Percorso di formazione per i Centri d`Ascolto

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Percorso di formazione per i Centri d`Ascolto
Percorso di formazione per i Centri d’Ascolto diocesani
2013-2014
Elenco degli argomenti trattati:
Immigrazione: Dott.ssa Laura Giusti
Sistema sanitario italiano per stranieri: Dott.ssa Paola Fossati
Detenzione e misure alternative: Dott.ssa Paola Fossati
Doppia diagnosi: Dott. Gandi, Dott. Scalco e Dott.ssa Bosi
Abuso sui minori: Dott.ssa Burato, Avv. Gioncada, Avv. Cortellazzi, Dott.
Ramonda, Padre Campagnoli
Mamma e bambino: Dott.ssa Anna Frigerio e Dott.ssa Cristina Boffelli
Immigrazione
A cura della Dott.ssa Laura Giusti
Sintesi dell’intervento a cura della Dott.ssa Alessia Cacocciola
Laura Giusti lavora presso l’ufficio stranieri del Comune di Voghera e collabora con la Cooperativa
Finis Terrae di Pavia (http://www.cooperativafinisterrae.org/sample-page/contatti/)
LEGGE BOSSI FINI
Legge del 1998 tuttora in vigore, seppure nel 2009 ci siano state ulteriori restrizioni.
TITOLI DI SOGGIORNO
1) Permesso di soggiorno per turismo: durata 3 mesi
REQUISITI: il visto turistico risponde a precisi requisiti, come la presenza di un reddito che attesti
la propria autosufficienza, la presenza di un biglietto di andata e ritorno, l’assicurazione per
eventuali spese mediche, l’indirizzo del luogo in cui si soggiornerà. L’effettiva durata della
permanenza deve già essere indicata sul visto rilasciato dall’ambasciata italiana nel Paese di
provenienza. Al termine di questo visto, il cittadino straniero sarà irregolare e dovrà fare ritorno al
proprio Paese. Se prima della scadenza trova lavoro, allora può convertirlo in permesso di
soggiorno per lavoro subordinato.
2) Permesso di soggiorno di breve periodo (di “attesa occupazione”): durata 1 ANNO
REQUISITI: va fatta solo dopo aver perso il lavoro e prima di un altro e va fatto solo 1 volta nella
vita.
3) Permesso di soggiorno per lavoro subordinato o autonomo: durata 2 ANNI
REQUISITI e occorrente (“bustone” che si ritira presso uffici postali):
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contratto di lavoro o (se lavoro autonomo) apertura p.iva e iscrizione all’albo (ad es.
venditore ambulante)
modello UNILAV (ex contratto di soggiorno che veniva compilato dal datore di lavoro) che
deve essere spedito all’INPS al momento del rinnovo
CUD
ultima busta paga
in caso di lavoratore autonomo: dichiarazione dei redditi, 730 o modello unico
autocertificazione di come è composta la famiglia residente qui in Italia ai fini di identificare
il reddito
4) Permesso di soggiorno di lungo periodo (ex carta di soggiorno): ha una durata a TEMPO
INDETERMINATO
REQUISITI:
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-
viene riconosciuta dopo 5 anni consecutivi di regolarità sul territorio italiano. Ogni 5 anni,
va rinnovata solo la foto senza dover dimostrare nient’altro, la persona interessata può
anche aver perso il lavoro, ma non deve più dimostrarlo.
dichiarazione di dove si è abitato (non è necessaria la residenza ininterrotta, anche
ospitalità presso qualcuno)
no precedenti penali
idoneità dell’alloggio in base al n° dei figli
test di lingua italiana che può essere effettuato SOLO con E MAIL e seguendo iter
burocratico molto lungo
Cosa succede quando un cittadino extra comunitario arriva in Italia?
1.
Se arriva regolarmente, munito di passaporto, entra in Italia con un visto che viene rilasciato
dall’ambasciata italiana nel paese di provenienza. Deve dimostrare di avere un alloggio e un
reddito annuo lecito che gli consenta di vivere in Italia.
2.
Se arriva irregolarmente (es. sbarchi Lampedusa, ecc…) ma viene accolto all’interno dei CPT
allora viene dotato di un permesso di soggiorno che ha validità temporanea e
contestualmente viene avviata la richiesta di riconoscimento di rifugiato politico e altri
riconoscimenti straordinari validi in caso di guerre, crisi di governo, persecuzioni, ecc…
L’interessato riceverà una convocazione con invito a presenziare presso la Prefettura di
competenza nella quale una commissione si riunirà per ascoltare la sua storia e verrà valutata
la sua richiesta (se dice la verità, se è vero che nel suo paese esiste quel tipo di situazione di
pericolo, ecc...). A seguito della riunione, nei mesi successivi, lo straniero riceverà la risposta. Il
riconoscimento può essere di 3 tipi:
Protezione umanitaria: 1 anno (motivi umanitari)
Protezione sussidiaria: 3 anni
Protezione internazionale: 5 anni (rifugiato politico) – in base alla Convenzione di DUBLINO, il
Paese che farà richiesta di riconoscimento sarà il PRIMO Paese su cui l’interessato ha messo
piede e là dovrà tornare per fare la richiesta (anche nel caso di un semplice scalo aereo).
-
3.
Se arriva irregolarmente e sfugge alle maglie dei controlli, E’ CLANDESTINO.
4.
DECRETO FLUSSI: è l’unico modo per entrare in Italia per motivi di lavoro ma solo SU
CHIAMATA dall’Italia da parte del datore di lavoro mentre il lavoratore è nel Paese di origine.
Il datore di lavoro paga una somma di denaro per far arrivare il lavoratore straniero che avrà
quindi un permesso di soggiorno per lavoro subordinato. Il decreto FLUSSI si riferisce all’Art.
27 testo unico per l’immigrazione che prevede categorie lavorative specifiche:
addestramento, infermieri, professori, ricercatori, se ci sono sedi o filiali in Italia della loro
azienda di provenienza, ecc… Il decreto flussi viene attivato dal governo senza una frequenza
5.
regolare e comprende per ogni nazionalità un n° preciso di stranieri che potranno entrare in
Italia. Viene fatto per regolarizzare ad esempio il lavoro dei lavoratori stagionali o delle
badanti e il permesso ha durata anche di 6 o 9 mesi a seconda del contratto di lavoro per cui è
stato chiamato il lavoratore.
Se uno straniero viene in Italia per studiare: avrà un permesso di studio che non può essere
trasformato in permesso di lavoro.
Cosa succede quando scade il permesso di soggiorno?
L’interessato deve cercare di rinnovare il permesso prima della data di scadenza. Se però questo
non è possibile e presenta domanda di rinnovo con un ritardo di qualche gg non succede nulla, ma
se la presenta dopo 2 mesi e oltre, DEVE spiegare dettagliatamente perché non l’ha fatto prima,
arricchendo la sua domanda di tutti i documenti possibili, lettere di accompagnamento, referenze,
certificati medici, ecc…
Limite massimo: 60 gg. E’ sempre bene tentare il rinnovo anche se il ritardo è significativo, poiché
spesso di fronte a domande di rinnovo molto ricche e dettagliate, c’è un atteggiamento tollerante.
Cosa succede se scade il permesso di soggiorno e non si è in possesso di un contratto di lavoro?
E’ possibile andare al Centro per l’impiego e dichiarare di essere in cerca di lavoro per avere il
rinnovo del permesso per 1 anno (attesa occupazione).
Permesso per motivi famigliari (durata 2 anni)
REQUISITI:
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I cittadini extra comunitari regolari che fanno venire in Italia un genitore devono
dimostrare che ha più di 65 anni e che nel Paese di origine non c’è nessuno che possa
prendersi cura di lei/lui.
I figli di cittadini extracomunitari regolari possono venire in Italia anche senza visto, ma solo
con certificato di nascita.
Moglie o marito di coniuge extracomunitario regolare possono venire in Italia con visto
turistico e regolarizzarsi una volta qui.
Ricongiungimento famigliare: viene fatto in Prefettura dimostrando di possedere
determinati requisiti, ad esempio l’idoneità ad ospitare altre persone, il reddito, il contratto
di lavoro ancora in essere.
Costi
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Permesso di 1 anno (attesa occupazione): € 107,50
Permesso di 2 anni (lav. subordinato o autonomo): € 127,50
Permesso di soggiorno per lungo periodo (ex carta di soggiorno): € 227,50
Permesso di soggiorno per minorenni o semplici aggiornamenti: € 27,50
Cittadini stranieri e sanità
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Se sei cittadino comunitario e lavori, allora hai diritto alla tessera sanitaria
Se sei cittadino extracomunitario irregolare, ma presenti un problema di salute urgente,
allora hai diritto al codice STP (Straniero Temporaneamente Presente) e così puoi ricevere
le cure necessarie
I MEDICI NON SONO TENUTI A DENUNCIARE CHI E’ IRREGOLARE
Gravidanza e diritti
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Una donna straniera irregolare INCINTA, presentando un certificato medico che attesti la
sua gravidanza, ha diritto ad un permesso di soggiorno per cure mediche della durata della
gravidanza fino ai 6 mesi del bambino. Durante questo periodo, la donna NON può
lavorare. Al momento della nascita, il bambino NON sarà cittadino italiano (ius solis), ma
assumerà la cittadinanza dei suoi genitori (ius sanguins).
Se il papà del bambino è anche marito della mamma allora il permesso di soggiorno per
cure mediche varrà anche per lui, allo stesso modo. Anche lui NON può lavorare.
Se invece il papà del bambino NON è sposato con la mamma, allora il permesso per lui
varrà solamente per i primi 6 mesi di vita del bambino, non prima.
Questo permesso NON può essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro
subordinato.
Minorenne nato in Italia da cittadini stranieri irregolari: gode di tutti i diritti tranne
assistenza medica tramite medico di famiglia. Vale come per gli adulti, cure mediche in casi
di emergenza.
NB: art. 31 del testo unico per l’immigrazione “Salvaguardia della salute del minorenne”: al
momento della richiesta del permesso di soggiorno del genitore, occorre chiedere che
PERMETTA DI LAVORARE, altrimenti non lo consentirà.
Cittadini stranieri COMUNITARI: dimostrando di avere un reddito e una residenza, hanno diritto
alla tessera sanitaria.
Cittadinanza italiana
Se sei cittadino comunitario, ottieni la cittadinanza se risiedi legalmente e senza
interruzioni in Italia da almeno 4 anni
Se sei apolide o rifugiato politico, ottieni la cittadinanza se risiedi legalmente e senza
interruzioni in Italia da almeno cinque anni
Se sei cittadino extra comunitario, ottieni la cittadinanza se risiedi legalmente e senza
interruzioni in Italia da almeno 10 anni
Se sei nato in Italia da cittadini stranieri e hai sempre avuto la residenza in Italia
legalmente e senza interruzioni, otterrai la cittadinanza quando diventerai maggiorenne.
Equipollenza titoli di studio
Se ne occupano il MIUR e l’UNIVERSITA’.
Competenze prefettura e questura
Prefettura: sanatoria, ricongiungimenti, decreto flussi, commissioni per il riconoscimento di status
di rifugiato.
Questura: consegna permessi, consegna domande di rinnovo, elaborazione delle domande.
Ambasciate e consolati
Ambasciata: competenze più alte rispetto al consolato. Non c’è dappertutto, laddove non vi fosse
viene sostituita dal Consolato.
Consolato: rinnovo passaporto, documenti di viaggio, relazioni con il Paese di origine
Sistema sanitario italiano per stranieri
A cura della Dott.ssa Paola Fossati
Detenzione e misure alternative
A cura della Dott.ssa Paola Fossati
Sintesi degli interventi a cura della Dott.ssa Paola Fossati
Paola Fossati lavora per l’Agape Cooperativa Sociale Onlus di Tortona ed è agente di rete presso il
Carcere di Voghera
In fase di elaborazione.
Doppia diagnosi
A cura del Dott. Gandi, Dott. Scalco e Dott.ssa Bosi
Sintesi dell’intervento a cura della dott.ssa Alessia Cacocciola
Fabio Gandi è Legale Rappresentante della Cooperativa “L’Alternativa”, ente gestore della
Comunità “Cascina Contigliara” di Pavia
Alex Scalco lavora come educatore presso la Comunità “Cascina Contigliara” di Pavia
Elisabetta Bosi lavora come psicologa presso il Centro Drop-In “Baraonde” di Voghera
Fabio Gandi e Alex Scalco
Nel 2003 nasce la Comunità “Crescere Insieme”, una delle prime comunità a doppia diagnosi in
Italia (le altre si trovavano a Biella, Lodi e Samperone). La sede principale, la casa madre, era
proprio a Pavia, presso la Casa del Giovane.
Si registrava all’epoca un enorme afflusso di pazienti psichiatrici dovuto all’introduzione di droghe
chimiche realizzate in laboratorio. Il problema era stabilire se il disagio psichiatrico fosse
conseguenza dell’abuso di sostanze, oppure fosse antecedente e l’uso di droghe ne fosse una
sorta di automedicazione (alcol come antipsicotico, toglie allucinazioni visive e uditive, cocaina
come antidepressivo, marijuana come ansiolitico, metanfetamine e alcol come facilitatori di
relazioni). Di fatto, laddove vi siano dei disagi psichici pregressi, le sostanze trovano maggiore
vulnerabilità e fragilità e una probabilità più elevata che si sviluppi un abuso. In generale, in quegli
anni si è registrato un aumento delle malattie psichiatriche. Perché?
Un po’ la risposta va cercata nei criteri di assegnazione e riconoscimento delle malattie
psichiatriche: basti pensare che secondo il DSM 3 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi
mentali) anche l’omosessualità fu inserita fra le malattie psichiatriche (oggi non più) oppure gli
studiosi americani annoverano anche la dipendenza tra le malattie psichiatriche.
Si è iniziato ad abusare della diagnosi “border” per intendere un po’ tutti questi disturbi ambigui, a
cavallo tra una patologia e un’altra, ma dalle sfumature non chiare.
Alla domanda: viene prima la malattia psichiatrica o la dipendenza da sostanza? Viene data questa
risposta: nel 70-75% dei casi il disturbo psichiatrico è pregresso.
Nel 2004 nasce la Comunità l’Alternativa, il cui nome originario è “Open dream - Hope and
dream”.
Si fa chiarezza intanto sul concetto di dipendenza: malattia dovuto ad un comportamento a
rischio. Cosa ben diversa dalla malattia psichiatrica che è genetica.
In Italia, ogni anno vengono spesi dallo Stato 53 milioni di euro per l’abuso di alcol (calcolando
incidenti stradali, giorni persi dal lavoro per ricoveri, ritiro di patenti, ecc…)
Cannabis usata dai 13 ai 21 anni provoca danni permanenti al cervello e si registra che coloro che
ne hanno fatto uso in giovane età. Dai 30 anni in avanti perdono 8 punti di Quoziente Intellettivo
rispetto ai coetanei che non ne hanno fatto uso.
In generale, la Doppia Diagnosi è una malattia fortemente invalidante che provoca la perdita
progressiva delle capacità, anche le più basilari.
All’interno della Comunità, nel 90% dei casi, i ragazzi vengono da famiglie malate, con rapporti
patologici. Per questo è fondamentale incontrare le famiglie per meglio inquadrare il problema del
figlio e fare delle diagnosi corrette. (Esempio del ragazzino che era stato trattato come alcolista
quando in realtà aveva iniziato a bere vino da bambino per contrastare le allucinazioni visive di cui
aveva iniziato a soffrire in precedenza. Disagio psichiatrico antecedente alla dipendenza da alcol).
In Comunità c’è un forte ricambio per via degli abbandoni (spesso nella delicata fase finale) o di
nuovi inserimenti. Il percorso è di 18 mesi (indicativi) e spesso i ragazzi che arrivano alla Comunità
l’Alternativa hanno già trascorso 20 mesi presso la Comunità Alisei di Milano in modo da costituire
un percorso più lungo e articolato.
Fabio e Alex hanno lasciato a disposizione diverse slide sulla Doppia Diagnosi a disposizione dei
volontari e degli operatori.
Elisabetta Bosi
Il Centro a bassa soglia Baraonde esiste dal 2000, è gestito dalla cooperativa “La Collina” di Pavia
ed è l’unico centro a Voghera ad occuparsi di prevenzione del contagio per utilizzo di materiale
infetto. Inizialmente il Baraonde si occupava prettamente di questo: ritiro di materiale infetto
(siringhe, ecc) e distribuzione di materiale sterile.
Con il tempo è diventato un punto di riferimento non solo per chi dipende da sostanze, ma anche
per i senza fissa dimora che popolano la città e che vivono di espedienti pur non soffrendo di
dipendenze conclamate: qui hanno trovato psicologi, educatori, infermieri, personale dedicato
all’ascolto e un clima di accoglienza.
Gli esami vengono fatti in regime di totale anonimato e soprattutto il test HIV sta registrando un
largo successo fra i più giovani, grazie ai percorsi di sensibilizzazione organizzati nelle scuole. Il
Baraonde ha inoltre messo a punto un buon programma di recupero anche per chi soffre di
dipendenza da gioco d’azzardo.
La Dott.ssa risponde alle domande dei partecipanti, soffermandosi sulla relazione di aiuto con chi
fa uso di sostanze: difficile per noi operatori Caritas o volontari stabilirlo al primo colloquio e in
ogni caso è sempre bene orientare l’assistito al servizio più competente anziché improvvisarsi
psicologi o psichiatri. Nella relazione di aiuto con chi usa sostanze in modo attivo va sempre tenuto
conto della priorità della sostanza sulle relazioni e della grande capacità manipolatoria da parte
del’assistito di conquistare la fiducia dell’operatore pur di ottenere il migliore risultato (sempre
riferito alla sostanza). Si tratta per questo di una relazione di aiuto molto complessa, che mette a
dura prova anche gli psicologi più esperti: il vittimismo, l’autocommiserazione, la colpa del
sistema, le manie di persecuzione sono tutti espedienti atti a sposare l’attenzione dell’operatore
su altro rispetto alle responsabilità dirette dell’assistito: fragilità, falsità, fallimenti, violenze, furti.
L’operatore è chiamato a centrare l’attenzione sulla persona, anche a costo di essere poco
empatico, soprattutto all’inizio; deve stabilire dei confini nella sua relazione con l’assistito, deve
stabilire delle regole e degli obiettivi insieme all’assistito. NON deve farsi lui carico del percorso
da intraprendere, non deve combattere la battaglia al posto suo altrimenti porterà l’assistito ad
un fallimento certo che minerà la sua autostima e la stima nel sistema che lo ha guidato,
provocando un collasso generale.
Il Baraonde è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 11.30 ed è sito in Via Balladore a Voghera.
Abuso sui minori
A cura della Dott.ssa Burato, Avv. Gioncada, Avv. Cortellazzi, Dott. Ramonda, Padre
Campagnoli
Sintesi dell’intervento a cura della Dott.ssa Alessia Cacocciola
Intervento della Dott.ssa Samanta Burato – psicologa Cooperativa Sociale Abete
Esistono 4 diversi tipi di abuso:
1. Maltrattamento fisico o psicologico.
2. Patologia delle cure: inteso come insufficienza di cure o cure eccessive o nei momenti
sbagliati.
3. Abuso sessuale famigliare o extra famigliare.
4. Violenza assistita: far assistere i minori a violenze a danno di altri membri della famiglia.
Nelle situazioni di abuso, viene ribaltata la Teoria dell’attaccamento, cioè il bisogno di instaurare
con la madre un legame stretto e di considerarla un riferimento sicuro. La stabilità emotiva di una
persona e il suo modo di costruire relazioni affettive dipendono dal rapporto instaurato con la
madre nella primissima infanzia.
La relazione con la madre infatti, nelle situazioni di abuso, è di 2 tipi:
1. ansioso-evitante (incapacità a costruire relazioni, chiusura, atteggiamento negativo verso
la vita e gli eventi ad essa correlati)
2. evitante-ambivalente (come sopra, ma in forma meno netta e più oscillante verso il polo
opposto).
Come accorgersi di un abuso sessuale?
Campanelli d’allarme fisici:
• Arrossamenti sul corpo
• Lividi
• Segni di prensione
• Difficoltà a stare seduti e a deambulare
• Gravidanze precoci
Campanelli d’allarme comportamentali nella prima infanzia:
Disturbi psicosomatici spesso legati a disturbi gastrointestinali, mal di pancia, difficoltà a dormire.
Campanelli d’allarme comportamentali nella pre-adolescenza:
• Atteggiamento erotizzante
• Giochi ambigui con gli adulti e gli insegnanti
• Disegni allusivi
• Frequenti riferimenti agli organi genitali
Campanelli d’allarme comportamentali nell’adolescenza:
• Difficoltà a costruire relazioni
• Autolesionismo
• Suicidio
Esempio di bambino abusato in età scolare (primarie inferiori):
cambi di umore improvvisi, non vuole spogliarsi davanti agli altri, masturbazione coatta (auto
imposta), encefalea.
Cosa può fare l’insegnante?
Non deve banalizzare, né minimizzare il fatto. Parole d’ordine: accoglienza e contenimento. Deve
ritagliarsi dei momenti di dialogo accogliente a tu per tu con il bambino, con un atteggiamento
non giudicante, privo di domande chiuse o veicolanti, ma lasciando spazio al bambino per parlare
di sè e delle proprie emozioni in modo libero, ampio, generale e mediante domande aperte.
Distrarlo prima di dialogare sarebbe INUTILE.
Cosa può fare l’insegnante in caso di masturbazione coatta di fronte agli altri bambini?
• Contenere l’atteggiamento del bambino (limitarlo)
• Contenere le proprie emozioni (vergogna, rabbia, riprovazione, giudizio, disgusto)
• Gestire la classe
Cosa può fare l’insegnante in caso di atteggiamento erotizzato con gli altri:
Contenerlo e limitarlo proponendo un’alternativa, un gioco, qualcos’altro senza farlo sentire
sporco.
La memoria dei bambini:
• dai 2 anni e ½, la memoria del bambino arriva solo ai fatti più recenti;
• dai 3 anni, la memoria arriva fino a fatti accaduti 6 mesi prima;
• dai 5 anni, fino a fatti accaduti 2 anni prima;
Esiste un’associazione di nome “TIAMA” in cui vengono resi disponibili disegni e storie che
possono essere utilizzati per stimolare i bambini a parlare del proprio disagio.
www.centrotiama.it.
Intervento dell’Avv. Gioncada – Consulente legale dell’Ordine degli Assistenti Sociali della
Lombardia, della Liguria e del Trentino Alto Adige – Consulente legale della Comunità
Adolescere di Voghera - Gestore per il Piano di Zona di Voghera del Servizio Tutela Minori
Il Direttore Didattico della scuola può essere inquadrato come Pubblico Ufficiale e pertanto ha
l’obbligo di denuncia o di segnalazione del fatto (o del sospetto). Lo stesso vale per l’insegnante.
La sanzione penale in caso di mancata segnalazione è solo pecuniaria, ma questo non deve
giustificare un atteggiamento superficiale e sprovveduto da parte del Direttore o dell’insegnante,
poiché la mancata segnalazione può portare a conseguenze di gran lunga più gravi, a volte anche
irreversibili (la morte della vittima). In questi casi, chi avrebbe dovuto fare la segnalazione in modo
tempestivo, potrebbe essere giudicato in modo diverso. Anche il ritardo nella segnalazione può
essere indice di responsabilità penale. Chi ha il sospetto di un abuso ha l’obbligo di fare la
segnalazione entro un lasso di tempo che va dalle 48 alle 72 ore. Oltre questo intervallo, scatta il
penale.
Errore frequente: pensare che basti fare una segnalazione ai servizi sociali.
Ok contattarli per avere un confronto, ma questo va fatto in modo tempestivo e poi deve portare
all’effettiva segnalazione e alla denuncia alle forze dell’ordine che si occuperanno dell’indagine.
Perché gli insegnanti non fanno quasi mai denunce? Perché temono la querela per diffamazione,
ma:
1. Il direttore e l’insegnante sono entrambi ruoli pubblici con responsabilità ben precise
previste dalla legge.
2. L’obbligo di denuncia deve prevalere sul timore della reazione dell’accusato.
NB: l’insegnate e il Direttore devono assolutamente EVITARE di prendere iniziative personali e di
improvvisarsi investigatori facendo indagini che possono compromettere il lavoro delle forze
dell’ordine e inquinare le prove. Ad es. se si pensa che i genitori del bambino siano i presunti
abusanti, è vietato parlarne con loro! Va bene chiedere il confronto con altre figure professionali,
ma non devono essere interpellati i diretti interessati. Potrebbero inquinare le prove e ostacolare
il regolare svolgersi delle indagini.
Intervento dell’Avv. Cortellazzi – esperto informatico
Giovani senza valori che abusano di ragazze, incesti, famiglie come luoghi di disagio, abuso e
crimine: la storia è segnata da questi elementi sin dall’alba dei tempi. Oggi si sente sempre dire
che in passato certe cose non succedevano, in realtà non è così. La famiglia è sempre stato
purtroppo anche un luogo tenebroso e le favole l’hanno sempre narrato, sono solo state
edulcorate con il passare del tempo. Basti pensare alle versioni originali delle favole di Biancaneve
(la strega cattiva in realtà era la mamma gelosa della figlia), Raperonzolo (era incinta di 2 gemelli)
e Cappuccetto Rosso (che alla fine viene mangiata dal lupo).
La differenza è che oggi il “lupo cattivo” arriva attraverso il digitale, in modo nascosto, mimetico,
non evidente e, indisturbato, ha molto più tempo per studiare la vittima. Il tempo della caccia e
della conquista della preda è molto più lungo, poiché il cacciatore indossa altre vesti e il momento
dell’attacco è molto veloce e sfugge alle forze dell’ordine.
Un po’ di numeri:
• Tra i 6 e i 7 anni, i bambini navigano autonomamente su internet.
• Tra i 12 e i 13, anni accettano di incontrare qualcuno conosciuto su internet.
• Tra i 10 e i 12 anni: la fascia di età più colpita dagli adescamenti messi in atto su internet.
Child grooming: termine oggi utilizzato per indicare l’adescamento di minore attraverso
internet mediante l’uso di artifici, inganni, lusinghe e minacce. Come si svolge?
Attraverso i social network, proliferano identità fasulle che dopo aver studiato le proprie vittime
all’interno di chat collettive, con loro stabiliscono un contatto personale, instaurano rapporti
confidenziali che sfociano in confidenze sessuali e scambio di foto e materiale pedo-pornografico.
Da lì scatta la richiesta d’incontro.
Caso: Padova, ragazzino di 14 anni adescato da imprenditore che gli ricaricava il cellulare in
cambio di favori sessuali. I loro incontri era stati preceduti da sms molto espliciti, con precisi ed
evidenti riferimenti sessuali: monito per i genitori. MAGGIORE CONTROLLO E CONSAPEVOLEZZA
SU COSA FANNO, SCRIVONO E CHI FREQUENTANO I PROPRI FIGLI.
Non bisogna pensare che il molestatore più frequente sia il quarantenne/cinquantenne, in realtà
la fascia d’età maggiore va dai 20 ai 35 anni!
E non bisogna pensare che queste azioni siano frutto di raptus improvvisi: si tratta al contrario di
persone scolarizzate, lucide, che sono entrate in azione dopo averne valutato pro e contro. Sono
persone malate sì, ma nel momento della loro azione sono perfettamente capaci di intendere e
volere.
Non sta aumentando la pedofilia, sta solo venendo allo scoperto, in passato non era così. La polizia
informatica ha scoperto che esistono siti internet molto curati e fatti da professionisti che parlano
di come la pedofilia non sia sbagliata, ma al contrario sia un’alternativa, “un modo diverso di
amare i ragazzi”. Ed è su questo che fanno leva i molestatori per adescare i ragazzini: convincerli
che non ci sia nulla di sbagliato.
L’adescamento non è solo finalizzato all’abuso sessuale, ma purtroppo esistono ulteriori aberranti
atrocità: traffico di esseri umani, traffico di organi (in Europa, il prezzo di un fegato oggi si aggira
intorno ai € 30.000,00) e “snuff movies”, pagati dai € 100.000,00 ai milioni di €). Si tratta di film in
cui non recitano attori veri, ma vittime, minorenni, che alla fine muoiono davvero.
Perché l’adescamento si sta diffondendo così rapidamente e facilmente?
Perché in Italia, le pene per l’adescamento non sono troppo severe: un caso di Cosenza, 2 anni e
mezzo di carcere, mentre un caso di Treviso 8 anni, più o meno quanto lo spaccio di sostanze
stupefacenti.
Qualche regola per essere genitori/insegnati attenti e prevenire l’adescamento:
1. Insegnare ai propri figli a non fornire mai il proprio indirizzo di casa, nome della scuola, il
proprio numero di telefono o dati personali veri.
2. Parlare apertamente con i propri figli della sessualità, di come viverla in modo sano.
3. Controllare i cellulari e i computer dei propri figli (con buona pace della privacy!), leggere i
testi dei loro messaggi, le chat che frequentano, le foto che inoltrano, le persone che
incontrano, i luoghi in cui trascorrono il tempo libero (spesso gli appuntamenti con i
molestatori si svolgono proprio nei centri commerciali, appena dopo che i genitori ci hanno
accompagnato i figli oppure sotto ai loro occhi inconsapevoli mentre stanno facendo la
spesa!).
4. Esistono software che si possono installare sul computer, all’insaputa del proprio figlio, che
registrano la cronologia di siti visitati e i testi di tutte le chat.
5. Smontare una volta per tutte il messaggio che “nella vita si fa carriera senza fatica e senza
merito”. Finché i nostri ragazzi vivranno all’insegna di questo stile di vita, ci sarà terreno
fertile per “cacciatori”.
Intervento del Dott. Ramonda – Psichiatra – Professore a contratto di “Tecniche riabilitative
Psichiatriche” presso l’Università di Pavia
La depressione tra qualche anno sarà la prima causa di malattia nel mondo.
Pedofilo: chi vive un’eccitazione sessuale intensa e ricorrente per almeno 6 mesi nei confronti di
bambini al di sotto dei 13 anni (pre-pubertà). Il pedofilo vive generalmente una profonda e
ambigua identificazione con la madre nel “portare cure e attenzioni al bambino”. Ha un Ego
narcisistico e infantile, con scarsa autostima e incapacità a costruire relazioni con gli adulti.
Alcuni lo negano, altri cercano aiuto. Spesso si giustificano dicendo che si tratta di un
“atteggiamento educativo nei confronti dei bambini” oppure che “sono i bambini ad essere
provocanti”.
I danni patologici maggiori sono però a carico delle vittime: ad es. figlie vittime di abusi sessuali ad
opera del padre sviluppano atteggiamenti borderline e schizofrenici o atteggiamenti ossessivo
compulsivi: ad esempio, mamme che sono ossessionate dalla paura di poter uccidere il proprio
figlio dopo aver sentito notizie simili ai telegiornali.
Intervento di Padre Cesare Campagnoli, gesuita (da poco parroco di Cervesina, Comune vicino a
Voghera)
La sua esperienza decennale negli Stati Uniti lo rende un testimone autentico di come negli U.S.A.
il dramma della pedofilia nelle Chiesa abbia provocato ingenti danni non solo all’immagine della
Chiesa stessa, ma anche in termini economici: 500 milioni di dollari come risarcimento delle
vittime di pedofilia del nord America.
I giovani devono diventare protagonisti della loro protezione, devono saper riconoscere le
situazioni di rischio e non devono prestarsi alla dinamica dell’abuso di potere che si esercita tutte
le volte in cui esiste un differenziale di potere tra chi lo esercita e chi lo subisce. I ragazzi devono
sempre porsi la domanda: “ In questo posto mi sento sicuro?”.
Dopo gli scandali legati alla pedofilia, i parroci negli Stati Uniti non possono più rimanere da soli
con i giovani in ambienti privi di finestre o corridoi. Se lo fanno, sono passibili di accuse.
Quando Padre Campagnoli ha deciso di entrare in un ordine religioso, gli hanno chiesto il suo
background criminale e ha dovuto aspettare molto tempo prima di ricevere il nulla osta (sono
state fatte davvero delle indagini a suo carico per verificare che la sua fedina penale fosse
immacolata).
Non appena è arrivato nella sua nuova parrocchia di Cervesina, ha visto che l’oratorio non era in
sicurezza (dal punto di vista delle uscite e dei corridoi nel caso dovesse rimanere da solo con i
ragazzi) e così lo ha chiuso in attesa di avviare dei lavori e mettere in sicurezza i ragazzi e se stesso.
Mamma e bambino
A cura della Dott.ssa Anna Frigerio e della Dott.ssa Cristina Boffelli
Sintesi dell’intervento a cura della Dott.ssa Alessia Cacocciola
Anna Frigerio lavora come Assistente Sociale presso l’ufficio di Tutela Minori del Comune di
Voghera
Cristina Boffelli ha fondato a Voghera l’Associazione C.H.I.A.R.A. per la tutela dei diritti delle
donne maltrattate
Anna Frigerio
Dal 1988 lavora nell’ambito della tutela dei minori, ha iniziato presso il CBM di Milano (Centro
Bambini Maltrattati). Oggi esiste anche il Centro “TIAMA”, specializzato nell’abuso.
Libro: “L’assistente sociale ruba i bambini?” di Stefano Cirillo, terapeuta sistemico.
Cosa significa lavorare secondo il modello sistemico? Si parte dal presupposto che il problema non
riguarda solo quella persona (il bambino) ma tutto il contesto familiare e l’individuo è espressione
di un disagio collettivo. Seguendo questo approccio, lo psicologo parla con tutta la famiglia
contemporaneamente (no: rapporto 1 a 1).
Cirillo si è chiesto se fosse possibile portare questo modello all’interno dei Servizi (Istituzioni) allo
scopo di intervenire sulle famiglie senza necessariamente ricorrere all’inserimento in Comunità,
considerati anche i costi elevati (70-130€ al giorno per un minore, 180-200€ al giorno per mamma
e bambino). Questo modello avrebbe consentito un notevole risparmio da parte delle Istituzioni.
Il Comune di Voghera conta 3 assistenti sociali: Eleonora Di Giglio si occupa di anziani e disabili,
Rosaria Gargiulo si occupa di famiglie e minori PRIMA dell’intervento del Tribunale dei Minori,
Anna Frigerio coordina la tutela di quei minori che hanno già ricevuto un Decreto dal Tribunale dei
Minori di Pavia o di Milano. A differenza del passato in cui c’era più elasticità, oggi la Tutela Minori
in assenza di provvedimenti non può fare nulla, ha le mani legate. Correrebbe il rischio infatti di
essere denunciata per violazione della privacy.
Il limite attuale di questo servizio consiste quindi nell’estrema rigidità legislativa che ha causato la
rigidità degli stessi operatori che vi lavorano. Cosa da cui si svincola invece il volontariato,
avvantaggiato invece da una maggiore flessibilità e fluidità nella gestione economica.
I limiti del volontariato invece sono 2:
1. può intervenire SOLO se è il destinatario a volerlo
2. spesso chiede l’intervento dei Servizi quando ormai è troppo tardi
Nonostante questo, fare rete con il volontariato è per la Tutela Minori di fondamentale
importanza, anche per godere di un punto di vista diverso, autentico e spesso più vicino alla
persona coinvolta (vedi caso di Oxana Oleynik in cui la Caritas di Voghera ha giocato un ruolo
chiave nella gestione dei tavoli di concertazione con Sert, Tutela Minori e Psichiatria).
La Tutela Minori del Comune di Voghera ha in carico circa 146 casi, per un totale di 198 minori. Su
146 casi, ve ne sono almeno 15 in cui i bambini vivono in casa di genitori separati (casi molto
complessi).
Comunità per minori:
• Suore Benedettine e Fondazione Adolescere: fino ai 18-21 anni
• Case-Famiglia: Zinasco (migliore) e Belgioioso
• Centro “TIAMA”: Milano (Tutela Infanzia Adolescenza Maltrattata) é rivolto ai minori
vittime di maltrattamento e abuso e alle loro famiglie. Si propone come servizio
specialistico di diagnosi e cura della patologia post-traumatica).
Domanda: chi paga la retta della Comunità?
Le rette vengono pagate dal Comune di residenza dei genitori del minore: i problemi aumentano
quando i genitori sono residenti in Comuni diversi, o addirittura in Regioni diverse, nelle quali
vigono leggi differenti. Il lavoro di mediazione diventa quindi fondamentale.
Domanda: le mamme che subiscono violenza dal marito e non hanno un lavoro hanno paura a
sporgere denuncia di maltrattamento temendo che la loro non autosufficienza economica
possa comportare la separazione dai figli. E’ vero?
Nessuno viene inserito in Comunità SOLO per motivi economici, quindi queste mamme non
dovrebbero avere questo tipo di timori.
Domanda: all’interno di una Comunità un minore che tipo di istruzione riceve?
Frequenta regolarmente la scuola all’esterno della Comunità, mentre all’interno è seguito da
educatori e psicologi.
Domanda: che differenza c’è fra affido e adozione?
L’affido dura teoricamente 2 anni dopodiché il minore si ricongiunge con la famiglia di origine.
Se però la famiglia non è considerata recuperabile allora la famiglia affidataria può rendersi
disponibile per prolungare l’affido e farlo diventare “sine die”, cioè senza un termine (una volta
maggiorenne il giovane deciderà cosa fare, se restare oppure no). In base all’età del minore e
della famiglia e in base ad altri requisiti, la famiglia affidataria può anche diventare famiglia
adottiva, ma in questo caso il minore dovrà tagliare completamente i rapporti con la famiglia
d’origine (fino alla sua maggiore età). I Servizi optano per l’adozione solo quando si ritiene che il
minore debba completamente tagliare i rapporti con la famiglia d’origine. Questa è la più
grande differenza tra affido e adozione.
Domanda: genitori sposati o conviventi, cambia qualcosa nei confronti dei figli?
No, non cambia nulla. Vengono applicate le stesse misure.
Contributo finale: favola “Il ramo e gli occhiali”.
C’era una volta un giovane ramo di un grande albero.
Era nato in primavera, tra il tepore dell’aria e il canto degli uccelli.
In mezzo all’aria, alle lunghe giornate estive, al sole caldo, alle notti frizzanti, trascorse i suoi primi
mesi di vita.
Era felice: aveva foglie bellissime e, poi, erano sopraggiunti fiori colorati ad adornarlo e, dopo
ancora, grandi frutti succosi di cui tutti gli uccelli del cielo potevano nutrirsi.
Ma un giorno cominciò a sentirsi stanco: era settembre…i frutti si staccarono, le foglie
cominciarono a cambiare colore, divenivano sempre più pallide…addirittura, di tanto in tanto, il
vento se ne portava via qualcuna.
Venne la pioggia, e poi l’aria fredda, e il ramo si sentiva sempre peggio;non capiva cosa stesse
succedendo.
In pochi giorni e in poche notti si trovò spoglio, infreddolito, completamente solo.
Rimase così qualche tempo, fin quando non capì che non poteva far altro che mettersi a cercare
i suoi fiori, le sue foglie, i suoi frutti per poter di nuovo stare insieme a loro.
"Devo darmi da fare", disse risoluto tra sé e sé.
Cominciò, allora, a chiedere aiuto a tutti i suoi amici.
Si rivolse dapprima al Mattino:"Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sai dove
le posso trovare?".
Il Mattino rispose: "Ci sono alberiche ne hanno tante, prova a chiedere a loro".
Si rivolse a quegli alberi:"Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sapete dirmi dove le
posso trovare?".
Gli alberi risposero:"Noi le abbiamo sempre avute, prova chiedere agli alberi uguali a te".
Si rivolse ai rami spogli come lui.
"Abbiamo tanto freddo anche noi, non sappiamo cosa dirti...", gli risposero.
Queste parole lo fecero sentire meno solo. Si disse che, se avesse ritrovato le foglie, sarebbe subito
corso dai suoi simili a rivelare il luogo in cui si trovavano.
Continuò la sua ricerca e chiese al Vento.
"Io le foglie le porto solo via, è la pioggia che le fa crescere", disse il vento a gran voce.
Si rivolse alla Pioggia. "Le farò crescere a suo tempo", gli disse la Pioggia tintinnando.
Si rivolse allora al Tempo. "Io so tante cose", gli disse con voce profonda, "il Tempo aggiusta tutto,
non ti preoccupare: occorrono tanti giorni e tante notti".
Si rivolse alla Notte, ma la Notte tacque e lo invitò a riposare.
Si sentiva infatti molto stanco.
Mentre stava per addormentarsi uno gnomo passò di là. Al vedere quel ramo così spoglio e
indebolito dalle intemperie e dal freddo, si fermò, e , un po’ preoccupato, gli chiese cosa stesse
succedendo. Il ramo gli raccontò tutta la storia. Lo gnomo stette con lui. Si fermò nel suo silenzio, lo
ascoltò, sentì il suo dolore.
Allora il ramo parlò ancora e disse: "Mi è sembrato di chiudere gli occhi, e, dopo averli riaperti, non
ho più trovato le mie foglie, non sono stato più capace di vederle".
Lo gnomo pensò a lungo, poi capì: si tolse gli occhiali e li posò sul naso del ramo, spiegandogli che
erano occhiali magici che servivano per guardare dentro di sé. Il ramo, allora, aprì bene gli occhi
e…meraviglia… vide che dentro di sé qualcosa si muoveva, sentiva un rumore, vedeva qualcosa
circolare, provò ad ascoltare, guardò a fondo: era la linfa, linfa viva che si muoveva in lui.
Incredulo, disse allo gnomo ciò che vedeva. Lo gnomo gli spiegò che le foglie, i fiori e i frutti
nascono grazie alla linfa oltre che al caldo sole, all’aria di primavera e alla pioggia.
"Se hai la linfa dentro di te, hai tutto", gli disse "non occorre chiedere più nulla a nessuno, ma
insieme all’acqua, alla luce, all’aria, agli altri rami, le foglie rinasceranno: le hai già dentro".
Il ramo, immediatamente, si sentì più forte, rinvigorì:aveva la linfa in sé, non doveva più chiedere
consigli,gli bastava lasciar vivere la linfa che circola in lui.
La linfa da cui, un giorno, sarebbero rinate le amiche foglie.
Cristina Boffelli
Ha fondato a Voghera nel 2013 l’Ass. C.H.I.A.R.A. (“Chi Ha Invano Atteso, Riceverà Aiuto” http://associazionechiara.com/) insieme ad altre 15 volontarie. L’acrostico si ispira al delitto di
Garlasco, in cui Chiara Poggi fu brutalmente uccisa da un assassino che ancora oggi non ha un
nome preciso.
A gennaio 2014 è stato aperto uno sportello anti-violenza presso la Parrocchia di Pombio a
Voghera. Ad oggi (giugno 2014) i casi di appello e denuncia sono 45.
Gli ambiti sono svariati: violenza fisica, abuso sessuale, violenza psicologica, violenza economica,
violenza assistita (avviene di fronte ai figli), stalking.
I volontari che si adoperano presso l’Ass. C.H.I.A.R.A. sono professionisti competenti in diverse
discipline (legali, psicologi, psichiatri, ginecologi).
Cristina Boffelli evidenzia quanto il problema della violenza sulla donna sia trasversale, non solo
dal punto di vista geografico, ma anche di emancipazione scolastica ed economica.
Alcuni dati:
-
Età media delle donne che si rivolgono all’associazione: 58 anni
-
Scolarità: 10% elementari; 26% medie inferiori; 38% medie superiori; 5% laurea
-
Nazionalità: 74% italiane; 9% europee; 17% extraeuropee
Femminicidio in Italia:
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2006: 101 vittime
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2010: 127 vittime
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2011: 130 vittime
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2012: 126 vittime
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2013: 134 vittime
L’Associazione C.H.I.A.R.A. vorrebbe abbracciare anche altri ambiti della violenza di genere:
violenza tra fidanzati, tra fratelli e sorelle, percorsi di recupero per gli uomini che hanno usato
violenza e magari, tra un po’ di tempo, anche gli uomini vittima di violenza femminile: sono in
continuo aumento, ma si tratta di un tabù ancora più difficile da scardinare.
Uno dei limiti riscontrati nel quotidiano lavoro di ascolto con le vittime di violenza è rappresentato
dalla paura di ribellarsi, di sporgere denuncia senza tentennamenti. Spesso anche le situazioni più
gravi non sfociano in denuncia per paura di ritorsioni, per sfiducia nelle forze dell’ordine (molte
donne non sono state prese sul serio dalle forze dell’ordine e sono state riaccompagnate a casa
minimizzando l’accaduto e paragonandolo ad una innocente scaramuccia tra moglie e marito). A
volte si cronicizzano situazioni di fragilità reciproca, sia della vittima che del carnefice, per cui,
nonostante tutto, una donna, pur di non perdere quel poco che ha, preferisce subire in silenzio e
di questo ne è prova il fatto che ci siano donne che hanno deciso di rivolgersi all’Associazione
all’età di 60 anni, come si evince dal dato relativo all’età media. Si tratta di un processo di presa di
coscienza molto lento e molto sofferto e le volontarie dell’Associazione ne sono testimoni.
Alcuni contatti:
Associazione “Tiziana Vivi” a Landriano (dispongono anche di appartamenti per la protezione delle
vittime); Anche a Vigevano è nato uno sportello per la tutela della donna vittima di violenza.
L’accoglienza delle donne non è per nulla vincolata al Comune di residenza.
Ultimo contributo: “Ferite a morte”, di Serena Dandini, raccolta di testimonianze.