L`espressione di possesso e la familiarità Le espressioni di

Transcript

L`espressione di possesso e la familiarità Le espressioni di
L’espressione di possesso e la familiarità
Le espressioni di possesso, spesso realizzate attraverso l’uso di aggettivi possessivi,
esprime una relazione tra un POSSESSORE ed un POSSESSUM.
Hanno una distribuzione diversa nelle diverse lingue. Ad esempio, se in italiano con
l’espressione
Dammi un cappello
si intende un cappello qualunque, mentre
Dammi il cappello
il cappello indicato può essere, e spesso è, il cappello del parlante, in inglese
quest’ultimo caso può essere espresso solo con
Give me my hat
Questa differenza di distribuzione potrebbe essere rappresentata come un mero quadro
di corrispondenze grammaticali relative al parlante
Italiano
Inglese
Indeterminato
Un, uno, una
A, an
Determinato
Il, lo, la
The
POSSESSUM
Il, lo, la (mio/mia)
my
La stessa divergenza vale per espressioni non precisamente di possesso, come
Mi sono rotto il braccio
Mi ha rotto il braccio
contro l’inglese
.
I broke my arm
He broke my arm
Tuttavia, mentre l’italiano presenta una discontinuità, in quanto non si può dire
* mi sono rotto la tazza
ma
ho rotto la (mia) tazza
l’inglese mantiene uniformemente
I broke my cup
Questa distinzione di comportamento può essere rappresentata, di nuovo, come una
tabella di corrispondenze
POSSESSORE
POSSESSUM
Italiano
DATIVO
Art Def
Inglese
MY
---Un quadro simile vale anche per la seconda persona.
Alla terza persona si presenta di nuovo una discrepanza che si può formulare con la
proposizione “in italiano l’aggettivo possessivo concorda con il POSSESSUM, mentre
in inglese concorda con il POSSESSORE”, per cui avremo
Questo è il suo cappello
questa è la sua tazza
This is his/her hat
this is his/her cup
La rappresentazione delle differenze tipologiche potrebbe fermarsi qui, rimanendo solo
la constatazione di una serie di corrispondenze/discrepanze grammaticali.
Si può adottare, invece, un punto di vista esplicativo, cercando di scoprire se queste
somiglianze/discrepanze possono essere ricondotte ad una spiegazione unitaria.
Un elemento che può indirizzare verso una spiegazione più profonda è la distinzione, in
italiano, tra mi sono rotto il braccio e *mi sono rotto la tazza. Si tratta di due oggetti, il
braccio e la tazza, che hanno un grado diverso di correlazione con il possessore. Il
PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
braccio è “parte integrante” del soggetto parlante, mentre la tazza è solo un possesso.
Molte lingue, ad esempio sioux, realizzano questa distinzione nell’opposizione tra
“proprietà inalienabile” e “proprietà alienabile”. L’assiboine, lingua sioux, distingue tre
possibilità
Proprietà
Parti del corpo
prentela
(alienabile)
SG I
mitα
mα
mi
SG II
nitα
ni
ni
SG III
tα
--Come si osserva, il comportamento più differenziato si ha nella I persona.
Dunque l’ipotesi che si può fare, ed è di fatto stata avanzata da alcuni studiosi, è che il
possesso in qualche modo rappresenti un grado di prossimità ad EGO, intendendo per
EGO il possessore. Questo modello può spiegare anche perché la situazione della I
persona appare in molte lingue più articolata di altre.
Il ruolo dell’EGO nella comunicazione linguistica è sottolineato, ad esempio, dalla
presenza in algonchino di una distinzione morfologicamente marcata tra diretto e
inverso nella frase
n-wαpm-α
Io vedo lui
n-wαpm-uk inverso
lui vede me
Le discrepanze presentate sopra come mere corrispondenze grammaticali possono
essere intese, invece, come modi diversi di realizzare gradi diversi di realizzazione del
rapporto tra POSSESSUM e POSSESSORE (EGO). L’inglese tende a realizzare la
nozione di “prossimità all’EGO” attraverso l’uso costante o preferenziale del
possessivo, mentre l’italiano adotta il possessivo nei casi maggior prossimità, mentre
identifica una sfera di “prossimità minore” con l’uso dell’articolo determinativo.
Questo potrebbe spiegare anche distinzioni come
Ho preso un autobus vs.
ho preso l’autobus
Nessun italofono userebbe la prima frase per indicare un comportamento familiare ed
abituale. Similmente, l’abitualità di certi comportamenti è rappresentata da frasi come
Sto leggendo il giornale
dov’è la macchina?
Alcune lingue, come il turco o il maltese, hanno un caso specifico, il determinato
turco Ahmet (bir) gazete okuyor vs.
Ahmet gazeteyi okuyor
maltese ?Mario qed jaqra gazzeta vs.
Mario qed jaqra l-gazzeta
-- sta leggendo (un) giornale
il giornale
dove gazeteyi e l-gazzeta indicano “familiarità” nei confronti del soggetto, e potrebbero
essere preceduti in inglese dal possessivo. In maltese la distribuzione del determinato è
più vasta che in turco (questo giustifica il punto interrogativo davanti alla forma
indeterminata).
Tra le diverse forme di distribuzione grammaticale del possesso merita di essere citato il
passaggio dalla forma latina
Mihi est liber
Opposto alle forme romanze
ho un libro j’ai un livre ecc.
Il latino realizza il POSSESSUM come soggetto (nominativo) e il POSSESSORE
come dativo, mentre le lingue romanze hanno spostato il POSSESSUM in posizione di
oggetto, mentre il POSSESSORE diviene soggetto.
PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
Deissi
Un altro terreno di confronto tra lingue è il modo di riferirsi allo spazio. I temi toccati
sono molti. La linguistica tipologica concentra i suoi interessi sull'espressione della
deissi spaziale. La deissi è un fenomeno generale di "ancoraggio" dell'enunciato al suo
contesto; i principali tipi di deissi riconosciuti sono la deissi spaziale, quella temporale
e quella personale, espresse da Buehler (1934) come "hier, jetzt und ich". Tra questi
riferimenti, quello spaziale si presenta come il più articolato. Indicando un oggetto ad
un ascoltatore si possono utilizzare riferimenti assoluti, corrispondenti più o meno ai
punti cardinali o comunque non centrati sugli interlocutori, sistemi fondati sulla
determinazione della distanza da chi parla, da chi parla e chi ascolta, sulla visibilità o
invisibilità dell'oggetto, ecc.
La distinzione che i Greci antichi facevano tra ανά (anà) "in su = allontanandosi dal
mare" e κατά (katà) "in giù = avvicinandosi al mare" è in fondo una traccia di un
sistema assoluto di riferimento spaziale.
I sistemi deittici sono i più svariati nel mondo. Ad esempio il Malagasy, lingua del
Madagascar, presenta un sistema dove vicinanza e lontananza si intersecano con
visibilità e non visibilità.
semplici
obliqui
visibile
invisibile
visibile
invisibile
ety
aty
tety
taty qui (in contatto con il parlante)
eto
ato
teto
tato qui (vicino al parlante)
eo
ao
teo
tao
qui (nel dominio del parlante)
eny
any
tent
tany là (via dal parlante)
er
ar
ter
tar
là (lontano dal parlante)
Talvolta i punti di riferimento sono sia il parlante che l’ascoltatore come in
Turco
Giapponese
‘Near Speaker’
bu
ko
‘Near Addressee’
şu
so
‘Near neither Spkr nor Addr’ o
a
Ma anche certe varietà di italiano presentano gradi simili di “esoticità”. Ci sono, infatti,
varietà basate su due termini che caratterizzano la distanza (qui/qua vs. lì/là), tre termini
che caratterizzano la distanza dell'oggetto in riferimento al parlante e termini che
aggiungono al modello a tre termini la distinzione tra una distanza media ed una
maggiore (qui/qua, costì/costà, lì, là).
Questo rende difficile la comprensione di certi documenti (vedi esempio allegato) a chi,
come me, proviene da un sistema dittico a tre termini (simile al turco).
PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com