Anno XI num 215 - Comunità Armena di Roma
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Anno XI num 215 - Comunità Armena di Roma
1 Anno 11 Numero 215 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT 1 febbraio 2016 — C M.Y. Akhtamar on line È finito il gioco... Crolla il prezzo del greggio e l’economia azera vacilla Le prime settimane dell’anno ci regalano il crollo del prezzo del greggio sceso sotto i trenta dollari al barile. Scende (di poco) il prezzo del carburante alla pompa, crollano le entrate di alcuni stati che sul petrolio hanno costruito la loro politica negli ultimi vent’anni. Fra questi l’Azerbaigian è quello che in questo momento sta pagando il prezzo più alto di una crisi petrolifera che taluni economisti considerano orchestrata dall’Arabia Saudita per cercare di indebolire l’Iran. Baku ha sostanzialmente commesso due gravi errori: non ha diversificato la propria economia e, soprattutto, ha investito le ingenti risorse in una politica di riarmo che ha fatto spendere ad Aliyev miliardi di dollari che potevano essere più sapientemente impiegati per risorse sociali e infrastrutture. Ora che i petrodollari non arrivano più, l’Azerbaigian è costretto a pesanti tagli (si parla pure di chiusure di ambasciate), l’economia nazionale è in pesantissima crisi, il manat è quasi carta straccia e gli investimenti in … “caviale” hanno subito una drastica riduzione. Negli ultimi giorni sono saltate sei banche e il governo ha chiesto aiuto al Fondo Monetario Internazionale. Forse è la volta buona che Aliyev smetta di giocare con i soldatini… Oppure no. Continua a essere sprezzante con i mediatori dell’Osce, prosegue nelle provocazioni (ma ad ogni tentativo di incursione in territorio armeno perde armi e specialisti…) ma non può più avere la baldanza dei tempi migliori. C’è sempre il rischio di un colpo di testa, ma francamente riteniamo che la guerra tanto temuta sia lontana. Benedetto petrolio... Sommario È finito il gioco… 1 Segnare un gol e tifare Armenia 2 La voce dell’Artsakh 3 Viaggio in Armenia 4 Qui Armenia 5 L’Attualità di Hrant Dink 6 Bollettino interno di iniziativa armena 2 Akhtamar on line Segnare un gol e tifare Armenia Dall’Argentina la storia del glorioso “Deportivo Armenio” Dal Sud America, da quell’Argentina che tanti legami ha con la vecchia Europa, c’è da raccontare una storia che non è solo di calcio, ma è politica, sentimento nazionale e voglia di riscatto. In un Paese nel quale la diaspora post genocidiaria ha fatto crescere una delle più importanti comunità armene, valutata oggi tra le settanta e le centotrentamila unità, più di cinquanta anni fa un gruppo di figli dell’Armenia decise di coniugare l’amore per la Patria perduta alla passione nazional popolare del calcio. Il cuore armeno si mescolò nel magma argentino dove spagnoli, italiani, tedeschi e cento altri popoli crearono le basi del proprio futuro senza dimenticare il passato. Il presente, nel lontano 1962, si chiamò “Club Armenio de futbol”, fondato da un gruppo di armeni capitanati da Jorge Margossian e Jaun Cambakian con lo scopo di dare alla comunità locale un riferimento sportivo e identitario ben preciso. Radicato a Escobar, uno dei 135 distretti della provincia di Buenos Aires, a nord della capitale, si dotò di uno stadio (l’Armenio, che oggi vanta una capienza di circa diecimila spettatori) e iniziò la sua avventura nel fantastico mondo del calcio argentino. Forse nella mente dei promotori del club quella doveva essere solo una esperienza temporanea o destinata a soddisfare unicamente la passione calcistica degli armeni sudamericani. Invece il Club, che sei anni più tardi cambia il nome in “Club Deportivo Armenio”, conosce un inaspettato successo. Rapidamente scala i campionati e di promozione in promozione dalla Primera D raggiunge la Primera B. Nella stagione 1986/87 ottiene l’accesso alla Primera B Nacional (la Serie B italiana) e l’anno successivo approda alla massima categoria argentina, la Primera Division; sono passati poco più di venticinque anni e la storia di questo piccolo club sportivo nato dall’orgoglio di un gruppo di armeni raggiunge traguardi inaspettati. Durante la sua permanenza nella Primera B Nacional il Deportivo Armenio segna un record rimasto ineguagliato inanellando una sequenza di ben trentaquattro partite consecutive senza aver mai subito alcun sconfitta. A N N O 1 1 NU M E R O 2 1 5 La popolarità della squadra, allenata da Alberto Persikian, va oltre gli stretti confini del distretto di Escobar. La galoppata sin derrota proietta gli armeni alla massima serie nella quale rimarranno per le due stagioni consecutive. Nella prima guadagneranno un onorevole tredicesimo posto nella classifica finale, la seconda li riporterà nella seconda serie nazionale. Troppo difficile competere con i grandi club storici del calcio argentino per un piccolo club. Eppure non mancheranno le soddisfazioni. Due furono le storiche vittorie del Deportivo: il successo per tre a due contro il River Plate (tripletta di Wensel che rimonta i due gol al passivo) e la clamorosa vittoria per uno a zero sul Boca Junior dentro la sua Bombonera. Immagini che rimarranno per sempre impresse nella storia del club e dei suoi tifosi armeni, che si stringeranno attorno al club le cui imprese rafforzano il senso di appartenenza e cementificano la comunità. Ma, toccato il vertice del calcio argentino, la caduta è rapida e dolorosa: la stagione 1989/90 è quella del ritorno nella seconda divisione; un passaggio veloce perché al termine del campionato arriva la seconda retrocessione consecutiva. Dalla Bombonera del Boca alla Primera B la caduta è pesante. Il Deportivo Armenio non riesce più ad uguagliare i successi passati e rimane ancora oggi nella terza divisione argentina. Anche la squadra ha perso una parte della sua identità armena: nei primi anni vi militavano molti giocatori di origine, oggi nelle La maglia del Deportivo per commemorare il centenario Il Deportivo nella Primera Division sue fila nessuno ha un cognome che ne attesti l’armenità. Tuttavia la struttura societaria rimane saldamente armena Armeno è tutto il gruppo dirigente nonché il principale sponsor (dal 1996, la società Kalciyan); ancor più armeni rispetto al passato sono i colori sociali che nella scorsa stagione hanno visto la squadra scendere in campo con una maglia dedicata al centesimo anniversario del genocidio. Insomma, orgoglio e identità rimangono anche se il risultato sportivo non è più quello di una volta. Nell’ultimo campionato (dove per la cronica milita anche lo “Sportivo Italiano”) l’Armenio si è piazzato sedicesimo su ventidue squadre, lontano dalla possibilità di lottare per i play off: dodici vittorie, dieci pareggi e ben venti sconfitte sono il bilancio dei quarantadue incontri disputati nella stagione conclusasi a novembre (ora in Argentina è estate e i campionati sono fermi). Non resta che augurarci una risalita almeno alla serie superiore; in attesa è d’obbligo un caloroso Fuerza Armenio! Pagina 2 3 Akhtamar on line la voce dell’Artsakh È fallito l’assalto azero alla democrazia europea Rimettete in dispensa le scorte di caviale. L’assalto azero all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa è sostanzialmente fallito. È vero che è passata la ugualmente controversa risoluzione “pseudoambientalista” sulla riserva idrica di Sarsang, ma il piatto forte della sessione invernale della P.A.C.E. è rimasto indigesto all’Azerbaigian. La risoluzione azera basata sull’osceno (non abbiamo remore a definirlo tale) rapporto dell’anglo turco Robert Walter è stata infatti respinta dall’Assemblea. A pochi giorni dal voto era arrivato anche il fermo monito del Gruppo di Minsk dell’Osce a non adottare risoluzioni “alternative” che avrebbero sparigliato il campo della difficile opera di negoziazione. Detto fatto. Nonostante la ormai classica politica del caviale (un po’ in decadenza ultimamente, a Baku le casse si stanno svuotando rapidamente per la crisi petrolifera…) e gli irriducibili amanti delle uova di storione, la più importante mozione in discussione è stata bocciata il 26 gennaio scorso. Un suo successo avrebbe probabilmente dato UNA DOVEROSA PRECISAZIONE Nello scorso numero di “Akhtamar” abbiamo pubblicato una recensione, a firma di Karekin Cricorian sul libro di Hasan Cemal presentato a Venezia il mese scorso. Per ragioni di impaginazione del numero il pezzo è stato tagliato, soprattutto nella parte finale riguardante il dibattito al termine della conferenza e taluni passaggi dello stesso sono stati limati. Sicché nella lettura dell’articolo si può avere l’impressione che l’intervento del prof. Aldo Ferrari, stimato armenologo, sia stato ridimensionato o, peggio, oggetto di critica. Lungi da noi. Chiediamo scusa al Prof Aldo Ferrari al quale rinnoviamo i sensi della nostra stima. La Redazione A N N O 1 1 NU M E R O 2 1 5 carta bianca ad Aliyev e alla sua politica tutta mirata alla ricerca dello scontro. “Fai pure come vuoi, noi ti appoggiamo” sarebbe stato il pericoloso segnale. E invece l’Europa ha scelto saggiamente (salvo il contentino su Sarsang) di non avventurarsi su pericolosi sentieri. La diplomazia e le organizzazioni armene della Diaspora hanno fatto il resto con un pressing a tutto campo per avvisare i parlamentari poco informati della questione. Si fa presto in politica: oggi fai un favore a me, domani lo faccio a te e voto una tua risoluzione; magari senza rendersi bene conto dei danni che un voto scriteriato potrebbe fare. Quindi ben venga lo stop imposto dalla PACE alle ambizioni azere. Detto questo diamo un’occhiata al comportamento dei parlamentari italiani nella votazione del 26. Dei tre sottoscrittori le due vergognose mozioni, Giro e Galati hanno fatto fortunatamente un passo indietro: il primo votando contro, il secondo astenendosi. Il solo Fazzone ha perseverato nella sua visione azera del mondo: è quello stesso deputato che siede nella Commissione Antimafia pur avendo negato le infiltrazioni mafiose nel suo comune (Fondi, provincia di Latina) e al quale nello scorso aprile hanno confiscato la villa abusiva costruita in zona demaniale: insomma, ci siamo capiti… A favore delle risoluzioni azere hanno anche votato i Democratici Andrea Rigoni (un pasdaran della causa…) e Carlo Lucherini, (fresco indagato per le spese pazze al Consiglio regionale del Lazio) nonché il deputato sudtirolese di SEL Florian Kronbikler, uno che in fatto di autodeterminazione dei popoli dovrebbe essere in sintonia ma che a quanto pare preferisce la tesi azera a quella dei diritti del Nagorno Karabakh… Chiederemo spiegazioni... PROSEGUE IL PIANO DI INTERVENTI DI EDILIZIA SOCIALE Il ministro della pianificazione urbana, Karen Shahramanyan, nel corso di una recente conferenza stampa ha confermato che il piano di interventi nell’edilizia sociale proseguirà anche per il 2016. Grazie all’aiuto della Diaspora, su tutti il fondo “Hayastan”, verrà avviato il progetto di costruzione di nuove abitazioni per le famiglie con cinque o più figli a carico. Quello destinato alle famiglie con almeno sei figli è già stato avviato con un bilancio di oltre venti milioni di euro che ha determinato la costruzione di ventuno nuove abitazioni, l’avvio di altri cinquantasei cantieri e la ristrutturazione di alloggi già esistenti. Quasi quindici milioni di euro sono stati destinati alla riqualificazione degli immobili di 788 famiglie. Ventiquattro sono, infine gli appartamenti che sono stati realizzati nel villaggio di Mataghis (Martakert) destinati agli appartenenti alle forze armate. FREEDOM HOUSE CONFERMA L’ARTSAKH PIU’ LIBERO DELL’AZERBAIGIAN Anche l’ultimo report (su base 2015) dell’Istituto “Freedom House” che monitora le libertà civili in 193 Paesi del mondo conferma come la repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh sia più libera dell’Azerbaigian. Accusato in passato di avere una posizione filoazera, l’Istituto, per quanto ancora molto “prudente”, ha alla fine dovuto prendere atto della enorme differenza fra i due Paesi. Pagina 3 4 Akhtamar Viaggio in Armenia di on line MARIA VITTORIA QUERINI All’uccellino cieco è Dio che fa il nido PROVERBIO ARMENO Hayastan, terra di Hayk, è il nome con cui gli armeni chiamano il loro paese. Questa terra, incastonata tra il Mar Nero e il Mar Caspio lungo l’antica Via della Seta, e dove anche l’etimologia dei luoghi si aggancia alla discendenza di Noè, ci regala immagini di grande suggestione per le sue montagne, i suoi altipiani, le sue chiese. I colori variano di continuo a seconda dell’altitudine, perché l’Armenia è terra soprattutto di montagne le cui altezze oscillano tra i mille e i cinquemila metri. La cima innevata dell’Ararat domina buona parte del paesaggio intorno a Yerevan come pure, incontrastata, la memoria storica di tutti gli armeni. Gabriella Uluhogian (“Gli armeni”, Il Mulino, 2009) sostiene che “è proprio di un popolo non dominante avere cura delle tradizioni avite e desiderare di trasmetterle alle generazioni future, sia che queste tradizioni affondino nella più remota oralità sia che siano affidate da tempo alla scrittura. Quest’ultimo è il caso degli armeni”. Sono rari i paesi dove l’uomo ha scritto con le proprie mani la sua storia affidandola alle pietre, ma qui i khachkar sono pietre miliari di un cammino senza riposo. Le chiese sono continue sfide all’architettura, essenziali nella loro geometria e rivestite del solo colore della pietra. Abituati come siamo ai colori del Rinascimento queste chiese ci appaiono fin troppo austere, ma una volta entrati rimaniamo avvolti da una semplicità antica e disarmante. Qui la cultura si tramanda anche attraverso il mecenatismo, fenomeno raro in un popolo di dimensioni contenute. Il mecenatismo in Armenia ha origine lontane; la maggior parte dei manoscritti del Matenadaran – veri e propri capolavori – erano per lo più donazioni private e tramandate di generazione in generazione. Oggi questa generosità proviene soprattutto dalla diaspora ed è visibile nella cultura (editoria) e in ambito edilizio (restauro dei monumenti antichi). Il Museo “Calouste Gulbenkian” di Lisbona dimostra non a caso l’amore, la competenza, la raffinatezza di un grande mecenate armeno nel collezionare opere d’arte da offrire alla vista del mondo. Yerevan, pur non avendo il respiro delle capitali europee, mi ha indotto, chissà perché, ad assimilarla ad una città mitteleuropea. Forse per i grandi viali alberati, per le piazze spaziose, o forse perché quell’indugiare nei caffè immersi nel verde è desiderio di aggregazione o sintomo di una tranquillità conquistata...“Quand nous habitions tous ensemble sur nos collines d’autrefois…” verrebbe da dire con Victor Hugo. E’ anche volontà di condiviA N N O 1 1 NU M E R O 2 1 5 dere tutti i momenti gradevoli della giornata fino a confluire, nelle caldi notti estive, ai bordi della grande fontana di Piazza della Repubblica. Yerevan è una città piacevole; il suo centro è vivace, pieno di negozi con firme europee tra le quali alcune griffes italiane. L’architettura presenta un’incredibile osmosi tra le forme pretestuose di stampo sovietico e un’impronta fortemente locale. Si notano molte auto lussuose accanto alle vecchie Lada; il tempo dei semafori è scandito da un quadro luminoso, soluzione intelligente che in Italia ancora è scarsamente adottata. I marciapiedi sono pieni di venditori di fiori tra cui spiccano le zinnie, fiore poco sofisticato e, forse per questo, trascurato dalle nostre parti. Ricordo che mazzi di zinnie venivano donati a mia nonna in occasione del suo compleanno e rallegravano, insieme con i gerani, la terrazza di una nostra casa vissuta. Visioni estive e lontane. All’interno del territorio è molto frequente incontrare i rottami e la carcasse di mezzi di trasporto abbandonati dal tempo dell’Unione Sovietica e che forse sarebbe troppo costoso rimuovere, come sarebbe costoso recuperare quello che rimane delle fabbriche dismesse facenti ormai parte dell’archeologia industriale. Pascoli di mandrie ricoprono lunghi tratti di paesaggio e qua e là una vena d’acqua interrompe la continuità verde o si insinua in una gola; tanti sono i torrenti e i corsi d’acqua, questo è un paese ricco di sorgenti minerali. Il lago Sevan lascia senza fiato e non solo per la sua bellezza, qui l’altitudine raggiunge i 2.000 metri; la superficie, assai vasta, ha trasparenze color smeraldo. Non molto lontano da qui, su un altro e quasi omonimo lago (il Van), la fanciulla Tamara, impietrita, ancora innalza la fiaccola per indicare il cammino all’amato. Nonostante l’asperità, la terra è generosa di colture: orzo, girasole, mais, tabacco, alberi da frutta e la vite dai filari nani. A metà strada tra Venadzor e Dilijan si incontrano i villaggi di Lermontovo e Fioletovo, abitati dalla minoranza russa dei molokani con abitudini e stili di vita dedicati alla loro identità come avviene, per esempio, nella comunità Amish della Pennsylvania. L’Armenia gode di un ecosistema con una vasta biodiversità: deserto, prateria di montagna, foresta, zone alpine e palustri. Questa diversità è ben visibile a chi percorra il paese, la natura cambia di continuo, basta “scollinare” perché il paesaggio presenti nuovi colori e forme. Il nostro amico geologo ha notato l’incontro di formazioni di diversa origine (che raramente accade di vedere) in una località detta “Ponte del diavolo” situata in una gola sulla strada per Tatev. La popolazione è gentile ed ospitale, come abbiamo notato in varie occasioni. Ho conosciuto il cantante folk Samvel Seyranyan che se ne stava nei pressi del tempio di Garni facendo pubblicità al suo repertorio di canzoni (vendeva CD). In un comprensibile italiano si è impegnato a citare molti nomi noti del nostro cinema. Il desiderio di contatto con i turisti è molto evidente e non è solo per vendere la merce, credo che sia desiderio di farsi conoscere e di conoscere, di uscire da un isolamento che è stato troppo lungo. I pastori delle alture accompagnano al tramonto le loro mandrie che inevitabilmente ci sbarrano il passo; immagini rubate dal finestrino di un pullman e che svaniscono troppo presto sebbene si proceda lentamente …. Pagina 4 5 Akhtamar ...per via delle buche. Questi uomini hanno il viso bruciato dal sole, montano a cavallo e si difendono dal freddo con colbacchi di pelo. “Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare…”, così si immalinconiva D’Annunzio pensando ai suoi pastori d’Abruzzo. Ma questi, in Armenia, sono pastori solenni, dominano le loro montagne che conoscono palmo a palmo; e non vanno verso il mare perché qui non c’è, ma vanno “quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri”. Alcuni volti conservano i tratti tramandati dai bassorilievi assiro-babilonesi, affidati oggi a quelle statue di pietra dagli occhi allungati che spuntano come per incanto dal fogliame dei giardini. Il turismo nel paese presenta inevitabilmente qualche discrasia ma l’impressione è quella che si stia procedendo a miglioramenti. Il grande problema è la rete stradale, sebbene molti siano i cantieri aperti; situazione comprensibile data l’orografia del paese. Per raggiungere il Monastero di Tatev la strada è lunga, tortuosa e pericolosa, ma oggi è resa ‘innocua’ dalla costruzione di una funivia. Le strade sono piuttosto accidentate e a volte interrotte per lavori; capita di dover cambiare itinerario o trasbordare su mezzi più piccoli per poter attraversare un ponte in riparazione o per affrontare in maggior sicurezza le strade più anguste. Dicono che il turismo per l’80% sia composto da italiani. Non c’è da stupirsi, gli italiani, come i giapponesi, arrivano ovunque; gli altri turisti sono tedeschi, danesi, spagnoli e soprattutto francesi. Numerosi sono gli armeni della diaspora che ritornano per visitare il loro paese, alcuni sicuramente per la prima volta. on line di campana “Non v’è realista sotto i cui panni non si nasconda un visionario; né incendio della fantasia che non s’alimenti delle esche della memoria”. Realtà che sembrano impenetrabili alla fine si sfaldano e nasce una sorta di complicità che rende tutto più familiare. “Dove siete diretti?” è la domanda ai viandanti in un romanzo incompiuto di Novalis. “Sempre verso casa” è la risposta. MARIA VITTORIA QUERINI Il viaggio è durato nove giorni pieni ed ha permesso di attraversare il paese sfiorando tutte le frontiere. Memoria e immaginazione si alternano o si sovrappongono mentre osserviamo fatti, persone e luoghi, tanto da non riuscire a capire ciò che è paesaggio e ciò che è psiche. Io non so se corrisponda al vero quanto ho percepito durante il percorso ma c’è una frase di Gesualdo Bufalino che pulsa nella mia mente come un rintocco Qui Armenia OMBUDSMAN ARMENIA L’Ombudsman (difensore dei diritti civili) dell’Armenia, Karen Andreasyan, ha rassegnato le dimissioni lo scorso 12 gennaio. AMBASCIATORE IN USA Grigor Hovhannisyan, già ambasciatore in Messico, è il nuovo diplomatico armeno a Washington. Prende il posto dell’ex Primo Ministro Tigran Sargsyan che è stato sollevato dall’incarico. SCI IN ARMENIA Lo sviluppo dello sci in Armenia è alla base di un accordo che la Federazione armena di sport invernali ha raggiunto con la consorella norvegese. Un gruppo di esperti scandinavi sono in Armenia per migliorare la qualità dell’insegnamento dello sci con corsi specifici per istruttori ed atleti. L’obiettivo è quello di migliorare le tecniche sia sul piano agonistico che su quello della pratica dilettantistica. BANGLADESH Jashin Uddin è il primo ambasciatore del suo Paese in Armenia. Ha presentato le credenziali lo scorso 21 gennaio. Al momento non è stata aperta l’ambasciata e la sede diplomatica rimane Atene. A N N O 1 1 NU M E R O 2 1 5 ELETTRICITA’ La produzione di elettricità in Armenia ha registrato nel 2015 una crescita inferiore all’1% rispetto all’anno precedente. Nel corso degli ultimi dodici mesi la centrale di Metzamor ha prodotto energia per circa il 13% ma tale incremento è stato negativamente compensato dalla diminuzione di produzione degli impianti termici; aumento del 10% per la produzione idroelettrica. Lo scorso anno sono stati esportati quasi un miliardo e mezzo di kwh. AEROPORTO ZVARTNOTS Lo scalo della capitale armena ha appena ricevuto dalla “British Standard Institution” il certificato di “Energy Management System ISO 50001” che attesta il livello raggiunto dalla struttura nel comparto dell’efficienza energetica. Si tratta del primo scalo aeroportuale caucasico ha ricevere tale riconoscimento. NUOVA PARCO NEL 2018 Al vaglio il progetto di creare un nuovo grande parco municipale a Yerevan in occasione del 2800° anniversario della fondazione della città che cadrà nel 2018. EUROVISION SONG CONTEST ‘16 L’Armenia sarà rappresentata dalla cantante e modella Iveta Mukuchyan nella prossima edizione del festival europeo della canzone che si terrà a maggio a Stoccolma. Nata a Yerevan nel 1986, Iveta ha vissuto dal 1992 al 2009 in Germania per poi fare rientro in Armenia dove ha frequentato il Conservatorio Komitas. Nel 2012 il magazine “El style” l’ha eletta l’armena più sexy. Ancora non è stato svelato il brano con il quale si esibirà; l’Armenia è stata comunque sorteggiata nella prima semifinale in programma il 10 maggio dove 18 nazioni si contenderanno i 10 ingressi in finale. QATAR-ARMENIA Partirà a metà maggio il nuovo collegamento aereo della Qatar Airways fra Doha e Yerevan. Previsti quattro voli settimanali su Airbus A 320. IRRIGAZIONE In arrivo dalla Francia un prestito di 81 milioni di euro per il potenziamento e il miglioramento dell’irrigazione nella valle dell’Ararat e a sud della capitale. PENSIONI Con recente decisione il governo ha stabilito che i pensionati armeni potranno ricevere la loro pensione non in contanti ma su carta di credito. Pagina 5 6 Akhtamar on line L’attualità di Hrant Dink Bollettino interno a cura di comunitaarmena.it Q U E S T A P U B B L I C A Z I ON E E ’ E D I T A CON IL FAVORE DEL MINISTERO DELLA DIASPORA A nove anni dall’assassinio di Hrant Dink il suo messaggio è più vivo che mai. Chi voleva mettere a tacere per sempre la libera espressione di un pensiero che aveva il coraggio di abbattere gli steccati imposti dalla censura di stato, dovrà oggi ricredersi più che mai. Turchia di cui non era un ospite, lui di etnia armena, ma un cittadino con uguali diritti. Quello che sta accadendo in queste ultime settimane, caratterizzate da una nuova e persino ancor più aggressiva campagna di Erdogan contro il mondo dell’informazione, attesta quanto sia ancora attuale il grido di L’attualità del suo martirio lo pone al centro allarme lanciato da Hrant Dink. delle istanze di quella parte democratica della società turca che a fatica cerca di farsi Il processo a carico di Cam Durdar, caporespazio tra il mai domito nazionalismo e la dattore del quotidiano Cumhuriyet, la richiesta deriva di un regime sempre più oppressore. del procuratore di una condanna addirittura all’ergastolo per lui e due altri suoi collaboL’immagine del corpo scomposto, coperto ratori, fa ripiombare la Turchia negli anni da un pietoso velo, sul marciapiede antistan- bui della repressione. te la redazione del suo “Agos” rimane impressa nella nostra memoria e in quella di Quando si ammazzavano i giornalisti in tutti gli uomini liberi. Dentro e fuori la Tur- strada, meglio ancora se armeni. chia. Hrant Dink non è, non era un eroe; ma solo A nove anni dal suo martirio Hrant è semun bravo giornalista che cercava nel suo pre con noi. lavoro la possibilità di riscatto per quella Il caso Safarov approda alla Corte europea dei diritti dell’uomo il numero 216 esce il 15 febbraio 2016 w w w. k a r a b a k h. i t I nf or m az i one q uot i di a na i n i t al i an o s ul l ’ Ar t s ak h I governi di Azerbaigian e Ungheria sono stati chiamati a rispondere davanti alla Corte Europea dei diritti dell’uomo a rispondere sul caso Safarov. Tutti ricorderanno la tragica vicenda dell’assassinio nel 2004 a Budapest del tenente armeno Gurgen Margaryan (nella foto il suo monumento a Yerevan) ucciso a colpi d’ascia nel sonno dal collega azero con il quale condivideva un corso di inglese organizzato dalla Nato. Condannato all’ergastolo dal tribunale ungherese, Safarov venne incredibilmente estradato nel suo Paese nell’estate del 2012 ma anziché scontare il resto della sua pena in carcere fu accolto come eroe nazionale dal governo azero. I familiari del povero Gurgen hanno chiesto l’apertura di un procedimento alla Cor- te di Strasburgo che è chiamata a valutare se l’osceno accordo tra Baku e Budapest (l’Azerbaigian acquistò miliardi di bond ungheresi…), il perdono e l’immediato rilascio dell’assassino, abbiano costituito una violazione dei diritti della vittima.