festival salento classica

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festival salento classica
ABBONAMENTO (6 CONCERTI)*
Intero € 40,00
Ridotto € 35,00
BIGLIETTI*
Intero € 12,00
Ridotto € 10,00
*Ai prezzi sarà applicato il diritto di prevendita del 10%.
Gli abbonamenti e i biglietti non prevedono il posto numerato.
BIGLIETTERIA
Cooperativa Theutra
Presso Castello Carlo V – via XXV Luglio, Lecce - Tel. 0832 246517
Tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 16.30 alle 20.30
Nei giorni dei concerti presso i luoghi dei concerti dalle ore 19.30
Info: www.icolecce.it – mail: [email protected]
Riduzioni:
Over 65 anni, soci Coop Estense, soci FAI, possessori di
Confindustria Lecce Customer Card possono acquistare gli
abbonamenti e i biglietti a prezzo ridotto su esibizione del
documento di identità e delle tessere che dimostrano la corrispondenza alla categoria avente diritto alla riduzione del
prezzo.
Gli studenti e i gruppi organizzati potranno acquistare i
biglietti a € 5,00. I gruppi organizzati dovranno avanzare una
richiesta agli uffici della Fondazione (Fax 0832 683545 –
[email protected]) a firma del Presidente o del titolare
del gruppo.
FESTIVAL
SALENTO CLASSICA
ORCHESTRA SINFONICA TITO SCHIPA
Direttore Artistico Ivan Fedele
Direttore e violinista
8-29
settembre
Salvatore Accardo
2013
Lecce, Cortile dei Celestini e Atrio dei Teatini
Presidente
Antonio Gabellone
Vicepresidente
Eraldo Martucci
Consiglio d’Amministrazione
Rocco Longo
Pierluigi Camicia
Direttore Artistico
Ivan Fedele
Direttore Amministrativo
Grazia Manni
Presidente del Collegio dei Revisori
Paolo De Lorenzo
Revisori
Michele Del Coco
Simona Petrachi
Amministrazione
Giuseppe Guglielmetti
Annalisa Marzano
Un’orchestra di alto livello, spazi suggestivi che si trasformano in sale da concerto, un’eccellente direzione artistica, un
artista di fama internazionale legato al Salento e all’istituzione
“Tito Schipa”: sono queste le componenti che, in campo
musicale, costituiscono il tesoro di famiglia, il simbolo della
nostra città, una preziosa risorsa produttiva per lo sviluppo
sociale ed economico del territorio, un patrimonio che va
custodito e a cui vanno assicurate prospettive di crescita.
L’edizione n. 1 del Festival Salento Classica trae origine da
un’idea del nostro Direttore Artistico, Ivan Fedele, e si caratterizza come progetto sperimentale: una nuova esperienza da
cui muovere per esplorare inediti percorsi artistici e organizzativi. Ha accettato di accompagnarci e guidarci in questa
esperienza il maestro Salvatore Accardo che, nella doppia
veste di Direttore e Solista, insieme alla nostra orchestra
accompagnerà il pubblico dall’8 al 29 settembre, in un percorso di cinque concerti. Sarà un affascinante viaggio nella musica classica che ci auguriamo possa essere il primo di molti;
possa registrare sempre maggiori consensi di pubblico e di
critica; riesca - con l’impegno di tutti - ad affermarsi nel panorama culturale nazionale come una delle proposte musicali
più interessanti.
Antonio Gabellone
Presidente della Fondazione
ICO “Tito Schipa”
e della Provincia di Lecce
Quando mi è stato affidato l’incarico di Direttore Artistico
dell’Orchestra Sinfonica Tito Schipa ho subito pensato che il
Salento, terra ricca di straordinaria bellezza e culturalmente
vivace, potesse giustamente ambire ad un Festival che ne valorizzasse la vocazione per le arti e l’abituale attitudine all’accoglienza e ospitalità.
Partendo da queste considerazioni ho contattato e descritto la
mia idea a Salvatore Accardo che ha accettato con entusiasmo
di accompagnarci in questo progetto.
È nato così il I Festival Salento Classica che dall’8 al 29 settembre vedrà l’Orchestra Sinfonica Tito Schipa e il maestro
Salvatore Accardo protagonisti in cinque appuntamenti che trasformeranno, ancora una volta, in sale da concerto i luoghi più
suggestivi della Città di Lecce: l’Atrio dell’ex Convento dei
Teatini e il Cortile di Palazzo dei Celestini.
Il programma è incentrato su una selezione attenta, ricercata e
significativa di opere composte dai protagonisti più rappresentativi di quella felice stagione definita “classicismo” (Mozart,
Beethoven) con escursioni nei periodi storici immediatamente
precedenti e successivi fino ad arrivare ai giorni nostri con la
riproposta di due delle migliori trascrizioni eseguite durante la
Stagione Sinfonica d’Estate in omaggio a Gesualdo da Venosa.
In quattro dei cinque concerti Salvatore Accardo ricoprirà il
doppio ruolo di direttore e solista in cui avremo modo di
apprezzarlo interprete straordinario di otto capolavori della letteratura classica da Mozart a Saint-Saëns, da Paganini a
Beethoven.
Nel concerto del 24 settembre ad Accardo si uniranno l’Estrio
di Laura Gorna (violino), Cecilia Radic (violoncello), Laura
Manzini (pianoforte), l’Apuliae Chorus e il Coro Lirico di Lecce
per eseguire il Triplo concerto in re magg. per pianoforte, violino, violoncello e orchestra op. 56 e la Fantasia in do min. per
pianoforte, coro e orchestra op. 80 di Ludvig van Beethoven.
A questi concerti si aggiunge un fuori programma con la presentazione al pubblico del disco Le voci della terra, registrato e
prodotto dall’etichetta discografica Dodicilune. È, questo, un
progetto a cui l’Orchestra Sinfonica Tito Schipa di Lecce è particolarmente affezionata per averlo proposto più volte al proprio pubblico e per averlo tenuto a battesimo sotto la guida
sapiente del suo ideatore e compositore, l’indimenticato Piero
Milesi.
Ivan Fedele
Direttore Artistico della
Fondazione ICO “Tito Schipa”
FESTIVAL
SALENTO CLASSICA
ORCHESTRA SINFONICA TITO SCHIPA
Direttore Artistico Ivan Fedele
DOMENICA 8 SETTEMBRE
Lecce, Cortile dei Celestini ore 21.00
GIOVEDÌ 19 SETTEMBRE
Lecce, Atrio dei Teatini ore 21.00
Musiche di W. A. Mozart
Musiche di L. van Beethoven, C. Saint-Saëns, A. Dvorák
Direttore e violinista: Salvatore Accardo
SABATO 14 SETTEMBRE
Lecce, Atrio dei Teatini ore 21.00
Direttore e violinista: Salvatore Accardo
Musiche di F. Mendelssohn-Bartholdy,
Gesualdo-Albini
DOMENICA 15 SETTEMBRE
Lecce, Atrio dei Teatini ore 21.00
Concerto di presentazione del disco
Le voci della terra in collaborazione con
l’Etichetta Discografica Dodicilune
Direttore: Pasquale Corrado
Tammorra: Vito De Lorenzi
Marimbe: Francesco Mangialardo, Sergio Rizzo
Musiche di P. Milesi, I. Fedele
Direttore e violinista: Salvatore Accardo
^
MARTEDÌ 24 SETTEMBRE
Lecce, Cortile dei Celestini ore 21.00
Direttore: Salvatore Accardo
Estrio: Laura Gorna, violino;
Cecilia Radic, violoncello; Laura Manzini, pianoforte
Coro: Apuliae Chorus - Coro Lirico di lecce
Maestro del Coro: Andrea Crastolla
Musiche di Gesualdo-Stravinskij-Pedraglio,
L. van Beethoven
DOMENICA 29 SETTEMBRE
Lecce, Cortile dei Celestini ore 21.00
Direttore e violinista: Salvatore Accardo
Musiche di N. Paganini, G. Rossini, F. Schubert
DOMENICA 8 SETTEMBRE
Lecce, Cortile dei Celestini ore 21.00
Direttore e violinista: Salvatore Accardo
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 5 in la magg. per violino e orchestra K. 219
Adagio in mi magg. per violino e orchestra K. 261
Il flauto magico, ouverture K. 620
INTERVALLO
Sinfonia n. 36 “di Linz” in do magg. K. 425
Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 1756 – Vienna, 1791)
Concerto n. 5 in la magg. per violino e orchestra KV 219
Allegro Aperto - Adagio - Allegro Aperto, Adagio, Rondeau - Tempo di
menuetto
Adagio in mi magg. per violino e orchestra K. 261
Nel 1775 Mozart compose a Salisburgo quattro dei suoi cinque Concerti per
violino e orchestra: il primo, KV 207, è stato scritto nel 1773, mentre questo in
la maggiore (KV 219), concluso il 20 dicembre 1775, è l'ultimo (col nome di
Mozart esistono anche altri due Concerti per violino, di attribuzione e data
discusse). Il compositore non si cimenterà più in questo genere musicale, nonostante al momento di questo componimento avesse solo 19 anni.
Rispetto ai quattro concerti composti precedentemente, questo è il più elaborato e imponente, e in un certo senso presenta un grado di maturazione ancor
più elevato soprattutto per quanto riguarda l'originalità del linguaggio.
L'Allegro iniziale è interessante, fra l'altro, perché è uno dei primi esempi in
Mozart di un notevole impegno formale nell'ambito di un concerto con strumento solista, con un evidente irrobustimento delle strutture della forma-sonata. L'animata introduzione orchestrale si interrompe improvvisamente per dar
luogo al passaggio di un Adagio, in cui avviene l'entrata del solista con una
sublime melodia, apparentemente senza relazione con l'Allegro precedente, il
quale però è subito ripreso, col vigoroso tema principale, dal violino stesso.
Tutto il concerto, del resto, è opera più di pensiero che d'effetto, grazie anche
alla composta interiorità dell'Adagio. Il Rondò conclusivo invece si concede
qualche bizzarria, accogliendo episodi di sapore turco, o zigano: era un tipo di
esotismo allora di moda (spesso presente anche in Haydn), ma qui l'idea ha una
sua spavalderia insolita e irresistibile.
Non sappiamo a quale necessità pratica o mondana dell'orchestra di corte si
debba il ciclo dei cinque Concerti composti, ad eccezione del primo, composto
nel giro di pochi mesi (né sappiamo se siano stati concepiti davvero come un
ciclo o se siano state cinque occasioni differenti). È probabile che uno dei destinatari sia stato Antonio Brunetti, il primo violino dell'orchestra di Salisburgo,
col quale Mozart strinse proprio in quell'anno una buona amicizia, superati
alcuni segni di gelosa diffidenza da parte dell'italiano. Resterebbe da chiarire
un piccolo mistero: Mozart scrisse per l'amico solista una seconda versione,
tutta differente (KV 261, ma naturalmente in mi maggiore come la prima)
dell'Adagio di questo Concerto e non sappiamo perché il famoso Brunetti
abbia respinto la stupenda versione originale. Così nacque pur nella sua brevità, una pagina splendida, che spesso è eseguita a sé stante rispetto al
Concerto.
Wolfgang Amadeus Mozart
Il flauto magico, ouverture KV 620
Die Zauberflöte fu creata a Vienna, con straordinario successo, nel Theater
auf der Wieden, il 30 settembre 1791, due mesi prima della morte di Mozart
e la sua fortuna s'impose, ben presto, nei paesi tedeschi, come quella di una
rivelazione. Dopo Il ratto dal serraglio (1782) la Germania aveva trovato il
modello definitivo della sua opera nazionale, un esempio imprescindibile cui
guarderanno i compositori delle generazioni future, sia nel campo dell'opera
(Beethoven, Weber, Wagner) che in quello del Singspiel fantastico e fiabesco
(Spohr, Hoffmann, Schubert, Weber, ecc.). Impregnato di allegoria massonica a forte contenuto ideologico, ambientato, secondo la moda dei romanzi
allegorici, in un pittoresco Egitto di fantasia, il libretto del Flauto magico,
uscito dalla penna di Emanuel Schikaneder, riversava i contenuti morali e
allegorici della trama nell'immediatezza teatrale della Zauberoper, opera
magica composta per un viennese teatro di macchine, e aperta all'immediatezza del gusto popolare con le sue scene buffe, le gags burlesche, le inattese peripezie.
Al carattere fiabesco contribuisce, inoltre, il suono strumentale: un suono
soffice, liquido, una vera fantasmagoria di timbri trasparenti, che distinguono nettamente l'orchestrazione del Flauto magico da quella corposa e plastica del Don Giovanni: voci di corni che si dischiudono come bolle iridescenti, cascate di flauti che scrosciano come sprazzi di luce, il tintinnare dei campanelli che nasce improvviso, come da un tocco di bacchetta magica, il pulsare dei bassi, carico di mistero e di presagio, i violoncelli che dispensano
carezze vellutate nelle pagine religiose, e così via. Questo suono, gonfio
d'aria, caratterizza l'Allegro dell'Ouverture che, dopo la solenne introduzione,
Adagio, s'invola nei cieli della più aerea leggerezza fiabesca.
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 36 “di Linz” in do magg. KV 425
Adagio - Allegro spiritoso, Poco adagio, Minuetto e trio, Presto
Questa Sinfonia deve il titolo alla città austriaca dove Mozart, che vi si trovava di passaggio, la compose in gran fretta, poco meno d'una settimana, su
richiesta del vecchio amico e protettore conte Thun, per eseguirla il 4 ottobre
1783. Certe caratteristiche esterne potrebbero tradire l'origine occasionale del
lavoro: l'impianto in do maggiore e la presenza di trombe e timpani (perfino
nel tempo lento, di solito riservato agli archi) erano infatti tipici delle musiche
festose e celebrative.
La “Linz” mozartiana è passata alla storia, oltre che per i tempi di composizione strettissimi, per la sperimentazione di un accorgimento che solo Haydn
aveva introdotto nel campo della sinfonia, ovvero l’introduzione lenta che
precede l'Allegro iniziale. Il secondo movimento in forma di sonata, come il
Presto finale, e il breve fugato dello stesso finale (in rilievo fra tanti elementi
spiritosi e sorprendenti) sono gli ulteriori elementi di spicco di un lavoro che
porta il segno di una scrittura sinfonica complessa e ormai superbamente
sicura di sé.
Sabrina Santoro
SABATO 14 SETTEMBRE
Lecce, Atrio dei Teatini ore 21.00
Direttore e violinista: Salvatore Accardo
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Concerto in mi min. per violino e orchestra op. 64
Gesualdo - Albini
Moro, lasso
dal Sesto Libro dei Madrigali di Gesualdo da Venosa
INTERVALLO
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Sinfonia n. 4 “Italiana” in la magg. op. 90
Felix Mendelssohn-Bartholdy (Amburgo, 1809 - Lipsia, 1847)
Concerto in mi min. per violino e orchestra op. 64
Allegro molto appassionato - Andante - Allegretto non troppo - Allegro molto
vivace
Ultima composizione per violino e orchestra di Mendelssohn, il Concerto in mi
min. op. 64 fu completato nel settembre 1844 durante un periodo di convalescenza a Bad Soden, presso Francoforte sul Meno, e continuamente perfezionato prima di consegnare la partitura all’editore.
Come gran parte dei Concerti di epoca romantica, anche questo illustra a pieno
titolo la collaborazione tra compositore e interprete, in questo caso un carissimo amico di Mendellshon, il violinista Ferdinand David, primo violino
dell'Orchestra del Gewandhaus, che seguì la lunga gestazione del lavoro (1838
– 44) dando suggerimenti per la stesura della parte solistica. Ferdinand David
eseguì il concerto magistralmente il 13 marzo 1845 al Gewandhaus di Lipsia
per la prima esecuzione assoluta con il danese Niels Gade sul podio, assente
l’autore.
Destinato a conquistare il pubblico fin dalla prima esecuzione, deve la sua fortuna soprattutto alla fascinosa invenzione tematica e al brillantissimo rilievo
della parte solista che, fatto nuovo per l'epoca in cui venne composto, apre il
concerto. Le proposte tematiche indimenticabili del primo movimento, il lirismo commosso dell’Andante, nonché il virtuosismo del finale compongono un
insieme di raro equilibrio che ha fatto di questo concerto uno tra i più famosi
concerti per violino e orchestra di tutti i tempi.
Gesualdo (Venosa, 1566 – Gesualdo, 1613), - Albini (Pavia, 1982)
Moro, lasso
dal Sesto Libro dei Madrigali di Gesualdo da Venosa (1611)
I temi della morte e della fragilità della vita, così magistralmente resi da
Gesualdo nel contrasto tra le armonie ardite che si innestano su un tradizionale basso cromatico discendente e i leggeri e festosi passaggi diatonici nel modo
maggiore, trovano in “Moro Lasso” uno dei momenti più intensi della produzione madrigalistica del compositore. L'occasione allora di una trascrizione
orchestrale, seppur spogliando il madrigale di una sua componente essenziale quale è il testo, regala l'opportunità di approfondire ed estendere le intenzioni musicali. Ecco allora che i dolori, le gioie e i contrasti archetipici del
madrigale del principe di Venosa si possono configurare come pura musica, e
dove non possono più le parole intervengono nuovi timbri e nuove dinamiche. E prende vita la favola misteriosa e affascinante dell'orchestrazione.
Giovanni Albini
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Sinfonia n. 4 “Italiana” in la magg. op. 90
Allegro vivace - Andante con moto - Con moto moderato - Saltarello (Presto)
In una lettera scritta da Venezia al padre il 10 ottobre 1830 Mendelssohn
esprime il suo entusiasmo per essere giunto a compiere il desiderato viaggio
nella terra “dove fioriscono i limoni”, l’Italia. Dal 1830-31 Mendelssohn
compì il suo “Grand Tour” in Italia fermandosi a Napoli, dove incontra
Donizetti, e a Roma dove strinse amicizia con Berlioz e compose molti lavori. In questo periodo nascono i primi abbozzi della Sinfonia in la magg. che
trae ispirazione dalle atmosfere che l’autore trovò nelle città italiane.
Completata nel 1833 a Berlino venne eseguita per la prima dalla Società
Filarmonica di Londra sotto la direzione dell’autore il 13 maggio 1833.
Nonostante le numerose revisioni e la riscrittura per intero degli ultimi tre
movimenti, Mendelssohn non fu mai soddisfatto del risultato e non si risolse
mai a pubblicarla. Pertanto, la Sinfonia “Italiana”, venne pubblicata postuma
nel 1851, come quarta mentre si trattava in realtà della terza, divenendo celebre solo dopo la morte dell’autore.
La gestazione avvenne parallelamente a quella della Sinfonia “Scozzese”, che
ne viene considerata la gemella per la straordinaria sicurezza della forma
ondeggiante tra la tonalità di La magg. e di La min. e l’uso dei ritmi composti (6/8 e 12/8). Con questi due lavori Mendellssohn compie una ricognizione degli schemi classici con compiuta originalità del trattamento stilistico.
La sinfonia evoca in forme stilizzate, mai popolaresche, riferimenti al folclore
italiano con certi suoi andamenti di danza e col suo sapore, talvolta modale.
Il vivace e gioioso primo movimento Allegro vivace in La magg., scritto in
forma sonata, è seguito nel secondo movimento, talora definito “marcia dei
pellegrini” dalla rievocazione in musica (in Re minore) di una processione
funebre seguita dal compositore a Napoli. Il terzo movimento è un tipico e
classicheggiante esempio di Minuetto e Trio, che apre la strada al quarto
movimento (ancora in chiave minore) Saltarello (Presto) che incorpora stili
danzanti che il compositore aveva potuto apprezzare durante il carnevale a
Roma: il saltarello (danza popolare di origini napoletane) e la tarantella che
rende omaggio al mito di una latinità solare, orgiastica, impetuosa; “la più
favolosa combinazione di allegria e serietà, come solo in Italia si può fare”
(lettera a Zelter da Roma).
Concerto di presentazione del disco
Le voci della terra
DOMENICA 15 SETTEMBRE
Lecce, Atrio dei Teatini ore 21.00
in collaborazione con l’Etichetta Discografica
Dodicilune
Direttore: Pasquale Corrado
Tammorra: Vito De Lorenzi
Marimbe: Francesco Mangialardo, Sergio Rizzo
Piero Milesi
Le voci della Terra, otto movimenti per
orchestra sinfonica ispirati alla tradizione
musicale Salentina
Ivan Fedele
Artèteka, Folk Dance I
Txalapàrta, Folk Dance II
(versione per due marimbe)
Piero Milesi (Milano, 1953 - Levanto, 2011)
Le voci della terra
Le voci (1ª parte) - Trio (Tonni) - Le voci (2ª parte) - Pizzica (1ª parte) Fimmene - Stornelli - Pizzica (2ª parte) - Epilogo
Chiamato a rileggere il repertorio della tradizione salentina e a produrre un
progetto originale, Piero Milesi nell’agosto del 2001, durante il concerto finale
dell’ormai famosa manifestazione estiva de “La notte della Taranta” – di cui era
allora direttore artistico –, diede vita ad un dialogo inedito tra la tradizione
popolare e la musica colta. Quest’operazione di contaminazione tra generi
musicali sfociò, di lì a poco, nella composizione de Le voci della terra, brano
simbolo di quella che sarà ribattezzata con il nome di “pizzica sinfonica”. Il
patrimonio sonoro, legato alla semplice trasmissione orale e ad una pratica
strumentale quasi istintiva, venne così raccolto da Milesi all’interno della più
varia e complessa trama timbrica orchestrale.
Negli otto movimenti di cui si compone il brano, è la musica a prevalere. Una
musica antica e moderna al tempo stesso che, con i suoi ritmi trascinanti,
accompagna la danza delle “tarantolate”, ma che da sempre scandisce anche il
laborioso operare di un popolo visceralmente legato alla terra. Ogni dettaglio,
in questa partitura musicale, richiama infatti alla memoria luoghi e atmosfere di
un passato non dimenticato, anzi presente. Prende le sembianze di volti di
donna, sofferenti, rigati di sudore ed emaciati – perché il sole qui non perdona
– ma dagli occhi vivi, profondi e lucenti, in attesa di un guizzo che le riporti alla
vita, alla libertà.
L’esclusivo suono di un tamburello regala, al consueto organico sinfonico, il
gusto seducente e coinvolgente della pizzica. In un linguaggio musicale aperto
alle più disparate influenze, da quella minimalista a quella pop, passando per
brevi accenni ai ritmi puntati tipici della musica jazz, Milesi gioca molto sui
rimandi proprio per creare un accordo, quanto più armonioso e mai stridente,
tra l’ambito classico e quello popolare. Anche la scelta degli otto movimenti
non sembra casuale, anzi si colloca perfettamente in questo continuo richiamo.
Quasi volesse cadenzare la sua composizione come una sinfonia, Milesi la suddivide in movimenti, ma in numero doppio rispetto al tradizionale, elaborando
così una struttura in otto parti.
Nello svolgersi sonoro dell’esteso brano, il ritmo ossessivo del calpestare i
piedi per terra, del muoversi a suon di musica in una danza ipnotica, trait
d’union della composizione, acquista sempre più forza, fino a sfociare in una
vorticosa cadenza conclusiva del tamburello, che scioglie finalmente l’incantesimo.
Il 12 aprile 2002, nel gremito Teatro Politeama Greco di Lecce, l’Orchestra
Sinfonica ICO “Tito Schipa” diretta da Vito Clemente per la prima volta
diede corpo sonoro a questa composizione di Piero Milesi, l’architetto dei
suoni dal sorriso bonario.
Laura Abbatino
Ivan Fedele (Lecce, 1953)
Artéteka, Folkdance I (2009)
per orchestra
Artéteka è una parola che in dialetto salentino significa “irrequietezza”, “stato
d’animo perennemente eccitato”: il pezzo si basa infatti su un movimento di
danza in 12/8 tipico della “pizzica” (ovvero “il morso della taranta”). Su questo continuo, innervato dal ritmo incessante di una “tammorra” a sonagli alla
quale vengono affidati anche alcuni passaggi solistici di carattere improvvisativo, si dipana una danza “metafisica” che trova nel progressivo crescendo
timbrico e sonoro la sua soluzione formale sino a raggiungere un’apoteosi in
cui tutta l’orchestra è chiamata a esaltare il senso dionisiaco della danza stessa. Questo breve pezzo è il primo di una serie d’ispirazione etnica che prenderà in considerazione le culture musicali europee meno conosciute, con
l’idea di coniugare il suono di uno strumento etnico con quello di un’orchestra sinfonica.
Txalapàrta, Folkdance II (2011) per txalapàrta e orchestra (nuova versione
per due marimbe e orchestra)
«Quando l’Orchestra Sinfonica di Euskadi mi ha commissionato un nuovo
pezzo, ho subito pensato che sarebbe stata un’eccellente occasione per proseguire nella serie della Folkdances che mi sono prefisso di comporre dopo
Artéteka». Se in Artéteka protagonista è la “tammorra”, in Txalaparta è proprio lo strumento che dà il nome alla composizione a condurre il filo di una
pulsazione/ tensione ritmica che trova nell’orchestra ora momenti di mimesi,
ora moltiplicazioni poliritmiche, e finalmente un contesto armonico in cui le
molteplici intonazioni delle assi di legno di questo strumento trovano un
ambiente di risonanza che ne prolunga ed esalta il suono. È un pezzo di grande energia in cui sono presenti due momenti cadenzali, anche in omaggio alla
tradizione eminentemente orale della pratica strumentale della “txalaparta”,
che si snodano su un ritmo di 4/4 continuamente insidiato da accenti sincopati che ne costellano il divenire.
Questa sera ascolteremo la versione per due marimbe appositamente pensata
per l’Orchestra “Tito Schipa” di Lecce.
Sabrina Santoro
GIOVEDÌ 19 SETTEMBRE
Lecce, Atrio dei Teatini ore 21.00
Direttore e violinista: Salvatore Accardo
Ludwig van Beethoven
Romanza in sol magg. per violino e orchestra op. 40
Romanza in fa magg. per violino e orchestra op. 50
Camille Saint-Saëns
Havanaise per violino e orchestra op. 83
Introduzione e Rondò Capriccioso
per violino e orchestra op. 28
INTERVALLO
^
Antonín Dvorák
Sinfonia n. 8 in sol magg. op. 88
Ludwig van Beethoven (Bonn, 1770 - Vienna 1827)
Romanza n. 1 in sol magg. per violino e orchestra op. 40
Andante
Romanza n. 2 in fa magg. per violino e orchestra op. 50
Adagio cantabile
Le Romanze per violino e orchestra: la n. 1 in Sol maggiore op.40 e la celeberrima
n. 2 in Fa maggiore op. 50 di Ludwig van Beethoven, sono le sue prime composizioni per violino e orchestra, scritte nel periodo tra il 1798-1802, prima della stesura dell’Eroica, presumibilmente per un virtuoso (l’austriaco Franz Clement). Le
Romanze sono considerate esempi di cantabilità strumentale in cui l’ideale dell’aria
vocale italiana è rivisto ed espresso alla luce della sensibilità strumentale maturata
a Vienna negli ultimi anni del Settecento.
Non è da escludersi che nella fortunata diffusione dell'op. 40 e dell'op. 50 abbia
pesato lo stesso titolo dei brani, il quale, soprattutto verso la fine del secolo scorso, veniva generalmente riferito ad un settore della produzione musicale di carattere mondano - ricreativo.
Camille Saint-Saëns (Parigi, 1835 - Algeri 1921)
Havanaise per violino e orchestra op. 83
Introduzione e Rondò Capriccioso per violino e orchestra op. 28
Camille Saint-Saëns fu uno dei più brillanti pianisti della sua epoca e la sua produzione rispecchia il gusto per l’abilità strumentale. Dopo il pianoforte, il violino rappresentava il mezzo d’espressione prediletto dall’autore, che ne ammirava i virtuosi. Tra questi figurava anche il giovanissimo Pablo de Sarasate, il leggendario violinista di Pamplona che incantò il pubblico europeo nella seconda metà
dell’Ottocento. Nel 1859 Sarasate chiese al compositore di scrivere per lui un
Concerto, al quale seguì nel 1863 un altro lavoro concertante, l’Introduzione e
Rondò capriccioso (uno dei brani più popolari del compositore francese). Questo
spiega in parte il carattere “spagnolo” della musica, che però seguiva anche il gusto
per l’espressione esotica presente in quegli anni in pittura come in letteratura.
La moda dell’orientalismo però non accennava a esaurirsi, anzi veniva alimentata
in maniera notevole dallo sviluppo del colonialismo. Una delle forme musicali eso-
tiche divenute popolari in Francia era l’habanera, una danza di origine creola
irrobustita dai ritmi africani degli schiavi cubani.
Con l’Havanaise di Saint-Saëns pare di stare nella migliore tradizione di quella
razionalità francese che ha le sue radici nel buon senso. Anche questa gradevole
pagina composta nel 1887, infatti, mostra tutta la perizia e l’efficacia di un disegno semplice e dell’equilibrio nei mezzi utilizzati. L’insistenza del tipico ritmo
cubano, ad esempio, è attenuata dalle felici alternanze di spunti tematici diversi,
che sanno alleggerire ma anche vivacizzare l’onnipresente conduzione del violino solista. Il misurato eclettismo di Saint-Saëns, in effetti, che seppe guardare sia
al Classicismo sia al Romanticismo, coltivando al tempo stesso il senso della
forma e il gusto dell’esotico, può essere considerato uno dei ponti più solidi gettati tra la generazione dei grandi romantici francesi (Berlioz, Gounod) e l’epoca
delle trasformazioni linguistiche (Ravel, Fauré).
Antonín Dvorák (Nelahozeves, 1841 - Praga 1904)
Sinfonia n. 8 in sol magg. op. 88
Allegro con brio - Adagio - Allegretto grazioso - Allegro, ma non troppo
^
Dvoràk compose nove Sinfonie in un periodo di tempo che va dal 1865 al 1893.
Le prime quattro Sinfonie (1865-74) però non furono ritenute dall'autore degne
di apparire e rimasero escluse dal suo catalogo fino al riordino compiuto nel
1960 da Jarmil Burghauser, che ripristinò la successione originaria in base alla
cronologia delle composizioni. ^Prima di allora le ultime cinque Sinfonie erano
numerate nell'ordine in cui Dvoràk le pubblicò, diverso da quello di composizione. Ciò ha generato non poca confusione nel suo catalogo. Così la Sinfonia in sol
maggiore (l'unica pubblicata da Novello a Londra nel 1892, e perciò detta impropriamente "Inglese") vi figurava in origine come Quarta, mentre oggi è qualificata come Ottava. Composta in poco più di due mesi tra il 6 settembre e l'8
novembre 1889 ed eseguita per la prima volta a Praga il 2 febbraio 1890 sotto la
direzione dell'autore, l'Ottava Sinfonia appartiene dunque alla piena maturità del
compositore e ne esprime alcuni degli umori più tipici.
Da qualche anno il suo senso delle forme strumentali classiche si stava intenzionalmente indebolendo in favore della composizione libera, descrittiva, letteraria,
^
dunque in favore del poema sinfonico. Le sue Sinfonie mantengono il consueto
schema classico in quattro movimenti a carattere contrapposto, tuttavia il rigore
formale nei rapporti fra i temi entro ogni movimento e dei quattro movimenti
tra loro è secondario rispetto alla libertà dell'invenzione melodica, che è ricca e
attraente.
Il materiale musicale è fortemente impregnato di ritmi e melodie popolari, e il
loro uso si adatta magnificamente ad esprimere la comunicativa diretta della cantabilità slava, con i suoi richiami pastorali alla vita paesana e alla tradizione del
folklore. Le sue immagini rappresentano stati d'animo che si rifanno a un mondo
originario e spontaneo di suggestioni e di simboli immediatamente traducibili in
un naturale fluire del discorso musicale, a cui la felicità melodica e la cura della
strumentazione conferisce un carattere di gradevolezza e di brillantezza non
comune.
Caratteristico è già l'inizio, con un appassionato cantabile dei violoncelli in sol
minore che sfocia nel modo maggiore in un motivo gorgheggiante del flauto,
enunciato dapprima come una eco lontana della natura e poi dilatato fino a
diventare una fanfara solenne, dai colori accesi e squillanti. In questo passaggio
dalla estroversione iniziale alla gioiosa ebbrezza della piena effusione
sinfonica si
^
può riscontrare una costante del modo di procedere di Dvoràk, per così dire il
sentimento di fondo che guida l'intero percorso della Sinfonia. Nel secondo
movimento il paesaggio spirituale muta, si trasfigura nel clima dell'Adagio e sconfina verso l'intimità più raccolta e meditativa, in un alternarsi di stati d'animo tra
il malinconico e il fiero, il nostalgico e l'elegiaco (vi si può sentire all'inizio una
fugace reminescenza della marcia funebre dell'Eroica di Beethoven). Nel^ terzo
tempo troviamo uno degli episodi più memorabili di tutta l'opera di Dvoràk, un
leggiadro, sognante tema di valzer che prende corpo sul cullante ritmo di 3/8 per
compiere a poco a poco, dopo l'affermazione in maggiore del Trio, quasi una
apoteosi della danza. L'ultimo tempo si apre con una fanfara militaresca delle
trombe che aggiunge allo stile della Sinfonia una nota vigorosa e sgargiante, dalla
quale si origina quasi una sintesi degli atteggiamenti che l'avevano contraddistinta, per liberarsi in una tumultuosa e non più contraddetta esplosione di luminose energie vitali.
Sabrina Santoro
MARTEDÌ 24 SETTEMBRE
Lecce, Cortile dei Celestini ore 21.00
Direttore: Salvatore Accardo
Estrio: Laura Gorna violino;
Cecilia Radic violoncello;
Laura Manzini pianoforte
Coro: Apuliae Chorus - Coro Lirico di Lecce
Maestro del Coro: Andrea Crastolla
Gesualdo - Stravinskij - Pedraglio
Illumina nos da Tres Sacrae Cantiones
di Gesualdo da Venosa
Ludwig van Beethoven
Fantasia in do min. per pianoforte,
coro e orchestra op. 80
INTERVALLO
Ludwig van Beethoven
Triplo concerto in re magg. per pianoforte, violino,
violoncello e orchestra op. 56
Gesualdo (Venosa, 1566 - Gesualdo, 1613) - Stravinskij (Oranienbaum, 1882 New York, 1971) - Pedraglio (Como, 1978)
Illumina nos misericordiarum Deus
da Tres Sacrae Cantiones di Gesualdo da Venosa
“Illumina nos” è una rivisitazione orchestrale di una delle Sacrae Cantiones
composte da Carlo Gesualdo da Venosa, pervenuta a noi in forma incompleta.
Soltanto quattro secoli dopo la nascita del compositore italiano, infatti, nel
1960 Igor Stravinskij completò la partitura delle voci mancanti. La mia trascrizione si avvale quindi delle parti composte da entrambi i compositori.
L’orchestra viene trattata come fosse un coro, dal quale emerge gradualmente
il clangore degli ottoni, come a simboleggiare un’esplosione di luce. Gli archi e
l’arpa sottolineano la dolcezza delle linee e delle melodie, mentre i raddoppi
delle parti con diverse combinazioni timbriche incalzano poco a poco, nel tentativo di far rivivere ed amplificare la potenza invocatrice del canto originario:
“Illumina nos, misericordiarum Deus!”
Umberto Pedraglio
Ludwig van Beethoven (Bonn, 1770 - Vienna 1827)
Fantasia in do min. per pianoforte, coro e orchestra op. 80
Adagio - Finale (Allegro - Allegretto ma non troppo)
Secondo la testimonianza di Carl Czerny la Fantasia fu composta molto rapidamente nel 1808 ed eseguita al Teatro An der Wien in chiusura del concerto
del 22 dicembre che includeva una serie di opere inedite: la Quinta sinfonia, la
Sinfonia “Pastorale”, il quarto concerto per pianoforte e arie della Messa in do.
La composizione si apre con un Adagio per pianoforte solo che fu composto
per la pubblicazione dell’opera, perché al suo posto, la sera della prima
Beethoven era al pianoforte (dirigeva J. von Seyefried) e al posto dell’Adagio
improvvisò un introduzione di cui non è rimasta traccia. Segue un Allegro, aperto da un tema di marcia nei bassi, di dialogo fra il pianoforte e l'orchestra e
quindi l'esposizione (Allegretto) del tema in do maggiore di "Gegenliebe"
(Amore reciproco) trattato insieme all’orchestra in una serie di variazioni.
Subito dopo entra il Coro accompagnato da una ripresa dei temi precedenti,
arricchiti di combinazioni timbriche.
Sempre nel ricordo di Czerny, per la Fantasia Beethoven "scelse il motivo di
un Lied composto molti anni prima, vi incluse le variazioni e il coro, mentre
il poeta Kuffner, con suggerimenti dì Beethoven, dovette rapidamente metterci su nuove parole”.
Il Lied risale al 1795, "Gegenliebe" ("Amore reciproco"), e fu rivisto da
Christoph Kuffner, in una prospettiva tesa a magnificare la vita come cosa
bella, unione armoniosa di nobiltà e gioia sotto l'incanto dell'Arte.
Schmeichelnd hold und lieblich klingen
Unsers Lebens Harmonien,
Und dem Schönheitssinn entschwingen
Blumen sich, die ewig blühn.
Fried und Freude gleiten freundlich,
Wie der Wellen Wechselspiel.
Was sich drängte rauh und feindlich,
ordnet sich zu Hochgefühl.
Wenn der Töne Zauber walten
Und des Wortes Weihe spricht,
Muß sich Herrliches gestalten,
Nacht und Stürme werden Licht.
Äuß're Ruhe, inn're Wonne
Herrschen für den Glücklichen,
Doch der Künste Frühlingssonne
Läßt aus Leiden Licht entstehn.
Großes, das ins Herz gedrungen,
Blüht dann neu und schön empor,
Hat ein Geist sich aufgeschwungen,
Hallt ihm stets ein Geisterchor.
Nehmt denn hin, ihr schönen Seelen,
Froh die Gaben schöner Kunst!
Wenn sich Lieb' und Kraft vermählen,
Lohnt dem Menschen Götter Gunst.
Con lusingante dolcezza
risuonano le armonie della nostra vita
e dalla poesia sbocciano fiori sempre verdi.
Pace e letizia scorrono
come il fluire delle onde;
il rancore e l'amarezza
che premevano dentro di noi
lasciano il passo a più nobili sentimenti.
Quando domina la magia dei suoni
e la sacra parola si esprime,
allora il meraviglioso si manifesta,
notte e tempesta diventano luce;
la pace all'intorno e la letizia interiore
regnano per i felici.
Il sole primaverile delle arti
fa scaturire la luce dalla loro unione.
Quanto di grande c'è nei nostri cuori
torna a fiorire più bello,
non appena lo spirito si eleva
un coro celestiale risuona tutt'intorno.
accogliete, anime belle,
lietamente i doni dell'arte.
Quando l'amore si unisce alla forza
l'uomo è ricompensato dal favore degli dei.
Ludwig van Beethoven
Triplo concerto in re magg. per pianoforte, violino, violoncello
e orchestra op. 56
Allegro - Largo - Rondò alla polacca
Noto come Triplo Concerto fu composto nel 1803 e 1804 anno proficuo per
Beethoven che dopo il lavoro all'opera Leonora, si dedica alla revisione della
Sinfonia Eroica, completa il Triplo Concerto e compone le Sonate per pianoforte op. 53 e op. 54, oltre ad abbozzare larghe parti dell'op. 57, l'Appassionata.
Sebbene venisse dedicato - nella prima edizione a stampa, del 1807 - al principe Lobkowitz, mecenate del compositore, il concerto fu composto per l'arciduca Rodolfo d'Austria, allievo di Beethoven per il pianoforte e nella cui
residenza dovettero avvenire le prime esecuzioni. La prima esecuzione pubblica avvenne soltanto nell'estate del 1808, all'Augarten, ma già nel 1805 si era
tenuta una esecuzione privata, con lo stesso arciduca al pianoforte e due validi strumentisti appartenenti alla sua corte: il violinista Carl August Seidler e il
violoncellista Anton Kraft.
Tenuto un po’ in ombra dalla critica il Triplo Concerto , occupa una posizione
appartata rispetto agli altri lavori beethoveniani. Si tratta infatti di un lavoro
di occasione ed è celebre e interessante per l'insolita formazione di solisti.
Beethoven che lo chiamava “Sinfonia concertante” volle rifarsi al sonatismo
e concertismo parigino, genere più brillante e salottiero. Nell’Allegro questo
aspetto si fa evidente per le idee esposte dai solisti e giocate in chiave ludica.
Dopo il Largo, pagina molto poetica in cui l’orchestra si ritira discretamente
sullo sfondo, e il discorso si apre con una frase molto cantabile del violoncello appare il Rondò alla polacca, brillante e luminoso, una pagina di colore, che
chiude il concerto in un tono allegramente festoso.
DOMENICA 29 SETTEMBRE
Lecce, Cortile dei Celestini ore 21.00
Direttore e violinista: Salvatore Accardo
Niccolò Paganini
Concerto n. 4 in re min. per violino e orchestra
INTERVALLO
Gioachino Rossini
L’italiana in Algeri, ouverture
Franz Schubert
Sinfonia n. 2 in si bem. Magg. D 125
Niccolò Paganini (Genova, 1782 - Nizza, 1840)
Concerto n. 4 in re min. per violino e orchestra
Allegro maestoso - Adagio flebile con sentimento - Rondò galante,
Andantino gaio
Sono sei i lavori che costituiscono il corpus paganiniano dei Concerti per violino e orchestra: i primi quattro composti prima del lungo viaggio in Europa
(1815 – 1826) e pervenutici completi dell’orchestrazione originale ed altri due
composti durante tale viaggio (1829 – 1830). Altri due lavori, citati in alcune
testimonianze dell’epoca, sono andati perduti.
Il Concerto n. 4 in re min., ultimo pervenutoci in stesura completa, è il meno
virtuosisticamente atteggiato. Venne eseguito per la prima volta il 26 aprile
1830 a Francoforte. Paganini lavorò alla stesura tra l'autunno del 1829 e l'inverno del 1830 durante la frenetica tournèe in Germania.
Il primo movimento, Allegro maestoso, si apre con l’introduzione dell’orchestra
che precede l’ingresso del solista ed espone gli spunti dei due temi che verranno sviluppati in seguito. L’orchestra con grande discrezione e ricorrendo
anche al pizzicato sostiene la linea spesso tenue del violino.
Segue l’Adagio flebile in fa diesis minore, che con poche battute dell’orchestra
introduce una mirabile melodia suonata dal violino solista che nella sezione
centrale del movimento viene variata fino alla fine in un intenso e appassionato dialogo tra il solista e gli ottoni.
Il terzo ed ultimo movimento è basato sul consueto Rondò, un Andantino dal
carattere gioviale ("gaio"). L’andamento fortemente ritmico in 6/8 nel modo
minore ha un suo fascino grazie alla presenza del triangolo che richiama il
motivo della campanella dell’ultimo movimento del Concerto n. 2. A parte l’impiego di armonici doppi nella parte conclusiva, segnata pure da un gustoso
episodio affidato alla fanfara degli ottoni, gli ingredienti virtuosistici risultano
qui impiegati con moderazione, pur nella loro scintillante e sempre complessa struttura violinistica.
Gioachino Rossini (Pesaro, 1792 - Passy, Parigi, 1868)
L’italiana in Algeri, ouverture
Andante, Allegro
L’Italiana in Algeri fu uno dei più grandi successi operistici del giovane
Rossini. Andata in scena il 22 maggio 1813 viene accostata per la ricchezza di
ispirazione a quella del Barbiere di Siviglia.
Lo schema formale presenta una forma bipartita con un’introduzione,
Andante pacato, assai breve che si impone per il malinconico e capriccioso
disegno dell’oboe e lascia intravvedere lo spirito del crescendo che inonderà
l’intera partitura. Segue l’Allegro, sezione in cui il tema principale viene gestito in modo sapiente, con un perfetto equilibrio di imitazioni e di giochi tematici. La melodia sorge spontanea ed elegante dal flauto, poi passa nei violini,
si fa più incisiva nel dialogo col flauto e dà quindi vita al crescendo che inizia
in pianissimo.
Franz Schubert (Vienna, 1797 - Vienna, 1828)
Sinfonia n. 2 in si bem. Magg. D 125
Largo, allegro vivace - Andante - Minuetto (Allegro vivace, Trio) - Presto
vivace
Anche se si ha notizia di tredici sinfonie, il repertorio sinfonico di Schubert
comprende sette partiture complete più l’incompiuta. A partire dal 1813 fino
al 1815 Schubert scrisse ogni anno una sinfonia (la n. 1 nel 1813, la n. 2 nel
1814 la n. 3 nel 1815) e nel 1816 ne portò a termine due la n. 4 e la n. 5. Nel
1817 iniziò il lavoro per l’ultima delle sinfonie giovanili, la sesta che fu completata nel 1818. Al maggio 1818 risalgono gli schizzi di una Sinfonia in re
magg. cui si attribuì il n. 7. Un’ultima sinfonia fu iniziata e mai conclusa nel
1821, e sempre nel 1821, fu abbozzata la Sinfonia in mi magg. a cui furono
assegnati ora il n. 7 ora il n. 8 per essere poi definita “incompiuta”.
La Sinfonia n. 2 in si bem. Magg. D 125 fu composta tra il 10 dicembre 1814
e il 24 marzo 1815. Appartiene alle tre sinfonie della giovinezza che si rifan-
no, almeno in superficie, ai modelli haydniani e del primo Beethoven. In
Europa si stava assistendo all'apogeo della parabola di Napoleone e la sua
disfatta a Waterloo; in musica Beethoven usciva dallo sperimentalismo conflittuale del suo periodo "di mezzo" andando verso quello che sarà definito il
suo "tardo stile".
La Sinfonia porta la dedica a Franz Innocent Lang (direttore del Convito di
Vienna) e destinazione l’orchestra del Konvikt medesimo. Nell’amplissimo
primo movimento, secondo per dimensioni solo all’analogo della Nona
Sinfonia vengono presentati gli strumenti per blocchi (fiati e archi). Poco
dopo fa il suo ingresso l’Allegro vivace in 2/2 caratterizzato da un ritmo brillante. L’Andante è composto da una serie di cinque variazioni su un tema
esposto dai violini: la prima variazione presenta flauto, oboe e corno, la
seconda è affidata ai violoncelli e ai contrabbassi, mentre la terza fa dissolvere il tema in eleganti figurazioni dei fiati. Seguono una quarta variazione, in
tonalità minore, in cui si sente tutta la fantasia espressiva del romanticismo e
una quinta che ripropone il tema completo. Il Minuetto si presenta con un
carattere energico, quasi marziale, sempre nella tonalità di do min. è in contrasto con il Trio riprende il tema dell’Andante. Il Presto vivace, che chiude la
sinfonia presenta molte analogie con il primo movimento, ed è caratterizzato
dal vigore delle figurazioni ritmiche.
SALVATORE ACCARDO
Esordisce all’età di 13 anni eseguendo in pubblico i
Capricci di Paganini. A 15 anni vince il primo premio al
Concorso di Ginevra e due anni dopo, nel 1958, è primo
vincitore assoluto dall’epoca della sua istituzione del
Concorso Paganini di Genova.
Il suo vastissimo repertorio spazia dalla musica barocca a
quella contemporanea. Compositori quali Sciarrino,
Donatoni, Piston, Piazzolla, Xenakis gli hanno dedicato loro opere.
Suona regolarmente con le maggiori Orchestre e i più importanti Direttori,
affiancando all’attività di Solista quella di Direttore d’Orchestra. In questa veste
ha lavorato con le più importanti orchestre europee ed americane. In qualità di
Direttore ha inoltre effettuato delle incisioni con la Philharmonia Orchestra di
Londra.
La passione per la musica da camera e l’interesse per i giovani lo hanno portato nel 1986 all’istituzione dei corsi di perfezionamento per strumenti ad arco
della Fondazione W. Stauffer di Cremona insieme a Bruno Giuranna, Rocco
Filippini e Franco Petracchi, e nel 1992 alla creazione del Quartetto Accardo.
Ha inoltre dato vita nel 1971 al Festival “Le settimane Musicali Internazionali”
di Napoli in cui - primo esempio assoluto - il pubblico era ammesso alle prove,
e al Festival di Cremona, interamente dedicato agli strumenti ad arco. Nel 1987
ha debuttato con grande successo come Direttore d’orchestra e successivamente ha diretto, fra l’altro, all’Opera di Roma, all’Opéra di Monte Carlo, all’Opéra
di Lille, al Teatro di San Carlo a Napoli, al Festival Rossini di Pesaro, oltre a
numerosi concerti sinfonici.
Oltre alle incisioni per Deutsche Grammophon dei Capricci e dei Concerti per
violino di Paganini con Charles Dutoit, Salvatore Accardo ha registrato per la
Philips le Sonate e le Partite di Bach per violino solo, l’integrale dell’opera per
violino
e orchestra di Max Bruch con Kurt Masur, i concerti di Cajkovskij,
^
Dvorák, Sibelius^ con Colin Davis, il concerto di Mendelssohn con Charles
Dutoit e quelli di Brahms e Beethoven con Kurt Masur. Varie altre incisioni
sono il frutto della collaborazione con le etichette ASV, Dynamic, EMI, Sony
Classical, Collins Classic e Foné.
Nel corso della sua prestigiosa carriera Salvatore Accardo ha ricevuto numero-
si premi, tra cui il Premio Abbiati della critica italiana per le sue eccezionali interpretazioni.
Nel 1982 il Presidente della Repubblica Pertini lo ha nominato Cavaliere di
Gran Croce, la più alta onorificenza della Repubblica Italiana.
In occasione delle celebrazioni del Bicentenario Paganiniano si è esibito in tutto
il mondo suonando i 24 Capricci con il “Cannone”, violino Guarneri Del Gesù
appartenuto a Niccolò Paganini.
Durante la tournée effettuata in Estremo Oriente nel novembre 1996, il
Conservatorio di Pechino lo ha nominato Most Honorable Professor. Nel 1999 è
stato insignito dell’ordine Commandeur dans l’ordre du mérit culturel, la più alta
onorificenza del Principato di Monaco. Nel 2002 gli è stato conferito il prestigioso premio Una vita per la Musica.
Alla fine del 1996 Accardo ha ridato vita all’Orchestra da Camera Italiana (OCI),
formata dai migliori allievi ed ex allievi dei corsi di perfezionamento
dell’Accademia W. Stauffer di Cremona. Con essi ha inciso, nel corso del 1997,
per la Warner Fonit “Il violino virtuoso in Italia” e “I Capolavori per violino e
archi,” dischi che segnano il debutto discografico dell’OCI.
Nel 1999, per l’etichetta EMI Classics, Accardo ha realizzato insieme
all’Orchestra da Camera Italiana la registrazione dell’integrale dei Concerti per
violino e orchestra di Paganini; per Foné il Concerto per la Costituzione e nel
2003 l’Integrale delle opere per violino di Astor Piazzolla in 3 super audio cd.
Dal 2007 ad oggi ha realizzato per Foné la seconda incisione delle Sonate e
Partite per violino solo di J. S. Bach, la terza incisione dei 24 Capricci di Paganini
(edizione originale) e la terza incisione delle Quattro Stagioni di A. Vivaldi (edizione Urtext) con l’OCI.
È uscito nel 2011 per Deutsche Grammophon un cofanetto dal titolo “L’Arte
di Salvatore Accardo: una vita per il violino”, ritratto musicale dell’artista che
raccoglie alcuni tra i più famosi brani della letteratura violinistica di ogni epoca.
Un secondo cofanetto analogo è uscito nel 2012.
Nell’ambito di un vasto progetto editoriale, le Edizioni Curci hanno recentemente pubblicato i Concerti per violino di Mozart (riduzione per violino e pianoforte)^nella revisione e diteggiatura di Salvatore Accardo. Seguiranno i concerti di Cajkovskij, Brahms e Beethoven.
Salvatore Accardo suona un violino Stradivari (“Hart ex Francescatti” 1727) e
un Guarneri del Gesù (“Reade” 1733).
PASQUALE CORRADO
Nato a Melfi e cresciuto a Lavello in provincia di Potenza, tra
il 2001 e il 2008 si diploma in Direzione d’Orchestra (con D.
Agiman) presso il Conservatorio di Musica “G. Verdi” di
Milano; in Composizione (con A. Solbiati); in Pianoforte
(con G. Ottaiano) e in Direzione di Coro e Musica Corale
(con C. Moscariello).
Continua il perfezionamento in Composizione presso
l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diplomandosi con il massimo dei voti e
la lode e ricevendo il prestigioso Premio Petrassi 2011, consegnato in Quirinale
dal Capo della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.
In seguito viene selezionato per il Cursus 1 al centro di ricerca musicale parigino IRCAM. Debutta al Ticino Festival dirigendo Il Signor Bruschino di Rossini.
Ha diretto Orchestre e Ensembles tra le quali: Bayerisches Symphonie
Orchester Munchen, Orchestra Sinfonica “I Pomeriggi Musicali”, Philarmonic
Orchestra di Kharkov, Divertimento Ensemble, Orchestra Sinfonica “Umberto
Giordano” della Provincia di Foggia, Orchestra Sinfonica “G. Rossini” di
Pesaro, Orchestra Sinfonica Cantelli, Orchestra Sinfonica U.E.C.O, Orchestra
Sinfonica Amleto. Tra le Opere dirette ricordiamo: La Bohème, Tosca, Trovatore,
Elisir d’Amore, Rigoletto, Madama Butterfly, La Traviata, Don Giovanni, Le Nozze
di Figaro, Il Satyricon, The Beggars’ Opera.
Vincitore del premio Rotary Club 2007 per la Direzione d’Orchestra, tra il 2005
e 2008 ha diretto ed arrangiato le musiche per diversi programmi televisivi tutti
trasmessi sulle emittenti RAI. Ha effettuato diverse tournée con alcuni artisti
della scena pop italiana ed internazionale (Amii Stewart, Jenny B, Aida Cooper)
arrangiando più di 100 Standards Jazz per Orchestra Ritmico Sinfonica.
È Direttore Stabile dell’Orchestra Circuito Musica – Milano. I suoi pezzi sono
stati eseguitiin diversi Festival Nazionali ed Internazionali ricevendo commissioni da alcune delle più alte istituzioni musicali, tra le quali: Ensemble
Intercontemporain – IRCAM; Biennale di Venezia 2010 e 2011; Fondazione
Arena di Verona; Radio France; Festival KOINE’ – Milano; Festival Nuova
Musica, Orchestra della RAI di Torino; Divertimento Ensemble; MITO
Settembre Musica Milano; Unione Musicale Torino, Athelas Sinfonietta –
Copenhagen. Dal 2010 i suoi pezzi sono editi dalla Casa Editrice Suvini
Zerboni Milano. Attualmente insegna Analisi ed Armonia presso il
Conservatorio di Musica “Tartini” di Trieste.
ESTRIO
“..musiciste tecnicamente ineccepibili ed artiste in grado di turbare e di rasserenare che suonano col nome di Estrio: saldezza e fantasia, cultura e istinto nella bellezza del suono...”
(Lorenzo Arruga)
Sin dal suo esordio, Estrio si è immediatamente imposto
all’attenzione del pubblico e della critica come una delle
migliori formazioni cameristiche italiane.
Laura Gorna (violino), Cecilia Radic (violoncello) e Laura Manzini (pianoforte)
hanno saputo raccogliere e reinterpretare la tradizione della grande scuola italiana resa celebre nel mondo dai loro maestri, Salvatore Accardo, Rocco
Filippini e Bruno Canino.
Estrio ha all’attivo numerosi concerti per le maggiori stagioni concertistiche italiane, tra cui Serate Musicali di Milano, Unione Musicale di Torino, Amici della
Musica di Padova, Vicenza, Siracusa e Palermo, Filarmonica Laudamo di
Messina, Società dei Concerti di Milano, Festival di Ravello, Musica Insieme
Bologna, Festival Mito, Accademia Chigiana di Siena, Teatro San Carlo di
Napoli, Amici della Musica di Firenze e Accademia di Santa Cecilia Roma. Per
alcune di queste associazioni, Estrio ha eseguito gli integrali della musica da
camera di Schumann e Mendelssohn. Come solista Estrio ha interpretato, fra
gli altri, il triplo concerto di Beethoven e il “Concerto dell’Albatro” di Ghedini
con l’Orchestra Sinfonica Siciliana (Luca Zingaretti voce recitante), Camerata
Ducale di Vercelli e Balkan Symphony Orchestra.
Nel marzo 2009 Estrio ha suonato al Quirinale alla presenza del Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, in diretta radiofonica nazionale su Radio 3.
L’esperienza internazionale delle musiciste si estende ben oltre i confini europei: dal Giappone agli Stati Uniti, dal Sud America al Medio Oriente, al fianco
di strumentisti quali Salvatore Accardo, David Finckel, Bruno Canino, Rainer
Kussmaul, Bruno Giuranna, Toby e Gary Hoffmann, Rocco Filippini e Franco
Petracchi.
L’eclettismo e il desiderio di sperimentazione spingono Estrio a collaborare con
artisti provenienti da esperienze espressive eterogenee, quali il teatro, la coreografia, il jazz. Da questo spirito di ricerca è nato il progetto in collaborazione
con Sonia Bergamasco e la coreografa Antonella Agati Pochi Avvenimenti,
Felicità Assoluta, uno spettacolo dedicato al legame artistico e umano fra Robert
e Clara Schumann rappresentato in prima nazionale per il Festival MiTo su testi
della poetessa Maria Grazia Calandrone.
Il nome Estrio nasce dalla fusione tra diversi richiami: il Mi bemolle tedesco Es,
l’Es della concezione freudiana e la parola Trio, che insieme evocano la consonanza con il concetto di estro: l’ardore della fantasia e dell’immaginazione nella
cultura classica greca.
Estrio incide per Foné.
LAURA MANZINI
“Non credo esista oggi un altro pianista che come Laura Manzini sappia da un
momento all'altro adattarsi a tutti i generi di musica, con una facilità e una tecnica
eccezionali", ha affermato Salvatore Accardo in un'intervista a "CD Classics".
Rivelatasi giovanissima al grande pubblico, si diploma con lode e menzione
d'onore presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, sotto la guida di Sergio
Cafaro.
Si perfeziona con Bruno Canino e frequenta i corsi di Alexander Lonquich e
Gyorgy Sandor; per la musica da camera è allieva di Riccardo Brengola
all'Accademia Chigiana di Siena e del Trio di Trieste alla Scuola di Musica di
Fiesole.
All'età di otto anni vince il suo primo concorso, seguono quindi altri importanti premi e riconoscimenti che la conducono presto ad un'intensa attività con-
certistica in tutta Europa, Asia, America, ospite delle principali sale (Teatro alla Scala di Milano, Auditorium Parco della
Musica di Roma, Teatro La Pergola di Firenze, Accademia
Chigiana di Siena, Teatro Comunale di Bologna, Teatro
Petruzzelli di Bari, Musikhalle di Amburgo, Cité della
Musique di Parigi, Suntory Hall di Tokyo, Beijing Century
Theater, Teatro Coliseo di Buenos Aires), suonando anche
con prestigiose orchestre come I Virtuosi di S. Cecilia, l'Orchestra da Camera
Italiana e I Virtuosi della Filarmonica di Berlino.
Durante un concerto viene ascoltata da Salvatore Accardo, il quale la invita ad
esibirsi in duo al Palazzo del Quirinale in un'occasione molto particolare: un
concerto in onore di Mikhail Gorbaciov, durante la prima visita ufficiale del premier russo in Italia. Inizia così un'intensa collaborazione col celebre violinista
che la porta ad effettuare tournées in tutto il mondo, incidendo anche numerosi CD.
Il grande amore per la musica da camera la porta a collaborare anche con altri
noti interpreti come Gary Hoffman, Franco Petracchi, Pamela Franck, Rocco
Filippini, Bruno Canino, Mariusz Patyra, esibendosi in importanti festival cameristici come il Verbier Festival, Tuscan Sun Festival, il Festival Internazionale di
Brema, partecipando anche alle esecuzioni integrali della musica da camera di
Schumann e Mendelssohn per importanti stagioni concertistiche. Dallo stesso
amore per la condivisione della musica, nascono anche le collaborazioni con
artisti provenienti da altri generi, come gli attori Maddalena Crippa, Milena
Vukotic, Sonia Bergamasco, Luca Zingaretti e la coreografa Antonella Agati.
Nel 2005, insieme alle colleghe e amiche Laura Gorna (violino) e Cecilia Radic
(violoncello), fonda Estrio, considerato tra le migliori formazioni cameristiche
italiane, ospite delle principali stagioni concertistiche.
Come prima classificata al concorso nazionale a cattedre, ottiene nel '94 la
docenza di Musica da Camera presso il Conservatorio statale di musica
"Ottorino Respighi" di Latina, dove tutt'ora insegna.
Ha registrato vari programmi televisivi per la Rai e numerosi programmi radiofonici per la Rai, la Radio Vaticana e la Radio tedesca.
Ha inciso per Fonè, Warner Fonit e Dynamic.
ANDREA CRASTOLLA
Si è formato e diplomato con il massimo dei voti presso i
Conservatori di Bari e Matera, in Composizione Corale,
Direzione di Coro, Canto e Direzione d’Orchestra. Ha studiato Composizione con L. Ingrosso e M. P. Sepe,
Composizione Corale e Direzione di Coro con C.
Moscariello, Canto di F. Marasciulo, e direzione d’orchestra
con A. Cericola, G. Pelliccia e D. Belardinelli. Si è perfezionato in musica rinascimentale con M. Berrini e D. Tabbia, in composizione
polifonica contemporanea con M. Zuccante e G. Bonato, direzione di coro con
P. P. Scattolin, P. Leec. K. Kraticjnsky, G. Graden, e F. M. Bressan. Ha inoltre
frequentato per la direzione di coro l’Accademia Europea di Fano e lo stage di
alto perfezionamento M. Ventre di Bologna, ed i corsi di perfezionamento in
direzione d’orchestra di Pescara, nonché stage di specializzazione in musica
barocca e musica sacra. Apprezzato per le sue esecuzioni filologiche e rispettose della prassi esecutiva, ha all’attivo numerosi concerti in Italia e all’estero
(Germania, Albania, Olanda), e cinque primi premi assoluti in concorsi nazionali ed internazionali. Ha collaborato con musicisti quali: M. Lioy, e N. Kalaja,
F. Zingariello. Y. Takada, R. Liccardi, F. Mondelci, e direttori quali A. Cericola,
D. Agiman, F. M. Bressan, M. Panni. È stato maestro del coro per l’Accademia
del Teatro di Cagli, il Festival Lirico di Casamari, in diverse produzioni sinfoniche, in particolare, quelle del Coro Pugliese e dell’Orchestra ICO di Lecce, ed
in vari allestimenti operistici tra cui le prime esecuzioni del Pinocchio di A.
Cericola.
È uno dei compositori della Messa di Santificazione di S. Pio da Pietralcina, eseguita in Mondo Visione nel 2002. Nel 2012 ha eseguito, con l’Orchestra
Sinfonica di Lecce, in prima assoluta in tempi moderni la propria edizione critica della Messa in Re magg. di L. Leo. Ha diretto l’Orchestra Duni di Matera,
l’Orchestra Sinfonica T. Schipa di Lecce, l’Orchestra da Camera di Durazzo, la
Filarmonica Nino Rota, il Coro Pugliese, il Coro Giovanile Italiano, il Coro
Giordano di Foggia, Apuliae Chorus, l’Eurocorolirico.
È stato docente per la Feniarco presso l’International Study Tour di Alpe Adria
Cantat. Attualmente è direttore stabile del Coro Polifonico Parsifal, di Apuliae
Chorus e direttore principale della Filarmonica Nino Rota.
APULIAE CHORUS
Nasce nel 2005 da un nucleo di coristi pugliesi provenienti dal Coro Giovanile
Italiano. Da allora l'organico del coro é stato incrementato assicurando uno
standard qualitativo nel reclutamento di giovani coristi dalle spiccate qualità
vocali e musicali. Ha affrontato diversi repertori, da quello rinascimentale a
quello contemporaneo sia cameristico che sinfonico, in Italia e all'estero, nonché quello operistico collaborando con l'Accademia del Teatro di Cagli e con il
Festival Lirico di Casamari. Attiva laboratori di approfondimento per direttori
e coristi sul repertorio corale barocco e romantico. Dal 2011 collabora con la
Fondazione ICO T. Schipa di Lecce nell'ambito delle stagioni sinfoniche. Ha
collaborato con direttori quali: F. Mondelci, D. Agiman, P. Marzocchi, M. Panni,
A. Crastolla. Fin dalla sua fondazione è diretto da Andrea Crastolla.
CORO LIRICO DI LECCE
È composto da un organico di artisti salentini, il cui numerico varia, in funzione del repertorio, e si avvale all'occasione di elementi aggiunti esterni provenienti da diverse parti d'Italia.
È apprezzato interprete annualmente nella Stagione Lirica di Tradizione della
Provincia di Lecce e della Stagione Sinfonica della Fondazione I.C.O. Tito
Schipa di Lecce (Nona Sinfonia di Beethoven, Seconda Sinfonia di Mahler,
Requiem di Mozart, Stabat Mater di Poulenc, Carmina Burana di Orff etc.).
Nel 2006 ha preso parte alla Carmen di Bizet prodotta dalla Fondazione Lirica
Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari nell'ambito della Stagione Lirica.
Ha un vasto repertorio lirico e sinfonico che comprende titoli di tradizione e
opere meno frequentate. Fra queste si segnalano: Samson et Dalila di SaentSaëns; Der Rosenkavalier (Il Cavaliere della rosa) di Strauss; Der fliegende
Holländer di Wagner (L'Olandese volante). Il viaggio a Reims di Rossini, Le
pêcheurs de perles (I pescatori di perle) di Bizet, Pinotta di Mascagni. È stato istruito dai maestri del coro Emanuela Di Pietro, Giovanni Ferrauto, Donato Sivo,
Vito Clemente, Eliseo Castrignanò, Laura De Troia, Franco Sebastiani,
Francesco Pareti.
ORCHESTRA SINFONICA TITO SCHIPA
Direttore artistico IVAN FEDELE
Segretario Artistico – Ispettore
GIULIA ROSA CELESTE
L’Orchestra Sinfonica Tito Schipa in un concerto nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma
ORCHESTRA SINFONICA TITO SCHIPA
È nata nel 1977, fondata su impulso di Carlo Vitale, che l’ha diretta sino al 1988.
Successivamente ha avuto come direttori stabili Carlo Frajese, Nicola Samale,
Marcello Rota, Elisabetta Maschio, Francesco Vizioli, Carlo Palleschi, Massimo
Quarta, Filippo Zigante, Marcello Panni. È stata diretta da prestigiosi direttori
ospiti, fra i quali Piero Bellugi, Hubert Soudant, Gustav Kuhn, Donato Renzetti,
Aldo Ceccato, Richard Bonynge, Vladimir Delmann, Alain Guingal, Stefano
Ranzani, György Györyvanyi Rath, Enrique Mazzola, Hansjörg Schellenberger,
Oleg Caetani, Lior Shambadal. Alle sue stagioni hanno partecipato solisti di fama
mondiale come Michele Campanella, Franco Petracchi, Thomas Demengra,
Maxence Larrieu, Leonidas Kavakos, Massimo Quarta, Margaret Marschall, Anna
Caterina Antonacci, Danilo Rossi, Enrico Dindo, Andrea Lucchesini, Paolo
Restani, Rocco Filippini, Joaquin Achucarro, Antonio Ballista e Bruno Canino,
Salvatore Accardo, Benedetto Lupo, Pietro De Maria, Alexander Lonquich, Lilya
Zilberstein.
Recentemente numerose pagine di autori contemporanei, tra i quali Ivan Fedele,
Giorgio Battistelli, Matteo d’Amico, Roman Vlad, hanno avuto al Politeama
Greco di Lecce, sede abituale dei concerti, la loro prima esecuzione assoluta.
Partecipa annualmente alla Stagione Lirica di Tradizione della Provincia di Lecce
e svolge intensa attività sinfonica e lirica nel Salento e nella regione Puglia.
L’Orchestra è stata ospite di importanti teatri e istituzioni musicali quali il Teatro
Comunale di Bologna, il Festival Internazionale di Nevers, il Teatro di Marsiglia,
Euromusica di Asolo, la Sagra Musicale Umbra, la Sagra Malatestiana di Rimini,
il Festival Internazionale Latino-americano, il Parco dalla Musica di Roma. Ha
inciso recentemente un Omaggio a Tito Schipa con 5 giovani tenori italiani per
Bongiovanni.
Dal 2013 Ivan Fedele ne è il Direttore Artistico.
VIOLINI PRIMI
Stefan Tiberiu Biro (spalla)
Ivo Mattioli*
Danilo Mattioli
Giovanni Tarantino
Giuseppe Di Lauro
Stefania Capoccia
Maurizio Lillo
Pier Paolo Del Prete
Grazyna Zurawska
Laura Abbatino
VIOLINI SECONDI
Francesco Petralla*
Luca Caiaffa
Gabriella D’Amuri
Marina Coricciati
Paola Lorenzo
Sabrina Santoro
Costel Juvina
Pasquale Santovito
VIOLE
Domenico Caruso*
Gianpio Mazzotta
Ennio Coluccia
Laura Pellè
Saverio Denitto
Nicola Scalcione
Carlo G. Riglietta
VIOLONCELLI
Realino Mazzotta*
Luigi Punzi
Giorgio Sambati
Quintino Librando
Salvatore Colazzo
CONTRABBASSI
Giuseppe Capodivento*
Vito Modesto D’Addabbo
Roberto Cavallo
Maurizio Ria
FLAUTI
Giordano Pariti*
Cosetta Carbonara
OBOI
Giuseppe Contaldo*
Francesco Porpora
CLARINETTI
Ruggero Palazzo
FAGOTTI
Sergio Polimeno*
Dario Catanzano
CORNI
Massimo Perrone*
Alfonso Greco
Antonio Bene
Bruno De Giorgi
TROMBE
Emilio Mazzotta*
Pacifico Tafuro
Antonio Mariani
TROMBONI
Giuseppe De Marco*
Vito Pellegrino
Maurizio Cananà
TIMPANI
Francesco Mangialardo*
PERCUSSIONI
Carmine De Giorgi
ARPA
Keti Giulietta Ritacca*
AUSILIARI E TECNICI
Palmiro Buscicchio
Giulio Incoronato
*prima parte
con la partecipazione di
Maciej Piórkowski, violino; Mikolaj Barski, viola; Joanna Paluszkiewicz, violoncello; Alicia Garczarek, arpa, nell'ambito del Progetto Erasmus
dell'Accademia di Musica "Ignacy Jan Paderewski" di Poznan (Polonia)