L`Autogrill L`avere letto il cartello
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L`Autogrill L`avere letto il cartello
L’Autogrill L’avere letto il cartello “ Prossima area di servizio 1000 m” è stato non solamente un sereno compiacimento del mio cervello, ma soprattutto la fine di un’ansia angosciante che portavo avanti da diversi km oramai. Il motivo non lo so, forse semplicemente non avevo voglia di fermarmi o forse volevo scioccamente provare l’emozione del rischio. Restare senza gasolio. Che si prova? Boh? Sono anni che vivo in strada, dal nord al sud, passando dall’ovest ed arrivando infine all’est, chilometri di strade. Litri di gasolio. Mai una volta, dico mai sono rimasto senza alimentazione per il mio dolce motore. Oggi era andata così, forse cercavo davvero la prima volta. Si certo,ci mancherebbe altro quando il computer di bordo mi avviso che i km di autonomia erano oramai a 7 poi a 5 ed in pochi attimi a 3, si certo e come e quanto coglione mi sono sentito. Tanto è dir poco, da solo mi sarei tirato due schiaffi e preso a calci in culo di gusto e con quanto gusto. Pertanto lascio immaginare l’orgoglio del mio io come possa essersi sentito dopo la lettura del cartello. E vai, lo sapevo che c’è l’avrei fatta, ma come potevo restare a piedi. A piedi poi in autostrada come un vero coglione, perché solamente uno così può restare senza carburante nelle autostrade italiane di notte. Lo so che sembra banale e da stupidi la cosa, ma vi assicuro che lo stato d’animo che provavo era una di quelle cosa che ti fa pensare che anche se hai 49 anni, la vita è sempre una continua esperienza e l’emozione delle prime volte ti lasciano sempre senza fiato con orgoglio ed incredulità quando sono positive. Di autogrill ne ho visti e visitati a migliaia nella mia vita, ma questo, questo di questa sera era speciale, ridicolmente speciale ed unico per me. Il più bello. Il più grande. L’autogrill degli autogrill. “ Una coca cola,grazie” Dico sorridente alla signorina del bar. “ Piccola? Grande?” Risponde contraccambiando con un sorriso da pubblicità di dentifricio alla liquirizia da quanto neri erano i suoi denti. Peccato perché il sorriso era davvero spettacolare ed insieme ai suoi occhi verdi chiari sarebbe stata letale per qualunque uomo. “ Signore piccola o grande?” Mi ripete senza spegnere il suo viso. “ Piccola, signorina, piccola. Posso avere anche gentilmente una fettina di limone.” Aggiunsi quasi imbarazzato. “Mi scusi una domanda sciocca, ma perché la fettina di limone? Vedo che sono in diversi a chiederla ma non ho mai chiesto ne capito il perché?” Disse sempre sorridente. “ Non esistono domande sciocche, esistono cose che non si conoscono e per i presuntosi arroganti alcune cose dovrebbero essere già innate.” Risposi e proseguendo “ Io il limone lo prendo per far diminuire le bollicine ed anche perché una volta in un film ho visto l’agente 007 fare questa cosa e facendo anch’io lo stesso mestiere pensavo che un vero agente la coca le beve con il limone.” Sorrise, sorrise ancora talmente bene che l’esplosione di riso che la colpì la rese ancora più bella di come mi era parsa. “ Ma mi sta prendendo in giro? Lo sa che lei è proprio simpatico. Dicono io sia un po’ matta e le chiedo subito scusa, ma anche lei non scherza.” Disse timidamente con aria sfacciata da monella, strana fusione ma mi sembrò proprio così. “ No signorina cara, non sono matto forse,….forse ero solamente un po’ triste e solo ed il suo sorriso poteva fare accadere due cose, o restavo in silenzio e l’ammiravo oppure…quello che ho detto.” Risposi sorridente anch’io. “ Certo che lei è forte. Si subito, 2 caffè stretti ed uno all’orzo in tazza grande. Buonasera e buon viaggio, si fermi ancora qui da noi. Io faccio sempre la notte.” E come era comparsa, scomparve tra tazzine e bicchieri. Eccolo lì, l’altro luogo che desideravo arditamente. Avevo voglia di sentire l’acqua fresca sul mio viso, come forte era anche il desiderio di rendere felice e serena la mia adorata vescica. Le stelle queste sera avevano esagerato, non so cosa avessero in mente di fare insieme alla luna, ma erano tante e luminose come sa esserlo solamente una stella quando ruffianamente vuole farti innamorare. Anche il caldo stranamente era meno avvolgente e l’odore di briose appena sfornate dava a questa fotografia che stavo vivendo un non so che di misterioso ed affascinante. Incredibile solamente per essere riuscito ad arrivare in un autogrill mi sentivo nel centro del mondo. “ Mi scusi signore, lei se ne intende di motori?” Disse una voce femminile interrompendo i miei pensieri. “ Non capisco, mi sono fermata per un caffè e non riparte più l’auto.” Mi voltai lentamente, molto lentamente ma ancora più lentamente avrei voluto girarmi. Per uno come me che nella voce ci legge poesia, erotismo,vita e magia, il voltarmi di colpo poteva essere una delusione. In attimi di attimi mi aveva penetrato il cervello, colpendomi il cuore facendo due giravolte di felicità con l’anima per andare a colpire il mio orgoglio maschile in totale riposo tra le mie gambe. Cosa assai rara per le poche parole pronunciate. Ma la voce, questa melodia serena, profonda, come lo scorrere di un fiume in piena perso tra le nuvole mi aveva cambiato di colpo i ritmi della mio sangue. “Forse le sta facendo semplicemente un dispetto, magari anche lei avrebbe voluto bere qualcosa. Sa queste auto moderne sono imprevedibili.” Dissi ancora prima di pensare, ma da come mi stava osservando mi senti obbligato a proseguire: “ No, non capisco un granché di auto ma posso provare a dare un occhio. In ogni casi non si preoccupi, tranquilla siamo in autogrill vedrà che tutto si sistemerà di nuovo. “ Davvero molto gentile, l’ ho parcheggiata qui dietro. Avevo pensato di chiudere gli occhi alcuni minuti per poi riprendere la guida più serena, vado a Vicenza e sono in viaggio da 5 ore e né avrò ancora 4 ore mi sa.” Accidenti di auto e motori io proprio non ci capisco nulla, ma di solito come si vede nei film o lungo le strade, la prima cosa che si fa è quella di provare a mettere in moto e se poi non parte aprire il vano motore. Male che vada ci sarà qualcun altro che conoscerà l’arte delle quattro ruote. Facendo finta di riflettere,di toccare alcuni punti del motore, abbassandomi, rialzandomi e tante altre gestualità che davano più importanza e sapienza alla mia persona feci passare alcuni minuti in silenzio. Quanti anni avrà avuto mi chiedevo. Affascinante come una quarantenne, graziosa e solare come una ventenne. Misceliamo il tutto e verranno fuori sicuramente 30, 35 anni anni. Da sola, qui insieme ad uno sconosciuto per di più dietro dove non passano neanche autovetture e senza un camion che bivacca. Al quanto strana la situazione ma possibile come tutto a volte può esserlo. Perché chiedersi o farsi domande, c’est la vie direbbe Michelle. Mani affusolate che da sole se volesse lasciarle volare creerebbero in cielo fantasie di scie erotiche da mille battiti di cuore al minuto. Caviglie che calzano due piedini che varrebbe la pena vedere correre a tirare calci in uno stadio superaffollato. Brillantini luminosi sparsi sul avan piede come quasi se non di più di tutte le stelle in cielo. Carina? Si! Direi molto di più. Tacchi a spillo su sandali colore cielo in piena estate in sintonia con i suoi occhi. Ma la voce, accidenti quella voce calda, sensuale che anche se i tuoi pensieri sono sui bilanci in negativo dell’azienda, ti farebbe ugualmente volare a rincorrere la scia che lasciavano le sue mani. “ Provi a mettere in moto adesso.” Dissi deciso,anche se poi deciso non lo ero per nulla. “ Niente, non succede niente, anche il quadro è completamente spento.” Rispose a voce alta. Dovrà per forza a questo punto essere un problema di batteria. Boh, che si fa adesso? “ Mi faccia vedere un attimo perché forse…..” No, non è possibile, non può essere. Ma che cavolo di serata è mai questa. Volevo muovermi, volevo parlare. Volevo…Volevo che tutto restasse così com’era! Lei seduta davanti al volante, con aria imbronciata, una gamba dentro e l’altra fuori e con spudoratamente o accidentalmente la gonna di jeans già corta che lasciava intravedere perfettamente la magia che noi uomini abbiamo stampata continuamente nel nostro cervello. Liscia come il sederino di un bimbo o semplicemente come la mia pelle dopo avere lottato dolcemente con il rasoio. Ne sentivo persino l’odore, il profumo inebriante. Le labbra vive, forti, leggermente cadenti come lo sbocciare di una rosa. Senza mutandine. Era lì con me, una sconosciuta con uno sconosciuto. I miei occhi incontrarono il suo sorriso, il mio sorriso incontrò i suoi occhi. Attimi interminabili. Deglutii e respirai voracemente come se l’aria mi fosse mancata dai polmoni non so da quanto tempo, naturalmente anche la tosse non voleva perdersi questa occasione ed ingordamente mi assalì. “ Ma non si sente bene? Si sieda. Mi dispiace averla disturbata” Ancora melodia la sua voce. “Tutto bene, mi scusi e che io adoro la menta e questa caramellina che gustavo è forse un po’ troppo forte. Spenga di nuovo il quadro. Mi sa proprio che è un problema di batteria. Provo a chiedere se ci prestano dei cavi.” Dissi velocemente con il fiato corto e come un ladro preso in fragrante tornai davanti, nel vano motore. Cazzo e stracazzo, che cazzo faccio adesso. Mamma mia che donna. L’avrà fatto apposta? Casualità? Ci provo? E se chiama aiuto? Ma non è possibile. Sarà mica una candidcamera? “ La vedo preoccupata c’è qualcosa che non va?” Chiese con quella voce che se fossi stato preoccupato, avrebbe portato all’estremo la mia angoscia fino a suicidarmi. “ Preoccupato? Assolutamente no, stavo rimanendo a piedi anch’io. Sa ero senza gasolio.” Ma che cazzo sto dicendo…parlavo… parlavo, le parole mi uscivano da sole. Anche le mani tremavano e tutto e di tutto toccavano nel vano motore. Di colpo mi gelai. Avevo in mano un cavo. Un cavo? Ma che notte e mai questa notte. Il cavo della batteria staccato? Semplicemente questo? “Provi a rimettere in moto gentilmente.” Dissi. “ Aspetti a girare la chiave, aspetti che vengo io, voglio essere certo di una cosa.” Prosegui. Immediatamente usci il don Giovanni che appisolava in me. No,non posso lasciarmela scappare. Voglio fare la prova del nove. Era stata una casualità? Un incidente? Distrazione? Quando le chiesi di girare la chiave lentamente, lei era ancora lì, semi spalancata ed ancora più bella di prima. Ne sentivo il tenero lamento, aiuto invocava, ho voglia di te. Non lasciarmi ti prego, sono la rosa rosa più dolce e monella del mondo. Ti prego non lasciarmi. Ti stavo cercando da quando il mondo è mondo. Ho percorso sentieri e strade sconosciute. Ho gioito e sofferto. Adesso ti ho trovato. Lo so. Lo sento che sei tu. Ti prego non lasciarmi più, regalami un sorriso, dai sorridimi anche tu. “Mi scusi non ho capito, ma posso mettere in moto? Si sente bene?” Ancora la sua voce. Non resisto, non resisto, come Ulisse vorrei essere legato ad un palo e reso inoffensivo a questa sirena. Ma cosa mi sta capitando? Sento il controllo che sta lasciando i comandi, un lancio senza paracadute. Incosciente totale mi sento. Non vorrei ma lo so, lo sento che tra poco esploderò di orgoglio. L’unico uomo al mondo mi sentirò ,il più forte, bello. Irresistibile più di un sorso d’acqua nel Sahara. “Si, si, metta pure in moto. Mi scusi e che sono stanco, sto viaggiando da 7 ore senza essermi mai fermato ed a volte mi perdo. E poi una creatura affascinante come lei mi creda era l’ultima cosa che potevo aspettarmi di incontrare.” Dissi tutto di un fiato. Sorrise simpaticamente, senza staccarmi gli occhi dagli occhi. Giro la chiave lentamente nel quadro del comando e della felicità del rombo del motore di nuovo vispo ed allegro non c’è ne importò nulla. Assolutamente nulla. Mi chinai all’interno dell’abitacolo socchiudendo gli occhi ed avvicinando le mie labbra alle sue. Istanti infiniti il raggiungimento della meta. Il respiro, il suo respiro stava diventando mio. Inarcò la schiena leggermente donandosi prima con il suo seno. L’avere intravisto la turgidezza dei capezzoli mi rese ancora più distante l’avvicinamento al suo respiro. Ci sono, le sue labbra le sento, le sto sfiorando, il sapore ne gusto… “No, non voglio un bacio. Se vuoi donarmi la tua lingua fammela sentire qui.” Mi sussurrò bloccando le mie labbra con un dito e sempre con lo stesso dito mi indico la sua rosa avvolta da istantanea rugiada. Ogni attimo era un eternità. I pensieri s’ ingarbugliarono freneticamente nella mia mente. Sapevo che avevo pochi attimi per decidere se prendere o lasciare. Di capire oramai non aveva più senso. Queste cose nascono così, come la giornata di oggi. Dall’abito strappato in sala colazione del Hotel stamani a questo istante della mia vita. Quando la sua voce riprese la melodia della parola mi persi del tutto .” L’ ho vista appena è sceso dall’auto. Non mi era mai capitato. Osservandola e senza capirne la ragione mi era di colpo venuto un incredibile desiderio frenetico di sesso.” E senza staccare i suoi occhi dai miei prosegui. “ L’averla poi sentita parlare all’interno del bar è stato poi fulminante. Masturbarmi volevo, così davanti a lei. Non so cosa mi sia accaduto, non so…..”