Immobile che poi non è a norma. «L`abbiamo

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Immobile che poi non è a norma. «L`abbiamo
Immobile che poi non è a norma.
«L’abbiamo segnalato alla polizia. Il
Comune era disposto a intervenire,
ma i gestori ce l’hanno proibito perché
temevano fosse un pretesto per cacciarli
via. Io sono un uomo di parola: non
sarebbe mai successo. E mi dispiace sapere
che dei miei concittadini, pure non miei
elettori, vivano in condizioni di violazione
delle norme di sicurezza. In ogni caso
devo ammettere che è da un po’ che non
creano problemi di ordine pubblico».
Veniamo alla sua ricandidatura: ci ha
messo un po’ a scogliere la riserva.
«Non era una posizione tattica. La
famiglia gradiva avermi a casa. Nel mio
studio commercialistico ho 25 dipendenti: è vero che sono molto bravi, ma
con me saremmo in 26 a lavorare. Invece
sono qui a Palazzo Frizzoni 50 ore la
settimana. E infatti ho calato molto la
bicicletta, vado poco a sciare».
Cosa l’ha indotta a restare in sella?
«È estremamente gratificante lavorare per
la tua comunità, in particolare da sindaco.
Alla fine mi illudo anche che la comunità
apprezzi. Inoltre i partiti che mi hanno
sostenuto e una serie di associazioni di
categoria hanno insistito perché continuassimo il percorso assieme. Non me la sono
sentita di tradire quelli con cui ho lavorato,
sa, sono un po’ un nostalgico… (ride). Ho
provato a preparare la frase da dire, tipo
“lasciatemi andare in bicicletta”, “lasciatemi
andare a fatturare”, “lasciatemi andare da
mia moglie”, ma non mi veniva mai bene».
E alla fine rieccola a fare l’andatura.
«Ho accettato con grande convinzione,
Maurizio Maggioni: «La mia spinta propulsiva al servizio di Tentorio»
Un vulcano di energia e di idee. Maurizio Maggioni, consigliere provinciale di Forza Italia (e
tra i padri fondatori del partito a Bergamo), presidente della Commissione Affari Istituzionali,
scende in campo a fianco di Tentorio candidandosi alle Comunali. «Sto con lui dal 1972. Era
la mia prima campagna elettorale. Ci conosciamo da sempre e sono stato uno dei primi a proporre, già nel '94, il suo nome. Mi sono sempre speso per una città moderna, aperta, diversa, e
Franco è sempre stato vicino a questo mio pensiero. Entrambi proveniamo dalla destra sociale:
l'attenzione al volontariato, ai giovani e agli anziani è la molla che ci ha spinto a portare avanti
questo tipo di discorso».
Perché le Comunali?
«Considerato il momento particolare che stiamo vivendo mi sembra giusto chiudere la mia carriera politica assieme a Tentorio. Ho spinto tanto perché lui si ricandidasse: è la persona seria
che ci vuole per portare avanti quei progetti che non siamo riusciti a realizzare, per problemi di
fondi soprattutto, e affrontarne di nuovi».
Con che spirito si candida?
«Penso di avere la giusta spinta propulsiva per far bene con la nuova Giunta. Mi interesserò
soprattutto di Città Alta, dove vivo da più di 30 anni e dei cui problemi mi occupo da sempre
con l'associazione Vecchia Bergamo, di cui sono presidente e con la quale abbiamo fatto molto:
per le scuole, per il borgo, per commercianti e residenti, per le manifestazioni. Potrei fungere
da referente, per capire cosa si può fare mediando le varie situazioni. Non scontentando in
particolare nessuno, ma in generale un po' tutti, perché allora vuol dire che abbiamo trovato la
quadratura del cerchio».
C’è qualcosa che non le è piaciuto del mandato ormai al termine a Palazzo Frizzoni?
«La comunicazione carente. È l'unica critica che avanzo a Franco, e che accetta. Un grosso deficit in un mondo teso al virtuale come quello di oggi. Potrei occuparmene io, a livello organizzativo, utilizzando le forze che già ci sono e aggiungendone delle altre che sarebbero disponibili a
lavorare gratuitamente per la città. Per il grande amore che abbiamo per Bergamo».
Compie gli anni il 31 maggio. La festa potrebbe essere doppia.
«Ho cominciato a 15 anni a fare politica terminerò la mia attività professionale tra non molti anni
e vorrei lasciare una città più votata al turismo, una città aperta al mondo, il che porterebbe
posti di lavoro. L'occasione di Expo 2015 in questo senso è determinante, e la mia esperienza
in Provincia tornerà utile. Poi, naturalmente, attenzione al sociale e provvedimenti per i giovani.
I nostri genitori ci hanno lasciato una comunità che iniziava a vivere, negli anni '70 e '80, grazie
anche a Simoncini, che io considero il più grande sindaco che abbia avuto Bergamo e che ho
conosciuto personalmente. Da lui ho imparato molto, soprattutto a sognare e a relizzare i sogni.
Chi non ha un sogno, non è un uomo vivo».
Lei ha figli?
«Due bambine, di 14 e 10 anni. Ho l'obbligo morale di lasciare loro una città viva, sicura, capitolo
per noi fondamentale, e aperta al mondo: meno turismo mordi e fuggi, più soggiorni di lungo
periodo, più strutture ricettive all'altezza della bellezza della nostra città e degli stessi bergamaschi, che hanno dimostrato di non essere poi così "chiusi" come tutti sostengono. Abbiamo
perso la sfida per la capitale europea della cultura perché non ci siamo mossi con la giusta attenzione: Bergamo può diventare "caput mundi" se si fa conoscere adeguatamente al di fuori dei
propri confini. Le mura non sono un perimetro inclusivo, bensì esclusivo che dobbiamo portare
all'attenzione del mondo intero».
APR-MAG 2014
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sentendomi addosso questa responsabilità
che affronto con serenità. Tenga presente
che io non ho aderito a nessun partito,
e questo rassicura un po’ tutti gli alleati.
Che mi conoscono, e sanno che li rispetterò senza distinzioni».
Un primo sondaggio la dà sopra di 6
punti rispetto a Gori, e anche il suo
gradimento tra i cittadini è dato in
crescita, al 55 per cento.
«Certo, perché ci sono tante donne
(ride). I sondaggi vanno presi con molta
prudenza, perché le percentuali di errore
ci sono e il campione di riferimento è
ridotto. Non diamo per scontato nulla
perché i miei avversari, a partire appunto
da Gori, sono persone che rispetto. Perché
chi dedica tempo alla sua comunità merita
sempre rispetto».