Anthems: inni per l incoronazione
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Anthems: inni per l incoronazione
AssociazionePolifonica I L NUOVO ECHO Conservatorio di Musica G. Frescobaldi - Ferrara Concerti al Concordia VI Edizione PORTOMAGGIORE C HIESA C OLLEGIATA VENERDÌ 15 DICEMBRE 2006, ORE 21 Anthems: inni per l incoronazione Accademia Corale Vittore Veneziani Organo Renzo Rossi Direttore Giuseppe Bonamico Musiche di G. F. Haendel Comune di Portomaggiore Assessorato alla Cultura PROGRAMMA Zadock the Priest HWV 258 Let thy hand be strenghthended HWV 259 The King shall rejoice HWV 260 My heart is inditing HWV 261 George Frideric Handel non solo fu un genio della musica, ma fu anche un grande uomo. La sua fu una vita piena di successi e di fama, favoriti dallo straordinario talento, ma guadagnati anche grazie al suo impegno e all'incessante lavoro. « Sappiamo che la sua fu una vita piena di determinazione, che si trovò a dover sostenere eroiche ed incessanti battaglie » (Lang). Egli incassò anche delle sconfitte, ma sempre transitorie, sapendo reagire con energia e carattere alle avversità. A differenza di quella pubblica, molto documentata, non si hanno che scarse notizie sulla sua vita privata: Handel fu sempre una persona molto riservata. Sappiamo che era molto intelligente, educato e possedeva un'ottima cultura (conosceva almeno quattro lingue: inglese, francese, italiano, oltre ovviamente al tedesco). Aveva una forte personalità, anticonformista, sincera, schietta, indipendente, incapace di piegarsi al servilismo cortigiano. Anche se l'anedottica lo ritrae collerico - un giorno Handel rimproverò anche il re perché si era presentato in ritardo ad un suo concerto: Giorgio II incassò senza batter ciglio - e con un carattere un po' arcigno, tutte le persone che lo frequentarono fecero commenti sulla « sua naturale inclinazione all'intelligenza e al senso dell'humour » (Burney), al suo buon carattere e alla sua disponibilità, che si faceva apprezzare e benvolere in ogni ambiente, in qualsiasi classe sociale, a palazzo come a corte, in chiesa come in una semplice famiglia borghese... Fu anche molto sensibile alla condizione dei più sfortunati: si occupò del mantenimento di numerosi orfani e fu sensibile ai problemi dei carcerati, molti dei quali ottennero la libertà grazie al suo impegno. Come compositore, egli riuscì ad essere un geniale, prolifico, affascinante creatore di tutte le forme musicali praticate alla sua epoca: complessivamente ci ha lasciato più di 600 lavori; oltre 40 opere per il teatro, 30 fra oratori, serenate ed odi, quasi 300 fra cantate da camera e musica sacra, oltre ad un grande numero di composizioni strumentali. Handel è stato uno dei più grandi compositori di musica per scena in assoluto, grazie all'eccezionale padronanza nello stile dell'opera seria italiana e all'originalità dei suoi oratori inglesi. Egli si distinse per l'innata capacità di assimilare tutti i linguaggi musicali praticati al suo tempo, come sostiene con efficacia Romain Rolland: « Tout ce qu'il touche, Handel le fait sien ». Ma la sua arte non mancò mai di originalità, arricchita come fu da un'invenzione melodica, un'esuberanza e una libertà creativa straordinarie. Handel raggiunse un tale grado di celebrità da essere onorato in vita, unico fra i compositori, con una statua eretta nel 1738 a Londra nei Vauxhall Gardens e la sua popolarità non declinò affatto dopo la morte. Oltre che con l'opera, che Handel praticò per quasi quarant'anni, egli si distinse negli anni della maturità, per un genere di sua invenzione: l'oratorio in lingua inglese. E' grazie a queste composizioni che Handel ha superato indenne il mutare delle mode, che avevano ben presto relegato le sue opere teatrali e quelle strumentali nel dimenticatoio: a differenza di tanti altri compositori dell'epoca barocca, egli non è mai stato dimenticato perché le sue composizioni oratoriali continuarono ad essere apprezzate in Inghilterra e nei paesi anglosassoni anche dopo la sua morte e nel corso dei secoli. « La crescente frequenza delle esecuzioni oratoriali, che diventano momenti di eccezionale richiamo culturale e spettacolare in tutta l'Inghilterra, e il contemporaneo oblio delle opere teatrali, contribuirono a formare l'immagine di Handel autore "sacro", capace di dare il meglio di se' soltanto nell'oratorio, e per lungo tempo tenuto lontano dalla via maestra da un incomprensibile e nefasto interesse per la frivola ed edonistica opera italiana » (Danilo Prefumo) In Italia, e nei paesi di area latina, la sua fama è stata per lungo tempo basata principalmente su una sola composizione: il Messiah. Questo magnifico oratorio ha rischiato di eclissare nei tempi moderni tutto il resto della sua produzione; ma questo lavoro non è che una punta dell iceberg di una vasta produzione musicale avvolta ancora da certi pregiudizi ed ignoranze che pongono Handel un po in secondo piano rispetto al suo contemporaneo J. S. Bach. Ciò dipende essenzialmente dal fatto che le opere per il teatro rappresentano la parte principale della sua produzione, quella che Handel preferiva e nella quale ha dato il meglio di sé, e ben sappiamo quanto l ascoltatore moderno, specie se musicista, sia abituato a sentire più "strumentalmente" che "vocalmente" e come si faccia più facilmente catturare dalle grandi architetture del suono strumentale bachiano che dall opera vocale handeliana. « Haendel ha finito inevitabilmente per risentire delle inclinazioni intellettuali del nostro secolo, più disposto ad apprezzare l'arte cerebrale e problematica di Bach che quella comunicativa, spontanea ed ottimistica del nostro autore » (D. Prefumo) Questa incomprensione dei valori più autentici della produzione musicale handeliana pare oggi superata perché, con l avvento di una serie di interpreti preparati nel Bel Canto settecentesco e con il recupero filologico delle partiture, stiamo assistendo, anche in Italia, ad un ritorno di fiamma per il "Caro Sassone" (così venne ribattezzato Handel in Italia) e per le sue magnifiche Opere Barocche che tornano ad essere eseguite nei teatri. « La grandezza della produzione oratoriale è certamente un fatto indiscutibile, come indiscutibile è la suggestiva bellezza delle sue opere strumentali. Ma Handel fu, e volle essere, soprattutto un'operista. Chi ha assistito o ascoltato i suoi grandi lavori teatrali sa bene quali eccezionali sorprese musicali essi riservano. Straordinario signore della musica, Handel ha profuso nelle sue opere i tesori di un'invenzione melodica di stupefacente ricchezza; drammaturgo di eccezionale talento, ha creato personaggi che restano figure vive, palpitanti, indimenticabili » (D. Prefumo). Con un decreto parlamentare del febbraio 1727 venne concessa ad Handel la cittadinanza inglese, che poté così dichiararsi altrettanto britannico che il re d'Inghilterra Giorgio I, in realtà come lui tedesco di nascita (Hannover) e finalmente ricevere l'ambita carica di compositore della Cappella Reale, altrimenti preclusagli. Quando incominciarono i preparativi per l incoronazione del nuovo re Giorgio II e della regina Carolina, prevista per l'11 ottobre 1727 nell Abbazia di Westminster, Handel dovette rappresentare la scelta ovvia per il compositore dei grandi inni che dovevano dominare la parte musicale della funzione. Altri musicisti forse potevano vantare maggiori diritti quanto ad anzianità, ma Handel soltanto dominava uno stile che fosse in grado di adattarsi felicemente al teatro, alla chiesa, alle celebrazioni nazionali, o a una combinazione delle tre cose, com era una funzione per l incoronazione. Una cerimonia che dal tempo di Giacomo II rivestiva ancora più importanza perché investiva anche la Regina consorte. Per l'occasione Handel compose 4 maestosi Anthem denominati Coronation Anthems, dove poté sperimentare l'associazione della ricchezza ed esperienza dei cori inglesi col talento dei musicisti e dei cantanti dei teatri londinesi. Sul manoscritto autografo egli specifica 47 coristi della Cappella Reale: è difficile stabilire invece il numero dei membri che componevano l'orchestra; un articolo tratto dal Norwich Gazette (il 14 ottobre 1727) cita: "There being 40 voices, and about 160 violins,trumpets, hautboys, kettledrums, and bass's proportionable; besides an organ, which was erected behind the Altar: and both the Musick and the performance were the admiration of all the Audience" (40 coristi e circa 160 tra violini, trombe, oboi, timpani e tamburi, oltre ad un organo costruito per l'occasione da Christopher Schrider). Il servizio era affidato a William Wake, arcivescovo di Canterbury, che l'adattò alla doppia incoronazione del 1685, ma i testi non furono seguiti alla lettera da Handel, perchè egli aveva già composto ZADOK THE PRIEST e LET THY HAND BE STRENGTHENED prima di ricevere l'ordine ufficiale. Non si sa bene in quale successione furono eseguiti gli inni, ma tra le note lasciateci da Wake si legge: "Gli inni sono confusi; tutti irregolari nella musica", il che fa pensare che egli non fosse soddisfatto dell esecuzione. Ma eccetto questa isolata critica, tutti i suoi contemporanei furono estremamente soddisfatti, e sorpresi dalla ricchezza, Bellezza, Sontuosità Debordante degli Anthems: grandi movimenti sonori incisivi, a cui non mancano i momenti in cui Handel dimostra come rivestire con mansuetudine i passaggi più delicati. Anzi addirittura l'evento pare che provocò un tal entusiasmo del pubblico, che il "Parker's Penny post" del 4 ottobre annunciava che la data delle prove erano tenute segrete, affinché il pubblico non disturbasse gli esecutori. Comunque già nelle prime prove esecutori e musica avevano già ottenuto la completa ammirazione del pubblico. Gli Anthems, da quando furono pubblicati nel 1743 da John Walsh acquisirono una propria celebrità, che non sarà mai dimenticata, e come si è detto "Zadok the Priest" è il più corto e più abbagliante di questi capolavori in miniatura di musica corale, tanto che da allora è figurato in tutte le successive cerimonie di incoronazione. ZADOK THE PRIEST HWV 258 ZADOK THE PRIEST crea dall unzione di Salomone descritto nel primo libro dei re un dramma di interesse crescente, che parte da un preludio orchestrale per arrivare alle pregnanti parole God Save The King (Dio salvi il Re); era eseguito nel momento di unzione del Re. Secondo l annotazione dell arcivescovo di Canterbury nel registro delle funzioni, pare che il ZADOK sia stato cantato effettivamente durante l unzione e non prima come era previsto: l arcivescovo imputa questo disguido alla negligenza del coro di Westminster. ZADOK THE PRIEST, è l esplicazione dell invenzione musicale Handeliana: inizia con una apparentemente semplice introduzione oscillante da parte dei legni, che, dopo alcune ripetizioni, arriva in progressivo crescendo ad una devastante esplosione corale: tale esplosione corale e strumentale è talmente Grandiosa, intensa e Debordante, che lascia al primo ascolto attonito l ascoltatore, che dovrebbe ben riprendersi prima di affrontare il seguito dell Anthem. Questo Anthem in sostanza si apre inizialmente con 5 parti di corde, sugli arpeggi dei violini ascendenti, si associano accordandosi degli oboi e dei fagotti in modo da creare una progressione armonica ondeggiante, in modo da preparare il ritorno della tonalità principale e come su detto l ingresso devastante del coro al completo (otto parti), rafforzato da trombe e timpani. ZADOK THE PRIEST in sostanza finisce per rappresentare il Massimo esempio di Musica Cerimoniale, anche se il Terzo, THE KING SHALL REJOICE, è altrettanto Grandioso, ma più complesso e più polifonico. Questa composizione è stata eseguita ad ogni cerimonia di consacrazione britannica, giungendo a consolidare nella tradizione inglese il contributo Handeliano. Tipologia dell organico: oboi, fagotti, trombe, timpani, violini, viole, violoncelli contrabbasso e organo. LET THY HAND BE STRENGTHENED HWV 259 Il Testo deriva dal salmo 89. Non c è concordanza del tempo sulla posizione di questo Anthem nella scaletta di esecuzione della Cerimonia d Incoronazione: questo Anthem seguiva senza dubbio il momento solenne (Recogniton) dove il Re, all inizio della cerimonia, viene presentato al popolo: è l unico Anthem dove si nota la totale assenza di trombe e timpani. Il movimento iniziale in allegro moderato sebbene traspiri di una confidenza assoluta, presenta una sorta di melanconia nella sezione mediana, quasi una contraddizione con il senso delle parole, ma questo può ravvisarsi nell impegno che il Monarca andava ad assumersi con il Regnare: Forte sia la tua mano, sublime la tua destra, Giustizia e diritto siano il sostegno del tuo Trono : compiti questi che per essere realizzati, richiedevano un impegno da parte del Sovrano, che appunto non poteva essere libero quanto gli altri per questo Mandato Divino. La connotazione quasi lamentosa sulle parole Let Justice and Judgement , trova motivazione di una considerazione della gravità dell Impegno Reale, un compito che avrebbe comportato dei sacrifici. Il movimento finale di gran dignità spazia su variazioni sull unica parola Alleluia! , in ritmo di gioia e jubilo. Tipologia dell organico: oboi, violini, viole, e continuo THE KING SHALL REJOICE HWV 260 Il testo è adattato dal salmo 21 ed è associato all Incoronazione propriamente detta del Re; inizia in modo pomposo e sfavillante, e c è un bel pezzo strumentale prima che il coro inizi con il canto The King shall rejoice : dopo un pezzo con strumentazione non tipicamente trionfale, si aggiungono i timpani nella ripresa, poi le trombe che staccano con un pezzo solista, e poi tutti assieme; l effetto è trionfale e marcatamente Reale: in sostanza l entrata delle trombe nell introduzione risulta di forte efficacia per ottenere un ulteriore impulso vigoroso, preparando un ulteriore spinta, data dalla forza espressa del coro: il primo movimento poi si conclude ancora con la ripresa del ritornello iniziale, dove però le trombe non abbandonano il resto dell organico. Gli altri movimenti che compongono questo Anthem permettono di assaporare i contrasti in termini di ritmo e di tonalità. Spicca per imponenza e brevità il movimento Glory and worship dove il coro canta all unisono e al completo, segnando lo stretto collegamento che intercorreva fra il Re e Dio: un binomio simmetrico, come esisteva una cerchia celeste in Cielo così in Terra, il Re rappresentava il contraltare di Dio, con ugual gerarchia al di sotto di lui, non dimenticando che a Dio il Re deve riferirsi: non a caso il verso successivo, rammenta che il Re è tale per scelta divina oh quale motivazione più squisitamente Barocca poiché Dio stesso ha accordato le sue Benedizioni ed ha di conseguenza posto la Corona d oro sulla testa della Maestà Regale: questo penultimo movimento assume vesti liriche e pacate sinchè si insiste sul concetto delle blessings , ma appena si fa riferimento alla Crown of pure gold scattano trombe e timpani, in quanto la corona rappresenta il potere del Re che richiama parallelamente l onnipotenza di Dio. La conclusione dell Anthem si fonda su un Alleluja che riprende i temi dell ultima sezione del salmo Nisi Dominus, che Handel mise in musica nel 1707. Tipologia dell organico: oboi, trombe, timpani, violini, viola e continuo MY HEART IS INDITING HWV 261 Indica chiaramente il momento dell Incoronazione della Regina: alcuni versi del salmo 45 e d Isaia celebrano le virtù delle principesse (King s daughters were among thy honourable women), ed esse sono spose o figlie di Re (ed Handel era stato maestro di ben Tre figlie di Giorgio II). Tale Anthem è caratterizzato da uno stile più delicato, tenero e lirico, come si conveniva per un Anthem destinato alla Regina: esso inizia con un movimento di metro ternario, attraente schema di danza, ben scandito e incardina nel suo coro un eccellente adattamento sensuale delle parole the King shall have pleasure in thy beauty (Il Re troverà piacere nella tua Bellezza). L Anthem si termina con un richiamo alla gioia e del giubilo ( Kings shall be thy nursing fathers, and queens thy nursing mothers ) Tipologia dell organico: oboi, trombe, violini, viola, continuo. A c c a d em i a Cor a l e V i t t or e V en ez i a n i La costituzione dell'Accademia Corale "Città di Ferrara" risale al 1955 e ha visto come promotori Mario Roffi, presidente dell'istituzione per delega del Sindaco fino alla sua morte nel 1995, Renzo Bonfiglioli vice presidente, e il maestro Vittore Veneziani, rientrato nella città natale dopo un trentennio trascorso a Milano come direttore del coro scaligero. Veneziani pose la sua esperienza e il suo entusiasmo nella nuova attività, assumendone la direzione e l'organizzazione artistica. Da allora l'Accademia, che nel 1958 prese il nome del primo direttore, ha svolto un'intensa, ininterrotta e qualificata attività concertistica in centinaia di concerti, tournées, convegni e rassegne in Italia e all'estero, dedicandosi specialmente alla polifonia di scuola ferrarese del Rinascimento. Fu poi diretta dal maestro Emilio Giani in numerosi e prestigiosi concerti in Italia e all estero, il direttore e organista bolognese arricchì considerevolmente il repertorio del coro e realizzò il primo disco di "Musiche sacre ferraresi del sedicesimo secolo". Dal 1980 al 2000 ne è stato direttore il maestro Pierluigi Calessi, compositore e docente di Armonia e Contrappunto al Conservatorio musicale "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, che ha inserito nei programmi del coro musiche di autori contemporanei e opere sinfonico-corali; sotto la sua direzione, sono state eseguite tre ulteriori incisioni discografiche e numerose tournées all estero (Gran Bretagna, Romania, Francia, Spagna, Croazia, Slovenia, Ungheria, Russia, Stati Uniti, Israele, Belgio). Per l'attività musicale e culturale che l'Accademia ha condotto fin dalla sua formazione, nel 1988 ha ottenuto il Premio Willaert e nel 1989 il Premio Stampa assegnato dai giornalisti ferraresi "a riconoscimento dell'incessante impegno di perfezionamento artistico e professionale e del prestigio acquisito, nel nome di Ferrara, con l'attività concertistica realizzata in Italia e in tanta parte d'Europa". La corale si è in seguito aggiudicata il terzo premio al 28 Concorso Nazionale di Vittorio Veneto nel 1993 e, nel 1994 ha vinto il secondo premio al sesto Concorso Internazionale di Verona. Dal Settembre 2000 il coro è condotto dal maestro Giuseppe Bonamico che, diplomato in pianoforte, direzione di coro e composizione, ha partecipato a diversi concorsi come pianista e come compositore ottenendo lusinghieri riconoscimenti e due primi premi assoluti a Pavia e Savona. Direttore di diverse formazioni corali, è inoltre docente presso le scuole medie e svolge attività concertistica in varie formazioni cameristiche. Accanto all'aspetto artistico e di promozione culturale, è da sottolineare l'aspetto socializzante ed educativo svolto dal coro; Dove dei compagni cantano bene, non può esservi malvagità, non restano qui le ire, le liti, l odio e l invidia (Martin Lutero, Canti Spirituali, 1545). Non è retorico affermare che nessun altra esperienza musicale è in grado di coinvolgere e di creare una tale armonia di persone di ogni condizione, età e cultura. Oggi l'Accademia Corale "Vittore Veneziani" della Città di Ferrara, il cui presidente per delega del Sindaco è Gerio Bonfiglioli, continua la strada intrapresa dal suo fondatore, avvicinando sempre nuove persone alla musica, impegnata nel recupero, nella salvaguardia e nella diffusione della grande letteratura corale di ogni tempo. This document was created with Win2PDF available at http://www.win2pdf.com. The unregistered version of Win2PDF is for evaluation or non-commercial use only. This page will not be added after purchasing Win2PDF.