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LA STORIA DI WARCRAFT
Edited by arancia - Clan Italia - Guild World of Warcraft
Versione 2.0
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Premessa
La presente traduzione italiana della storia ufficiale dell’Universo di World of Warcraft, leggibile in
lingua inglese nel sito ufficiale Blizzard, è riservata alla consultazione dei soli membri della gilda Clan
Italia , al fine di comprendere pienamente il mondo in cui è ambientato il gioco on line che ci
coinvolge e dare un contesto leggendario alle gesta della Divina Italia , l’eroina alla quale è dedicata
la nostra gilda.
Tale traduzione è il risultato della ricerca del curatore della presente edizione e Master della gilda Clan
Italia Arancia , che ha raccolto il vario materiale già presente nel web, correggendolo, completandolo e
dandogli la forma che è ora visibile in questo documento .
Tale Storia di Warcraft , non è da considerarsi un lavoro completo, ma in continuo divenire e quindi
aperto a possibile future versioni e integrazioni con materiali utili alla comprensione anche in lingua
italiana del mondo si Warcraft .
La Leggenda della Divina Italia
Si narra che il giovane Druido di nome Arancia, durante il suo letargo nell’Emerald Dream iniziato molti secoli
fa, ebbe un sogno rivelatore in cui gli comparve la Divina Italia, sorella di Elune.
La Divina Italia, rivelò a colui che sarebbe diventato il suo profeta, le possibili catastrofiche conseguenze per
Kalimdor e per i vicini Eastern Kingdoms se gli abitanti di queste terre non avessero difeso Nordrassil, l’Albero
del destino del mondo situato sulla cima del Monte Hyjal, dalle invasioni che stava preparando la Burning
Legion nella dimensione Altra della Grande Oscurità e dall’estremo continente settentrionale di Northrend .
La Divna Italia promise ad Arancia e agli adepti di quello che sarebbe diventato il Clan Italia, che se questi
avessero difeso il Sacro albero del mondo Nordrassil (presente anche nella tabard di gilda come nostro simbolo),
di poter riavere la la vita eterna riservata agli elfi prima dell’arrivo del primo esercito della Burning Legion. Ora
Italia prometteva questa vita a tutte le creature a lei fedeli, non solo gli elfi della notte. La prima condizione per
realizzare questa esistenza simile al divino, consisteva nel realizzare in questa terra il rispetto della natura che
era frutto dello spirito anelante alla vita.
I membri del Clan Italia, guidati dal profeta druido Arancia, si impegnano ad amare e a raggiungere l’armonia
degli esseri viventi con la natura per conquistare quella purezza di spirito, premessa per raggiungere la
condizione di simildivinità a loro destinata. Per questo debbono respingere ogni odio e combattere non solo la
Burning Legion che arriverà prima o poi ancora una volta, ma anche coloro, siano dell’Orda o dell’Alleanza, che
non rispettano e amano la natura, fondamento di questo nostro santo mondo.
Per comprendere appieno la profezia di Italia, Arancia ora vi invita a leggere la Storia di Warcraft in italiano, la
lingua che i membri del Clan Italia utilizzano per comunicare tra di loro, lingua che si pensa provenga da una
lontana penisola di un pianeta lontano lontano di nome Terra …
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Capitolo I : Il MITO
I.I) I Titani e la Formazione dell'Universo
Nessuno sa esattamente come è cominciato l'universo. Alcuni teorizzano che una catastrofica esplosione cosmica abbia
spedito infiniti mondi ad aggirarsi nell'immensità della "Grande Oscurità" - mondi che avrebbero un giorno condotto a
meravigliose forme di vita dotate di terribili differenze.
Altri credono che l'universo sia stato creato tutto da una singola potentissima entità. Sebbene le esatte origini del caotico
universo rimangano incerte, è chiaro che una razza di potenti esseri arrivarono per portare stabilità ed assicurare un
futuro sicuro per le creature che avrebbero seguito le loro orme.
I Titani, colossali, Dèi dalla pelle metallica, giunti dai più remoti confini del cosmo, esplorarono il neonato universo e
decisero di lavorare sui mondi incontrati. Modellarono i mondi, alzando imponenti montagne, o deprimendo la terra per
dare origine a mari sconfinati. Soffiarono per formare cieli e atmosfere. Era tutto parte dell'ignoto piano per creare
ordine laddove c'era caos. Arrivarono addirittura a potenziare le razze primitive per adeguarle al loro lavoro e mantenere
l'integrità dei loro rispettivi mondi.
Governati da una sezione d'Elite conosciuta come il Pantheon, i Titani portarono ordine a centinaia di migliaia di mondi
sparsi attraverso il Grande Buio durante la prima Era della Creazione. Il benevolente Pantheon, che mirava alla
salvaguardia di questi mondi, fu persino vigile contro la minaccia di un attacco dalle entità extra-dimensionali del
Twisting Nether. Il Nether, una dimensione eterea di magie caotiche che connettevano miriadi di mondi dell'universo,
era la casa di infinite creature malefiche, demoni, il cui unico scopo era distruggere la vita ed assorbire le energie
dell'universo vivente. Non potendo sopportare il male o la stregoneria in nessun modo, i Titani cercarono un modo per
porre fine a questa costante minaccia.
I.II) Sargeras ed il Tradimento
Dopo quel tempo, entità demoniche riuscirono a trovare la via dal Twisting Nether per arrivare sui mondi creati dai
Titani, ed il Pantheon elesse il suo più grande guerriero, Sargeras, per agire in prima linea difensiva. Un gigante nobile di
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bronzo fuso, Sargeras adempì ai suoi compiti per innumerevoli millenni, cercando e distruggendo quei demoni, ovunque
ne incontrasse.
Attraverso gli eoni, Sargeras incontrò due razze demoniache potentissime, entrambe le quali cercavano di accumulare
sufficiente potere per dominare sull'universo fisico.
Gli Eredar, un'insidiosa razza di stregoni demoniaci, usarono la loro magia di Warlock per invadere e schiavizzare i
mondi creati . Le razze indigene dei suddetti mondi furono mutate dal malefico potere degli Eredar, divenendo demoni a
loro volta. Nonostante il quasi infinito potere di Sargeras era sufficiente per sconfiggere i vili Eredar, egli ebbe grandi
problemi a causa della corruzione delle creature e dal "male che consumava". Incapace di fronteggiare tale depravazione,
il grande Titano cominciò a cadere in un'insidiosa depressione. A dispetto del suo crescente disagio, Sargeras liberò
l'universo dai warlocks, intrappolandoli all'interno di un angolo del Twisting Nether.
Mentre la sua confusione e pena si aggravavano, Sargeras fu costretto a fronteggiare un altro gruppo intento alla
distruzione dell'ordine creato dai Titani: i Nathrezim. Quest'oscura razza di demoni vampirici (conosciuti anche come
Dreadlords) conquistò un numero di mondi popolati, possedendo i loro abitanti e tramutandoli in ombre. La tattica
nefasta dei Dreadlords fu mettere nazione contro nazione, manipolandole ed instillando in loro odio e menzogna.
Sargeras sconfisse i Nathrezim facilmente, ma la loro corruzione aggravò ulteriormente le condizioni del Titano.
E quando il dubbio e la disperazione sopraffassero Sargeras, perse tutta la sua fede non solo nella sua missione, ma
anche nella visione dei Titani di un universo ordinato. Probabilmente cominciò a credere che il concetto stesso di ordine
era una follia, e che il caos e la depravazione fossero le uniche verità all'interno dell'oscuro, solitario universo. I suoi
compagni Titani provarono a persuaderlo del suo errore e tentarono di calmare i suoi sentimenti rabbiosi, ma Sargeras
non accolse più i loro credi ottimisti, convincendosi che essi miravano solo ad attutire le sue delusioni. Andatosene dalla
sua truppa per sempre, Sargeras iniziò una ricerca spasmodica per trovare il proprio posto nell'universo. Nonostante il
Pantheon fosse realmente dispiaciuto per la sua partenza, i Titani non poterono prevedere quanto il fratello perduto
sarebbe andato oltre.
La follia di Sargeras consumò le ultime vestigia del suo valente spirito, e credette che i Titani erano direttamente
responsabili per il fallimento nella Creazione. Decise, alla fine, di disfare il loro lavoro nell'universo, formando
un'irresistibile esercito che avrebbe dato alle fiamme l'universo fisico.
Anche la forma di titano di Sargeras si distorse dalla corruzione che aveva alterato il suo cuore una volta nobile. I suoi
occhi, capelli e barba si infiammarono, e sulla sua bronzea pelle si aprirono degli squarci che rivelavano un infinita
fornace di odio.
Nella sua furia, Sargeras distrusse le prigioni degli Eredar e dei Nathrezim, e pianificò la loro liberazione. Queste abili
creature si inginocchiarono di fronte alla vasta rabbia dell'oscuro Titano, e si offrirono di servirlo in qualunque modo
malvagio potevano. Dall'esercito dei potenti Eredar, Sargeras scelse due campioni per comandare il suo demoniaco
esercito di distruzione.
Kil'jaeden, L’Ingannatore, fu scelto per cercare le più oscure razze nell'universo e reclutarle all'interno delle fila
dell'esercito di Sargeras. Il secondo campione, Archimonde, Il Profanatore, fu scelto per comandare le vaste truppe di
Sargeras contro chiunque faceva resistenza alla volontà dell'oscuro Titano.
La prima mossa di Kil'jaeden fu soggiogare al proprio potere i Dreadlords vampirici. I Dreadlords servirono come suoi
agenti personali attraverso l'universo, provando piacere nel localizzare razze primitive e corrompendole per il loro
Maestro. Primo tra tutti i Dreadlords era Tichondrius l’Oscuratore. Tichondrius servì Kil'jaeden come un perfetto
soldato, e fu d'accordo nel portare la bruciante volontà di Sargeras in tutti gli angoli oscuri dell'universo.
Anche l'onnipotente Archimonde utilizzo e potenziò i propri agenti. Chiamando il malefico e barbarico leader del pozzo,
Mannoroth il Distruttore, Archimonde sperò di stabilire una classe combattente d'elite che avrebbe distrutto tutte le vite
delle creature.
Una volta che Sargeras vedette che le sue truppe furono radunate e pronte a seguire ogni suo comando, lanciò le forze
rabbiose all'interno del Grande Buio. Sargeras chiamò il suo crescente esercito la Burning Legion. In questa data, non è
ancora chiaro quanti mondi la loro crociata abbia consumato e bruciato.
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I.III) I Vecchi Dei e l'Ordine di Azeroth
Ignari della missione di distruzione di Sargeras, i Titani continuarono a spostarsi di mondo in mondo, formando ed
ordinando ogni pianeta. Durante il viaggio capitò loro di imbattersi in un piccolo mondo che i suoi abitanti avrebbero
chiamato più tardi Azeroth. Quando i Titani raggiunsero il terreno primordiale, incontrarono un gran numero di creature
elementali ostili. Questi elementali, che adoravano una razza di indicibile male conosciuta semplicemente come i Vecchi
Dei, si coalizzarono per respingere indietro i Titani, mantenendo inviolato il loro mondo dal tocco metallico degli
invasori.
Il Pantheon, disturbato dall'attrazione che esercitavano i Vecchi Dei, chiamò alla guerra contro gli elementali ed i loro
oscuri signori. L'esercito dei Vecchi Dei era comandato dai loro più potenti tenenti: Ragnaros the Firelord, Therazan the
Stonemother, Al'Akir the Windlords e Neptulon the Tidehunter. Le forze del male invasero tutta la superficie del mondo,
arrivando a scontrarsi con i colossali Titani. Nonostante la potenza degli elementali fosse al di là dell'umana
comprensione, le loro forze messe insieme non potevano fermare gli onnipotenti Titani. Uno ad uno, i Lords degli
elementali caddero, e le truppe furono disperse.
Il Pantheon frantumò le cittadelle dei Vecchi Dei, ed incatenò i 4 dei del male nelle profondità del mondo, lontano dalla
superficie. Senza il potere dei Vecchi Dei che tenevano legati gli spiriti rabbiosi al mondo fisico, gli elementali furono
banditi in un piano abissale, dove avrebbero combattuto uno contro l'altro per l'eternità. Con la dipartita degli elementali,
la natura si stabilizzò, ed il mondo si avviò ad un periodo di armonia pacifica. I Titani videro che la minaccia era stata
respinta e si rimisero al lavoro.
I Titani potenziarono un gran numero di razze per farsi aiutare a formare il mondo. Per essere aiutati nello scavo di
gallerie attraverso la Terra, i Titani crearono dei nani di terra dalle pietre magiche viventi. Per dragare la terra per creare
i mari, i Titani crearono gli immensi, ma gentili, Giganti del Mare.
Per molte ere i Titani mossero e formarono la terra, fino a quando crearono un continente perfetto. Al centro del
continente, i Titani crearono un lago di energie scintillanti. Il lago, il quale sarebbe stato nominato la Fonte dell'Eternità,
era la fonte della vita del mondo. Le sue potenti energie consolidarono l'ossatura del mondo, permettendo alla vita di
mettere radici nel suo ricco suolo. Nel tempo, piante, alberi, mostri e creature di ogni tipo cominciarono a popolare il
continente primordiale. E come suggello, nell'ultimo giorno di lavoro i Titani chiamarono il continente Kalimdor: "Terra
dell'Eterna Luce Stellare".
I.IV) L'Incarico dei Draghi
Soddisfatti del piccolo mondo appena ordinato, e dal lavoro finito, i Titani si prepararono per lasciare Azeroth.
Comunque, prima della loro partenza, insignirono le più grandi specie del mondo del compito di vigilare su Kalimdor,
affinchè nessuna forza avrebbe mai potuto minacciare la perfetta tranquillità del mondo. In quel tempo, c'erano molti
Dragonflights. Cinque di loro, mantenevano il dominio sui loro fratelli. E furono proprio questi Dragonflights ad essere
scelti per mantenere la pace sull'amichevole mondo. Il più alto membro del Pantheon, riservò una parte del proprio
potere da dare ad ognuno dei leader dei Dragonflights. Questi maestosi draghi vennero conosciuti come i Grandi Aspetti,
oppure gli Aspetti del Drago.
Aman'Thul, l'Alto Padre del Pantheon, concesse una porzione del suo potere cosmico al gigante drago di bronzo,
Nozdormu. Aman'Thul autorizzò Nozdormu a vigilare sul tempo stesso, e di controllare il sempre bizzarro cammino del
fato e del destino. Lo stoico, onorato Nozdormu venne conosciuto come Il Senzatempo (The Timeless One).
Eonar, il Titano patron di tutta la vita, diede una porzione del suo potere al leviatano rosso, Alexstrasza.
Successivamente, Alexstrasza venne conosciuta con il nome di Life-Binder (colei che lega alla vita), ed avrebbe dovuto
occuparsi di salvaguardare tutte le forme di vita del mondo. A causa della sua suprema saggezza e della compassione
infinita per tutte le cose viventi, Alexstrasza fu incoronata Regina dei Draghi e le venne dato il dominio su tutti i suoi
simili.
Eonar, inoltre, benedì la giovane sorella di Alexstrasza, il drago verde Ysera, donandole influenza sulla natura. Ysera
cadde in una trance eterna, legata al risveglio del Sogno della Creazione. Conosciuta come la Sognatrice, avrebbe dovuto
vigilare sul sottobosco crescente del mondo dal suo verdeggiante reame, l'Emerald Dream (il Sogno di Smeraldo).
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Norgannon, il Titano custode della storia e mago provetto, garantì al drago blu, Malygos, una porzione del suo vasto
potere. D'ora in poi, Malygos sarebbe stato conosciuto come Spell-Weaver, il guardiano della magia e dei misteri arcani.
Khaz'goroth, il Titano formatore e forgiatore di mondi, donò una parte del suo vasto potere all'onnipotente drago nero,
Neltharion. Al benevolente Neltharion, conosciuto successivamente come Earth-Warder, fu dato il dominio della terra e
dei più reconditi luoghi del mondo. Comprese la forza del mondo, e servì come il più grande servitore di Alexstrasza.
Una volta incaricati, i Cinque Aspetti furono chiamati alla difesa del mondo durante l'assenza dei Titani. Con i Draghi
preparati alla salvaguardia delle loro creazioni, i Titani lasciarono Azeroth per sempre. Sfortunatamente fu solo
questione di tempo prima che Sargeras venisse a conoscenza del mondo appena creato.
I.V) Il Risveglio del Mondo e la Fonte dell'Eternità
Diecimila anni prima che gli orchi e gli umani si scontrassero nella Prima Guerra, il mondo di Azeroth era composto da
un singolo, enorme continente circondato dal mare. Quella massa di terra, conosciuta come Kalimdor, era la patria di un
numero disparato di creature e razze, tutte quante impegnate a sopravvivere fra gli elementi selvaggi del mondo. Nel
centro oscuro del continente era locato un misterioso lago di incandescenti energie. Il lago, che fu poi chiamato la Fonte
dell'Eternità, era il vero cuore delle magie del mondo e del potere della natura. Traendo le proprie energie dall'infinito
Grande Buio oltre il mondo, la Fonte agiva come una fonte mistica, rilasciando i propri poteri in tutto il mondo, ed a
tutte le forme di vita.
Al tempo, una primitiva tribù di umanoidi notturni, cautamente trovò la strada per la riva del lago incantato. I selvaggi,
nomadi umanoidi, attirati dalle strane energie della Fonte, costruirono rozze case sulle tranquille rive del lago. Anno
dopo anno, il potere cosmico della Fonte mutò la tribù, rendendola forte, saggia e virtualmente immortale. La tribù
adottò il nome di Kaldorei, che significa "Figli delle Stelle" nella loro lingua nativa. Per celebrare la loro amichevole
società, la tribù costruì grandi strutture e templi attorno il perimetro del lago.
I Kaldorei, o Elfi della Notte come si sarebbero conosciuti dopo, adoravano la dea della luna, Elune, credendo che
dormisse all'interno delle più oscure profondità della Fonte durante il giorno. I più anziani preti degli elfi della notte
studiarono con insaziabile curiosità la Fonte, mirando a svelarne i più reconditi e nascosti segreti. Come la società
cresceva, gli Elfi della Notte esplorarono le vastità di Kalimdor, incontrandone gli altri abitanti. Le sole creature che
posero fine a questa spasmodica ricerca furono gli antichi Draghi. Le grandi bestie erano spesso restìe a farsi vedere, ma
erano sempre state presenti per salvaguardare le terre conosciute da potenziali minaccie. Gli elfi della notte, scoprendo il
ruolo di protettori del mondo dei Draghi, concordarono nel decidere che sarebbe stato meglio non svelarne i segreti, e di
non infastidirli più.
Al tempo, la curiosità degli elfi della notte li guidava alla ricerca ed all'incontro amichevole con numerose potenti entità,
non ultima delle quali era Cenarius, un onnipotente semidio delle foreste primordiali. Nel benevolente Cenarius crebbe
l'affetto per i curiosi elfi della notte e spese tanto tempo nell'insegnare loro riguardo al mondo della natura. I tranquilli
Kaldorei svilupparono una forte empatia con le foreste viventi di Kalimdor, scoprendo l'armonia del bilanciamento della
natura.
E come le ere dal tempo quasi infinito passavano, la civiltà degli Elfi della Notte si espanse, sia territorialmente che
culturalmente. I loro templi, le strade, le dimore furono costruite lungo tutta la vastità dell'oscuro continente. Azshara, la
bellissima e riverita regina degli elfi della notte, costruì un immenso, meraviglioso palazzo sulle rive della Fonte, il quale
offriva ospitalità ai suoi servitori prediletti, tra sale giganti e sfarzesche. I suoi servitori, i quali lei chiamava Quel'dorei o
"Highborne", cominciarono a credersi superiori rispetto ai loro fratelli. Nonostante la Regine Azshara fosse egualmente
adorata da tutta la sua gente, gli Highborne venivano segretamente invidiati ed odiati dal resto degli elfi della notte.
Condividendo la curiosità dei preti riguardo alla Fonte dell'Eternità, Azshara ordinò agli Highborne di scioglierne il
mistero e rivelarne il vero motivo della sua presenza nel mondo. Gli Highborne si buttarono sul loro lavoro a capofitto,
studiando la fonte incessantemente. Col tempo riuscirono a manipolare e controllare le energie cosmiche della Fonte. E
come i
loro esperimenti proseguivano, gli Highborne capirono che potevano usare i poteri appena scoperti sia per creare che per
distruggere a loro piacimento. I disattenti Highborne furono tronfi della loro primitiva magia, ed erano ora risoluti allo
scoprirne i più remoti segreti. Nonostante concordassero che la magia era pericolosissima se utilizzata con
irresponsabilità, Azshara ed i suoi Highborne continuarono a praticare le loro magie senza remore. Cenarius e molti
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eruditi Elfi li avvertirono che sarebbero risultate solo calamità dal giochicchiare con le chiaramente volatili arti magiche.
Anche così, Azshara ed i suoi seguaci continuarono ad espandere i loro poteri.
E come il loro potere cresceva, un distinto cambiamento avvenne in Azshara e nei suoi Highborne. L'orgogliosa,
riservata alta classe diventò crudele e senza sentimenti verso i loro fratelli Elfi della Notte. Un timido pallore velava la
bellezza di una volta di Azshara. Cominciò a scansare tutti i suoi compiti, rifiutando di incontrare nessun'altro se non i
suoi amati Highborne.
Un giovane sapiente dal nome Malfurion Stormrage, che aveva speso molto del suo tempo sulla primitiva arte del
druidismo, cominciò a sospettare che un terribile potere stava corrompendo gli Highborne e la loro amata regina.
Nonostante non fosse cosciente della portata del male che stava arrivando, sapeva che la vita degli Elfi della Notte presto
sarebbe cambiata per sempre...
I.VI) La guerra degli antichi
10.000 anni prima di Warcraft I
L'uso spasmodico della magia da parte degli Highborne, spedì increspature di energia fuoriuscite dalla Fonte
dell'Eternità, nell'Oltre Grande Buio (Great Dark Beyond). La continua onda di energia fu avvertita da terribili menti
aliene. Sargeras - Il Grande Nemico di tutte le vite, Il Distruttore di Mondi - sentì la potente onda di energia e fu guidato
verso la sua origine. Spiando il primitivo mondo di Azeroth, ed avvertendo l'energia illimitata della Fonte dell'Eternità,
Sargeras fu colto da un'insaziabile fame. Il grande oscuro dio dei Nameless Void si decise a distruggere quel flebile
mondo e reclamare le sue energie per se.
Sargeras radunò la sua vasta Burning Legion e puntò direttò all'ignaro mondo di Azeroth. La Burning Legion era
composta da milioni di demoni urlanti, tutti strappati dagli angoli più lontani dell'universo, tutti assetati di conquista.
Archimonde The Defiler, sottoposto di Sargeras, e Mannoroth the Destructor, con i suoi seguaci pronti a colpire.
La Regina Azshara, sopraffatta dalla terribile estasi procurata dalla sua magia, cadde vittima dell'innegabile potere di
Sargeras, e si mise d'accordo per garantirgli l'accesso al suo mondo. Anche gli Highborne caddero vittima dell'inevitabile
corruzione della magia, e cominciarono ad adorare Sargeras come loro dio. Per dimostrare la loro alleanza verso la
Burning Legion, gli Highborne convinsero la loro regina ad aprire un vasto, roteante portale all'interno delle profondità
della Fonte dell'Eternità.
Una volta che i preparativi furono ultimati, Sargeras cominciò la sua catastrofica invasione di Azeroth. I
Demoni-Guerrieri della Burning Legion si dispersero in tutto il mondo passando dalla Fonte dell'Eternità, e cinsero
d'assedio le città dormienti degli Elfi della Notte. Comandati da Archimonde e Mannoroth, la legione passò in massa su
tutte le terre di Kalimdor, lasciando solo cenere e miseria. I Demoni Warlock evocarono infernali infuocati, che
distruggevano come meteore infernali le graziose spirali dei templi di Kalimdor. Una truppa della legione, killer spietati
conosciuti come Doomguard, marciarono attraverso i campi di Kalimdor, uccidendo chiunque incrociassero. Mucchi di
selvaggi, demoniaci Felhounds razziarono le campagne indisturbati. Nonostante i coraggiosi Kaldorei corsero a
difendere le loro antiche terre d'origine, non poterono fare a meno di arretrare, metro per metro, fin quando la furia della
Legione non li massacrò.
Toccò a Malfurion Stormrage trovare aiuto per il popolo assediato. Stormrage, il quale aveva un fratello, Illidan, che
praticava la magia degli Highborne, si infuriò contro la crescente corruzione fra l'alta classe. Convincendo Illidan dal
desistere dalla sua pericolosa ossessione, Malfurion pianificò di trovare Cenarius e creare una forza di resistenza. La
bellissima giovane pretessa, Tyrande, acconsentì di accompagnare i fratelli in nome di Elune. Nonostante Malfurion ed
Illidan condividessero l'amore per l'idealista pretessa, il cuore di Tyrande apparteneva solamente a Malfurion. Illidan
risentiva della storia romantica di suo fratello con Tyrande, ma sapeva che il suo dolore non era nulla in confronto alla
pena che provava per la sua dipendenza dalla magia.
Illidan, ormai capace di utilizzare le potenti arti magiche, faticava a mantenere il controllo del suo quasi straripante
desiderio di incontrare le energie della Fonte ancora una volta. Comunque, con il paziente supporto di Tyrande, fu in
grado di controllarsi ed aiutare suo fratello a trovare l'elusivo semidio, Cenarius. Cenarius, che aveva dimora all'interno
della sacra Moonglade dal distante Monte Hyjal, acconsentì ad aiutare gli Elfi della Notte a trovare gli antichi Draghi e
chiedere il loro aiuto. I Draghi, guidati dal grande rosso leviatano, Alexstrasza, furono concordi nell'impiegare le loro
onnipotenti ali contro i demoni ed i loro infernali gerarchi.
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Cenarius, chiamando gli spiriti delle foreste incantate, radunò un esercito di antichi uomini albero, e li guidò all'assalto
contro la Legione. Come gli Elfi della Notte conversero al tempio di Azshara e alla Fonte dell'Eternità, tutta la crudeltà
della battaglia esplose. Nonostante la forza dei nuovi alleati, Malfurion e gli altri capirono che la Burning Legion non
poteva essere sconfitta con una forza puramente marziale.
Mentre la battaglia infuriava intorno alla capitale di Azshara, la deludente regina aspettava in trepidazione l'arrivo di
Sargeras. Il Signore della Legione stava preparando il passaggio attraverso la Fonte dell'Eternità, per l'ingresso nel
mondo razziato. Siccome l'incredibile immensa ombra spingeva sempre più vicino alla superficie rabbiosa della Fonte,
Azshara radunò i più potenti dei suoi seguaci. Solo combinando le loro magie insieme in un unico flusso, sarebbero
riusciti a creare un passaggio largo abbastanza da permettere a Sargeras di entrare.
Come la battaglia infuriava attraverso i brucianti campi di Kalimdor, avvenne un terribile evento, del tutto inaspettato. I
dettagli di tale evento si sono persi nel tempo, ma si sa che Neltharion, L'Aspetto del Drago della Terra, impazzì durante
un duro contronto contro la Burning Legion. Cominciò a dividersi, le fiamme e la rabbia che eruttavano dalla sua pelle
scura. Facendosi chiamare Deathwing, il drago bruciante si voltò verso i suoi fratelli, e spinse via i 5 Draghi dal campo
di battaglia.
L'improvviso tradimento di Deathwing, fu così distruttivo che i 5 Dragonflights non si ripresero mai veramente. Feriti e
shockati, Alexstrasza e gli altri nobili draghi furono costretti ad abbandonare i loro mortali alleati. Malfurion e la sua
compagnia, ora inevitabilmente sottonumero, a malapena riuscirono a scampare al massacro.
Malfurion, convinto che la Fonte dell'Eternità era l'unico instabile legame dei demoni a questo mondo, insistette che
venisse distrutto. La sua compagnia, sapendo che la Fonte era la sorgente della loro immortalità e dei loro poteri, furono
sconvolti dall'apprendere tale notizia. Tyrande vide la saggezza della teoria di Malfurion, così convinse Cenarius ed i
suoi comandanti ad attaccare il tempio di Azshara e di trovare un modo per distruggere la Fonte.
I.VII) La Separazione del Mondo
Sapendo che la distruzione della Fonte avrebbe prevenuto qualunque uso della magia, Illidan egoisticamente abbandonò
il gruppo e pianificò di avvertire gli Highborne riguardo al piano di Malfurion. A causa della pazzia causata dalla sua
dipendenza dalla magia, e dal risentimento verso il fratello per la storia con Tyrande, Illidan non provò nessun rimorso
nel tradire Malfurion e schierarsi con Azshara ed i suoi seguaci. Soprattutto, Illidan promise di proteggere il potere della
Fonte a qualunque costo.
Col cuore spezzato per la dipartita del fratello, Malfurion guidò la sua compagnia nel cuore del Tempio di Azshara.
Appena irrompero nella camera principale delle udienze, trovarono gli Highborne nel mezzo del loro oscuro incantesimo
finale. La magia corale creò un vortice instabile all'interno delle profondità della Fonte.
E mentre l'ombra umanoide di Sargeras si avvicinava sempre più alla superficie, Malfurion ed i suoi alleati partirono
all'attacco.
Azshara, avendo ricevuto l'avvertimento di Illidan, era ben preparata a loro. Quasi tutti i seguaci di Malfurion caddero di
fronte alla potenza della regina impazzita. Tyrande, tentando di attaccare Azshara alle spalle, fu catturata dagli
Highborne a guardia della regina. Nonostante riuscì a liberarsi dalle guardie,
Tyrande fu ferita gravemente. Quando Malfurion vide cadere il suo amore, entrò in uno stato di rabbia omicida e riuscì a
porre fine alla vita di Azshara.
Mentre la battaglia infuriava all'interno ed all'esterno del tempio, Illidan apparve dalle ombre vicino alla riva della Fonte.
Avendo prodotto un set di fiale speciali, Illidan si inginocchiò, e riempì ogni fiala con le rabbiose acque della fonte.
Convinto che i demoni avrebbero distrutto la civiltà degli Elfi della Notte, pianificò di rubare le acque sacre della Fonte
e di tenere le sue energie per se stesso.
La conseguenza della battaglia tra Malfurion ed Azshara, buttò le magie attentamente create dagli Highborne nel caos. Il
vortice instabile all'interno della Fonte esplose, innescando una catena di eventi catastrofici che avrebbero separato per
sempre il mondo. L'esplosione massiccia frantumò il tempio fino alle fondamenta, e spedì immense scosse di terremoto
attraversò il mondo torturato. Mentre l'orrorifica battaglia tra la Legione e gli elfi della notte infuriava intorno e sopra le
rovine della Capitale, l'espansione della Fonte cessò, fino a farla collassare su se stessa.
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Il risultato dell'esplosione catastrofica distrusse la terra ed annullò il cielo.
E come la serie di terremoti provocati dalla Fonte scossero il mondo fino alle fondamenta, i mari ricoprirono gli spazi
feriti lasciati dalla terra. Circa l'ottanta per cento della massa di Kalimdor fu spazzata via, lasciando solo una manciata di
continenti circondati dal nuovo, rabbioso mare. Al centro del nuovo mare, dove una volta c'era la Fonte dell'Eternità,
rimase una tumultuosa tempesta di furia ed energie caotiche. Questo terribile vortice, chiamato Maelstrom, non avrebbe
mai cessato il suo rabbioso roteare. Sarebbe rimasto a testimonianza di una terribile catastrofe... e dell'era utopica persa
per sempre.
Chissà come, contro tutte le previsioni, la Regina Azshara ed i suoi Highborne riuscirono a sopravvivere alla prova.
Torturati dalla potenza che avevano scatenato, Azshara ed i seguaci furono trascinati sul fondo del mare rabbioso creato
dall'implosione della Fonte. Maledetti - trasformati - assunsero nuove forme e diventarono gli odiati Naga. Azshara
stessa si espanse con odio e rabbia, diventando mostruosa, riflettendò la malvagità e l'odio che aveva sempre nascosto
nel suo cuore.
Lì, sul fondo del Maelstrom, i Naga costruirono per se una nuova città, Nazjatar, dalla quale avrebbero ricostituito il loro
potere. Ci sarebbero voluti più di diecimila anni prima che i Naga rivelassero la loro esistenza al mondo.
I.VIII) Il Monte Hyjal ed il Regalo di Illidan
I pochi Elfi della Notte che sopravvissero alla terribile esplosione, si radunarono insieme, e lentamente trovarono il
modo di approdare sull'unica terra in vista. Chissà come, per la grazia di Elune, Malfurion, Tyrande e Cenarius
sopravvissero alla Grande Divisione. Gli eroi feriti si accordarono per guidare i pochi sopravvissuti e stabilire una nuova
casa per la loro gente. E mentre viaggiavano in silenzio, presero atto della devastazione subita dal loro mondo e
realizzarono che le loro passioni avevano condotto alla distruzione intorno a loro. Nonostante Sargeras e la legione
furono banditi dal mondo dalla distruzione della Fonte, Malfurion ed i suoi compagni furono lasciati a ponderare sul
terribile costo della vittoria.
Ci furono molti Highborne che sopravvissero al cataclisma provocato. Riuscirono ad approdare sulle coste della nuova
terra insieme agli Elfi della Notte. Nonostante Malfurion non credesse alle motivazioni degli Highborne, era soddisfatto
del fatto che non avrebbero mai più potuto fare danni senza le energie della Fonte.
Mentre la massa ferita degli Elfi della Notte approdò sulle coste di una nuova terra, videro che la sacra montagna, Hyjal,
era sopravvissuta alla catastrofe. Cercando di fondare una nuova casa per se stessi, Malfurion e gli elfi della notte
scalarono le pareti di Hyjal e raggiunsero la cima. Scendendo all'interno del cratere di Hyjal, nella parte più nascosta
dalle enormi cime del monte, trovarono un piccolo lago tranquillo. Inorridendo, scoprirono che le acque del lago erano
state corrotte dalla magia.
Illidan, essendo lui stesso sopravvissuto dalla Divisione, aveva raggiunto Hyjal molto tempo prima di Malfurion e degli
elfi della notte. Nel suo folle piano di conservare la magia nel mondo, Illidan svuotò le sue fiale, che contenevano la
preziosa acqua presa dalla Fonte dell'Eternità, all'interno del lago. Le potenti energie della Fonte velocemente si
innescarono e si unirono per dare vita ad una nuova Fonte dell'Eternità. Illidan, esultante, credendo che la nuova Fonte
fosse un regalo per le generazioni future, fu sconvolto quando Malfurion lo rintracciò. Malfurion spiegò a suo fratello
che la magia per definizione era caotica, e che il suo uso avrebbe inevitabilmente portato alla corruzione ed a conflitti.
Ed ancora, Illidan rifiutò di abbandonare i suoi poteri magici.
Sapendo bene dove i folli piani di Illidan avrebbero condotto, Malfurion decise di affrontare l'affamato di poteri fratello
una volta per tutte. Con l'aiuto di Cenarius,Malfurion sigillò Illidan all'interno di una vasta prigione sotterranea, dove
sarebbe rimasto incatenato e senza poteri fino alla fine dei tempi. Per assicurarsi la prigionia del fratello, Malfurion
elesse un giovane attendente, Maiev Shadowsong, ad essere la guardia personale di Illidan.
Sapendo che la distruzione della nuova Fonte avrebbe potuto scatenare una catastrofe ancora più grande, gli elfi della
notte decisero di lasciarla dov'era. Comunque Malfurion dichiarò che non si sarebbe mai più potuto praticare le arti
magiche. Sotto l'occhio vigile di Cenarius, cominciarono a studiare le antiche arti del druidismo, che avrebbero
eventualmente potuto guarire il mondo devastato, ed avrebbero potuto far ricrescere le loro amate foreste ai piedi del
monte Hyjal .
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I.IX) L’Albero del Mondo e il Sogno di Smeraldo
9.000 anni prima di Warcraft I
Per molti anni, gli elfi scuri lavorarono instancabili per ricostruire quel che potevano della loro antica terra. Lasciando
che i loro templi in rovina e le strade fossero ricoperti, essi costruirono le loro nuove case tra i verdeggianti alberi e le
ombreggiate colline alla base dell’Hyjal. Col tempo, i draghi sopravvissuti alla grande Separazione uscirono dalle loro
dimore segrete.
Alextrasza la rossa, Ysera la verde e Nozdormu il bronzeo discesero sulle tranquille radure dei druidi e sorvegliarono i
frutti del lavoro degli elfi scuri. Malfurion, che era diventato un arci-druido di potere immenso, diede il benvenuto ai
potenti draghi e raccontò loro della creazione del nuovo Pozzo dell’Eternità. I grandi draghi furono allarmati alla cattiva
notizia e ipotizzarono che finchè il Pozzo fosse rimasto, la Legione avrebbe potuto un giorno ritornare ed assaltare
nuovamente il mondo. Malfurion ed i tre draghi fecero un patto per mantenere sicuro il Pozzo ed assicurarsi che gli
agenti della Legione di Fuoco non avrebbero mai trovato la strada per tornare nel mondo.
Alextrasza, la Portatrice di Vita, mise una singola ghianda incantata nel cuore del Pozzo dell’Eternità. La ghianda,
attivata dalla potente acqua magica, sbocciò alla vita come un colossale albero. Le potenti radici dell’albero crebbero
dall’acqua del pozzo e la sua verdeggiante chioma sembrò toccare il soffitto del cielo. L’immenso albero sarebbe stato
un eterno simbolo del legame tra gli elfi scuri e la natura, e le sue energie portatrici di vita si sarebbero inoltre estese per
curare il resto del mondo. Gli elfi scuri diedero al loro Albero del Mondo il nome di Nordrassil, che significa “corona dei
paradisi” nella loro lingua natia.
Nozdormu, il Senzatempo, lanciò un incantesimo sull’Albero del Mondo per assicurare che finchè il colossale albero
fosse rimasto, gli elfi scuri non sarebbero mai invecchiati o caduti preda di malattie.
Ysera, la Sognatrice lanciò anche lei un incantesimo sull’Albero del Mondo, collegandolo con il proprio reame, la
dimensione eterea conosciuta come il Sogno di Smeraldo.. Il Sogno di Smeraldo, un’ampio immutabile mondo
spirituale, esiste al di fuori dei confini del mondo fisico. Dal Sogno, Ysera regolava il flusso e la crescita della natura e il
cammino evolutivo del mondo stesso. I druidi degli elfi scuri, incluso lo stesso Malfurion, furono legati al Sogno
attraverso l’Albero del Mondo. Come parte del patto mistico, i druidi accettarono di dormire per periodi di secoli in
modo che i loro spiriti potessero vagari per gli infiniti sentieri delle Vie del Sogno di Ysera. Sebbene i druidi fossero
addolorati alla prospettiva di perdere in ibernazione così tanti anni delle loro vite, accettarono altruisticamente di
rispettare il loro patto con Ysera.
I.X) L’Esilio degli Elfi Alti
7.300 anni prima di Warcraft I
Con il passare dei secoli la nuova società degli elfi scuri crebbe forte e si diffuse attraverso l’amichevole foresta che
avevano preso a chiamare Ashenvale. Molte delle creature e delle specie che si trovavano in abbondanza prima della
Grande Separazione, come furbolg e quilboars erano riapparse ed avevano prosperato sulla terra. Sotto la benevola guida
dei druidi, gli elfi scuri godettero di un’epoca senza precedenti di pace e tranquillità sotto le stelle.
Comunque molti degli originari Highborne sopravvissuti erano rimasti inquieti. Come Illidan prima di loro, essi erano
caduti vittime della mancanza causata dalla perdita della loro bramata magia. Essi erano tentati di sfruttare le energie del
Pozzo dell’Eternità ed esultare nelle loro pratiche magiche. Dath’Remar, l’insolente, tacito capo degli Highborne,
cominciò a deridere pubblicamente i druidi, chiamandoli codardi per il rifiuto di utilizzare la magia che lui diceva
appartenere loro di diritto. Malfurion e i druidi contraddissero gli argomenti di Dath’Remar e avvertirono gli Highborne
che ogni uso della magia sarebbe stato punibile con la morte. In un insolente e fallimentare tentativo di convincere i
druidi ad abrogare la loro legge, Dath’Remar e i suoi seguaci scatenarono una terribile tempesta magica su Ashenvale.
I druidi non poterono risolversi a condannare a morte tanti del loro simili, così decisero di esiliare gli sconsiderati
Highborne dalle loro terre. Dath’Remar e i suoi seguaci, lieti di essersi alla fine sbarazzati dei loro cugini conservatori, si
imbarcarono su una serie di navi speciali e cominciarono la navigazione. Per quanto nessuno di loro immaginasse cosa li
aspettava al di là delle acque dell’iroso Maelstrom, essi erano impazienti di stabilire una propria patria nella quale
avrebbero potuto praticare la loro desiderata magia impunemente. Gli Highborne, o Quel’dorei, come li aveva battezzati
in epoche passate Azshara, avrebbero infine preso terra nel continente orientale che gli uomini avrebbero chiamato
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Lordaeron. Essi progettarono di edificare un loro regno magico, Quel’Talas, e di rifiutare i precetti di adorazione della
luna e dell’attività notturna degli elfi scuri. Da ora in poi essi avrebbero abbracciato il sole e sarebbero stati conosciuti
solo come Alti Elfi.
I.XI) Le Sentinelle e la Lunga Veglia
Con la partenza degli ostinati cugini, gli elfi scuri riportarono la loro attenzione alla sicurezza della loro patria incantata.
I druidi, percependo che il loro periodo di ibernazione stava avvicinandosi, si prepararono al sonno e lasciarono i/le loro
amati/e e le loro famiglie. Tyrande, che era diventata l’Alta Sacerdotessa di Elune, chiese al suo amato, Malfurion di non
lasciarla per il Sogno di Smeraldo di Ysera. Ma Malfurion, legato dall’onore ad entrare nelle Strade di Sogno, diede
l’addio alla sacerdotessa e giurò che non sarebbero stai mai separati finchè fossero stati legati dall’amore.
Lasciata sola a proteggere Kalimdor dai pericoli del nuovo mondo, Tyrande riunì una potente forza combattente tra le
sue sorelle elfe scure. Le impavide, perfettamente addestrate donne guerriere che si erano impegnate nella difesa di
Kalimdor vennero conosciute come le Sentinelle. Nonostante esse preferissero pattugliare personalmente le ombreggiate
foreste di Ashenvale, avevano molti alleati che si sarebbero potuti chiamare in occasioni urgenti.
Il semidio Cenarius rimase nelle vicinanze, nelle Moonglades del Monte Hyjal. I suoi figli, conosciuti come i Custodi del
Bosco (Keepers of the Grove), sorvegliavano da vicino gli elfi scuri e regolarmente aiutavano le Sentinelle a mantenere
la pace nel territorio. Persino le timide figlie di Cenarius, le driadi, si fecero vedere con crescente frequenza.
Il compito di pattugliare Ashenvale tenne occupata Tyrande, ma senza Malfurion al proprio fianco essa conobbe poca
gioia. Con il passare dei lunghi secoli del sonno dei druidi, la sua paura di una seconda invasione dei demoni crebbe.
Ella non riusciva a scrollarsi di dosso la crescente sensazione che la Legione Infuocata era ancora la fuori, oltre la
Grande Oscurità del Cielo, a progettare la sua vendetta contro gli elfi scuri ed il mondo di Azeroth.
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Capitolo II: IL NUOVO MONDO
II.I) La Fondazione di Quel’Thalas
6.800 anni prima di Warcraft I
Gli Alti Elfi, guidati da Dath’Remar, si lasciarono Kalimdor alle spalle e sfidarono le tempeste del Maelstrom. Le loro
flotte vagabondarono tra i resti del mondo per molti lunghi anni, ed essi scoprirono misteri e regni perduti lungo il
viaggio. Dath’Remar, che aveva preso il nome di Sunstrider (o “colui che vuole camminare di giorno”), vide luoghi di
considerevole potere sui quali costruire una nuova patria per la sua gente.
La sua foltta finalmente approdò sulle spiagge del regno che gli uomini avrebbero più avanti chiamato Lordaeron.
Spingendosi nell’entroterra, gli alti elfi fondarono un avamposto nelle tranquille Tirisfal Glades. Dopo pochi anni, molti
di essi cominciarono ad impazzire. Fu teorizzato che qualche cosa di malvagio dormisse sotto quella particolare parte del
mondo, ma le voci non furono mai dimostrate fondate. Gli alti elfi tolsero l’accampamento e si mossero a nord verso
un’altra terra ricca di energie.
Mentre gli alti elfi attraversavano le aspre e montagnose terre di Lordaeron, il viaggio diventò più pericoloso. Da quando
essi si erano effettivamente distaccati dal Pozzo dell’Eternità, molti di loro erano caduti ammalati per il clima rigido o
erano morti di fame. Il cambiamento che più turbava, comunque, era il fatto che essi non erano più immortali o immuni
agli elementi. Inoltre persero qualche cosa in altezza e la loro pelle perse il suo caratteristico tono violaceo. Nonostante
le loro fatiche, essi incontrarono creature fantastiche mai viste a Kalimdor. Essi trovarono anche tribù di primitivi umani
che cacciavano nelle antiche foreste. Comunque, la minaccia più spaventosa che essi incontrarono furono i voraci e
astuti troll delle foreste di Zul’Aman.
I troll pellemuschiati potevano rigenerare gli arti perduti e curare dolorose ferite fisiche, ma dimostrarono di essere una
razza malvagia e barbara. L’Impero Amani si era allungato attraverso la maggior parte del nord di Lordaeron, e i troll
avevano combattuto duramente per mantenere fuori dai loro confini gli sgraditi stranieri. Gli elfi svilupparono un
profondo disgusto per i perversi troll e li uccidevano a vista ogni volta che li incontravano.
Dopo molti lunghi anni, gli alti elfi finalmente trovarono una terra che ricordava Kalimdor. Nelle profondità delle foreste
nel nord del continente, essi fondarono il regno di Quel’Thalas e giurarono di creare un potente impero che avrebbe reso
piccolo quello dei loro cugini Kaldorei. Sfortunatamente scoprirono presto che Quel’Talas era fondata sulle rovine di
un’antica città troll da loro considerata sacra. Praticamente subito i troll cominciarono ad attaccare in massa l’avamposto
elfico.
Gli ostinati elfi, contrari a lasciare la loro nuova terra, utilizzarono le magie racimolate dal Pozzo dell’Eternità e tennero
lontani i selvaggi troll. Sotto il comando di Dath’Remar gli elfi furono in grado di sconfiggere le orde di Amani che li
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superavano numericamente di dieci a uno. Alcuni elfi, allarmati dagli antichi avvertimenti dei Kaldorei, sentirono che
l’uso della magia avrebbe potuto richiamare l’attenzione della bandita Legione Infuocata. Quindi essi decisero di
nascondere la loro terra sotto una barriera protettiva che avrebbe permesso di utilizzare gli incantesimi. Essi costruirono
una serie di monolitiche pietre runiche (Runestones), in vari punti attorno a Quel’Talas, che avrebbero segnato i confini
della barriera magica. Le Runestone non avrebbero solo nascosto la magia elfica da pericoli extradimensionali, ma li
avrebbe anche aiutati a spaventare le superstiziose orde troll.
Con il passare del tempo Quel’Talas divenne uno splendente monumento agli sforzi e alle abilità magiche degli alti elfi.
I bei palazzi erano costruiti nello stesso stile architettonico delle antiche sale di Kalimdor, anch’essi intessuti con la
topografia naturale del terreno. Quel’Talas era diventata lo splendente gioiello che gli elfi avevano desiderato creare. Il
Concilio di Silvermoon fu fondato come potere dominante di Quel’Talas, benché la Dinastia Sunstrider mantenesse un
certo potere politico. Comprensivo di sette dei più alti signori elfi, il Concilio lavorò per garantire la sicurezza delle terre
e delle persone elfiche. Circondati dalla loro barriera protettiva, gli alti elfi rimasero indifferenti ai vecchi avvertimenti
dei Kaldorei e continuarono ad usare manifestamente la magia in molti aspetti delle loro vite.
Per quasi quattromila anni gli alti elfi alti vissero in pace all’interno dell’isolata sicurezza del loro regno. Cionondimeno,
i vendicativi troll non erano stati sconfitti così facilmente. Essi cospirarono e progettarono nelle profondità delle foreste
e aspettarono che il numero delle loro orde crescesse. Alla fine un potente esercito troll caricò dalle ombrose foreste e
ancora una volta mise l’assedio alle splendenti guglie di Quel’Thalas
II.II) Arathor e le Guerre Troll
2.800 anni prima di Warcraft I
Mentre gli elfi alti combattevano per la loro stessa vita contro il furioso assalto troll, le sparse tribù nomadi degli umani
di Lordaeron lottarono per consolidare le proprie terre tribali. Le tribù dei primi umani si razziarono l’un l’altra le
colonie, con poca attenzione all’unità razziale o all’onore. Eppure una tribù, conosciuta come Arathi, vide che i troll
stavano diventando un pericolo troppo grande per essere ignorato. Gli Arathi desiderarono porre tutte le tribù sotto il
loro dominio, così da fornire un fronte unificato contro le orde dei troll.
Nel corso di sei anni, gli astuti Arathi manovrarono e sconfissero le tribù rivali. Dopo ogni vittoria, gli Arathi offrirono
pace ed uguaglianza alla popolazione conquistata, guadagnandosi la lealtà degli sconfitti. Finalmente gli Arathi
arrivarono ad includere molte tribù diverse, e le file del suo esercito crebbero enormemente. Convinti che avrebbero
potuto tener testa alle orde troll o eventualmente agli appartati elfi se necessario, i generali Arathi decisero di costruire
una potente città fortificata nelle regioni del sud di Lordaeron. La città stato, chiamata Strom, divenne la capitale della
nazione Arathi, Arathor. Con la prosperità di Arathor, gli umani di tutto il continente si spinsero a sud verso la
protezione e la sicurezza di Strom.
Uniti sotto una bandiera, le tribù umane svilupparono una forte cultura ottimistica. Thoradin, re di Arathor, sapeva che i
misteriosi elfi nelle terre del nord erano sotto costante assedio dei troll, ma rifiutò di rischiare la sicurezza delle sue genti
per difendere gli appartati stranieri. Molti mesi passarono dalle voci trapelate dal nord di una supposta sconfitta degli
elfi. Fu solo quando degli ambasciatori di Quel’Thalas raggiunsero Strom che Thoradin comprese quanto fosse
realmente grande il pericolo dei troll.
Gli elfi informarono Thoradin che gli eserciti troll erano così vasti che una volta che avessero distrutto Quel’Thalas,
avrebbero mosso guerra alle terre del sud. I disperati elfi, in atroce necessità di aiuto militare, accettarono
frettolosamente di insegnare ad alcuni umani selezionati l’utilizzo della magia, in cambio del loro aiuto contro le orde.
Thoradin, pur sospettoso di ogni magia, accettò di aiutare gli elfi in caso di necessità. Qualsi immediatamente, stregoni
elfi arrivarono ad Arathor e cominciarono ad istruire un gruppo di umani nelle vie della magia.
Gli elfi scoprirono che benché gli umani fossero innatamente imbranati nell’utilizzo della magia, essi possedevano una
sorprendente affinità naturale con essa. A cento uomini furono insegnate le basi fondamentali dei segreti della magia
elfica: nulla più di quanto era assolutamente necessario per combattere i troll. Convinti che i loro studenti umani fossero
pronti ad aiutare nella lotta, gli alfi lasciarono Strom e viaggiarono verso nord assieme alle potenti armate di re
Thoradin.
Gli eserciti uniti di elfi e umani si scontrarono con le schiaccianti orde troll ai piedi delle Montagne Alterac. La battaglia
durò molti giorni, ma le infaticabili armate di Arathor non furono mai stanche e non cedettero mai un centimetro davanti
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ai furiosi assalti troll. I signori elfi giudicarono che era venuta l’ora di scatenare il potere della loro magia sul nemico. I
cento maghi umani e la moltitudine di stregoni elfi chiamarono la furia dei cieli ed illuminarono gli eserciti troll. I fuochi
elementari impedirono ai troll di rigenerare le ferite, e bruciarono le loro forme torturate dall’interno.
Come le armate troll ruppero i ranghi e tentarono di fuggire, le armate di Thoradin li rincorsero e uccisero fino all’ultimo
dei loro soldati. I troll non si sarebbero mai ripresi completamente dalla loro sconfitta, e la storia non avrebbe mai più
visto i troll riunirsi nuovamente in una nazione. Accertatisi che Quel’Thalas era stata salvata dalla distruzione, gli elfi
diedero pegno della lealtà e della loro amicizia alla nazione di Arathor e alla discendenza del suo re, Thoradin. Umani ed
elfi avrebbero coltivato relazioni pacifiche per gli anni a venire.
II.III) I Guardiani di Tirisfal
2.700 anni prima di Warcraft I
Con l’assenza dei troll nelle terre settentrionali, gli elfi di Quel’Thalas tesero i loro sforzi nella ricostruzione della loro
gloriosa patria. Le vittoriose armate di Arathor erano ritornate alla casa nelle terre meridionali di Strom. La società
umana di Arathor crebbe e prosperò anche se Thoradin, per paura che il suo regno si sarebbe sbriciolato se si fosse
esteso troppo, mantenne Strom come centro dell’impero Arathoriano. Dopo molti anni pacifici di crescita e commercio,
il potente Thoradin morì di vecchiaia, lasciando la nuova generazione di Arathor libera di espandere l’impero oltre le
terre di Strom.
I cento maghi originali, addestrati nelle vie della magia dagli elfi, espansero i loro poteri e studiarono le discipline
mistiche dell’intessere incantesimi in maniera molto più dettagliata. Questi maghi, inizialmente scelti per le loro forti
volontà e gli spiriti nobili, avevano sempre praticato la loro magia con attenzione e responsabilità; comunque essi
trasmisero i loro segreti e poteri ad una nuova generazione che non aveva concezione dei rigori della guerra e la
necessità di auto-limitarsi. Questi giovani maghi cominciarono a praticare la magia per guadagno personale più che per
qualunque responsabilità verso i loro simili.
Con la crescita e l’espansione dell’impero in nuove terre, anche i giovani maghi si sparpagliarono per le terre.
Brandendo i loro poteri mistici, i maghi proteggerono i loro fratelli dalle creature selvagge della terra e resero possibile
la costruzione di nuove città stato nelle terre selvagge. Inoltre, con la crescita dei loro poteri, i maghi divennero sempre
più presuntuosi e isolati dal resto della società.
Dalaran, la seconda città stato Arathoriana, fu fondata nelle terre settentrionali di Strom. Molti maghi novellini si
lasciarono alle spalle i restrittivi confini di Strom e viaggiarono fino a Dalaran, dove speravano di utilizzare i loro nuovi
poteri con maggiore libertà. Quasti maghi utilizzarono le loro abilità per costruire le guglie incantate di Dalaran e
divertirsi nell’approfondire i propri studi. I cittadini di Dalaran tolleravano gli sforzi dei maghi e costruirono una confusa
economia sotto la protezione del loro difensori utilizzatori di magia. Tuttavia, più i maghi praticavano le loro arti, più il
tessuto della realtà attorno a Dalaran cominciava a indebolirsi e lacerarsi.
I sinistri agenti della Legione Infuocata, che erano stati espulsi quando il Pozzo dell’Eternità era collassato, furono
richiamati nel mondo dall’utilizzo incurante della magia dei maghi di Dalaran. La maggior parte degli incontri
demoniaci erano eventi isolati, ed i Magocrati al potere fecero il possibile per tenere questi eventi nascosti al pubblico. I
maghi più potenti furono mandati a catturare gli elusivi demoni, ma spesso si ritrovarono soverchiati senza speranza dai
solitari agenti della potente Legione.
Dopo pochi mesi i superstiziosi cittadini cominciarono a sospettare che i loro sovrani stregoni gli nascondevano qualcosa
di terribile. Voci di rivoluzione cominciarono a diffondersi per le strade di Dalaran quando i paranoici cittadini si
interrogarono sulle motivazioni e le pratiche dei maghi che avevano inizialmente ammirato. I Magocrati, temendo che i
cittadini si sarebbero rivoltati e che Strom avrebbe preso provvedimenti contro di loro, si rivolsero agli unici che
sentivano avrebbero capito il loro particolare problema: gli elfi.
Al sentire le novità dei Magocrati sull’attività demoniaca a Dalaran, gli elfi immediatamente mandarono i loro maghi più
forti nelle terre umane. I maghi elfi studiarono le energie presenti in Dalaran, e fecero un rapporto dettagliato di tutte le
attività demoniache che avevano osservato. Essi conclusero che benché ci fossero solo pochi demoni liberi per il mondo,
la Legione stessa rimaneva un terribile pericolo finchè gli umani avessero continuato ad utilizzare le forze della magia.
Il Concilio di Silvermoon, che governava sugli elfi di Quel’Thalas, stipulò un patto segreto con i Magocrati di Dalaran.
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Gli elfi raccontarono ai Magocrati la storia dell’antica Kalimdor e della Legione Infuocata, una stora che ancora
minacciava il mondo. Essi informarono gli umani che finchè avessero utilizzato la magia, essi avrebbero avuto bisogno
di proteggere la popolazione dai malvagi agenti della Legione. I Magocrati proposero l’idea di potenziare un singolo
campione mortale che avrebbe utilizzato il loro potere collettivo per combattere una infinita guerra segreta contro la
Legione. Era stancante il fatto che la maggior parte dell’umanità non avrebbe mai dovuto sapere dei guardiani o del
pericolo della Legione per paura che si sarebbero ribellati per il panico e la paranoia. Gli elfi accettarono la proposta e
fondarono una società segreta che avrebbe vigilato sulla selezione del Guardiano ed avrebbe aiutato ad arginare
l’avvento del caos nel mondo.
La società tenne l’incontro segreto nelle ombreggiate Tirisfal Glades, dove gli alti elfi si erano per la prima volta stabiliti
a Lordaeron. Inoltre, denominarono la setta segreta Guardiani di Tirisfal. I campioni mortali che erano stati scelti per
essere Guardiani vennero impregnati con incredibili poteri di entrambe le magie elfica e umana.. Tuttavia ci sarebbe
potuto essere un solo Guardiano alla volta, perché avrebbe detenuto un potere così enorme che avrebbe potuto essere
maneggiato da un solo individuo con lo scopo di cacciare gli agenti della Legione, dovunque fossero stati scoperti nel
mondo. Il potere del Guardianoera così grande che solo il Concilio di Tirisfal aveva il permesso di scegliere il potenziale
successore al ruolo di Difesa. Ogni volta che il guardiano fosse diventato troppo vecchio, affaticato dalla guerra segreta
contro il caos, il Concilio avrebbe scelto un nuovo campione, e sotto determinate condizioni, avrebbe connesso il potere
del Guardiano al nuovo agente.
Con il passare delle generazioni, i Guardiani difesero le masse dell’umanità dall’invisibile minaccia della Legione
Infuocata attraverso tutte le terre di Arathor e Quel’Thalas. Arathor crebbe e prosperò mentre l’utilizzo della magia si
diffondeva attraverso l’impero. Nel frattempo i Guardiani vigilavano attentamente alla ricerca di possibili segnali di
attività demoniaca.
II.IV) Ironforge – Il risveglio dei Nani
2.500 anni prima di Warcraft I
Nei tempi antichi, dopo che i Titani avevano lasciato Azeroth, i loro figli, conosciuti come earthen, continuarono a
formare e sorvegliare i profondi recessi del mondo. Gli earthen erano ampiamente indifferenti agli affari delle razze di
superficie e rimasero sicuri nelle profondità della terra.
Quando il mondo fu separato dall’implosione del Pozzo dell’Eternità, gli earthen ne furono profondamente influenzati.
Fondendosi con il dolore della terra stessa, gli earthen persero gran parte della loro identità e si sigillarono nelle camere
di pietra dove inizialmente erano stati creati. Uldaman, Uldum, Ulduar… questi i nomi delle antiche città dei Titani dove
gli earthen avevano preso forma. Seppelliti profondamente all’interno del mondo, gli earthen erano rimasti in pace per
quasi ottomila anni.
Benché non sia chiaro cosa li avesse svegliati, gli earthen sigillarono all’interno di Uldaman chiunque si svegliasse dal
loro sonno auto-imposto. Questi earthen scoprirono di essere cambiati in modo significativo durante l’ibernazione. Le
loro pelli di roccia si erano ammorbidite ed erano diventate lisce, ed i loro poteri sulla pietra e la terra erano scomparsi.
Essi erano diventati creature mortali.
Chiamando se stessi nani, gli ultimi earthen lasciarono le sale di Uldaman e si avventurarono nel mondo nascente.
Ancora cullati dalla sicurezza e dalle meraviglie delle loro abissali abitazioni, essi fondarono un immenso regno sotto le
più alte montagne della terra. Essi chiamarono la loro terra Khaz Modan, o “Montagna di Khaz”, in onore del Titano
forgiatore, Khaz’goroth.
Nella costruzione di un altare per i loro padri Titani, i nani crearono una potente forgia nel cuore della montagna. Così la
città che crebbe intorno alla forgia sarebbe stata chiamata per sempre Ironforge.
I nani, affascinati per natura dalla modellazione di gemme e pietra, cominciarono a scavare le montagne circostanti alla
ricerca di minerali preziosi. Soddisfatti dalle loro fatiche sotto il mondo, i nani rimasero isolati dagli affari dei loro vicini
abitanti in superficie.
II.V) I Sette Regni
1.200 anni prima di Warcraft I
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Strom continuò a funzionare come il fulcro centrale di Arathor ma, come con Dalaran, molte nuove città stato sorsero
per il continente di Lordaeron. Gilneas, Alterac e Kul Tiras furono le prima città stato a sorgere, e benché ciascuna di
esse avesse le proprie dogane e i propri commerci, tutte erano sottoposte all’autorità di Strom.
Sotto il vigile sguardo dell’Ordine di Tirisfal, Dalaran divenne il principale centro di insegnamento per i maghi di tutte le
terre. I Magocrati che governavano Dalaran fondarono le Kirin Tor, una setta specializzata incaricata di catalogare e
ricercare ogni incantesimo, artefatto, e oggetto magico mai conosciuto dall’umanità
Gilneas e Alterac divennero potenti sostenitori di Strom e crearono potenti eserciti che esploravano le montagnose terre
meridionali di Khaz Modan. Fu durante questo periodo che gli umani incontrarono per la prima volta l’antica razza dei
nani e viaggiarono nelle loro caverne sotterranee fino alla città di Ironforge. Gli umani e i nani condivisero molti segreti
sulla lavorazione dei metalli e sull’ingegneria, e scoprirono un amore comune per la battaglia e la narrazione.
La città stato di Kul Tiras, fondata su un’ampia isola a sud di Lordaeron, sviluppò una prospera economia basata sulla
pesca e la navigazione. Col tempo, Kul Tiras costruì una potente flotta di vascelli mercantili che navigavano per tutte le
terre conosciute alla ricerca di beni esotici da commerciare e vendere. Nonostante l’economia di Arathor fosse fiorente,
il suo principale elemento cominciò a disgregarsi.
Nel tempo, i signori di Strom cercarono di spostare i loro possedimenti nelle lussureggianti terre settentrionali di
Lordaeron e di lasciare le aride terre meridionali. Gli eredi di Re Thoradin, ultimi discendenti della linea Arathi, si
batterono perché Strom non venisse abbandonata incorrendo così nello scontento della maggior parte della cittadinanza
che era altrettanto ansiosa di partire. I signori di Strom, cercando di trovare purezza e illuminazione nell’incontaminato
nord, decisero di lasciarsi alle spalle la loro antica città. Lontani a nord di Dalaran, i signori di Storm costruirono una
nuova città stato che chiamarono Lordaeron. L’intero continente avrebbe preso il nome da questa città. Lordaeron
divenne la mecca per viaggiatori religiosi e per tutti quelli che cercavano pace interiore e sicurezza.
I discendenti degli Arathi, rimasti tra le mura fatiscenti dell’antica Strom, decisero di incamminarsi a sud oltre le
montagne rocciose di Khaz Modan. Il loro viaggio terminò finalmente dopo molte lunghe stagioni, ed essi si stabilirono
nelle regioni settentrionali del continente che avrebbero chiamato Azeroth. In una fertile valle essi fondarono il regno di
Stormwind, che presto divenne completamente autosufficiente.
I pochi guerrieri ancora rimasti a Strom decisero di restare e fare da guardia alle antiche mura della loro città. Strom non
era più il centro dell’impero, ma si sviluppò in una nuova nazione conosciuta come Stormgarde. Sebbene ogni città stato
fosse diventata prospera, l’impero di Arathor si era praticamente disintegrato. Con lo sviluppo di proprie credenze e
leggi, ogni nazione divenne sempre più distante e separata dalle altre. Alla fine la visione di Re Thoradin di una umanità
unificata era svanita.
II.VI) Aegwynn e la Caccia al Drago
823 anni prima di Warcraft I
Mentre le politiche e le rivalità delle sette nazioni umane crescevano e svanivano, la linea dei Guardiani rimaneva
costantemente attenta contro il caos. C’erano stati molti guardiani negli anni, ma uno solo aveva mantenuto i poteri
magici di Tirisfal a tempo indeterminato. Una delle ultime Guardiane dell’epoca si distinse contro le ombre come
potente guerriera. Aegwynn, una coraggiosa ragazza umana, guadagnò l’approvazione dell’Ordine e ricevette il compito
della Guardia. Aegwynn lavorò vigorosamente per cacciare e sradicare i demoni dovunque li trovasse, ma spesso sfidò
l’autorità del Consiglio di Tirisfal dominato dai maschi. Ella credeva che gli antichi elfi ed i vecchi uomini che
presiedevano al concilio fossero troppo rigidi nei loro pensieri e non fossero abbastanza lungimiranti per porre
definitivamente fine al conflitto contro il caos. Impaziente per le infinite discussioni e dibattimenti, ella agognava a
dimostrarsi degna dei suoi pari e superiori. E come risultato scelse di frequente il valore rispetto alla saggezza nelle
decisioni cruciali.
Con il crescere del suo dominio sui poteri cosmici di Tirisfal, Aegwynn divenne consapevole di una quantità di potenti
demoni che si nascondevano nel congelato continente settentrionale di Northrend. Viaggiando nel lontano nord,
Aegwynn localizzò i demoni all’interno delle montagne. In questi posti scoprì che i demoni stavano cacciando uno degli
ultimi draghi sopravvissuti e ne prosciugavano la magia innata. I potenti dragoni, che erano fuggiti di fronte alla marcia
avanzante delle società mortali, si scoprirono troppo vulnerabili contro la magia oscura della Legione. Aegwynn affrontò
i demoni, e con l’aiuto dei nobili draghi, li eliminò. Quando l’ultimo demone fu cacciato dal mondo mortale, una grande
tempesta scoppiò sul nord. Un enorme volto scuro apparve nel cielo sopra Northrend. Sargeras, re demone e signore
della Legione Infuocata, apparve davanti a Aegwynn e si librò con l’energia infernale. Egli informò la giovane
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Guardiana che il tempo di Tirisfal era giunto al termine e che il mondo si sarebbe presto inchinato davanti all’assalto
della legione.
La fiera Aegwynn, convinta di essere in grado di affrontare il minaccioso dio, scatenò contro il suo avatar i propri poteri.
Con una sconcertante facilità Aegwynn sconfisse il signore dei demoni e riuscì ad uccidere il suo corpo fisico. Temendo
che lo spirito di Sargeras si sarebbe risvegliato, l’ingenua Aegwynn sigillò il guscio distrutto del suo corpo in una delle
antiche sale di Kalimdor che erano state innalzate sopra il mare quando il Pozzo delle Eternità era collassato. Aegwynn
non avrebbe mai saputo di avere fatto esattamente quel che Sargeras aveva pianificato. Ella aveva inavvertitamente
stabilito il fato del mondo mortale, in quanto Sargeras, nel momento della sua morte fisica, aveva trasferito il suo spirito
nel corpo indebolito di Aegwynn. Senza che la giovane Guardiana ne fosse consapevole, Sargeras sarebbe rimasto
nascosto nei profondi recessi della sua anima per molti lunghi anni.
II.VII) La Guerra dei tre Martelli
230 anni prima di Warcraft I
I nani della Montagna Ironforge vissero in pace per lunghi secoli. Nondimeno la loro società divenne troppo estesa
all’interno dei confini delle loro città montane. Benché il potente Alto Re, Modimus Anvilmar comandasse su tutti i nani
con saggezza e giustizia, tre potenti fazioni erano sorte nella società nanica.
Il clan Bronzebeard, comandato dal Thane Madoran Bronzebeard, aveva stretti legami con l’Alto Re e mantenevano il
ruolo di difensori tradizionali della Montagna Ironforge. Il clan Wildhammer, comandato dal Thane Khardros
Wildhammer, abitante nelle colline e nei picchi alla base della montagna che cercava di avere maggiore controllo
all’interno della città. La terza fazione, il clan Dark Iron, era guidato dal thane-stregone Thaurissian.
I Dark Iron si nascondevano nelle più profonde ombre sotto la montagna e complottavano contro entrambi i loro cugini
Bronzebeard e Wildhammer.
Per un certo periodo le tre fazioni mantennero una tenue pace, ma le tensioni sfociarono quando l’Alto Re Anvilmar
morì di vecchiaia. I tre clan predominanti entrarono in guerra per il controllo di Ironforge. La guerra civile nanica
imperversò per la terra per molti anni. Finalmente i Bronzebeards, che avevano l’ esercito attivo più grosso, espulsero i
Dark Iron e i Wildhammer da sotto la montagna.
Khardros ed i suoi guerrieri Wildhammer viaggiarono verso nord attraverso i cancelli di sbarramento di Dun Algaz, e
fondarono un loro regno nel lontano picco di Grim Batol. Li i Wildhammer prosperarono e ricostruirono le loro scorte di
tesori. Thaurissian e i suoi Dark Iron non fecero altrettanto. Umiliati e arrabbiati per la propria sconfitta, giurarono
vendetta contro Ironforge. Guidando la sua gente lontano nel meridione, Thaurissian fondò una città (che chiamò come
se stesso) nelle belle Montagne Redridge. La prosperità e il passare degli anni fecero poco per mitigare il rancore che i
Dark Iron covavano per i loro cugini. Thaurissian e la sua moglie stregona, Modgud, lanciarono un doppio attacco contro
Ironforge e Grim Batol. I Dark Clan intendevano reclamare come proprio l’intero Khaz Modan.
Le armate Dark Iron si infransero contro le fortezze dei cugini e andarono vicine a conquistare entrambi i regni.
Comunque Madoran Bronzebeard guidò alla fine il suo clan in una decisiva vittoria contro le armate stregonesche di
Thurissian. Thaurissian ed i suoi servi fuggirono nella sicurezza della loro città, inconsapevoli degli eventi che in atto a
Grim Batol, dove l’esercito di Modgud non avrebbe ottenuto di meglio contro Khardros e i suoi guerrieri Wildhammer.
Nel confrontarsi con i guerrieri nemici, Modgud usò i suoi poteri per far entrare paura nei loro cuori. Le ombre si
mossero al suo comando, e cose oscure strisciarono fuori dalle profondità della terra per tendere agguati ai Wildhammer
nelle loro stesse sale. Finalmente Modgud irruppe attraverso i cancelli e mise l’assedio alla fortezza stessa. I
Wildhammer combatterono disperatamente, Khardros stesso fendette le torbide masse per uccidere la regina stregona.
Con la perdita della regina, i Dark Iron fuggirono davanti alla furia dei Wildhammer. Essi marciarono verso sud alla
volta della fortezza del loro re, solo per incontrare l’esercito di Ironforge accorso in aiuto di Grim Batol. Schiacciate tra
due eserciti, le rimanenti forze Dark Iron furono istantaneamente distrutte.
Gli eserciti combinati di Ironforge e Grim Batol si volsero a sud, con l’intenzione di distruggere Thaurissian e i suoi
Dark Iron una volta per tutte. Non erano andati lontani quando la furia di Thaurissian sfociò in un incantesimo di
proporzioni cataclismiche. Tentando di richiamare un servo sovrannaturale che gli avrebbe assicurato la vittoria,
Thaurissian richiamò gli antichi poteri assopiti sotto il mondo. Con suo stupore, e infine per sua condanna, la creatura
che emerse era più terribile di qualunque incubo avesse potuto immaginare.
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Ragnaros il Signore del Fuoco, signore immortale di tutti gli elementari del fuoco, era stato bandito dai Titani quando il
mondo era giovane. Adesso, liberato dalla chiamata di Thaurissian, Ragnaros fu nuovamente libero. L’apocalittica
rinascita di Ragnaros in Azeroth polverizzò le Montagne Redridge e creò un tumultuoso vulcano al centro della
devastazione. Il vulcano, conosciuto come Blackrock Spire era delimitato dalla Searing Gorge a nord e dalle Burning
Steppes a sud. Benché Thaurissian fosse stato ucciso dalle forze che aveva lui stesso liberato, i suoi fratelli sopravvissuti
furono imprigionati da Ragnaros e i suoi elementari, e da quel giorno sarebbero rimasti nello Spire.
Testimoni della devastazione e dei fuochi che si diffondevano attraverso le montagne meridionali, Re Madoran e Re
Khardros fermarono i loro eserciti e tornarono di fretta ai loro regni, non disposti ad affrontare la terrificante collera di
Ragnaros.
I Bronzabeard tornarono ad Ironforge e ricostruirono la loro gloriosa città. I Wildhammer tornarono anch’essi a casa a
Grim Batol. Comunque, la morte di Modgud aveva lasciato un alone di malvagità nella fortezza montana, e i
Wildhammer la trovarono inabitabile. Essi avevano i cuori amareggiati per la perdita della loro amata casa. Re
Bronzebeard offrì ai Wildhammer un luogo in cui vivere nei confini di Ironforge, ma i Wildhammer rifiutarono risoluti.
Khardros portò la sua gente a nord attraverso le terre di Lordaeron. Stabilendosi nelle lussureggianti foreste di
Hinterland, i Wildhammer costruirono la città di Aerie Peak, dove crebbero vicini alla natura e legati ai potenti grifoni
della zona.
Cercando di mantenere i contatti e il commercio con i loro cugini, i nani di Ironforge costruirono due arcate massicce, le
Thandol Span, per attraversare il vuoto tra Khaz Modan e Lordaeron. Sostenuti dal mutuo commercio, i due regni
prosperarono. Dopo la morte di Modan e Khardros, i loro figli commissionarono congiuntamente due grandi statue in
onore dei loro padri. Le due statue sarebbero state a guardia del passo nelle terre meridionali, che erano diventate
vulcaniche al risveglio della bruciante presenza di Ragnaros. Esse servivano sia come avvertimento a chi volesse
attaccare i regni nanici, sia come monito del prezzo che avevano pagato i Dark Iron per i loro crimini.
I due regni mantennero stretti legami per molti anni, ma i Wildhammer erano molto cambiati per gli orrori di cui erano
stati testimoni a Grim Batol. Essi presero a vivere al di sopra del terreno sui pendii di Aerie Peak, invece che intagliare
un vasto regno nella montagna. Le differenze ideologiche tra i due restanti clan nani portarono infine alla separazione
delle loro strade.
II.VIII) L’Ultimo Guardiano
45 anni prima di Warcraft I
La Guardiana Aegwynn divenne potente negli anni, ed utilizzo le energie di Tirisfal per allungare enormemente la
propria vita. Credendo scioccamente di aver sconfitto completamente Sargeras, ella continuò a salvaguardare il mondo
dai servi del re demone per quasi novecento anni. Comunque il Concilio di Tirisfal decretò infine che la sua assistenza
era arrivata al termine.Il Concilio ordinò ad Aegwynn di tornare a Dalaran cosicché essi avrebbero potuto scegliere un
nuovo successore per il potere del Guardiano. Ma Aegwynn, sempre sospettosa del Concilio, decise di scegliere lei
stessa un successore.
La superba Aegwynn decise di dar vita ad un figlio al quale avrebbe ceduto i propri poteri Ella non aveva intenzione di
permettere all’Ordine di Tirisfal di manipolare il suo successore come avevano tentato di manipolare lei. Viaggiando
nella nazione meridionale di Azeroth, ella trovò l’uomo perfetto come padre per il proprio figlio: un abile mago umano
conoscito come Nielas Aran. Aran era il mago di corte e consigliere del re di Azeroth. Aegwynn sedusse il mago per
concepire un figlio con lui. La naturale affinità alla magia di Nielas influenzò profondamente il bambino non ancora nato
e definì i tragici tratti che il bambino avrebbe più tardi avuto. Anche il potere di Tirisfal fu impiantato nel bambino,
anche se non si sarebbe svegliato finchè il bambino non avesse raggiunto la maturità.
Il tempo passò. E Aegwynn diede alla luce il figlio in un boschetto appartato. Chiamando il bambino Medivh, che
significa “portatore di segreti” nella lingua degli alti elfi, Aegwynn credeva sarebbe cresciuto per divenire il prossimo
Guardiano. Sfortunatamente lo spirito maligno di Sargeras, che si era nascosto in lei, aveva posseduto l’indifeso
bambino quando era ancora nell’utero. Aegwynn non aveva idea che il nuovo Guardiano del mondo era già posseduto
dalla sua più grande nemesi.
Certa che il bambino fosse sano e forte, Aegwynn mandò il giovane Medivh alla corte di Azeroth e lo lasciò li perché
fosse cresciuto dal suo padre mortale e dalla sua gente. Dopodiché vagò per le terre selvagge e si preparò a passare a
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qualunque cosa la aspettasse nella vita ultraterrena. Medivh crebbe diventando un ragazzo forte e senza la minima idea
del potere potenziale della sua nascita Tirisfalica.
Sargeras attese il tempo necessario perché il giovane potere si manifestasse. Nel tempo che Medivh raggiunse la pubertà,
era diventato molto popolare ad Azeroth per le sue prodezze magiche e spesso si avventurava in giro con i suoi due
amici: Llane, principe di Azeroth, e Anduin Lothar, uno degli ultimi discendenti con il sangue Arathi. I tre ragazzi
causavano costantemente danni in giro per il regno, ma erano benvoluti dalla cittadinanza.
Quando Medivh raggiunse i quattordici anni, il potere cosmico al suo interno si risvegliò e si scontrò con il penetrante
spirito di Sargeras che stava in agguato nella sua anima. Medivh cadde in uno stato catatonico che durò molti anni.
Quando si svegliò dal coma, scoprì di essere diventato adulto, e che i suoi amici Llane e Anduin erano diventati reggenti
di Azeroth. Per quanto desiderasse utilizzare gli incredibili poteri appena scoperti per proteggere la terra che chiamava
casa, l’oscuro spirito di Sargeras ritorceva i suoi pensieri ed emozioni verso una fine insidiosa.
Sargeras si divertì nel cuore offuscato di Medivh, perché sapeva che i piani per una seconda invasione del mondo erano
praticamente completi e che l’ultimo Guardiano del mondo li avrebbe portati a compimento.
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Capitolo III: GLI ABISSI DI DRENOR
III.I) Kil’jaeden e il Patto Segreto
All’incirca all’epoca della nascita di Medivh ad Azeroth, Kil’jaeden l’Ingannatore sedeva e covava tra i suoi seguaci nel
Twisting Nether. L’astuto signore dei demoni, agli ordini del suo padrone Sargeras pianificava la seconda invasione di
Azeroth da parte della Legione Infuocata. Questa volta egli non avrebbe permesso nessun errore. Kil’jaerden supponeva
di aver bisogno di una nuova forza per indebolire le difese di Azeroth prima che la Legione mettesse piede sul mondo.
Se le razze mortali, come gli elfi scuri e i draghi, fossero state costrette ad affrontare un nuovo pericolo, sarebbero stati
troppo deboli per porre una reale resistenza quando fosse arrivata la reale invasione della Legione.
Fu allora che Kil’jaeden scoprì il lussureggiante mondo di Draenor a galleggiare pacificamente nella Grande Oscurità.
Patria degli sciamanici clan orcheschi e dei pacifici draenei, Draenor era tanto idilliaco quanto ampio. I nobili clan
orcheschi vagavano per le praterie cacciando per sport, mentre i curiosi draenei costruivano grezze città sui picchi e le
vette che dominavano il mondo. Kil’jaeden sapeva che gli abitanti di Draenor avevano un grande potenziale che poteva
servire alla Legione Infuocata se appropriatamente coltivato.
Delle due razze, Kil’jaeden vide che quella degli orchi era più suscettibile alla corruzione della Legione. Egli affascino
l’anziano shamano orco, Ner’zhul, in molti dei modi con cui Sargeras aveva preso il controllo della regina Azshara in ere
passate. Usando l’astuto shamano come proprio tramite, il demone diffuse desiderio di battaglia e barbarie tra i clan
orcheschi. In non molto, la spirituale razza fu trasformata in gente assetata di sangue. Kil’jaeden poi esortò Ner’zhul e la
sua gente a compiere l’ultimo passo: dedicarsi completamente alla ricerca di morte e guerra. Ma il vecchio shamano,
percependo che la sua gente sarebbe stata in eterno schiava dell’odio, in qualche modo resistette al comando del demone.
Frustrato dalla resistenza di Ner’zhul, Kil’jaeden cercò un altro orco che avrebbe consegnato la sua gente nelle mani
della Legione. Finalmente l’intelligente signore dei demoni trovò il discepolo compiacente che cercava, l’ambizioso
apprendista di Ner’zhul, Gul’dan. Kil’jaeden promise a Gul’dan poteri inimmaginabili in cambio della sua obbedienza
assoluta. Il giovane orco divenne un avido studente della magia demoniaca e si trasformò nel più potente mortale
stregone della storia. Egli istruì altri giovani orchi nelle arcane arti e si sforzò di sradicare le tradizioni shamaniche degli
orchi. Gul’dan mostrò una nuova branca di magia ai suoi fratelli, un terribile nuovo potere che trasudava distruzione.
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Kil’jaeden, cercando di stringere il suo potere sugli orchi, aiutò Gul’dan a fondare il Concilio dell’Ombra, una setta
segreta che manipolava i clan e diffondeva l’uso della magia stregonesca per Draenor. Con sempre più orchi che
cominciavano ad utilizzare la magia degli stregoni, i tranquilli campi e ruscelli di Draenor divennero anneriti e
affievoliti. Col tempo, le vaste praterie che gli orchi avevano chiamato casa per generazioni avvizzirono, lasciando solo
sterile suolo rosso. Le energie demoniace stavano lentamente uccidendo il mondo.
III.II) Il Sorgere dell’Orda
Gli orchi diventarono sempre più aggressivi sotto il controllo segreto di Gul’dan e del suo Concilio Ombra. Essi
costruirono massicce arene nelle quali gli orchi affinavano le loro abilità di guerrieri in competizioni di combattimento e
morte. Durante questo periodo, alcuni capiclan si pronunciarono contro la crescente depravazione della razza. Uno di
essi, Durotan del clan Frostwolf, mise in guardia gli orchi dal perdere se stessi nell’odio e nella furia. Le sue parole
caddero su orecchie sorde, nondimeno un capotribù dei più forti come Grom Hellscream del clan Warsong divenne il
campione della nuova era di guerra e dominio.
Kil’jaeden sapeva che i clan orchi erano praticamente pronti, ma aveva bisogno di essere certo della loro lealtà totale. In
segreto fece evocare al Concilio Ombra Mannoroth il Distruttore, il vessillo vivente di distruzione e rabbia. Gul’dan
riunì i capiclan e li convinse che bevendo il sangue furente di Mannoroth sarebbero diventati immediatamente
invincibili. Guidati da Grom Hellscream, tutti i capiclan ad eccezione di Durotan bevvero e così segnarono il loro
destino come schiavi della Legione Infuocata. Potenziati dall’ira di Mannoroth, i capiclan inconsciamente estesero
questo giogo ai loro ignari fratelli.
Consumati dalla maledizione di questo nuovo sangue, gli orchi cercarono di liberare la loro furia su chiunque gli stesse
davanti. Vedendo che il momento era giunto, Gul’dan riunì i battaglieri clan in una singola inarrestabile orda.
Comunque, sapendo che i vari comandanti come Hellscream e Orgrim Doomhammer avrebbero gareggiato per la
supremazia totale, Gul’dan nominò un capoguerra fantoccio per comandare questa nuova orda. Blackhand il Distruttore,
un signore della guerra orco particolarmente depravato e perverso, fu scelto per essere il fantoccio di Gul’dan. Sotto il
comando di Blackhand, l’orda partì per verificarsi contro i semplici draenei.
Nel giro di pochi mesi, l’orda distrusse praticamente tutti i draenei viventi su Draenor. Solo una manciata sparsa di
sopravvissuti riuscì a sfuggire alla terribile collera degli orchi. Abbagliato dalla vittoria, Gul’dan festeggiò per il potere e
la forza dell’Orda. Tuttavia, sapeva che senza nemici da combattere, l’Orda avrebbe consumato se stessa con infiniti
combattimenti per il suo insaziabile appetito di gloriosi massacri.
Kil’jaeden sapeva che l’Orda era finalmente pronta. Gli orchi erano diventati la più grande arma della Legione Infuocata.
L’astuto demone condivise novità con il suo signore in attesa, e Sargeras convenne che l’ora della sua vendetta era
finalmente arrivata.
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Capitolo IV: ALLEANZA E ORDA
IV.I) Il Portale Oscuro e la Caduta di Stormwind
Warcraft: Orchi e Umani
Mentre Kil’jaerden preparava l’Orda per l’invasione di Azeroth, Medivh continuava a combattere contro Sargeras per la
propria anima. Re Llane, il nobile monarca di Stormwind, divenne diffidente per l’oscurità che sembrava macchiare lo
spirito del suo vecchio amico. Re Llane condivise le sue preoccupazioni con Anduin Lothar, l’ultimo discendente della
linea Arathi, che aveva nominato suo vice braccio destro. Ma nonostante ciò, nessun uomo avrebbe mai potuto
immaginare che la lenta discesa di Medivh nella pazzia avrebbe portato gli orrori che stavano per arrivare.
Come ultimo incentivo, Sargeras promise di conferire grandi poteri a Gul’dan se avesse accettato di guidare l’Orda ad
Azeroth. Attraverso Medivh, Sargeras disse allo stregone che avrebbe potuto diventare un dio vivente se avesse trovato
la tomba sottomarina dove il Guardiano Aegwynn aveva messo il suo corpo storpiato quasi mille anni prima. Gul’dan
accettò e decise che una volta che gli abitanti di Azeroth fossero stati battuti, lui avrebbe trovato la tomba leggendaria e
reclamato il suo premio. Assicuratosi che l’Orda avrebbe svolto il suo compito, Sargeras ordinò l’inizio dell’invasione.
Attraverso uno sforzo comune, Medivh e gli stregoni del Concilio Ombra aprirono il portale dimensionale conosciuto
come Portale Oscuro. Il portale faceva da ponte nella distanza tra Azeroth e Draenor, ed era sufficientemente largo da
farci passare attraverso l’esercito. Gul’dan mandò esploratori orchi attraverso il portale per sorvegliare le terre che
avrebbero dovuto conquistare. Gli scout di ritorno assicurarono il Concilio Ombra che il mondo di Azeroth era pronto ad
essere preso.
Ancora convinto che la corruzione di Gul’dan avrebbe distrutto la sua gente, Durotan si espresse nuovamente contro gli
stregoni. Il coraggioso guerriero affermava che gli stregoni avevano distrutto la purezza dello spirito orchesco e che
questa invasione sconsiderata sarebbe stata la loro dannazione. Gul’dan, incapace di rischiare l’assassinio di un eroe
tanto popolare, fu costretto ad esiliare Durotan ed il suo Clan Frostwolf nei lontani recessi di questo nuovo mondo.
Una volta che gli esiliati Frostwolf ebbero attraversato il portale, solo pochi clan orchi li seguirono. Questi orchi
stabilirono in fretta una base operativa nel Black Morass, un’area paludosa e oscura, nel lontano est del regno di
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Stormwind. Mentre gli orchi cominciavano a diramarsi all’esterno e ad esplorare le nuove terre, entrarono
immediatamente in conflitto con i difensori umani di Stormwind. Benché queste scaramucce di solito finissero in fretta,
esse fecero molto per illustrare forze e debolezze di entrambe le specie rivali. Llane e Lothar non erano mai stati in grado
di raccogliere informazioni accurate sul numero degli orchi e potevano solo supporre quanto fosse grande la forza contro
cui dovevano competere. Nel giro di pochi anni la maggior parte dell’Orda era entrata in Azeroth, e Gul’dan giudicò che
il momento del primo colpo contro l’umanità fosse arrivato. L’Orda lanciò la sua potenza al completo contro l’ignaro
regno di Stormwind.
Quando le forze di Azeroth e l’Orda si scontrarono attraverso il regno, in entrambi gli schieramenti conflitti interni
cominciarono a far pagare il loro prezzo. Re Llane, che considerava i bestiali orchi incapaci di conquistare Azeroth,
mantenne sprezzante le sue posizioni nella capitale di Stormwind. Comunque, Sir Lothar si persuase che la battaglia
avrebbe dovuto essere affrontata direttamente contro il nemico, e fu costretto a scegliere tra le sue convinzioni e la
propria lealtà al re. Scegliendo di seguire il proprio istinto, Lothar prese d’assalto la torre-fortezza Karazhan di Medivh
con l’aiuto del giovane apprendista mago, Khadgar. Khadgar e Lothar riuscirono nell’intento di sconfiggere il Guardiano
posseduto, che ebbero la conferma essere la causa del conflitto. Uccidendo il corpo di Medivh, Lothar e il giovane
apprendista inavvertitamente liberarono lo spirito di Sargeras nell’abisso. Di conseguenza anche allo spirito puro e
virtuoso di Medivh fu permesso di perdurare e vagare per il piano astrale durante molti anni a venire.
Benché Medivh fosse stato sconfitto, l’Orda continuava a dominare i difensori di Stormwind. Quando la vittoria apparve
vicina Orgrim Doomhammer, uno dei più grandi comandanti orchi, cominciò a vedere la depravata corruzione che si era
diffusa attraverso i clan fin da quando erano a Draenor. Il suo vecchio compagno, Durotan, tornò dall’esilio e lo mise
nuovamente in guardia dal tradimento di Gul’dan. La vendetta non si fece attendere, gli assassini al servizio di Gul’dan
massacrarono Durotan e tutta la sua famiglia, lasciando vivo solo il suo neonato figlio. Il fatto che il figlio in fasce di
Durotan fu trovato dall’ufficiale umano Aedelas Blackmoore e preso come schiavo restò sconosciuto a Doomhammer.
Quel neonato orco sarebbe un giorno diventato il più grande leader mai conosciuto dalla sua gente.
Esasperato dalla morte di Durotan, Orgrim decise di liberare l’Orda dalla corruzione demoniaca e alla fine assumere il
ruolo di caposupremo dell’Orda uccidendo il burattino corrotto di Gul’dan, Blackhand. Sotto il suo determinante
comando l’implacabile orda mise finalmente sotto assedio il forte di Stromwind. Re Llane aveva gravemente
sottovalutato la forza dell’orda, e guardò impotente il suo regno cadere sotto gli invasori con la pelle verde. Alla fine Re
Llane fu assassinato da uno dei migliori killer del Concilio Ombra, il mezz’orco Garona.
Lothar e i suoi guerrieri, tornando a casa dalla spedizione di Karazhan, speravano di arginare la perdita di vite e di
salvare la loro una volta gloriosa patria. Invece, tornarono troppo tardi e trovarono il loro amato regno ormai ridotto in
rovine fumanti. L’Orda degli orchi continuò a devastare la campagna e reclamò come proprie le terre circostanti.
Costretti a nascondersi, Lothar e i suoi compagni fecero il severo giuramento di riconquistare la propria terra ad ogni
costo.
IV.II) L’Alleanza di Lordaeron
Warcraft 2: Tides Of Shadow
Lord Lothar riunì i resti delle armate di Azeroth dopo la loro sconfitta a Stormwind Keep, e successivamente cominciò
un massiccio esodo attraverso il mare verso il regno settentrionale di Lordaeron. Convinti che l’Orda avrebbe annientato
tutta l’umanità se lasciata agire incontrollata, i signori delle sette nazioni umane si incontrarono ed accettarono di unirsi
in quella che sarebbe stata conosciuta come l’alleanza di Lordaeron. Per la prima volta in quasi tremila anni, le diverse
nazioni di Arathor erano nuovamente assieme unite sotto una bandiera comune. Designato come Comandante Supremo
delle forze dell’Alleanza, Lord Lothar preparò i suoi eserciti all’arrivo dell’Orda.
Aiutato dai suoi luogotenenti, Uther the Lightbringer, Ammiraglio Daelin Proudmore e Turalyon, Lothar fu in grado di
convincere le razze semi-umane di Lordaeron dell’imminente pericolo. L’Alleanza riuscì a guadagnarsi il sostegno degli
stoici nani di Ironforge e di un piccolo numero di alti elfi di Quel’Thalas. Gli elfi, comandati al momento da Anasterian
Sunstrider erano ampiamente disinteressati all’imminente conflitto. Comunque essi avevano il dovere di aiutare Lothar
in quento era l’ultimo discendente del casato Arathi, che aveva aiutato gli elfi in epoche passate.
L’Orda, adesso comandata dal Caposupremo Doomhammer, portò orchi dal suo mondo natio Draenor e reclutò gli
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arretrati Amani, i troll delle foreste, nelle sue fila. Cominciando una massiccia campagna per distruggere il regno nanico
di Khaz Modan e le lande meridionali di Lordaeron, l’Orda decimò facilemtne tutte le opposizioni.
L’epico scontro della Seconda Guerra variò da battaglie navali su larga scala a massicci combattimenti aerei. In qualche
modo l’Orda aveva scovato un potente artefatto conosciuto come Demon Soul e lo utilizzava per sottomettere l’antica
Regina Drago, Alextrasza. Minacciando di distruggere le sue preziose uova, l’Orda costrinse Alextrasza a mandare in
guerra i suoi giovani figli. I nobili draghi rossi furono costretti a combattere per l’Orda, ed essi combatterono.
La guerra imperversò attraverso i continenti di Khaz Modan, Lordaeron e lo stesso Azeroth. Come parte della campagna
settentrionale, l’Orda riuscì a bruciare i confini di Quel’Thalas assicurando così l’impegno definitivo degli elfi nella
causa dell’Alleanza. Le città e cittadine più grandi di Lordaeron furono distrutte e devastate dal conflitto. Malgrado
l’assenza di rinforzi e in schiacciante disparità, Lothar e i suoi alleati riuscirono a contenere i propri nemici.
Comunque, durante gli ultimi giorni della Seconda Guerra, quando la vittoria dell’Orda sull’Alleanza sembrava
praticamente certa, un terribile litigio scoppiò tra i due orchi più potenti di Azeroth. Mentre Doomhammer preparava il
suo assalto finale contro la Capitale Lordaeron – un assalto che avrebbe distrutto i resti dell’Alleanza – Gul’dan ed i suoi
seguaci abbandonarono le loro posizioni e si incamminarono verso il mare. Il perplesso Doomhammer, avendo così
perso quasi metà delle forze disponibili, con il tradimento di Gul’dan, fu costretto a ritirarsi e dimenticare la sua
maggiore occasione di vittoria sull’Alleanza.
L’avido di potere Gul’dan, ossessionato dal desiderio di ottenere la divinità, partì nella disperata ricerca della Tomba
sottomarina di Sargeras che credeva contenesse i segreti del potere totale. Avendo già condannato i suoi simili a
diventare schiavi della Legione Infuocata, Gul’dan non pensò ai suoi supposti doveri nei confronti di Doomhammer.
Appoggiato dai clan Stormreaver e Twilight’s Hammer, Gul’dan riusciì nel riportare alla luce la Tomba di Sargeras dal
fondo del mare. Comunque, quando aprì l’antica cripta affondata, trovò ad aspettarlo solo demoni impazziti.
Cercando di punire gli ostinati orchi per il loro pesante tradimento, Doomhammer mandò le sue forze ad uccidere
Gul’dan e riportare nei ranghi i rinnegati. Per la sua avventatezza, Gul’dan fu però già fatto a pezzi dai demoni impazziti
che aveva liberato. Con il loro comandante morto, i clan rinnegati caddero in fretta davanti alle legioni infuriate di
Doomhammer. Benché la ribellione fosse stata soffocata, l’Orda non fu in grado di recuperarela terribile perdita subita.
Il tradimento di Gul’dan permise all’Alleanza non solo di sperare, ma anche di avere il tempo di riorganizzarsi e
rivalersi.
Lord Lothar, vedendo che l’Orda si era fratturata dall’interno, raccolse i resti delle proprie forze e ricacciò Doomhammer
a sud, indietro verso le terre distrutte di Stormwind. Le forze dell’Alleanza intrappolarono l’Orda in ritirata nella
fortezza vulcanica di Blackrock Spire. Benché Lord Lothar fosse caduto in battaglia alle falde dello Spire, il suo
luogotenente Turalyon riunì le forze dell’Alleanza all’undicesima ora e trascinò l’Orda indietro nell’abissale Swamp of
Sorrows (Palude degli Affanni). Le forze di Turalyon ebbero successo nella distruzione del Portale Oscuro, l’ingresso
mistico che connetteva gli orchi al loro mondo originario di Draenor. Tagliata fuori dai rinforzi e minata dalle lotte
intestine, l’Orda alla fine si ripiegò su se stessa e cadde davanti alla forza dell’Alleanza.
Gli sparsi clan orcheschi furono presto raccolti e messi in campi di internamento sorvegliati. Benché sembrasse che
l’Orda fosse stata completamente sconfitta, molti rimasero decisamente scettici sulla possibile durata della pace.
Khadgar, adesso arcimago di una certa fama, convinse l’alto comando dell’Alleanza a costruire la fortezza di
Nethergarde che avrebbe sorvegliato le rovine del Portale Oscuro ed assicurato che non ci sarebbero state ulteriori
invasioni da Draenor.
IV.III) L’Invasione di Draenor
Warcraft 2X: Beyond the dark portal
Mentre i fuochi della Seconda Guerra si spegnevano, l’Alleanza fece energici passi per contenere la minaccia degli
orchi. Un numero di grandi campi di internamento, intesi ad ospitare gli orchi prigionieri, vennero costruiti nel
Lordaeron meridionale. Sorvegliati sia dai paladini che dai soldati veterani dell’Alleanza, i campi si dimostrarono un
successo. Benché gli orchi prigionieri fossero tesi e ansiosi di combattere ancora, i vari responsabili di campo, di base
alla vecchia prigione-fortezza di Dumholde, mantennero la pace e una forte parvenza di ordine.
Comunque, sull’infernale mondo di Draenor, una nuova armata orchesca si stava preparando a colpire l’ignara Alleanza.
Ner’zhul, il precedente mentore di Gul’dan, raccolse i restanti clan orcheschi sotto la sua bandiera oscura.. Aiutato dal
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clan Shadowmoon, il vecchio sciamano pianificò di aprire un certo numero di portali su Draenor che avrebbero portato
l’Orda su nuovi, intatti mondi. Per attivare i suoi nuovi portali, egli necessitava di una serie di artefatti magici da
Azeroth. Per procurarseli, Ner’zhul riaprì il Portale Oscuro e ci spedì attraverso alla carica i suoi feroci servi.
La nuova Orda, comandata da comandanti veterani come Grom Hellscream e Kilrogg Deadeye (del clan Bleeding
Hollow), sorpresero le forze di difesa dell’Alleanza e infuriarono per le campagne. Sotto il comando chirurgico di
Ner’zhul, gli orchi raccolsero velocemente gli artefatti di cui avevano bisogno e scapparono indietro a Draenor.
Re Terenas di Lordaeron, convinto che gli orchi stessero preparando una nuova invasione di Azeroth, radunò i suoi più
fidati luogotenenti. Egli ordinò al generale Turalyon e all’arcimago Khadgar, di guidare una spedizione attraverso il
Portale Oscuro per mettere fine una volta per tutte al pericolo orchesco. Le forze di Turalyon e Khadgar marciarono
attraverso Draenor e ripetutamente si scontrarono conto i clan di Ner’zhul nella penisola devastata di Hellfire. Anche con
l’aiuto dell’altoelfo Alleria Windrunner, del nano Kudran Wildhammer e del soldato veterano Danath Trollbane,
Khadgar non fu in grado di impedire a Ner’zul l’apertura dei portali verso altri mondi.
Ner’zhul aprì alla fine i suoi portali verso altri mondi, ma non previde il terribile prezzo che avrebbe pagato. Le
tremende energie dei portali cominciarono a ridurre in pezzi il tessuto fondamentale di Draenor. Mentre le forze di
Turalyon combattevano disperatamente per tornare a casa ad Azeroth, il mondo di Draenor cominciò a ripiegarsi su se
stesso. Grom Hellscream e Kilrogg Deadeye, comprendendo che i folli piani di Ner’zhul avrebbero condannato la loro
intera razza, raccolsero gli orchi rimanenti e scapparono nella relativa sicurezza di Azeroth.
Su Draenor, Turalyon e Khadgar accettarono di compiere l’ultimo sacrificio distruggendo il Portale Oscuro da quel lato.
Sebbene sarebbe costato loro le vite, e le vite dei loro compagni, sapevano che era l’unico modo per assicurare la
sopravvivenza di Azeroth. Come Hellscream e Deadeye passarono attraverso i ranghi umani aperti in una disperata
offerta di libertà, il Portale Oscuro esplose alle loro spalle. Per essi, e per gli orchi rimanenti su Azeroth, non ci sarebbe
stato ritorno.
Ner’zhul ed il suo fedele clan Shadowmoon passarono attraverso il più largo dei portali appena creati, quando una
massiccia eruzione vulcanica cominciò a mandare in pezzi i continenti di Draenor. I mari infuocati si innalzarono e
intorbidarono la terra devastata finchè il mondo torturato fu consumato in una massiccia apocalittica esplosione.
IV.IV) La nascita del Re Lich
Ner’zhul ed i suoi seguaci entrarono nel Twisting Nether, il piano etereo che connetteva tutti i mondi sparsi per la
Grande Oscurità dell’Oltre. Sfortunatamente Kil’jaeden e i suoi demoniaci servi li stavano aspettando. Kil’jaeden, che
aveva giurato di vendicarsi su Ner’zhul per la sua superba sfida, lentamente smembrò il corpo del vecchio sciamano,
pezzo a pezzo. Kil’jaeden tenne intatto, in vita lo spirito dello sciamano, lasciando così Ner’zhul dolorosamente conscio
del rozzo smembramento del suo corpo. Sebbene Ner’zhul supplicasse il demone di liberare il suo spirito e dargli la
morte, il demone replicava severamente che il Patto di Sangue che avevano fatto tanto tempo prima era ancora
vincolante, e che Ner’zhul serviva ancora ad uno scopo.
Il fallimento degli orchi nel conquistare il mondo per conto della Legione Infuocata costrinse Kil’jaerden a creare un
nuovo esercito per seminare il caos tra i regni di Azeroth. A questa nuova armata non sarebbe stato permesso di cadere
preda delle stesse insulse rivalità e lotte intestine che avevano piagato l’Orda. Essa avrebbe dovuto essere spietata e con
un singolo scopo nella sua missione. Questa volta, Kil’jaeden non poteva permettersi di fallire.
Mantenendo lo spirito inerme di Ner’zhul in stasi, Kil’jaeden gli diede un’ultima possibilità di servire la Legione o
soffrire tormenti eterni. Ancora una volta, Ner’zhul accettò imprudentemente il patto del demone. Il suo spirito venne
inserito in un blocco speciale di diamante congelato raccolto dai remoti recessi del Twisting Nether. Incassato nel busto
congelato, Ner’zhul percepì la sua consapevolezza espandersi diecimila volte. Deformato dai caotici poteri del demone,
Ner’zhul divenne un essere spettrale di insondabile potere. A quel punto, l’orco chiamato Ner’zhul fu frantumato per
sempre, e il Re Lich nacque.
Anche i cavalieri della morte fedeli a Ner’zhul e i suoi seguaci Shadowmoon furono trasformati dalle caotiche energie
del demone. I malvagi maghi furono smembrati e ricostruiti come scheletrici lich. I demoni si assicurarono che anche
nella morte, i seguaci di Ner’zhul lo avrebbero servito senza domande.
Quando i tempi furono maturi, Kil’jaeden spiegò la missione per la quale aveva creato il Re Lich. Ner’zhul doveva
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diffondere la piaga della morte e del terrore per Azeroth, così da distruggere la civiltà umana per sempre. Tutti quelli che
fossero morti a causa della tremenda piaga sarebbe risorto come non morto, ed i loro spiriti sarebbero stati legati per
sempre alla ferrea volontà di Ner’zhul. Kil’jaeden promise che se Ner’zhul avesse portato a termine la sua oscura
missione di grattare via l’umanità dal mondo, sarebbe stato libero dalla sua maledizione e gli sarebbe stato concesso un
nuovo corpo sano da abitare.
Nonostante Ner’zhul fosse favorevole e sembrasse ansioso di fare la sua parte, Kil’jaeden rimase scettico riguardo alla
sua lealtà. Mantenere il Re Lich senza corpo e intrappolato nel fusto di cristallo assicurava la sua buona condotta nel
breve termine, ma il demone sapeva che avrebbe avuto bisogno di tenerlo sempre d’occhio. Con questo scopo,
Kil’jaeden chiamò a se le sue guardie demoniache, i vampirici dreadlord, per sorvegliare Ner’zhul ed assicurarsi che
portasse a termine il suo spaventoso compito. Tichondrius, il più potente ed astuto dei dreadlord, si eccitò per la sfida;
egli era affascinato dalla gravità della piaga e dello sfrenato potenziale di genocidio del Re Lich.
IV.V) Icecrown e il Trono Congelato
Kil’jaeden rimandò il fusto congelato di Ner’zhul nel mondo di Azeroth. Il cristallo indurito strisciò nel cielo notturno e
andò a schiantarsi nel desolato continente artico di Northrend, seppellendosi profondamente nel ghiacciaio Icecrown. Il
cristallo congelato, deformato e sfregiato dalla sua violenta caduta, divenne somigliante ad un trono, ed il vendicativo
spirito di Ner’zhul presto prese ad agitarvisi dentro.
Dai limiti del Trono Congelato, Ner’zhul cominciò a distendere la sua immensa consapevolezza ed a toccare le menti
degli abitanti nativi di Northrend. Con poco sforzo, egli rese schiave le menti di molte creature indigene, inclusi i troll
del ghiacchio e i feroci wendigo, e guidò i suoi malvagi fratelli nella sua crescente ombra. I suoi poteri psichici
mostrarono di essere praticamente illimitati, ed egli li usò per creare un piccolo esercito che avrebbe albergato nei
contorti labirinti di Icecrown. Mentre il Re Lich dominava le sue crescenti abilità sotto la costante vigilanza dei
dreadlords, scoprì un lontano accampamento umano sul bordo del vasto Dragonblight. Per capriccio, Ner’zhul decise di
provare i suoi poteri sugli ignari umani.
Ner’zhul lanciò una piaga di non morti – originati dalle profondità vicino al Trono Congelato – fuori nelle terre desolate
dell’artico. Controllando la piaga con la sua sola volontà, la guidò direttamente al villaggio umano. Nel giro di tre giorni
tutti, nell’accampamento erano morti, ma dopo poco gli abitanti cominciarono a risorgere come zombie. Ner’zhul poteva
sentire i loro singoli spiriti e pensieri come se fossero i propri. L’irata cacofonia nella sua mente fece diventare Ner’zhul
ancora più potente, come se gli spiriti gli fornissero nutrimento necessario. Egli si accorse che controllare le azioni degli
zombi era un gioco da bambini e li poteva manovrare in qualunque modo desiderasse.
Nei mesi seguenti, Ner’zhul continuò gli esperimenti con la piaga dei non morti soggiogando ogni abitante umano del
Northrend. Con la sua armata di non morti che ogni giorno diveniva più grande, sapeva che l’ora per il vero test si stava
avvicinando.
IV.VI) La Battaglia di Grim Batol
Nel frattempo nelle terre meridionali devastate dalla guerra, i resti sparsi dell’Orda combattevano per la propria
sopravvivenza. Sebbene Grom Hellscream e il suo clan Warsong si adoperassero per sfuggire alla cattura, Deadeye ed il
suo clan Bleeding Hollow furono rastrellati e messi in campo di internamento a Lordaeron. Nonostante queste costose
ribellioni, i guardiacampi presto ristabilirono il controllo sui loro brutali sorvegliati.
Comunque, all’insaputa dell’Alleanza, una grossa forza di orchi vagava ancora libera nella desolazione settentrionale di
Khaz Modan. Il clan Dragonmaw, comandato dall’infame stregone Nekros, usava l’antico artefatto conosciuto come
Demon Soul per controllare la Regina Drago, Alextrasza e il suo stormo. Con la Regina Drago in ostaggio, Nekros
costruì un esercito segreto nell’abbandonata – qualcuno dice maledetta – fortezza Wildhammer di Grim Batol. Contando
di sguinzagliare le sue forze e i potenti draghi rossi sull’Alleanza, Nekros sperava di riunire l’Orda e continuare la sua
conquista di Azeroth. La sua visione non si sarebbe avverata: un piccolo gruppo di guerrieri che resistevano, comandati
dal mago umano Rhonin, riuscirono a distruggere Demon Soul ed a liberare la Regina Drago dal comando di Nekros.
Nella loro furia, i draghi di Alexstrasza distrussero Grim Batol e ed incenerirono la maggior parte del clan Dragonmaw. I
grandiosi piani di riunificazione di Nekros si infransero quando le truppe dell’Alleanza rastrellarono gli orchi
sopravvissuti e li spedirono nei campi di internamento che li attendevano. La sconfitta del clan Dragonmaw segno la fine
dell’Orda e la fine della furiosa sete di sangue degli orchi.
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IV.VII) L’Indolenza degli Orchi
I mesi passavano, e molti prigionieri orchi furono rastrellati ed internati nei campi. Quando i campi cominciarono ad
essere pieni, l’Alleanza fu costretta a costruirne di nuovi nelle pianure meridionali dei Monti Alterac. Per mantenere e
rifornire adeguatamente il crescente numero di campi, Re Terenas impose una nuova tassa alle nazioni dell’Alleanza.
Questa tassa, oltre a creare tensioni politiche su dispute di confine, creò uno scontento generale. Sembrava che il fragile
patto che aveva unito le nazioni umane nelle loro ore più buie si sarebbe spezzato da un momento all’altro.
Durante i tumulti politici, molti dei responsabili dei campi cominciarono a notare un cambiamento sconvolgente che
colpiva gli orchi prigionieri. Gli sforzi degli orchi per fuggire dai campi o addirittura di combattere tra loro erano
enormemente diminuiti nel tempo. Gli orchi diventavano sempre più distanti e indolenti. Per quanto fosse difficile da
credere, gli orchi – prima considerati la razza più aggressiva mai vista su Azeroth – avevano completamente perduto la
loro voglia di combattere. La strana indolenza confuse i capi dell’Alleanza e continuò a far pagare lo scotto agli orchi
sempre più indeboliti.
Alcuni supposero che qualche strana malattia, contaminabile solo dagli orchi fosse portatrice della sconcertante letargia.
Ma l’arcimago Antonidas di Dalaran fornì un’ipotesi differente. Indagando su quel poco che potè trovare della storia
orchesca, Antonidas comprese che gli orchi erano stati sotto la devastante influenza del potere dei demoni per
generazioni. Egli speculò che gli orchi fossero stati corrotti da questi poteri fin da prima della prima invasione di
Azeroth. Chiaramente i demoni avevano rafforzato il sangue degli orchi, ed a loro volta ai bruti era stato concesso un
innaturale aumento di forza, resistenza e aggressività.
Antonidas teorizzò che la comune letargia degli orchi non era propriamente una malattia, ma una conseguenza del ritiro
dalla razza della volatile magia stregonesca che li aveva resi guerrieri spaventosi e assetati di sangue. Sebbene i sintomi
fossero chiari, Antonidas non fu in grado di trovare una cura per le condizioni attuali degli orchi. Inoltre, molti dei suoi
colleghi maghi, come alcuni notabili capi dell’Alleanza dibatterono il fatto che trovare una cura per gli orchi avrebbe
potuto essere un azzardo imprudente. Lasciato a riflettere sulle misteriose condizioni degli orchi, la conclusione di
Antonidas fu che la cura per gli orchi avrebbe dovuto essere spirituale.
IV.VIII) La Nuova Orda
Il capo responsabile dei campi di internamento, Aedelas Blackmoore, sorvegliava i prigionieri orchi dalla sua fortezza
prigione, Durnholde. Un orco in particolare aveva sempre avuto il suo interesse: il neonato orfano che aveva trovato
circa diciotto anni prima. Blackmore aveva cresciuto il giovane maschio come uno schiavo favorito e lo aveva chiamato
Thrall. Blackmoore insegnò al bambino tattica, filosofia, e combattimento. Thrall fu anche addestrato come gladiatore.
Tutto il tempo, il responsabile corrotto cercò di trasformare l’orco in un’arma.
Nonostante la sua dura educazione, il giovane Thrall crebbe come un forte e intelligente orco, e sapeva nel suo cuore che
una vita da schiavo non faceva per lui. Quando entrò nella maturità, imparò sulla sua gente, che non aveva mai
incontrato: dopo la sconfitta molti di essi erano stati rinchiusi in campi di internamento. C’erano voci che Doomhammer,
il leader degli orchi, fosse fuggito da Lordaeron e si fosse dato alla macchia. Solo un clan vagabondo ancora operava
segretamente, cercando di evitare gli occhi attenti dell’Alleanza.
Pieno di risorse ma povero di esperienza, Thrall decise di fuggire dalla fortezza di Blakmoore e stabilì di trovare altri
della sua razza. Durante il suo viaggio Thrall visitò il campo di internamento e scoprì la sua, un tempo forte razza,
stranamente intimorita e indolente. Non avendo trovato i fieri guerrieri che sperava di incontrare, Thrall decise di cercare
l’ultimo non sconfitto comandante orco, Grom Hellscream.
Costantemente cacciato dagli umani, Hellscream cionondimeno rimaneva con l’inestinguibile voglia di combattere
dell’Orda. Aiutato solo dal suo affezionato clan Warsong, Hellscream continuava ad intraprendere la sua guerra
sotterranea contro l’oppressione della sua gente assediata. Sfortunatamente Hellscream non aveva mai potuto trovare un
modo per risvegliare gli orchi catturati dal loro torpore. L’impressionabile Thrall, ispirato dall’idealismo di Hellscream,
sviluppò una forte empatia con l’Orda e le sue tradizioni guerriere.
Cercando la verità sulle proprie origini, Thrall viaggiò a nord alla ricerca del leggendario clan Frostwolf. Thrall venne a
sapere che Gul’dan aveva esiliato i Frostwolf durante i primi giorni della Prima Guerra. Scoprì inoltre di essere il figlio
ed erede dell’eroe Durotan, il vero capo dei Frostwolf che era stato assassinato nella steppa quasi venti anni prima.
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Sotto la tutela del venerabile sciamano Drek’Thar, Thrall studiò l’antica cultura sciamanica della sua gente, che era stata
dimenticata sotto il malvagio comando di Gul’dan. Nel tempo, Thrall divenne un potente sciamano e trovò il suo posto
come capo dell’esiliato clan Frostwolf. Potenziato dagli elementi stessi e spinto a trovare il suo destino, Thrall decise di
liberare i clan prigionieri e curare la sua razza dalla corruzione demoniaca.
Durante i suoi viaggi Thrall trovò l’anziano caposupremo, Orgrim Doomhammer, che aveva vissuto da eremita per molti
anni. Doomhammer, che era stato intimo amico del padre di Thrall, decise di seguire il giovane orco sognatore ed
aiutarlo a liberare i clan prigionieri. Sostenuto da molti dei capi veterani, Thrall finalmente ebbe successo nel
rivitalizzare l’Orda e dare alla sua gente una nuova identità spirituale.
Per simbolizzare la rinascita della sua gente, Thrall ritornò alla fortezza di Blackmoore, Durnholde e mise una decisa
fine ai piani del suo precedente maestro, ponendo sotto assedio il campo di internamento. La sua vittoria non fu senza
prezzo: durante la liberazione di un campo, Doomhammer cadde in battaglia.
Thrall raccolse il leggendario martello da guerra di Doomhammer e indossò la sua armatura di piastre nera per diventare
così il nuovo caposupremo dell’Orda. Durante i mesi successivi, la piccola ma inafferrabile Orda portò la devastazione ei
campi di internamento e vanificò i migliori sforzi dell’Alleanza di contrastare le sue abili strategie. Incoraggiato dal suo
migliore amico e mentore, Grom Hellscream, Thrall lavorò per assicurarsi che la sua gente non fosse mai più resa
nuovamente schiava.
IV.IX) La Guerra del Ragno
Mentre Thrall liberava i suoi fratelli a Lordaeron, Ner’zhul continuava a costruire la sua base di potere nel Northrend.
Una grande cittadella fu eretta sul Ghiacciaio Icecrown e gestita dalle crescenti legioni dei morti. Anche se il Re Lich
estese la sua influenza sulla terra, un impero nelle profondità si era eretto contro il suo potere. L’antico reame
sotterraneo di Azjol-Nerub, fondato da una razza di sinistri ragni umanoidi, mandarono le loro guardie guerriere d’elite
ad attaccare Icecrown e fermare il folle tentativo di dominio del Re Lich. Per la sua frustrazione, Ner’zhul scoprì che i
malvagi nerubian erano immuni non solo alla piaga, ma anche al suo dominio telepatico.
Il ragno-signore nerubian comandava enormi forze, ed aveva una rete sotterranea che si estendeva per quasi metà
dell’ampiezza di Northrend. Le loro tattiche colpisci e fuggi contro la fortezza del Re Lich vanificarono uno dopo l’altro
i suoi sforzi di intrappolarli. La guerra di Ner’zhul contro i nerubian alla fine fu vinta per logoramento.Con l’aiuto dei
malvagi dreadlord e innumerevoli guerrieri non morti, il Re Lich invase Azjol-Nerub e fece crollare i suoi templi
sotterranei sulla testa del ragno signore.
Nonostante i nerubains fossero immuni alla piaga, i crescenti poteri negromantici di Ner’zhul gli permisero di rialzare i
corpi dei guerrieri ragni e legarli alla propria volontà. Come riconoscimento della loro tenacia e impavidità, Ner’zhul
adottò il distintivo stile architettonico dei nerubain per le proprie fortezze e strutture. Lasciato a dominare il suo regno
senza opposizione, il Re Lich cominciò i preparativi per la sua reale missione nel mondo. Raggiungendo i territori umani
con la sua immensa consapevolezza, il Re Lich richiamò ogni anima nera in ascolto …
IV.X) Kel’Thuzad e la Formazione del Flagello
C’erano una manciata di potenti individui sparsi per il mondo che percepirono il richiamao mentale del Re Lich da
Northrend. Il più famoso di essi era l’arcimago di Dalaran, Kel’Thuzad, che era uno dei membri anziani del Kirin Tor, il
consiglio che governava Dalaran. Egli era stato considerato un solitario per anni a causa della sua insistenza a studiare le
arti proibite della negromanzia. Portato ad imparare tutto ciò che poteva del mondo magico e le sue oscure meraviglie,
egli era rimasto deluso per ciò che aveva visto nei precetti antiquati e privi di fantasia dei suoi pari. Sentendo il potente
richiamo da Northrend, indirizzò tutta la sua considerevole volontà per comunicare con la voce misteriosa. Convinto che
Kirin Tor era troppo sospettosa per accogliere il potere e la conoscenza inerente le arti oscure, egli si dimise per
imparare tutto quel che poteva dall’immenso potere del Re Lich.
Lasciandosi indietro la sua fortuna e la sua prestigiosa posizione politica, Kel’Thuzad abbandonò le vie del Kirin Tor e
lasciò Dalaran per sempre. Incitato dalla costante voce del Re Lich nella sua mente, egli vendette i suoi vasti
possedimenti e depositò lontano le sue ricchezze. Viaggiando da solo per molte leghe di mare e terra, finalmente
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raggiunse le gelide spiagge di Northrend. Intenzionato a raggiungere Icecrown ed offrire i suoi servigi al Re Lich,
l’arcimago passò attraverso le rovine devastate dalla guerra di Azjol-Nerub. Kel’Thuzad vide di prima mano la ferocia e
lo scopo del potere di Ner’zhul. Cominciò a comprendere che allearsi al misterioso Re Lich sarebbe stato assieme saggio
e potenzialmente fruttuoso.
Dopo lunghi mesi di viaggi attraverso le aspre desolazioni artiche, Kel’Thuzad finalmente raggiunse il buio ghiacciaio di
Icecrown. Agli si avvicinò audacemente alla cittadella oscura di Ner’zhul e rimase sconvolto quando le guardie non
morte silenziosamente si scostarono e lo lasciarono passare come se fosse atteso Kel’Thuzad scese in profondità nella
fredda terra e trovò la strada giù, sul fondo del ghiacciaio. Li, nelle infinite caverne di ghiaccio e ombra, si prostrò
davanti al Trono Congelato e offrì la sua anima allo scuro signore dei morti.
Il Re Lich fu lieto del suo ultimo acquisto. Egli promise a Kel’Thuzad l’immortalità ed enormi poteri in cambio della sua
lealtà ed obbedienza. Bramoso di conoscenze e poteri oscuri, Kel’Thuzad accettò la sua prima grande missione: andare
nel mondo degli uomini e fondare una nuova religione che avrebbe venerato il Re Lich come un dio.
Per aiutare l’arcimago a compiere la sua missione, Ner’zhul lasciò intatta l’umanità di Kel’Thuzad. L’anziano ma
carismatico mago fu incaricato di usare i suoi poteri di illusione e persuasione per blandire le vessate e disincantate
masse di Lordaeron in uno stato di fede e credenza. Poi, una volta avuta la loro attenzione, avrebbe offerto loro un a
nuova visione di come avrebbe potuto essere la società – ed una nuova figura da chiamare Re.
Kel’Thuzad tornò a Lordaeron sotto mentite spoglie, e nell’arco di tre anni, usò la sua fortuna e la sua intelligenza per
raccogliere una fratellanza clandestina di uomini e donne bendisposti. La fratellanza, che egli chiamò Culto dei Dannati,
prometteva ai suoi accoliti eguaglianza sociale e vita eterna su Azeroth in cambio dei loro servizi e della loro obbedienza
a Ner’zhul. Con il passare dei mesi, Kel’Thuzad trovò molti impazienti volontari per il suo nuovo culto tra gli stanchi e
sovraccarichi lavoratori di Lordaeron. Fu sorprendentemente facile per Kel’Thuzad raggiungere il suo obbiettivo, cioè
trasferire la fede dei cittadini, dalla Sacra Luce nel credo delle ombre oscure di Ner’zhul. Mentre il credo del Culto dei
Dannati cresceva in dimensioni ed influenza, Kel’Thuzad si assicurò di nascondere il suo lavoro alle autorità di
Lordaeron.
Con il successo di Kel’Thuzad a Lordaeron, il Re Lich fece gli ultimi preparativi per il suo assalto alla civiltà umana.
Mettendo le energie della sua piaga in una serie di artefatti chiamati calderoni della piaga, Ner’zhul ordinò a Kel’Thuzad
di portare i calderoni a Lordaeron, dove sarebbero stati nascosti in vari villaggi controllati dal culto. I calderoni, protetti
dai fedeli del culto, avrebbero funzionato come generatori di piaga, spargendo la piaga a infiltrarsi nelle ignare fattorie e
città del Lordaeron settentrionale.
Il piano del Re Lich funzionò perfettamente. Molti dei villaggi settentrionali di Lordaeron furono contaminati
praticamente immediatamente. Come a Northrend, le persone che contrassero la piaga morirono per rialzarsi poi come
schiavi della volontà del Re Lich. Fedeli del culto sotto Kel’Thuzad erano ansiosi di morire ed essere rialzati al servizio
del loro signore oscuro. Essi esultarono alla prospettiva dell’immortalità attraverso la morte. Con la diffusione della
piaga, moltissimi zombie sorsero nel settentrione. Kel’Thuzad guardò le crescenti armate del Re Lich e le chiamò il
Flagello, in quanto presto avrebbe marciato attraverso i cancelli di Lordaeron e ripulito la faccia del mondo dall’umanità.
IV.XI) Le Schegge dell’Alleanza
Inconsapevoli del culto dei morti che si stava formando nella loro terra, i capi delle nazioni dell’Alleanza cominciarono
a litigare e discutere per i possessi territoriali e il calo dell’influenza politica. Re Terenas di Lordaeron cominciò a
sospettare che il fragile patto che avevano stipulato durante le ore più oscure non sarebbe durato ancora a lungo. Terenas
aveva convinto i capi dell’Alleanza a prestare soldi e lavoratori per la ricostruzione del regno meridionale di Stormwind,
distrutto durante l’occupazione orchesca di Azeroth. L’incremento delle tasse che ne era risultato, assieme alle spese per
mantenere e far funzionare i numerosi campi di internamento degli orchi, portarono molti capi – Genn Greymane di
Gilneas in particolare – a credere che i loro regni avrebbero fatto meglio a staccarsi dall’Alleanza.
A peggiorare le cose, gli alti elfi di Silvermoon annullarono bruscamente la loro fedeltà all’Alleanza, sostenendo che
l’infelice direzione degli umani aveva causato l’incendio delle loro foreste durante la Seconda Guerra. Terenas soffocò la
propria insofferenza e ricordò con calma agli elfi che non sarebbe rimasto nulla di Quel’Thalas se non fosse stato per le
centinaia di valorosi umani che avevano dato le loro vite per difenderlo. Ciononostante gli elfi decisero caparbiamente di
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andarsene per la lroo strada. Sull’onda della partenza degli alfi, anche Gilneas e Stormgarde si separarono.
Nonostante l’Alleanza stesse cadendo a pezzi Re Terenas aveva ancora alleati su cui poteva contare. Sia l’Ammiraglio
Proudmore di Kul Tiras che il giovane re, Varian Wrynn di Azeroth rimasero fedeli all’Alleanza. Inoltre i maghi di Kirin
Tor, guidati dall’Arcimago Antonidas, garantirono il deciso appoggio di Dalaran al governo di Terenas. Forse la più
rassicurante di tutti fu l’assicurazione del potente re dei nani, Magni Bronzebeard, che giurò che i nani di Ironforge
avrebbero avuto un debito d’onore all’Alleanza per la liberazione di Khaz Modan dal controllo dell’Orda.
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Capitolo V: IL RITORNO DELLA LEGIONE INFUOCATA
V.I) Il Flagello di Lordaeron
Warcraft III: Reign of Chaos
Dopo essersi preparati per molti, lunghi mesi, Kel'Thuzad e gli adepti del suo Culto dei Dannati finalmente lanciarono il
loro primo attacco, spargendo la piaga dei non-morti su Lordaeron. Uther e i suoi paladini condussero investigazioni
nelle regioni infette, nella speranza di trovare un modo per fermare il male. Nonostante i loro sforzi però, la piaga
continuava a diffondersi e minacciava ormai di distruggere l'Alleanza.
Mentre le fila dei non morti si spargevano in tutta Lordaeron, il Principe Arthas, unico figlio di Terenas decise di opporsi
contro il Flagello. Arthas riuscì ad uccidere Kel'Thuzad, ma anche dopo la sua morte, le fila dei non-morti continuavano
a crescere nutrendosi di ogni soldato caduto per difendere il territorio. Frustrato e continuamente ostacolato
dall'apparentemente invincibile nemico, Arthas andò via via prendendo decisioni sempre più estreme, nel tentativo di
sconfiggerlo. Fino al punto in cui i suoi commilitoni si sentirono in dovere di avvertirlo che i suoi metodi stavano
diventando sempre più inumani e senza controllo, con il pericolo di sfuggirgli di mano.
La paura e la ferma volontà di Arthas furono infatti la causa della sua stessa disfatta. Seguì le traccie della piaga fino alla
sua sorgente: Northrend, con l'intenzione di sconfiggere per sempre la minaccia. Il Principe Arthas finì invece per cadere
preda del terribile potere del Re dei Lich. Credendo che così avrebbe potuto salvare il suo popolo, Arthas si impossessò
della spada runica maledetta, Frostmourne. E nonostante la spada gli diede un ineffabile potere, essa finì anche per
rubare la sua anima e trasformarlo nel più grande dei cavalieri della morte del Re dei Lich. Con la sua anima ormai persa
e la sua virtù sbriciolata, Arthas condusse il Flagello contro il suo stesso regno. Alla fine, Arthas uccise suo padre, Re
Terenas, e schiacciò Lordaeron sotto il pugno di ferro del Re dei Lich.
V.II) Il Pozzo Solare - La Caduta di Quel'Thalas
Nonostante avesse sconfitto tutti coloro i quali ora vedeva come nemici, Arthas era ancora perseguitato dal fantasma di
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Kel'Thuzad. Il fantasma disse ad Arthas che avrebbe dovuto resuscitarlo per poter portare a termine la fase successiva
del piano del Re dei Lich. Per resuscitarlo, Arthas avrebbe dovuto portare i resti di Kel'Thuzad al mistico Pozzo Solare,
nascosto dentro all'eterno regno elfico di Quel'Thalas.
Arthas e il suo Flagello invasero Quel'Thalas e assediarono le deboli roccaforti degli elfi. Sylvanas Windrunner, la
Ranger Generale di Silvermoon, gli oppose fiera resistenza, ma Arthas riuscì a sradicare l'armata degli elfi alti e a farsi
strada combattendo fino al Pozzo Solare. Come se non bastasse, in una crudele manifestazione di potere, resuscitò il
corpo dilaniato di Sylvanas in una banshee, maledicendone l'esistenza con la piaga della non-morte e condannandola a
servire per sempre il conquistatore di Quel'Thalas.
Infine, Arthas immerse i resti di Kel'Thuzad nelle acque sacre del Pozzo Solare. Nonostante questo gesto fosse guidato
dalle forze del male, le magiche acque ne vennero ingannate e Kel'Thuzad tornò alla non-vita sotto forma di un mago
lich. Resuscitato in una creatura infinitamente più potente, Kel'Thuzad spiegò la fase successiva del piano del Re dei
Lich. Nel tempo necessario ad Arthas ed alle sue truppe di morti di dirigersi a sud, nemmeno un elfo di Quel'Thalas ebbe
salva la vita. La gloriosa patria degli elfi alti, che prosperò per più di novemila anni, non esisteva più.
V.III) Il Ritorno di Archimonde e il Volo Verso Kalimdor
Una volta resuscitato Kel'Thuzad, Arthas condusse il Flagello a sud, verso Dalaran. Lì il lich avrebbe ottenuto il potente
libro magico di Medivh, che avrebbe usato per evocare Archimonde nel mondo. Da quel momento in poi, lo stesso
Archimonde avrebbe guidato l'invasione finale della Legione. Neppure i maghi del Kirin Tor poterono impedire alle
forze di Arthas di rubare il libro di Medivh, e presto Kel'Thuzad ebbe tutto ciò di cui aveva bisogno per formulare il suo
sortilegio. Dopo diecimila anni, il possente demone Archimonde e i suoi servi poterono calpestare ancora una volta le
terre di Azeroth. Inoltre Dalaran non era la loro destinazione finale. Seguendo gli ordini dello stesso Kil'jaeden,
Archimonde e i suoi demoni seguirono il Flagello fino a Kalimdor, decisi a distruggere Nordrassil, l'Albero del Mondo.
Nel mezzo di questo chaos, un misterioso, solitario profeta comparve per prestare aiuto alle razze mortali. Questo profeta
si rivelò essere nessun'altro se non Medivh, l'ultimo Guardiano, miracolosamente tornato dal Nulla (Beyond) per
redimersi dai suoi peccati del passato. Medivh rivelò all' Orda e all' Alleanza il pericolo che stavano correndo e li avvisò
di allearsi. Sfiniti da generazioni di odio reciproco, gli orchi e gli umani non ne vollero sapere. Per questo Medivh fu
costretto a guidare le due razze separatamente, usando profezie e stratagemmi per condurle attraverso il mare alla
leggendaria terra di Kalimdor. Gli orchi e gli umani incontrarono così la misteriosa civilizzazione dei Kaldorei.
Gli orchi, guidati da Thrall, incontrarono una serie di problemi durante i loro viaggi attraverso i Monti di Kalimdor.
Nonostante l'amicizia stretta con Cairne Bloodhoof e i suoi possenti guarrieri tauren, molti orchi iniziarono a
soccombere alla demoniaca sete di sangue che li aveva corrotti per anni. Il più grande luogotenente di Thrall, Grom
Hellscream, tradì addirittura l'Orda abbandonandosi ai suoi stessi bassi istinti. Mentre Hellscream e i suoi fedeli guerrieri
Warsong marciavano attraverso la foresta di Ashenvale, si scontrarono con le antiche Sentinelle degli elfi della notte.
Certo che gli orchi fossero tornati alla loro natura guerresca, il semidio Cenarius si fece avanti per ricacciare Hellscream
e la sua gente da dove erano venuti. Ma Hellscream e i suoi orchi, posseduti da un odio e da una furia soprannaturali,
riuscirono ad uccidere Cenarius e a dissacrare le antiche foreste.In seguito Hellscream recuperò il suo onore aiutando
Thrall a sconfiggere Mannoroth, il signore dei demoni che aveva anticamente maledetto la stirpe degli orchi con il suo
sangue pieno di odio e furia. Con la morte di Mannoroth, la maledizione degli orchi era finalmente giunta alla fine.
Mentre Medivh si impegnava nel tentativo di convincere orchi e umani riguardo la necessità di un'alleanza, gli elfi della
notte combattevano nell'ombra la Legione con i propri metodi. Tyrande Whisperwind, l'immortale Alta Sacerdotessa
delle Sentinelle degli elfi della notte, combattè disperatamente per impedire ai demoni e ai non morti di comquistare le
foreste di Ashenvale. Tyrande comprese che aveva bisogno di rinforzi, perciò decise di risvegliare i druidi degli elfi della
notte dal loro millenario sonno. Evocando l'aiuto del suo risvegliato amore, Malfurion Stormrage, Tyrande riuscì a
potenziare le proprie difese e scacciare la Legione. Grazie all'intervento di Malfurion, la natura stessa si svegliò per
distruggere la Legione e il Flagello.
Durante la ricerca degli altri druidi ibernati, Malfurion trovò l'antica prigione sepolta nella quale aveva incatenato suo
fratello Illidan. Convinto che Illidan lo avrebbe aiutato contro la Legione, Tyrande lo liberò. Illidan inizialmente li aiutò,
ma finì per abbandonarli con lo scopo di seguire i propri interessi.
Gli elfi della notte si fecero forza e combatterono la Legione Infuocata con enorme determinazione. La Legione non
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aveva mai abbandonato l'idea di conquistare il Pozzo dell' Eternità, l'eterna fonte di forza dell'Albero del Mondo e cuore
stesso del regno degli elfi della notte. Se l'assalto pianificato all' Albero avesse avuto successo, i demoni avrebbero
letteralmente devastato l'intero pianeta.
V.IV) La Battaglia di Monte Hyjal
Sotto la guida di Medivh, Thrall e Jaina Proudmoore - leader delle forze umane a Kalimdor – i diversi eserciti si resero
conto che avrebbero dovuto mettere da parte le loro differenze. Ugualmente, gli elfi della notte, guidati da Malfurion e
Tyrande, accettarono l'idea di allearsi per difendere l'Albero del Mondo. Unite dal loro comune obbiettivo, le razze di
Azeroth iniziarono a fortificare al massimo le energie dell'Albero del Mondo. Infuso del potere stesso del mondo,
Malfurion riuscì a scatenare la furia primordiale di Nordrassil, distruggendo letteralmente Archimonde e troncando
l'appiglio della Legione al Pozzo dell'Eternità. La battaglia finale scosse il continente di Kalimdor fino alle sue radici.
Impossibilitata a estrarre potere dal Pozzo stesso, la Legione Infuocata cadde a pezzi sotto la potenza combinata delle
armate mortali
V.V) L’Antenato Traditore
Warcraft III: The Frozen Throne
Dopo diecimila anni di prigionia, durante l’invasione di Ashenvale da parte della Legione, Illidan fu liberato dalla sua
prigione. Benchè lui cercasse di placare i suoi compagni, egli presto ritornò al suo stato originale e consumò le energie di
un potente artefatto stregonesco conosciuto col nome di Teschio di Gul’dan. Facendolo, Illidan sviluppò caratteristiche
demoniache e poteri enormemente ingranditi. Egli inoltre acquisì alcune vecchie memorie di Gul’dan – specialmente
quelle riguardanti la Tomba di Sargeras, la caverna insulare che si diceva contenesse i resti del Titano Oscuro, Sargeras.
Ebbro di potere e libero di aggirarsi nuovamente per il mondo, Illidan si adoperò per trovare il suo posto nel grande
ordine delle cose. Comunque, Kil’jaeden si incontrò con Illidan e gli fece un’offerta che non avrebbe potuto rifiutare.
Kil’jaeden era arrabbiato per la sconfitta di Archimonde al Monte Hyjal, ma aveva preoccupazioni più importanti della
vendetta. Percependo che la sua creazione, il Re Lich, stava diventando troppo potente per essere controllato, Kil’jaeden
ordinò a Illidan di distruggere Ner’zhul e mettere fine al Flagello dei nonmorti una volta per tutte. In cambio, Illidan
avrebbe ricevuto poteri inimmaginabili ed un posto tra i rimanenti signori della Legione Infuocata.
Illidan accettò e si adoperò immediatamente per distruggere il Trono Gelido, il fusto di cristallo Gelido nel quale
risiedeva lo spirito del Re Lich. Illidan sapeva che avrebbe avuto bisogno di un potente artefatto per distruggere il Trono.
Utilizzando la conoscenza acquisita dalle memorie di Gul’dan, Illidan decise di trovare la Tomba di Sargeras e
rivendicare i resti del Titano oscuro. Rivangando dei vecchi debiti degli Highborne adescò i serpentini naga dalle loro
scure tane sottomarine. Guidati dalla astuta strega Lady Vashj i naga aiutarono Illidan a raggiungere le Isole Spezzate,
dove si diceva si trovasse la Tomba di Sargeras.
Quando Illidan scappò con i naga, la Sorvegliante Maiev Shadowsong cominciò a dargli la caccia. Maiev era stata la
carceriera di Illidan per diecimila anni e trovava gusto alla prospettiva di ricatturarlo. Comunque Illidan superò in astuzia
Maiev e i suoi Osservatori ed ebbe successo nell’appropriarsi dell’Occhi di Sargeras malgrado i loro sforzi. Con il
potente Occhio in proprio possesso, Illidan viaggiò fino alla vecchia città di maghi di Dalaran. Rafforzato dalle linee di
potere della città, Illidan utilizzò l’Occhio per lanciare un incantesimo distruttivo contro Icecrown, la cittadella del Re
Lich nel distante Northrend. L’attacco di Illidan frantumò le difese del Re Lich e ruppe il tetto del mondo. All’ultimo
momento, l’incantesimo distruttivo di Illidan fu fermato quando suo fratello Malfurion e la Sacerdotessa Tyrande
arrivarono in aiuto di Maiev.
Sapendo che Kil’jaeden non sarebbe stato contento del suo fallimento nella distruzione del Trono Gelido, Illidan fuggì
nella sterile dimensione chiamata Outland.: gli ultimi resti di Draenor, la patria originaria degli orchi. Li egli intendeva
sfuggire alla collera di Kil’jaeden e preparare le sue prossime mosse. Una volta riusciti a fermare Illidan, Malfurion e
Tyrande tornarono a casa nella Foresta Ashenvale per vegliare sulla loro gente. Maiev, comunque non si sarebbe arresa
così facilmente e seguì Illidan nell’Outland, determinata a riportarlo davanti alla giustizia.
V.VI) L’Ascesa degli Elfi di Sangue
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A questo punti, il Flagello dei nonmorti aveva essenzialmente trasformato Lordaeron e Quel’Thalas nelle tossiche
Plaguelands (Terre Piagate). Erano rimasti solo pochi gruppi delle forze di resistenza dell’Alleanza. Uno di questi
gruppi, composto essenzialmente di alti elfi, era guidato dai resti della dinastia Sunstrider: il Principe Kael’thas. Kael,
egli stesso un mago completo, divenne cauto per il fallimento dell’Alleanza. Gli alti elfi erano addolorati per la perdita
della loro patria e decisero di chiamare se stessi elfi di sangue in onore della loro gente caduta. Mentre lavoravano per
contenere il Flagello, soffrivano enormemente per essere stati separati da Sunwell, che li aveva fortificati. Disperando di
trovare una cura per la razziale dipendenza dalla magia della sua gente, Kael fece l’impensabile: abbracciò la stirpe
ancestrale Highborne della sua gente e si unì a Illidan e ai suoi naga nella speranza di trovare una nuova sorgente di
potere magico dal la quale alimentarsi. I rimanenti comandanti dell’Alleanza condannarono gli elfi di sangue come
traditori e li espulsero completamente.
Con nessun luogo rimasto in cui andare, Kael e i suoi elfi di sangue seguirono Lady Vashj nell’Outland per aiutare a
ostacolare la guardiana, Maiev, che aveva ricatturato Illidan. Con le forze combinate dei naga e degli elfi di sangue,
riuscirono a sconfiggere Maiev e a liberare Illidan dalle sue mani. Con base ad Outland, Illidan raccolse le sue forze per
un secondo attacco contro il Re Lich e la sua fortezza di Icecrown.
V.VII) Guerra Civile nelle Plagueland
Ner’zhul, il Re Lich, sapeva di avere poco tempo. Imprigionato nel Trono Gelido, egli sospettava che Kil’jaeden avrebbe
mandato i suoi agenti a distruggerlo. Il danno causato dall’incantesimo di Illidan aveva rotto il Trono Gelido, per cui il
Re Lich stava perdendo potere giorno dopo giorno. Disperando di potersi salvare, egli chiamò al suo fianco il suo più
potente servo mortale: il cavaliere della morte Principe Arthas.
Benché i suoi poteri fossero stati prosciugati dalla debolezza del Re Lich, Arthas a Lordaeron era stato implicato in una
guerra civile. Metà delle forze nonmorte presenti, guidate dalla banshee Sylvanas Windrunner, fecero un colpo di stato
per controllare l’impero nonmorto. Arthas, chiamato dal Re Lich, fu costretto a lasciare il Flagello nelle mani del suo
luogotenente, Kel’Thuzad, mentre la guerra si diffondeva per tutte le Terre Piagate.
Infine Sylvanas ed i suoi nonmorti ribelli rivendicarono come propria la capitale in rovina di Lordaeron. Costruendo i
propri bastioni sui ruderi della città, i Forsaken giurarono di distruggere il Flagello e cacciare Kel’Thuzad e i suoi servi
dalla terra.
Indebolito, ma deciso a salvare il proprio padrone, Arthas raggiunse il Northrend solo per trovarvi i naga di Illidan e gli
elfi del sangue ad aspettarlo. Lui e i suoi alleati nerubiani gareggiarono con le forze di Illidan per raggiungere il
Ghiacciaio Icecrown e difendere il Trono Gelido.
V.VIII) Il Re Lich trionfa
Pur indebolito com’era, Arthas alla fine si mosse più abilmente di Illidan e raggiunse per primo il Trono Gelido. Usando
la sua lama runica, Frostmourne, Arthas distrusse la prigione ghiacciata del Re Lich e così liberò l’elmo e la corazza
incantati di Ner’zhul. Arthas indossò l’elmo inimmaginabilmente potente e divenne il nuovo Re Lich. Gli spiriti di
Ner’zhul e Arthas si fusero in un unico potente essere, esattamente come Ner’zhul aveva da sempre progettato. Illidan e
le sue truppe furono costretti a fuggire in disgrazia ad Outland, mentre Arthas divenne una delle entità più potenti mai
viste sulla faccia della terra.
Attualmente Arthas, il nuovo e immortale Re Lich, risiede in Northrend, e si mormora che stia ricostruendo la cittadella
di Icecrown. Il suo fidato luogotenente, Kel’Thuzad, comanda il Flagello nelle Terre Piagate. Sylvanas e i suoi ribelli
Abbandonati possiedono solo le Tirisfal Glades, una piccola porzione del regno devastato dalla guerra.
V.IX) Vecchie Ostilità – La Colonizzazione di Kalimdor.
Benché la vittoria fosse loro, le razze mortali si trovarono in un mondo distrutto dalla guerra. Il Flagello e la Legione
Infuocata avevano fatto tanto distruggendo la civiltà di Lordaeron, ed avevano praticamente finito il lavoro a Kalimdor.
C’erano foreste da guarire, rancori da seppellire e nuove patrie da stabilire. La guerra aveva ferito profondamente tutte le
razze che nonostante tutto si erano unite altruisticamente nel tentativo di un nuovo inizio, cominciando la difficile tregua
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tra l’Alleanza e l’Orda.
Thrall condusse gli orchi nel continente di Kalimdor, in cui fondarono una nuova patria con l'aiuto dei loro nuovi fratelli
i tauren. Chiamarono la loro nuova terra Durotar in onore del padre assassinato di Thrall, gli orchi si stabilirono qui per
ricostruire la loro società un tempo gloriosa. Ora che il legame con i demoni era concluso, l’orda voleva seriamente
cambiare la propria esistenza passata dedita alla guerra, in direzione di una coalizione più pacifica finalizzata alla
sopravvivenza e alla prosperità piuttosto che alla conquista. Aiutati dai nobili tauren e dagli abili trolls della tribù di
Darkspear, Thrall e i suoi orchi cercheranno d’ora in avanti di costruire una nuova era di pace nella loro propria terra.
Le forze restanti dell’alleanza comandate da Jaina Proudmoore si sono stanziate nel Kalimdor del sud. Fuori del litorale
orientale della palude di Dustwallow, hanno costruito la loro roccaforte, la città portuale di Theramore. Là, gli esseri
umani e i nani loro alleati, lavorano per sopravvivere in una terra che sarebbe stata sempre loro ostile. Benchè le
protezioni di Durotar e di Theramore mantenevano una momentanea tregua tra loro, la serenità coloniale era fragile e
non poteva considerarsi definitiva.
La pace fra gli orchi e gli esseri umani si era frantumata dall'arrivo di una grossa flotta dell’alleanza in Kalimdor. La
potente flotta, sotto gli ordini del grande ammiraglio Daelin Proudmoore (padre di Jaina), era partita dal Lordaeron
occidentale prima che Arthas avesse distrutto il regno. Navigando per molti strenuanti mesi, l'ammiraglio Proudmoore
stava cercando di trovare tutti i superstiti dell’alleanza. L’armata di Proudmoore costituì una seria minaccia alla stabilità
della regione. Come famoso eroe della seconda guerra, il padre del Jaina era un fiero nemico dell’orda ed era quindi
determinato nel voler distruggere Durotar, prima che gli orchi potessero guadagnare un sicuro rifugio in quella nuova
terra. Il grande ammiraglio ha costretto Jaina a prendere una decisione terribile: sostenerlo nella battaglia contro gli
orchi e tradire i suoi alleati della nuova terra, oppure combattere il proprio padre per salvaguardare la fragile pace che
l'alleanza e l’orda infine avevano raggiunto. Dopo una profonda riflessione interiore, Jaina scelse la seconda opzione e
aiutò Thrall a sconfigge il suo padre impazzito. Purtroppo l'ammiraglio Proudmoore morì nella battaglia prima che Jaina
potesse riconciliarsi con lui e dimostrare che gli orchi non erano più mostri assetati di sangue. Per la sua lealtà, gli orchi
permisero che le forze di Jaina ritornassero a casa nella sicura Theramore.
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Capitolo VI: LA NUOVA ERA
VI) WORLD OF WARCRAFT
CONTINUA...
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APPENDICE 1 :
Linea del Tempo - Intervalli di Anni descritti nelle seguenti opere e giochi :
10.000 anni prima di oggi .
- War of the Ancients Trilogy: The Well of Eternity (Richard A. Knaak)
- War of the Ancients Trilogy: The Demon Soul (Richard A. Knaak)
- War of the Ancients Trilogy: The Sundering (Richard A. Knaak)
Anno 0 - Warcraft: Orcs & Humans (Gioco)
- The Last Guardian (Jeff Grubb)
6
- Warcraft 2: Tides of Darkness (Gioco)
8
- Warcraft 2X: Beyond the Dark Portal (Gioco)
10
- Day of the Dragon (Richard A. Knaak)
18
- Lord of the Clans (Christie Golden)
19
- Of Blood and Honor (Chris Metzen)
20
- Warcraft 3: Reign of Chaos (Gioco)
21
- Warcraft 3X: The Frozen Throne (Gioco)
25
Inizia l'era di World of Warcraft (Gioco)
37
APPENDICE 2 :
Bibliografia dedicata a Warcraft :
Opere ufficiali :
Game :
- Warcraft: Orcs & Humans, 1995
- Warcraft II: Tides of Darkness, 1996
- Warcraft II: Beyond the Dark Portal (Expansion Pack), 1997
- Warcraft III: The Reign of Chaos, 2002
- Warcraft III: The Frozen Throne (Expansion Pack), 2003
- World of Warcraft, 2004
Libri e racconti :
- Chris Metzen, Warcraft Of Blood and Honor, 2000
- Richard A. Knaak, Warcraft Day Of The Dragon, 2001
- Christie Golden, Warcraft Lord of the Clans, 2002
- Jeff Grubb, Warcraft The Last Guardian, 2002
- Richard A. Knaak, Warcraft War of the Ancients - Book 01 - The Well Of Eternity, 2004
- Richard A. Knaak, Warcraft War of the Ancients - Book 02 - The Demon Soul, 2004
- Richard A. Knaak, Warcraft War of the Ancients - Book 03 - The Sundering, 2005
GRD - Giochi di ruolo :
- Dungeons & Dragons, Warcraft Roleplaying Game (1), 2003
- Dungeons & Dragons, Warcraft: Manual of Monsters (2), 2003
- Dungeons & Dragons, Warcraft: Alliance & Horde Compendium (3), 2004
- Dungeons & Dragons, Warcraft: Magic & Mayhem (4), 2004
- Dungeons & Dragons, Warcraft: Lands of Conflict (5), 2004
- Dungeons & Dragons, Warcraft: Shadow & Light (6), 2004
- Sword & Sorcery, World of Warcraft The Roleplaying Game, 2005
Fumetti :
- Richard A. Knaak, Jae-Hwan Kim (Illustrator), Warcraft The Sunwell Trilogy - Book 01 - Dragon
Hunt, 2005
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Tutto ciò che in questo testo riguarda World of Warcraft © è copyright esclusivo delle Blizzard Entertainment
® Copiryght by arancia – Guildmaster Guild World of Warcraft Clan Italia
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