Note su preghiera del Papa in cripta e Celebrazione Eucaristica
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Note su preghiera del Papa in cripta e Celebrazione Eucaristica
Note su preghiera del Papa in cripta e Celebrazione Eucaristica Nella cripta che custodisce il corpo di Padre Pio Papa Benedetto XVI ha trovato un reliquiario contenente ciò che la commissione dei periti incaricata dell’esumazione ha trovato del cuore del Santo e lo ha baciato in segno di devozione. Il reliquiario, realizzato dall’orafo Goudji, è stato poi portato all’altare della Celebrazione Eucaristica. Anche le lampade accese dal Santo Padre in cripta, la croce astile e i candelabri processionali sono stati realizzati da Goudji. Il reliquiario ha un’altezza di un metro e 30 centimetri, una larghezza di 30 centimetri e un peso di otto chilogrammi. Le lampade accese in cripta sono alte un metro e 50 centimetri, hanno una larghezza di 25 centimetri e un peso di 45 chilogrammi ciascuna. La parete posteriore del palco della Celebraione è impreziosita da tre opere: al centro c’è un Crocifisso, realizzato a mosaico da padre Rupnik (per i dati biografici vedi la scheda sui mosaici), in cui la croce sembra schiarirsi, perdere il suo colore, diventare gloriosa in vista della risurrezione; a sinistra di chi guarda un altro mosaico dello stesso artista che rappresenta Padre Pio «che distribuisce la misericordia divina» nel sacramento della Riconciliazione; a destra di chi guarda è stato collocato il quadro della Madonna delle Grazie (olio su tela databile intorno al 1500 e attribuito alla scuola locale pugliese o di Cesare Turco o di Decio Tramontano), che ordinariamente si trova al centro dell’altare maggiore della chiesetta antica del convento. Anche l’altare collocato sul palco è stato decorato dai mosaici di padre Rupnik. Sul fronte verso il popolo è rappresentato un pellicano nell’atto di nutrire i suoi piccoli col proprio sangue (cfr. Commento ai Salmi di Sant’Agostino, Salmo 101,7). Sul fronte verso il Celebrante è stato riprodotto il serpente issato sull’asta (cfr. Nm 21, 4-9). Sul lato nord sono raffigurati cinque pani, su quello sud due pesci (cfr. Mt 14, 13-21). Durante la Celebrazione Eucaristica il Santo Padre utilizzerà un calice e una pisside usati più volte da Padre Pio e da Giovanni Paolo II nella Messa da lui presieduta a San Giovanni Rotondo nell’ambito della sua visita pastorale del 23 maggio 1987. Guy Georges Amachoukeli, detto Goudji, nasce il 6 luglio 1941 a Borjomi, al centro della Georgia (ex URSS), terra di Medea, degli Argonauti e del Vello d’oro, di Giasone e di Orfero, che i greci antichi chiamavano Colchide, in cui secondo la mitologia fu incatenato Prometeo. Cresce a Batoumi con suo padre Georges, medico, e sua madre Nina, insegnante. Studia alla Scuola delle Belle Arti di Tbilissi dal 1958 al 1962, quando lascia la Georgia per andare a vivere a Mosca, dove inizia la sua carriera di scultore. Il suo sogno è, comunque, quello di diventare orafo. Più che un sogno è una vera e propria vocazione, avvertita nel suo Paese di origine, dove aveva anche fatto pratica nella lavorazione degli ottoni, osservando gli artigiani georgiani all’opera nelle loro botteghe. Nel 1973, nella capitale russa, Goudji sposa Katherine, figlia di André Barsacq, noto regista, scenografo e direttore teatrale. Un anno dopo, grazie all’intervento del presidente Georges Pompidou, si trasferisce in Francia e ottiene la nazionalità francese. A Parigi la sua cultura bizantina si arricchisce con la conoscenza e la scelta del cattolicesimo e attraverso una passione per arte romanica. Comincia a creare gioielli e oggetti decorativi. L’arte di Goudji si contraddistingue subito per il carattere innovativo. Come orafo coniugato le metodiche tradizionali con l’incrostazione di pietre dure sul metallo, ideando una nuova tecnica di lavorazione. Ma la svolta avviene nell’anno 1985, quando crea un fonte battesimale e un candelabro pasquale per la cattedrale di Notre-Dame di Parigi. È come una rinascita, l’inizio di una terza vita (dopo quella vissuta in Unione Sovietica e il primo periodo parigino) interamente consacrata alla creazione «di oggetti di bellezza, per la gloria di Dio». Anche nell’ambito liturgico l’artista riesce ad essere innovatore senza creare fratture con la tradizione. Per Goudji, non si può onorare Dio se non con «materiali nobili e inalterabili», che non possono subire gli oltraggi del tempo. Dall’oggetto, il maestro cesellatore passa naturalmente al santuario, condividendo la preoccupazione dei grandi architetti, che desiderano che tutto sia in armonia, l’arredo e l'immobile. La sua arte si è espressa in numerosi fonti battesimali, ostensori per processioni (fra cui quello di Lourdes), pastorali di abati e vescovi, vasi sacri, reliquiari e tabernacoli. Suoi sono anche il martello e il razionale papale utilizzati dal Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II durante la cerimonia di apertura della porta santa della Basilica di San Pietro in Roma, in occasione del grande Giubileo del 2000.