Anno XI num 215 - Comunità Armena di Roma

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Anno XI num 215 - Comunità Armena di Roma
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Anno 11 Numero 215
Akhtamar on line
WWW.COMUNITAARMENA.IT
1 febbraio 2016 — C M.Y.
Akhtamar on line
È finito il gioco...
Crolla il prezzo del greggio e l’economia azera vacilla
Le prime settimane dell’anno ci regalano il crollo del prezzo del greggio sceso sotto i trenta dollari
al barile. Scende (di poco) il prezzo del carburante alla pompa, crollano le entrate di alcuni stati che
sul petrolio hanno costruito la loro politica negli ultimi vent’anni. Fra questi l’Azerbaigian è quello
che in questo momento sta pagando il prezzo più alto di una crisi petrolifera che taluni economisti
considerano orchestrata dall’Arabia Saudita per cercare di indebolire l’Iran.
Baku ha sostanzialmente commesso due gravi errori: non ha diversificato la propria economia e,
soprattutto, ha investito le ingenti risorse in una politica di riarmo che ha fatto spendere ad Aliyev
miliardi di dollari che potevano essere più sapientemente impiegati per risorse sociali e infrastrutture. Ora che i petrodollari non arrivano più, l’Azerbaigian è costretto a pesanti tagli (si parla pure di
chiusure di ambasciate), l’economia nazionale è in pesantissima crisi, il manat è quasi carta straccia
e gli investimenti in … “caviale” hanno subito una drastica riduzione. Negli ultimi giorni sono
saltate sei banche e il governo ha chiesto aiuto al Fondo Monetario Internazionale.
Forse è la volta buona che Aliyev smetta di giocare con i soldatini…
Oppure no. Continua a essere sprezzante con i mediatori dell’Osce, prosegue nelle provocazioni
(ma ad ogni tentativo di incursione in territorio armeno perde armi e specialisti…) ma non può più
avere la baldanza dei tempi migliori. C’è sempre il rischio di un colpo di testa, ma francamente
riteniamo che la guerra tanto temuta sia lontana. Benedetto petrolio...
Sommario
È finito il gioco…
1
Segnare un gol e tifare Armenia
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La voce dell’Artsakh
3
Viaggio in Armenia
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Qui Armenia
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L’Attualità di Hrant Dink
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Bollettino interno
di
iniziativa armena
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Segnare un gol e
tifare Armenia
Dall’Argentina la storia del glorioso “Deportivo Armenio”
Dal Sud America, da quell’Argentina che
tanti legami ha con la vecchia Europa, c’è da
raccontare una storia che non è solo di
calcio, ma è politica, sentimento nazionale e
voglia di riscatto.
In un Paese nel quale la diaspora post
genocidiaria ha fatto crescere una delle più
importanti comunità armene, valutata oggi
tra le settanta e le centotrentamila unità, più
di cinquanta anni fa un gruppo di figli dell’Armenia decise di coniugare l’amore per la
Patria perduta alla passione nazional popolare del calcio. Il cuore armeno si mescolò
nel magma argentino dove spagnoli, italiani,
tedeschi e cento altri popoli crearono le basi
del proprio futuro senza dimenticare il passato.
Il presente, nel lontano 1962, si chiamò
“Club Armenio de futbol”, fondato da un
gruppo di armeni capitanati da Jorge Margossian e Jaun Cambakian con lo scopo di
dare alla comunità locale un riferimento
sportivo e identitario ben preciso.
Radicato a Escobar, uno dei 135 distretti
della provincia di Buenos Aires, a nord della
capitale, si dotò di uno stadio (l’Armenio, che
oggi vanta una capienza di circa diecimila
spettatori) e iniziò la sua avventura nel fantastico mondo del calcio argentino.
Forse nella mente dei promotori del club
quella doveva essere solo una esperienza
temporanea o destinata a soddisfare unicamente la passione calcistica degli armeni
sudamericani. Invece il Club, che sei anni
più tardi cambia il nome in “Club Deportivo Armenio”, conosce un inaspettato successo. Rapidamente scala i campionati e di
promozione in promozione dalla Primera D
raggiunge la Primera B.
Nella stagione 1986/87 ottiene l’accesso
alla Primera B Nacional (la Serie B italiana) e
l’anno successivo approda alla massima
categoria argentina, la Primera Division; sono
passati poco più di venticinque anni e la
storia di questo piccolo club sportivo nato
dall’orgoglio di un gruppo di armeni raggiunge traguardi inaspettati.
Durante la sua permanenza nella Primera B
Nacional il Deportivo Armenio segna un
record rimasto ineguagliato inanellando una
sequenza di ben trentaquattro partite consecutive senza aver mai subito alcun sconfitta.
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La popolarità della squadra, allenata da
Alberto Persikian, va oltre gli stretti confini
del distretto di Escobar. La galoppata sin
derrota proietta gli armeni alla massima serie
nella quale rimarranno per le due stagioni
consecutive.
Nella prima guadagneranno un onorevole
tredicesimo posto nella classifica finale, la
seconda li riporterà nella seconda serie nazionale. Troppo difficile competere con i
grandi club storici del calcio argentino per
un piccolo club.
Eppure non mancheranno le soddisfazioni. Due furono le storiche vittorie del Deportivo: il successo per tre a due contro il
River Plate (tripletta di Wensel che rimonta
i due gol al passivo) e la clamorosa vittoria
per uno a zero sul Boca Junior dentro la sua
Bombonera.
Immagini che rimarranno per sempre
impresse nella storia del club e dei suoi
tifosi armeni, che si stringeranno attorno al
club le cui imprese rafforzano il senso di
appartenenza e cementificano la comunità.
Ma, toccato il vertice del calcio argentino, la
caduta è rapida e dolorosa: la stagione 1989/90 è quella del ritorno nella seconda divisione; un passaggio veloce perché al termine
del campionato arriva la seconda retrocessione consecutiva. Dalla Bombonera del Boca
alla Primera B la caduta è pesante.
Il Deportivo Armenio non riesce più ad
uguagliare i successi passati e rimane ancora
oggi nella terza divisione argentina.
Anche la squadra ha perso una parte della
sua identità armena: nei primi anni vi militavano molti giocatori di origine, oggi nelle
La maglia del Deportivo per commemorare il centenario
Il Deportivo nella Primera Division
sue fila nessuno ha un cognome che ne
attesti l’armenità. Tuttavia la struttura societaria rimane saldamente armena
Armeno è tutto il gruppo dirigente nonché
il principale sponsor (dal 1996, la società
Kalciyan); ancor più armeni rispetto al passato sono i colori sociali che nella scorsa
stagione hanno visto la squadra scendere in
campo con una maglia dedicata al centesimo
anniversario del genocidio.
Insomma, orgoglio e identità rimangono
anche se il risultato sportivo non è più quello di una volta. Nell’ultimo campionato
(dove per la cronica milita anche lo “Sportivo
Italiano”) l’Armenio si è piazzato sedicesimo
su ventidue squadre, lontano dalla possibilità di lottare per i play off: dodici vittorie,
dieci pareggi e ben venti sconfitte sono il
bilancio dei quarantadue incontri disputati
nella stagione conclusasi a novembre (ora in
Argentina è estate e i campionati sono fermi).
Non resta che augurarci una risalita almeno alla serie superiore; in attesa è d’obbligo
un caloroso Fuerza Armenio!
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la voce dell’Artsakh
È fallito l’assalto azero alla democrazia europea
Rimettete in dispensa le scorte di caviale.
L’assalto azero all’Assemblea Parlamentare
del Consiglio d’Europa è sostanzialmente
fallito.
È vero che è passata la ugualmente controversa risoluzione “pseudoambientalista”
sulla riserva idrica di Sarsang, ma il piatto
forte della sessione invernale della P.A.C.E.
è rimasto indigesto all’Azerbaigian.
La risoluzione azera basata sull’osceno (non
abbiamo remore a definirlo tale) rapporto
dell’anglo turco Robert Walter è stata infatti
respinta dall’Assemblea.
A pochi giorni dal voto era arrivato anche il
fermo monito del Gruppo di Minsk dell’Osce a non adottare risoluzioni “alternative”
che avrebbero sparigliato il campo della
difficile opera di negoziazione.
Detto fatto. Nonostante la ormai classica
politica del caviale (un po’ in decadenza
ultimamente, a Baku le casse si stanno svuotando rapidamente per la crisi petrolifera…)
e gli irriducibili amanti delle uova di storione, la più importante mozione in discussione è stata bocciata il 26 gennaio scorso. Un
suo successo avrebbe probabilmente dato
UNA DOVEROSA
PRECISAZIONE
Nello scorso numero di
“Akhtamar” abbiamo pubblicato
una recensione, a firma di Karekin
Cricorian sul libro di Hasan Cemal
presentato a Venezia il mese scorso.
Per ragioni di impaginazione del
numero il pezzo è stato tagliato,
soprattutto nella parte finale riguardante il dibattito al termine della
conferenza e taluni passaggi dello
stesso sono stati limati.
Sicché nella lettura dell’articolo si
può avere l’impressione che l’intervento del prof. Aldo Ferrari, stimato
armenologo, sia stato ridimensionato o, peggio, oggetto di critica.
Lungi da noi.
Chiediamo scusa al Prof Aldo Ferrari al quale rinnoviamo i sensi della
nostra stima.
La Redazione
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carta bianca ad Aliyev e alla sua politica
tutta mirata alla ricerca dello scontro. “Fai
pure come vuoi, noi ti appoggiamo” sarebbe stato
il pericoloso segnale.
E invece l’Europa ha scelto saggiamente
(salvo il contentino su Sarsang) di non avventurarsi su pericolosi sentieri. La diplomazia e le organizzazioni armene della Diaspora hanno fatto il resto con un pressing a
tutto campo per avvisare i parlamentari
poco informati della questione.
Si fa presto in politica: oggi fai un favore a
me, domani lo faccio a te e voto una tua
risoluzione; magari senza rendersi bene
conto dei danni che un voto scriteriato
potrebbe fare.
Quindi ben venga lo stop imposto dalla
PACE alle ambizioni azere.
Detto questo diamo un’occhiata al comportamento dei parlamentari italiani
nella votazione del 26.
Dei tre sottoscrittori le due vergognose
mozioni, Giro e Galati hanno fatto fortunatamente un passo indietro: il primo votando
contro, il secondo astenendosi. Il solo Fazzone ha perseverato nella sua visione azera
del mondo: è quello stesso deputato che
siede nella Commissione Antimafia pur
avendo negato le infiltrazioni mafiose nel
suo comune (Fondi, provincia di Latina) e al
quale nello scorso aprile hanno confiscato la
villa abusiva costruita in zona demaniale:
insomma, ci siamo capiti…
A favore delle risoluzioni azere hanno anche votato i Democratici Andrea Rigoni (un
pasdaran della causa…) e Carlo Lucherini,
(fresco indagato per le spese pazze al Consiglio regionale del Lazio) nonché il deputato
sudtirolese di SEL Florian Kronbikler, uno
che in fatto di autodeterminazione dei popoli dovrebbe essere in sintonia ma che a
quanto pare preferisce la tesi azera a quella
dei diritti del Nagorno Karabakh… Chiederemo spiegazioni...
PROSEGUE IL PIANO DI INTERVENTI DI EDILIZIA SOCIALE
Il ministro della pianificazione urbana,
Karen Shahramanyan, nel corso di una
recente conferenza stampa ha confermato
che il piano di interventi nell’edilizia sociale proseguirà anche per il 2016.
Grazie all’aiuto della Diaspora, su tutti il
fondo “Hayastan”, verrà avviato il progetto di costruzione di nuove abitazioni
per le famiglie con cinque o più figli a
carico.
Quello destinato alle famiglie con almeno
sei figli è già stato avviato con un bilancio
di oltre venti milioni di euro che ha determinato la costruzione di ventuno nuove
abitazioni, l’avvio di altri cinquantasei
cantieri e la ristrutturazione di alloggi già
esistenti.
Quasi quindici milioni di euro sono stati
destinati alla riqualificazione degli immobili di 788 famiglie.
Ventiquattro sono, infine gli appartamenti
che sono stati realizzati nel villaggio di
Mataghis (Martakert) destinati agli appartenenti alle forze armate.
FREEDOM HOUSE CONFERMA
L’ARTSAKH PIU’ LIBERO DELL’AZERBAIGIAN
Anche l’ultimo report (su base 2015) dell’Istituto “Freedom House” che monitora le
libertà civili in 193 Paesi del mondo conferma come la repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh sia più libera dell’Azerbaigian. Accusato in passato di avere una posizione filoazera, l’Istituto, per quanto ancora
molto “prudente”, ha alla fine dovuto prendere atto della enorme differenza fra i due
Paesi.
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Viaggio in Armenia
di
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MARIA VITTORIA QUERINI
All’uccellino cieco è Dio che fa il nido
PROVERBIO ARMENO
Hayastan, terra di Hayk, è il nome con cui
gli armeni chiamano il loro paese. Questa
terra, incastonata tra il Mar Nero e il Mar
Caspio lungo l’antica Via della Seta, e dove
anche l’etimologia dei luoghi si aggancia alla
discendenza di Noè, ci regala immagini di
grande suggestione per le sue montagne, i
suoi altipiani, le sue chiese. I colori variano di
continuo a seconda dell’altitudine, perché
l’Armenia è terra soprattutto di montagne le
cui altezze oscillano tra i mille e i cinquemila
metri. La cima innevata dell’Ararat domina
buona parte del paesaggio intorno a Yerevan
come pure, incontrastata, la memoria storica
di tutti gli armeni.
Gabriella Uluhogian (“Gli armeni”, Il Mulino, 2009) sostiene che “è proprio di un popolo
non dominante avere cura delle tradizioni avite e
desiderare di trasmetterle alle generazioni future, sia
che queste tradizioni affondino nella più remota
oralità sia che siano affidate da tempo alla scrittura.
Quest’ultimo è il caso degli armeni”. Sono rari i
paesi dove l’uomo ha scritto con le proprie
mani la sua storia affidandola alle pietre, ma
qui i khachkar sono pietre miliari di un cammino senza riposo.
Le chiese sono continue sfide all’architettura, essenziali nella loro geometria e rivestite
del solo colore della pietra. Abituati come
siamo ai colori del Rinascimento queste chiese ci appaiono fin troppo austere, ma una
volta entrati rimaniamo avvolti da una semplicità antica e disarmante.
Qui la cultura si tramanda anche attraverso
il mecenatismo, fenomeno raro in un popolo
di dimensioni contenute. Il mecenatismo in
Armenia ha origine lontane; la maggior parte
dei manoscritti del Matenadaran – veri e
propri capolavori – erano per lo più donazioni private e tramandate di generazione in
generazione. Oggi questa generosità proviene
soprattutto dalla diaspora ed è visibile nella
cultura (editoria) e in ambito edilizio
(restauro dei monumenti antichi). Il Museo
“Calouste Gulbenkian” di Lisbona dimostra
non a caso l’amore, la competenza, la raffinatezza di un grande mecenate armeno nel
collezionare opere d’arte da offrire alla vista
del mondo.
Yerevan, pur non avendo il respiro delle
capitali europee, mi ha indotto, chissà perché,
ad assimilarla ad una città mitteleuropea.
Forse per i grandi viali alberati, per le piazze
spaziose, o forse perché quell’indugiare nei
caffè immersi nel verde è desiderio di aggregazione o sintomo di una tranquillità conquistata...“Quand nous habitions tous ensemble sur nos
collines d’autrefois…” verrebbe da dire con
Victor Hugo. E’ anche volontà di condiviA N N O 1 1 NU M E R O 2 1 5
dere tutti i momenti gradevoli della giornata
fino a confluire, nelle caldi notti estive, ai
bordi della grande fontana di Piazza della
Repubblica. Yerevan è una città piacevole; il
suo centro è vivace, pieno di negozi con
firme europee tra le quali alcune griffes italiane. L’architettura presenta un’incredibile
osmosi tra le forme pretestuose di stampo
sovietico e un’impronta fortemente locale.
Si notano molte auto lussuose accanto alle
vecchie Lada; il tempo dei semafori è scandito da un quadro luminoso, soluzione
intelligente che in Italia ancora è scarsamente adottata. I marciapiedi sono pieni di
venditori di fiori tra cui spiccano le zinnie,
fiore poco sofisticato e, forse per questo,
trascurato dalle nostre parti. Ricordo che
mazzi di zinnie venivano donati a mia nonna in occasione del suo compleanno e rallegravano, insieme con i gerani, la terrazza di
una nostra casa vissuta. Visioni estive e
lontane.
All’interno del territorio è molto frequente incontrare i rottami e la carcasse di
mezzi di trasporto abbandonati dal tempo
dell’Unione Sovietica e che forse sarebbe
troppo costoso rimuovere, come sarebbe
costoso recuperare quello che rimane delle
fabbriche dismesse facenti ormai parte dell’archeologia industriale.
Pascoli di mandrie ricoprono lunghi tratti
di paesaggio e qua e là una vena d’acqua
interrompe la continuità verde o si insinua
in una gola; tanti sono i torrenti e i corsi
d’acqua, questo è un paese ricco di sorgenti
minerali. Il lago Sevan lascia senza fiato e
non solo per la sua bellezza, qui l’altitudine
raggiunge i 2.000 metri; la superficie, assai
vasta, ha trasparenze color smeraldo. Non
molto lontano da qui, su un altro e quasi
omonimo lago (il Van), la fanciulla Tamara,
impietrita, ancora innalza la fiaccola per indicare il cammino all’amato.
Nonostante l’asperità, la terra è generosa di
colture: orzo, girasole, mais, tabacco, alberi da
frutta e la vite dai filari nani. A metà strada tra
Venadzor e Dilijan si incontrano i villaggi di
Lermontovo e Fioletovo, abitati dalla minoranza russa dei molokani con abitudini e stili di
vita dedicati alla loro identità come avviene,
per esempio, nella comunità Amish della Pennsylvania.
L’Armenia gode di un ecosistema con una
vasta biodiversità: deserto, prateria di montagna, foresta, zone alpine e palustri. Questa
diversità è ben visibile a chi percorra il paese,
la natura cambia di continuo, basta
“scollinare” perché il paesaggio presenti nuovi
colori e forme. Il nostro amico geologo ha
notato l’incontro di formazioni di diversa
origine (che raramente accade di vedere) in
una località detta “Ponte del diavolo” situata
in una gola sulla strada per Tatev.
La popolazione è gentile ed ospitale, come
abbiamo notato in varie occasioni. Ho conosciuto il cantante folk Samvel Seyranyan che se
ne stava nei pressi del tempio di Garni facendo pubblicità al suo repertorio di canzoni
(vendeva CD). In un comprensibile italiano si
è impegnato a citare molti nomi noti del nostro cinema. Il desiderio di contatto con i
turisti è molto evidente e non è solo per vendere la merce, credo che sia desiderio di farsi
conoscere e di conoscere, di uscire da un isolamento che è stato troppo lungo.
I pastori delle alture accompagnano al tramonto le loro mandrie che inevitabilmente ci
sbarrano il passo; immagini rubate dal finestrino di un pullman e che svaniscono troppo
presto sebbene si proceda lentamente ….
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Akhtamar
...per via delle buche. Questi uomini hanno
il viso bruciato dal sole, montano a cavallo e
si difendono dal freddo con colbacchi di
pelo. “Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare…”, così si immalinconiva D’Annunzio
pensando ai suoi pastori d’Abruzzo. Ma
questi, in Armenia, sono pastori solenni,
dominano le loro montagne che conoscono
palmo a palmo; e non vanno verso il mare
perché qui non c’è, ma vanno “quasi per un
erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri”.
Alcuni volti conservano i tratti tramandati
dai bassorilievi assiro-babilonesi, affidati
oggi a quelle statue di pietra dagli occhi
allungati che spuntano come per incanto dal
fogliame dei giardini.
Il turismo nel paese presenta inevitabilmente qualche discrasia ma l’impressione è
quella che si stia procedendo a miglioramenti. Il grande problema è la rete stradale,
sebbene molti siano i cantieri aperti; situazione comprensibile data l’orografia del
paese. Per raggiungere il Monastero di Tatev la strada è lunga, tortuosa e pericolosa,
ma oggi è resa ‘innocua’ dalla costruzione di
una funivia. Le strade sono piuttosto accidentate e a volte interrotte per lavori; capita
di dover cambiare itinerario o trasbordare
su mezzi più piccoli per poter attraversare
un ponte in riparazione o per affrontare in
maggior sicurezza le strade più anguste.
Dicono che il turismo per l’80% sia composto da italiani. Non c’è da stupirsi, gli italiani, come i giapponesi, arrivano ovunque; gli
altri turisti sono tedeschi, danesi, spagnoli e
soprattutto francesi. Numerosi sono gli
armeni della diaspora che ritornano per
visitare il loro paese, alcuni sicuramente per
la prima volta.
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di campana “Non v’è realista sotto i cui panni non
si nasconda un visionario; né incendio della fantasia
che non s’alimenti delle esche della memoria”. Realtà
che sembrano impenetrabili alla fine si sfaldano e nasce una sorta di complicità che rende
tutto più familiare. “Dove siete diretti?” è la
domanda ai viandanti in un romanzo incompiuto di Novalis.
“Sempre verso casa” è la risposta.
MARIA VITTORIA QUERINI
Il viaggio è durato nove giorni pieni ed ha
permesso di attraversare il paese sfiorando
tutte le frontiere. Memoria e immaginazione
si alternano o si sovrappongono mentre
osserviamo fatti, persone e luoghi, tanto da
non riuscire a capire ciò che è paesaggio e
ciò che è psiche. Io non so se corrisponda al
vero quanto ho percepito durante il percorso ma c’è una frase di Gesualdo Bufalino
che pulsa nella mia mente come un rintocco
Qui Armenia
OMBUDSMAN ARMENIA
L’Ombudsman (difensore dei diritti civili)
dell’Armenia, Karen Andreasyan, ha rassegnato le dimissioni lo scorso 12 gennaio.
AMBASCIATORE IN USA
Grigor Hovhannisyan, già ambasciatore in
Messico, è il nuovo diplomatico armeno a
Washington. Prende il posto dell’ex Primo
Ministro Tigran Sargsyan che è stato sollevato dall’incarico.
SCI IN ARMENIA
Lo sviluppo dello sci in Armenia è alla
base di un accordo che la Federazione
armena di sport invernali ha raggiunto con
la consorella norvegese.
Un gruppo di esperti scandinavi sono in
Armenia per migliorare la qualità dell’insegnamento dello sci con corsi specifici per
istruttori ed atleti. L’obiettivo è quello di
migliorare le tecniche sia sul piano agonistico che su quello della pratica dilettantistica.
BANGLADESH
Jashin Uddin è il primo ambasciatore del
suo Paese in Armenia. Ha presentato le
credenziali lo scorso 21 gennaio. Al momento non è stata aperta l’ambasciata e la
sede diplomatica rimane Atene.
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ELETTRICITA’
La produzione di elettricità in Armenia ha
registrato nel 2015 una crescita inferiore
all’1% rispetto all’anno precedente. Nel
corso degli ultimi dodici mesi la centrale
di Metzamor ha prodotto energia per
circa il 13% ma tale incremento è stato
negativamente compensato dalla diminuzione di produzione degli impianti termici; aumento del 10% per la produzione
idroelettrica.
Lo scorso anno sono stati esportati quasi
un miliardo e mezzo di kwh.
AEROPORTO ZVARTNOTS
Lo scalo della capitale armena ha appena
ricevuto dalla “British Standard Institution”
il certificato di “Energy Management System
ISO 50001” che attesta il livello raggiunto
dalla struttura nel comparto dell’efficienza
energetica. Si tratta del primo scalo aeroportuale caucasico ha ricevere tale riconoscimento.
NUOVA PARCO NEL 2018
Al vaglio il progetto di creare un nuovo
grande parco municipale a Yerevan in
occasione del 2800° anniversario della
fondazione della città che cadrà nel 2018.
EUROVISION SONG CONTEST ‘16
L’Armenia sarà rappresentata dalla cantante e modella Iveta Mukuchyan nella
prossima edizione del festival europeo
della canzone che si terrà a maggio a
Stoccolma. Nata a Yerevan nel 1986,
Iveta ha vissuto dal 1992 al 2009 in Germania per poi fare rientro in Armenia
dove ha frequentato il Conservatorio
Komitas. Nel 2012 il magazine “El style”
l’ha eletta l’armena più sexy. Ancora non
è stato svelato il brano con il quale si
esibirà; l’Armenia è stata comunque sorteggiata nella prima semifinale in programma il 10 maggio dove 18 nazioni si
contenderanno i 10 ingressi in finale.
QATAR-ARMENIA
Partirà a metà maggio il nuovo collegamento aereo della Qatar Airways fra Doha e Yerevan. Previsti quattro voli settimanali su Airbus A 320.
IRRIGAZIONE
In arrivo dalla Francia un prestito di 81
milioni di euro per il potenziamento e il
miglioramento dell’irrigazione nella valle
dell’Ararat e a sud della capitale.
PENSIONI
Con recente decisione il governo ha stabilito che i pensionati armeni potranno
ricevere la loro pensione non in contanti
ma su carta di credito.
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L’attualità di Hrant Dink
Bollettino interno a cura di
comunitaarmena.it
Q U E S T A P U B B L I C A Z I ON E E ’ E D I T A
CON IL FAVORE DEL
MINISTERO DELLA DIASPORA
A nove anni dall’assassinio di Hrant Dink il
suo messaggio è più vivo che mai. Chi voleva mettere a tacere per sempre la libera
espressione di un pensiero che aveva il coraggio di abbattere gli steccati imposti dalla
censura di stato, dovrà oggi ricredersi più
che mai.
Turchia di cui non era un ospite, lui di etnia
armena, ma un cittadino con uguali diritti.
Quello che sta accadendo in queste ultime
settimane, caratterizzate da una nuova e
persino ancor più aggressiva campagna di
Erdogan contro il mondo dell’informazione,
attesta quanto sia ancora attuale il grido di
L’attualità del suo martirio lo pone al centro allarme lanciato da Hrant Dink.
delle istanze di quella parte democratica
della società turca che a fatica cerca di farsi Il processo a carico di Cam Durdar, caporespazio tra il mai domito nazionalismo e la dattore del quotidiano Cumhuriyet, la richiesta
deriva di un regime sempre più oppressore.
del procuratore di una condanna addirittura
all’ergastolo per lui e due altri suoi collaboL’immagine del corpo scomposto, coperto ratori, fa ripiombare la Turchia negli anni
da un pietoso velo, sul marciapiede antistan- bui della repressione.
te la redazione del suo “Agos” rimane impressa nella nostra memoria e in quella di Quando si ammazzavano i giornalisti in
tutti gli uomini liberi. Dentro e fuori la Tur- strada, meglio ancora se armeni.
chia.
Hrant Dink non è, non era un eroe; ma solo A nove anni dal suo martirio Hrant è semun bravo giornalista che cercava nel suo pre con noi.
lavoro la possibilità di riscatto per quella
Il caso Safarov approda alla Corte europea dei diritti dell’uomo
il numero 216 esce il
15 febbraio 2016
w w w. k a r a b a k h. i t
I nf or m az i one q uot i di a na
i n i t al i an o s ul l ’ Ar t s ak h
I governi di Azerbaigian e Ungheria sono
stati chiamati a rispondere davanti alla
Corte Europea dei diritti dell’uomo a rispondere sul caso Safarov.
Tutti ricorderanno la tragica vicenda dell’assassinio nel 2004 a Budapest del tenente
armeno Gurgen Margaryan (nella foto il suo
monumento a Yerevan) ucciso a colpi d’ascia nel
sonno dal collega azero con il quale condivideva un corso di inglese organizzato dalla
Nato.
Condannato all’ergastolo dal tribunale
ungherese, Safarov venne incredibilmente
estradato nel suo Paese nell’estate del 2012
ma anziché scontare il resto della sua pena
in carcere fu accolto come eroe nazionale
dal governo azero.
I familiari del povero Gurgen hanno chiesto l’apertura di un procedimento alla Cor-
te di Strasburgo che è chiamata a valutare
se l’osceno accordo tra Baku e Budapest
(l’Azerbaigian acquistò miliardi di bond
ungheresi…), il perdono e l’immediato
rilascio dell’assassino, abbiano costituito
una violazione dei diritti della vittima.