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Sassari: individuati i responsabili della rapina alla
gioielleria Puggioni
18 Febbraio 2017 ore 13:15
Autore: redazione cagliaripad,
[email protected]
Categoria:
Notizie / Cronaca
URL della pagina:
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=45403&l=2
Data scaricamento: 16 Marzo 2017 ore 15:52
La Squadra Mobile ha identificato i responsabili della rapina commessa nell'estate 2015 alla gioielleria Puggioni, in via Turritana a Sassari
La Squadra Mobile ha identificato i responsabili della rapina commessa nell'estate 2015 alla gioielleria
Puggioni, in via Turritana a Sassari. I fatti. Nel luglio 2015 due uomini a volto coperto e a bordo di una
moto hanno cercato di svaligiare la gioielleria. Solo uno di loro è entrato nel locale, mentre il complice
ha aspettato fuori, con la moto accesa e pronta a partire. Armato di pistola, il rapinatore ha minacciato i
titolari, intimandoli di consegnare i gioielli. Ma, approfittando di un momento di distrazione del
rapinatore, uno dei proprietari si è scagliato addosso all'uomo, riuscendo a fargli cadere la pistola.
L'uomo che attendeva all’esterno, accortosi della lotta, ha incominciato a urlare e a suonare il clacson,
incitando il complice a fuggire.
Tutto il trambusto ha attirato l’attenzione di un vicino di casa che, intuendo l’accaduto, senza esitazione
è intervenuto e con uno spintore ha disarcionato il motociclista che, nonostante la caduta violenta al
suolo, è riuscito comunque a rialzarsi e darsi alla fuga, dileguandosi nel centro storico. Il primo
rapinatore, uscito dalla gioielleria, ha cercato di recuperare la moto, ma è stato anche lui affrontato dal
coraggioso cittadino, che è riuscito ha strappargli il casco e a colpirlo più volte. L'uomo tuttavia, è
riuscito comunque a scappare e a far perdere le proprie tracce. Da questo scenario sono partiti gli
investigatori per individuare gli autori della rapina, grazie anche alla preziosa testimonianza di un
ciclista che aveva seguito i criminali nella loro fuga, fino all’abitazione in cui si erano rifugiati. Dai primi
accertamenti è emerso che proprio la casa utilizzata come nascondiglio, era stata fornita da un
complice, deceduto poco tempo dopo per cause naturali. Nell'abitazione la polizia ha trovato importanti
elementi utili alle indagini, oltre a quelle recuperate dalle tracce di sangue e impronte digitali sul
motociclo abbandonato dai fuggitivi, riconducibili a un 40enne.
Quest’ultimo, sentito negli Uffici della Squadra Mobile in merito all’accaduto, grazie anche a ulteriori
testimonianze, ha ammesso in modo parziale le sue responsabilità. Nei giorni successivi alla rapina la
polizia ha tenuto d'occhio un 48enne, che aveva una vistosa ingessatura al braccio. Quest’ultimo il
giorno del fatto criminoso, non si era presentato, proprio nell’orario coincidente con la rapina, negli uffici
della Questura come previsto dalla misura impostagli dall’Autorità Giudiziaria. Sentito in merito, l'uomo
ha riferito di aver avuto un incidente stradale, fornendo a verbale un racconto anomalo dell’accaduto,
contrastante con quanto dichiarato alla compagnia assicurativa relativamente ai luoghi e ai soggetti
coinvolti nell'incidente: è emerso successivamente che il 34enne, dietro compenso, ha fornito un alibi
sicuro all’uomo che era alla guida della moto, aiutandolo nella simulazione dell’incidente e dichiarando
che le lesioni fossero dovute all’incidente stradale – mai avvenuto – mentre in realtà quelle ferite
avvennero proprio durante la rapina. I due, oltre le responsabilità della rapina hanno ora un ulteriore
capo di imputazione per truffa ai danni dell’assicurazione e, solo per il 34enne, per favoreggiamento
personale.
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