panza e prisenza - Macchine Trattori

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panza e prisenza - Macchine Trattori
letture Un brano tratto da...
SALONE MONDIALE DEI FORNITORI DELL’AGRICOLTURA E DELL’ALLEVAMENTO
P A R I S
N O R D
V I L L E P I N T E
-
panza e prisenza
Giuseppina Torregrossa, 2012
F R A N C IA
B
24 > 28 FEBBRAIO 2013
L’appuntamento mondiale
dell’agricoltura performante
e sostenibile
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ancarelle colme di cibo erano spuntate ovunque. E fin dalla notte precedente i babbaluci agonizzavano in un soffritto di aglio e prezzemolo. Di lì a poco i lporo gusci vuoti avrebbero rivestito le strade di un tappeto scricchiolante. Marò rimase incantata dalle luminarie. Gli archi variopinti tesi tra le facciate barocche di palazzi fatiscenti sembravano cascate di rosa, i fiori di santa Rosalia. A Villa Bonanno arrivò con il cuore che le batteva forte, l’idea di trovarsi da sola, faccia a faccia con
Lobianco, la rendeva inquieta. Davanti alla Questura l’ansia si trasformò in sorpresa. L’edificio antico e prestigioso, dalle atmosfere
rarefatte e la riservatezza di un confessionale, tempio della legalità, sia pure a fasi alterne, era assediato da una folla di contadini e
allevatori inferociti. La distanza che di norma separa i responsabili della sicurezza della città dal caos delle strade del centro e dalle proteste improvvisate era stato violato dai tumminesi, che volevano la pelle del Sostituto D’Alessandro. “Sasà stavolta ha pisciato
fuori dal vaso” pensò Marò, cercando un varco per raggiungere il
portone, presidiato da un centinaio di energumeni armati di forcone. Girò attorno all’edificio, scavalcò un gregge di pecore che belavano la loro protesta, passò veloce tra decine di polli che avevano
riempito il marciapiede di escrementi, scansò due uova deposte da
un’incauta gallina tra le piante carnose di aloe che ornavano le aiuole tutto intorno, si addentrò nei vicoli del mandamento Tribunali e raggiunse un ingresso secondario. Salì alcuni gradini sbrecciati e traballanti, quindi, raggiunto il primo piano, sostò per qualche
secondo nel vano della finestra. La luce brillava bianca e intensa, si
allargava sul vetro smerigliato in lucciole danzanti che affollavano
il soffitto. Quando ebbe il controllo delle proprie emozioni, bussò
e senza aspettare risposta entrò nella stanza de questore. Ci trovò anche Sasà. Era seduto in maniera scomposta, con la schiena di
traverso. Girava tra le mani una delle sue sigarette con aria insolitamente remissiva. Il questore aveva i pugni serrati e la mascella
contratta. Marò notò in lui una sorta di debolezza, un cambiamento che non sapeva definire. Forse le guance un po’ cascanti, le palpebre leggermente abbassate, il fitto reticolo di rughe attorno agli
occhi…ma quanto tempo era passato, una settimana o vent’anni? I
due uomini si fronteggiavano in un silenzio imbarazzato. L’aria era
così densa di tensione che Marò, facendosi avanti, anziché camminare ebbe la sensazione di nuotare. Quattro occhi passarono fugaci dalla scollatura alle sue gambe. Sasà la salutò per primo e, come
svegliandosi da un sonno, sbatté le palpebre più volte. La commissaria constatò che quei due le piacevano ancora tanto e in egual
misura. Si arrabbiò di nuovo con se stessa per quell’indecisione che
a trentott’anni la condannava a essere ancora single o zitella, come diceva sprezzante sua sorella, o schetta, a sentire sua madre
che non mancava mai di accompagnare quella parola con un sospiro. Si infuriò con il destino che con lei aveva voluto abbondare:
a chi troppo a chi niente. Si sedette ma rimase con la schiena dritta, appena discosta dalla sedia, tradendo disagio. “Comincio da te
Sasà: hai combinato un bordello! Fuori c’è l’inferno ed è colpa tua”.
“Signor questore, io applico la legge” si difese lui con convinzione.
“Tu sei un rompicoglioni nato”. “La legge parla chiaro, le mototrebbie con larghezza superiore ai…”. “Sasà, mi pigli per il culo? Non
ti bastavano motociclette e macchine senza assicurazione? No, hai
dovuto sequestrare pure le motozappe e le mototrebbie. Ora che i
tumminesi devono camminare a piedi, e di lavorare neanche se ne
parla perché sono senza strumenti, ora la finirai con tutte queste
trovate originali?”. Il telefono non aveva smesso di suonare un attimo. “Lo vedete? E’ così da stamattina…il sindaco, il prefetto, il presidente della Regione, onorevoli, onorevolicchi, tutti hanno qualcosa da dire, e che cazzo, proprio oggi che è la festa di Santa Rosalia”. “Il grano si miete d’estate, non potevo sequestrare le trebbie
a dicembre!” commento Sasà. Lobianco lo fulminò con lo sguardo.
novembre 2012