L`uso di enteogeni nella Tradizione Vajrayana

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L'uso di enteogeni nella Tradizione Vajrayana
L'USO DI ENTEOGENI NELLA TRADIZIONE VAJRAYANA: UNA BREVE SINTESI DEI
RISULTATI PRELIMINARI INSIEME AD UNA PARZIALE BIOGRAFIA
di R.C. Parker
Il termine “enteogeno” è un neologismo che deriva dal greco antico: entheos, che significa
letteralmente “Dio (theos) dentro”, e genesthe, ovvero “generare”. Così enteogeno è “ciò che
genera Dio (o l’ispirazione divina) all’interno di una persona”.
Il termine è utilizzato generalmente per indicare particolari sostanze psicoattive, utilizzate
nell'ambito di numerose culture sciamaniche o di religioni organizzate.
Da un punto di vista storico la questione del rapporto tra sostanze enteogene e buddhismo non
si era mai posta fino ai nostri tempi. L’ultima delle cinque regole di condotta morale, che sono a
fondamento del codice di comportamento sia monastico che laico del theravada, una delle
forme di buddhismo più vicine agli insegnamenti delle origini, vieta infatti espressamente l’uso di
alcol e droghe in quanto elementi offuscanti per la mente.
Si può però cavillare sul significato di termini come “droga” o “offuscante” e sostenere la
capacità di certe sostanze, come quelle enteogene appunto, di acuire, anziché oscurare, la
chiarezza della mente.
L’uso di enteogeni nella tradizione buddista Vajrayana è stato infatti documentato da molti
studiosi (tra cui Ronald Davidson, William Stablein, Bulcsu Siklos, David Gray, Benoytosh
Bhattacharyya, Shashibhusan Das Gupta, Francesca Fremantle, Shinichi Tsuda, David White,
Rene de Nebesky-Wojkowitz, James Hartzell, Edward Fenner, Ian Baker, Pasang Yonten
Arya), le cui ricerche hanno stabilito che diverse piante psicoattive sono state sicuramente
utilizzate entro contesti limitati nel Vajrayana, e in modo più ampio nelle tradizioni saivita e
sciamanica.
Le indagini si sono concentrate principalmente sull’uso degli enteogeni nell’Anuttara-yoga-tantra
e specialmente (ma non esclusivamente) nello Yogini-tantra.
I dati che sono più immediatamente evidenti sono i numerosi riferimenti alle droghe-siddhi e ai
rasayana elixirs, che contengono datura o cannabis.
Datura è un genere di piante della famiglia delle Solanaceae, originario dell'Asia e dell'America.
In sanscrito la pianta di datura è nota come dhattura, mentre in tibetano è chiamata da ra dhu o
thang Phrom. Le specie del genere Datura comprendono piante erbacee contenenti alcaloidi
tropanici come atropina, scopolamina e iosciamina, contenuti principalmente nelle foglie e nei
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semi.
Grazie alla potente combinazione delle sostanze anticolinergiche in essa contenute,
l'intossicazione da Datura produce tipicamente effetti simili a quello di un delirio anticolinergico,
inclusi ipertermia, tachicardia, comportamento bizzarro e talvolta violento, pronunciata amnesia
e grave midriasi con conseguente fotofobia dolorosa che può perdurare diversi giorni.
I rituali-homa che si avvalgono della datura sono abbastanza comuni, e sono state trovate
informazioni dettagliate su questa droga capace di indurre esperienze visionarie come un
metodo per ottenere una conoscenza approfondita della natura del reale.
In linea generale, i riferimenti che sono stati rinvenuti nelle fonti originarie, possono essere
suddivisi in tre categorie:
1) Letteratura primaria (numerosi tantra primari e secondari, commentari originali indiani, e
storie e canzoni legate ai mahasiddha tantrici indiani). Un certo numero di Tantra "maggiori"
nella tradizione Vajrayana specificamente parlano di enteogeni (datura e/o cannabis) e del loro
uso. Questi includono il Krsnayamari-tantra. I materiali pertinenti si possono trovare anche nel
Candamaharosana-tantra e nel Caturpitha-tantra. Ci sono un certo numero di tantra di
secondaria importanza (all'interno delle tradizioni tantriche indo-tibetane) che menzionano
enteogeni, quali Amrtakalasa-tantra, Tara-tantra e la Anuttaratara-tantra. Naturalmente
menzioni di enteogeni si possono trovare anche nei commenti ai tantra. E' interessante notare
che alcuni commenti ai tantra possano menzionare l'uso di enteogeni specifici, anche quando il
tantra in sé non lo fa; esempi di questo tipo sono Dasasahasrika-Hevajra-Tika di Vajragarbha
(un commentario Hevajra) e Vimalaprabha di Pundarika (il commentario principale al
Kalachakra-tantra). Incluse in quella che è considerata la "letteratura primaria" sono anche le
storie tradizionali e le canzoni relative alle Mahasiddha tantriche. Queste includono testi
Vajrayana come Caturasiti-siddha-pravrtti e Carya-giti-kosa-vrtti. Sono incluse anche fonti di
storie e canzoni relative alle Mahasiddha dalla letteratura volgare indiana, come
Gopicander-Sannyas.
2) Letteratura secondaria (testi rituali di origine tibetana o Newar, vari gter-ma o “testi segreti”,
così come commentari della letteratura tibetana). Ciò include i commentari tibetani (ad esempio
testi della tradizione skya sa quali Dpal sa skya pa'i lam 'bras kyi chos gces BTU). Un esempio
di un “testo segreto” che include le formule di pillole e pomate contenenti datura è il Bi ma
snying thig. Tra i commentari alla “letteratura segreta” (che menziona enteogeni) troviamo
Snying thig ya bzhi di Longchenpa, o Gter gyi rnam bshad di Jigmed Tenpa'i Nyima.
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3) Moderna ricerca etnologica (studi di antropologi ed etnologi, che documentano l’uso di
enteogeni all’interno delle tradizioni Vajrayana tra nepalesi, tibetani, bhutanesi ecc).
Gli effetti della Datura sono stati descritti anche in diversi materiali di medicina ayurvedica. E la
pianta di Datura era reputata sacra in Cina, dove le persone credevano che quando Buddha
predicava, il paradiso spruzzasse la pianta con la rugiada.
Nel Kamasutra in un passo è riportato che: "Se il cibo viene miscelato con il frutto della mela
spinosa (dathura) provoca intossicazione". Viene anche consigliato ad un uomo di ungere il suo
pene con miele infuso con datura e pepe lungo (pippali = Piper lungum) prima del rapporto
sessuale per rendere il suo partner "soggetto alla sua volontà".
Datura è associata anche a diverse divinità indù e buddistie. Vamana Pura.na, un testo
devozionale pre-moderno dedicato a Vishnu (di data sconosciuta), dice che la datura germogliò
dal petto del dio Shiva. I suoi fiori sono a volte utilizzati come offerte cerimoniali - una pratica
che continua ancora oggi in Nepal; e le divinità adirate del buddismo tantrico si dice che siano
appassionate di datura, che viene talvolta usata come una offerta rituale per placare queste
divinità.
L'autore religioso Sachen Kunga Nyingpo (1092-1158) scrisse che: "Quando la datura [...] viene
mangiata, le apparenze si manifestano come gialle."
Dodrup Chen Rinpoche (1865-1926), uno yogi tibetano, scrive: "se si prende il nettare da solo il
[corpo sottile] riceverà benedizioni spontaneamente e ottimi risultati saranno raggiunti, come
essere intossicati dall'alcol [...] ed essere illusi con visioni da Datura".
L'uso di datura in vari riti è prescritto da un certo numero di tantra seminali che esercitarono una
profonda influenza sulla cultura religiosa indiana e tibetana. La maggior parte dei riferimenti noti
riguardano riti magico-religiosi di attacco diretto che avevano come scopo quello di far
impazzire i nemici o distruggere le loro ricchezze.
Il Guhyasamaja Tantra (VIII secolo) è generalmente considerato uno dei primi tantra buddista
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esistenti. Questa scrittura chiave descrive l'architettura di base della pratica tantrica ed è
seguita da diverse scuole del buddismo tibetano - in particolare la Gelugpa.
Nel Guhyasamaja Tantra, Buddha Vajradhara fornisce istruzioni per la distruzione dei malfattori:
“Fai una immagine del nemico con gli escrementi e le urine di coloro che seguono il grande
Dharma, rabbiosamente bruciala in un fuoco di spine di legno, e anche il Buddha certamente
perirà. [...] Così egli disse semi di senape nera, sale, olio, veleno, e mela spinosa [datura],
questi sono insegnati quali i distruttori supremi di tutti i Buddha".
Allo stesso modo, il Cakrasamvara Tantra (tardo VIII secolo) dice che sia possibile rendere folle
un nemico usando strumenti magici, tra cui un panno con terra di ossa legato intorno ai "cinque
intossicanti". Il commentatore tibetano Budön Rinchen Drup spiega che l'espressione "cinque
intossicanti" si riferisce alla radice, al fusto, alle foglie, ai fiori e ai frutti della pianta di datura che contengono tutti alcaloidi psicoattivi.
Anche Vajramahabhairava Tantra (X secolo) contiene le istruzioni per l'uccisione di un nemico
descrivendo un rito che prevede anche l'impiego di Datura. Questo tantra fornisce anche le
istruzioni per l'utilizzo della cenere di legno di datura per rompere magicamente una relazione
tra un uomo e una donna.
La Datura è stata a volte inclusa nelle offerte rituali del fuoco, atte a produrre fumo psicoattivo.
Se ne fa menzione in un commentario dell'XI secolo del Kalachakra Tantra di Pu.n.darika. E
Donald M. Davidson ha osservato che la datura è stata “impiegata come un unguento
stupefacente nella cerimonia del fuoco, poiché può essere facilmente assorbita attraverso la
pelle o i polmoni”.
Istruzioni magiche dettagliate per la preparazioni di unguenti a base di Datura sono riportate
anche nel Mahakala Tantra (VIII-XII secolo).
In alcuni testi vi sono riferimenti simbolici all'impiego di datura, senza però mai menzionare
l'ingestione del materiale vegetale da parte dello yogi. Ad esempio in Guhyasamaja Tantra,
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Cakrasamvara Tantra e Vimalaprabha è riportato che la datura deve essere bruciata. Mentre è
possibile che il fumo di un tale fuoco sia psicoattivo, non è scritto se l'inalazione del fumo sia
stata o meno parte del rituale.
Come per la Datura, anche la Cannabis ha una lunga storia di utilizzo in Asia. Nei Veda è
indicata come "fonte di felicità" e "liberatrice".
Forse il più antico riferimento letterario alla cannabis appare nella Scrittura indù Satapatha
Brahmana (ca. 800 aC). Alcuni testi di farmacopea antichi che ne citano l'impiego sono il
Sushruta Samhita (400 aC - 600 dC), opere di Ayurveda, e il Compendio dell'Essenza di
Medicina di Va.ngasena (XI secolo).
Come per la Datura, la Cannabis è stata spesso associata al dio indù Shiva, e svolge un ruolo
importante in alcune linee tantra indù, dove potrebbe essere stata utilizzata durante riti per
aiutare gli adepti a superare l'avversione verso pratiche religiose di rottura di tabù.
Nella tradizione Mahayana, si dice che Buddha durante sei anni di pratica ascetica si sia nutrito
nient'altro che di semi di canapa.
David Gordon White osserva che l'uso di cannabis abbia avuto un ruolo diffuso nell'influente
lignaggio Nath Siddha.
Inoltre, nel buddista Tara Tantra, la cannabis è considerata come "essenziale per l'estasi". In
tale tantra, Buddha dice che bere vino senza aver consumato cannabis "non può produrre vera
estasi”. In questo contesto, "estasi" è un termine che descrive l'esperienza della beatitudine
legata a particolari successi yoga, ed un passo importante per raggiungere l'illuminazione.
La cannabis ha una funzione magico-medicinale in diversi importanti tantra. Nel Mahakala
Tantra viene considerata come una "medicina perfetta", un elisir psico-spirituale che trasforma il
corpo e la mente al servizio della liberazione. Questo lignaggio esalta l'uso di erbe medicinali
per realizzare "conquiste" o "poteri". In 42 dei 50 capitoli del Mahakala Tantra vi sono riferimenti
a formule per l'utilizzo di piante medicinali, e molte di queste piante sono psicoattive. Un elenco
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parziale comprende piante che sono state identificate come Acorus calamus, Areca catechu,
Artemisia spp., Cannabis sativa, Cinnamomum camphora, Datura metel, Myristica fragrans,
Nelumbo nucifera, Peganum harmala e Valeriana wallichii. Le piante sono impiegate per
raggiungere salute, ricchezza, saggezza, e poteri soprannaturali come vedere sottoterra e
volare. Queste formule includono l'impiego di cannabis in diverse forme, tra cui foglie, resina, e
altro materiale vegetale.
Quando queste fonti sono prese insieme, il loro peso lascia poco spazio a dubbi che il
Vajrayana abbia avuto una ben documentata tradizione di uso di piante enteogene (soprattutto
datura e cannabis), per scopi magico-religiosi e psicospirituali, almeno in alcune sette tantriche.
L'evidenza testuale a disposizione non è però sufficiente per stabilire se l'uso di queste piante
abbia però avuto una parte centrale della pratica spirituale per la maggior parte dei gruppi
tantrici dell'India e del Tibet.
Bibliografia parziale Lista delle risorse
E' un peccato che molti dei riferimenti agli enteogeni nella letteratura di solito ammontino a solo
un paio di frasi sepolte all'interno di un testo accademico dedicato ad altri soggetti. Pochissime
di queste risorse contengono una discussione di queste piante e del loro significato nel
Vajrayana. Si spera che in futuro questo argomento riceva un trattamento più approfondito.
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