati gli uffici, adeguandoli alle attuali e moderne esigenze dell’Ente; dovrà essere rielaborato il sistema di reclutamento del personale, di attribuzione delle qualifiche, delle promozioni ecc.; dovranno essere precisati i compiti e le attribuzioni di tutto il personale, secondo gli uffici ed i gruppi di appartenenza. Si tratta di un lavoro complesso e difficile che la Giunta intende compiere con la collaborazione dei funzionari e dei sindacati del personale. E’ necessario, tuttavia, che anche prima della revisione del regolamento e della pianta organica si proceda alla ridistribuzione ed alla riqualificazione del personale per ottenere una maggiore efficienza produttiva. Il nucleo che deve dare concreta espressione a questa attività è Costituito dagli uffici centrali e cioè dalla Segreteria, dalla Ragioneria e dall’Ufficio Tecnico; la funzionalità di questo nucleo è condizione indispensabile per la funzionalità di tutti gli altri uffici. La funzionalità degli uffici centrali è legata anche alla disponibilità di locali adeguati; all’uopo la Giunta ha disposto il trasferimento a breve termine dell’Ufficio Tecnico Provinciale al II piano di Palazzo Dogana, in modo da riservare interamente il I piano agli uffici di rappresentanza, alla Segreteria ed alla Ragioneria. Con la disponibilità di altri locali sarà anche possibile riorganizzare e meccanizzare l’archivio, che costituisce la spina dorsale della funzionalità degli uffici. Sarà, inoltre, necessario ridistribuire il personale dopo aver accertato la effettiva dimensione numerica ottimale di ogni singolo ufficio, a livello almeno delle sezioni, ed assegnare ad ogni dipendente un preciso, ed adeguato carico di lavoro, per individuare facilmente i responsabili degli eventuali disservizi. La ridistribuzione del personale scolastico avverrà in esecuzione delle vigenti disposizioni di legge. Sarà introdotto, inoltre, il sistema della rotazione dei dipendenti — — 117 fra i diversi uffici a parità di funzioni, con la sola eccezione derivante dalla particolare natura di alcuni servizi. Con la rotazione si otterrà una maggiore qualificazione dei dipendenti e si eviteranno gli squilibri nel funzionamento dei servizi che, attualmente, si verificano nei casi di improvvise ed imprevedibili sostituzioni dei titolari di uffici. La Giunta si propone di potenziare il gruppo di studio, regolamentando il suo funzionamento come organo permanente di consulenza dell’Amministrazione e di riorganizzare il corpo dei cantonieri, istituendo altre squadre per la manutenzione meccanizzata sotto la guida di gruppi di tecnici. Questo ultimo problema sarà trattato più diffusamente nella parte relativa ai lavori pubblici. LAVORI PUBBLICI L’attività della Provincia in questo settore si svolge in due direzioni le strade e l’edilizia. L’insediamento della nuova Giunta è intervenuto nella fase centrale di attuazione di un piano decennale di sistemazione stradale per l’importo complessivo di L. 8.097.500.000 già interamente finanziato. Vi è da rilevare subito che il piano, redatto nel 1963, non prevedeva la sistemazione e bitumatura dell’intera rete stradale provinciale; il chilometraggio stradale interessato dal piano era di circa 750 Km. che andavano ad aggiungersi ai circa 600 Km. già bitumati prima del piano, mentre restavano da bitumare, al di fuori del piano, altri 250 Km. Senonché le previsioni di spesa del piano si basavano sui prezzi 1963 che hanno subito nel frattempo un rilevante aumento, per cui si rende indispensabile procedere, prima di tutto, all’aggiornamento del piano con la determinazione del piano delle opere di sistemazione. Detto aggiornamento comporterà certamente la riduzione del chilometraggio complessivo delle strade da sistemare, la conseguente dolorosa esclusione dal nuovo piano di alcune strade delle quali era stata già prevista la sistemazione e l’aumento del chilometraggio da sistemare fuori piano. Il piano aggiornato dovrà contenere anche la graduatoria di priorità delle strade che saranno sistemate. La scelta dovrà essere operata in base a criteri obiettivi importanza del collegamento, volume del traffico, entità numerica delle popolazioni interessate, ecc, Il chilometraggio delle strade che verranno sistemate annualmente sarà rapportato ai finanziamenti disponibili o alle progettazioni che potranno essere eseguite dall’Ufficio Tecnico. A quest’ultimo proposito la Giunta è impegnata ad ottenere, in un primo tempo, l’eliminazione del divario attualmente esistente fra finanziamenti e progettazioni; ed, in un secondo tempo, l’anticipazione delle progettazioni rispetto ai finanziamenti, in modo da accelerare al massimo i tempi d’esecuzione delle opere. Ciò consentirà anche di porre subito allo studio il problema della 118 progettazione e del finanziamento delle sistemazioni e della bitumatura del residuo chilometraggio provinciale non compreso nel piano. La Giunta si propone di realizzare l’integrale sistemazione della rete stradale provinciale e di richiedere ed ottenere dallo Stato il finanziamento necessario per la bitumatura del suddetto residuo chilo metraggio con i fondi previsti per la rete viaria provinciale, per l’importo di cinquecento miliardi, nel piano quinquennale nazionale; e con i fondi, per l’importo già stanziato di cento miliardi, del piano della Cassa per il Mezzogiorno. li problema stradale non si esaurisce nella sistemazione integrale della attuale rete provinciale. E’ necessario, anche, provvedere alla costruzione di nuove strade provinciali, a servizio di esigenze a carattere comprensoriale, da individuarsi in armonia con gli obiettivi della politica di programmazione. In particolare la Provincia dovrà individuare e soddisfare le nuove esigenze stradali conseguenti all’irrigazione; realizzare le arterie che si rendessero necessarie in relazione al processo di industrializzazione; assicurare, soprattutto, le comunicazioni stradali del polo turistico garganico e delle altre zone turistiche provinciali non comprese nel polo. Si tratta di un complesso di opere attualmente ancora alla fase di studio, che dovranno, tuttavia, essere realizzate con finanziamenti Cassa per alcuni settori di intervento (polo garganico, zone irrigue, industriali, ecc.) oppure con contributo statale ai sensi della legge n. 589 del 3/8/1949 e modificazioni (Sub appennino, zone di pianura escluse dall’irrigazione ecc.). Dovranno, innanzitutto, essere sollecitamente ultimate tutte le nuove strade di cui è stata iniziata la costruzione, al fine evidente di essere anche integralmente utilizzati, nel più breve tempo possibile, tutti i fìnanziamenti già ottenuti per opere ancora in corso di progettazione. Vi è poi da risolvere il grosso problema delle manutenzioni ordinarie stradali, che comportano una spesa minima di L. 600.000 a chilometro e che dovranno essere effettuato con periodicità almeno triennale, per non compromettere lo stato della rete stradale.Poi bisognerà prevedere la spesa per le manutenzioni straordinarie dei tratti che si trovano in non buone condizioni di trafficabilità e la spesa per il risanamento graduale dei tratti franosi dei tratti del Subappennino. Al fine di ridurre l’importo delle spese annue per la manutenzione ordinaria e straordinaria, la Giunta si propone di accelerare la consegna all’A.N.A.S. delle strade provinciali già statizzate e di richiedere ed ottenere la statizzazione delle altre più importanti strade provinciali. La Giunta si propone, inoltre, di procedere con graduale regolarità alla ricopertura con tappetino bituminoso di tutte le strade provinciali per le quali detta miglioria sia possibile, con precedenza per le strade bitumate prima dell’esecuzione del piano. E’ necessario, infine, risolvere il problema di una maggiore efficienza del corpo dei cantonieri con lo studio e l’attuazione delle seguenti innovazioni: — ammodernamento dei compiti e delle mansioni dei cantonieri; 119 — ridistribuzione territoriale degli addetti con estensione del tratto stradale in affidamento; — meccanizzazione graduale del servizio con aumento delle squadre per la manutenzione motorizzata; ___ istituzione di un servizio ispettivo di controllo. Anche per il settore dell’edilizia un obiettivo importante è costituito dal completamento delle seguenti opere iniziate od impostate: — Orfanotrofio « M. Cristina di Savoia » in Foggia. Sono in corso di esecuzione gli impianti di riscaldamento, cucina e lavanderia. Sono in corso di appalto l’impianto elettrico, le sistemazioni cortilizie, la costruzione dei corpi di collegamento. E’ in corso di approvazione il progetto per la costruzione dell’edificio scolastico. Il complesso dovrà entrare in funzione entro il 1968, anche in pendenza della realizzazione della Cappella. — Nuova Caserma dei Vigili del Fuoco. E’ in corso di approvazione il nuovo progetto di variante e completamento. I lavori saranno appaltati subito dopo la contrazione del mutuo suppletivo di Lire 100.000.000. Dovrà entrare in funzione entro il 1968. — Nuova sede Ospedale Provinciale di Maternità con annessa clinica pediatrica. Il progetto stralcio per l’importo di L. 850.000.000 è in corso di approvazione presso il Provveditorato Regionale alle OO.PP. di Bari. E’ in via di contrazione il mutuo per l’acquisto di suoli edificatori. L’opera dovrà andare in appalto entro la primavera del 1967. L’edilizia scolastica e la costruzione della nuova sede della Biblioteca Provinciale saranno trattate nella parte relativa alla pubblica istruzione. La Giunta si propone inoltre, di risolvere finalmente il vecchio problema di assicurare una sede dignitosa e funzionale agli uffici dell’Ente. Vengono indicate due soluzioni : la prima, a breve termine, già in corso di realizzazione, che prevede la sistemazione degli uffici con l’occupazione dell’intero palazzo ex Dogana; la seconda soluzione, a medio termine, che prevede la progettazione e la costruzione, con mutuo, di una nuova moderna sede su un suolo già di proprietà provinciale. Per completare il quadro dell’edilizia provinciale è necessario accennare all’impegno relativo alla progettazione ed alla costruzione della nuova sede del preventorio antitubercolare a Manfredonia, attualmente ospitato in locali inadeguati di proprietà del Comune di Manfredonia. Anche questo è un annoso problema che dovrà essere impostato ed avviato a soluzione nel prossimo quinquennio. PUBBLICA ISTRUZIONE Questo è il settore nel quale più forte ed evidente è il rapporto di continuità con la precedente amministrazione. E’ da premettere che il completamento del ciclo triennale di attuazione della scuola d’obbligo e la sempre maggiore propensione degli alunni verso gli Istituti di istruzione tecnica stanno determinando una forte espansione delle scuole il cui onere di funzionamento è a carico 120 della Provincia. Per far fronte a questo forte incremento nel numero e nella popolazione scolastica degli Istituti è stato necessario gravare la Provincia di onerosi contratti di locazione di stabili di proprietà privata che sono stati adattati spesso con forti spese ed in misura inadeguata, a sedi provvisorie scolastiche. La spesa attuale annua dei canoni di fitto è di circa 50.000.000. La passata amministrazione si rese conto dell’urgenza e della necessità di costruire nuovi edifici scolastici, acquisì la maggior parte dei suoli edifìcatori necessari e dispose la redazione dei relativi progetti, alcuni dei quali sono già pronti. Questa impostazione lungimirante dei problemi consentirà ora al nostro Ente di inserirsi nel nuovo piano di edilizia scolastica attualmente in corso di approvazione al Parlamento per ottenere il finanziamento statale per la realizzazione del maggior numero possibile di nuovi edifici scolastici. Il programma comprende la costruzione dei seguenti edifici: 1) — Istituto Tecnico Commerciale « Giannone » di Foggia — progetto già pronto su suolo di proprietà provinciale; 2) — 2° Istituto Tecnico Industriale di Foggia — progetto già redatto su suolo di proprietà provinciale; 3) — Istituto Tecnico Femminile « Montessori » di Foggia — progetto in corso di redazione su suolo di proprietà provinciale; 4) — Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri di S. Severo — progetto già pronto su suolo di proprietà provinciale; 5) — Istituto Tecnico Agrario di S. Severo — progetto già prono su suolo di proprietà provinciale; 6) - Istituto Tecnico e Commerciale di Lucera — Completamento progetto già pronto su suolo di proprietà provinciale; 7) — Istituto Tecnico Commerciale di Manfredonia – progetto già pronto su suolo di proprietà provinciale; 8) — progetto Liceo Scientifico di Manfredonia — progetto già pronto su di suolo di proprietà provinciale; suolo proprietà provinciale; 9) — Istituto Tecnico Commerciale di Cerignola — progettazione da redigere su suolo da acquistare; 10) — Istituto Tecnico Industriale di S. Giovanni R. — progettazione da redigere su suolo da acquistare; 11) — Liceo Scientifico di Vieste — progettazione da redigere su suolo da acquistare. Ogni nuovo edificio dovrà essere dotato di almeno una palestra ginnica. In attesa della costruzione dei nuovi edifici la Giunta si propone di migliorare al massimo l’efficienza e la funzionalità degli Istituti, anche in vista della prossima riforma dell’istruzione media superiore, potenziando le attrezzature didattiche e scientifiche ed assicurando ad ogni scuola il personale di segreteria, tecnico ed ausiliario previsto dalla legge. Si pone, altresì, il problema dell’istituzione di nuovi Istituti o di Sezioni staccate periferiche di scuole già esistenti. E’ noto che la competenza della istituzione delle nuove scuole appartiene al Ministero 121 della P. I.; la Provincia potrà, tuttavia, proporne l’ubicazione, assumendosi gli oneri a proprio carico. Si tratta di un problema spinoso e controverso, che dovrà essere studiato e risolto in una visione organica e programmata delle reali esigenze esistenti a livello almeno comprensoriale. La Giunta si propone, inoltre, di ottener lo sdoppiamento di due Istituti scolastici del Capoluogo, divenuti ormai pletorici per l’eccessivo numero degli alunni; l’istituto Tecnico Industriale « S. Altamura » e l’istituto Tecnico Commerciale « P. Giannone », la concessione dell’autonomia all’istituto Tecnico industriale di S. Giovanni R. ed al Liceo Scientifico di Vieste, e la trasformazione in Istituti Industriali autonomi delle sezioni staccate di Cerignola e S. Severo. Il secondo Istituto industriale di Foggia sarà ad indirizzo elettrotecnico mentre l’istituto « S. Altamura » rimarrà in funzione per l’indirizzo meccanico, il secondo istituto Tecnico Commerciale di Foggia sarà ad indirizzo amministrativo, essendo già l’istituto « Giannone » ad indirizzo mercantile. L’istituto Tecnico Commerciale di S. Giovanni è già ad indirizzo mercantile. L’istituto Tecnico Industriale di S. Giovanni è già ad indirizzo elettrotecnico; il nuovo Istituto Industriale di S. Severo sarà ad indirizzo meccanico e quello di Cerignola ad indirizzo elettrotecnico. Si tratta, ovviamente, di indicazioni di massima, che potrebbero eventualmente subire modifiche. La Giunta ha anche in programma di appoggiare, di intesa con il Comune di Foggia, la richiesta al Ministero della P. I. della statizzazione del Liceo Musicale « U. Giordano » di Foggia; si tratta, come è noto, di una vecchia iniziativa, che ridiventa attuale in coincidenza con l’imminente riforma dell’istruzione media superiore. Altra iniziativa allo studio è quella della istituzione di un’anagrafe dei diplomati degli istituti Scolastici, i cui oneri sono a carico della Provincia, per accertare la percentuale di iscrizioni e degli indirizzi degli studi universitari e la percentuale della immissione dei diplomati nelle attività produttive indipendenti, nelle libere professioni, negli impieghi privati e pubblici, ecc. nel territorio provinciale e nazionale. Esiste poi l’esigenza della costruzione della nuova sede del Provveditorato agli Studi di Foggia; l’attuale sede è oramai inadeguata e poco funzionale; la spesa per la costruzione del nuovo edificio dovrà essere finanziata con mutuo assistito da contributo Statale. La Provincia non ha competenza diretta in materia di istruzione professionale, ma non può disinteressarsi completamente di questo settore che è così importante per io sviluppo dell’economia provinciale. La Giunta si propone, pertanto, di studiare le forme di intervento per l’istituzione, nei più importanti comuni, di nuovi centri di addestramento professionale e per il potenziamento dei centri già esistenti. Esiste, infine, il problema grave ed ormai indilazionabile della Biblioteca Provinciale. Il progetto per la costruzione della nuova sede è ormai in corso di redazione. La Giunta è impegnata a realizzare l’opera, con mutuo, possibilmente assistito da contributo statale, entro e non oltre il prossimo quadriennio. 122 La Biblioteca è destinata a diventare uno dei centri più importanti della cultura della nostra Provincia, il fulcro ed il coordinamento delle nuove biblioteche che dovranno sorgere su impulso della Provincia e con la collaborazione del Ministero della P.I., nei più importanti Comuni che ne sono ancora privi. Sarà, perciò, incrementato congruamente il patrimonio Librario della nostra Biblioteca e saranno potenziate tutte le iniziative culturali già in atto a cura della Biblioteca stessa la rassegna periodica « La Capitanata » ; le Collane « Quaderni di La Capitanata » e « Monografie e Documenti della Biblioteca Provinciale di Foggia » ; gli studi storici sulla provincia, le conferenze e le mostre nel quadro della collaborazione con la Soprintendenza Bibliografica Regionale e con le istituzioni culturali a livello universitario. AGRICOLTURA, CACCIA E PESCA Questo è il settore nel quale i compiti istituzionali delle Provincie sono più angusti e limitati. Eppure il nostro Ente trae dall’agricoltura una forte aliquota delle proprie entrate; l’agricoltura costituisce e costituirà anche per molto tempo la fonte di reddito più cospicua della nostra economia. A causa dei limiti istituzionali, la Giunta, responsabilmente, ritiene di indicare, a titolo esemplifìcativo, le direzioni del possibile intervento provinciale: — rimboschimento collinare, alto Gargano e Subappennino, anche ai fini turistici, ai fini della regolamentazione a monte dei corsi di acqua e del consolidamento delle zone di frane; — incremento del patrimonio zootecnico, ammodernamento e razionalizzazione dei sistemi di allevamento, tipicizzazione delle razze; — miglioramento qualitativo e tipicizzazione dei nostri prodotti: frumento, vino, olio, frutta ed ortaggi, con particolare riguardo al carciofo, etc. — conservazione e trasformazione di prodotti, anche ai fini della razionalizzazione della distribuzione; — addestramento professionale degli addetti agricoli alla produzione ed alla distribuzione, con speciale riferimento alle più moderne tecniche irrigue; — prevenzione e protezione dalle avversità atmosferiche (con particolare riguardo alla grandine) e dai parassiti animali e vegetali (mo sca olearia, peronospera, etc.). La Giunta ritiene, infine, di mettere allo studio la realizzazione di un gabinetto di analisi dei terreni, annesso al Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. L’attività della Giunta dovrà necessariamente concretarsi nelle forme e nei modi che saranno concordati nel quadro della programmazione generale con gli altri Enti Pubblici (Ispettorato Agrario e Forestale, Ente di Sviluppo, Consorzio di rimboschimento, Consorzio Agrario Centrale Ortofrutticolo, ecc.) e con le organizzazioni dei produttori e dei lavoratori agricoli. 123 Per quanto riguarda specificatamente i settori della caccia e della pesca sono in programma le seguenti iniziative: CACCIA — Redazione di una carta venatoria provinciale, con l’indicazione delle zone idonee per la sosta ed il ripopolamento delle varie specie di selvaggina; — istituzione, con l’incoraggiamento della Provincia, di riserve sociali per i cacciatori meno abbienti; — potenziamento del patrimonio faunistico provinciale, con la — istituzione di zone chiuse, e ripopolamento con massicce immissioni di selvaggina, prodotta in loco, presso l’Ovile Nazionale; — potenziamento del Corpo di vigilanza venatoria con aumento del numero degli agenti e con l’acquisizione di mezzi idonei per la vigilanza sui laghi di Lesina e di Varano; — regolamentazione definitiva delle cacce primaverili e tradizionali, nel quadro della riforma della legge sulla caccia. PESCA — Istituzione del servizio di vigilanza nelle acque interne; — potenziamento dei ripopolamenti ittici in tutti i corsi d’acqua provinciali — ripopolamento ittico, d’intesa con il Consorzio di Bonifica di Capitanata, dell’invaso del Fortore; — Studio per la realizzazione di un impianto di troticoltura con annesso pescostello nel bosco dell’Incoronata; — studio generale dei problemi ittici dei laghi di Lesina e di Varano; — istituzione di corsi di addestramento e di aggiornamento per i pescatori marittimi e delle acque interne; — istituzione di un Laboratorio di biologia marittima e lagunare; regolamentazione degli scarichi industriali nei corsi d’acqua provinciali con particolare riguardo al Candelaro; — costruzione di un acquario permanente al padiglione di « Caccia e Pesca » nella Fiera di Foggia, con l’esposizione di tutte le varietà ittiche presenti nei corsi d’acqua provinciali. TURISMO L’azione della Giunta sarà, innanzitutto, diretta alla redazione di un piano generale di valorizzazione turistica della Provincia. Il quadro generale, oltre a rappresentare la premessa di base per tutti gli investimenti concreti che la Provincia andrà a promuovere per Io sviluppo turistico, costituirà il più utile e diretto contributo che il 124 nostro Ente può offrire all’attività della Commissione turismo del Comitato Regionale Pugliese per la Programmazione Economica. Lo studio di base dovrà essere approfondito in relazione al comprensorio turistico garganico, con l’urgenza determinata dalla necessità di inserire il Gargano nelle prime fasi di attuazione del piano pluriennale della Cassa per il Mezzogiorno. La Giunta si propone di ottenere dalla Cassa il riconoscimento per il nostro Ente di un ruolo di determinante responsabilità nella redazione ed attuazione del piano di sviluppo turistico del comprensorio garganico, e di ottenere l’inclusione, nel comprensorio stesso, della fascia litoranea da Siponto all’Ofanto. Per il resto dell’agro provinciale non incluso nel comprensorio dovrà essere studiata una serie organica di interventi, ispirati al concetto di concentrare i mezzi disponibili nella ulteriore valorizzazione di alcune zone con vocazione turistica, già in via di sviluppo. A titolo esemplificativo si elencano le zone di interesse provinciale a vocazione turistica: 1) località termale di Margherita di Savoia; 2) bosco dell’Incoronata del quale dovrà essere studiata la trasformazione, d’intesa con il Comune di Foggia, in parco pubblico del Comune Capoluogo; 3) zona di S. Cristofaro, nell’agro di S. Marco la Catola; 4) zona di Castelnuovo della Daunia, anche ai fini della valorizzazione delle risorse idrominerali; 5) comprensorio del Monte Crispignano, su cui gravitano i Comuni di Accadia, Deliceto, Bovino, Panni ed Orsara di Puglia; 6) comprensorio di Monte Cornacchia, su cui gravitano i Comuni di Faeto, Roseto, Alberona, Biccari, Celle S. Vito e Castelluccio Valmaggiore. IGIENE E SANITA’ Nel settore dell’igiene i compiti istituzionali della Provincia si articolano, principalmente, sul funzionamento delle due sezioni chimica e medico-micrografica del Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Il Laboratorio è ubicato in una sede propria, nella quale recentemente sono stati ospitati anche gli Uffici Sanitari Provinciali (Medico e Veterinario Provinciali). L’edificio è stato riattato parzialmente nel decorso quadriennio. Bisogna ancora sistemare il piano ammezzato, che ospita la sezione medico-micrografica e le aree cortilizie e procedere alla costruzione della autorimessa. Ma l’impegno più importante è quello del completamento dell’aggiornamento generale delle attrezzature scientifiche, specie della sezione medico-micrografica, in parte logorate per l’usura, in parte superate tecnicamente per il noto fenomeno dell'obsolescenza. Dovranno anche essere ulteriormente potenziati i quadri tecnici e — — 125 dovrà essere incrementato il numero dei vigili sanitari al fine di intensifìcare la lotta alle frodi alimentari. La Giunta si propone di creare, annesso al Laboratorio, un gabinetto di analisi dei terreni, che dovrebbe cominciare a funzionare in via sperimentale, utilizzando i locali del piano seminterrato. Dovrà essere anche potenziato il centro antirabbico che dovrà funzionare in più stretta collaborazione con il Consorzio Provinciale Antirabbico. Per il settore della Sanità dovrebbe entrare in funzione entro il prossimo quadriennio, sia pure parzialmente, il nuovo grande complesso già progettato per la sede dell’Ospedale Provinciale di Maternità con annessa Clinica Pediatrica nella quale dovranno essere ospitati i minori assistiti dal Brefotrofio. Anche prima dell’entrata in funzione del nuovo complesso, dovrà essere profondamente riorganizzato il funzionamento dei due istituti, in modo da ricondurre la loro gestione su basi economiche di efficienza produttiva. Il problema si pone, specialmente, per l’Ospedale di Maternità, che, essendo una istituzione a carattere facoltativo, può configurarsi come una vera e propria azienda ospedaliera provinciale. Il deficit annuo dell’Ospedale è andato aumentando negli ultimi anni, ed è stato accollato al bilancio provinciale; la Giunta si propone di invertire la tendenza, riducendo ed eliminando, in prospettiva, le passività di gestione con una più razionale e moderna organizzazione amministrativa e contabile interna e con la ristrutturazione e qualificazione del personale infermieristico. Con la costruzione della nuova sede e con il conseguente aumento dei posti letto l’obiettivo della riduzione del deficit potrà essere perseguito più agevolmente, anche a mezzo dell’aumento delle rette di degenza. Sara, anche, possibile mettere allo studio alcune iniziative collaterali già in tempo segnalate dal corpo sanitario e finora non realizzate per l’inadeguatezza e la scarsa funzionalità degli attuali locali. La Giunta intende riferirsi alla scuola di ostetricia ed alla scuola per le puericultrici, che potranno svolgere una loro funzione valida e proficua nei quadro del funzionamento del nuovo grande complesso ospedaliero. CANTIERI DI LAVORO La Provincia ha realizzato, negli anni scorsi, molte opere a mezzo dei cantieri di lavoro. Anche per questo settore si rende, tuttavia, necessario realizzare alcuni nuovi criteri di impostazione per correggere le tendenze individuate nell’attività degli anni scorsi. E ciò a seguito dei dati fornitici dal gruppo studio della Provincia. E’ noto che nell’effettuazione di un cantiere di lavoro confluiscono gli interventi finanziari di due soggetti : lo Stato, e specificatamente il Ministero del Lavoro, che sostiene la spesa per il pagamento delle paghe alla manodopera impiegata al cantiere; e l’Ente gestore del cantie126 re, che sostiene la spesa per l’acquisto dei materiali occorrenti per la realizzazione dell’opera. E’ interesse evidente della nostra Amministrazione proporre l’effettuazione di cantieri che prevedano una spesa per la mano d’opera, a carico dello Stato, in misura maggiore o per la meno pari, a quella necessaria per l’acquisto del materiale, che rimane a carico dell’Ente gestore. Per il passato questo criterio di impostazione non sempre è stato tenuto presente; è stato, anzi, rilevato che, nella gestione dei cantieri, la spesa per l’acquisto dei materiali è andata man mano aumentando, in percentuale, rispetto alla spesa per la mano d’opera. La Giunta si propone, per il prossimo quadriennio, di invertire gradatamente la detta tendenza, e di realizzare, a mezzo di cantieri di lavoro, preferibilmente delle opere che richiedano una maggiore spesa per mano d’opera che per acquisto di materiali. Per quanto riguarda poi l’appartenenza delle opere che vengono realizzate con i cantieri, è stato rilevato, dall’esame dei dati, che, nel totale, le opere di interesse provinciale sono andate percentualmente diminuendo, rispetto a quelle di interesse comunale ed a quelle di proprietà di Enti vari. Anche questa tendenza dovrà essere invertita nel senso di realizzare, con l’attività dei cantieri di lavoro, un maggior volume di opere di interesse provinciale, rispetto a quelle di interesse comunale o di altri Enti. Con l’applicazione dei nuovi criteri sarà possibile ridurre la misura degli stanziamenti di spesa attualmente previsti nei bilanci annuali per il settore dei cantieri e realizzare contemporaneamente un maggior volume di opere di interesse provinciale. I brevi appunti, le considerazioni e gli indirizzi che precedono dovranno costituire, nel contempo, la base e le direttrici di lavoro della Giunta di Centro-Sinistra, la quale, nello spirito di ampia utilizzazione di tutte le forze della Provincia, si avvarrà dell’intesa e della collaborazione di tutti. In questo sforzo di sostegno e di stimolo dell’azione della Provincia da parte di enti, sindacati e cittadini, va visto l’impegno di non chiudersi in una attività ristretta all’ambito ed ai compiti istituzionali dell’Ente, ma di portare, alla stessa attività, area, luce e spazio con il concorso delle volontà e delle esperienze di tutti, in modo che i deliberati e le scelte risultino i più aderenti alla volontà ed agli interessi della popolazione amministrata. E’ chiaro che questo impegno ha un punto di partenza che non è la sola Giunta, ma il Consiglio Provinciale; della tutela della sua autonomia e delle sue prerogative la Giunta sarà gelosa custode, impegnandosi a creare, prima all’interno, il clima che intende realizzare all’esterno dell’Ente. I rapporti fra Giunta e Consiglio, nell’ambito delle proprie responsabilità, dovranno essere improntati — e lo sforzo dovrà essere comune — a fiducia, chiarezza e rispetto delle opinioni di ciascuno. La Giunta è consapevole che esistono probabilmente altri problemi 127 che sono stati tenuti presente nell'elaborazione del programma ed è pronta ad accogliere i suggerimenti utili e responsabili che dovessero pervenire da ogni settore politico del Consiglio; così come sollecita la collaborazione di tutto il Consiglio — e studierà, all’uopo, l’istituzione di commissioni consiliari — per l’attuazione del programma stesso. I problemi della nostra Provincia sono certamente innumerevoli e complessi; noi vogliamo affrontarli e risolverli nel maggior numero possibile, anche se dobbiamo realisticamente considerare gli ostacoli che ci vengono da una realtà obiettivamente difficile. La Giunta cercherà di concentrare il suo sforzo nell’intento di fare, presto e bene, le cose che potranno essere fatte, nella speranza di ottenere il riconoscimento e la gratitudine di tutti coloro cui stanno a cuore le sorti e l’avvenire, la crescita e lo sviluppo, il benessere e la promozione sociale dell’intera Capitanata. 128 ELEZIONE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI FOGGIA – Seggi n. 30 (12 giugno 1966) GRU PPO COLLEGI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. Accadia Apricena Ascoli Satriano Bovino Castelnuovo della Daunia Casalnuovo Monterotaro Cerignola I Cerignola II Foggia I Foggia II Foggia III Foggia IV Foggia V Lucera Manfredonia I Manfredonia II Margherita di Savoia Monte Sant’Angelo Orta Nova Roseto Valfortore San Giovanni Rotondo San Marco in Lamis Sannicandro Garganico San Severo I San Severo II Serracapriola Torremaggiore Trinitapoli S. Ferdinando di Puglia 28. Troia 29. Vico del Gargano 30. Vieste Elettori Votanti % votanti Totale voti validi 14.537 13.417 10.928 11.348 10.821 11.167 9.318 9.382 74,43 85,83 85,86 80,90 10.518 10.736 8.989 8.885 11.635 13.710 12.232 11.016 19.746 13.207 14.894 9.064 12.320 10.813 9.659 17.465 11.614 12.779 77,90 89,86 88,39 87,68 88,44 86,42 85,79 8.732 11.919 10.530 8.965 16.379 10.647 12.248 13.864 16.304 13.672 12.567 12.110 12.086 13.335 11.296 13.201 11.308 16.549 13.996 15.031 10.720 10.143 11.475 12.401 14.289 11.812 10.153 11.085 9.197 11.803 8.137 10.024 8.725 12.132 12.546 13.434 8.321 9.296 10.336 89,94 87,64 86,39 80,79 91,56 76,05 88,54 72,03 81.99 77,15 73,30 85,63 89,37 77,62 91,60 90,05 11.652 13.731 11.251 9.768 10.720 8.928 11.422 7.883 10.205 8.518 11.452 12.179 12.942 8.142 8.983 10.330 11.493 12.873 12.259 390.952 9.281 10.066 9.376 327.225 80,75 79,19 76,48 83,69 8.758 9.620 9.110 314.118 1—PCI 2— PSIUP (Seggi n. 10) Candidati (Seggio n. 1) Voti validi Cifra individ. Di Stefano N. Pistillo M. Rossi A. A. Croella A. G. 2.351 5.000 3.742 2.665 22,35 46,57 41,62 29,99 Gentile D. Panico P. Dalessandro G. Mele M. Amoroso B. Frisullo L.G. Kuntze V.M. in La Porta Tarolla C. Di Gioia M. D'Andrea N. Magno M. del Negro V. L. Campanile M. di Biase L. Papa G. Merla M. L. Nardella A. M. Mascolo R. Berardi A. Amoroso E. D. Grimaldi V. C. Ricciardelli P. Vania S. 2.599 5.962 6.385 1.371 2.886 1.979 29,07 50,08 60,00 15,32 17,62 18,62 2.113 3.896 4.983 4.891 3.818 1.498 2.664 3.746 2.006 4.073 3.145 5.655 4.168 6.137 2.923 4.592 4.556 17,25 28,20 36,29 43,47 39,08 13,97 29,83 32,79 25,44 39,9 36,92 49,38 34,22 47,41 35,87 51,11 44,10 2.065 2.427 1.327 104.923 23,58 25,21 14,55 Pasqualicchio P. M. Carmeno P. Kuntze F. Candidati Voti validi Cifra individ. Marotta L. Mollica M. Votta P. Cericola A. A. 1.007 198 283 189 9,57 1,84 3,14 2,12 Lembo M. Stramaglia F. Cantalupo A. Ribezzo C. T. Daniele E. Diana S. Marotta L. 449 202 190 242 468 335 321 5,71 1,69 1,80 2,05 2,85 3,15 2,72 Belgioioso A. Livrieri V. Daniele E. Fischetti L. Capodivento G. Nasuti M. Di Venosa F. Camporeale G. Morelli A. Napolitano A. Columpsi F. Cella E. G. Nigelli E. B. Fiore G. Diana S. Falcone N. 589 626 147 280 256 264 1.283 140 236 153 431 163 196 276 60 138 5,05 4,55 1,306 2,86 2,38 2,95 11,23 1,77 2,31 1,79 3,76 1,338 1,51 3,38 0,66 1,333 Finelli F. M. R. Doddi M. Bellotti M. 246 220 119 9.767 2,80 2,28 1,305 3—PLI (Seggi n. 1) Candidati Carrillo R. Troiano G. Pignataro B. G. V. Pulito A. Voti validi 812 452 490 145 4—PRI (Seggi n. 0) Cifra individ. 7,72 4,21 5,45 1,63 Candidati Ciccone S. Mascolo V. E. Mastropieri N. Ciccone S. Voti validi 18 12 4 30 Cifra individ. 0,17 0,111 0,444 0,33 Nardone B. D’Emilio M. D’Emilio M. Marzocco A. Melillo S. G. B. Marano D. P. M. Schena V. 123 346 203 875 855 616 499 1,40 2,90 1,92 9,78 5,22 5,79 4,07 Ciccone S. Carli R. Colaminè G. Puccillo V. Colaminè G. Carli R. Mastropieri N. 28 14 14 117 189 161 234 0,32 0,117 0,13 1,30 1,15 1,515 1,91 d’Angelo P. Caso C. De Salvia G. Pignataro B. G.V. Pugliese V. C. I. Gatta G. De Lisi A. Caccavella C. D. A. Scarano G. Schiena V. De Monte N. Casale G. De Filippis G. Alberico F. Maiellaro U. Della Torre M. 371 637 346 688 877 195 271 72 190 215 115 440 154 139 170 63 3,18 4,63 3,07 7,04 8,18 2,18 2,37 0,91 1,86 2,52 1,00 3,61 1,18 1,76 1,85 0,60 Bazzocchi P. Montanaro V. A Massa A. Cannito A. Pugliese M. Bazzocchi P. Montanaro V. A. Colaminè G. Cannito A. Bazzocchi P. Mascolo V. E. Massa A. Mascolo V. E. Pucillo V. Massa A. Pugliese M. 177 40 47 28 69 4 io 13 31 12 7 323 250 3 4 23 1,519 0,29 0,41 0,28 0,64 0,45 0,08 0,16 0,30 0,14 0,06 2,63 1,93 0,03 0,45 0,22 336 1.155 1.024 12.874 3,83 11,99 11,23 24 23 7 1.916 0,27 0,25 0,07 Menichella L. C. Rocca R. Spadea-Paonessa L Pugliese M. Mastropieri N. Puccillo V. 5—MSI (Seggi n. 0) Candidati Di Giorgio P. Pirro F.D.A. Agostinacchio P.A.M. Amoroso V. Voti validi Cifra individ. 183 451 455 96 1,79 4.80 5,06 1,08 Agnusdei A. Monaco L. Monaco L. Frigerio L. Scillitani G. S. Corvino I. V. P. Scillitani G. S. 60 687 421 689 1.352 633 1.016 0,68 5,76 3,99 7,701 8,25 5,95 8,29 Mele A. Agnusdei A. Balsamo L. U. Balsamo L. U. De Lorenzo A. Colavecchia M. Sinisi F. Fontana D. Giordano B. Giordano B. Agnusdei A. Manna M. A. Matarante F. Marinelli F. Marinelli F. Pellegrino E. F. 585 491 259 242 427 44 537 838 110 1.405 74 481 399 315 2.119 1.110 5,02 3 57 2,30 2,47 3,98 0,49 4,70 10,63 1,07 16,49 0,64 3,94 3,08 3,86 23,58 10,74 Lanzetta R. A. Giordano B. Mele A. 275 168 82 16.010 3,14 1,74 0,89 6—DC (Seggi n. 11) Candidati 7— PSDI (Seggi n. 2) Voti validi Cifra individ. Fiordelisi L. Lombardi N. Perfetto A. G. A. Consiglio G. 2.974 3.433 3.403 3.345 Di Sabato D. Meterangelis A. Mastroserio C. De Tullio P. Rubino L. Tedesco G. F. M. Galasso F. P. Biasco F. S. Scarano V. G. Tizzani B. Scirpoli B. Comitangelo S. M. Renzulli M. A. Marinaccio A. D’Orsi P. Mondelli F. Centola G. Donataccio A. Bisceglia O. B. Giordano V. E. Magnocavallo P. Tosto E. Distaso M. De Santis A. M Matassa G. I Troiano A. Candidati Voti validi 28,27 31,97 37,85 37,64 Grosso A. Di Giovine B. F. Balzano P. G. Russo A. F. S. 1.543 560 47 441 14,67 5,81 0,52 4,96 3.035 3.073 2.815 3.448 6.127 3.923 4.780 34,75 32,40 26,73 38,54 37,40 36,91 39,02 Bortone E. Fiume I. Fiume I. Bellusci C. Pinto V. Pedale R. Notarangelo 0. 1.256 387 212 565 1.358 863 707 14,38 3,24 2,01 8,31 8,29 8,12 6,42 3.890 4.725 4.377 3.718 3.755 4.111 3.339 3.890 3.935 3.203 4.064 4.530 4.096 3.680 1.714 2.903 33,38 34,41 38,90 38,06 35,02 46,04 29,23 49,34 38,55 37,60 35,48 37.19 31.64 45.16 19,08 24,24 Minenna L. Di Giovine B. F. Scuteri G. P. E. Scuteri G. P. E. Troiano S. Rinaldi P. Mastropieri D. Iacovino R. Lecce M. Martelli G. G. A. Antonacci D. Garofalo C. Ceci A. Oliva G. F. S. V. Cocomazzi M. Miccoli N. 1.030 971 61 62 1.212 86 119 561 997 36 119 764 991 442 70 478 8,83 7,07 0,54 0,63 11,30 0,96 1,04 7,11 9,72 0,42 1,03 6,27 7,65 3,42 0,77 4,62 3.773 3.926 2.543 110.935 43,09 40,78 27,95 Verrillo A. M. Caputo R. Protano M. C. 110 644 2031 18.798 1,25 6,69 22,27 8—PDIUM (Seggi n. 1) Candidati 9—PSI (Seggi n. 3) Fusco A. A. L. Clima F. Marano L. A. Fattibene M. Voti validi 97 106 46 492 Cifra individ. 0,92 0,98 0,48 9,53 De Cosmo F. Frejaville M. Frejaville M. Piccapane A. V. L. De Caro G. De Miro v. De Miro V. 200 130 113 529 1.099 847 985 Varlaro A. A. G. F. Ritondale R. Impagniatieilo A. Impagnatiello A. De Sio B. Scala A. Scala A. Caputo A. Piccapane A. V. E. Piccapane A. V. E. Di Pumpo A. De Girolamo S. D. De Girolamo S. D. Altieri L. D’Alessandro L. Bafunno V. Barbetta V. Vigilante A. Ruggiero L. Candidati Cavaliere G. Chiaromonte N. Pedretti A. B. Romano D. Voti validi 1.527 526 521 1.488 Cifra Collegio individ. 14,51 1 4,88 2 5,79 3 16,67 4 2,29 1,09 1,07 5,91 6,70 7,97 8,04 Colucci C. Grieco N. Scarano F. Treggiari L. De Lauro A. in Matera Bucci E. Pagliara F. A. 972 318 237 1.109 2.045 1.270 1.503 11,13 2,66 2,25 18,39 12.48 11,95 12,27 5 6 7 8 9 10 11 565 107 353 354 441 169 188 73 66 33 51 973 482 41 35 996 4,84 0,78 3,13 3,62 4,11 0,77 1,64 0,93 0.64 0,30 0,44 7,98 3,72 0,50 0,39 9,64 Fariello G. F. P. Follieri L. G. De Padova A. M. Racioppa M. Lattanzio M. Rinaldi G. de Maio Bios G. Follieri L. G. Scarale F. M. Civitavecchia P. Donnanno G. B. Ciavarella A. D’Antuono F. P. Venditti G. E. Sacco D. Pinto D. 1.149 1.151 770 578 2.180 1.491 1.929 290 572 316 936 337 237 329 219 461 9,66 3,38 6,84 5,91 20,38 16,70 16,88 3,67 5,60 3,70 8,17 2,76 1,83 4,03 2,43 4,46 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 1.257 144 112 10.982 14,35 1,49 1.22 670 919 1.866 27.913 7,65 9,54 20,46 28 29 30 Prencipe G. Draicchio B. Moretti T. I MUNICIPI STATISTICA DELLE “AMMINISTRATIVE,, l° turno: 11 giugno ________________________________________________________ CANDELA ________________________________________________________ Pop. 5.037 Elett. 3.228 Vot. 2.364 Perc. 88,7% - - - D.C.: v. 1.170, perc. 40,85%, s. 9. M.S.I.: v. 249, perc. 8,69%, s. 1. P.C.I.: v. 1.006, perc. 38,62% s. 8. P.S.l.: v. 262, perc. 9,16%, s. 2. P.S.I.U.P.: v. 77, perc. 2,68%, s. -. Totali: v. 2.764, perc. 100,00%, s. 20. V.n.v. (comprese sch. b.) 106; sch. b. 52. ________________________________________________________ FOGGIA ________________________________________________________ Pop. 133.385 Elett. 72.727 Vot. 63.873 Perc. 87,8%. D.C.: v. 25.592, perc. 42,01%, s. 22. M.S.I.: v. 3.382, perc. 5,47%, s. 2. P.C.I.: v. 10.571, perc. 17,11%, s. 9. - - - ABBREVIAZIONI Elett. = elettori per legge; Pop. = popolazione presente alla data della consultazione elettorale. S. = seggi ottenuti. Sch. b.= schede bianche. V.v.= voti validi. V.n.v. = voti non validi. Vot. = cittadini votanti. N.B. - Le liste sono elencate in ordine analfabetico, non cronologico di presentazione. 129 P.D.I.U.M.: v. 3.066, perc. 4,95%, s. 2. P.L.I.: v. 3.466, perc. 5,66%, s. 3. P.R.I.: v. 1.451, perc. 2,34%, s. 1. P.S.D.I.: v. 5,671, perc. 9,17, s. 5. P.S.I.: v. 6.762, perc. 10,83%, s. 5. P.S.I.U.P.: v. 1.649, perc. 2,56%, s. 1. Totali: v. 61.610, perc. 100%, s. 50. V.n.v. (comprese sch. b.) 2.041; sch. b. 958. ________________________________________________________ ISCHITELLA ________________________________________________________ Pop. 5.220 Elett. 3.124 Vot. 2.779- Perc. 89% D.C.: v. 811,perc. 29,75%, s. 6. Eterogenea: v. 575, perc. 21,1%, s. 4. P.C.I.: v. 859, perc. 31,52%, s. 7. P.S.I.: v. 480, perc. 17,63%, s. 3. Totali: v. 2.725, perc. 100%, s. 20. V.n.v. (comprese sch. b.) 52; sch. b. 30. - - ________________________________________________________ MANFREDONIA ________________________________________________________ Pop.42.941 Elett. 22.852 Vot. 19.392 Perc. 84,9% D.C.:v. 7.990, perc. 42,23%, s. 18. Eterogenea: v. 1.954, perc. 10,32%, s. 4. P.C.I.: v. 7.061, perc. 37,32%, s. 15. P.S.I.: v. 1.628 perc. 8,60%, s. 3. P.S.I.U.P.:v. 286, perc. 1,53%, s. Totali: v. 18.919, perc. 100%, s. 40. V.n.v. (comprese sch. b.) 476; sch. b. 187. - - - ________________________________________________________ S. G I O V A N N I R O T O N D O ________________________________________________________ Pop. 20.790 - Elett. 11.259 - Vot. 9.168 - Perc. 81,4%. D.C.: v. 3.781, perc. 42,53%, s. 14. D.C.- Ind.: v. 680, perc. 7,67%, s. 2. M.S.I.: v. 71, perc. 0,79%, s. —. P.C.I.: v. 3.135, perc. 35,26%, s. 11. 130 P.S.D.I.: v. 485, perc. 5,45%, s. 1. P.S.I.: v. 569, perc. 6,4%, s. 2. P.S.l.U.P.: v. 169, perc., 1,9%, s. Totali: v. 8.890, perc. 100%, s. 30. V.n.v. (comprese sch. b.) 288; sch. b. 109. ________________________________________________________ S. S E V E R O ________________________________________________________ Pop. 51.724 Elett. 29.027 Vot. 25.862 Perc. 89,1%. D.C. : v. 10.131, perc. 39,89%, s. 17. P.C.I.: v. 10.170, perc. 40,12%, s. 17. P.L.l. - M.S.I.: v. 1 .575, perc. 6,24%, s. 2. P.R.I.: v. 869, perc. 3,42%, s. 1. P.S.D.I.: v. 1.695, perc. 6,68%, s. 2. P.S.l.: v. 582, perc. 2,29%, s. 1. P.S.l.U.P.: v. 347, perc. 1,36, s. Totali: v. 25.369, perc. 100%, s. 40. V.n.v. (comprese sch. b.) 441; sch. b. 247. - - - —. ________________________________________________________ TORREMAGGIORE ________________________________________________________ Pop. 16.643 Elett. 10.143 Vot. 9.293 Perc. 91,6%. D.C.: v. 2.797, perc. 31,02, s. 9. M.S.I. - Ind.: v. 1.169, perc. 12,96%, s. 4. P.C.I. - P.S.I.U.P.: v. 4.400, perc. 48,78, s. 15. P.S.l. - P.S.D.I.: v. 653, perc. 7,24%, s. 2. Totali: v. 9.019, perc. 100%, s. 30. V.n.v. (comprese sch. b.) 270; sch. b. 124. - - - ________________________________________________________ TROIA ________________________________________________________ Pop. 9.247 Elett. 5.218 Vot. 4.782 Perc. 91,6%. D.C.: v. 2.702, perc. 58,61%, s. 12. P.C.l.: v. 1.354, perc. 29,37, s. 6. P.S.I.: v. 419, perc. 9,10%, s. 2. P.S.l.U.P.: v. 135, perc. 2,92%, s. Totali: v. 4.610, perc. 100%, s. 20. V.n.v. (comprese sch. b.) 172; sch. b. 102. - - - 131 2° turno: 27 novembre ________________________________________________________ ANZANO Dl PUGLIA ________________________________________________________ Pop. 3.183 Elett. 1.801 Vot. 1,290 Perc. 71,6%. Comitato Civico: v. 546, perc. 44,03%, s. 4. D.C.: v. 615, perc. 49,60%, s. 16. Torre: v. 79, perc. 6,37%, s. Totali: v. 1.240, perc. 100,00%, s. 20. V.n.v. (comprese sch. b.) 50; sch. b - - - —. ________________________________________________________ LESINA ________________________________________________________ Pop. 3.244 Elett. 3.522 Vot. 2.741 Perc. 77,82%. - - - D.C.: v. 1.176, perc. 43,24%, s. 9. P.C.I.: v. 352, perc. 12,94%, s. 2. P.S.U.: (18 P.S.D.I.+2 P.S.I.): v. 1.192; perc. 43,82, s. 9. Totali: v. 2.720, perc. 100%, s. 20. V.n.v. (comprese sch. b.) 21; sch. b. 8. ________________________________________________________ M O N T E S. A N G E L O ________________________________________________________ Pop. 21.191 Elett. 12.016 Vot. 8.927 Perc. 74,29%. D.C.: v. 4.076, perc. 46,64%, s. 15. P.C.I.: v. 2.098, perc. 24,00%, s. 7. P.L.I.: v. 235, perc. 2,69%, s.—. P.R.I.: v. 90, perc. 1,03%, s.—. P.S.I.U.P.: v. 337, perc. 3,85%, s. 1. P.S.U.: (4 P.S.D.I.+26 P.S.I.) v. 1.905, perc. 21,79%, s. 7. Totali: v. 8.741, perc. 100,00%, s. 30. V.n.v. (comprese sch. b.) 185; sch. b. 83. - - - ________________________________________________________ ORSARA DI PUGLIA ________________________________________________________ Pop. 5.241 Elett. 3574 Vot. 2972 Perc. 83,16%. D.C.: v. 1.367, perc. 46,70%, s. 10. - 132 - - P.C.I.: v. 1.231, perc. 42,06%, s. 9. P.R.l.: v. 95, perc. 3,25%, s.—. P.S.l.U.P.: v. 44, perc. 1,50%, s. P.S.U. (16 P.S.I.+2 I.S.+2 P.S.D.I.): v. 190, perc. 6,49, s. 1. Totali: v. 2.927, perc. 100%, s. 20. V.n.v. (comprese sch. b.) 45; sch. b. 14. ________________________________________________________ S. M A R C O L A C A T O L A ________________________________________________________ Pop. 2.826 Elett. 1.880 Vot. 1.324 Perc. 70,4% D.C.: v. 526, perc. 42,250/0, s. 4. Lista civica: v. 561, perc. 45,06%, s. 16. P.C.l.: v. 99, perc. 7,95%, s.—. P.S.I.U.P.: v. 59, perc. 4,74%, s. Totali: v. 1.245, perc. 100,00%, s. 20. V.n.v. (comprese sch. b.) 79, sch. b. - - - _______________________________________________________ S. M A R C O I N L A M I S ________________________________________________________ Pop. 18.743 Elett. 11.222 Vot. 8.608 Perc. 76,71% D.C.: v. 3.408, perc. 40,14%, s. 13. Eterogenea: (9 D.C.+7 M.St+4 P.C.I.+1 P.S.I.U.P.+1 P.S.I.) v. 412, perc. 4,85%, s. 1. M.S.I.: v. 1.363, perc. 16,05%, s. 5. P.C.I.: v. 2.607, perc. 30,70%, s. 9. P.S.I.U.P.: v. 175, perc. 2,06%, s.—. P.S.U. (1 P.S.D.I.+3 D.C.+26 P.S.I.): v. 526, perc. 6,20%, s. 2. Totali: v. 8.491, perc. 100%, s. 30. V.n.v. (comprese sch. b.) 117; sch. b. 52. - - - ________________________________________________________ S. P A O L O D I C I V I T A T E ________________________________________________________ Pop. 6.881 Elett. 4.137- Vot. 3.291 Perc. 79,55% . D.C.: v. 1.634, perc. 50,06%, s. 10. Mista di sinistra (6 l.S.+4 P.S.I.+2 P.S.I.U.P+8 P.C.I.): v. 1.107, perc. 33,91%, s. 7. M.S.I. (9 M.S.l.+2 I.A.+5 l.D.+3 I.C.+1 I.S.): v. 184, perc. 5,64%, s.1. P.S.U. (11 P.S.D.l.+5 P.S.+3 I.S.+ 1 I.C.): v. 339, perc. 10,39%, s. 2. - - 133 ________________________________________________________ SERRACAPRIOLA ________________________________________________________ Pop. 7.998 Elett. 4.987 Vot. 3.959 Perc. 79,39%. D.C.: v. 2.030, perc. 52,39%, s. 11. M.S.I.: v. 355, perc. 9,15%, s. 2. P.C.I. (15 P.C.I.+ 5 I.S.): v. 1.189, perc. 30,68%, s. 6. P.S.I.U.P. (8 P.S.I.U.P.+3 P.C.I.+ 1 l.S.): v. 100, perc. 2,58%, s. P.S.U. (12 P.S.D.l.+3 P.S.I.): v. 201, perc. 5,19+, s. 1. Totali: v. 3.875, perc. 100%, s. 20. V.n.v. (comprese sch. b.) 83; sch. b. 42. - - - —. ________________________________________________________ TRINITAPOLI ________________________________________________________ Pop. 14.152 Elett. 8.004 Vot. 7.507 Perc. 93,79% D.C.: v. 4.098, perc. 55,12%, s. 18. M.S.I.: v. 125, perc. 1,680/o, s.—. P.C.I.: v. 2.041, perc. 27,45%, s. 8. P.L.l.: v. 55, perc. 0,74% s. P.S.I.U.P.: v. 172, perc. 2,32%, s.—. P.S.U. (15 P.S.I.+15 P.S.D.I.): v. 944, perc. 12,69%, s. 4. Totali: v. 7.435, perc. 100%, s. 30. - - V.n.v. (comprese sch. b.) 72; sch. b. 23. 134 - IN MEMORIA Beniamino D’ Amato lI 27 aprile, a Grumo Appula, dove era nato il 10 gennaio 1912, si è spento dopo la straziante malattia il prof. Beniamino D’Amato, soprintendente bibliografico per la Puglia e la Lucania. Laureatosi nel 1935 in giurisprudenza con una tesi in storia delle dottrine economiche e successivamente, nel 1939, in lettere con una tesi in filologia romanza, si era dedicato all’insegnamento dapprima e poi, seguendo la naturale vocazione, era entrato ne; 1942 nell'Amministrazione delle Biblioteche per la via maestra del concorso, consacrandosi al nuovo ufficio con la fede e con l’entusiasmo dell’iniziato. Destinato alla Biblioteca Universitaria di Bologna, trasferito in seguito alla Nazionale di Firenze, ove fu addetto alla sistemazione delle sale di consultazione e della sezione dei rari e dei manoscritti, Beniamino D’Amato fu nominato nel 1944 soprintendente bibliografico a Bari, in una città, cioè, dove aveva vissuto negli anni della sua prima giovinezza e dove ora ritornava con funzioni direttive; soddisfazione grande per Lui, certamente, ma soddisfazione accompagnata tutt'altro che da lieve responsabilità, avendo bisogno quella Soprintendenza di un dirigente che, continuando l’opera bene iniziata dall’immediato suo predecessore, sapesse darle tale un definitivo assetto e tale una sistemazione da corrispondere alle esigenze di una circoscrizione cosi vasta ove la guerra aveva completamente disorganizzato le iniziative già prese e la razionale opera del funzionamento degli istituti sottoposti ora alla sua vigilanza. Egli dovette quindi affrontare lo studio e l’attuazione dei piani di ricostruzione nel campo tecnico oltre che bibliografi- co e culturale di diciotto biblioteche di enti locali ed ecclesiastici, con la conseguente sistemazione del materiale librario antico e moderno; opera da lui documentata in una Mostra fotografica delle biblioteche pugliesi ricostruite dal 1946 al 1951, cui fece seguire una Mostra documentaria del pensiero economicopolitico pugliese dei secoli XVIXX e una Mostra storica dei tipografi pugliesi dal secolo XVI, delle quali compilò i cataloghi. Quest’ultima Mostra anzi gli aveva suggerito la compilazione di una storia della tipografia pugliese, che aveva già iniziato per la Sansoni antiquariato e che avrebbe descritto analit icamente oltre quat trocento edizioni per tre quarti sconosciute e che costituiscono la produzione tipografica autoct ona dei secoli XVIXVIII. Dal Nehou al Deza, al Ventura, al Pace, al Gaidone, allo Zannetti, al Micheli, al Vitale, al VaIeri, al De Bonis, al Mazzei, al Chinati, a Domenico e Pasquale Viverito, al Crudo, al Marino, alle rarissima edizioni accesi e tranesi senza note tipografiche, tutta la storia della stampa pugliese avrebbe finalmente avuto il suo storico. Del D’Amato, che aveva iniziato il suo lavoro con rigore di metodo e completezza d’indicazioni va qui ricordato anche un valido volume sulla " Biblioteca Moderna ". Era stato un grande lavoratore. Gli anni e la conseguita sempre maggiore esperienza andarono via via smussando del suo carattere quelle certe asperità per le quali ebbe ad incontrare qua e là contrasti ed amarezze. Non è dubbio, cosi, che, il generale rimpianto ne abbia accompagnato la stanca salma all’ultimo riposo. Renzo Frattarolo 135 Silvestro Mastrobuoni N. a Cerreto Sannita il 30-3-1889, mons. Mastrobuoni, dopo lungo apostolato religioso e civile a San Severo e a Manfredonia, è deceduto a Napoli il 28 gennaio di questo anno. Tr ibutategli solenni onoranze a Manfredonia, per opera di un Comitato, costituito in seno a quel Centro di Cultura Popolare, tenne la commemorazione il rev.mo mons. prof. Mario de Santis, preconizzato vescovo di Eraclea. Ecco in sintesi il profilo culturale da lui delineato dell’illustre Estinto. L’attività scientifica di don Silvestro Mastrobuoni si può dividere in tre periodi agiografico, storiografico e — per esprimerci in qualche modo — dinamico. Al periodo agiografico appartengono i due primi lavori da lui pubblicati, e cioè « Cenni biografici di Mons. Luigi Sodo, Vescovo di Telese Cerreto, morto in odore di santità il 30 luglio 1895, » edito nel 1917, quando il Mastrobuoni era sacerdote solo da qualche anno; e « Una gloria di Cerreto P. Domenico Bruno », edita nel 1930. In queste prime pubblicazioni è già presente tutto il temperamento e la personalità dello studioso Mastrobuoni. La polarizzazione sacerdotale dei suoi interessi di ricercatore, l’accuratezza critica della documentazione, la inespressa ma onnipresente passione per la sua terra, amata e sentita nella pregnanza della sua storia e delle sue tradizioni, da lui meticolosamente ricostruita attraverso l’arida ma affettuosa ricerca dei documenti e delle vestigia. Il periodo propriamente storiografico si apri con un opuscolo di poche pagine: « Pergamene della Chiesa Cattedrale di S. Severo», scritto nel 1931. Incaricato della redazione di non so quale inventano dalla Curia Vescovile di S. Severo, ove egli insegnò qualche anno, si imbatte in questo gruppo di dodici pergamene dei secoli Xll-XVI e ne dà una recensione rapida, essenziale nel « Bollettino Ufficiale » della Diocesi, di dove poi fu estratto l’opuscolo che abbiamo avuto sott’occh io. 136 Diciamo propriamente storiografico questo periodo che si apre con le Pergamene della Chiesa Cattedrale di S. Severo» perché in esso il Mastrobuoni si dedica alla ricerca pura, senza espliciti intendimenti edificanti, sebbene essi siano profondamente impliciti nella natura stessa delle sue ricerche.Tali implicazioni si riveleranno via via nella successione dei suoi lavori. Sono i tre fascicoli di « Ai margini della Storia Sipontina ». Don Silvestro è divenuto canonico teologo della Metropolitana di Manfredonia. L’« humus », ove egli ha messo le sue radici, è quanto mai impregnato di storia. E’ il terreno che sembra fatto apposta per uno storico nato, com’era lui. Terreno propizio, per di più, a una ricerca critica, documentaria, poichè le grandi tradizioni sipontine (si pensi al culto di S. Lorenzo Maiorano, al Santuario dell’Arcangelo sul Gargano, alle memorie di Santa Maria di Siponto, di S. Leonardo le Matine e a tanti altri solchi lasciati nel tempo dalle vicende millenarie di quella zona) non mancavano. Ma era appunto la necessità di una chiarificazione critica di quelle tradizioni che mancava. E se ne sentiva il bisogno in quel grande sforzo di rivalutazione della storia ecclesiastica che veniva promosso ed auspicato dalle più alte sfere della cultura. Il Mastrobuoni si dedicò alla ricerca con una scrupolosità puntigliosa, tenace, fino al punto che quei tre fascicoli riescono aridi e gelidi per chi non sa leggere tra le righe tutto l’amore sacerdotale, che anima la ardua fatica del ricercatore nell’intendimento di porre in luce i fondamenti storici che accreditano la validità intramontabile delle grandi tradizioni religiose del nostro popolo. Un quarto fascicolo viene ad allargare l’orizzonte delle sue ricerche, ed è quello delle Pagine di Storia della Regione Ecclesiastica Beneventana » dedicato allo studio della « Chiesa Sipontina nei suoi rapporti con le altre Chiese della Regione Appulo Sannita »(edita nel 1943). Il periodo che chiamiamo — per inten- derci — dinamico dell’opera del Mastrobuoni è quello che coincide con la sua attività di ispettore onorario ai monumenti di Manfredonia (cominciata nel 1945). La carica lo portò a interessarsi dei monumenti che abbisognavano di restauro. Una azione culturale tenuta viva da Mario Simone puntava fervidamente sulla rivalutazione, dovremmo dire sulla redenzione dell’antica chiesa di San Leonardo, giacente in uno stato di abbandono, anzi di abbiezione, che recava onta alla civiltà stessa della nostra terra. Il Mastrobuoni congiunse in questa opera di redenzione la sua passione di studioso, ricostruendo con una delle sue serrate ricerche la gloriosa storia dell’antica abbazia, il suo dinamismo di uomo di azione, suscitando intorno al monumento l’interesse fattivo dello Stato, e la sua alta ispirazione sacerdotale, ridando al monumento un’anima ed una vita: si adoprò perché fosse eretta in parrocchia, ne dotò con suo contributo personale la fondazione, vi incentrò l’Opera dei Pastori, e affiancò alla Chiesa una scuola per l’elevazione dei contadini dispersi in quelle campagne. Da queste ricerche e da questo dinamismo nacque un altro libro di don Silvestro: «San Leonardo di Siponto», edito dallo Studio Editoriale Dauno, vale a dire da quel Mario Simone, che tanto aveva condiviso con il Mastrobuoni « l’avventura culturale » di quel restauro. Un libro ferrato di documentazio ne e di critica, come tutti gli altri, ma vibrante di una sua vitalità, carica di fermenti religiosi, sociali, apostolici, che ben può dirsi la rivelazione completa della personalità dello studioso e de! sacerdote appassionato. L’ultimo libro del Mastrobuoni — infaticabile fino all’estremo delle sue forze — più che un’opera nuova fu la revisione di una delle sue prime opere giovanili la seconda edizione della biografia del P. Domenico Bruno, presentat a con l’efficacia di chi è ormai padrone del suo mestiere di scrittore, col nuovo titolo: « Un missionario poliglotta di Cerreto nel Barese ».Il vecchio sacerdote ripiegava cosi sulla sua opera giovanile con quella nostalgia della santità che è cosi propri» di chi si sente vicino alla meta. L’opera del Mastrobuoni è spiccatamente storica. Essa però si colloca in una sua luce meridionalistica, che va ben considerata. C’è un meridionalismo di maniera, che o mai comincia a ristuccare : è il retorico piagnisteo di quegli scrittori che si compia dono di presentare e ripresentare questo povero Mezzogiorno nel « cliché » alquanto anacronistico di un paese fossilizzato nell’abbandono, calcinato dal sole, oppresso da u immobilismo fatale. C’è un meridionalismo demagogico, che fruga nelle pieghe delle carenze (e son tante!) della nostra terra nelle ferite dell’anima popolare, non per curare e vivificare, ma per esasperare i risentimenti. C’è un meridionalismo che — tutto intento a studiare i problemi del pane e del lavoro, dimentica che la rinascita dei popoli si realizza soltanto se, insieme con l’ambiente, si riscattano l’uomo e i valori più vivi della sua persona: un problema cioè di cultura. Il meridionalismo di don Mastrobuoni si potrebbe dire «pedagogico»: quello che ogni studioso, ogni sociologo, ogni sacerdote dovrebbe sentire affidato al fervido, quanto umile e fattivo contributo della propria attività. Ricercare l’anima del passato nei documenti, far « tornare alle storie » l’attenzione dei figli della terra che quella stoni; espresse e ne conserva le reliquie e i germi risuscitarne il «pathos» di quei tempi in cui i nostro popolo sapeva dire grandi parole d’arte e di civiltà per far si che di nuovo esso prenda animo a dirle nei tempi nostri « questo fu il suo meridionalismo». Mario de Santis 137 EDIZIONI MERIDIONALI ATTI, DOCUMENTI E STUDI DAUNI - SERIE I: AMMINISTRATIVA. Atti dell’Amministrazione Provinciale di Capitanata (in 4°, sopracc. fig.) Anni 1952.1961. Voll. 12 (fuori comm.). SERIE II: ISTITUTI D’ARTE E DI CULTURA (in 80, cop. fig.) - 1. La Biblioteca Provinciale di Foggia. Pp. 34, 6 tavv. f.t. - 2. La Biblioteca “Pascale” di Manfredonia. Pp. 32, 16 tavv. f.t. - 3. La Biblioteca “Angelillis” di Monte S. Angelo. Pp. 32, 16 tavv. f.t. Ciascun quaderno L. 1.000. ENCICLOPEDIA (in 8°, fig.) - SALVATORE CALABRESE, Agostino Gervasio e gli studi umanistici napoletani nel primo Ottocento. Pref. di Antonio Altamura. Pp. VIII-128, 3 tavv. f.t. L. 1.500. TEMI E TEMPI. “Biografie del Sud” (in 8°, cop. fig.) – DOMENICO LAMURA, Terra salda. Pres. di Raffaele Ciasca, Note e schiarimenti, Pp. 132, cop. e 4 tavv. orig. f.t. di Francesco Galante. L. 700. - 2. M. BRANDON ALBINI, TOMMASO FIORE, ALFREDO PETRUCCI, MICHELE VOCINO, «FRANCE- OBSERVATEUR », La «Legge» di Vailland, con Due parole dell’editore (Mario Simone). Pp. 80, cop. di Luigi Pellegrino, dis. nel t. di Petrucci e Vocino. L. 500. MISCELLANEA GIURIDICO-ECONOMICA MERIDIONALE – SERIE IL PENSIERO DEI NOVATORI (in 80, sopracc. fig.) - ANGELO FRACCACRETA, Scritti Meridionali (a cura di Mario Simone). Pref. di Mario De Luca. Pp. 328, 2 tavv., f.t. sopracc. di Lucia Fraccacreta. L. 3.000. . SERIE DOGANA E TAVOLIERE DI PUGLIA (in 160) - 1. ANGELO CARUSO, La Dohana menae pecudum, o Dogana di Foggia, e il suo Archivio, con Nota bibliografica. Pp. 52, n. 4 tavv. f.t. L. 500-GIUSEPPE CONIGLIO, La Dogana di Foggia nel sec. XVII. Documenti ined. dagli archivi spagnuoli. Pp. 148, n. 4 tavv. f.t. L. 1.500. 3. ADDOLORATA SINISI, i beni dei Gesuiti in Capitanata nei sec. XVII. XVIII e l’origine dei centri abitati di Orta, Ordona, Carapelle, Stornarella e Stornara. Documenti inediti e bibliografia. Pp. 132, n. 8 tavv. f.t. L. 1.500. P O E S I A, collana in ricordo di Umberto Fraccacreta (in 8) -JOHN GAWSWORTH, Maggio. d’Italia (La Gradogna). Trad. poetica di U. Fraccacreta col testo inglese a f. Pp. 72, 2 ritr. f.t. L. 600. « LA FORTUNATA TERRA DI PUGLIA », biblioteca del turista (in 16, sopracc. fig.) 1. MICHELE VOCINO, Alla scoperta della Daania con viaggiatori di ogni tempo. Nota bibliografica. Pp. 144, 16 tavv. f.t. ril. L. 1.000. 2. PASQUALE SOCCIO - TOMMASO NARDELLA, Stignano. Pp. 64xIV, 10 tavv. f.t. L. 500. 3. CARUSO, V. D’ALTERIO, G. DE MATTEIS, Aria ed arie di Alberona. Pp. 190, 10 tavv. f.t. L. 1.000. 138 RACCOLTA DI STUDI FOGGIANI a cura del Comune tu Foggia. NUOVA SERIE (in 80, sopracc. fig.) - CARLO VILLANI, Risorgimento danno Cronistoria di Foggia 1848-1870. Nuova ed. riv. e ann: da Mario Simone e pres. dal Sindaco di Foggia. Pp. 248, 14 tavv. f.t., sopracc. e dis. nel t. di Carotenuto. L. 2.000. - MARIO SIMONE (a cura di), Saverio Altamura, pittore e patriota foggiano nell’autobiografia, nella critica e nei documenti. Pres. del Sindaco di Foggia. Pref. di Bruno Molajoli. Note editoriali, testimonianze e giudizi, catalogo delle opere, bibliografia. Pp. 176, 48 tavv. f.t. e dis. nel t. L. 3.000. P U G L I A 1 9 6 1 - Celebrazione del Centenario dell’Unità nazionale (in 80, cop. fig.) - MARIO SIMONE, La Capitanata eretta a provincia dello Stato italiano. Pres. del prefetto E. Cerza. Largo corredo di note. In 40, pp. 24, ritr. f.t. L. 500. BIBLIOTECA DEL RISORGIMENTO PUGLIESE, sotto gli auspici dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano (in 16).- 1. ANTONIO LUCARELLI, I moti carbonari della Daunia alla luce di nuovi documenti. Pp. 38. - 2.FRANCESCO GIORDANI, Francesco Paolo Bozzelli; Pp. 64 con ritr. e autogr. f.t. . 3. ERNESTO PONTIERI, I fatti lucerini del 1848. Pp. 58 con 4 tavv. f.t. - 4. CARLO GENTILE, Giuseppe Ricciardi. Pp. 52 con rir. f.t. Ciascun opuscolo L. 500. BIBLIOTECA DAUNA, collana di monografie regionali sotto gli auspici della Società Dauna di Cultura (in 8’, sopracc. fig.). . 1. SILVESTRO MASTROBUONI, San Leonardo di Siponto. Storia di un antico monastero. Note, append. di doc. ined., bibliogr. Pp. 192, 12 tavv. F.t., dis. di Vera Carotenuto. L. 2.000. - 2. FRANCESCO DELLI MUTI, Le Isole Tremiti. Bibliogr. Pp. 176, 16 tavv. f.t. L. 1.200. - 3.MARIO DE SANTIS, La “Civitas” Troiana e la sua Cattedrale. Note, append. di doc. ined., bibl. Pp. 232, 24 tavv. f.t. L. 5.000. B I L A N C I A, collana di critica letteraria e artistica (in 8). 1. ANTONIO REGINA, Pietro Paolo Parzanese a cento anni dalla morte. Premessa bio-bibliografica, note, discorso commemorativo. Pp. 112, con ritratto f.t. L. 800. . 2. ALFREDO DE DONNO, Solitudine di Pirandello. Premessa bio-bibliografica, indice dei nomi, nota bibliogr Pp. 76, con ritratto f.t. L. 600. BIBLIOTECA MUSICALE (in 8,, cop. fig.) VINCENZO TERENZIO, Storia della Musica secondo i programmi ministeriali in vigore. In appendice: Nozioni di acustica. Pp. 224. L. 1.000. NUOVI SCRITTORI DAUNI, per la Società Dauna di Cultura (in 16’) 1. CRISTANZIANO SERRICCHIO, Nubilo et sereno. Poesie. Pres. di Alfredo Petrucci. Pp. 46 + 2. 2. RENZO FRATTAROLO, Seicento minore. Pres. di Michele Vocino. Pp. 80. 3. CARLO GENTILE, Poesia dì Umberto Fraccacreta. Pres. e bibl. dì Mario Simone. Pagine 80 con ritr. dis. da Schingo. 4. MICHELE ZUPPA, Giuseppina Carillo, poetessa dell’amore divino. Pp. 64. Ciascun opuscolo L. 500. . - - 139 QUADERNI DI « RISORGIMENTO MERIDIONALE » (in 8., cop. fig.) - DOMENICO PACE, Vincenzo Lanza e la vita universitaria ospedaliera a Napoli nel primo Ottocento. Presentazione di Raffaele Chiarolanza. Contributo documentario di Alfredo Zazo. Note bibliografia, indice dei nomi. Pp. 80, tav. f.t. L. 600. - CRISTANZIANO SERRICCHIO, Gian Tommaso Giordani e il liberalismo dauno nel 1820. Note, appendice di documenti ined., indice dei nomi Pp. 124, tav. f.t. L. 1.000. 3. G. e E. TEDESCHI, Ascoli Satriano dal 1799 al 1829. Diario. Avvertenza e notazioni di Mario Simone Bibliografia e indice dei nomi. Pp. 152, 5 tavv. f.t. L. 1.000. BOLLETTINI EDITORIALI A RICHIESTA SERIE « RESISTENZA E LIBERAZIONE e - PASQUALE SCALANO, La resistenza nel Napoletano. Presentazione di FERRUCCIO PARRI, con 12 profili, 24 testimonianze, documenti, indice dei nomi. Pp. 232. 10 sanguigne di Cristiano, 24 illustrazioni. L. 2.000. ANNALI DELLA NUOVA SCUOLA MERIDIONALE (in 8*, cop. fig.) SERIE « ANNUARI » - il “Galilei” del Liceo Scientifico Statale “Galilei” di Manfredonia. Vol. I (Decennale 1954-1964). In 80, pp. 134, tavv. doppie 6 e dis. nel t. . il “Poerio”, dell’Istituto Magistrale Statale “Poerio” di Foggia. Voi. I (1965.1966). Nel Centenario. In 80, pp. 184, tavv. doppie 6 (fuori comm.). COMMISSIONI A: LAURENZIANA IN NAPOLI (VIA TRIBUNALI, 316), c.c.p. 6/23302. STUDIO EDITORIALE DAUNO IN FOGGIA (CASELLA POSTALE) C.C.P. 13/3637. la Capitanata Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia Direttore: dott. Angelo Celuzza, direttore della Biblioteca Provinciale. Direttore responsabile: in 0 Mario Taronna. Direzione tecnica dello Studio Editoriale Dauno - Tip. Laurenziana - Napoli. Autorizzazioni del Tribunale di Foggia 6 giugno 1962 e 16 aprile 1963. Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Foggia al n. 150. la Capitanata Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia INDICE GENERALE DELL’ANNATA 1966 COLLABORATORI Prof. Wladimiro Curatolo, segretario g.le del Consorzio generale di bonifica per la Capitanata; Prof. Mario de Luca, ordinario di Economia politica presso la Facoltà di Legge dell’Università degli studi di Napoli; Prof. Giuseppe de Matteis; Mons. prof. Mario de Santis, vescovo titolare di Eraclea; Dott. Pasquale di Cieco, direttore dell’Archivio di Stato di Foggia; Prof. Renzo Frattarolo, libero docente di Storia della critica letteraria presso l’Università degli studi di Bari; Prof. Salvatore Garofalo, libero docente di Economia montana e forestale presso la Università degli studi di Rari; « Gruppo giovanile di studio » di Monte S. Angelo, aderente al Centro di Cultura Popolare e « A. Simone »; Lyons Club (Ufficio stampa) di Foggia; Prof. Bruno Malajoli, direttore g.le alle Antichità e Belle Arti presso il Ministero della P. I.; Prof. Alfredo Passerai, ordinario di Economia agraria e incaricato di Estimo nella Università degli studi di Bari; Prof. Pasquale Soccio, preside del Liceo classico statale « R. Bonghi » di Lucera; Avv. Berardino Tizzani presidente dell’Amministrazione Provinciale di Capitanata (Oltre la direzione della Biblioteca Provinciale). ARTICOLI E RUBRICHE A) PER AUTORI ANNALI DELLA BIBLIOTECA. La Mostra crociana. — 1-6, II, p. 30-35; Lettura in sede e prestito libri. — 1-6, II, p. 36-39. BIBLIOTECHE DAUNE. La pubblica « Ciro Angelillis » di Monte S. Angelo. — 1-6, II, p. 17-29. CATERINO, Antonio. Discorso per l’inaugurazione della Biblioteca di Monte S. Angelo.— 1-6, II, p., 23-24. CIUFFREDA, Antonio Dante. Discorso per l’inaugurazione della Biblioteca di Monte S. Angelo. — 1-6, II, p. 21-23. CRONACHE DELLA CULTURA. Museo-Pinacoteca e Teatro di Foggia restaurati e riaperti. — 1-6, I, p. 93-94. — La Cattedra di Studi Dauni. — 1-6, I, p. 95-96. — Il Centro di Cultura Popolare e Biblioteca « Antonio Simone » di Manfredonia. — 1-6, I, p. 96-98. CURATOLO, Wladimiro. Mezzogiorno d’Italia e programmazione. Validità dei piani di bonifica. — 1-6, I, p. 23-32. DE LUCA , Mario. Scritti meridionali di Angelo Fraccacreta — 1-6, I, p.73-77. DE M ATTEIS, Giuseppe. Lingua e società in Capitanata. -— 1-6, I, p. 80-81. DE SANTIS, Mario. Silvestro Mastrobuoni (in memoria). — 1-6, I, p. 136-37. DI CICCO , Pasquale. Il problema della Dogana delle Pecore nella seconda metà del XVIII secolo. — 1-6, I, p. 63-72. FRATTAROLO, Carlo. Discorso per l’inaugurazione della Biblioteca di Monte S. Angelo. 1-6, II, p. 25-26. FRATTAROLO, Renzo Beniamino D’Amato (in memoria). — 1-6, I, p. 135. GAROFALO, Salvatore. Aspetti e prospettive di un processo di integrazione fra sviluppo agricolo e sviluppo industriale, —, 1-6, I, p. 33-51. MANIFESTAZIONI PROVINCIALI. Convegno per l’acqua e il metano. — 1-6, I, p. 82-86. MANIFESTAZIONI NAZIONALI. Celebrazione del I centenario dell’affrancamento del Tavoliere di Puglia. —1-6, I, p. 87-91. — La XVII Fiera dell’agricoltura e zootecnia. — 1-6, I, p. 91-92. M ALAJOLI, BRUNO . Saverio Altamura. — 1-6, I, p. 78-79. M ORO , ALDO . Testimonianze e presagi di Aldo Moro per Foggia e la Capitanata.1-6, I, p. 13-22. MUNICIPI (I). Statistica delle « Amministrative ». -— 1-6, I, p. 129-134. PALAZZO DOGANA. Il nuovo Consiglio Provinciale. 1-6, I, p. 99-100. L’avv. Berardino Tizzani per la sua elezione a Presidente. — 1-6, I, p. 100-108. — Programma della nuova Giunta Provinciale. — 1-6, I, p. 109-128. PANERAI, Alfredo. Le opere di Giuseppe Rosati. — 1-6. II, p. 1-16. QUITADAMO, Nicola. Discorso per l’inaugurazione della Biblioteca di Monte S. Angelo. — 1.6, 11, p. 27-28. SCHEDARIO. Fondo « Regno di Napoli - Puglia - Capitanata » posseduto dalla Biblioteca Provinciale di Foggia (cont.). -— 1-6, II. p. 40-53; Nuove accessioni (cont.). — 1-6, II, p. 54-81. SOCCIO , PASQUALE . L’anno di Croce. Un pensiero in cammino. —1-6, I. p. 112. T IZZANI, BERARDINO. La pesca e i suoi problemi attuali nel Compartimento di Manfredonia. — 1-6, I, p. 53-62. B) PER MATERIA AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI FOGGIA. Nuovo Consiglio Provinciale. — 1.6, I, p. 99-100; Discorso di insediamento del nuovo Presidente avv. B. Tizzani. — 1-6, I, p. 100-108; Giunta Provinciale, programma. — 1.6, I, p. 109-128; Convegno per l’acqua e il metano, relazione interventi e cronaca. — 1.6, I, p. 33-51 e 82-86. ALTAMURA SAVERIO. Autobiografia. — 1-6, I, p. 78-79. BIBLIOTECA PUBBLICA « Ciro ANGELILLIS » MONTESANT’ANGELO. Profilo sommario dell’istituto - Inaugurazione. — 1-6, II, p. 17-29. BIBLIOTECA PROVINCIALE DI FOGGIA. Mostra crociana. — 1-6. II, p. 30-35; Lettura in sede e prestito libri. — 1.6, II, p. 36-39; Fondo e Regno di Napoli - Voglia - Capitanata a (cont.). — 1-6, II, p. 40-53; Nuove aeeessioni (cont.). —1-6, II, p. 54.81. CATTEDRA DI STUDI DAUNI. — 1-6, I. p. 95-96. CENTRO DI CULTURA POPOLARE E BIBLIOTECA « ANTONIO SIMONE », MANFREDONIA. —1-6, I, p. 96-98. CONSORZIO GENERALE DI BONIFICA PER LA CAPITANATA. Attività e realizzazioni. —1-6, I, ps. 23-32. CONVEGNI. Convegno per l’acqua e il metano. Palazzo Dogana, 30 maggio 1966. — 1-6, I, p. 82-86. CROCE BENEDETTO. I centenario della nascita, celebrazione. — 1-6, I, p. 1-12. D’AMATO BENIAMINO. Commemorazione. — 1-6. I, p. 135. DOGANA DELLE PECORE. Problema nel sec. XVIII. — 1-6, I, p. 63-72. ELEZIONI AMMINISTRATIVE IN CAPITANATA, 1966. Risultati e statistiche. — 1-6, I p. 129-134. FIERA (XVII) DI FOGGIA. — 1-6, I, p. 91-92. FRACCACRETA ANGELO. Scritti meridionali, recensione.— 1-6, I,p.73-77. ITALIA MERIDIONALE E PROGRAMMAZIONE. — 1-6, I, p. 23-32. MASTROBUONI SILVESTRO. Commemorazione. — 1.6, I, p. 136-137. MELILLO MICHELE. « Lingua e società in Capitanata ». Recensione. — I-6, I p. 30.81. MORO ALDO. Visita a Foggia, discorsi. — 1-6, 1, p. 13.22. MUSEO E PINACOTECA COMUNALI DI FOGGIA. Riordinati in nuova sede. Inaugurazione. — 1.6, I, p. 93-94. PESCA. Compartimento di Manfredonia, problemi. -— 1-6, I, p. 53-62. ROSATI GIUSEPPE. Opere, bibliografia e critica. — 1-6, II, p. 1-16. TAVOLIERE DI PUGLIA. I Centenario dell’affrancamento. Convegno nazionale e Mostra documentaria. — 1-6, I, p. 87-91. TEATRO COMUNALE FOGGIA. Riapertura. -— 1-6, I, p. 93-94. ILLUSTRAZIONI Part eI CONSORZIO DI BONIFICA DELLA CAPITANATA — 1) La diga di Occhito; 2) Il segretario g.le del Consorzio conduce i giornalisti in visita (tav. 1). PROBLEMI DELLA PESCA NEL COMPARTIMENTO DI MANFRED ONIA — Manfredonia: la fasci, costiera dalla spiaggia Castello alla stazione ferroviaria (tavv. II-III). SCRITTI MERIDIONALI DI A. FRACCACRETA — Il busto dell’Economista nell’aula intitolatagli dalla Università di Bari tav. IV). VITA E ARTE DI SAVERIO ALTAMURA .— 1) L’autoritratto con la tavolozza del « Mario »; 2) « Il prigioniero ». una delle espressioni - più veraci dell’arte alta altamuriana (tavv. V-VI). MUSEO E PINACOTECA DI FOGGIA- 1) L’on. Moro plaude alla rinascita degli istituti; 2) Il palazzo Arpi a piazza Nigri (tav. VII). DOGANA E TAVOLIERE DI PUGUA — 1) La prolusione del prof. Del Prete; 2) L’on. Moro inaugura la Mostra storica; 3) Un aspetto della Mostra storica; 3) L’avv. Vittorio Panunzio (tavv. VIII-IX). CATTEDRA DI STUDI DAUNI — 1) Per il ministro della P. I. parla il dott. Carlo Frattarolo; 2) Al « Palazzetto » comunale si conclude il primo corso (tav. X). CENTRO DI CULTURA POPOLARE DI MANFREDONIA — 1-2) Aspetti di una consultazione (tav. XI). IN MEMORIA — 1) Don Mastrobuoni; 2) Beniamino D’Amato (tav. XII). Carta - ufficiale dei tratturi (part.) — Tabella della elezione del Consiglio Provinciale (12 giugno 1967). P a r t e II IL CENTENARIO DI ROSATI — 1) Foggia (Villa comunale): Il nuovo busto di Rosati; 2) ID.: Il tempietto dedicato al Rosati nel 1827 (tavv. I-II). LA PUBBLICA BIBLIOTECA « ANGELILLIS » — 1) Ciro Angelillis, medico e storiografo di Monte S. Angelo; 2) Edizioni di Monte S. Angelo; 3) La sezione della mostra dedicata a Giovanni Tancredi; 4) La sezione della mostra comprendente edizioni daune (tavv. III-IV). ANNALI DELLA BIBLIOTECA PROVINCIALE — 1) Lettura in sede; 2) Prestito a domicilio e con altre biblioteche (tavv. V-VI). la Capitanata Rassegna di vita e di studi della Provincia dl Foggia Direttore: dott. Angelo Celuzza, direttore della Biblioteca Provinciale. Direttore responsabile: e Mario Taronna. Direzione tecnica dello Studio Editoriale Danno - Tip. Laurenziana - Napoli. Autorizzazioni del Tribunale di Foggia 6 giugno 1962 e 16 aprile 1963. Registrazione - presso la Cancelleria del Tribunale di Poggia al a. 150. DAUNIA BIBLIOGRAFICA Le opere di Giuseppe Rosati ∗ Il lessico e il periodare del Rosati risentono, naturalmente, del tempo, ma nel complesso l’esposizione è da ritenersi buona, pur se talvolta può apparire un po’ frammentaria e confusa, non sempre ordinata e priva di prolissità e ripetizioni con cui, in una stessa opera od in più opere, vengono talora diversamente espressi i medesimi concetti; in qualche tratto ingenuo, ma più spesso ampolloso, lo stesso modo di espone evidentemente disvela il compiacimento nel far mostra ed anche ostentazione di cultura, che; però non ha mai il sapore di occasionale e contingente imparaticcio: il che non è poco quando, specie in materia di agricoltura, si pensi ai tanti troppi! « predicatori» odierni! Comunque — superate queste mende, quasi sempre formali, che stilisticamente non pongono l’autore nel Settecento migliore, ma neppure in quello decadente (talvolta, negli scritti, si rivela un humour sottile che potreb’essere di oggi! ) —, e fatta ragione dei tempi, a me sembra che non possano negarsi, ai lavori del Rosati, originalità, acume e pregi, tanto più ove si rifletta — per quanto riguarda il genere di studi e il campo di attività entro cui fondamentalmente si circoscrive la mia illustrazione — — — — — ∗ Queste pagine costituiscono la seconda parte del discorso ufficiale, pronunziato a Foggia il 28 giugno c.a. nel ciclo delle celebrazioni di Rosati per il 150° della sua morte. Il testo, completo della prima parte, è pubblicato in opuscolo (Giuseppe Rosati, agronomo ed economista agrario) dallo Studio Editoriale Dauno, a cura dell’Amministrazione provinciale, che anche in questa forma ha inteso concorrere alle onoranze in memoria del grande foggiano. 1 che in quell’epoca il progresso della tecnica agricola era appena agli inizi, che ancora assai scarsi erano lo studio e le acquisizioni nelle discipline economiche, che permanevano tuttavia vincoli al commercio dei prodotti del suolo, mentre ostacoli si frapponevano al trasferimento delle proprietà terriere fra privati cittadini, nel particolare regime giuridico della proprietà fondiaria ancora in parte vigente, e quando altresì si pensi che le pratiche agrimensorie degne di tal nome muovevano i loro primi passi. Fra l’altro, in varie opere del Rosati, sulla base delle conoscenze dell’epoca, vengono esposte considerazioni tecniche ed economiche —oggi, ovviamente, per gran parte superate (ma, come vedremo, non tutte, non del tutto e non sempre!) — le quali, pur se ci appaiono, dopo oltre un secolo e mezzo, di elementare acquisizione e talora anche di ingenua formulazione, ben concorrono ad indicare quale acuto pensatore, quale indagatore sagace e quale logico ragionatore fosse lo stesso Rosati, nonché quale rara cultura egli avesse, pur senza essere forse, ed anche in rapporto ai tempi, quell’ « enciclopedico » che per lungo volgere di anni si è voluto vedere in lui. Delle opere principali, di certa attribuzione (le quali sul frontespizio portano quasi sempre, sotto il nome, l’indicazione di « Dottore di Medicina », o di « Dottore di Filosofia e di Medicina », ovvero di « Dottore di Medicina e pubblico Professore di Agricoltura e Fisica »), a me sembra che — ai fini del compito assegnatomi — possano formarsi tre categorie o gruppi, come segue: I - Opere varie, cioè di vario argomento: LA GEOGRAFIA MODERNA; BREVIARIO DELL’HISTORIA SACRA; SAGGIO STORICO SULLA MEDICINA; ELEMENTI DELLA NAVIGAZIONE. II - Opere fisico-matematiche e di ingegneria: GLI ELEMENTI DELL’AGRIMENSURA; ELEMENTI DELL’ARITMETICA; ELEMENTI PER LA EDIFICAZIONE; GEOMETRIA PRATICA; FISICA GENERALE. III - Opere di agricoltura e di economia agraria: DISCORSO SULL’AGRICOLTURA; IL METODO MILLENARIO; LE INDUSTRIE DI PUGLIA; LA CONCIA DEI SEMI; I FORNI DI FOGGIA; RELAZIONE STATISTICA SULLA CAPITAINATA; SU LA CERA; SU LA TREBBIATURA E SULLA INUTILITA’ DELLE MACCHINE FINORA INVENTATE; DISCORSO ALLA SOCIETA’ ECONOMICA DELLA CAPITANATA; SU L’OPPIO; SU LA SETA; SU LA LANA; PELLE PIANTE AROMATICHE INDIGENE E DEL LORO USO ECONOMICO. E’ appena il caso di avvertire che i raggruppamenti indicati (nell’ambito di ciascuno dei quali le opere sono state elencate secondo l’ordine cronologico di pubblicazione), si presentano tutt’altro che esenti da critiche. Nel dire singolarmente dei vari lavori (molto brevemente per quelli compresi nei primi due gruppi), seguirò tuttavia non già un ordine cronologico, ma un ordine logico (o almeno che a me sembra tale), fra l’altro in considerazione del fatto che non pochi dei lavori stessi sono di pubblicazione postuma. In ogni caso, è sempre implicito il rinvio alla « Nota bibliografica» con cui termina questo mio scritto. 2 GRUPPO I LA GEOGRAFIA MODERNA è un testo facile ed organico con 7 tavole incise dall’Autore. Vi si dice anzitutto della forma, della grandezza, della rotazione della Terra e quindi si tratta delle coordinate geografiche, delle zone climatiche e di quelle abitate. Viene poi spiegato come costruire sfere armillari, globi terrestri, planisferi, carte geografiche e nautiche, ed infine vengono posti numerosi problemi, di varia complessità, su tali materie, e ne viene indicata la corrispondente risoluzione. Il SAGGIO STORICO SULLA MEDICINA è in sostanza un excursus nel tempo, dai primissimi empirici e « guaritori » alla fine del XVIII secolo, e si conclude con una elementare e sintetica dissertazione sui concetti di salute e di malattia. Il BREVIARIO DELL’HISTORIA SACRA è un saggio di quasi 400 pagine sulla materia indicata dal titolo e verso la quale si volgeva, con particolare sensibilità, l’Autore. Ha importanza anche perché, dallo stesso BREVIARIO, trarranno successivamente origine e materia un compendio biblico ed un’epitome latina, ad opera di Raffaele Rosati. di cui Giuseppe era prozìo. Gli ELEMENTI DELLA NAVIGAZIONE sono in manoscritto, con 10 tavole disegnate dallo stesso Autore. Vi si tratta delle coordinate geografiche; dei riferimenti astronomici, del modo di « fare il punto », della bussola, degli scandagli, dell’uso delle carte nautiche e della pratica della navigazione. GRUPPO II Gli ELEMENTI DELL’MUTMETICA costituirono una veramente fortunata pubblicazione che ebbe numerose edizioni perché vi sono esposte in modo semplice e chiaro le fondamentali nozioni della detta disciplina. La GEOMETRIA PRATICA presenta anch’essa, in forma assai accessibile, tutto ciò che è fondamentale ed essenziale in materia. In un manoscritto sulla GEOMETRIA TEORETICA trovano del pari trattazione la geometria piana e sferica, nonché la trigonometria, ugualmente piana e sferica. La FISICA GENERALE è un manoscritto di cui si conosce solo la prima parte, introduttiva. GLI ELEMENTI DELL’AGRIMENSURA (con 12 tavole incise dall’Autore) possono riguardarsi, in un certo senso e per così dire, quale derivazione dai precedenti scritti, ai fini di concrete e pratiche applicazioni discendenti anzitutto, in un primo tempo, dalla necessità di misurare le terre che venivano concesse ai pastori abruzzesi. Successivamente, le leggi francesi del 1806 (abolizione della « Dogana della mena delle pecore », eversione della feudalità, ecc.) e, poi, la legge borbonica del gennaio 1817, altri e ben noti compiti e problemi posero nel campo dell’agrimensura: onde le varie edizioni dell’opera in discorso, nella quale, richiamati i generali principi della geometria, si dice delle misure lineari e di superficie, si descrivono gli strumenti che occorrono all’uopo. si tratta dei rapporti o scale per le rappresentazioni grafiche e quindi della configurazione, della « quadratura » e della divisione delle terre3 Anche gli ELEMENTI PER LA EDIFICAZIONE (con 11 tavole) possono considerarsi come una sorta di continuazione, di ordine applicativo, delle prime tre pubblicazioni di questo secondo gruppo e non sembra che precedentemente esistessero opere del genere, organiche e complete. Dopo un richiamo dei principi di geometria piana e solida, nonché delle misure, delle regole e degli strumenti per il disegno, vengono esaminati i vari tipi di volte ed indicate le modalità e le norme per la loro costruzione. Segue quindi una parte architettonica, ed il trattato si completa con una attenta disamina dei materiali impiegati in quell’epoca nell’arte edificatoria e con alcune considerazioni in ordine alla stabilità ed alla statica di alcuni elementi costruttivi. GRUPPO III Le opere comprese in questo gruppo sono le più numerose e le più importanti, non solo ai fini dello specifico compito che io mi studio di adempiere, ma anche da un punto di vista assolutamente obiettivo: onde mi sembra opportuna una breve premessa di ordine generale. Nel periodo di tempo in cui visse il Rosati, cioé nella seconda metà del sec. XVIII e nei primi anni del sec. XIX, tristissime erano le condizioni dell’agricoltura nel Tavoliere di Puglia: campagne insicure; vie e mezzi di comunicazione insufficienti, precari, incerti; malaria quasi ovunque diffusa; mancanza di insediamenti rurali sparsi; analfabetismo delle classi rurali; scarsezza di capitali; latifondismo; persistenza del sistema feudale e della manomorta; carenza di ogni interessamento per i problemi della terra e della produzione. L’ambiente esprimeva dunque desolazione e miseria, ma era ben atto ad accogliere l’opera vivificatrice di quella mente aperta e di quell’instancabile lavoratore che fu appunto Giuseppe Rosati, per natura incline ad occuparsi dei fatti dell’agricoltura. Alla prima sua opera in materia, nessuno — dico nessuno — dei suoi biografi accenna, e finora essa è rimasta ignorata da ogni bibliografia. Si tratta del DISCORSO SULL’AGRICOLTURA DI PUGLIA al quale, pubblicato senza indicazione di editore e di tempo, la Biblioteca di San Severo — che, come quella di Foggia, possiede l’opera — ha attribuito la data del 1792. Comunque, gli stessi caratteri usati per la stampa chiaramente indicato che trattasi di pubblicazione la quale precede tutte le altre del Rosati sulla stessa materia. Ed è strano, veramente strano, il rilevato generale silenzio, ovvero la confusione che si fa col DISCORSO del 1811 (che è tutt’altra cosa): strano, perché il Rosati agronomo ed economista agrario trova nascimento proprio nel suo DISCORSO del 1792; poi, con gli anni, il pensiero dell’Autore si dilaterà, si affinerà e si approfondirà: ed allora verranno trattati anche specifici e singoli aspetti e problemi; ma gli iniziali e fondamentali concetti rimarranno ben fermi. L’Autore, dopo aver premesso che l’agricoltura è un’attività da doversi molto seriamente considerare, sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista economico, e che l’esercizio di essa non può prescindere dalla conoscenza delle condizioni locali, descrive quindi, minuziosamente, ed anche comparativamente con le regioni finitime, quello che 4 egli chiama « lo stato naturale della Puglia » (peraltro intendendo con questo nome la Capitanata, come ho già accennato): dice perciò del terreno, del clima, degli aspetti economico-sociali, demografici, ecc., in particolare rilevando la deficienza delle piantagioni legnose forestali ed agrarie, nonché dell’allevamento del bestiame, ed indicando altresì alcune piante che, a suo avviso, potrebbero o dovrebbero venire coltivate (al quale riguardo si rivela anche il medico, poiché, fra l’altro, si parla di « antinfettivi », di « depuranti », di « diuretici », di « astringenti ». ecc.). La prima parte del « Discorso » prosegue quindi con l’affermazione che due sono le grandi « industrie » della Puglia — « la pastura e l’agricoltura » —, e con avveduti consigli in ordine all’esercizio di tali attività: in particolare, per l’allevamento della pecora, il Rosati osserva che « la vendita che i nostri negozianti fanno della lana, come che ricercatissima, fa perennare il nostro commercio. , dato che l’ottima qualità di questa derrata fu nota eziandio ai nostri antenati ». In merito alla coltura granaria, l’Autore ne rileva l’estesa superficie e la necessità « della grande trebbiatura », per la quale preferisce quella effettuata col calpestio delle giumente perché — come confermerà sedici e diciannove anni più tardi, rispettivamente nelle INDUSTRIE DI PUGLIA ed in altro lavoro su LA TREBBIATURA, — « niuna macchina adatta all’uso rustico e campestre, può dare la forza viva ed elastica che danno i piedi delle giumente ». Infine, considerando pastorizia e agricoltura da un lato e colture arboree, soprattutto forestali, dall’altro, l’Autore auspica un opportuno equilibrio, tanto più che — aggiungerà in altro luogo — se troppo si estendessero i seminativi, a danno dei boschi e dei pascoli, per alcune produzioni erbacee si otterrebbero tali quantità da determinare ribassi anche notevoli di prezzo: « minor guadagno, conclude (noi attualmente parleremmo di minor ricavo, ma la sostanza non muta!) e le spese sarebbero intanto le stesse »! Che dire? Se il Rosati era — ben comprensibilmente — lontano dalla odierna realtà della meccanizzazione agricola, quanto vicino al nostro tempo, egli appare, invece, quando parliamo di « riconversione culturale », dopo aver combinato disastri! La seconda parte dello scritto, più breve, ma concettualmente più densa, riguarda l’« economia della Puglia » (intesa questa, come al solito, quale Capitanata). A tale riguardo — dopo alcune premesse di carattere generale — il Rosati, con sagacia ed acume, si intrattiene su quelle che oggi gli economisti indicano come dimensioni economiche dell’azienda agraria, e finisce col concludere che « noi non conosciamo nella natura veruna legge che circoscriva e limiti l’effetto della forza degli enti. Ciascuno esercita quel potere, e per quella estensione, di cui è capace »; ed aggiunge « che non è persuadibile che il picciol colono impieghi maggior diligenza.., e il grande assai minore: il prodotto netto,.., come che minimo relativamente alle spese, non lo porrebbe nell’importante tuono di fame un sensibile negoziato,... e costretto dall’urgenza dovrebbe passarlo nelle mani dei... negozianti i quali, consagrando ogni cosa ai di loro interessi,.., si vedrebbe la penuria unita alla inevitabile alterazione dei prezzi ». Ed ecco quindi lo stesso Rosati ancora vicino al nostro tempo, quando cerchiamo di rimediare ai non pochi 5 guasti che deliberatamente, ostinatamente, e sprovvedutamente abbiamo prodotto, fra l’altro, anche in materia di dimensioni economiche dell’azienda agraria; e quando ai bassi redditi che ne discendono ed ai connessi fenomeni di speculazione, cerchiamo di opporre l’organizzazione cooperativistica: fatto indubbiamente di altissimo significato e valore etico ed umano, se mosso da naturali sentimenti di spontaneità e mutualismo; ma, come ebbi a rilevare in altra circostanza, non poche sembrano a me le cooperative nate nell’incubatrice ed allevate con la « madre artificiale »! Altra importante opera del Rosati è quella su Le INDUSTRIE DI PUGLIA; ed è assai nota, anche se — a mio avviso — non sempre ne sono state colte alcune parti essenziali. Ricordata nel XII volume della celebre Inchiesta Jacini (1884), è anche più volte citata dal NARDINI nella sua bella monografia sul Gargano (1914), ma i biografi e gli elogisti l’hanno soltanto superficialmente considerata. Dopo una premessa in cui viene affermata — come peraltro è ovvio — l’inesistenza di regole generali che consentano di attuare un’agricoltura universale e uniforme, l’Autore dice che è tuttavia « saggio e necessario informarsi e studiare su quanto altrove viene fatto in tale attività », per eventualmente applicano, a seconda dell’esito di opportuni e ripetuti esperimenti. Viene poi preso in esame ciò che attiene alla « pastura » in generale (origine e progressi nel corso dei tempi, in Europa ed in Puglia) ed è quindi partitamente detto, con specifico riguardo alla Capitanata, dell’allevamento equino, bovino, bufalino e soprattutto ovino, nonché di quanto si riferisce al governo degli animali ed alla loro « nutritura », che deve essere sempre abbondante (pascoli e prati artificiali, quando possibile irrigui, con particolare favore per l’erba medica). Anche per l’agricoltura, dopo aver detto della sua origine ed averne richiamati i progressi nel tempo, in Europa ed in Puglia, il Rosati fa seguire la trattazione di aspetti è problemi particolari in merito — egli dice — alla « conoscenza del mestiere » (lavoro, riposo, concimazione del terreno), al « meccanismo della vegetazione », nonché alla semina, alla raccolta ed al commercio del grano. Nel complesso, ed in sintesi, soprattutto con riferimento al grano ed ai cereali minori, vengono indicate norme per la preparazione del suolo — lavorazioni e concimazioni — senza omettere di nuovamente considerare il riposo, a proposito del quale può rilevarsi questa acutis sima osservazione: « Laddove il terreno coltivatorio, sia esattamente concimato, ivi sarà sempre ignoto l’inutile riposo ». Per quanto riguarda il « meccanismo della vegetazione », si trovano in sostanza esposti argomenti che oggi diremmo di chimica agraria, di genetica, di fisiologia e di patologia vegetale — oltreché di agronomia —, evidentemente superati dai tempi, così come è superato ciò che riguarda la « preservazione dai morbi » (col quale termine il Rosati indica tutte le cause avverse: ambientali, vegetali e animali); ma non mancano ulteriori rilievi ancor oggi validi (« è azione indubitata che i vegetali che si riproducono dal loro seme, continuamente degenerano »); ed almeno in parte da meditare sembra anche ciò che il Rosati dice relativamente alla scelta del seme, al cambio delle sementi, alla preparazione dei semi prima della 6 semina (soprattutto contro il « carbone », lo stesso Rosati consiglia la « concia» o « lissivo », di cui cinque lustri più tardi particolarmente tratterà anche in altra opera), nonché quanto viene esposto in ordine al tempo e modo di semina, alla quantità di seme da impiegare. alla copertura di esso, ed in merito alla pratica del trapianto (pratica che l’Autore, cinque anni prima, già aveva consigliato nel METODO MILLENARIO e che pur in tempi successivi ebbe alcuni sostenitori, ma che oggi, come è noto, fra i cereali, viene limitata al riso). In merito alla raccolta del grano, il Rosati si occupa della sola trebbiatura, per la quale si esprime in favore del calpestio con gli animali, come (già l’ho rilevato) aveva fatto nel DISCORSO SULL’AGRICOLTURA DI PUGLIA del 1792 e come, di nuovo, specificamente farà in altro lavoro del 1811; e la parte, che potremmo dire tecnica, delle INDUSTRIE, si conclude con l’esame dei problemi riguardanti la conservazione del prodotto, sia nei magazzini costruiti sopra il piano di campagna — nei quali magazzini, peraltro, sono da temersi i danni dei « punteruoli » o « gorgoglioni » —, sia nelle ben note «fosse ». L’ultima parte dell’opera, l’Autore la dedica invece all’economia della Puglia, ed al riguardo conferma le opinioni già espresse nel DISCORSO precedentemente esaminato, contrarie così alla « partizione » delle terre al di sotto delle opportune dimensioni economiche dell’azienda, come al dissodamento dei terreni a pascolo e bosco per estendere il seminativo; mentre, in ordine al commercio del grano, manifesta il proprio favore per l’« estrazione libera del superfluo » — cioè per la libera esportazione e per il libero commercio — perché in tal modo si evita ai tempo stesso « il timore della penuria, e il prezzo che ne risulterà sarà sempre di ristoro e di incoraggiamento all’agricoltura ». Ma il Rosati auspica, per la propria Terra, anche progressi di ordine e natura diversi da quelli che possono discendere a seguito di quanto ho in precedenza riferito; auspica cioè quello che oggi — con significato invero non sempre preciso — si chiama « industrializzazione dell’agricoltura ». Così egli vuole che siano introdotte le piante tessili e che sorgano in loco le manifatture dei relativi prodotti; che vengano migliorate la tecnica culturale dell’olivo e quella dell’oleificio (fra l’altro osservando che una sollecita molitura del prodotto dà olio di maggior pregio) e che analoghi miglioramenti intervengano nel campo viticolo ed enologico, mentre riguarda come imprescindibili necessità il sorgere dì industrie per la lavorazione della lana, l’introduzione della coltura del gelso con la relativa industria della seta, l’allevamento delle api (anche al fine di produrre cera, sulla quale tornerà in altro lavoro); consiglia inoltre la coltura di fruttiferi ed anche di qualche pianta particolare (ad esempio del cappero, su cui, naturalmente, non siamo d’accordo, ma di cui l’Autore ancora dirà in una successiva memoria trattando delle PIANTE AROMATICHE). In sostanza, dunque, il Rosati incita ad operare migliorando l’agricoltura e determinando il sorgere di attività industriali, fra l’altro perché — noi oggi diremmo — la bilancia commerciale e quella dei pagamenti denunciano un andamento sfavorevole per la provincia di Foggia: infatti — egli scrive — « La Puglia somministra in natura i materiali di molti 7 prodotti e poi tranquilla ne ammira e ne riceve le manifatture corrispondenti ». L’Autore, d’altra pane, acutamente vede nelle scienze naturali, nella fisica, nella chimica e nella sperimentazione, potenti fattori per quel miglioramento dell’agricoltura che egli al tempo stesso ritiene indispensabile e realizzabile, nonostante non gli siano ignote le difficoltà da superare, fra cui quelle relative agli insediamenti umani sparsi ed alla insicurezza delle campagne; ma (ecco un saggio dell’humour di Giuseppe Rosati), con disinvoltura un po’ sbarazzina osserva che, per quanto riguarda gli insediamenti, si possono scegliere luoghi elevati onde evitare « l’aria sospetta e cospurcata » dalle acque stagnanti, mentre, in materia di insicurezza e perciò di rischio, si chiede: nella mercatura non vi sono forse i fallimenti? e nei viaggi per via terrestre gli assassini? e nei viaggi per mare i naufragi e i pirati? e nelle case i ladri notturni? Ma — facezie a parte — il Rosati, con pensosi e ben consapevoli accenti, conclude dicendo che per migliorare l’agricoltura e per far sorgere le industrie occorrono tre concomitanti e pregiudiziali condizioni: il sapere (che include anche la conoscenza dei progressi realizzati negli altri paesi), il potere (cioè i necessari mezzi finanziari, di cui deve essere agevolato l’afflusso e l’investimento) e il volere (cioè la volontà dell’operare e la fiducia, per formare e mantenere le quali dovranno i pubblici poteri adoperarsi con i più validi ed opportuni interventi). Sembra un discorso trasferibile sic a simpliciter nell’anno di grazia 1966! Un’altra opera di Giuseppe Rosati della quale, come abbiamo veduto per il suo primo DISCORSO, i biografi non parlano mai — assolutamente mai — è la RELAZIONE STATISTICA SULLA CAPITANATA. In realtà, tale lavoro non è importante in sé, dal vero e proprio punto di vista statistico e statistico-economico, quali oggi intendiamo, in quanto. sostanzialmente, si tratta di una monografia descrittiva; ma riveste non trascurabile importanza indiretta per il periodo storico in cui si colloca e per quanto vi si correla. Com’è noto, fino agli inizi del sec. XIX la statistica, nonostante qualche tentativo per migliorarla, serbava ancora il suo vecchio ruolo — allora si diceva — di notitia rerum publicarum, pur se « rilevazioni »in qualche modo assimilabili a quelle odierne, specialmente demografiche — da servire, cioè, per la cosiddetta « aritmetica politica » —, o altre di vario genere, economiche e sociali, si conducevano da qualche tempo anche nel nostro Mezzogiorno; ma le modalità di assunzione degli elementi e dati erano così primitive, e tanto imprecise (indicazione soltanto generale e generica dell’argomento su cui venivano chiesti ragguagli, pressoché nessuna elaborazione dei dati rilevati), che il materiale risultava di assai dubbia attendibilità. Onde non può tacersi il fatto che prima grande « inchiesta » — cioè prima grande rilevazione « statistica » — nel Mezzogiorno, deve considerarsi quella disposta nel 1811 da Gioacchino Murat e portata a termine negli anni immediatamente successivi con tale larghezza di vedute e con criteri così accorti che uguali possono ritrovarsi, almeno da noi in Italia, solo molto più tardi. All’uopo fu anzitutto creato, presso il Ministero dell’Interno, un appo8 IL CENTENARIO DI ROSATI FOGGIA (Villa Comunale) – Il nuovo busto del Rosati IL CENTENARIO DI ROSATI FOGGIA (Villa Comunale) – Il tempietto dedicato al Rosati nel 1827 sito bureau — siamo nel decennio francese — ed a dirigerlo venne chiamato un Pugliese (il Cagnazzi): quindi i predisposti questionari, uniformi per tutte le Province del Regno, furono direttamente inviati a professionisti, sindaci, società di agricoltura, ed in genere a quanti, per specifica competenza, Veniva richiesto di collaborare col redattore provinciale al quale, tuttavia, non era riservato lavoro da poco, perché egli doveva mettere in buon ordine ed in forma conveniente le notizie ricevute, senza « variare o aggiungere del proprio », ma formulando « le sue osservazioni in caso di scorgerci abbagli od equivoci » - Il testo dei questionari era dettagliatissimo: « Stato fisico » (con 9 sottotitoli e 16 argomenti), « Sussistenza e conservazione della popolazione » (con 7 sottotitoli e 19 argomenti), « Caccia pesca ed economia rurale » (con 17 sottotitoli), « Manifatture » (con 3 sottotitoli e 12 argomenti). Per la Capitanata, redattore provinciale fu nominato Serafino Gatti, del quale, in precedenza abbiamo a lungo discorso. Perché non Giuseppe Rosati? Forse perché nel 1811, il Rosati già avvertendo i primi sintomi del male che doveva condurlo alla morte, evitò egli stesso l’incarico che lo avrebbe ufficialmente impegnato in un grave lavoro e per un tempo non certo breve? E’ un’ipotesi. Comunque, lo stesso Rosati elaborò per proprio conto un saggio in materia; saggio nel quale, dopo una sintetica premessa di carattere genericamente indicativo e descrittivo, dice dell’ambiente fisico, demografico, economico-sociale della Capitanata e passa quindi a trattare dell’orografia, della natura del suolo, delle coste, dell’idrografia superficiale e sotterranea, del clima, dei minerali, indugiandosi poi sulle piante (di cui fa una lunghissima elencazione: spontanee, coltivate, erbacee, legnose), nonché sugli animali (selvatici, domestici, utili e dannosi). Nel complesso, dunque, quello di cui ora ho detto, è un lavoro che, se non prende in esame tutti gli argomenti oggetto dei ricordati questionari ufficiali, ai questionari stessi pienamente si attiene per gli argomenti svolti. Altra opera del Rosati ben degna di particolare menzione è certamente il DISCORSO ALLA SOCIETA’ ECÒNOMICA DELLA CAPITANATA NEL 1811: da presidente, ne inaugura l’attività, anzitutto lamentando — come in alcuni dei precedenti lavori — la distruzione dei boschi; distruzione che — con turbamento del naturale equilibrio con i pascoli e con le terre coltivate — consegue all’estendersi dei seminativi ed all’impiego della legna nei forni da calce e da pane, mentre più redditizia sarebbe l’utilizzazione dello stesso legname per costruire attrezzi e strumenti agricoli e non mezzi di trasporto, navi, ecc. Il Rosati (come già, anche a questo riguardo, in taluna delle opere di cui in precedenza ho detto) tratta quindi delle esportazioni e delle importazioni nella Capitanata, confermando le già espresse negative conclusioni, e non vede come sia possibile ovviare ai rilevati squilibri con le sole produzioni della pastorizia e dell’agricoltura (la quale ultima, in genere, si limita alla cereali-coltura): occorrono industrie — conclude l’Autore — ed in primo luogo industrie agrarie. I Pugliesi — afferma altresì lo stesso Rosati — comprano con denaro contante troppe cose al di fuori della loro Regione ed elenca (con un ordine di successione che quanto meno mi sfugge): aromi, tessuti di lana, di cotone, di lino, di seta, di canapa, nonché ferro 9 acciaio, rame, cuoio, vetrerie, terrecotte, carta, carbone, zucchero, ed anche — è un colmo — olio, vino, legumi; e se a tutto ciò — prosegue l’Autore — dovremo aggiungere anche il legname, si deve dedurre che la ricchezza della Capitanata non potrà mai crescere. A questo punto, però, una annotazione della Reale Società Economica fa rilevare i miglioramenti intervenuti dal 1811 al 1840 (data di pubblicazione del DISCORSO nel « Giornale degli Atti »). Insistendo ancora su ciò che riguarda il legname, ed alfine di porre un freno alla progressiva distruzione dei boschi, il Rosati — in luogo del diretto impiego della legna da ardere — propone l’uso del carbone, fra l’altro perché questo, nel tempo, meglio e più a lungo si conserva; e propone altresì che la carbonizzazione sia limitata a piante non pregiate o vecchie, ai rami morti e simili, auspicando dalle autorità disposizioni in tal senso. Per quanto poi, in particolare, attiene al notevole consumo di legna nei forni da pane, egli si augura una sempre maggior diffusione dei cosiddetti « forni di Foggia » (a stabbio o « fimiero cavallino »), già molto apprezzati in Calabria, Campania e finanche in Lombardia, dei quali dettagliatamente dice in altro suo lavoro. Tornando ancora sull’estensione dei seminativi a danno dei boschi, il Rosati afferma inoltre che le conseguenze funeste per le popolazioni si proietteranno anche in futuro, poiché, in luogo della desiderata opulenza, seguirà indigenza certa: di fatto — insiste l’Autore che io continuo a parafrasare — recisi gli alberi, si smuove con l’aratro il terreno, sopraggiungono le piogge e questo precipita a valle, onde, col terreno che si voleva conquistare, si perde anche il pascolo sottostante. Una seconda nota della Reale Società Economica avverte tuttavia, a questo punto, che una Legge del 1826 ha fatto cessare la situazione dal Rosati lamentata nel 1811, ed in altra successiva nota viene richiamato il programma di rimboschimento, predisposto nel 1838, in corso di esame da parte delle competenti autorità: quindi ciò che lo stesso Rosati aveva affermato e consigliato anche nei suoi precedenti scritti, trovava conferma ed accoglimento e stava dando ottimi frutti! Comunque, dal complesso delle quattro opere fin qui prese in esame, il pensiero dell’Autore, si precisa e si consolida: è necessario coordinare agricoltura ed allevamento del bestiame; è necessario coordinare lo sviluppo agricolo con quello industriale, essendo impossibile concepire — almeno nelle nostre regioni e nelle nostre condizioni — un’industria avulsa dall’agricoltura. Al Rosati appare inoltre basso il reddito degli agricoltori e ciò egli attribuisce alla politica economica del tempo (divieti, limitazioni, restrizioni al libero commercio, come già ho ricordato); politica che determina basso prezzo dei prodotti agricoli, diminuzione del ricavo e perciò anche del reddito globale, nonché di quei redditi che noi oggi indichiamo quali redditi di distribuzione. Ed a tali riguardi furono d’accordo tutti gli economisti pugliesi: dal Palmieri al Cagnazzi, dallo Staffa al De Cesare e ad altri. Ma se si astrae da alcune fra le cause indicate dallo stesso Autore, proprie del tempo in cui egli scriveva (ed altre cause ad esse si sostituiscono, ben note, proprie dei nostri giorni!), le constatazioni e le consi- 10 derazioni esposte possono tranquillamente superare d’un balzo i centocinquant’anni decorsi e piombare, vivissime, nell’attualità. Il Rosati, peraltro, su alcune particolari situazioni e su specifici fatti, si è intrattenuto anche in tempi precedenti e successivi rispetto all’epoca cui si riferiscono le tre ultime opere sulle quattro finora prese in esame; e di tali altri scritti, che in un certo senso vorrei dire minori, alcuni videro la luce — vivente l’Autore — sul « Giornale Fisico Agrario », altri — postumi — furono stampati sul « Poligrafo della Capitanata » (periodico che succedette allo stesso « Giornale Fisico Agrario »), ovvero e soprattutto, sul « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata », frattanto essendo cessata anche la pubblicazione del « Poligrafo ». Nel METODO MILLENARIO, dopo aver riferito, da Plinio, del notevole numero di spighe ottenute da singoli semi di grano — spighe che furono inviate in omaggio a Nerone e ad Augusto — il Rosati dice di altri fatti analoghi verificatisi intorno alla metà del 1700, quando un rilevante prodotto si ebbe, in alcuni casi, anche da singoli semi di leguminose: del che l’Autore attribuisce merito alla pratica del trapianto, che perciò qui consiglia e — come già ho ricordato — tornerà a consigliare cinque anni dopo nelle INDUSTRIE DI PUGLIA. Ma non sorridano gli agricoltori, perché — mi ripeto — se è ben vero, o per vari motivi giustificato, che tale pratica, fra i cereali, rimane oggi esclusiva del riso (e, fra le piante erbacee, si limita a poche altre specie o culture, in particolari condizioni), della stessa — con riferimento specifico al grano — non veniva taciuto in alcuni testi di agronomia di mezzo secolo addietro, né in memorie o note ed anche in trattati a noi ancora più prossimi nel tempo: ed il Rosati scriveva nel 1803! In altro suo lavoro che tratta della CONCIA DEI SEMI, lo stesso Rosati dice dei trattamenti pre-semina ai fini della germinazione, nonché della concia col « lissivio », consigliata venticinque anni prima nella sua opera sulle INDUSTRIE DI PUGLIA quale mezzo efficacissimo di lotta contro alcuni parassiti. Nella memoria su I FORNI DI FOGGIA, l’Autore tratta specificamente di quanto oggetto di semplice cenno in altri suoi scritti e muove dalle premesse relative al consumo del legname ed alla distruzione dei boschi (in una nota della Società Economica della Capitanata, peraltro, di nuovo si richiamano — successive all’epoca in cui il Rosati scriveva — la Legge del 1826, relativa appunto ai boschi ed ai rimboschimenti, nonché le disposizioni in merito ai sussidi e premi volti ad agevolare l’impianto di olivi e gelsi), per auspicare la diffusione di quei forni a « fimiero (cioè stabbio) equino », ai quali già ho accennato a proposito del Discorso del 1811 e che qui trovano minuta descrizione e rappresentazione grafica, da cui risulta evidente come al pane non possa derivare, e di fatto non derivi, alcun nocumento in conseguenza del particolarissimo combustibile impiegato. Nella memoria SU LA CERA, il Rosati, dopo aver ricordato che. uno dei più grandi fenomeni della natura è costituito dall’eterna ed alterna 11 prime civiltà, l’uomo si sia studiato di trovar modo per produrre artificialmente la luce: dai « vasi di fuoco » degli Ateniesi alle lucerne ad olio degli Egiziani. Ma scoperte ed applicazioni migliori si ebbero indubbiamente con l’uso della cera, e quindi con la fabbricazione delle candele le quali, fra l’altro, non abbisognano di appositi recipienti che le contengano, sviluppano fumo solo quando si spengono, non producono sgradevoli odori e danno più splendente fiamma. Da ciò l’Autore fa discendere la necessità di produrre cera e quindi di allevare le api, come già ho ricordato a proposito delle INDUSTRIE DI PUGLIA. Nello scritto SU LA TREBBIATURA E SULLA INUTILITÀ’ DELLE MACCHINE FINORA INVENTATE, il Rosati (ed una nota della Società Economica, dopo quasi un trentennio, avalla l’opinione che l’Autore esprime), premesso che l’agricoltura pugliese è imp egnata per otto mesi nella produzione del grano, dice del grave problema della trebbiatura, che fra l’altro implica l’esame e la considerazione di determinate necessità ed esigenze tecniche, non escluse la tempestività e la durata; ma tale problema non è soltanto dell’agricoltura di Puglia, ed in effetti gli uomini — Ebrei, Cartaginesi, Romani — si sono da gran tempo studiati per trovare modo, se mai vi fosse, migliore di quello costituito dal calpestio delle giumente, le quali indubbiamente richiedono, da parte degli agricoltori, spese notevoli per l’acquisto e il mantenimento. Ciò posto, il Rosati passa ad esaminare i risultati ottenuti, anche in Puglia, con l’adozione di tre diversi tipi di macchine inglesi — per ciascuno dei quali tipi compie un interessantissimo esame statico, dinamico e cinematico, svolgendo di poi le considerazioni del caso — e conclude confermando la superiorità, e quindi il proprio favore, per il calpestio con le giumente, come già aveva detto nel DISCORSO del 1792 e nelle INDUSTRIE DI PUGLIA. Nella sua memoria Su LA SETA possiamo leggere un’interessante ed originale premessa in cui si dice della propensione, innata nell’uomo, verso le « cose lucenti e colorate », che « fanno crescere la nostra bellezza, ci attirano gli sguardi di tutti e ci procurano una stima maggiore » (oh, umana vanità di sempre!). Fra queste « cose » — con le pietre preziose, l’oro e l’argento — si comprende appunto la seta: ed il Rosati ne fa la storia, compie un esami comparativo col cotone, la lana, la canapa e con i relativi tessuti, pone in rilievo la crescente domanda in rapporto alla modesta produzione ed esprime l’avviso che « la pianura di Puglia sembra un luogo adattissimo a questa speciosa introduzione » (già auspicata, del resto, nelle INDUSTRIE DI PUGLIA): ed a tale proposito, in una nota del 1843, la Società Economica della Capitanata avverte che i presagi del Rosati si sono in concreto avverati e che le sete pugliesi hanno avuto larghi riconoscimenti. Sembra infatti che nell’epoca ora detta, in Provincia di Foggia, vi fossero ben 300.000 gelsi (lo Staffa dice 1.000.000, ma probabilmente esagera); però, in tempi di poco successivi, le difficoltà di raccolta della foglia, la lontananza dalle bigattiere, le malattie infettive del filugello e, infine, l’apertura delle barriere doganali all’unificazione d’Italia, misero in crisi tale industria. Nello scritto SU LA LANA, l’Autore afferma anzitutto che « l’arte di vestirsi » è senza dubbio una delle prime espressioni e manifestazioni delle 12 umane attività, espone una breve ma interessante storia della tessitura ed esalta l’importanza della lana e dei relativi tessuti, così come abbiamo visto per la seta. Rileva quindi che la Puglia produce della lana di pregio, ma di qualità non sempre perfetta né in grande quantità: onde suggerisce un miglioramento, oltreché quantitativo, anche qualitativo, mediante —egli dice — « la rinnovazione delle razze con pecore spagnole » (che poi sarebbe quell’incrocio di sostituzione del quale — sempre più complicati — noi oggi parliamo), indicando altresì la necessità di impiantare prati artificiali a sussidio dei pascoli, come già nel DISCORSO del 1792. Ed in una sua nota, la Reale Società Economica pone in evidenza i progressi di fatto ottenuti, in oltre trent’anni, proprio sulle base ditali indicazioni: introduzione di soggetti « merinos » e praticoltura. Nella memoria DELLE PIANTE AROMATICHE INDIGENE E DEL LORO USO ECONOMICO, il Rosati si indugia in classificazioni e distinzioni su cui non sempre botanici ed agronomi odierni potrebbero essere d’accordo (in merito richiamo quanto già ho detto per il cappero a proposito delle INDUSTRIE DI PUGLIA), ed in concreto elenca varie piante la cui coltivazione gli appare possibile dal punto di vista tecnico e conveniente dal punto di vista economico. Nel suo scritto Su L’OPPIO, infine, dopo avere — da medico — indicato le proprietà ed i caratteri farmacologici, nonché i modi di azione ed i possibili impieghi farmacoterapici dell’alcaloide, il Rosati consiglia la coltura del papavero in Capitanata. Poi ci offre un saggio di sorridenti pensieri e di humour: « Lo stato dello spirito in tempesta — egli dice — è tanto più insoffribile per quanto il medesimo non trova istante di tregua; ond’è facile conoscere quale impegno hanno avuto gli uomini di trovare un rimedio sicuro ... Smarriti in questa ricerca i miseri mortali han preso mille strade ...; han creduto alcuni uomini di merito che siffatto porto di sicurezza si trovasse nella sola filosofia », ma « gli asiatici, molto più saggi dei nostri filosofanti, ... conoscono molto bene quale sia il vero certo e sicuro antidoto da superare ogni angosciosa turbolenza ... »: una sufficiente dose di oppio! Personalmente, non sono d’accordo col Rosati, e può darsi che altri condivida il mio modo di vedere. Però, confesso: anche questo Rosati, per così dire, « particolare » o «singolare » — il quale, in fondo, io credo, deliberatamente vuole essere solo faceto — non mi dispiace; anzi, tutt’altro: perciò ho completato con tali citazioni e richiami il sintetico esame delle opere sue. ALFREDO PANERAI 13 NOTA BIBLIOGRAFICA I - OPERE DI GIUSEPPE ROSATI (In ordine cronologico di pubblicazione) La geografia moderna, teoretica, istorica e pratica, con 7 tavole incise dall’Autore. Napoli, Raimondi, 1785. In seguito, a Parigi, si ebbe anche un’edizione francese. Gli elementi dell’agrimensura, teoretica e pratica, con 12 tavole incise dall’Autore. Napoli, Raimondi, 1787. L’opera, che ebbe successive edizioni - Napoli, Coda, 1802; Napoli, Reale, 1813; Napoli, Del Fibreno, 1846 - fu anche tradotta in francese, inglese e tedesco; e, sulla stessa materia, è altresì da ricordare il Trattato elementare d’agrimensura..., coll’aggiunta dell’arte di levar le mappe, Napoli, Nuovo Gabinetto Letterario, 1834. Discorso sull’agricoltura di Puglia. s.n.t. (1792?). Elementi dell’aritmetica. Napoli, s.d. (1796?) Edizioni successive con titolo L’aritmetica: Napoli, Reale, 1808; Napoli, Coda, 1816; Napoli, Pasco, 1823; Napoli, Marotta, 1830 e 1834; Napoli, Di Pace, 1842. Un « cartaceo » dal titolo Aggiunta all’aritmetica, portante la data 1797, è posseduto dalla Biblioteca Provinciale di Foggia. Il metodo millenario. Poggia, 1803. Elementi per la edificazione, con 11 tavole. Napoli, Coda, 1805. Le industrie di Puglia, con una carta geografica incisa dal Rosati. Foggia, Verriento, 1808. Breviario dell’historia sacra. Foggia, Russo, 1815. Dal « Breviario » trarranno successivamente origine e materia un compendio biblico ed un’epitome latina, ad opera di Raffaele Rosati, di cui Giuseppe Rosati era prozio. Saggio storico sulla medicina. Foggia, Russo, 1826. Un « cartaceo » dal titolo. L’istoria della medicina, s.d., è posseduto dalla Biblioteca Provinciale di Foggia. La concia de’ semi, in « Poligrafo della Capitanata », 1833, vol. I. pag. 208. Geometria pratica. La piana, con aggiunta di G. N. Spada. Napoli, Caggiano e C., 1832-33. Un « cartaceo » dal titolo Istituzione della matematica teoretica è pratica (Parte seconda). La geometria teoretica, con data 1796. è posseduto dalla Biblioteca Provinciale di Foggia. Vi sono varie tavole disegnate dal Celentano I forni di Foggia, in « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata ». Foggia, Russo, 1836, vol. II, pag. 18. La Memoria — della quale gli « Atti » non indicano la data di redazione né la data della prima pubblicazione sul « Giornale Fisico Agrario della Capitanata » — venne di poi ristampata anche in estratto: Foggia, Migliaccio, 1872. Relazione Statistica su la Capitanata, in « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata ». Foggia, Tipografia Giacomo Russo. 1837. vol. II, pag. 112. Su la cera, in « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata ». Napoli, Tipografia Trani, 1838-39, vol. IV, pag. 19. Su la trebbiatura, e su la inutilità delle macchine finora inventate, in « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata ». Napoli, Tipografia Trani, 1838-39, vol. IV, pag. 109. La Memoria è del 1811. Discorso del Signor Giuseppe Rosati alla Società Economica della Capitanata nel 1811, in « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata ». Napoli, Tip. Trani, 1839-40, vol. V, pag. 112. Come risulta dallo stesso titolo, il « Discorso » è del 1811. Su l’oppio, in « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata ». Napoli, Tip. Trani, 1840-41, vol. VI, pag. 50. La data di redazione della Memoria non è indicata. Su la seta, in « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata ». Napoli, Tip. Trani, 184243, vol. VIII, pag. 89. La data in cui la Memoria fu scritta non è indicata. 14 Su la lana, in « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata ». Napoli, Minerva Sebezia, 1844, vol. IX. pag. 149. La Memoria è del 1811. Delle piante aromatiche indigene e del loro uso economico, in « Giornale degli Atti della Reale Società Economica della Capitanata ». Bari, Cannone, 1846, vol. IX, pag. 92. La data di compilazione della Memoria non è indicata. N.B. - Le opere di cui sopra risultano reperibili presso una o più delle seguenti Biblioteche: Altamura, Bari, Barletta, Bitonto, Foggia, Lecce, Lucera, Napoli, San Severo, Trani; e la Biblioteca Provinciale di Foggia, fra i « cartacei », di cui taluno già indicato sotto precedenti titoli — in rapporto con la materia che ne costituisce l’oggetto —, possiede anche La Fisica generale (Parte Prima). Introduzione, del 1976, e gli Elementi della navigazione teoretica e pratica, s.d. (con 10 tavole disegnate dallo stesso Autore). Abbiamo inoltre notizia di altre opere, quali la Propulsione alla Cattedra di Agricoltura, La conservazione dei boschi, La migliorazione di alcuni terreni, Gli elementi di astronomia e Sommario del sistema planetario (1802), la Dissertazione sul modo facile di prendere la parallasse astronomica, le Ricerche per la lunghezza del palmo, le Istituzioni di tisica sperimentale, generale e particolare, la Memoria sull’arrivo della cenere del Vesuvio, nonché (attribuzione incerta) di un Saggio istorico sul divorzio, « in folio », e Dei majoraschi odierni (Salerno, Solimene e Jovane, 1822); ma a tali riguardi non ci è stato possibile acquisire sufficientemente valide indicazioni, né precisi riferimenti bibliografici, onde ci limitiamo alla semplice menzione. a Il - SCRITTI SU GIUSEPPE ROSATI (AA. in ordine alfabetico) BIAGI B.- Profili di scienziati. Foggia, Tip. Frattarolo, 1930. BOCCANERA G. - Giuseppe Rosati, in .c Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli ». Napoli, Gervasi, 1817. CARANO-DONVITO G. - Economisti di Puglia. Firenze, « La Nuova Italia », 1956. GATTI S. - Elogio storico di Giuseppe Rosati. Napoli, Stamperia Reale, 1815. GIUSIO D. - Dizionario Bio-bibliografico degli scrittori pugliesi viventi e dei morti nel presente secolo. Napoli, De Bonis 1893. GIORDANI G. In obitu Josephi Rosati. (Opere scelte edite ed inedite). NL poli, 1875. MINIERI RICCIO C. - Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli Napoli, Dell’Aquila, 1844. PAPA M. - Economia ed Economisti di Foggia. Foggia 1933. VACCOLINI C. - Rosati Giuseppe, in « Biografia degli Italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII e de’ contemporanei (a cura di E. De Tipaldo) ». Venezia, Tip. degli Alvisopoli, 1836. VILLANI C. - Daunia Inclyta. Napoli, Orfeo, 1890. ID . ID ., - Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e contemporanei. Trani, Vecchi, 1904. VILLANI F. - La nuova Arpi. Cenni storici e biografici riguardanti la Città di Foggia. Salerno, Migliaccio, 1876. N.B. - Del Rosati, soprattutto come medico, è fugace ricordo di estimazione in PACE D. - Vincenzo Lanza e la vita universitaria e ospedaliera a Napoli nel primo Ottocento. Quaderni di Risorgimento meridionale, C.E.S.P., Napoli-Foggia-Bari, 1962; e, ad altro riguardo, viene reso giusto onore allo stesso Rosati con l’opuscolo Per la fondazione di un Istituto Tecnico nella Provincia di Capitanata, Foggia, Pollice, 1877, nonché col n. 1 dei « Quaderni di Foggia », che viene nell’odierna circostanza pubblicato col patrocinio del Comune per i tipi dello Studio Editoriale Dauno. 16 I BIBLIOTECHE DAUNE La pubblica “Ciro Angelillis” di Monte S. Angelo PROFILO SOMMARIO DELL’ISTITUTO Il certificato autentico e integrale di nascita, vita e morte della prima biblioteca pubblica di Monte S. Angelo, finora serbato a memoria da pochi anziani, è apparso ultimamente alla ribalta della cultura nazionale. E’ una lettera riprodotta senza data, ma presumibilmente scritta intorno al 1941 da Giovanni Tancredi al dotto, operoso e integerrimo soprintendente bibliografico di Puglia e Lucania. rof. Francesco Barberi, oggi ispettore generale bibliografico, che l’ha pubblicata con altri palinsesti di più province italiane1 . Ma della fondazione e del funzionamento iniziale della libraria, apprestata da quel filantropo garganico, aveva resistito al tempo la relazione a stampa da lui resa il secondo anno alla Città. Vi si rilevano lo stimolo, il fervore, il successo della sua iniziativa: notizie che ci tramandano un’alta lezione di civismo 2 . Un tentativo di ridar vita a quella « Popolare » fu sperimentato il 1946 da Mario Simone, ma l’intervento del suo sodale, lo stesso Tancredi, a tal fine investito della iniziativa, trovò tetragono il Comune3 . La nascita della odierna « Pubblica » è consacrata nella deliberazione n. 635, adottata il 3 novemb re 1966 dalla Giunta municipale. Fin dall’11 marzo dello stesso anno, con deliberazione n. 14 del Consiglio comunale a voti unanimi, si era approvato il regolamento dell’istituto e la sua intitolazione alla memoria del medico, storiografo e pubbli- 1 FRANCESCO BARBERI Schede di un bibliotecario, in « La parola e il libro », rivista mensile bibliografica dell’Ente naz. per le Biblioteche pop. e scol. (Roma, a. XLIX, 1966, n. 2, febbr.). 2 GIOVANNI TANCREDI, Tra libri e riviste. Resoconto del primo anno di esercizio della Biblioteca Popolare di Monte S. Angelo (letto nella galleria municipale il 17 gennaio 1907). Foggia, Tip. Operaia, 1907. 3 I1 1946 operava nella nostra regione un gruppo d’intellettuali, incontratisi nell’area della ricostruzione culturale del Paese su le premesse della Democrazia storica aazionale. L’editore Simone diede loro un altoparlante, pubblicando in Bari « Puglia », rassegna di risorgimento regionale, che dedicò una rubrica alle biblioteche. I1 Tancredi, suo collaboratore da Monte S. A., scrisse una relazione (che non apparve in stampa, per la sospensione del periodico) e fece il cennato passo verso gli amministratori comunali. 17 cista concittadino Ciro Angelillis e, poiché la G.P.A., nell’approvare quell’atto, si era pronunciata sfavorevolmente alla copertura dei posti di bibliotecario e di inserviente (dec. 20 aprile, n. 2281/Div. 2), la stessa assemblea aveva istituito un Consiglio direttivo nelle persone di: avv. Nicola Muscettola, ispettore onorario bibliografico, prof. Antonio Ciuffreda, preside del Liceo classico statale « G. T. Giordani », imp. Tommaso di Iasio e dottor Michele Campanile (delib. n. 100 del 4 agosto).Quindi la Giunta municipale aveva formato una commissione per la scelta e segnalazione delle opere da acquistare, chiamandone a farne parte, oltre i predetti prof. Ciuffreda e sig. Di Iasio, il prof. Francesco Perna, preside della Scuola media, il prof. Marco Liguori, direttore didattico del I Circolo, e l’avv. Matteo Ciuffreda. Il quartino, che ospita l’Istituto, è sito al primo piano dello stabile di proprietà del Comune con ingresso principale sul Corso V. E. n. 251. Trasformato per il nuovo uso, è munito di balconi e finestre, che assicurano luce naturale fino al tardo pomeriggio e l’areazione necessaria. in concorso con il riscaldamento fornito da un’apparecchiatura autonoma. La superficie di mq. 255 è occupata da un’ampia sala d’ingresso, destinata ai cataloghi e periodici in corso; da tre vani di deposito, ma praticabili dagli studiosi, e da un salone di consultazione e di lettura, dove trova posto l’addetto all’esistenza dei lettori. Tutti i vani — ad eccezione del corridoio di transito, ove sono gli attaccappanni e si aprono gli ingressi ai servizi igienici e di riscaldamento — hanno scaffali metallici aperti; i tavoli sono ampi e le sedie tappezzate; alle pareti sono i ritratti del dott. Angelillis e del prof. Tancredi, e pannelli del fotografo Cassa con la effigie del San Michele garganico e con vedute di famosi monumenti locali4 . Da questa topografia e dall’impostazione del servizio di lettura, che consentono al pubblico di circolare tra i libri, si evince che nell’ammodernamento dei locali si è applicato il criterio pratico della pubblica biblioteca dalla quale si attende il più aperto dialogo tra libri e lettori: quelli esibiti in modo diretto e accessibile, questi chiamati ad esplorarli, per cercarvi e riconoscervi i compagni fedeli e gli esperti consiglieri5 . 4 Oltre, naturalmente, i contributi dei montanari Angelillis e Tancredi, per i monumenti della Città, si consulti Cattedrali di Puglia di Alfredo Petrucci, che ne ha interpretata l’anima e gli stili sulla corda della sua commozione di storico artista e poeta garganico (II ed. Roma, Bestetti, 1966). 5 La biblioteca, ricorda Renzo Frattarolo, svolgendo un concetto elementare del bibliotecario Luigi De Gregori, non è più un serbatoio, ma una lontana, non pia una cantina, ma uno spaccio. E non basta che vi si realizzino tutti i requisiti esterni di un moderno istituto bibliografico. Occorre che attiri i lettori anche con regime libero e sciolto del suo funzionamento: orario prolungato a tarda ora della sera anche nei giorni festivi; materiale librario in continuo aggiornamento; efficiente organizzazione dei servizi; accoglienza incoraggiante al lettore (e questo non v’ha bisogno di dirlo) ma anche con il consiglio pratico del personale esperto e educato a tale assistenza, il quale, così, potrà dimostrare come la biblioteca possa trasformarsi in scuola e integrante la funzione. (R. F., Biblioteche d’Italia dall’antico al nuovo, Roma, Gismondi, 1957). 18 Il corredo bibliografico del neonato istituto comprende anzitutto il fondo della originaria « Popolare » e quello donato al Comune dagli Eredi di Ciro Angelillis. Si sono aggiunti ad essi gli atti parlamentari delle due Camere dal 1861 al 1882, appartenuti all’on. Raffaele Basso e donati dalle sue discendenti, signore Edvige Basso e Anna Amicarelli, oltre a numerose recenti accessioni da editori, enti e istituti, quali: lo Studio Editoriale Dauno e il Centro per la Editoria Scolastica e Popolare, l’Amministrazione e la Biblioteca Provinciale di Capitanata, l’E.A. « Fiera di Foggia », la Biblioteca Civica di Trani, il Centro di Cultura « Antonio Simone » di Manfredonia ecc... Molte edizioni mo derne sono state acquistate dal Comune, altre donate dal Ministero della P. I. La suppellettile libraria, che adesso viene inventariata e schedata secondo i canoni moderni della Biblioteconomia, fu presentata nella mostra in base alla triplice divisione per autore, soggetto e provenienza, costituendo tre ampie sezioni. La prima di essa comprese la maggior parte degli scritti a stampa dell’Angelillis, dalle ripudiate poesie Juvenilia, uscite dal torchio locale di Flaman (1893), ai due ultimi volumi di Il Santuario del Gargano e il culto di S. Michele nel mondo (1955-57). Nella seconda sezione furono accolte le pubblicazioni su numerosi Comuni della Capitanata o di autori dauni, tra i quali in rappresentanza garganica: Capuano, D’Addetta, De Grazia, Fini, Petrucci, Vocino, e montanara: gli Amicarelli e i Giordani, De Cristoforo, D’Errico, Pasqua, Quitadamo, Tancredi, Filippo Ungaro sen. Nella terza sezione trovò posto la produzione bibliografica odierna: 1) degli enti, che ne fecero dono: Amministrazione Provinciale e sua fiorente Biblioteca, E.A. « Fiera di Foggia », Società Dauna di Cultura, « Rinascita Garganica », Istituto Magistrale « Poerio » di Foggia; 2) degli editori di opere di argomenti provinciali: Studio Editoriale Dauno e Centro per la Editoria Scolastica e Popolare. La Biblioteca pubblica « Ciro Angelillis », vuoi essere un organismo complesso con vita multiforme, che esaudisca le istanze culturali della società montanara, fin troppo mortificata nei suo isolamento al centro di zona depressa. Il Comune, sebbene impedito dall’assegnare un personale stabile all’istituto, è riuscito a farla subito funzionare, distaccando a turno, per sette ore il giorno, alcuni impiegati da altri uffici. Pertanto, dalla data stessa della inaugurazione, durante il doppio orario di apertura (8-12 e 15,30-18,30) le sale sono molto frequentate. Per integrare il servizio di lettura, il 12 novembre s’iniziò un ciclo di conversazioni, aperto dal Sindaco per svolgere il concetto nuovo di biblioteca pubblica e illustrare il programma, che la Direzione di questa garganica si propone di attuare. Seguì l’avvocato Mario Simone, direttore in Napoli di collane di studi storico-economico-giuridici, svolgendo il tema Dalla Biblioteca « Angelillis » di ritti balzo al Novecento. La Biblioteca « Angelillis » è sorta sessant’anni dopo la prima « Popolare »: non è questo purtuttavia, l’unico dato che, senza incomodare i ricorsi vichiani, fa registrare una.., fatale coincidenza. Motore della 19 odierna iniziativa è lo stesso spirito, che animò i nostri padri in quel movimento culturale, creato anche tra loro dalle istanze sociali, prorompenti a Napoli dall’Ateneo e da questo diffuse nella nuova generazione intellettuale. L’alba di questo secolo fu, pertanto, salutata a Monte S. Angelo da un gruppo di maturi giovani, ai quali certamente renderà giustizia la storia politica, nominandoli tutti, quali anticipatori dei tempi presenti. Tra essi, per note distintive di spiccata personalità, sentimento, cultura e impegno civico, emersero l’avvocato e docente privato Filippo Ungaro, il medico Ciro Angelillis e il maestro elementare Giovanni Tancredi: nomi che, nel travaglio comune ad oggi novatore, percorreranno le dolorose cronache della libera cultura del Mezzogiorno. Uniti o divisi, sempre pervasi dall’ardente passione sociale, nonostante le delusioni, operarono con la fede, che affronta ogni ostacolo. Ma il sodalizio di questi tre coraggiosi sarebbe rimasto infecondo senza la collaborazione di un altro intellettuale, il maestro elementare Michele Flaman, proprietario di una omonima tipografia. La buona attrezzatura e direzione di quella prima officina rese possibile nel ‘900 la pubblicazione di due periodici, che si possono considerare all’avanguardia del giornalismo di Capitanata. L’11 novembre di quell’anno apparve « Il Gazzettino del Gargano », rivista bimensile amministrativa alla quale il 23 dicembre segui « Pallade », rivista bimestrale di lettere, arti, scienze, entrambe fondate, dirette e finanziate dall’Ungaro (Rougan), con l’Angelillis (Rico), redattore capo, e il Tancredi. La « novità» paesana era tale da provocare la più grande meraviglia. Che cosa volevano quei minatori del residuato feudalesimo mo rale, fabbricatori di aerei castelli? « Trionfo della libertà e della giustizia; bonifica della vita locale e degli studi »; queste proposizioni, affidate ai due articoli di presentazione, notificavano chiaramente il programma rivoluzionario di quella stampa nuovissima. Se « prodotti da una natura cosi benigna, i montanari erano invece tanto inconsapevolmente feroci e coltivatori d’ignavia, da esser padrigni a se stessi », quale fortuna che alcuni giovani, tesi verso una « idealità serena », tentassero di raggiungerla « con mezzi sinceri e con visione nazionale »? Come ogni stampa illuminata, coraggiosa e leale, i due periodici risvegliarono energie e speranze, e con il dibattito dei problemi, posero il dimenticato Gargano in comunicazione col mondo. Partito da queste premesse, sulla scorta di una scala di appunti destinati alla stampa, l’avvocato Simone tracciò rapidamente il panorama del— l’attività culturale dei Montanari, in sede e fuori, lungo il Novecento, traendo gli auspici per l’avvenire. Nel concludere, si augurò che il sentimento della Montagna arcangelica affidato dai vecchi a notevoli contributi, venga tenuto vivo dalla nuova generazione, senza nulla concedere alle moderne mode letterarie e giornalistiche. Si domandò, poi, quale bilancio preventivo, dopo la scomparsa di quei promotori, possa da noi farsi degli studi locali in una società, come la contemporanea, che non lascia tempo a coltivarli. Disse che nuovi sussidi, sia pure di valore non sempre assoluto, potrebbero loro apportare le tesi di laurea e i concorsi a premio, Ripetendo un suo concetto già manifestato in altre sedi, indicò nella Biblioteca « Angelillis » la fun- 20 zione, concorrente con quella di educare il popolo, di fornite le fonti indispensabili agli elaborati d’indole garganica, periodicamente che andrebbero stimolati da una gara di istituzione municipale. Quod est in votis. L’INAUGURAZIONE DELLA SEDE L’inaugurazione della Biblioteca, svoltasi nella mattinata dell’1 novembre 1966, fu annunziata da un manifesto del Sindaco, che rilevò con queste parole il valore sociale del nuovo servizio pubblico, istituito dall’Amministrazione democratica » ... Anche nella nostra Città, avere a a disposizione dei libri, non è più un privilegio di pochi, ma un bene comune ». Le manifestazioni ebbero inizio verso le ore dieci a Palazzo civico, dove le personalità e gli altri invitati furono ricevuti dai componenti la Giunta municipale: dott. Antonio Dante Ciuffreda, sindaco, dott. Francesco Buonsanto e sigg. Pietro Accarrino, Giulio Alfieri, Luigi Mazzamurro, Francesco Roberti e Michele Vaira. Esse proseguirono alla sala « Piemontese » occupata da un pubblico numeroso e deferente, al quale l’assessore alla Pubblica Istruzione, dott. Buonsanto, presentò gli oratori. Il Sindaco disse: La manifestazione odierna. cui partecipano tanti illustri ospiti, assume per Monte S. Angelo una importanza storica, perché esattamente 60 anni or sono, nel 1906, il nostro bibliofilo professore Giovanni Tancredi costituì nella sua abitazione una modesta biblioteca popolare, poi trasferita nella stessa casa. di proprietà comunale, dove oggi inaugureremo il nuovo e moderno Istituto. Da quella sede fu sfrattata nel 1936 quando, funestata l’Italia dalla ventata imperialistica, i locali furono adibiti prima per una mostra di cimeli della guerra africana e poi affittati a un privato. Un tentativo di rimettere in piedi la « Popolare » fu fatto nel 1946, dopo la lotta di liberazione, per iniziativa di Mario Simone, che convinse lo sfiduciato Tancredi a rivolgersi agli Amministratori del tempo: non ebbe risultato positivo. Dovevano passare venti anni da questa ultima generosa, ma sterile iniziativa, per toccare a noi la fortuna di attuarla, superando mille difficoltà pratiche ed incomprensioni anche da parte di alcuni nostri concittadini! Ne sanno qualcosa l’amico stimato prof. Mario Sansone, ne sa qualcosa l’on. Finocchiaro, ne sai molto tu, caro amico Bios De Maio, per quante volte insieme abbiamo sostenuto la pratica presso gli uffici competenti del Genio Civile e del Provveditorato alle Opere pubbliche! Oggi l’antica aspirazione è realizzata: degno asilo alla cultura, libri e riviste, l’assistenza per l’arricchimento spirituale di ogni individuo non più beni riservati a pochi privilegiati, ma beni comuni, di chiunque desideri attingere alle fonti del sapere. 21 Molto ha dato l’Amministrazione Comunale, relativamente alla insufficienza di bilancio: sono stati spesi circa 7 milioni per l’ammodernamento dei locali, 500 mila lire per acquisto di macchina da scrivere e libri. Il personale, in attesa di approvazione delle delibere di ampliamento della pianta organica, è stato prelevato dall’organico attuale del Comune. infinitamente valido è stato l’aiuto che, tramite la Soprintendenza bibliografica per la Puglia e Lucania, ci ha prestato il Ministero della Pubblica istruzione, e precisamente la Direzione generale delle Accademie e Biblioteche, che ha assegnato in dono la completa attrezzatura di scaffali metallici e di mobili vari, per l’importo di oltre due milioni. Pertanto al dottor Carlo Frattarolo, vice direttore generale delle Accademie e Biblioteche, ed al professore Antonio Caterino, soprintendente bibliografico di Puglia e Lucania, qui presenti fra noi, esprimo sincero e fervido ringraziamento anche a nome di tutta la popolazione! All’unanimità, poi, nel Consiglio Comunale del giorno 11 marzo u.s., abbiamo deliberato di intestare la Biblioteca ad uno dei nostri migliori: al compianto dott. Ciro Angelillis, medico. scrittore, illustratore di storia patria e filantropo. La sua cospicua libreria, per gentile donazione della famiglia — un plauso alla vedova Angelillis, qui presente fra noi — con quello della « Popolare », costituisce il fondo iniziale dell’istituto. Attraverso i suoi scritti, attraverso i libri da lui consultati conosceremo meglio e pia apprezzeremo la vita dell’illustre e caro Concittadino, il suo infinito amore per l’Italia e per la nativa Monte S. Angelo. Nella stessa seduta, con voto parimenti unanime, il Consiglio ha deliberato d’intestare una sala ad un altro nostro degnissimo conterraneo, il prof. Tancredi che, come ho ricordato, costituì la prima biblioteca su questa Montagna, quando in Capitanata esistevano solo quelle di Foggia e di Lucera. Memore e grata di questa opera, l’Amministrazione Comunale ha iniziato le pra tiche per istituire un museo medioevale garganico nel quale si possa ordinare tutto il materiale del museo etnografico fondato dal Tancredi. Tale iniziativa sia un impegno per la futura Amministrazione. Nell’attesa, noi proponiamo di intestare una sala della Biblioteca a quel caro maestro di tanti giovani. Un’altra sala, anche per volontà unanime del Consiglio Comunale, è stata dedicata a un illustre rinnovatore del pensiero umano: al pugliese, al molfettese meridionalista Gaetano Salvemini, che tutta la sua vita dedicò alla elevazione spirituale dell’uomo e della società. Ora dunque, andremo ad inaugurare la Biblioteca. Scusateci se troverete i numerosi scaffali con pochi libri. Esponendo questa situazione al prof. Caterino, egli mi ha esortato a non preoccuparci, perché i libri sarebbero venuti. Ne siamo convinti, professore Caterino, così come siamo convinti che per arrivare a una qualsiasi meta, bisogna cominciare a camminare. Noi, oggi, realizzando gli auspici e concludendo i tentativi 22 dei maggiori, iniziamo questo cammino, per raggiungere l’elevazione culturale degli individui e delle masse! Prese la parola il prof. Antonio Caterino, soprintendente bibliografico di Puglia e Lucania: Oggi s’inaugura la biblioteca comunale di Monte S. Angelo! E questa una cerimonia di grande significato per due ragioni: prima perché essa s’inserisce come un atto di fede nell’attuale politica di largo impegno democratico, che, fra l’altro, intende affidare anche alle biblioteche la difesa dei perenni e permanenti valori della vita umana; seconda perché è espressione di un felice, positivo incontro di due volontà che si concretano in una scelta di grande i nteresse sociale, oltre che culturale e morale; da una parte la volontà cosciente, ferrea, se non addirittura ostinata, del Sindaco Dott. Ciuffreda di dare finalmente alla vostra Città la Biblioteca, dall’altra quella delle competenti Autorità dello Stato di affermare il principio che la scuola, pur essendo fattore fondamentale e strumento efficace ed importante dell’attività culturale, non può esaurire e non esaurisce In una comunità il processo di conservazione, di dilatazione e di creazione della cultura; processo che per essere vivo e fecondo ha bisogno di estendere le sue dimensioni orizzontali e verticali con la crescita culturale di tutto il popolo e con l’incremento della ricerca e dei mezzi di cultura quali sono le biblioteche. Salutiamo, dunque, con letizia l’evento! La Puglia per la sua posizione geografica era rimasta nel tempo staccata dai grandi centri di cultura e d i attività politica, pur essendo aperta ad ogni sorta d’invasione e di immigrazione, ed aveva gravitato politicamente, senza alcuna autonomia, verso unità di maggiore rilievo. Tuttavia, tenne vivo l’amore per la cultura, giacché studiosi locali, spinti da un soprassalto di «campanilismo culturale », e invasi — starei per dire — da eroico furore, erano riusciti ad assicurare alla sapienza del mondo greco-bizantino salde radici fin al secolo XVII. Ma la loro produzione, purtroppo, per difetto di conservazione e di trasmissione, proprio cioè, per mancanza di biblioteche atte a riceverla, a conservarla e a vivificarla, è venuta sperdendosi, talvolta distrutta dalle requisizioni operate nel tempo da bibliofili. da eruditi e da mecenati di altre regioni o addirittura di altri Paesi, talvolta volontariamente trasportate fuori da chi attratto da migliori e più alti miraggi di carriera e di studio si trasferiva per sempre in centri di più diretto interesse con tutta la suppellettile libraria e documentaria che con tanto amore e con gusto fine aveva raccolto. Tramontata la dominazione bizantina e svanita l’influenza della cultura di medesima marca nonché quella dei grandi, potenti monasteri medievali, il culto del libro e del documento scritto langui quaggiù, né riuscì a riavvivarlo più tardi la incerta e quasi stentata attività tipografica regionale. Il libro della storia delle biblioteche in Puglia si riapre verso la seconda metà del sec. XIX23 Infatti, tra il 1860 e il 1880 inizia il nuovo capitolo delle biblioteche che sorgono sulla base delle librerie dei conventi soppressi. E ovunque è un pullulare di istituzioni bibliotecarie, che, però. a/fidate molte volte ad amministratori sensibili pia a rivedere le bucce del bilancio e a preoccuparsi del disavanzo di esso che ai problemi della cultura, rimasero senza vita, giacché la linfa vitale dei libri non riusciva a fluire nelle loro vene ormai colpite da sclerosi. Ma tale situazione di stasi e di abbandono non poteva d urare a lungo. La dinamica del divenire umano ripropone e, spesso impone, la soluzione di problemi che, se pur negletti per un lasso di tempo pia o meno lungo, portano in sé il sente della validità. E uomini che si dedicano con disinteresse e con abnegazione al benessere delta comunità ad un certo punto colgono il momento giusto delle scelte e, puntando lo sguardo verso la sfera degli interessi superiori e spirituali di un popolo. vi attingono la convinzione che senza la realizzazione di questi interessi non è possibile potenziare quelli di ordine socioeconomico. E qui, in Monte S. Angelo, la città del bel S. Michele, la città che è ormai diventata la corona maestosa e superba del massiccio garganico, un uomo di tanta capacità ma di una umiltà sincera quanto esaltante, il Sindaco dott. Ciuffreda, sollecitato da schietta sensibilità verso i problemi delta cultura, ha avvertita la necessità di collocare al fianco della scuola, rappresentata in tutti gli ordini e gradi, uno strumento di rottura dell’immobilismo e dell’indifferenza sul piano culturale, che è pur componente validissima del processo di elevazione morale e sociale del popolo. Ecco, dunque, affacciarsi una nuova forza lievitante e d’incentivazione di aperture e di dialoghi. Dove attraverso la diuturna conquista ed esperienze nuove, viene posta a fuoco e risolta una vasta gamma di problemi e di interessi: dei giovanissimi che vi possano aprire gli occhi, i cuori e le menti alla luce e alla vita vivente; dei giovani che intendono formarsi una famiglia e che desiderano comprendersi ed acquisire un senso di sicurezza nel mondo degli adulti; degli anziani che ne ricevono incoraggiamento nel loro ancor vivo e vitale interessamento nel mondo. Ecco la trincea avanzata di una battaglia intesa ad affe rmare su piattaforma salda la democrazia e a giustificarla nella luce dell’Eterno! E nella bellissima Biblioteca, intitolata a Ciro Angelillis, che le donò il nucleo iniziale dell’attuale patrimonio librario, nella quale rivive lo spirito del primo bibliotecario Prof. Giovanni Tancredi, i Montanari s’incontrano con il cuore della creatura rinata, che certamente non lasceranno perire e che ameranno; poiché in tale amore è il segreto del richiamo al libro di sempre pia larghi strati della popolazione, i quali non tarderanno a riconoscere che la cultura vissuta in partecipazione libera ed intensa costituisce la tensione della vita democratica ed è missione di amore nella società civile di oggi, di sempre. 24 LA PUBBLICA BIBLIOTECA « ANGELILLIS » CIRO ANGELILLIS, medico e storiografo di Monte S. Angelo LA PUBBLICA BIBLIOTECA « ANGELILLIS » LA PUBBLICA BIBLIOTECA « ANGELILLIS » LA PUBBLICA BIBLIOTECA « ANGELILLIS » Fu quindi la volta del dottor Carlo Frattarolo, vice direttore generale alle Accademie e Biblioteche presso il Ministero della P. I. L’ufficio che ricopro mi ha offerto pia volte il privilegio di partecipare a manifestazioni inaugurali di biblioteche pubbliche e tuttavia non ho provato mai tanta emozione quanta è quella che oggi mi pervade nel ritrovarmi qui, in questa Città, che questa mattina ha risvegliato in me, nell’animo mio, ricordi e fantasmi della mia lontana giovinezza, allorché dalla vicina mia Manfredonia salivo quassù per compiere pellegrinaggi all’Arcangelo e per ristorare lo spirito nella contemplazione di questi paesaggi sublimi. Nel rivolgere a quanti sono qui convenuti un saluto cordiale e un fervido augurio, debbo esprimere la soddisfazione e la gratitudine più profonda a Lei, Signor Sindaco, che invitandomi così cordialmente a questa cerimonia, mi ha consentito di tornare o Monte Sant’Angelo per questa breve parentesi di sollievo spirituale. Dopo quanto è stato detto con eloquenti parole dagli ora tori che mi hanno preceduto, poco resta a me da dire per illustrare il significato dell’odierna manifestazione, con la quale solennemente si inaugura la nuova sede della Biblioteca comunale. L’opera che Ella, Signor Sindaco, fervidamente assecondato nei Suoi sforzi dalla Soprintendenza Bibliografica per la Puglia e la Lucania, ha ora condotto a termine, e che s’inserisce profondamente nelle gloriose tradizioni della Sua Città, costituendone il nobile e degno ornamento accanto agli altri suoi insigni monumenti civili e religiosi, rientra nel programma generale di diffusione della lettura pubblica, che l’Amministrazione Centrale delle Biblioteche sta perseguendo da tempo, progressivamente da provincia, da città a città, e che il Governo, accogliendo i voti fervidi dei bibliotecari e d egli studiosi, ha compreso nel Piano pluriennale di sviluppo della Scuola, approvato proprio in questi giorni dal Parlamento. Un particolare aspetto del Piano della Scuola va dunque messo nel giusto rilievo ed è la collaborazione che esso conferma tra la biblioteca e la scuola, collaborazione veramente indispensabile, se si vuole che la scuola adempia compiutamente la sua missione, che è quella della formazione intellettuale e morale delle generazioni e se si vuole che la biblioteca non sia semplice fonte di erudizione, ma scuola essa stessa di educazione civile, sociale e politica. Questa è la biblioteca nuova, viva, attuale, moderna che noi sogniamo e che cerchiamo di attuare in Italia, che ha pure si grandi tradizioni di biblioteche umanistiche. Senza nulla rinnegare del nostro passato; custodendo, anzi, sempre con la maggior cura quelli che sono i nostri tesori librari, vogliamo che la biblioteca risponda alle esigenze del tempo in cui viviamo e che ciò avvenga in stretto contatto con l’opera della scuola. 25 Così intesa, la biblioteca non è più soltanto un fatto culturale, ma anche un fatto sociale, ossia si pone come uno degli istituti pia importanti della comunità e della democrazia. Essa, infatti, vuole non solo assicurare nella comunità la presenza del libro, e cioè la documentazione dei pia vari rami del sapere e della conoscenza, ma anche aprirsi e mettersi a disposizione di tutti i cittadini, senza distinzione di classi, di censi e di livelli, pronta, pronta ad accogliere ogni uomo e ogni donna, che voglia accostarsi al libro, per coltivare la propria particolare vocazione, soddisfare una sua curiosità, risolvere un suo dubbio, alimentare un suo interesse, trovarvi un suggerimento od un orientamento sicuro per il proprio quotidiano lavoro o anche soltanto uno svago come sollievo alla fatica della sua giornata. Come la Scuola, la Biblioteca è necessaria per adeguare la Società all’odierno grandioso processo di sviluppo tecnico ed economico, ma, sopra ogni altro obiettivo, essa deve mirare a tradurre il perfezionamento tecnico in forme ed in termini di perfezionamento umano, che si concentra nel rispetto dei su premi valori dello spirito, nella dignità e libertà della persona umana, nell’autonoma scelta dell’attività professionale, perché ognuno abbia eguali possibilità di mettere a frutto i suoi particolari talenti e diventare un cittadino socialmente utile e attivo, cioè capace di dare un proprio personale contributo alla collettività. Un’espressione di particolare compiacimento devo quindi rivolgere a Lei, Signor Sindaco, che è stato l’animatore infaticabile e l’artefice primo della sistemazione di questa Biblioteca comunale nella nuova, decorosa sede, tenacemente voluta, nonostante l’onere finanziario che ha comportato. Ed è giusto che l’avvenimento riceva oggi questa solenne consacrazione, come il segno di una vigorosa ripresa della vita culturale della Città, la quale, fedele alle sue memorie, fedele al suo passato, ricco di storia, prepara le sue fortune avvenire con l’attiva partecipazione dei suoi cittadini allo sforzo di rinnovamento e di progresso civile e democratico dell’intera Nazione. Con la visione delle alte finalità alle quali è proteso l’istituto che oggi inizia la sua attività, mi è grato rinnovare a tutti il mio saluto, unito all’augurio per un fiorente sviluppo di questa Biblioteca, all’augurio che questa nostra diletta terra garganica prosegua a grandi passi l’ascesa verso i nuovi e pia alti traguardi del civile progresso, alla pari delle altre regioni d’Italia. Conclusasi questa seconda fase del programma, si passò alla sede della Biblioteca, dove la gentile sign. Maria Angelillis, vedova del dott. Ciro, tagliò il rituale nastro teso all’ingresso. A ricevere gli invitati erano i componenti del Consiglio direttivo dell’Istituto (avv. Nicola Muscettola, prof. Antonio Ciuffreda, sig. Tommaso Di Iasio e dott. Michele Campanile) e della Commissione consultiva (prof. Francesco Perna, prof. Marco Liguori e avv. Matteo Giuffreda). 26 Mons. prof. Nicola Quitadamo, docente nell’Università di Napoli, benedetti locali e intervenuti, pronunziò la seguente allocuzione: Dopo i bei discorsi ascoltati al Cine-Teatro Piemontese, credo utile osservare che le mie « Due parole ». di cui il Sindaco mi ha pregato, devono essere intese quasi in senso letterale. La prima riguarda la benedizione religiosa che esprime la preghiera a Dio — da parte della Chiesa e quindi da parte mia, vostra e della cittadinanza — perché la nostra Biblioteca sia protetta da incendi e da altri pericoli; perché sia incrementata da buone pubblicazioni; e perché diventi fonte di cultura e di progresso. E mi permetto di precisare che si desidera non una cultura superficiale o alterata e semplicemente informativa, ma sostanziosa, rispondente a verità obbiettiva, non travisata dalla politica, e sia anche formativa di caratteri e di virtù sociali. Si fa voti inoltre che detta cultura stimoli un progresso che non sia semplicemente tecnico e materiale — il progresso significato dall’auto, dal televisore e dalla lavatrice in ogni casa — ma sia anche e soprattutto lievito di elevazione morale e di autonomia spirituale e apporti solidarietà fraterna con tutti i cittadini e con tutti i popoli. E mi sia consentito aggiungere che un tale progresso richiesto alla Biblioteca — ossia allo sviluppo della cultura nei cittadini, specialmente in questi tempi di declamata democrazia e livellamento sociale — non deve tradursi in un artificioso e violento livellamento dei valori spirituali individuali, soggiogando o aggiogando tutti i cittadini alla volontà di un partito o di un capo, di quelli che stanno nelle stanze coi bottoni o di quelli a cui si attribuisce ogni potere e quasi « il culto della persona sia sotto forma di « Eccellenza » o sotto quella di « compagno », in virtù di una qualsiasi esagerata e unilaterale ideologia di parte bianca o nera, rossa o verde, guelfa o ghibellina. di quelle ideologie che hanno creato i despoti e i tiranni medievali e moderni, i satrapi orientali, i Re faraonici e gli Imperatori romani con culto di divinità, e gli ultimi non lontani dittatori in pieno secolo ventesimo. Si vuole quel progresso sociale che sia fondato sulla autonomia e libertà dello spirito umano, sul rispetto della persona umana, come voluto da Dio e dal cristianesimo, quel progresso che consente perfino la libertà dell’errore e del peccato, e consente pertanto al cittadino di poter decidere liberamente e consapevolmente, senza alcuna coazione esterna o interna, la propria adesione ad una forma di vita politica, civile, religiosa e sociale, col pieno e doveroso rispetto della libertà degli altri. Questa è la vera cultura che si desidera, la vera e coltivazione » dello spirito che viene richiesta allo studio e alla Biblioteca, e che viene appunto detto «cultura, a somiglianza di quell’opera di coltivazione che si spende per lo sviluppo delle piante e degli animali. E viene chiamato ‘incolto » non solo l’ignorante e l’analfabeta, ma anche la persona istruita che non ha carattere e virtù e forme civili. 27 E tanto più la cultura raggiungerà un maggiore grado di formazione spirituale, nel processo di « coltivazione umana », quanto pia essa riuscirà ad ottenere che lo spirito domini la tecnica e la materia e ritrovi in se stesso « in interiore homine » o nella immensità della natura, il contatto misterioso con lo Spirito Supremo Creatore che non può essere visto con gli occhi del corpo nello spazio stratosferico e interplanetario. e si manifesta invece agli occhi invisibili dello spirito umano. La seconda parola è per l’intitolazione di questa Biblioteca a Ciro Angelillis: non poteva essere pia felice, non solo perché il nostro insigne concittadino ha lasciato a questa Biblioteca la maggior parte dei suoi libri, non solo perché ha scritto numerose pubblicazioni di storia patria e in particolare del nostro Santuario dell’Arcangelo — di cui è stato amoroso, appassionato, indefesso studioso, ricercatore e rievocatore — ma soprattutto perché tutta la sua opera di studioso e di professionista è stata pervasa di tanta nobiltà di sentire che di essa si può dire come della musa pariniana, che sia stata rivolta « a render buoni e saggi li cittadini suoi ». Perciò nella rievocazione da me fatta nell’omonimo quaderno di « Rinascita garganica » scrissi queste parole: « Se noi avessimo un Olimpo garganico dedicato ai nostri numi indigeti, il nostro Ciro certamente occuperebbe uno dei primissimi posti»; la sua austera figura può dominare in questa Biblioteca come (urne, guida e monito ai cittadini, e al suo esempio potranno attingere sapere e cultura, e in lui troveranno un maestro di scienza, di lettere e arti, nonché un esempio luminoso di amore purissimo alla nostra patria terra. Credo di interpretare un desiderio del grande Ciro se in questa circostanza ricordo al Sindaco e ai miei concittadini che è indispensabile e utilissimo ricercare, tra gli eredi delle famiglie cospicue di Monte S. Angelo e anche di fuori provincia, le bolle e le pergamene già in possesso delle Biblioteche del Capitolo e degli Ordini monastici, aventi sede a Monte S. Angelo e ormai purtroppo scomparsi, come anche è urgente ripubblicare l’ormai introvabile libro di Ciro « Profilo degli uomini illustri di Monte S. Angelo », in cui egli tracciò una breve monografia dei nostri insigni antenati, come, fra i tanti, di Leone Garganico, il primo grande e audace Arcidiacono montanaro che fu il primo Arcivescovo sipontino con sede a Monte S. Angelo distaccata da Benevento; l’Arcidiacono Acceptus, il grandissimo scultore delle prime cattedre di stile romanico pugliese e maestro di Nicola Pisano; il Patriarca Giordano, vice Gerente di Roma; il filosofo Gentile, successore in Napoli alla cattedra d el Genovesi; e il grande Gian Tommaso Giordano umanista e patriota, nonché altri due illustri Arcidiaconi, Cassa e Mantuano, entrambi letterati, patrioti e poeti. I1 Sindaco e i suoi efficienti collaboratori, quindi illustrarono agli ospiti i fondi librari, esposti nelle sale dell’Istituto, così come innanzi è detto nel breve suo profilo. 28 Intervennero, oltre le personalità nominate, i parlamentari della circoscrizione on.li avv. Gustavo De Meo e prof. Beniamino Finocchiaro; il presidente dell’Amministrazione provinciale di Capitanata avvocato Tizzani, il vice presidente Sig. De Maio e l’assessore provinciale avv. Renzulli; il dott. Tenore in rappresentanza del Provveditore agli studi di Foggia, il rev. p. Angelo Marracino O.F.M., superiore del Convento di S. Matteo, il prof. Serricchio, in rappresentanza del Comune di Manfredonia, il ten. Barbera del Comando CC, il dott. Celuzza, direttore della Biblioteca provinciale e della rassegna « La Capitanata », l’avv. Daniele Perla, segretario di redazione de « Il Mattino », l’avv. Mario Simone, il prof. Pasquale Soccio, il prof. Tommaso Nardella, tutti tre anche in rappresentanza della Società Dauna di Cultura di Foggia, l’avv. D’Addetta, presidente del Consorzio di « Rinascita garganica », il dott. Matteo Sansone per l’Istituto italiano di preistoria e protostoria. Con la Vedova Angelillis e la sua figliuola, sig.na Vittoria, erano le sig.re: Camilla Ciuffreda nata Pasqua, moglie del Sindaco, Maria Rinaldi nata Azzarone, Anna Amicarelli, ved. Viglione, Angela Rinaldi nata Ciuffreda. Numerosi i telegrammi di adesione. Tra essi quelli di: S. Ecc. monsignor Andrea Cesarano, arcivescovo sipontino, on. prof. Anna De Lauro - Matera, on. avv. Federico Kuntze, prof. Mario Sansone, preside della Facoltà di lettere all’università di Bari, prof. Matteo Vigilante, reggente la presidenza E.P.T.. dott. Michele Pistillo, segretario della Federazione P.C.I. di Foggia, numerosi sindaci della provincia dauna e direttori di biblioteche pugliesi. 29 ANNALI DELLA BIBLIOTECA La Mostra crociana Anche la Puglia ha concorso nel ‘66 alla testimonianza nazionale per Benedetto Croce, ricorrendo il centenario della sua nascita.Tra le numerose manifestazioni, senza dubbio notevole è stata quella inaugurata il 30 aprile nel Capoluogo dauno: « Una mostra di eccezionale rilievo » come ha commentato Renzo Frattarolo, che la visitò, registrandola poi in « Accademie e Biblioteche » (n. 2 del 1966): « di documenti crociani e di lettere inedite di Benedetto Croce allestita nella Moderna Biblioteca Provinciale di Foggia a cura del direttore dott. Angelo Celuzza e del filosofo Pasquale Soccio, preside del Liceo Classico di Lucera, al Croce legato da saldi vincoli di amicizia e di stima. Scopo della Mostra era quello di poter meglio sottolineare gli aspetti non politici ma etici e umani di Benedetto Croce con particolare riguardo all’interesse che Egli ebbe per le cose di Puglia e per la Daunia in specie. In tal senso molte lacune delle esposizioni precedenti sono state colmate a meglio integrare e lumeggiare alcuni aspetti della personalità del grande filosofo. La Mostra medesima è stata organizzata dal Lions Club e presenta in autografo e copia fotografica o dattiloscritta 57 lettere della corrispondenza con la Casa Editrice Laterza, 17 lettere del Croce all’amico ing. Raffaele Tramonte e una al prof. Pasquale Soccio relativa al volume Il maestro studioso del Soccio medesimo pubblicato a Roma nel ‘47 con presentazione di Guido De Ruggiero; il tutto accompagnato da un interessante apparato iconografico. Il catalogo è stato curato da Angelo Celuzza ». Ma per onorare in memoria lo Storico del Reame, la capitale del Tavoliere — ventris nostrae Neapolis —, non ha atteso lo stimolo governativo, perché subito dopo la morte di Lui, ne fu fatta originale commemorazione presso la Camera di Commercio, per iniziativa della Società di Storia Patria per la Puglia, oratore il suo vice presidente, avvocato Mario Simone il quale, primo di ogni altro, mise l’accento sui rapporti tra il grande Abruzzese e la Puglia 1 . Inoltre nel 1962 la nostra 1 « L’oratore — riferì la stampa quotidiana del tempo — premesso che la qualità dell’uditorio lo dispensava dal ripercorrere la Vita e le opere del Croce, ha messo in risalto i loro aspetti essenziali, in riferimento al rapporto tra Storio grafia e azione pratica, e alle vicende della cultura in Puglia. Fedele allo stile del grande Spirito, al quale ha compostamente avvicinato l’intelletto amoroso degli ascoltatori, in umiltà di propositi e di espressione, senza sbandamenti retorici e falsificazioni opportunistiche. Quindi ha rievocato i vincoli personali, culturali e politici che hanno saldato per sempre l’Uomo alla nostra Regione. Figlio di quell’Abruzzo, che per la Dohana menae pécudum ha secolare comu30 Biblioteca anticipò l’odierna rassegna, accogliendo la Mostra storica della Casa Laterza, da Roma eccezionalmente trasferita a Foggia, con le sue sezioni nutrite di documentazione crociana2 . Ne ha fatto menzione il preside prof. Soccio, che a nome del Lions Club ha presentato la rassegna: « La presente Mostra raccoglie in parte materiale già esposto nella Mostra di Roma del 7-4-1962 e in quella successiva di Foggia del 17-6-1962. Si dice in parte in quanto la prima aveva per scopo, nel decimo anniversario della morte di Benedetto Croce, di mostrare al pubblico quella « felice sintesi a priori », come ebbe a dire bene Luigi Russo, di quanto possa l’ingegno, la capacità e l’iniziativa meridionali. « In occasione del I centenario della nascita del filosofo napoletano, scopo della presente Mostra, invece, è quello di poter meglio sottolineare gli aspetti, non politici, ma etici e umani di Benedetto Croce, avendo cioè per mira il profondo senso di eticità e di umanità (cfr., lettera 44, del 19-9-1928) e l’interesse che egli ebbe per le cose nostre di Puglia e per la Daunia in particolare. « Rivolgendoci poi al gruppo di studiosi che possa avere modo di consultarla, si è pensato anche a colmare, in merito, quelle lacune delle esposizioni precedenti per meglio integrare e lumeggiare alcuni aspetti della personalità del Nostra. « Si è detto: eticità e umanità di Benedetto Croce, da cui ne viene per tutti, e per i giovani in particolare, un esempio illustre di una eccezionale volontà di lavoro. « Sia pertanto di premio e di conforto la presenza dei visitatori a questa iniziativa che i Lions hanno creduto di prendere e che la Biblioteca Provinciale di Foggia ha tanto opportunamente realizzato. « Si rivolge, infine, un particolare sentito ringraziamento agli editori Laterza e all’ingegnere Raffaele Tramonte per averci concesso di mostrare al pubblicò un così prezioso patrimonio epistolare di alto valore culturale e umano » . nanza col Tavoliere (la mamma sua era una Sipari, famiglia di armentari e di massari della « Locazione » di Salpi), Don Benedetto scese idealmente tra noi lungo il tratturo di Pescasseroli, per portare al rinnovamento dei nostri studi il contributo dei suoi primi saggi. Significante la collaborazione all’Editore Vecchi di Trani a traverso « La rassegna pugliese » e la prima « Critica », alla quale seguì il patto di simpatia e di lavoro con Giovanni Laterza, origine di tanta fortuna della cultura nazionale nel mondo. Né meno rilevante, per le sorti di quella e dell’Italia, fu l’intesa tra il Filosofo e gli antifascisti pugliesi durante e subito dopo il Ventennio. Pur senza dare al discorso un andamento aneddotico, l’oratore si è quindi soffermato sugli scritti crociani di ripensamento e rivalutatazione di fatti ed uomini della nostra storia regionale, in relazione ai casi personali e alle avventure di studio dello Storico, rilevando anche la importanza dell’Istituto da lui fondato in Napoli, dal quale è uscito il recente lavoro del Marini sul Giannone e il glannonismo, accolto con particolare interesse dagli intellettuali meridionali, intenti a saggiare2 nelle odierne contingenze la formula dello storicismo ». « La Biblioteca Provinciale di Foggia » - Bollettino bimestrale d’informazioni Foggia (1961), A. 1, n. 3, pp. 61-63. 31 ELENCO CRONOLOGICO DELLA CORRISPONDENZA INEDITA DI B. CROCE ALL’INGEGNERE RAFFAELE TRAMONTE… 10-I-1940 - Napoli Carissimo comm. Tramonte Torno ora a Napoli dopo aver passato due settimane in alta Italia; e con ritardo le ricambio affettuosi auguri per il nuovo anno. Domenica sera 1940 - Napoli Gentilissimo amico Partirei dunque domani sera lunedì col treno da lei indicatomi delle 20 e giungerò a Foggia alle 24 e minuti. Le sarò grato se vorrà fissarmi una stanza al solito albergo. 3-III-1940 - Bari Carissimo comm. Tramonte Ieri firmammo il contratto di appoderamento della masseria Ricciardi. Il testo del contratto fu, dato preventivo accordo col Ministero di Agricoltura, presentato in antecedenza all’Ispettorato Agrario di Foggia e da questi approvato e anzi elogiato. Lettera in cui Croce si occupa di fatti amministrativi per interessi personali nella Daunia. 17-VII-1940 - Napoli Gentilissimo amico Le scrivo da letto perché ho avuto un po’ di febbre, ma già miglioro. 26- VII - 1940 - Napoli Gentile amico Le scrivo dal letto perché non mi sono ancora ristabilito dal mio attacca d’itterizia ... Scusi per gli scarabocchi peggiori del solito. Mercoledì 31 1940 - Napoli Gentilissimo comm. Tramonte Verrò con mia moglie a Foggia venerdì col treno delle 24 e andremo al solito Sarti. 12- VIII - 1940 - Pollone (Vercelli) Gentilissimo amico Eccomi qui in riposo, e veramente avevo bisogno di aria fresca e pura… Anche le ricordo di farmi avere la misura del perimetro della strada Ricciardi per il calcolo da fare degli alberi da piantare. 18-X-1940 - Napoli Gentilissimo comm. Tramonte …inoltre le sarò grato se Lei potesse informarmi di come procedono le cose della masseria Ricciardi, se le famiglie dei coltivatori sono a posto Lettera che esprime le preoccupazioni sullo stato di suoi «appoderatia» dopo la Riforma Agraria operata dall’Opera Nazionale Combattenti. 32 25 - VIII - 1943 - Sorrento (Villa Tritone) Carissimo Ingegnere Grazie delle sue parole affettuose. Sento con orrore quello che accade a Foggia, dove tante volte ci siamo incontrati, senza pensare che anche colà potessero giungere le bombe e la devastazione. Interesse vivo di Croce alle vicende dolorose di Foggia bombardata nel luglio-agosto 1943. 4- IX - 1944 Sorrento Mio Caro comm. Tramonte …come anche la prego di preparare una denuncia dei danni patiti ai fabbricati della tenuto Ricciardi a causa della guerra. Non so a che cosa praticamente potrà mettere capo questo accertamento e denuncia: ma l’ho fatta per simili danni in una nostra terra in provincia di Napoli, a ciò consigliato da competenti: è un elemento che potrà sempre servire. Abbia pazienza, e prenda questa nuova fatica Lei che mi è stato di grande aiuto in quest’ anno assai difficile. 33 5- IX - 1944 - Sorrento Mio Caro Tramonte …riapro la lettera non ancora spedita perché ricevo la Sua del 27 agosto. Può pensare con quale animo io vorrei appoggiarla per il posto a cui aspira e pel quale ha una sicura competenza. Ma, purtroppo, le nomine ora si fanno casi: ogni partito vuole a turno il suo, competente e non competente che sia. Questo meccanismo della politica e dell’amministrazione è uno dei tratti più penosi dell’odierno periodo della vita italiana. Per caso, mi fu detto, non ricordo da chi, che il ministro dei lavori pubblici, che è socialista, appena veduto non so quale nome per l’Acquedotto Pugliese, esclamò: « No, no, a quel posto metto un socialista! ». Andate a ragionare con simili cervelli e simili animi. Da mia parte, mi guarderò bene dal sostenere lo stesso candidato del partito liberale, non già perché io, come presidente del partito, non abbia il dovere di sostenerlo, ma perché non voglio fare cosa inutile, non voglio esercitare un intervento a vuoto. Le cose andranno come andranno! Eccole esposta esattamente la situazione. 13 - IX - 1944 - Sorrento Carissimo Tramonte Le accludo la procura, accettando senz’altro la proposta indicatami e sono a Lei gratissimo di quanto ha fatto anche in questa occasione. Le scriverò di nuovo tra giorni perché ora sono frastornatissimo da cose politiche e impegnato a scrivere un discorso da pronunziare a Roma 1 . A uno dei ministri, che è mio ospite qui, ho dato gli appunti da Lei inviatimi e raccomandandogli di fare presente il suo caso. Non so come la pensi; ma credo che tale questione sia per essere decisa con criteri oggettivi. Ora tutto il punto è di contentare ora un partito ora un altro. Forse si tratta di uno dei suoi interventi al Teatro Brancaccio di Roma. 19-I-1945 - Sorrento Carissimo comm. Tramonte Domattina conto di ricondurre a Napoli la mia famiglia, e così anche la mia corrispondenza con Lei sarà pia rapida di quella che non sia stata di qui. 5-V- 1945 - Napoli Mio caro Tramonte Vi debbo mille scuse per non aver accusato ricezione della Vostra lettera. Ma io non mi posseggo più: non riesco a notare il consueto ordine ed esattezza, e neppure la mia memoria della quale ebbi a vantare la forza. Sono in ogni momento assorbito da richieste di lavori da mesi, da incarichi svariati, da cose politiche ecc.; e mi sento sballottolato di qua e di là. 34 E’ una vita atroce, alla quale non so come resisto: e certe volte sento che mi spezzerò considerata la mia età. Tanta maggiore gratitudine debbo a voi e ai pochi amici che mi assistono. 2-VIII-1948 - Napoli Mio caro Tramonte …mi occorre sin da ora l’elenco dei singoli appoderati, e presto il contratto che le mie figliuole dovranno approvare, cioè munire di visto. Per il visto le mie figliuole vorrebbero dare mandato a Lei, e per questa parte La prego di prendere accordo col notaio. Lei stesso, caro Tramonte, richiamò la mia attenzione sulla necessità che l’appoderamento della masseria Ricciardi sia rimesso nella regolarità con la quale fu attuato. Nel mese prossimo, cominceranno le discussioni in Parlamento sulla Riforma Agraria, e bisogna trovarsi in condizioni ineccepibili. Sempre a proposito della « Masseria » in suo possesso. zioni al Tramonte sulla regolarità d eIl’appoderamento. Egli chiede scrupolose informa- 6 - IX - 1944 - Pollone (Vercelli) Mio caro Tramonte Non Le ho scritto prima, perché, per un passo falso, sono caduto di peso nel cortile della nostra piccola villa e mi sono fatto una forte contusione al fianco sinistro che mi ha costretto a letto e ancora m’impedisce di muovermi. 11 - IX - 1948 - Pollone (Vercelli) Mio caro Tramonte Io miglioro della forte contusione riportata e che mi impedisce di muovermi con le mie gambe. Ora comincio a muovermi sebbene abbia sempre bisogno del braccio altrui. Ma mi sono risolto a partire di qui nella settimana entrante e conto di essere tornato a Napoli il giorno 20. . . . E AL PROF. PASQUALE SOCCIO 2 - VIII - 1947 - Napoli Caro prof. Soccio tornato a Napoli, ho trovato la Sua lettera e l’unita pubblicazione, che ho potuto per ora solo scorrere rapidamente. Ma ciò mi basta per compiacermi con Lei dell’ottima idea che ha avuto e del modo in cui l’ha eseguita. Se il libro, come auguro, avrà fortuna, si potrà, qua e là, migliorano e ampliano. Ma anche nella presente forma riesce molto utile. Si abbia i miei saluti Suo dev.mo B. CROCE Si riferisce all’opera di Pasquale Soccio: Guido De Ruggiero. Roma, 1947. Il Maestro studioso», con una presentazione ai 35 TAV. I ANNO 1 9 6 6 LETTURA IN SEDE E PRESTITO A DOMICILIO GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE TOTALE Studenti U. D. 1003 1595 1735 1118 960 782 502 145 959 864 397 10060 Professionisti U. D. 378 252 350 194 147 138 145 17 193 225 242 2281 556 467 605 300 288 305 285 83 351 370 257 3877 Totale 51 55 2053 54 58 2426 19 995 2804 21 48 1681 35 54 1484 22 57 1304 35 27 994 11 17 273 69 23 1595 92 16 1567 44 16 956 453 466 17137 PRESTITO Studenti U. D. 64 35 66 41 70 41 75 54 50 38 63 40 41 42 38 13 49 22 41 27 90 45 28 17 675 415 Professionisti U. D. 123 123 66 86 72 72 61 30 42 38 78 29 1897 Altri MESE Altri LETTURA PUBBLICA INTERNA 28 21 15 13 8 12 15 8 9 32 35 7 203 Totale Totale complessivo 263 258 196 233 176 187 165 91 125 141 252 83 2170 2316 2684 3000 1914 1660 1491 1159 364 1720 1708 1208 83 19307 13 7 4 5 8 6 2 3 3 4 2 57 TAV. II Totale 1338 66 616 856 69 95 370 483 16 14 10 8 465 600 2222 2663 547 4098 648 1137 1449 TOTALE Medicina Libri per ragazzi Agricoltura Applicate Pure Economiche 438 109 1356 108 189 114 2098 408 1771 523 926 1314 100 24 609 16 19 19 14 27 6 348 1 3 2 Giuridiche 313 1852 50 7 Belle arti Geografia Storia e Scienze Ausiliarie Filosofia Pedagogia 16 117 122 48 481 712 1 18 22 1 - Scienze Contemporanea 224 1014 74 3 23 Letteratura Antica e Moderna Professionisti Studenti Impiegati Operai Altri Religione Categorie Enciclopedia ANNO 1 9 6 6 STATISTICA ANALITICA DELLA LETTERA IN SEDE 26 - 30 3326 89 44 209 12342 14 8 1004 1 18 11 447 141 44 247 17137 TAV. III Professionisti Studenti Impiegati Operai Altri Totale TOTALE Medicina Libri per ragazzi Agricoltura Applicate Pure Giuridiche Economiche Scienze Belle arti Antica e Moderna Contemporanea Letteratura Geografia Storia e Scienze Ausiliarie Filosofia Pedagogia Religione Categorie Enciclopedia ANNO 1 9 6 6 STATISTICA ANALITICA DEL PRESTITO A DOMICILIO - 3 - 46 78 21 - 44 62 11 - 32 64 11 - 18 46 14 - 100 148 38 2 225 282 177 48 13 11 2 - 73 119 40 2 35 80 11 - 29 57 22 - 13 78 2 - 9 19 8 - 6 - 20 35 2 - 657 1088 369 2 54 - 3 145 117 117 78 288 732 26 234 126 108 108 36 6 57 2170 TAV. IV LETTURA IN SEDE, PRESTITO A DOMICILIO E CON ALTRE BIBLIOTECHE Riassunto statistico del settennio 1960-1966 ANNO Lettura in sede Prestito a domicilio Totale Prestito con altre Bibl. 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 21.753 23.172 17.399 18.094 18.523 20.678 17.137 2.534 2.698 2.730 2.809 2.170 21.753 20.172 19.933 20.743 21.253 23.487 19.307 319 409 343 440 460 TAV. V ACCESSIONI LIBRARIE INCREMENTI PER ACQUISTO Editori diversi PER DONAZIONI Ministero P.I. e Ente Naz. Bibl. Donatori diversi TOTALE UNITA’ 6.817 1.230 18.632 26.679 La consistenza libraria, che al 31 dicembre 1959 risultava di n. 107.006 unità, al 31 dicembre 1966 era di n. 133.685 pezzi con un incremento di n. 26.679. 39 SCHEDARIO Fondo “Regno di Napoli – Puglia - Capitanata,, posseduto dalla Biblioteca Provinciale di Foggia (Continuazione dell’annata precedente) 794 ENTE AUTONOMO FIERA DI FOGGIA. Vedi: CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ED AGRICOLTURA. Commissione Provin-. ciale per l’Artigianato. Foggia. Il MostraMercato dell’Artigianato... (Foggia, 1961). 795 ENTE AUTONOMO FIERA DI FOGGIA. Vedi: CONCORSO (IV) — Ippico Nazionale di Foggia... (Foggia, 1961). 796 ENTE AUTONOMO FIERA DI FOGGIA. Vedi: CONVEGNO INTERREGIONALE DEI PERITI AGRARI, Foggia, 2 maggio 1961, Indetto dal Collegio e dall’Associazione... (Foggia, 1961). 797 ENTE AUTONOMO FIERA DI FOGGIA. Vedi: ISPETTORATO PROVINCIALE DELL’A. GRICOLTURA. ENTE AUTONOMO FIERA DI FOGGIA. XV Mercato - Concorso del Riproduttore Ovino di Razza « Gentile di Puglia » .. (Foggia, 1959). 40 798 ENTE AUTONOMO FIERA DI FOGGIA. Vedi: RASSEGNA — d’arte personale di Luigi Schingo (Foggia, 1962). ENTE NAZIONALE INDUSTRIE TURI. STICHE (E.N.I.T.). Annuario Alberghi d’Italia. Anno 1951. Puglie. Edizione per gli Enti Provinciali per il Turismo di Bari-Brindisi-Foggia-Lecce. Taranto. Roma, SO.GRA.RO., 1951, 16°, pp. 32 fig. 800 ENTE NAZIONALE INDUSTRIE TURISTICHE (E.N.I.T.). Annuario Alberghi d’Italia 1953. Provincia di Foggia. Edizione per l’Ente Provinciale per il Turismo di Foggia. Roma, SO.GRA.RO., 1953, 16°, pp. 16 fig. 801 ENTE NAZIONALE INDUSTRIE TURI. STICHE. Apulia. Roma, FF.SS. (« Novissima »), s. d., 8°, pp. 24 ill. 802 ENTE NAZIONALE INDUSTRIE TURI. STICHE. (E.N.I.T.). Alberghi d’Italia. Annuario 1960. Puglia. E dizione per gli Enti Provinciali per il Turismo di Bari - Brindisi - Foggia - Lecce Taranto. Roma. SO.GRA.RO., 1960, 16°, pp. 30 807 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. Bari. Bari. N. I. I Millenni parlano... Bari, E.P.T., 1950, 5°. 803 808 ENTE PER LO SVILUPPO DELL’IRRIGA ZIONE E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA IN PUGLIA E LUCANIA. Bari. Attività svolta dall’Ente dal 1949-1955. Bari, Arti Grafiche Favia, 1956, 4°, pp. 105 fig. e 25 tavole, 804 ENTE PER LO SVILUPPO DELL’IRRIGAZIONE E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA IN PUGLIA E LUCANIA. Sezione speciale per la Riforma Fondiaria. Bari. Vedi: CHIAIA, A. La Riforma Fondiaria e l’occupazione di manodopera In Puglia e Lucania. (Bari, 1954). 805 ENTE PER LO SVILUPPO DELL’IRRIGAZIONE E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA IN PUGLIA E LUCANIA. Sezione Speciale per la Riforma AgrariaBari. Vedi: PRINZI, D. Problemi dell’insediamento umano. (Bari, 1954) 806 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. Bari. Bari. Carta turistica di Bari e dintorni, Bari, E.P.T (Novara Ist. Geogr. De Agostini), 1940 8 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. Bari. Bari. N. 2 Un fantastico mondo sotterraneo.. Bari, E.P.T. (Bari - Roma, Arti Graf. Favia) 1950, 8°. 809 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Atti del 11I° Convegno per la valorizzazione turistica ed economica delle Tremiti. Foggia, Graf. Pescatore, 1957.8°, pp. 28. 810 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Comitato XVIII° Sagra della Foresta. Premio Letterario «Gargano » e Premio Giornalistico « Foresta d’ Umbra ». Foresta di Umbra, 25 luglio 1965. Foggia, s. e., s.n.t., 1965, 8°, pp. 4. 811 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Concorso a premi per «Quaderni Turistici » sulla Daunia. Poggia, Stab. Tip. L. Cappetta, 1953, 8°, 4 c.n.n. 812 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Concorso nazionale per la migliore fotografia turistica della Daunia. Foggia, Arti Graf. Pescatore, 1953, 8°, 4 c.n.n. 41 813 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Convegno di studi sui problemi del turismo meridionale. Foggia, 7.8-9 giugno 1957. At. ti del Convegno. Foggia, Tip. L. Cappetta & F., 1958, 4°, pp. 204. 814 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Foggia e la sua Provincia. Testo dell’On. Michele Vocino. Foggia, Arti Graf. Pescatore, 1950, 16°, pp. 7 e 2 tavole. 815 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Le isole Tremiti. Genova, Enit-Saica, s. d., 8°, pp. 4 fig. 816 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Premio Letterario «Gargano» Bando di concorso. Foresta Umbra, 27 luglio 1952. Foggia, Tip. Leone, 1932, 8°, pp. 4. 817 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. 4° Scudo del Sud. Scudo Club Foggia. En. te Provinciale per il turismo. Sei giorni Motorciclistica Italiana. 6-11 maggio 1952. Foggia, Stab. Tip. Cappetta, 1952, 8°, pp 28 fig. 818 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. Scudo Club Foggia. 7° Scudo del Sud. 11-12-13 maggio 1956. 1° 42 prova del Campionato Italiano della regolarità. Foggia, Stab. Tip. L. Cappetta, 1956, 8°, pp. 12. 819 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. 29 luglio 1951 . 1V° Sagra della Foresta bosco « Umbra ». Foggia, Stab. Tip. L. Cappetta & F., 1951, 8°, pp. 12. 820 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Vedi: ASSOCIAZIONE « PRO LUCERA»-ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO- FOGGIA. Giuseppe Ar nel giudizio dei critici e nel ricordo degli amici. (Lucera, 1957). 821 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Vedi: COLUTTA, Flavio. Foglietti di un viaggio nel Gargano. (Foggia, s. d.). 822 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Vedi: D’ADDETTA, Giuseppe. La Montagna del Sole. (Foggia, 1960). 823 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Vedi: ITINERARI — NUOVI. San Cristoforo. (Foggia, s. d.). 824 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Vedi: LAMURA, Domenico. Terra salda. Appunti per una biografia dei Tavoliere. (Foggia, 1956). 825 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Vedi: MASTROBUONI, Silvestro - DE FEUDIS, c.n.n. Nicola. Manfredonia. (Foggia, 1957). 826 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Vedi: MATTEINI, Nevio. Le Isole Tremiti. (Foggia, 1957). 827 829 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO FOGGIA. Vedi: PRENCIPE, Salvatore. Mattinata e dintorni. (Foggia, 1957). 830 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. ENTE NAZIONALE ASSISTENZA LAVORATORI. FOGGIA. Tendopoli Garganica. Luglio- agosto 1953. Invito. Norme e condizioni. Foggia, Tip. L. Cappetta, 1953, 8°, pp. 4 831 ENTE PUGLIESE DI CULTURA POPOLARE E DI EDUCAZIONE PROFESSIONALE. BARI. Dati sull’attività e Bilancio Consuntivo anno 1948. Bari, Soc. Edit. Tip., 1949, 8°, pp. 40. 832 EPIFANIO, Vincenzo. Le origini del Regno di Napoli. Palermo, Scuola Tip. «Boccone del Povero », 1937, 8°, pp. 59. ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Vedi: NAZZARO, Paolo. Deliceto. (Foggia, 1956). 833 FABBRICATORE, Bruto. Vedi: BARTOLOMEO DI NEOCASTRO. Istoria Siciliana... Versione di B. Fabbricatare. (Napoli, 1845). 828 ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. FOGGIA. Vedi: PICCOLO, Francesco. Lucera e Silvia Mancini. (Lucera, 1954). 834 FABBRICATORE, Bruto. Vedi: FALCANDO, Ugone. Hugonis Falcandi Historia. Versione di Bruto Fabbricatore. (Napoli, 1845). 43 835 841 FABBRICATORE, Bruto. Vedi: MALASPINA, Saba. Storia delle cose di Sicilia di Saba Malaspina (1250-1285). Versione di B. Fabbricatore, (Napoli, 1845). FALANGA, Pasquale. Qualche nota illustrativa alle pergamene del Tabulario diplomatico dell’Archivio Notarile Regionale di Bari. Consegnato alla Serione dell’Archivio di Stato di Bari. Bari, Stab. Tip. G. Pansini & F., 1951, 20, pp. VII, 101. 836 842 FABIANO, Nicola. Trani la Città degli Statuti Marittimi. Trani, Tip. Edit. Paganelli, s. d., [ma 1927], 16°, Pp. 48. 837 FACCHIANO, Annibale. Il Sub-Appennino settentrionale. Foggia, Arti Graf. Pescatore, a. d., 8°, pp. 27 fig. 838 FACCHIANO, Annibale. Ali ed Oceani. 48 versi a 48 motori atlantici. Lucera, Tip. T. Pesce, 1933, 8°, pp. 6. FALCANDO, Ugone. Hugonis Falcandi Historia.Versione di Bruto Fabbricatore. sta in: CRONISTI - e Scrittori sincroni della dominazione normanna nel Regno di Puglia e Sicilia... Napoli, 1845, vol. I°, pp. 275-400. 843 FALCONE BENEVENTANO. Falconis Beneventani Chronicon.Versione di Stanislao Gatti. Sta in: CRONISTI — e scrittori sincroni della dominazione normanna nel Regno di Puglia e Sicilia... Napoli, 1845, vol. I°, pp. 159-276. 839 844 FADDA, Carlo e PASCULLI, Raffaele. Il Comune di Cagnano Varano contro il Ministero dei Lavori Pubblici. Innanzi la Prima Sezione dell’Ecc. mo Tribunale di Lucera. Trani, Tip. Vecchi & C., 1915, 8°, pp. 124. 840 FAENZA, Vito. Vedi: Commissione Provinciale di Archeologia e Storia Patria. Bari. Antonio Jatta. Discorso commemorativo letto... dal vice Presidente avv. Vito Faenza. (Bari, 1912). 44 FALCONE, Francesco. Ricerche storico-critiche sull’Apparizione di S. Michele Arcangelo in Monte Gargano per Francesco Falcone. Napoli, Stab. Calco - Lit e Tip. 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(Bari, 1959), pp. 85.100. 854 FANTASIA, Matteo. Vedi: PROVINCIA DI BARI. In memoria di S. S. Giovanni XXIII. (Bari, 1963). 849 ESPERIO CALABRO pseud. L’Uominu Russu. Rumanza. Foggia, Tip. M. Pistocchi, 1899, 8° pp. 8. 855 FARAGLIA, Nunzio Federico. Archivio Provinciale di Foggia. Repertorio degli Atti delle Opere Pie. Foggia, Tipo-Litografia Pistocchi & Arpaia 1902, 8°, pp. 97. 850 ESTEMPORANEA —Nazionale di Pittura « Mondo Contadino». Bari, Castello Svevo, 21-25 settembre 1961. Foggia, Palazzetto dell’Arte, 1-8 ottobre 1961. Taranto, Galleria Taras, 12.17 ottobre 1961. Catalogo. Foggia, Tip. Leone, 1961, 18°, pp. 99 fig. 856 FARAGLIA, Nunzio Federico. A.S.E.Il Ministro dell’Interno.Relazione dell’Archivista di Stato N. F. Faraglia intorno all’Archivio della Dogana delle pecore di Puglia. Napoli, Stab. Tip. della E. Università A. Tessitore & Figlio, 1903, 8°, pp. 92. 851 EUGENIO (Padre) da Montefusco O.F.M.C. Omaggio. 20 aprile 1958. Foggia, Ed. Tip. Leone, 1958, 8°, pp. 12. 857 FARNESE, Pasquale. Carmi esecrati. Apricena, Tip. del Genio, s. d., 8°, pp. 38. 45 858 FARRUSI, Giacomo. Campagna brucaria del 1867. Relazione letta nella riunione dell’Assemblea Generale del Consorzio per la distruzione dei bruchi dal dott. Giacomo Farrusi, Presidente dell’Assemblea medesima, 20 gennaio 1868. Foggia, Tip. del R. Orfanotrofio provincia. le « Maria Cristina di Savoia », 1868, 4°, pp. 27. 859 FARSETTI-BOFFI, Knisella. Per Severino Ferrari. Discorso tenuto nella R. Scuola Normale femminile di Foggia il 25 marzo 1906. Prefazione di Giuseppe Rocca S. Casciano, Stal. Tip. L. Cappelli, 1910, 8°, pp. 56 fig. 860 FAUSTINI-FASINI, Eugenio. Opere teatrali oratori e cantate di Giovanni Paisiello (1764.18°8). Saggio storico cronologico con diciannove Illustrazioni, Bari, Tip. Edit. G. Laterza & F., 1940, 8°, pp. 217 fig. 861 FAVRE, J. Une grande mystique au XVIII siécle. La venérible Marie.Céleste Crostarosa par le R.P.J. Favre, C. Ss. R. Paris, Librarie Saint-Paul (Bar-Le-Duc), 1931, 8°, XVI, 480. 862 FEDDERNOLI, Baldino. Vedi: PENSATO, Michele. La Leggenda de’ La Vergine Borgia. da uno studio storico ottocentesco di Baldino Feddernoli. ( Foggia, s. d.). 46 863 FEDERAZIONE GIOVANILE SOCIALISTA DI CAPITANATA. Vedi: MORONI, Antonio. Abbasso la compagnia di disciplina... (Foggia, 1914). 864 FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DE GLI STUDENTI. SOTTOCONSOLATO DI FOGGIA. «Corda Fratres». Federazione Internazionale degli studenti Sottoconsolato di Foggia. Camarca alla saletta Pronao Villa Comunale. Foggia, Tip. Arpaia, 1953, 8°, pp. 4. 865 FEDERAZIONE ITALIANA DEGLI ARTISTI. FOGGIA. Vedi: BIENNALE - del Sud. Rassegna Nazionale delle Arti figurative. Foggia, Palazzo dell’Amministrazione Provinciale, 1-15 ottobre 1960. (Foggia, 1960). 866 FEDERAZIONE ITALIANA LAVORATORI TRASPORTI ED AUSILIARI DEL TRAFFICO. Federazione Provinciale di Foggia. Tariffe per le operazioni di facchinaggio della Provincia di Foggia. Legge 3 maggio 1955, n. 407. Foggia, Leone, 1958, 8°, pp. 18. 867 FASCIO di Combattimento. Torremaggiore. Vedi: MATARESE, Filippo. Rapporto degli iscritti al Fascio di Combattimento di Torremaggiore.. (Torremaggiore, 1935). 868 FASCIO OPERAIO LORENZO SCILLITANI. FOGGIA. Statuto della Società Fascio Operaio Lorenzo Scillitani. Foggia, Stab. Tip-Lit Pollice 1886, 8°, pp. 16. 869 FATONE, Paolo. Vedi: PASTORE, Giovanni. Cenni storici intorno al Castel Del Monte e alle due mogli di Federico II Iolanda e Isabella tolti dal manoscritto dello storiagrafo andriese prevosto Giovanni Pastore. A cura del sacerdote Paolo Fatone. (Andria, 1904). 870 FATTORELLO, Francesco. Vedi: PIOVENE, Guido. Nicola Zingarelli. (Udine, 1933). 871 FEDERAZIONE NAZIONALE FASCISTA DELLE CASSE MUTUE DI MALATTIA PER I LAVORATORI DELL’INDUSTRIA. FOGGIA. Le Casse Mutue Malattia per i lavoratori dell’industria di Capitanata nel primi 5 anni di gestione.... Foggia, Tip. Ed. Fiammata, 1938, 40, pp. 18. 872 FEDERAZIONE NAZIONALE STUDENTI SECONDARI. Sezione di Foggia. Vedi: DE ANGELIS, Michele. II° Canto dell’Inferno illustrato da Michele De Angelis. (Foggia 1906). 873 FEDERICO II° DI SVEVIA IMPERATORE DEL S.R.I. Constitutionum Regni Siciliarum Libri III. Cum commentariis veterum jurisconsultorum accedit nunc primus D. Aljeni Varii commentarius ad Friderici II Imperatoris et Regia Constitutionem... Napoli, Tip. Antonio Cervone, 1773, 40, pp. XL, 560. 874 FELTRIO, Antonio. Cronica delle cose del Regno di Napoli da Antonio Feltrio ricavata da’ notamenti de’ suoi antenati. Sta in: RACCOLTA di Varie croniche, diarj, ed al-. tri opuscoli.., appartenenti alla storia del Regno di Napoli. Napoli, 178°, tomo I°, pp. 289, 298. 875 FENICIA, Nicola. Gli interventi per regione: Basilicata. Sta In: CASSA PER IL MEZZOGIORNO. Dodici anni: 1950-1962. Vol. II°: L’attività di bonifica. Pt. 11a: Gli interventi per regione. (Bari, 1962), pp. 161-200. 876 FENICIA, Nicola. Gli interventi per regione: Puglia. Sta In: CASSA PER OPERE STRAORDINARIE DI PUBBLICO INTERESSE NELL’ITALIA MERIODIONALE. Cassa per il Mezzogiorno. Dodici anni: 1950.1962. Vol. 11°: L’attività di bonifica. Pt. 11 a: Gli interventi per regione. (Bari, 1962), pp. 113-16°. 877 FENICIO, Eumelo. Sull’antichità di Pianura, uno dei XXXVII Casali della fedelissima Città di Napoli e sulle vetuste scritture, che ne parlano, contra lo storico Giovanni Antonio Summonte; dissertazione del Conte Eumelo Feni- 47 cio, Principe perpetuo e custode generale dell’insigne Accademia Napoletana de’ Sinceri, ossia dell’Arcadia Reale. Napoli, dalla Stamp. dell’Arcadia Reale, 1795, 16°, pp. XXVIII. 878 ENTE NAZIONALE ASSISTENZA LAVORATORI. Foggia. Vedi: ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO. ENTE NAZIONALE ASSISTENZA LAVORATORI. Foggia. Tendopoli Garganica: luglio-agosto 1953. (Foggia, 1953). 879 FERDINANDO IV DI BORBONE (Re delle Due Sicilia). Diario dl Ferdinando IV di Borbone. A cura di Umberto Caldora. (1796-1799). Napoli, Ed. Scientifiche It. (« Roma La Buona Stampa »), 1965, 8°, pp. XII, 883 FERRANNINI, Luigi. Margherita di Savoia. Bari, Lab. Farm. Maestretti-Editori, 1940, 8°, pp. IV, 24 fig. 884 FERRARA, Antonio. Il porto di Manfredonia nei suoi sviluppi tecnici e nella sua definitiva sistemazione. Foggia, Tip. L. Cappetta, 1932, 8°, pp. 27 fig. 885 FERRARA, Niccola. Carmi per la Real Dinastia Borbonica umiliati nelle rispettive ricorrenze da Niccola Ferrara da Trani. Napoli, Stab. Tip., 1859, 8°, pp. 32. 880 FERMES — et caves. Pavoncelli. Cerignola 1903. Napoli, Stab. Lit. Tip. P. Manichini, 1903, 16°, pp. 43. 886 FERROVIA (LA) — Garganica S. Severo - Peschici. Sta in: GARGANO (IL) —— A cura della Soc. An. Ferrovie e Tramvie del Mezzogiorno... Roma, 1932, 4°, pp. 73-148. 881 FERRAGNI, Emilio. Città di S. Severo. Gestione straordinaria del Regio Commissario. Appunti di Amministrazione letti al Consiglio Comunale di S. Severo nella tornata del 6 aprile 1908. S. Severo, Tip. G. Morrico, 1908. 4. pp. 89 887 FERROVIA — Napoli-Foggia. Grafica rappresentazio-. ne della ferrovia da Napoli a Foggia per la valle Caudina, e le valli del Miscano e del Celone. Scala I: 10.000. Napoli, Stab. Poligraf. dell’ « Itali », s. d., 1 foglio mm. 234 x 620. 882 FERRAIOLO-D’ORIA, Amalia. Il pensiero politico di S. Agostino e S. Tommaso. Con presentazione del prof. Antonio Aliotta. Sant’Agata di Puglia (Foggia), Tip. Casa del S. Cuore, 1950, 8°, pp. 52. 888 FERROVIE E TRANVIE DEL MEZZOGIORNO. Vedi: MINISTERO DEI TRASPORTI. Ferrovie e Tranvie del Mezzogiorno. Eserci- 48 ANNALI DELLA BIBLIOTECA PROVINCIALE Lettura in sede nel 1966 Prestito a domicilio e con altre biblioteche nel 1966 zio Ferrovia Garganica. Regolamento verifica treni. (S. Severo, 1961). 889 FESTA, Michele. Per Michele Carrassi di Rodi contro Giuseppe Ventrella d’Ischitella. Presso i1 Tribunale di Commercio di Foggia. A relazione dell’emerito Cav. Giambattista Zella Milillo. Per l’udienza del 12 febbraio 1881. Foggia, Tip. D. Pascarelli, 1881, 8°, pp. 34. 890 FEULI, Beniamino. Il Seminario Sipontino riaperto da Monsignore Beniamino Feuli Arcivescovo di Manfredonia ... nel novembre del 1881. Roma, Tip. della S. C. di Prop. Fide, 1882, 8°, pp. 18. 891 FIAMMA DAUNA. Foggia, Tip. Tecnostampa, 1961, 8°, pp. 4. 892 FIAMMATA. Pagine di vita, di lede e di certezza del Fascismo Dauno. Foggia, Tip. Ed. «Fiammata », 1935, 8°, pp. 20. 893 FIASCHI-CELLAMARE, Ripalta. Asilo Infantile. Cerignola, Tip. Ed. N. Pescatore, 1931, 8°, pp. 42. 894 FICCANASO (Il) Numero unico a cura degli studenti foggiani, martedì 21 febbraio 196). Foggia, Graf. Ciampoli, 1981, folio, pp. 4. 895 FICCO, Nicola. Aspetti della utilizzazione irrigua delle acqua salmastre nel Mezzogiorno. Sta in: CONSORZIO GENERALE PER LA BONI FICA E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA DELLA CAPITANATA.FOGGIA. (Foggia, 1960), pp. 259-262. 896 FICHERA, Filippo. Vedi: BIBLIOTECA del Convivio... (Milano, 1959). 897 FIERA DEL LEVANTE. BARI. Fiera del Levante. Campionaria Internazionale. Bari, 6-21 settembre 1959. Catalogo Ufficiale degli espositori. Bari, Macri (Città il Castello, Soc. Poligraf. Editoriale), 1959, 8°, Vol. 2, pp. XV, 695; 1103. 898 FIERA DEL LEVANTE. BARI. 1934. Guida del Compratore. Edizione VI « EdiLizia ». Bari, s. e., (Vicenza, « Fil. Corridoni »), 1934, 320, Ediz. in 100.000 esempi.,pp. 158 899 FIERA DEL LEVANTE. BARI. Puglia e Fiera del Levante. Milano, Pizzi & Pizio, 1934, 16°, pp. 69, 194 fot. 900 FIERA DEL LEVANTE. BARI. Vedi: D’ALESSIO, Carlo. Mostra di ex libris Italiani e stranieri. (Taranto, 1950). 49 901 FIGHERA, Oronzo. Istitutiones Juris Regni Neapolitani repetitae praelectionis. In quatuor libros tributae & commoda methodo odornatae. In usum Auditori Figheriani. Napoli, Raymondi, 1772, 16°, tomo II, pp. 316-366. 902 FIGHERA, Oronzo. Vedi: NAPOLI (Regno di). Institutiones Iuris Regni Neapolitani in quatuor libros tributae, et commoda methodo adornatae in usum Auditorii Figheriani. (Napoli, 1782-18°2). 903 FILANGIERI, Riccardo. Castel Nuovo. Reggia Angioina ed Aragonese di Napoli. Napoli, E.P.S.A. Editrice Politecnica S.A. 1934, 40, pp. 321. 904 FILANGIERI, Riccardo. Vedi: REGISTRI (I) della Cancelleria Angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli Archivisti Napoletani. (Napoli, 1963-1964). 905 FILANGIERI DI CANDIDA, R. Pergamene di Barletta del R. Archivio di Napoli (1705-1309). Sta In: CODICE — DIPLOMATICO BARESE. Vol. , X° (1075-1309). 906 FILIPPI, Liutprando. Sui problemi delle bonifiche nell’Italia Meridionale. 50 Napoli, Tip. F.sco Giannini & F., 1930, 8°, pp. 8. 907 FILIPPINI, Enrico. Recensioni e annunzi bibliografici. Foggia, Tip. D. Pascarelli, 1897, 8°, pp. 30. 908 FILOGRASSO, Michelangelo. Discorso del prof. Michelangelo Filograsso su De Nittis e la moderna arte pugliese. Sta in: Associazione Amici dell’Arte e della Storia Barlettana. Annuario dell’Associazione Anno 1923. (Barletta, 1925), pp. 67-77. 909 FILONARDI, Angelo. Progetto di massima per condurre acque in Terra di Bari. Relazione tecnica del progetto preceduta dalla relazione al Consi. glio Provinciale e dal voto del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Roma, Tip. Eredi Botta, 1881, 8°, pp. XXXII, 146. 910 FILOPATRO, Eusebio. Vedi: SANFELICE, Giuseppe pseud. Eusebio Filopatro. 911 FIMIANO, Carmine. Catmini Fimiani in Regio Neapolitano Archigimnasio Ordinarii iuris Canonici Professons De ortu et progressu metropoleon Ecclesiasticarum in Regno Neapolitano et Siculo. Napoli, Stamp. Michele Morelli, 1776, 8°, pp. XII, 200. 912 FIMIANO, Carmine. Carmini Fimiani in Reg. Neap. Archigymnasio Primar. Antecessor. Coinmentariolus De Sub feudis ex turi longobardico et neapolitano in duas partes tributus. Adnecti-. tur Catalogus Baronum Regni Neapolitani sub Guglielmo II. Rege conditus pro expeditione ad Terram Sanctam adnotattiobus passim instructus... Napoli, ex Tip. Simoniana, 1787, 16°, pp. 328. 913 FINI, Michelangelo. Crisantemi sul feretro di Michelino D’Errico. Lucera, Tip. S. Scepi, 1910, 8°, pp. 10. 914 PINI, Michelangelo. Due voci. Novella. Palermo, Casa Ed. Moderna, 1920, 8°, pp. 8. 915 FINI, Michelangelo. Italia immortale. Discorso tenuto sulla Piazza di Rodi Garganico il 4 novembre 1921 per l’inaugurazione della lapide ai Caduti rodiani nella grande guerra. Foggia, E. Narducci, 1921, 8°, pp. 16. 916 FINI, Michelantonio. Appunti letterari sul Gargano. Con prelazione di Saverio La Sorsa. Perugia, Tip. Commerciale, 1939, 8°, pp. 48. 917 FINI, Michelantonio. Gargano sconosciuto. Da: «Il Gazzettino », 918 FINI, Michelantonio. La pazza. Novella garganica, con prefazione di Giovanni Semprini. Barletta, Carlo Alessio - Editore, 1938, 8°, pp. 34 919 FINI, Michelantonio. Principe della pace. Discorso tenuto nella Chiesa Parrocchiale di Rodi Garganico il 3 febbraio 1922 per i solenni funerali del Pontefice Benedetto XV. Bari, Stab. Tipografico, 1922, 8°, pp. 20. 920 FINI, Michelantonio. Ricordando... Discorso per l’inaugurazione del Parco della Rimembranza in Rodi Garganico nel giorno 21 aprile 1923. Bari, Tip. « La Meridionale », 1924, 8°, pp. 14. 921 FINIZIO, Mercurio. Vedi: ULTIMI — onori a Mercurio Fittizio dei Baroni Conti e dei Conti di Serracapriola. Trapassato il di 27 ottobre 1868. Elogio funebre pronunciato dal Canonico Giulio Salciti ecc. (Napoli, 1869). 922 FIORAVANTE, Antonio. Vedi: CANTATORE, Saverio. Per Pasquale di Bisceglia e Antonio Fioravante opposti Contro Banca Assoc. Agraria. (Cerignola, 1915). 923 La Puglia nella strategia del Mediterraneo. Foggia, 14 luglio 1929. Sta in: 51 SOCIETA’ DI STORIA PATRIA PER LA PUGLIA. Atti del 1° Congresso storico pugliese e del Convegno della Società di Storta Patria. (Terra di Bari, 4-8 settembre 1951). (Bari, 1952), pp. 228-235. 924 FIORE (IL) — NELL’ARTE. FOGGIA. 1966. Mostra interregionale di Arte figurativa organizzata dalla Segreteria foggiana del Sindacato Artisti Italiani Belle Arti-Cisl con il patrocinio del Comune di Foggia. Foggia, a. e., Tip. Leone, 1966, 16°, pp. 25. 925 FIORE (UN) — alla memoria di Mons. P. Antonio Fania, Frate Minore Francescano, Vescovo di Marsico e Potenza; nell’anniversario dello scoprimento della lapide nella sua terra natale, Rignano Garganico. Foggia, Tip. Pistocchi e Arpaja, 1906, 8°, pp. 40. 926 FIORE, Mario A. I culti di Calcante e Podalirlo. Storte e leggende della Puglia Dauna. Torremaggiore, Tip. N. Caputo, 1965, 8°, pp. 29. 927 FIORE, Mario A. La Ricettizia di Torremaggiore. Atti e documenti relativi alle Chiese di San Nicola e Santa Maria della Strada coordinati presentati ed illustrati da Mario A. Fiore. Torremaggiore, s. e., Tip. N. Caputo, 1966, 8°, pp. LVII, 233. 928 FIORE, Mario A. Saggio storico sulla città di Fiorentino di 52 Capitanata ovvero dell’origine di Torremaggiore. Torremaggiore, Tip. N. Caputo, 1964, 8°, pp. 58. 929 FIORE, Sandro. L’agricoltura nello sviluppo economico. Sta in: AGRICOLTURA (L’) — in provincia di Bari. Scritti di: Matteo Fantasia, Vitantonio Lozupone, Giulio Capodaglio, Decio Scardaccione.. (Bari, 1964), pp. 131-140. 930 FIORE, Tommaso. La poesia di Davide Lopez. Rieti, « La Papa » (Tip. F.lli Faraoni), 1954, 16°, pp. 22. 931 FIORE, Tommaso. Nel XX della vittoria della Resistenza Albanese. Per iniziativa dell’Associazione ItaloAlbanese. Commemorazione di Tommaso Fiore, a Roma il 2 dicembre 1964. Bari, Dedalo Litostampa, 1965, 60, pp. 16. 932 FIORE, Tommaso. Bari. La capitale del Mezzogiorno adriatico. Sta in: TUTTITALIA — Enciclopedia dell’Italia antica e moderna. Firenze-Novara, 1965, vol. XX°, 4°, pp. 87-32. 933 FIORE, Tommaso. Mezzogiorno Picaresco. Sta in: « LEGGE (LA) » — di Roger Vailland. (Napoli, Simone, 1958), pp. 35-38. 934 FIORE, Tommaso, Vedi: CONGRESSO (IL I°) - dei Comitati di liberazione nazionale. Bari 28-29 gennaio 1944. (Bari, 1964). 935 FIORE, Tommaso. Vedi: GALANTI, Giuseppe Maria. Relazioni sull’Italia Meridionale di Giuseppe Galanti. A cura di Tommaso Fiore. (Milano, 1952). 936 FIORE, Tommaso. Vedi: PER — gli ottant’anni di Tommaso Fiore. Scritti di Carlo Muscetta, Augusto Rostagni, Gaetano Salvemini, Adolfo Omodeo, Paolo Alatri, Augusto Monti, Gabriele Pepe. (Bari, 1964). 937 FIORENTINO, Niccola. Istituzioni criminali teoriche e pratiche ad uso di ogni Tribunale e Corte della Città e del Regno di Napoli di Niccola Fiorentino. Napoli, s.e., s.t., 1772, II° ed., 8°, pp, VI, 444. 938 FIORENTINO, Salvatore. Per i sottomaestri. Relazione fatta al Congresso Magistrale di Foggia l’11 novembre 1905. Foggia, Società Tipografica, 1907, 8°, pp. 20. 939 FIORESE, Sabino. Il contadino nella Terra di Bari. Considera- zioni economiche sociali a proposito di una inchiesta agraria... Bari, Tip. Cannone, 1878, 8°, pp. 120. 940 FIORESE, Sabino. Introduzione generale agli studi sulla Provincia presentati all’Esposizione di Parigi.. Sta in: PROVINCIA DI BARI. La Terra di Bari sotto l’aspetto storico, economico e naturale... Trani, 1900, vol. I°, pp. VII-CXLVI. 941 FIORESE, Sabino. Storia della crisi economica In Puglia dal 1887 al 1897. Sta in: PROVINCIA DI BARI. La Terra di Bari sotto l’aspetto storico, economico e naturale... Trani, 1900, vol. I°, pp. 5-170. 942 FIORI POETICI SPARSI SULLA TOMBA DEL M. R. PADRE Fr. NICCOLA ONORATI Lettor giubilato in sacra Teologia, Esprovinciale Francescano degli Osservanti, ... nella chiesa dell’ospedaletto il di 1° marzo 1822. Napoli, Stamp. A. Coda, 1822, 16°, pp. 64. 943 FIORITTO, Giuseppe. Trattato di Economia Civile. Foggia, Stab. Tipo-Litografico S. Pollice, 1885, 8°, pp, 50. 944 FIOTTA, Giuseppe. La bauxite del Gargano. Tesi di laurea. S.n.t., 1939, 40, pp. 105. (Continua) 53 SCHEDARIO Nuove accessioni (Continuazione dell’annata precedente) Il — Religione — Storia delle Religioni Storia della Chiesa — Mitologia — Teologia — Agiografia — Testi. 1861 BALDUCCI, Ernesto. Papa Giovanni. Firenze, ed. tip. Vallecchi 1965, ed. V. pp. 331. 1862 BARBIER, Joseph. La preghiera negli scritti di Péguy. Traduzione dai francese di Gennaro Auletta. Alba, Edizioni Paoline (Pia Soc. S. Paolo) 1961, 16°, pp. 220. 1863 BLINZLER, Josef. Il processo di Gesti. Traduzione di M. A. Colao Pellizzari. Brescia, Paidea (tip. Queriniana) 1966, 8°, pp. 472. 1864 CANON Missae. Ad usum Episcoporum ac Praelatorum solemniter vai private celebrantium. Roma, tip. S. Congreg. Propag. Fide, 1852, 4°, pp. 214. 1865 CINTI, Decio. Storia delle Religioni. I culti di tutti i popoli antichi e moderni. Mitologie, dottrine, riti, usanze. 54 Milano, ed. tip. Soc. Editrice Libraria, 1934-1936, 8°, vol. 2. 1866 DANIELOU, Jean. Cristo e noi. Versione dal francese di E. Balducci. Alba, Edizioni Paoline (Lido di Ostia, Pia Soc. S. Paolo) 1964, ed. II°, 16°, pp. 310. 1867 GIOVANNI DI HILDESHEIM. La storia dei Re Magi. Traduzione e commento di Alfonso M. di Noia. Firenze, ed. tip. Vallecchi, 1966, 8°, pp. 290. 1868 GRADONIGO, Giovanni Girolamo. Pontificum brixianorum series commentario historico illustrata opera et studio Joannis Hieronymi Gradonici C. R.. accessit Codicum mss. elenchus in Archivio Brixianae Cathedralis asservatorum. Brescia, tip. G. B. Bossini, 1755, 8°, pp. XLVIII, 482. 1869 HALES, E. E. Y. Pio IX. Studio critico sulla politica e sulla religione d’Europa nel secolo XIX. Traduzione Italiana a cura di Francesco Bianchi. Torino, ed. tip. Soc. Editr. Internazionale, 1955, 8°, pp. 374. 1870 LUZZI, Giovanni. Il Libro dei libri e le sue fortunose vicende nel corso dei secoli. Firenze, Alpha (Soc. An. «L’Arte della Stampa») 1939, 8°, pp. 122. IV — Filosofia (Storia — Critica — Testi Psicologia. 1871 MEER (Van der), Pieter. Thario di un convertito. Traduzione dal francese di Carlo M. Richelny. Alba, Edizioni Paoline (Pia Soc. S. Paolo) 1965, ed. IVa , pp. 200. 1877 CROCE, Benedetto. indagini su Hegel e schiarimenti filosofici. Bari, ed. tip. Laterza, 1952, 8°, pp. VIII, 305. 1872 PONTIFICALE Malaria Hebdomadae Officia et Missas camplectens pro faciliori Pontificum usu. Urbino, apud A. Fantauzzi, 1727, in folio, pp. 788. 1873 RIGRINI, Francesco Antonio. Provinciale secundum Ordinem FF. Minorntm. S.n.b. e t., 4°, pp. VIII, 68 e 16 cart. geograf. a colori. III — Pedagogia (Scuola — Didattica — Educazione fisica — Sport). 1874 CARELLA, Mauro. Comunione di anime. S. Agata di Puglia, tip. Casa del S. Cuore, s. d., 8°, pp. 127. 1875 PROVINCIA DI TORINO - Assessorato all’Istruzione - Istituto Ricerche economico-sociali « Aldo Valente » Studio per il piano di interventi della Provincia di Torino nel settore scolastico; I° Rapporto sulla situazione scolastica e prime indicazioni operative. Torino, tip. Tèca, 1966, 4°, pp. 179. 1876 VISENTINI, Olga. Libri e ragazzi. Storia della letteratura infantile e giovanile. Milano, Mondadori (Verona, Mondadori) 1963, 8°, pp. 493. 1878 ENCYCLOPEDIE ou dictiontuzire raisonné des sciences, des arts et dea métiérs, par une societé de cena de lettres. Mis en ordre & publié par M. Diderot; & quant à la partie mathématique, par M. D’Alembert. Edition exactemeni conforme & celle de Pellet, in-quarto. Losanna-Berna, ed. tip. Sociétés Typographiques, 1781, 8°, voll. 36. 1879 FICINO, Marsilio. Teologia platonica. A cura di Michele Schiavone. Bologna, Zanichelli (tip. Monograf) 1965, 8°, voll. 2. 188° GEULINCX, Arnold. Etica e metafisica. A cura dl Italo Mancini. Bologna, Zanichelli (tip. Monograf) 1965, 8°, pp. 416. 1881 GENTILE, Giovanni. La vita e il pensiero.A cura della Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici. Firenze, Sansoni (S. Casciano Val di Pesa, tip. F.lli Stianti) 1948-1966, 8°, voll. 11. 1882 GOTTSCHALK, Herbert. Il mondo dei sogni. Storia, studi, interpetrazioni. Traduzione dal tedesca di Maria Grazia Murari Magro. Milano, Sugar (Arti Graf. Cardin e Battaia 1966, 8°, pp. 390. 55 1883 ISNARDI PARENTE, Margherita, Techne. Momenti del pensiero greco da Piatone ad Epicuro. Firenze, La Nuova Italia (S. Casciano Val di Pesa, tip. F.lli Stianti) 1966, 16°, pp. 425. 1884 KANT, Immanuel. Opus Postumum. Passaggio dai principi me tafisici della scienza della natura alla fisica. A cura di Vittorio Mathieu. Bologna, Zanichelli (tip. Monograf) 1963, 8°, pp. 412. 1885 KIERKEGAARD, Soeren. Briciole di filosofia e postilla non scientifica. A cura di Cornelio Fabro. Bologna, Zanichelli (tip. Monograf) 1962, 8°, voll. 2. 1886 MACHIAVELLI, Niccolò. Pensieri sugli uomini. Scelti da tutte le sue opere e ordinati da Giovanni Papini. Lanciano, ed. tip. Carabba, 1919, 16°, pp. 124. 1887 MALEBRANCHE, Nicole. Colloqui sulla metafisica. A cura di Romeo Crippa. Bologna, Zanichelli (tip. Monograf) 1963, 8°, pp. 494. V — Storia e scienze ausiliari — Biografia. 1889 BARGELLINI, Piero. La splendida storia di Firenze. Vol. I - Da Giulio Cesare a Dante; vol. II Dal duca d’Atene a Cosimo I; vol. III – Da capitale dei Granducato a capitale del Regno Firenze, Vallecchi, 1966, III ed., 8°, voll. 3. 1890 BERTARELLI, Achille. Inventari o della raccolta donata da Achille Bertarelli al Comune di Milano. Risorgimento nazionale. Bergamo, Ist. Ital. d’Arti Grafiche, 1925, 8°, voll. 2. 1891 BRANCACCIO, Nicola e PROLO Maria Adriana. Dal nido savoiardo al trono d’Italia. Vita, ritratti e politica dei Savoia dall’anno 1000 al 1870. Milano, Tip. Rizzoli e C., 1930, 4°,pp.28°. 1892 CARTA - DELLA GUERRA D’ITALIA. 1866. Milano, A. Vallardi, s. d., in folio, tavv. 8. 1888 1893 CODICUM - CASINIENSIUM MANUSCRIPTORUM CATALOGUS. Cura et studio monachorum S. Benedicti Archicoenobii Montis Casini. Recensuit D. M. Inguanez. Montecassino, s. e. (Roma, Tip. Pontificia Ist. Pio IX) 1915-1934, 4, voll. 4. SIMON, René. Morale. Filosofia della condotta umana. Traduzione Italiana di Anna Sacchi. Brescia, Paidea (tip. Queriniana) 1966, 8°. pp. 435. 1894 DE FRANCESCHI, Camillo. Il Comune Palese e la Signoria dei Castropala. Con documenti Inediti. 56 Parenzo, s. e., Tip. Gaetano Coana, 1905, 8°, pp. 283. 1895 DE FRANCISCI, Pietro. Spirito della civiltà romana Milano-Messina, G. Principato, 1940, 8°, pp. 244. 1896 DI CAPORIACCO, Gino. 1866. La liberozione del Friuli. Roma, Mundus, 1966, 8°, pp. 296. 1897 DUVOTENAY, Th. e DYONNET, Ch. Atlas pour servir & l’intelligence des campagnes de la Revolution Francaise de M. Thiers. Dressé par Th. Duvotenay. Gravé par Ch. Dyonnet. Paris, Furne (Imp. Plon Frères) 1846, 8°, tavv. 32. 1898 FANELLI, Francesco. Atene Attica. Descritta da suoi principii sino all’acquisto fatto dall’armi venete nel 1687. Colla relazione de suoi Re, Prencipi, Arconti, Tiranni... Venezia, Tip. A. Bortoli, 1707, 8°, pp. 388 fig. 1899 FEDERICI, Vincenzo. La scrittura delle cancellerie Italiane dal secolo XII al XVII. Fac-simili per le scuole di paleografia degli archivi di stato pubblicati sotto gli auspici di S. E. Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon. Roma, Sansaini ed. tip., 1934, 4°, pp. 114. 1900 FERRI, Antonio. Ugo Malmazzetto nel « Cronicon Casauriense » e nel «Cronicon Sancti Bartolomei De Carpineto ». Tesi di laurea. Relatore professore Gabriele Pepe. Bari, Università degli Studi. 1964.65, 8°, pp. 74. 1901. FORCHE (LE) — CAUDINE. Caserta, Tip. Giuseppe Campo, 1778, in folio pp. XXVI. 1902 GALLERIA — storica dell’Italia. Contenente in cento intagli miniati i fatti più notabili avvenuti nel corso di X secoli illustrati di descrizioni e notizie. Firenze, Tip. D. Passigli, 1846-1856, 40, pp. 1192 complessive, 100 tavole a colori. 1903 GREGORIO, Rosario. Rerum Arabicarum quae ad hirtorlam siculam spectant ampla collectio. Opera et studio Rosarii Gregorio... Ferdinandi III Pii Felicis Augusti auctoritate atque auspciis edita. Palermo, Tipografia Reale, 1790, in folio, PP. XVI, 249. 1904 HONORE’ (Père) de Sainte Marie. Dissertations historiques et critiques sur la chevalerie ancienne et moderne, seculière et regulière. Avec des notes. Paris, Giffart, 1729, 8°, pp. XXVI, 534. 1905 HUILLARD-BRÉHOLLES, Jean-Louis Alphonse. Recherches sur les monuments et l’histoire des Normands et de la Maison de Souabe dans l’Italle Mèridionale. Publièes par les soins de M. Le Duc de Luynes. Paris, Impr. de C. L. F. Panckoucke, 1844, in folio, pp. 172. 57 1906 ISTITUTO DI STUDI PER L’ALTO ADIGE. Archivio per l’Alto Adige. Fondatore Ettore Tolomei. Annata LX-1966. Firenze, Tip. Francolini, 1966, 8°, pp. VIII, 317. 1907 ITALIA — IMPERIALE. Edizione speciale della rivista illustrata del « Popolo d’Italia ». Milano, «Il Popolo d’Italia » (Tip. Alfieri & Lacroix) 1937, In folio. 1908 LA GRENNELAIS (DE), Annibale. Luigi De La Grennelais martire nel 1799. Napoli. «Rassegna Italiana», s. t., 1901, pp. 7. 1909 LA FARINA, Giuseppe. 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Traduzione dall’originale giapponese di Guglielmo Scalise. Milano, Mondadori (Verona, 0ff. Graf. Mondadori) 1966, 16°, pp. 199. 2022 TORRES, Carmen. Il teatro di Marcel Achard. Riassunto della tesi di laurea. Relatrice Riccardina Riccardi. Bari, s. t., 1965, 8°, pp. 8. 2023 TOZZI, Federigo. Tre croci. Firenze, ed. tip. Vallecchi, 1966, 16°, pp. 149. Nell’annata 1967 lo SCHEDARIO Si arricchirà del «Fondo Teatrale» della nostra Biblioteca. 67 IX — Belle arti (Archeologia — Pittura Scultura — Architettura — Musica — Teatro). 2024 BANDINI, Angela Maria. Dell’Obelisco dl Cesare Augusto scavato dal le rovine del Campo Marzio. Commentario di Angelo Maria Bandini con alcune lettere e dissertazione di uomini illustri. Roma, ed. N. N. Pagliarini, tip. Pallade, 1750, in folio, paginaz. varia. 2025 BATINI, Giorgio. Il Dizionario del tarlo. Guida alla conoscenza dell’antiquariato. Firenze, ed. tip. Vallecchi, 1964, 16°, pp. 232. Roma, ed. tip. L. Canina, 1834, 1841, In folio, Vol. 4, tav. 168. 2030 CANINA, Luigi. L’architettura romana descritta e dimostrata coi monumenti. Tavole. Parte Ia: Storia dell’Arte; porte IIa: Teorica e pratiche dell’arte considerate nelle differenti specie di edilizi; parte IIIa: Descrizione dei monumenti; parte IVa: Monumenti. Roma, L. Canina ed. tip. 1832.1840, in folio, Vol. 3-tom 4., tav. 254 e 5 doppie. 2031 CAPPELLI, Remo. Manuale di numismatica. Contiene i valori e le rarità di tutte le monete decimali italiane dal 1800 ad oggi. Milano, ed. U. Mursia & C. tip. Galbiati & C., 1965, 16°, pp. 204. 2026 2032 BATINI, Giorgio. L’antiquariato. Firenze, ed. tip. Vallecchi, 1962, 16°, pp. 286. 2027 BATINI, Giorgio. La Passione del Tarlo. Enciclopedia e manuale dell’antiquariato. Firenze, ed. tip. Vallecchi, 1965, 8°, pp. 472. 2028 CANINA, Luigi. L’architettura egiziana descritta e dimostrata coi monumenti. Testo e tavole. Roma, ed. tip. Canina, 1839-1844, in folio, Vol. 4, tav. 197. 2029 CANINA, Luigi. L’architettura greca descritta e dimostrata col monumenti Testo e Tavole. 68 CICOGNARA, Leopoldo. Memorie spettanti alla storia della calcografia. Tavole. S. 1. [ma Prato], s. e. [ma Capurri], s. d. [ma 1831], in folio, tav. 16. 2033 CICOGNARA, Leopoldo, Storia della scultura dal suo risorgimento In Italia fino al secolo di Canova, per servire di continuazione alle opere del Winkelmann e di D’Agincourt. Tavole. 6. 1., s. e. a. t. [ma Capurri], s. d. [ma 1823-1824], in folio, Vol. 3, tav. 182. 2034 DANIELE, Francesco. Monete antiche di Capua con alcune brevi osservazioni. Si aggiunge un discorso del culto prestato da’ Capuani a’ Numi lor tutelari. Napoli, s. e., tip. Simoniana, 1802, 8°, pp. XX, 128 fig. 2035 DE SANCTIS, Gabriele. Esemplare di calligrafia dedicato agli amatori delle belle arti. Napoli, s. e., s. n. t., 1834, 8°, c. n. n. 69. 2036 FERRARIO, Carlo. Bellezze italiche. Prefazione di Ferdinando Brunetière. 50 quadri tricromici. Testo in quattro lingue. Napoli, ed. tip. P. D’Amelio, s. d., in fo1io, pp. c. n. n. 2037 FIERA (PRIMA) — Nazionale delle Arti figurative « Autunno di Bari 1). Ottobre-Novembre 1966. Vetrine di Via Sparano. Bari, ed. Adriatica, s.n.t., 1966, 8°, pp. n. fl. 152. 2038 FORMAGGIO, Dino. Van Gogh. A cura di Dino Formaggio. 128 tavole. Milano, ed. Arnoldo Mondadori, (Verona, 0ff. gra. Veronesi A. M.), 1956, 16°, pp. 188. 2039 GOMBRICH, E. H. Brueghel. A cura di Giuseppe Faggin. 131 tavole in nero - 4 a colori. Milano, ed. Arnoldo Mondadori, (Verona, 0ff. Graf. Veronesi A. M.) 1953, 16w, pp. 185. 2040 GOMBRICH, E. H. L’arte del vetro. A cura di Giovanni Mariacher. 196 tavole in nero - 4 a colori. Milano, ed. Arnoldo Mondadori, (Verona, Off. graf. Veronesi A. Mi, 1954, 16’, pp. 194. 2041 JANSON, H. W. Storia dell’arte. Un panorama delle arti figurative dagli albori della storia a oggi. Traduzione dall’inglese di Emma Claudia Pavesi. Milano, ed. tip. Garzanti, 1962, 4°, pp. 556 2042 JANSON, H. W. - JANSON, Dora Jane. Storia della pittura. Dai tempi delle caverne a oggi. Traduzione dall’inglese di Ida Omboni. Milano, ed tip. Garzanti, 1963, 40, pp. 320 fig. 2043 LIBRO (IL) — Degli Arazzi. A cura di Pierre Verlet, Michel Florisoone, Adolf Hoffmeister, Francois Tabard. Prefazione di Jean Lurcat. Realizzato sotto la direzione di Joseph. Jobé. Traduzione dal francese dì Annamaria Rami. Milano, ed. tip. Garzanti, 1965, 4°, pp. 279 fig. 2044 MICALI, Giuseppe. Antichi Monumenti per servire all’opera Intitolata l’Italia avanti il dominio dei Romani. Firenze, s. e., a. n. t., 1810, In folio, pp. XI. 2045 MORELLI, Andrea. Thesaurus Morellianus, vive Familiarum Rotnanarum numismata omnia, diligentìs. sime undique con quisita, ad ipsorum nummorum fidem accuratissima delineata, et juzta ordlnem Fulvii Ursini et Caroli Patini disposita, a Celeberrimo Antiquario Andrea Morellio. Accedunt nummi miscellanei, Urbis Romae, Hispanici, et Goltziani 69 dubiae fidei omnes. Nunc primum edidit et Commentari o perpetuo illustravit Sigebertus Havercampus. Amsterdam, ed. apud J. W. e G. Smith, 1734, in folio, pp. 15 n.n., tavv. 184. 2046 ODAM, Girolamo, Animadversiones in Lamellam Aeneam vetustissimam Musei Victorii huius moduli, STA CON: ODAM, Girolamo. Numisma Hieronymi equitis Odam ex Museo Victorio prolatum. Roma, 1741, pp. 8. Numlsma Rieronumi equitis Odam ex Museo Victorio prolatum. Roma, 1732, pp. 23. 2051 PALLADIO, Andrea. Le fabbri che e i disegni di Andrea Palladio e le terme. Nuova edizione Italiana foggiata sulla vicentinese di Bertotti Scamozzi ampliata e fornita di note dal Cavaliere Celestina Foppiani. Genova-Milano, ed. G. Decamilli - A. Monti, (Torino, tip. Fontana), 1843-1845, In folio, Vol. 3, tav. 155. 2052 2047 ODAM, Girolamo. Numisma Hieronymi equitis Odam ex Mu-. seo Victorio prolatum. Roma, s. e., tip. Ex 0ff. Typ. J. Zempel, 1747, 8°, pp. 18. 2048 ODAM, Girolamo, Nummus aereus veterum Chrzstianorum. Commentario in duas partes distributo explicatus prodit nunc primum ex Museo Victorio. Adjectis Sacris aUqui bus Manimcnhis. STA CON: 2049 ODAM, Girolamo, Numisma Hieronymi equitis Odam ex Museo Victorio prolatum. Roma, 1737, pp. XVI, 114. 2050 ODAM, Girolamo. Veteris gernmae ad Christianum usum ezscalptae brevis ezplanatio ad Academicos Etruscos Cortonenses. STA CON: ODAM, Girolamo. 70 PALLADIO, Andrea. Le terme dei Romani disegnate da Andrea Palladio. Nuova edizione Italiana fatta sopra la vicentina del 1797 per servire di commento all’opera delle fabbriche e disegni data in Torino negli anni 18421846 di Bertotti Scamozzi. Riveduta dal Cavaliere Celestina Foppiani. Genova-Milano, ed. G. Decamilli - A. Monti, (Torino, tip. Fontana), 1849, in folla, pp. 28. 2053 PAOLI, Paulantonio. Della città di Pesto. Dissertazioni di Paulantonio Paoli della Congregazione della Madre di Dio e Presidente dell’Accademia No-. bile Ecclesiastica di Roma. [Precede:] Rovine della città di Pesto detta ancora Posidonia. Tavole. Roma, s. e., tip. in Typographio Paleariniano, 1784, in folla, pp. 182 fig. 2054 PICENI, Enrico. De Nittis. A cura di Enrico Piceni. 134 tavole in nero - 4 tavole a colori. Milano, ed. Arnoldo Mondadori, (Verona, off. graf. A. M.), 1955, 16°, pp. 190. 2055 PIGNATTI, Terisio. Carpaccio. A cura di Tarisio Pignatti. 148 tavole in nero - 4 tavole a colori. Milano, ed. Arnoldo Mondadori, (Verona, off. graf. Veronesi A. M.), 1955, 16°, pp. 190. secoli XV e XVI; Epoca IIIa: Monumenti del secolo XVI; Epoca IVa: Monumenti dei secoli XVII e XVIII e Supplemento. Tavole. Pisa, ed. tip. N. Capurro, 1839-1847, in fo110, Vol. 4, tav. 224. PINI, Deda. Il Beato Angelico. Il pittore dell’Umanesimo Cristiano. Torino, ed. tip. Società Editrice Internazionale. 1957, P, pp. 143. 2061 SEROUX d’AGINCOURT, Jean-BaptisteLouis-Georges. Storia dell’arte attraverso i monumenti da dopo la decadenza del IV° secolo fino al rinnovamento del XV° secolo. Tavole. S. 1. [ma Milano], s. e., s. t., s. d. [ma 1834-1835], In folio, vol. 3, tav. 385. 2057 GALLERIA (LA REALE) di Torino. Illustrata da Roberto D’Aze-. glio ... Dedicata a S. M. il Re Carlo Alberto. Torino, ed. tip. Luciano Easadonna, 1856, in folio, Vol. 4, tav. CLXIV. 2062 UMBDENSTOCK, Gustave. Recueil de compositions architecturales per G. Umbdenstock. Préface de Monsieur Laloux. Parigi, ed. Gauthier-Vilars & C., 1922, in folio, tav. 60. 2058 RICE, David Talbot. L’arte Bizantina. Traduzione di Nuccia Agazzi-Bonata. Firenze, ed. Sansoni (San Casciano Vai di Pesa, tip. Fratelli Stianti), 1966, 8°, pp. 287. 2063 WIENER — neubauten im style der secesslons Zweite serie. Facaden-Details-Haisthore-Vestibule. Vienna, ed. tip. A. Schroll & C., 1904, In folio, tav. 65. 2056 2059 RIGHETTI, Pietro. Descrizione del Campidoglio di Pietro RI. ghetti. Roma, s. e., tip. C. Puccinelli, 1833-1836, in folio, Vol. 2. 2060 ROSINI, Giovanni, Storia della Pittura Italiana esposta coi Monumenti da Giovanni Rosini. Epoca Ia; Monumenti greci - Monumenti dei secoli XII) - XIV e XV; Epoca ha: Monumenti dei X — Scienze giuridiche — Legislazione. 2064 BANDINELLI, Mario. La Leva militare e gli appositi servizi comunali. Testo e commento critico-sistematico del D.P.R. 14 febbraio 1964, n. 237, corredato di istruzioni, dell’elenco delle infermità (D.P.R. 28 maggio 1964, n. 496) e di indice generale alfabetico-analitico. Firenze, ed. tip. Noccioli, 1966, 8°, pp XX, 182. 71 2065 GRECHI, Aldo. La Costituzione italiana con la giurisprudenza della Corte Costituzionale. Firenze, ed. tip. Noccioli, 1965, 8°, pp. 188. 2066 IANUZZI, Mario. Le Compagnie portuali. Milano, ed. A. Giuffré, (Milano, tip. S.A.S. T.E.), 1954, 80, pp. XI-172. 2067 LAUNOY (De), Jean. Regia in matrimonium potestas vel Tracta tatus de Jure saecularum Principum Christianorum in sanciendis impedimentis Matrimonium dirimentibus. Parigi, ed. tip. Viduam E. Martini, 1674, 8°, 8 c.n.n., 576. 2068 LEFEBVRE D’OVIDIO, Antonio. studi per il Codice della navigazione. [Sull’impresa di navigazione - sulla limitazione della responsabilità armatoriale - Sulla responsabilità del vettore marittimo - sulla responsabilità del vettore aereo Sulla Polizza di carico e sulla lettera di trasporto aereo Sulle avarie comuni - Sull’assistenva, salvataggio, ricupero e ritrovamento. In appendice: Sulla revisione del codice]. Milano, ed. A. Giuffré, tip. S.A.S.T.E., 1951, 8°, pp. 413. 2069 LEVI SANDRI, Lionello - LUCCHETTI, Albuzio. Codice delle leggi sul lavoro. Seconda edizione. Prima appendice: Aggiornamento al 31 Dicembre 1956. Seconda Appendice: Aggiornamento al 20 Gennaio 1959. Terza Appendice: Aggiornamento al 31 Dicembre 1960. Quarta Appendice: Aggiornamento al 15 Novembre 1962. Milano, ed. A. Giuffré, (Varese, tip. Multa Paucis), 1956-1957-1959-1960-1963; 16°, Vol. 5. 72 2070 MANCA, Plinio. Studio di diritto della navigazione. Vol. I: Diritto di navigazione e sue fonti-mare territoriale e norme di diritto internazionale privato-ordinamento amministrativo della nave-proprietà e comproprietà-imprenditore nautlco-armatore-soci età di armamento-raccomandatario comandante-equipaggio. Vol. 11: Contr. di utilizzazione della nave e dello aeromobile in generale.locazione-noleggio a tempo ed a viaggio-trasporto marittimo ed aereo delle persone-trasp. di cose in genere - di carico totale o parziale . di cose determinate - polizza di carico o ricevuto per imbarco - la Convenzione di Bruxelles sulla polizza di carico - Vol. IV: Diritto processuale della navigazione- diritto pena. le della navigazione - diritto marittimo bellino interno e internazionale. [ Manca il III volume]. Milano, ed. Giuffré, (Varese, tip. Multa Paucis), 1959-1963, 80, Vol. 3. 2071 MAZZA, Alfredo. Dei diritti sulle acque. Roma, ed. Athenaeum, (Rocca S. Casciano, tip. L. Cappelli), 1913, 80, pp. VIII, 760. 2072 MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRU ZIONE. DIREZIONE GENERALE DELLE ACCADEMIE E BIBLIOTECHE E PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA. Ruolo di anzianità del personale delle Biblioteche pubbliche statali e delle Soprintendenze bibliografiche e dell’Istituto di Patologia del Libro. Situazione al 1° Gen. naio 1964. A norma dell’Art. 55 del T.U. delle disposizioni concernenti lo Statuto degli impiegati Civili dello Stato (D.P.R. 10 Gennaio 1957, n. 3). Roma, ed. tip. Italo-Orientale « S. Nilo », 1984, 8°, pp. 216. 2073 MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA. Relazione al Codice della Navigazione presentata nell’udienza del 30 marzo 1942 per l’approvazione del testo definitivo. Milano, ed. A. Giuffré, (Varese, tip. Multa Paucis), 1942, 16°, pp. 462. 2079 SEMINARIO UMBRO DI STUDI AMMINISTRATIVI. I provvedimenti contingibili ed urgenti del Sindaco. Perugia Palazzo della Provincia 27 novembre 1965. Firenze, ed. tip. Noccioli, 1966, 8°, pp. 113. 2074 PALERMO, Antonio Legislazione Sociale del lavoro. Torino, ed. UT.E.T., tip. Cané & Durando, 1962, 8°, pp. 526. Milano, ed. A. Giuffré, (Città di Castello, 2080 TORRENTE, Andrea. I Contratti di lavoro della navigazione. Arruolamento e contratto di lavoro del personale di volo. tip. Leonardo da Vinci), 1948, 8°, pp. VIII, 247. 2075 PALMA, Giuseppe. Come difendersi dalle frodi alimentari. Gui-. da pratica per i consumatori per gli alimentaristi per gli addetti alla vigilanza. Disposizioni legislative vigenti. Norme di vigilanza. Sanzioni penali. Roma, ed. La Navicella, (Tivoli, tip. Picchi), 1964, 16°, pp. 283. 2076 SAVOIA, Cesare. L’aviazione civile. Questioni giuridiche di attualità. Milano, ed. A. Giuffré, (Varese, tip. Multa Paucis), 1958, 8°, pp. 159. 2077 SCAFIDI, Girolamo. Elementi di diritto della navigazione marittime ed interna. Milano, ed. A. Giuffré, (Varese, tip. Multa Paucis), 1957, 8°, pp. 365. XI — Scienze economiche — politiche e sociali. 2081 ATTI — del VII Congresso Internazionale di Studi sul Mercato Comune Europeo. Torino 19-20 Ottobre 1965. Efficienza del sistema produttivo ed economico per una economia aperta. A cura della Segreteria Generale del Congresso. Roma, ed. Pinciana, tip. Carmenati-Fabriano, 1966, 8°, pp. 167. 2082 BAR-ZOHAR, Michel. La caccia agli scienziati nazisti. (1944-1960). Milano, ed. Sugar, (Azzate, tip. La Varesina Grafica), 1966, 8°, pp. 327. 2083 2078 SCIOPERO (LO) — dei Marittimi, F. Dominedò - G. Bettiol - T. Delogu G. Vassalli - A. Navarra- D. Rubino - G. Berlingleri A. Scialoja - F. A. Querci. Milano, ed. A. Giuffré, (Varese, tip. Multa Paucis), 1963, 8°, pp. 156. BEER, Max. Storia del socialismo britannico. Vol. I°: Dal comunismo medievale alla nascita del cartismo; Vol. II°: Dal cartismo al socialismo moderno. Traduzione dall’inglese di Enzo Enriques Agnoletti. Firenze, ed. La Nuova Italia, (Torino stamp. Artistica Nazion.), 1964, 8°, Vol. 2. 73 2084 CAMERA DEI DEPUTATI. Annuario Parlamentare. 1959-1960. Roma, ed. Segretariato Generale della Camera dei Deputati, tip. Camera dei Deputati, 1959, 24°, pp. 2715. 2090 DEPUTATI (I) - E Senatori del Quarto Parlamento Repubblicano. Roma, ed. La Navicella, tip. Arti grafiche Italiane, 1965, 16°, pp. 837. 2085 CAMERA DEI DEPUTATI. Annuario Parlamentare. 1961. Roma, ed. Segretariato Generale della Camera del Deputati, tip. Camera dei Deputati, 1961, 16°, Vol. 2. 2091 GAETA, Franco. La stampa nazionalista. A cura di Franco Gaeta. Bologna, ed. Cappelli, (Rocca S. Casciano, Arti Graf. F. Cappelli), 1965, 8°, pp. XC, 594. 2086 CAMERA DEI DEPUTATI. Annuario Parlamentare. 1962. Indici. Roma, ed. Segretariato Generale della Camera del Deputati, tip. Camera dei Deputati, 1962, 16°, Vol. 3. 2092 MABLY (Bonnot de), Gabriel. Scritti politici. A cura di Aldo Maffez,. Torino, ed. U.T.E.T., tip. Torinese, 19611965, 8°, Vol. 2. 2093 2087 CESSI, Roberto. Note per la storia delle società di commercia nel Medio Evo in Italia. Roma, ed. Athenaeum, (Città di Castellotip. « Leonardo da Vinci a), 1917, 8°, pp. 140. 2088 COMITATO DEI MINISTRI PER IL MEZ. ZOGIORNO. Piano di Coordinamento degli interventi pubblici nel Mezzo giorno. (Approvato dal CIR nella seduta del P agosto 1966). 1 ottobre 1966 - 31 dicembre 1969: art. 1 legge 26 giugno 1965. n. 717. Roma, s. e., tip. Fausto Failli, 1965, 8°, pp. 340. 2089 CORRADO, G. E. La Bomba H dell’Economia. Genova, ed. Soc. Editrice Mercantile, tip. Rebesco, 1955, 8°, pp. XIII, 310. 74 MARX, Karl - ENGELS, Friedrich. Opere scelte. A cura di Luciano Gruppi. Traduzioni di: Delio Cantimort, Emma Cantimori Mezzomonti, Fausto Codino, Lucio Colletti, Giovanni De Maria, Dante Della Terza, Galvano Della Volpe, Luciano Gruppi, Mario Rossi, Raniero Panzieri, Ernesto Ragionieri, Franco Rodano, Palmiro Togliatti. Roma, ed. Editori Riuniti, tip. Visigallina. Pasetti, 1966, 8°, pp. XXIV, 1288. 2094 PROVINCIA DI BARI. Profili ed indirizzi della programmazione Quadriennale. 1966-1969. Molfetta, ed. tip. Scuola Tipografica « Api. cella, 1966, 4°, pp. 442. 2095 PROVINCIA DI MILANO. Atti della Tavola Rotonda su Servizio Sociale ed Enti Pubblici nella Società Italiana In trasformazione. Milano, Palazzo Isimbardi3 Luglio 1964. Milano, s. e., tip. Tecnografica Milanese, 1964, 8°, pp. 105. 2096 RONCHEY, Alberto. La Russia del disgelo. Milano, ed. tip. Garzanti, 1963, 8°, PP. 244. XII — Scienze (Fisiche — Chimiche — Naturali — Matematiche — Merceologia — Statistica). 2097 BOSCHI, Giovanni. Atlante Zoologico Popolare. Opera compilata sui pizi recenti lavori di zoologia Italiani e stranieri. Vol. I: Introduzione Generale. Vol. II: Razze Umane - Quadrumani. Vol. III: Chirottieri - Insettivori Carnivori Marsupiali. Vol. IV: Rosicanti . Sdentati Solidungoli - Ruminanti - Moltungulati Monotremi - Focidi . Cetacei. Vol. V: UCceli (Rapaci - Passeracei - Pappagalli), Vol. VI: Uccelli (Gallinacei - Correnti Guadantì Palmipedi). Vol. VII: Rettili e Pesci. Vol. VIII: Animali invertebrati. Napoli, ed. tip. Raimondo Petraroja, 18631879, in folio, Vol. 8, tav. 539 compless. In nero e a colori. 2098 FORTUNATO, Ernesto. Impariamo a calcolare. Aritmetica pratica per le scuole Commerciali, marinare, industriali maschili e femminili. Firenze, ed. tip. Bemporad-Marzocco, 1962, 8°, pp 368 2099 GRECO, Donato - STAMPACCHIA, Guido. Esercitazioni di matematica. Vol, primo. Napoli, ed. Liguori, a. t., 1966, 8°, pp. 423. 2100 KOLOSIMO, Peter. Ombre sulle stelle. Milano, Sugar (Azzate, Varesina Grafica) 1966, 8°, pp. 389. 2101 MARSTON BATES. il Mondo degli animali. Traduzione dall’inglese di Isabella Lattes Coifmann. Milano, ed. tip. Garzanti, 1963, 8°, pp. 316. 2102 MIRANDA, Carlo. Istituzioni di Matematica. Ad uso degli studenti di chimica e scienze naturali. Napoli, ed. Liguori, s. t., 1966, 8°, pp. 415 2103 POITEAU, Alexandre. Pomologie Francaise. Recueil des plus beaus fruits cultivés en France. Ouvrage ornd de magnifiques gravures avec un texte de. scriptif et usuel rédigé par A. Poiteau. Parigi, ed. tip. Langiois et Leclercq, 1838, in folio, Vol. 2, pp. c.n.n. 2104 POLI, Giuseppe Saverio. Testacea utriusque Sicillae eorumque histo. ria et anatorne tabulis aeneis illustrata a Iosepho Xaverio Poli. Cum additamentis el adnotationibus Stephani Delle Chiaie. Parma, s. e., tip. Ex Regio Typographeio, 1791-1926, in folio, tav. 39 doppie, 17 semplici e un ritr. 2105 REICHEN, Charles-Albert. Storia dell’Astronomia. Traduzione e adattamento Italiano a cura dì Mario Cavedon. Milano, ed. U. Mursia & C., (Losanna, tip. Heliogravure Centrale 6. A.), 1964, 8°, pp. 111. 75 2106 REICHEN, Charles-Albert. Storia della Chimica. Traduzione e adattamento Italiano a cura di Anna Santarone Proserpio. Milano, ed. U. Mursia & C., (Losanna, tip. Heliogravure Centrale S. A.), 1964, 8°, pp. 111. 2110 AUS — Der Praxis. Neue privatbauten aus Deutschland und Oesterreich. I und II serie. Moderne stadti-. sche wohn-und geschaftshauser. 120 tafeln lichtdruck. Vienna-Lipsia, ed. tip. F. Wolfrum & C., s. d., In folio, Vol. 2, tav. 120 a colori. 2107 REICHEN, Charles-Albert. Storia della Fisica. Traduzione e adattamento italiano a cura di Roberto Tozzi. Milano, ed. U. Mursia & O., (Losanna, tip. Heliogravure Centrale S. A.), 1965, 8°, pp. 111. 2111 CURIONI, Giovanni. Raccolta di progetti di costruzioni In terra e in muratura per Giovanni Curioni. Ta. vale in folla ad illustrazione del testo del volume quarto dell’Appendice all’arte di fabbricare dello stesso Autore. Torino, ed. A. F. Negro, 1885, in folio, tav. 40 doppie. 2108 STORIA - generale delle scienze. Pubblicata sotto la direzione di René Taton. Vol. I: La scienza antica e medievale - dalle origini al 1450; Vol. II: La scienza moderna dal 1450 al 1800. Traduzione a cura di Mirella Savorelli e Lisa Tullio. Firenze, ed. Edizioni Casini, tip. Giuntina, 1964-1965, 8°, Vol. 2, tav. 49 doppie in b. e nero compless. XIII — Scienze applicate (Ingegnerie — Urbanistica — Tecnologie varie — Comunicazioni). 2109 ARCHITETTURA (L’) - Italiana. Periodico mensile di Costruzione e Architettura pratica. Torino. Direttori: Carlo Bianchi e Antonio Cavallazzi. Anni: 1905-1906 e 1907-1908. Torino, ed. Crudo e Lattuada (tip. Subalpina) 1905-1906, in folio, Vol. 2, tav. 192 compless. 76 2112 COURTLAND CANBY. Storia dei razza e dell’astronautica. Traduzione e adattamento italiano a cura di Franco Pagliano. Milano, ed. U. Mursia & C., (Losanna, tip. Héliogravure Centrale), 1964, 80, pp. 111. 2113 COURTLANDT CANBY. Storia dell’aeronautica. Traduzione e adattamento italiano a cura di Franco Pagliano. Milano, ed. U. Mursia & C., (Losanna, tip. Héliogravure Centrale S. A.), 1963, 8°, pp. 119. 2114 COURTLANDT CANBY. Storia della navigazione. Traduzione e adattamento italiano a cura di Roberto Degli Uberti. Milano, ed. U. Marsia & C., (Losanna, tip. Héliogravure Centrale S. A.), 1963, 8°, pp. 119. 2115 FABRE, Maurice. Storia dei trasporti terrestri. Traduzione e adattamento Italiano a cura di Luciano Budigna. Milano, Mursia, 1965, 8°, p. 111 e 161 tav. 2116 FAERE, Maurice. Storia delle Comunicazioni. Traduzione e adattamento Italiano a cura dl Luciano Budigna. Milano, ed. U. Mursia, (Losanna, tip. Héliogravure Centrale), 1965, 8°, pp. 111. 2117 FERRONNERIE - de style moderne. Notifs executes en France et a l’etranger. Parigi, ed. Ch. Schmid (tip. Fortier et Marotte) s. d., in folio, Vol. 2, tav. 95 Compless. 2118 GIORNALE - Del Genio Civile. Disegni. S. 1., s. e., s.n,t., s. d., in folio, disegni 102 e 2 carte corografiche. 2119 HABITATIONS — a bon marchè. Ensembles . Plans . Fagades - Coupes. Parigi, ed. Ch. Schmid (tip. R. Engelmann) a. d., in folio, tav. 48. 2120 LEHNER, Joseph - Mader, Ed. Neue dekorations-malereien in modernen stil. Serie I. 60 tafel farbige originalentwurfe. Vienna-Lipsia, ed. tip. F. Wolfrum & C., s. d., in folio, tav. 49 a colori, 2121 PRATICA (LA) - Della pittura e decorazione in diversi stili. Ad uso pittori decoratori archi. tetti scuole di disegno, ecc. Plafoni, vestiboli, scale, decorazioni murali, graffiti, finti legni e finii marmi, soggetti di decorazione sacra e profana. Vol. 11 e 15. Torino, ed. Crudo & Lattuada, (Stoccarda, tip. M. Geeger), s. d., In folio, Vol. 2, tav. 32 a colori e 38 fac-simili compless. 2122 SOULARD, Robert. Storia della macchina. Traduzione e adattamento Italiano a cura di Enea Costantini. Milano, ed. U. Mursia & C., (Losanna, tip. Héliogravure Centrale S. A.), 1964, 8°, pp. 111. 2123 VILLAS — et cottages des bords de la mer Fagades - Intérieurs - Plans. Parigi, ed. Ch. Schmid (tip. L. Maretheux) s. d., in fallo, tav. 87. XIV — Regno di Napoli — Puglia — Capitanata. 2124 AQUARO (SPINELLI, duca d’), Trojano. Saggio di tavola cronologica de’ principi e più ragguardevoli ufficiali che anno signoreggiato, e retto le Provincie, che ora compongono il Regno di Napoli dalla seconda venuta de’ Longobardi In Italia sino, che quelle terre furono da’ Normanni della Puglia conquistate. Napoli, s. e. (Tip. G. Di Bisogni), 1762, in folio, pp. LXXIX, 108. 77 2125 CAMOBRECO, F. Regesto di S. Leonardo di Siponto. PubbU. cato dall’Istituto Storico Italiano. A cura di F. Camobreco. Roma, Ed. Loescher & C., (Perugia, tip. Un. Tipog. Cooperativa), 1913, 8°, pp. XVI, 386. 2131 DI CICCO, Pasquale. Il Tavoliere di Puglia nella prima metà del XIX secolo. Da un documento dell’Archivio di Stato di Foggia trascritto ed illustrato da Pasquale Di Cicco. Foggia, «Raccolta di Studi Foggiani a cura del Comune » 1966, in 8°, pp. 520 2132 2126 CAPUANO, Michele. I Grandi Garganici. Foggia, s. e. (Tip. Cappetta & Figli), 1966, in 8°, pp. 271. 2127 CIUFFREDA, Antonio. Le origini e i primi secoli di vita di Monte S. Angelo. Foggia, Quaderni di «Il Gargano» (Foggia), 1966, in 16’, pp. 34 2128 DE BLASIO, Abele. Brigantaggio tramontato. Ricerche. Napoli, s. e. (Tip. Pansini), 1908, in 16°, pp. 187. DIZIONARIO — Geografico. Ovvero descrizione di tutti i Regni, Provincie, Città, Patriarcati, Vescovadi, Forti, Fortezze, Cittadelle, ed altri luoghi considerabili delle Quattro Parti del Mondo ... Dedicato all’Illustrissimo Signor Marchese D. Niccola Fraggianni... Napoli, a. e., (Tip. E. e I. Gessari), 1749, In 16° pp. 9 c.n..n, 548. 2133 ENTE AUTONOMO FIERA DI FOGGIA. Fiera Nazionale dell’Agricoltura Foggia. Catalogo Ufficiale 1966. Foggia, s. e. (Tip. L. Cappetta), 1966, in 8°, pp. 401. D’ERRICO, Pietro, Per l’avvenire di Monte Sant’Angelo «Piano regolatore ». Monte Sant’Angelo, s. e. (Tip. Stab. Graf. Ciampoli), 1937, in 8°, pp. 142. 2134 INTENDENZA DI CAPITANATA. Tavole delle misure e dei pesi antichi, e loro valore col confronto delle misure e pesi prescritti dalla Sovrana Legge del 6 aprile 1840 e dei valori corrispondenti ad uso della provincia di Capitanata. Foggia, s. e. (s. n. t.), s. d. ma 1841, In folio, 40 c.n.n. 2130 FÌE TULLIO, Paolo. sviluppo Industriale in Capii anela. Considerazioni sul problema del metano. Foggia, s. e. (s. n. t.), 1966, in 8°, pp. 18. 2135 LA SORSA, Saverio. Il Duce e la Puglia. Bari, s. e. (Molfetta, Tip. Scuola Tip. Sord. AP), 1934, in 4°, pp. 203. 2129 78 LICEO SCIENTIFICO STATALE «G. GALILEI » - MANFREDONIA. Il «Galilei ». Annuario del Liceo Scientifico Statale «Galilei di Manfredonia ». Volume primo (Decennale 1954.1964). Napoli - Foggia Bari, Ed. Centro per la Editoria Scolastica e Popolare (Tip. Laurenziana), 1965, in 8°, pp. 131, 111. 2137 MARZOLLA, Benedetto. Descrizione del Regno delle due Sicilie per Provincie indicante la rispettiva circoscrizione civile, giudiziaria ed ecclesiastica la popolazione assoluta o relativa a tutto il 1851 . le strade costruite ed in costruzione a tutto il 1855. Le linee telegrafiche, le dogane, il commercio, i prodotti natutali ed industriali, la condizione fisica e l’estensione, nonché un sunto storico di ciascuna Provincia. Napoli, a. e. (s. n. t.), 1856, in Folio. 2138 MELINO, Mario. Carissimo Mario. 14 lettere di Tommaso Fiore. Milano, s. e., (Tip. La Poligr. Boroni), 1966, in 8°, pp. 87. 2139 MINISTERO DELLA MARINA MERCAN TILE. Direzione Generale della Pesca Marittima. Il Lago di Lesina. A cura di Ruggero De Angelis. Roma, tip. Aziende Tipografiche G. Bardi, a. d., in 8°, pp. 110. 2140 MINISTERO DELLA MARINA MERCANTILE. Direzione Generale della Pesca Marittima. Il Lago di Varano. A cura di Ruggero De Angelis. Roma, tip. Aziende tipografiche G. Bar. bi, 1964, in 8°, pp. 122. 2141 MOLA, Carlo. I miei quindici anni di episcopato in Foggia (1894.1909). Napoli, s. e. (Tip. Pontificia M. D’Auria), 1911, in 8°, pp. 285. 2142 MONTI, Gennaro M. Nuovi studi Angioini. Travi, Ed. Tip. Vecchi & C., 1937, in 8°, pp. 714. 2143 NARRAZIONE — delle solenni reali leste latte celebrare in Napoli da Sua Maestà il Re delle Due Sicilie Carlo Infante di Spagna Duca dì & c. per la nascita Parma, Piacenza & c. del Suo Primogenito Filippo Real Principe delle Due Sicilie. Napoli, s. e. (s.n.t.), 1749, In folio, pp. 20. 2144 PADALINO, V. Siponto - Manfredonia. Foggia, s. e. (Tip. Economica), 1900, In 16°, pp. 105. 2145 PETRONI, Riccardo. Censimento ossia statistica dé reali dominii di qua dal faro del Regno delle Due Sicilie. Parte prima. Napoli, Ed. Tip. De Bonis & Moretti, 1826, in 8°, pp. 167. 2146 PROGRAMMAZIONE — E MEZZOGIORNO. Atti. Convegno di studio. Napoli 5-6 giugno 1965. 79 Napoli, s. e. (Tip. S.E.T.I.), 1966, in 8°, pp. 109. 2147 SAVERIO — ALTAMURA. Pittore patriota foggiano nell’autobiografia nella critica e nei documenti. A cura di Mario Simone. Presentazione del Sindaco di Foggia. Prefazione di Bruno Molajoli. Foggia, Studio Edit. Dauno (Napoli, Tip. Laurenziana), 1965, 8°, pp. XVI, 176, tavv. 48. 2148 SOCIETA’ (Reale) ECONOMICA DI CAPITANATA. Le risposte della Reale Società Economica di Capitanata ai 34 quesiti della Circolare del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio del 14 gennaio 1871 su lo stato dell’agricoltura della Provincia nel 1870. Napoli, s. e. (Tip. Nobile), 1874, in 8’, pp. 196. Pontificum constitutionibus et Regum di. plomatibus Sanctorum et Concilorum acti s oliisque veteribus monumentis excerpta et rebus iudicatis, aec doctorum auctoritatibus firmata qua antiquum ejusdem ecclesiae statum sub administratione praepositi numquam fuisse immutatum ostendit Angelus Andreas Tortora. Roma, s. e. (Tip. Kamarek), 1758, in 4°, pp. XII, 288. 2152 TRAMONTE, Raffaele. Articoli vari. Putignano, s. e. (Tip. V. Radio), 1966, in 8°, pp. 270. 2153 TROTTA, Luigi. I lavoratori della terra in Provincia di Foggia. Studio di politica agraria e sociale. Foggia, Ed. Tip. Fiamma, 1937, In 8°, pp. 106. 2154 2149 STATUTA et Capitula florentissimae civitatis Litii ordinata et imposita per Inclitam Maiestatem Mariae de Enghenio Ungariae Jerusalem et Siciliae reginae Litiique comitissae joeliciter incipiunt... Sta in: CASOTTI, Felice. Opuscoli dl archeologia, storia ed arti patrie per Felice Casotti. (Firenze, 1875), pp. LXXII-CXXII. 2150 STEFANELLI, Vincenzo. Memorie storiche della città di Troia (Capitanata). Napoll, Ed. Tip. Perrotti, 1879, 8°, pp. 261. 2151 TORTORA, Angelo Andrea. Relatio status Sanctae Primatialis Ecclesiae Canusinae seu historia ex Romanorum 80 ZEZON, Antonio. Storia del Regno di Napoli. Dalla Fondazione della Monarchia in fino al XIX secolo. Napoli, s. e. (s.n.t.), 1838, in folio, pp.n.n. 120. XV — Libri per ragazzi (Giochi — Varietà — Numeri unici). 2155 MAZZEI, Alfredo. Il romanzo delle piante. Torino Ed. tip. S.E.I., 1963, in 8°, pp. 265. 2156 PESCE GORINI, Edvige. Il campanello misterioso. Racconti per magazzi con illustrazioni del pittore Alfredo Mori. Roma, Ed. Opera Naz. Mezzog. Italia (Milazio, tip. Muricelli), 1936, in 8°, pp. 187. XVI — Medicina (Chirurgia — Farmaceutica — Veterinaria). 2157 ALIBERT, J. L. Clinique de l’Hòspital Saint-Louis, ou traité complet des maladies de la peau, contenent la description de ces maladies et leurs meilleurs modes de traitement. Parigi - Lione, Ed. Tip. D. Cormon et Blanc, 1833, in folio, pp. XXIV, 390. 2158 BOCK, C. E. Atlante di anatomia dell’uomo. Traduzione Italiana autorizzata sulla sesta edizione originale. Napoli, Ed. tip. R. Marghieri di Gius., 1876, in 4°, tav. 37 a col. 2159 PROBLEMA (IL) OSPEDALIERO. A cura di Luigi Imperati e Angelo Celuzza. Atti dei convegni del Lions Club di Foggia. (Genn. - febbr. 1966). Foggia, Tip. L. Cappetta, 1966, 8°, p. 147 e 6 tav. 2160 CRUVEILHIER, D. J. Atlante generale della anatomia patologica del corpo umano di D. J. Cruveilhier. Contenente l’intero numero delle tavole alle quali si riporta l’illustrazione del testo. Prima versione Italiana del Dottore Pietro Banchelli. Firenze, Ed. tip. V. Battelli e Comp., 1843, in folio, voll. 2, pp; 40. 2161 KAHN, Fritz. Il corpo umano. Traduzione dall’inglese di Ercole Vittorio Ferrario. Milano, Ed. Tip. Garganti, 1965, in 4°, pp. 287. 2162 LIBRO -BIANCO SULLA RIFORMA OSPEDALIERA. A cura di Giannelli Giorgio e Vita Raponi. Roma, Tip. Regionale, 1965, 8°, pp. 247 fig. 2163 MASCAGNI, Paolo. Anatomia universale del professore Paolo Mascagni. Rappresentata con tavole in rame ridotte a minori forme di quelle della grande edizione pisana per Antonio Serantoni disegnatore, incisore e modellatore in cera. Firenze, Ed. co’ torchi di V. Batelli e F., 1833, in folio, voll. 2, pp. 292. 2164 MASCAGNI, Paolo. Anatomia universale del professore Paolo Mascagni. Rappresentata con tavole In rame ridotte a minori forme di quelle della grande edizione pisana per Antonio Serantoni disegnatore, incisore e modellatore in cera. Vol. 1° e 11°: Tavole; Vol. 1II°: Testo. Firenze, ed. Co’ torchi di V. Batelli e F., in folio, voll. 3, pp. 294. 2165 PANTALEONI, Massimo. Disegni anatomici di Antonio Canova. Roma, s. e. (Tip. M. Danesi), 1949, in folio, pp. 30. 2166 RAFFAELE, Giovanni. Ostetricia teorico-pratica. Atlante di ligure tratte dai piti pregiati autori e migliorate secondo i progressi della scienza. Parti naturali. Napoli, C. Battelli e 0., 1841, in folio, pp. 66. (Continua) 81 SCHEDARIO ALIBERT, J. L. 80 ALIGHIERI, D. 60 ALLODI, P. 59 ALMANACCO - italiano 1967-58 AQUARO (SPINELLI, Duca d’), T. 76 ARCHITETTURA (L’) ITALIANA. 75 ATLANTE - geografico d’Italia. 53 ATTI - del VII congresso in ternazionale di studi sul M.E.C. ‘72 AUS DER PRAXIS. 75 BALDUCCI, E. 53 BANDINELLI, M. 70 BANDINI, A. 67 BARBIER, A. A. 60 BARBIER, I. 53 BARGELLINI, P. 55 BAR-ZOHAR, M. 72 BATINI, G. 67 BEER, M. 72 BERTARELLI, A. 55 BLINZLER, I. 53 BOCK, C. E. 80 BONORA, E. 61 BOSCHI, G. 74 BRANCACCIO, N. BUTLER, S. 65 CAMERA DEI DEPUTATI. 73 CAMOBRECO, F. 77 CANINA, L. 67 CANON - missae ... 53 CAPPELLI, R. 67 CAPUANO, M. 77 CARELLA, M. 54 CARMIGNANO, G. 60 82 Indice alfabetico degli Autori CARTA - della guerra d’Italia. 55 CAVALLUCCI, 0. 60 CAZAMIAN, L. 61 CELUZZA, A. 8° CESSI, R. 73 CIASCA, R. 58 CICERO, M. T. 60 CICOGNARA, L. 67 CINTI, D. 53 CIUFFREDA, A. 77 CODICUM - casiniesium manuscriptorum catalogus. 55 COMITATO DEI MINISTRI PER IL MEZZOGIORNO. 73 COMUNE DI FIRENZE. 60 CORRADO, G. E. 73 COURTLAND CANBY, 75 CROCE, E. 54-60 CRUVEILHIER, D. J. 80 CURIONI, G. 75 D’AMBRA, R. 58 DANIELE, F. 67 DANIELOU, J. 53 DE BLASIO, A. 77 DE FRANCESCHI, 0. 55 DE FRANCISCI, P. 56 DE GUBERNATIS, A. 60 DE LORENZO, G. 58 DEPUTATI (I) e senatori del IV parlamento repubblicano. 73 D’ERRICO, R 77 DERRAU, M. 58 DE SANCTIS, G. 68 DE TULLIO, P. 77 DI CAPORIACCIO, 0. 56 DI CICCO, P. 77 DIZIONARIO - enciclopedico della letteratura italiana. 60 DIZIONARIO - geografico. 77 DIZIONARIO - letterario Bompiani delle opere. 60 DU CANGE (Sieur de), C. D. 61 DUVOTENAY, TH. 56 DYONNET, CH. 56 ELUARD, P. 65 ENCYCLOPÉDIE - ou dictionnaire raison né des sciences, des metièrs. 54 ENGELS, F. 73 ENTE AUTONOMO FIERA DI FOGGIA. 77 FABRE, M. 76 FANELLI, P. 56 FEDERICI, V. 56 FERRARIO, C. 68 FERRI, A. 56 FERRONERIE - de style moderne. 76 FICINO, M. 54 FIERA (I) - nazionale delle arti ftgurative « autunno di Bari ». 68 FOLLEREAU, R. 65 FORCHE (LE) — caudine. 56 FORMAGGIO, D. 68 FORNI MIZZAU, M. 65 FORTUNA, L. 58 FORTUNATO, E. 74 FRANCIOSI, G. 59 FUBINI, M. 61 FUMI, L. 59 INTENDENZA DI CAPITANATA. 77 ISNARDI PARENTE, M. 55 ISTITUTO DI STUDI PER L’ALTO ADIGE. 57 ITALIA IMPERIALE. 57 GAETA, F. 73 GALLERIA (LA REALE) — di Torino. 70 GALLERIA letteraria illustrata. 61 GALLERIA — storica dell’Italia. 56 GARGANO, G. 61 JANSON, D. J. 68 JANSON, H. W. 68 GENTILE, G. 54 GERLACH, H. 65 GETTO, G. 61 GEULINCX, A. 54 GIANNELLI, G. 80 GIORNALE DEL GENIO CIVILE-DISEGNI. 76 GIOVANNI DI HILDESHEIM. 53 GIULINO, P. 59 GOM BRICH, E. H. 68 GOTTSCHALK, H. 54 GRADONICO, G. G. 53 GREGHI, A. 71 GRECO, D. A. 74 GREGORIO, S. 56 GRISI, F. 65 GRUPPO DI RICERCHE PER LA DIALETTOLOGIA ITALIANA. 61 KAMO-NO-CHOMEI, 61 KAHN, F. 80 KANT, I. 55 KENKO HOSHI. 61 KIERKEGAARD, S. 55 KOLOSIMO, P. 74 LA FARINA, G. 57 LA GRENNELAIS (DE), A. 57 LA BORSA, 5. 77 LAUNOY (De), J. 71 LAZZARESCHI, E. 59 LEFEBVRE D’OVIDIO, A. 71 LEGOUIS, E. 61 LEHNER, J. 76 LENZI, M. 62 LE SAGE, A. 57 LESAGE, A. R. 62 LEVI SANDRI, L. 71 LEWIS, S. 65 LIBRO — bianco sul problema ospedaliero. A cura di G. Giannelli e V. RaHABITATIONS poni. 80 - a bon marché. 78 LIBRO (IL) HALES, E. E. Y. 53 degli arazzi. 68 HARTWIG, G. 65 LICEO SCIENTIFICO STAHUGHES, L. 62 TALE «G. GALILEI » HUILLARD-BREHOLLES, J. MANFREDONIA. 78 L. A. 56 LIONS CLUB DI FOGGIA. HONORE’ (Père) DE SAIN80 TE MARIE. 56 LISI, N. 65 LIVIUS (Titus). 62 IANUZZI, M. 71 LO CAMPO, 0. 62 IMPERATI, L. 80 LUCCHETTI, A. 71 LUPI, S. 65 LURAGHI, R. 57 LUZZI, G. 53 MABLY (BONNOT DE), G. 73 MACHIAVELLI, N. 55 MADER, E. 76 MALEBRANCHE, N. 55 MANCA, P. 71 MANCY (DE), A. J. 62 MANZI, L. 57 MANZONI, G. 57 MARSTON BATES. 74 MARX, K. 73 MARZOLLA, B. 59-78 MASCAGNI, P. 80 MASTROMARINO, P. 65 MAYLENDER, M. 62 MAZZA, A. 71 MAZZEI, A. 79 MEER (VAN DER), P. 54 MELINO, M. 78 MEOMARTINI, A. 59 MEYER, P. 62 MICALI, G. 68 MINETOLA, I. 65 MINISTERO DELLA MARINA MERCANTILE. 78 MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE. DIREZIONE GENERALE DELLE ACCADEMIE E BIBLIOTECHE E PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA. 71 MINISTERO DEL TURISMO E DELLO SPETTACOLO. 59 MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA. 72 MIONI, E. 62 MIRANDA, C. 74 MIRSKIJ (PRINCIPE DI), D. P. 62 MOHRMANN, C. 62 MOLA, C. 78 MOMIGLIANO, A. 62 MONTI, G. M. 63-78 83 MORELLI, A. 68 MORINO, S. 63 MORO, G. B. 57 MURATORI, L. A. 63 NARRAZIONE — delle solenni reali feste... 78 NAYMILLER, F. 59 ODAM, G. 69 OTTOLINI, A. 63 PADALINO, V. 78 PAIS, E. 57 PALAZZI, F. 63 PALERMO, A. 72 PALLADIO, A. 68 PALMA, G. 72 PANTALEONI, M. 8° PAOLI, P. 69 PARINI, G. 63 PASCIUTI, A. 66 PÉGUY, Ch. P. 59 PESCE GORINI, E. 79 PETRARCA, F. 63 PETRONI, E. 78 PEYREFITTE, R. 66 PICENI, E. 69 PIGNATTI, T. 70 PINI, D. 70 POEMI - cavallereschi del tre. cento. 63 POETI - giocosi del tempo di Dante. 63 POITEAU, A. 74 G. Giannelli e V. Raponi. 80 POLI, G. S. 74 POMILIO, M. 66 PONTIFICALE. 54 PORTALUPI L. 66 PRISCO, M. 66 PRATICA (LA) della pittura e decorazione in diversi stili. 76 PREM CHAND. 63 84 PREZZOLINI, G. 66 PROBLEMA (IL) — ospedaliero. A cura di L. Imperati e A. Celuzza. 80 PROGRAMMAZIONE — e mezzogiorno. 78 PROLO, M. A. 55 PROVINCIA DI BARI. 73 PROVINCIA DI MILANO. 73 PROVINCIA DI TORINO. 54 RAFFAELE, G. 80 RAPONI, V. 80 RAULICH, I. 57 REICHEN, C. A. 74-75 RICE, D. T. 70 RIGHETTI, P. 70 RIGHINI, F. A. 54 ROMANZI — dei reali di Francia. 63 RONCHEY, A. 74 ROSINI, G. 70 RUSSO, G. 66 SANGUINETTI, E. 66 SARCONI, M. 57 SAVERIO — Altamura, 79 SAVOIA, C. 72 SCAFIDI, G. 72 SCHREVELIUS, C. 64 SCHLITZER, F. 64 SCIOPERO (LO) dei marittimi. 72 SEMINARIO UMBRO DI STUDI AMMINISTRATIVI. 72 SEROUX D’AGINCOURT, J. B. 70 SESTAN, E. 59 SILONE, I. 68 SIMENON, 0. 66 SIMON, R. 55 SOULARD, R. 76 SOCIETA’ (REALE) ECO. NOMICA DI CAPITANATA. 79 SPADOLINI, G. 58 STAMPACCHIA, G. 74 STA TUTA - et capitula florentissimae civitatis Litii... 79 STEFANELLI, V. 79 STORIA - generale delle scienze. 75 SUETONIUS (CAIUS) T. 64 TACITUS (PUBLIUS) C. 64 TAGORE, R. 64 TANIKAZI, J. 66 TARCHIANI, N. 64 THEOPHILUS ,(Antecessor) 64 TORRE, A. 58 TORRENTE, A. 72 TORRES, C. 66 TORTORA, A. A. 79 TOURING CLUB ITALIA. NO. 59 TOZZI, F. 66 TRAMONTE, R. 79 TRECCANI, G. 64 TROMBELLI, G. 64 TROTTA, L. 79 TUTTO - su Atene classica. 58 TUTTO - su Firenze rinascimentale. 58 UMBDENSTOCK, G. 70 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI. 64 VAUGONDY (De), 0. R. 59 VILLAS - et cottages des bords de la mer. 76 VISENTINI, O. 54 WARBEÉ, W. 58 WIENER - neubaten im style. 70 ZEZON, A. 79 ZUCCAGNI ORLANDINI, A. 60 la Capitanata Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia Direttore: dott. Angelo Celuzza, direttore della Biblioteca Provincia1e. Direttore responsabile: m° Mario Taronna. Direzione tecnica dello Studio Editoriale Dauno - Tip. Laurenziana - Napoli. Autorizzazioni del Tribunale di Foggia 6 giugno 1962 e 16 aprile 1963. Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Foggia al n. 150