Bignami attacca Saggese: "Il programma spaziale italiano lo sta

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Bignami attacca Saggese: "Il programma spaziale italiano lo sta
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Me ne vado nello spazio
4/7/2009 - "INVESTIRE SUL MOTORE NUCLEARE, LASCIAR PERDERE LA LUNA. L'ELIO-3? UN PIO DESIDERIO"
Bignami attacca Saggese: "Il programma spaziale italiano lo sta scrivendo
Finmeccanica"
Avevamo promesso una risposta ai commenti di alcuni lettori sugli ultimi sviluppi del programma spaziale NASA Constellation. Altri
avevano commentato le cose scritte dal professor Giovanni Bignami sul medesimo argomento uscite sul mensile Wired, di cui
avevamo trattato su questo blog. Beh, abbiamo colto l'occasione, e ne abbiamo parlato con lo stesso Bignami. Che commenta - e
in modo assai pepato, parlando apertamente di conflitto d'interesse con Finmeccanica - anche la recente definitiva nomina a
Presidente ASI dell'ingegner Enrico Saggese.
Professor Bignami, lei è astrofisico e come presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana è stato uno dei protagonisti
per il nostro paese dell'esplorazione dello spazio. Sul mensile Wired ha indicato dieci ragioni per far cambiare
destinazione al programma NASA Constellation. Ci spieghi.
Ritengo molto importante il volo umano nello spazio: gli astronauti e l'esplorazione umana dello spazio sono fondamentali, non
solo perché costringono la tecnologia a fare salti mortali, ma anche
perché colpiscono l'immaginario collettivo. Dietro gli astronauti
vengono tutte le altre cose, le scienze dello spazio, le applicazioni
industriali, l'osservazione della Terra. Senza astronauti, senza
uomini e donne nello spazio pian piano lo spazio finisce.
Giusto. Ma allora anche l'obiettivo Luna va bene, no?
Siamo da tanto tempo in orbita intorno alla Terra, praticamente da
quarant'anni. Gli americani sono arrivati tra il 1969 e il 1972 sulla
Luna in un contesto di Guerra Fredda, spinti dalla concorrenza dei
sovietici. Anche il programma della Stazione Spaziale Internazionale
(ISS) - di costo comparabile ad Apollo, circa cento miliardi di dollari
o euro - è nato perché Reagan voleva distruggere l'Impero del Male.
Ma se ci pensiamo, non serve a granché: la ISS serve a costruire sé
stessa. Naturalmente serve a dare dei bei contratti alle aziende del
settore, che così imparano a fare un po' di tecnologia, alleniamo gli
astronauti, ma lassù in orbita bassa facciamo poco di veramente
innovativo. Nel 2004 George W. Bush ha lanciato l'idea di tornare entro il 2020 sulla Luna, ma senza aumentare il budget della
NASA, che a sua volta si è accorta che i problemi da superare per arrivare sulla Luna sono gli stessi affrontati ai tempi di Apollo.
Beh, si rischiano spese enormi per ritornare sulla Luna prima che ci arrivino i cinesi.
Professore, ma in tutti i film di fantascienza il primo passo è la base sulla Luna. Lì si imparano le cose necessarie
per poi andare su Marte, non c'è un posto migliore...
Ma sì invece: c'è un posto migliore. Ad esempio, uno spazioporto a gravità zero, messo in un punto di librazione tra la Terra e la
Luna, oppure posto in orbita intorno alla Terra. Un punto che si può raggiungere facilmente dalla Terra: non ci dobbiamo
dimenticare che per andare sulla Luna bisogna adoperare un sacco di energia per atterrare e un sacco di energia per ripartire.
Costruire una base orbitante - intorno alla Terra, o in orbita intorno al punto di librazione tra la Terra e la Luna - non si spreca
tutta questa energia. E' la base ideale per partire e andare ad esempio su Marte.
Ma la Luna? Si sostiene che possa essere una fonte di energia, o di materiali utilizzabili industrialmente.
Dalla Luna non tiriamo fuori niente, la speranza di estrarre carburante dalle rocce lunari è soltanto un pio desiderio. Come ho
detto, costruirci una base è molto più difficile che non costruirla in orbita, perché bisogna portare un sacco di materiale dentro la
gravità della Luna. E per andare in qualche posto significativo, ancora, si deve vincere la gravità lunare.
E l'elio-3 di cui sarebbe ricca la Luna?
Posso dirlo? L' elio-3 è una bufala terrificante. Ogni tanto si incontra qualcuno che giura che l'uomo non è mai sbarcato sulla Luna,
no? Beh, c'è altrettanta gente che crede nell'elio-3. Dobbiamo ancora cercare di realizzare la fusione nucleare sulla Terra con il
deuterio e il tritio, che sulla Terra ci sono. Una volta che ci saremo riusciti, riparliamone. Non è che si va sulla Luna e si tira su
l'elio-3 come se nulla fosse: bisogna impiantare una specie di enorme raffineria/distilleria, una cosa costosissima, che mangerebbe
tutte le risorse del programma spaziale mondiale. E poi, non siamo certi che sulla Luna ci sia abbastanza elio-3 per far su e giù con
i razzi che abbiamo. Per fare una base sulla Luna serviranno una novantina di lanci dell'enorme razzo Ares V. Non ci scordiamo che
il carico utile depositato sulla superficie della Luna per ogni lancio è solo di qualche tonnellata.
Va bene. Le giro però la domanda di un nostro lettore, Antonio da Torino: non è molto furbo, ad ogni cambio di
presidenza USA, rimettere sempre in discussione i programmi spaziali buttando i soldi e il lavoro fatto.
Su questo sono d'accordo. Ma se cambiassimo strada ora, non sprecheremmo nulla del lavoro svolto finora. La capsula Orion, il
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15/07/2009
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vettore Ares I, il cargo Ares V, sono tutte cose che andrebbero bene sia per la Luna che per la base librata nel punto di Lagrange
di cui abbiamo parlato prima, tra la Terra e la Luna. Ares va benissimo per portare un sacco di materiale in orbita terrestre, va
bene per portarne un po' (molto meno) sulla Luna, va altrettanto bene per montare una stazione orbitante da qualche parte. Ares
ci vuole comunque, e va fatto, ed è il massimo che la propulsione chimica, che brucia idrogeno e ossigeno, può permetterci. E' un
rifacimento, un remake del Saturno V di Von Braun. Il problema è che la propulsione chimica ha limiti insiti terrificanti, come la
massa iniziale di partenza. Va bene appena appena per andare sulla Luna o al punto di Lagrange. Ma il bello comincia dopo...
Ma l'umanità ha soltanto la propulsione chimica, oggi.
E dobbiamo cominciare a lavorare, allora. Se vogliamo fare sul serio, in parallelo al montaggio di una base spaziale che faccia da
spazioporto, dobbiamo cominciare a lavorare sul motore nucleare. Un motore dell'ordine di 50 megawatt, che sia in grado di
spingere un oggetto grande come un Airbus a 50 chilometri al secondo, per dare un idea. Questi sono i requisiti di una astronave
vera. Come certo non è la capsula Orion: quarant'anni dopo Apollo, costruire un veicolo che porta quattro anziché tre persone!
Non mi pare un gran progresso!
Va bene. Ma noi siamo l'Italia, non lo faremo certo noi il motore nucleare, no? Che obiettivi si può porre il nostro
paese, dentro l'ESA?
La Luna, come l'aveva concepita Bush, non riguardava noi europei, a parte aspetti infimi. Secondo me però l'Europa potrebbe
guadagnarsi una sua indipendenza costruendo la base spaziale su orbita equatoriale - ricordate che dalla ISS non si può andare
sulla Luna o su Marte, è posta su un'orbita "sbagliata", progettata per lanci dalla base russa di Baykonur, un'orbita lontana dal
piano dell'eclittica. L'ESA ha la possibilità di lanciare da Kourou. Poi, in prospettiva, se proprio dobbiamo fare una fermata sulla
Luna, va bene, anche se non sappiamo cosa farci. Sarebbe più bello avere un obiettivo di esplorazione veramente nuovo: ad
esempio Buzz Aldrin propone di raggiungere un asteroide vicino alla Terra...
E come ci arriviamo sugli asteroidi? Una tecnologia nuova per andare più velocemente non ce l'abbiamo.
Certo, se non cominciamo mai; anche prima di fare il Saturno V non ce l'avevamo. Detto questo, è ovvio che bisogna sviluppare
una nuova tecnologia di propulsione. E' un problema di priorità nei modi e nello sforzo tecnologico e nell'investimento. Ma è
sbagliato impastoiarsi in un programma di ritorno sulla Luna, costosissimo e forse rischioso per gli astronauti. Magari ci riusciamo,
ma poi i governi si disamoreranno per altri 40 anni dello spazio.
Un altro nostro lettore, José Luis, le chiede indicazioni precise sui costi da sormontare per realizzare lo scenario
che lei propone.
Minimo un trilione di euro, mille miliardi di euro. Cioè dieci volte il costo del programma Apollo o della Stazione Spaziale, che sono
costati ognuno cento miliardi; Apollo li ha spesi in dieci anni, la Stazione in trent'anni. Sembrano tantissimi soldi, ma se ci si pensa
bene sono noccioline. Negli USA il presidente Barack Obama ha dovuto da poco investire un trilione di dollari per cercare di
rimediare ai disastri che hanno combinato quelli che giocavano con i mutui subprime. E non sarebbero soldi buttati al vento:
investendo un trilione nei progetti spaziali che abbiamo indicato, c'è la sicurezza di recuperare almeno tre trilioni in nuove
tecnologie e lavoro. Non lo dico io, ma i superesperti di economia che hanno esaminato Apollo e la Stazione Spaziale, cioè i
programmi spaziali più grossi mai fatti, che hanno generato il triplo del loro costo.
Negli USA molti osservatori esprimono grande entusiasmo nelle possibilità del New Space, nel ruolo degli operatori
privati, da Virgin a SpaceX. Che ne pensa?
Lo spazio "privato" va benissimo, ma gli americani sanno altrettanto bene che ha grandi limiti. Pensiamo al cosiddetto "turismo
spaziale". Altro non è che un aeroplano che va su, appena fuori dall'atmosfera. Poi scende, ti fa vomitare, e torni a casa tutto
contento. In pratica è un volo parabolico che costa 200.000 dollari; fortissimo, ma quello è. Andare nello spazio davvero, in orbita,
sulla Stazione Spaziale, è una roba molto più complicata e infatti costa 20 milioni. Che anche i privati possano raggiungere l'orbita
è forse possibile, ci sarà sempre gente ricca che vuole andarsi a sposare sulla ISS; ma non è con questo che facciamo la vera
esplorazione. Noi dobbiamo pensare in grande al futuro dell'umanità.
E al futuro dell'umanità ci devono pensare le agenzie spaziali nazionali, gli stati.
E' ovvio. Del resto, la NASA ha sempre fatto così.
Parliamo dell'Agenzia Spaziale Italiana, di cui è stato presidente per due anni. Lei è stato sostituito da un
commissario, proveniente da Finmeccanica, l'ingegner Saggese, che da pochissimo è stato formalmente nominato
presidente. Un lettore, Cesare Albanesi, sostiene che si tratta del trionfo della linea di Finmeccanica, e che la sua
riluttanza a sostenere i programmi spaziali lunari è una delle ragioni del suo allontanamento.
Saluto intanto il mio amico Cesare Albanesi, con cui ho passato anni intensi in ASI, e che sa benissimo che la Luna non c'entra
niente. Andiamo il nocciolo del problema. Io ritengo che le risorse dell'ASI - 800 milioni l'anno più o meno - sono innanzitutto
risorse dei cittadini, che devono essere adoperati sulla base di un Piano spaziale nazionale, che va elaborato negli interessi del
paese. Dopodiché, la realizzazione dei programmi viene affidata ai vari gruppi industriali, primo tra tutti Finmeccanica. Che - posso
ben dirlo - nel periodo in cui ho presieduto l'ASI ha ottenuto dei signori contratti. Il punto, dunque, è che quali satelliti bisogna fare
lo deve decidere l'ASI, che rappresenta i cittadini; non il contractor, non Finmeccanica. Secondo le mie informazioni, il Piano
Spaziale Nazionale lo stanno scrivendo tre ingegneri di Finmeccanica, dipendenti di Finmeccanica, che il nuovo presidente Saggese
ha chiamato in ASI come consulenti, e che per questo lavoro vengono retribuiti dall'ASI. C'è una bella differenza. Questo pare a
me, e non solo a me, un conflitto d'interessi totalmente inaccettabile. Non c'entra né la politica né la Luna.
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