accogliamo gesu` dono del padre

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accogliamo gesu` dono del padre
ACCOGLIAMO GESU’ DONO DEL PADRE
itinerario in preparazione al Natale 1998 Anno liturgico A
L’itinerario si inserisce nel tema che tutta la chiesa vive: la riscoperta della figura di
Dio come Padre. Più che essere un tema di catechesi è la grande rivelazione fatta da Gesù: il
Dio dei nostri padri non è anzitutto l’onnipotente, ma è Padre e dire Padre significa una
relazione che è anzitutto fedeltà, amore, vicinanza da parte sua e risposta sempre aperta da
parte dei suoi figli. La scoperta di Dio come padre non è mai acquisita a sufficienza e
richiede una conversione costante alla relazione filiale. Nel tempo di avvento siamo
chiamati a scoprire in Gesù il dono del Padre. Per questo l’itinerario proposto ha come
categoria fondamentale di comprensione il dono: chi sa donare riconosce di essere generato
all’interno di un dono; chi dona sa aprirsi ad accogliere i doni e vive la sua fede come dono
della propria vita al Padre.
Lo spunto dell’itinerario è dato da Il quarto saggio di Henry van Dyke (ed. Gribaudi,
1996) e ripresentato in sintesi da B. Ferrero in: Tutte storie, Ed. LDC, 1992 p. 78-81). La
storia presentata è un libero adattamento.
LA STORIA
La storia è ambientata al tempo di Gesù, quando quattro saggi ( i magi) partono
dall’Oriente alla ricerca del Re indicato dalle stelle. Mentre i tre magi partono, il quarto
ritarda la partenza e lungo la strada è coinvolto in incontri e situazioni che lo provocano;
egli se ne fa carico fino a impegnare in esse i doni che aveva preparato per portare al Messia
e si presenta a lui povero di beni e quindi nella condizione di donare se stesso. In questo
percorso si inseriscono le tappe di crescita.
La storia che ha come protagonista Artaban, il saggio che va alla ricerca del gran Re.
DESTINATARI
L’itinerario proposto ha come destinatari i ragazzi di 10-12 anni e con i necessari
adattamenti può essere esteso anche oltre l’età indicata.
STRUTTURA
L’itinerario sviluppa tutte le dimensioni della vita cristiana: l’ascolto della parola di
Dio e la catechesi come risonanza della Parola; la dimensione liturgica e la preghiera, con
riferimento alle domeniche e alla novena di Natale; la dimensione comunitaria che si
manifesta nel coinvolgimento della comunità, la dimensione caritativa.
Dimensione biblica: si tratta di accogliere i messaggi delle letture domenicali come
guida per l’incontro con il Signore.
Dimensione liturgica: Si fa riferimento alle letture domenicali e ne coglie il
messaggio in uno slogan: Prima domenica: Vegliate; Seconda domenica, preparate la via;
Terza domenica Riferite ciò che udite e vedete; Quarta domenica: Viene l’Emmanuele, il
Dio-con-noi.
Dimensione caritativa: Con il protagonista del racconto i ragazzi sono inviati a fare
gesti che esprimano accoglienza e disponibile a donare, come condizione per giungere
all’incontro con il Signore.
Dimensione comunitaria: Si suggerisce di costruire in chiesa la lunga strada che
percorre Artaban e che porta al presepio. Questa strada può essere arricchita di un fondale
con le scene che esprimono gli incontri di Artaban e i messaggi-slogan che i ragazzi hanno
scoperto dalle letture.
Qualora non sia possibile realizzare questo e la strada di Artaban venga costruita nei
locali del catechismo, in chiesa i ragazzi possono esporre di volta in volta un cartellone con
lo slogan-messaggio in caratteri cubitali....
LE TAPPE DEL CAMMINO
Gli incontri devono svolgersi prima delle domeniche, in modo da preparare ad esse,
dove il messaggio scoperto nella catechesi sarà celebrato.
La storia contiene gli elementi che rimandano alle dimensioni della vita cristiana che
sono sviluppate negli incontri. Di tali incontri si forniscono indicazioni generali che
ciascuno dovrà provvedere a sviluppare. Anche la storia viene presentata come traccia e può
essere ampliata, purché si riprendano gli elementi che servono per l’incontro.
PRIMO INCONTRO (precede la prima domenica di avvento)
Ambientazione
Il catechista prende un libro e legge la storia del saggio Artaban. Nella stanza sarà
collocato anche il lezionario o un messalino festivo.
Il racconto presenta Artaban che legge il rotolo del profeta: è la prima lettura della
prima domenica di avvento, Is 2,1-5 e contiene l’invito a cercare, a camminare.
Si riprende la lettura della storia dove si narra che Artaban pare contento perché la
profezia parla di un re che porta pace al mondo, per lui merita affrontare anche la fatica del
viaggio;
La gente che incontra lo interroga... lo invita a stare con gli occhi aperti a causa dei
briganti. Lui dà un’occhiata a quei poveri e capisce che chi è preoccupato da troppe
attenzioni da dare alle sue cose, corre il rischio di perdersi. Sente che è affezionato ai beni e
gli dispiace lasciarli. ma poi la parola del profeta gli torna alla mente: l’incontro con Messia
è più importante di ogni altra cosa. Si sente in difficoltà, ma pensando scopre che
condividendo i suoi beni anche lui comincia a collaborare con il Gran Re che porterà la
pace. Contento dona le sue stoffe preziose.
Approfondimento
Ci si sofferma sulle parole del profeta e sul gesto di donazione che Artaban ha fatto ai
poveri per essere portatore di pace. Si ricorda che il tempo di avvento fa fare anche a noi un
cammino verso Gesù. Dalle letture domenicali impariamo anche noi qualcosa di utile per la
preparazione al natale. Perché è necessario stare attenti? Cosa significa essere vigilanti? Per
essere vigilanti è necessario essere liberi da ciò che rende pesante il viaggio? Oltre alla
prima lettura si può leggere e comprendere insieme anche il vangelo domenicale di Matteo
24,37-44.
Con i ragazzi si decide che cosa mettere da parte, cosa lasciare, cosa donare perché il
viaggio verso Natale sia spedito. Il catechista può fare proposte concrete, anche tenendo
conto dei suggerimenti e proposte della caritas...
→Si possono prendere spunti in «Venite con me» pp. 25-27.
Attività: in chiesa, ai margini dello spazio occupato dal presepio (o in un luogo
abbastanza distante dal presepio se è piccolo) si costruisce un paesaggio montano, sullo stile
orientale dove si colloca Artaban (possono essere utilizzate le statuetta dei magi, magari di
fattura diversa dai tre che saranno collocati nel presepio per l’Epifania). Sul fondo può
essere scritto: vigilate.
Se non si fa il presepio in chiesa ma nella stanza, la parola “vigilate” può essere scritta
a caratteri cubitali e portata alla porta della chiesa in modo che sia letta da tutti quelli che vi
entrano.
SECONDO INCONTRO (precede la seconda domenica di avvento)
Dopo aver creato un clima di attenzione, con calma ed espressione si riprende la
lettura del racconto.
Approfondimento
Alla fine della lettura ci si chiede quali sono le cose importanti che Artaban ha vissuto,
cosa lo ha incoraggiato nel cammino verso il Re. Si evidenzia la profezia che lo aiuta a
capire la personalità del Messia; si ferma l’attenzione sul gesto di condivisione del suo
viaggio con il giovanissimi Mika del quale diventa responsabile. Si può leggere dunque la
profezia della domenica in Isaia 11,1-10 e il vangelo. Si può lavorare sulle due letture
dividendo i ragazzi in due gruppi per lavorare sui brani: dalla profezia si coglie l’identità del
Messia e gli effetti della sua presenza, dal vangelo si cerca di capire cosa significa preparare
la strada verso il Messia. Con i ragazzi più grandi si può approfondire il termine
conversione espresso nella frase “preparare la via” conversione e si cercano i gesti che la
esprimono.
→Per i più piccoli può essere utile la p. 29 di «Venite con me».
Attività
Su cartellone si disegna, anche in più scene, la scena del viaggio e dell’incontro di
Artaban con i pastori e si colloca sulla via in chiesa (o nella stanza del gruppo).
Se non si fa il presepio in chiesa ma nella stanza, la parola “preparate la via” può
essere scritta a caratteri cubitali e portata alla porta della chiesa in modo che sia letta da tutti
quelli che vi entrano.
TERZO INCONTRO (precede la terza domenica di avvento)
Come al solito si legge la storia di Artaban.
Approfondimento
Si riprendono le domande di Artaban. Come mai ci sono ancora tanti malati, tanta
gente che soffre se viene al mondo il Salvatore? Sono le domande che si faceva anche
Giovanni Battista.
Il catechista con il gruppo dei ragazzi delinea la vita di Giovanni: la sua nascita, la sua
attività sul Giordano, l’incontro con Gesù.... e inquadra anche il brano presentato dal
vangelo domenicale. Lo legge e commenta con i ragazzi. Alla domanda di Giovanni Gesù
risponde. Si cerca dunque di capire la risposta di Gesù: che senso hanno i suoi gesti? E’
venuto a guarire o le guarigioni sono il segno di una salvezza più piena? Di che salvezza si
tratta?
E noi possiamo far nulla per chi soffre? L’aiuto non è forse il segno della presenza dei
cristiani nel mondo? Si ricordino anche le proposte della caritas dell’inizio avvento e, se è il
caso, si individui una situazione in cui ciascun ragazzo può intervenire...
→Alcune pagine di «Venite con me» possono essere utile riferimento: pp. 30-31. Nel
cap. 4 il catechista, trova l’orientamento per ripensare l’azione messianica del Cristo.
Attività
Come al solito si disegna su un cartellone la scena di Artaban in viaggio insieme al
ragazzo mentre in lontananza si intravede la città, la scena dei due per le strade della città,
l’aiuto che danno ai poveri (se non è possibile si disegna la scena principale). Si colloca in
chiesa (o nella stanza del gruppo).
Se non si fa il presepio in chiesa ma nella stanza, la parola “Riferite ciò che udite e
vedete e rallegratevi” può essere scritta a caratteri cubitali e portata alla porta della chiesa in
modo che sia letta da tutti quelli che vi entrano.
QUARTO INCONTRO (precede la quarta domenica di avvento)
Si legge l’ultima parte della storia del viaggio di Artaban.
Si ripensano le varie tappe e su un foglio si scrivono tutti gli elementi, le occasioni, le
parole che lo hanno aiutato nel viaggio, i cambiamenti che ha fatto. Ora è il momento di
presentarsi al re ed è a mani vuote. Come ha usato i suoi beni? Cosa può portare al Messia?
Artaban ormai libero dai beni può offrire solo se stesso!
Approfondimento
Anche noi, come chiunque vuole cercare il Signore, abbiamo bisogno di metterci in
ascolto delle Scritture. Oggi, per capire come può avvenire l’incontro con il Cristo si legge il
vangelo: il protagonista è Giuseppe. Si provi ad approfondire la sua situazione: quale è il
suo dubbio? Che risposta ottiene? Come si comporta dopo il sogno? Cosa è avvenuto in lui?
Dalla storia di Giuseppe comprendiamo che davanti a Dio la cosa importante non è
portare qualcosa a lui, ma ricevere da lui. Giuseppe è chiamato ad accogliere in modo non
previsto il dono di Dio all’umanità, l’Emanuele.
Con i ragazzi si può allora scoprire che è necessario portare se stessi al Signore perché
possiamo incontrarlo, perché solo da Dio abbiamo il dono più grande, sempre.
Attività
Si disegna la scena con Artaban che distribuisce i soldi ai poveri della città e si colloca
sulla via in chiesa (o nella stanza del gruppo).
Se non si fa il presepio in chiesa ma nella stanza, la parola “Egli sarà il Dio-con-noi”
può essere scritta a caratteri cubitali e portata alla porta della chiesa in modo che sia letta da
tutti quelli che vi entrano.
ULTIMI INCONTRI
Con la storia si arriva alla quarta domenica di avvento e termina con l’imminente
incontro di Artaban con il Re.
Per i ragazzi ora è il omento di uscire dalla storia per incontrare il Signore. Questo
avviene concretamente nella confessione, spesso comunitaria che precede il natale e nella
Messa della festa.
Ciascuno troverà il modo più utile di organizzare la Confessione, è importante che non
sia ridotta a un momento di preparazione, ma risalti come momenti di incontro con il Messia
che rigenera nell’abbraccio del perdono. Si può utilizzare l’elemento della luce come segno
di incontro; es. nel perdono il Signore illumina, la sua luce accompagna ma persona (e si
può dare ai ragazzi, come segno, il cero per accendere la notte di Natale)
nei giorni che vanno dalla domenica al venerdi può essere celebrata la penitenza
comunitaria
CELEBRAZIONE COMUNITARIA
DELLA PENITENZA CON I RAGAZZI
Lo schema della celebrazione qui proposto conclude il cammino di Avvento proposto su EaF di
novembre con la figura di Artaban, ma può essere utilizzato anche senza riferimento a
quell’itinerario.
La sottolineatura di questo schema è aiutare a vivere la riconciliazione come incontro personale
tra il ragazzo e il Cristo senza bloccarsi alla cosificazione del sacramento: «cosa dico? ovvero
l’elenco - spesso abitudinario - dei peccati».
Aggancio con l’itinerario
Se è stato percorso l’itinerario di Artaban, si riprende la storia in breve sintesi, facendo notare
l’elemento camminare, le avventure, gli incontri, i doni che ha fatto e ora c’è l’incontro a mani
vuote... è sempre così quando ci incontriamo con il signore, la cosa essenziale è stare davanti a lui
con la propria storia, presentando e donando se stessi.
L’ambiente
Tutto sarà predisposto in questo modo: i ragazzi si trovano in fondo alla chiesa, lungo la quale
si snoda un percorso segnalato da alcuni elementi: una guida in terra, un cartello con la scritta della
parola già visualizzata negli incontri, un cero per ogni cartellone... i modo che si rendano visibili
quattro tappe di un cammino. la chiesa resta nella penombra. In presbiterio c’è un punto molto
illuminato e abbellito con fiori e ceri; in quel luogo si trovano i preti che accoglieranno i ragazzi.
Inizio
Il catechista riunisce intorno a sé i ragazzi in fondo alla chiesa e ripresenta la storia di Artaban,
facendo notare che loro stanno facendo un cammino che li porta a incontrare il Cristo nel
sacramento del perdono. In questo cammino che avviene fisicamente lungo la chiesa, essi
prenderanno coscienza della propria vita e storia in modo da consegnarla al momento della
confessione.
Il percorso
1. Il primo momento è sempre in fondo alla chiesa. Con i ragazzi si guarda la parola scritta
“Vegliate” mentre un lettore rilegge la frase del vangelo della prima domenica.
Il catechista guida all’esame di coscienza con alcune domande. in questo primo momento si ripensa
la relazione con se stessi. E’ importante che le domande interroghino su aspetti postivi: es: ho
impiegato bene il tempo ...
In silenzio i ragazzi si spostano verso la seconda tappa.
2. Anche qui, mentre si guarda la parola “Preparate la via”, vengono lette alcune frasi del vangelo
della seconda domenica a cui seguono le domande per la riflessione per ripensare il rapporto con
Dio.
3. La terza tappa richiama l’espressione “Riferite ciò che udite e vedete” e viene letta una parte del
vangelo della terza domenica a cui seguono domande per aiutare l’esame di coscienza sul
rapporto con gli altri.
4. L’ultima sosta si ha davanti all’espressione “Viene l’Emanuele, il Dio-con-noi” mentre si ascolta
la promessa della nascita di colui che viene a togliere il peccato dell’uomo.
Dopo un momento di silenzio avviene la richiesta di perdono comunitaria con espressioni simili
a queste, a cui si risponde con un ritornello proclamato o cantato.
- Signore tu ci inviti a essere pronti a impiegare bene tempo ed energie per diventare il
capolavoro uscito dalle tue mani, ma ti confessiamo che paure e pigrizie ci sono di ostacolo,
abbi pietà di noi.
- Cristo, tu ci chiami a cambiare in noi ciò che è male, a camminare nella via che porta a te, ma
ci sentiamo fragili, abbi pietà di noi.
- Signore, tu ci arricchisci con la presenza di tante persone, eppure noi siamo portati a vedere
solo i difetti altri, abbi pietà di noi.
Confessione
Segue la confessione: i ragazzi attendono seduti sulle panche il loro turno e dai singoli
confessori ricevono il perdono, la penitenza e un segno che ricordi l’incontro con Cristo: una stella
da costruire e nella quale porre un cero colorato a Natale, oppure un cero da mettere sul davanzale
di una finestra di casa la notte di Natale, un piccolo Gesù da mettere nel presepio (questo è un segno
ambiguo perché riporta al Gesù bambino, mentre i ragazzi hanno incontrato il Risorto che perdona).
Ringraziamento
Quando tutti si sono confessati si conclude con un canto di ringraziamento che può esser fatto
anche intorno all’altare e con la benedizione del celebrante.
IL VIAGGIO DEL QUARTO RE
PRIMO CAPITOLO
Nei giorni in cui l’impero romano era sotto il dominio di Cesare Augusto, e a
Gerusalemme regnava Erode, viveva in Armenia un certo Artaban.
Era un giovane alto e bruno, aveva occhi sfavillanti sempre pronti a ricercare segni che
orientassero la sua vita, aveva la fronte alta di colui che ha grandi ideali e la bocca sempre
aperta al sorriso e a una parola di consolazione.
Artaban apparteneva all’antico gruppo dei magi che scrutavano il cielo alla ricerca dei
segni misteriosi che sarebbero apparsi ad indicare eventi importanti. Aveva conosciuto altri
cercatori: Gasparre, Melchiorre e Baldassarre che studiavano come lui le antiche carte e
calcolavano il valore di ciò che vedevano nel cielo. Loro sapevano!
Si, sapevano che stava per compiersi un evento straordinario, sarebbe nato un re diverso
da tutti quelli che finora erano nati, questo nuovo re era intravisto come un dono di Dio,
anzi, tra i saggi si diceva che sarebbe stato il figlio di Dio. Anche le profezie del popolo
ebraico parlavano di una promessa che accendeva di speranza gli animi: Dio avrebbe
mandato il Messia, il suo consacrato a regnare sulla terra.
I Magi si comunicavano le loro scoperte attraverso messaggeri segreti e veloci come il
vento. Gli ultimi contatti davano per certo che stava per compiersi il grande evento, sarebbe
nato il principe promesso...
Così Artaban si fece coraggio e convocò tutti i consiglieri per annunciare l’intenzione di
affrontare il viaggio. Li riunì intorno al fuoco e dopo aver recitato con loro un inno, disse:
«voi siete accorsi alla mia chiamata, abbiamo pregato intorno al fuoco e il fuoco con la sua
luce ci parla di uno che è Luce, e noi abbiamo il dovere di essergli fedeli. Ascoltatemi
dunque - disse poi con voce solenne - vi parlerò ora della nuova luce che è giunta a me
attraverso le stelle. Esse sono i più antichi tra tutti i segni; tracciarne il corso significa
comprendere il misero della vita dall’inizio alla fine».
«Le stelle» intervenne Tigrane, «sono i pensieri dell’Eterno, esse sono innumerevoli,
mentre i pensieri dell’uomo possono essere contati, come gli anni della sua vita; la sapienza
dei Magi è la più grande perché conosce gli astri». Artaban riprese: «I nostri libri dicono che
verrà un tempo nuovo, e gli uomini vedranno lo splendore di una grande luce. Io e i miei
amici abbiamo confrontato le antiche tavolette della Caldea e contato il tempo; quest’anno
nascerà il grande Re. Abbiamo osservato il cielo: nella primavera scorsa vedemmo due
stelle avvicinarsi al segno del pesce che è la casa degli Ebrei. Là vedemmo pure una nuova
stella che brillò per una notte e poi disparve. I due grandi pianeti si incontrano di nuovo:
questa è la notte della loro congiunzione.
I miei fratelli Gaspare, Melchiorre e Baldassarre vegliano in Babilonia, io veglio qui.
Ora la stella ha brillato di nuovo, secondo gli accordi essi mi aspetteranno dieci giorni al
Tempio delle sette sfere e poi partiremo insieme verso Gerusalemme per vedere e adorare
Colui che è promesso e che sarà il re d’Israele. Ho già preparato tutto. Volete venite con
me?».
La domanda sorprese i suoi amici che lo guardarono con aria di disapprovazione. Si
scambiarono sguardi di meraviglia e compassione come chi ascolta le parole incredibili di
un visionario. Il più anziano prese la parola: «Artaban, mio signore, può essere che questo
segno apparso nei cieli sia la luce di verità e allora esso ti porterà al gran principe; ma può
essere anche un’ombra della luce e allora chi lo segue si perderà in una vana ricerca. Io so
che coloro che vogliono vedere cose meravigliose debbono viaggiare. Io sono troppo
vecchio per questo viaggio, ma il mio cuore ti accompagnerà giorno e notte. Va’ in pace».
L’assemblea si sciolse. Rimasto solo Artaban controllò le cose per il viaggio, infatti
aveva venduto molti beni e si era procurato ciò che serviva per il lungo viaggio e per il
grande incontro e poi uscì fuori; ad Occidente il cielo era limpido i due astri splendevano
come due fuochi; ed ecco che davanti si suoi occhi, un’azzurra scintilla nacque tra le tenebre
e divenne una sfera luminosa e poi allungandosi verso l’alto cambiò di colore e divenne un
punto luminoso, piccolo e lontanissimo nel cielo. Egli si sentì percorrere da un brivido di
emozione, «E’ il segno», disse, «il Re viene ed io vado ad incontrarlo».
Con grande concentrazione caricò bisacce di monete d’oro, il cofanetto delle pietre
preziose sul fedele dromedario; le stoffe ricamate e i drappi colorati li sistemò su un altro
dromedario più giovane che fungeva da scorta.
Prima ancora che gli uccelli cantassero per salutare il nuovo giorno, Artaban salì in
groppa al suo fedele dromedario Nefid e partì. Egli aveva calcolato il tempo necessario per
giungere all’appuntamento e senza inquietudine faceva ogni giorno il percorso stabilito.
Attraversò le grandi pianure dove c’erano mandrie al pascolo e stormi di uccelli
selvatici. Attraversò i campi fertili dove la polvere si levava sulle strade poco battute. Valicò
sul dorso delle colline passi freddi e spazzati dal vento, percorse valli ridenti di terrazze folte
di viti e di fichi. Una sera, quando ormai era vicino al luogo dell’appuntamento, Nefid si
fermò davanti ad un oggetto scuro all’ombra di una palma.. Artaban scese e vide che si
trattava di un uomo disteso in mezzo alla strada. L’aspetto miserevole faceva intuire che si
trattava di uno dei tanti ebrei esiliati che dimoravano ancora nei dintorni; la febbre lo faceva
scottare.
Artaban fu preso da un senso di pietà, ma anche dall’ansia: se si fosse fermato a
soccorrere l’uomo, sarebbe arrivato tardi all’appuntamento. Ma poiché gli uccelli rapaci
cercavano di infierire contro il malcapitato, decise di fermarsi a soccorrerlo. L’indomani,
l’uomo, grazie alle cure di Artaban era migliorato. Come vide il suo soccorritore, e dopo
aver saputo dal lui il motivo della sua fretta, lo salutò con queste parole: «Io non ho nulla da
darti, ma posso dirti dove si deve cercare il Messia. I nostri profeti hanno detto che nascerà
in Giudea, possa il Signore condurti salvo in quel luogo poiché tu hai avuto pietà di me».
Artaban partì per il luogo dell’appuntamento. Girò in fretta intorno a una collina e poi
salì in alto da dove scrutò l’occidente. L’immensa palude si stendeva fino all’orizzonte,
grandi uccelli popolavano gli stagni, ma non c’era ombra della carovana dei saggi. Visto un
piccolo mucchio di pietre da cui sporgeva un pezzo di pergamena. Lo raccolse e lo lesse:
«Abbiamo aspettato, ma non possiamo indugiare più a lungo. Noi andiamo a trovare il Re,
seguici attraverso il deserto».
Artaban si sedette disperato: «Come posso attraversare il deserto? Mi basteranno le
provviste?» disse a voce alta, quasi ad attendere una risposta. Ora, la sua unica forza era la
speranza di poter incontrare il Re che avrebbe guidato il mondo,
Così riprese il cammino e si avviò verso il deserto. La sera, sfinito dalla corsa e dal
caldo si fermò per riposare. Si assopì preso dai suoi tristi pensieri e sognò... sognò il
principe che lo accoglieva e lui, Artaban, era davanti al nuovo sovrano, sentiva un ambiente
caldo, una sensazione di benessere ... si svegliò di colpo, era il sole che già alto nel cielo lo
richiamava alla realtà. Riorganizzatosi, partì velocemente.
Mentre stava addentrandosi nel deserto fu sorpreso da una bufera di sabbia. Nefid e il
suo compagno più giovane, non riuscivano a camminare, in breve tempo la piccola comitiva
aveva perso l’orientamento.
La tempesta era stata forte ma di breve durata. Ora Artaban non sapeva dove dirigersi;
lo prese un’angoscia profonda e si sorprese ad invocare il gran Principe perché lo guidasse
all’incontro; dalla borsa dove teneva i beni più preziosi trasse una carta e ritrovò la direzione
del cammino. Gli ritornavano alla mente le parole dell’uomo che aveva soccorso e lesse il
rotolo che conteneva le parole del profeta Isaia: (2,1-5)
Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei
monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti
popoli e diranno:«Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di
Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà
giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli. Forgeranno le loro spade in
vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro
popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra. Casa di Giacobbe, vieni,
camminiamo nella luce del Signore.
Con il cuore sereno si rimise in viaggio.
Dopo alcune ore di viaggio, la sabbia aveva lasciato il posto alla vegetazione, il sentiero
si delineava nitido e intravide alcune capanne dalle quali cominciarono a uscire uomini,
donne e bambini che lo guardavano con curiosità.
Alcuni lo salutavano, i bambini correvano intorno ai due dromedari. Un uomo lo invitò
a fermarsi, un altro gli portò dell’acqua che accolse con riconoscenza. I più anziani si
avvicinarono al momento di lasciarlo partire gli fecero alcune raccomandazioni. Lo
invitarono a stare attento, a vegliare con precauzione, ad ascoltare ogni piccolo rumore;
avevano infatti sentito storie di predoni che assaltano i viaggiatori per derubarli. Uno di
questi malcapitati che era stato curato proprio nel villaggio gli si fece incontro e lo
supplicava: «Stai attento, sii vigilante!» fissandolo con uno sguardo che colpì molto
Artaban.
Impressionato da queste parole il Viaggiatore guardò i suoi animali: così carichi
costituivano un rallentamento al suo viaggio e sarebbero stati un pericolo in caso di assalto
dai predoni. Come avrebbe potuto resistere a un assalto!
Con questi pensieri si rimise in viaggio, ma era turbato.
I suoi pensieri cominciarono a vagare; gli tornarono in mente le parole del profeta che
aveva letto sul suo rotolo: il profeta parlava di un re giusto, che avrebbe portato pace al
mondo, trasformato le lance in strumenti di lavoro, eppure lui aveva appena visto gente che
povera, doveva camminare con il pericolo di essere assalito.
Preso da questi pensieri, si decise; ritornò nel villaggio e donò le sue preziose stoffe alla
gente, incredula di fronte a tanta generosità e abituata a ricevere più soprusi che aiuti. Le
donne si inchinavano riconoscenti, gli uomini lo guardavano con rispetto, i bambini gli
stavano vicino e qualcuno lo baciava; dalle loro voci sentì ancora la raccomandazione: «Sii
vigilante, stati attento».
Artaban partì con decisione, ora il suo passo sarebbe stato più spedito; era contento
perché sentiva di aver cominciato, col suo gesto di condivisione, a cambiare un po’ il
mondo, a far diminuire le possibilità di violenza e rendere felice gente povera. Gli sembrava
di aver capito che per seguire il Grande Re fosse necessario comportarsi come lui.
SECONDO CAPITOLO
Artaban era in viaggio, lungo il percorso il paesaggio si trasformava gradualmente;
incontrò altri viandanti e uno gli aveva raccontato che a due giorni di cammino c’era una
carovana con tre signori diretti anch’essi nella sua stessa direzione.
Questa fu per Artaban una buona notizia: finalmente era sulla strada buona! Il suo
viaggio continuava ora con entusiasmo, aveva acqua a sufficienza e le provviste sarebbero
bastate ancora per qualche giorno, il suo procedere era più veloce, non aveva più i vestiti per
presentarsi riccamente alla città, ma aveva ancora i beni preziosi per donargli e presto
avrebbe ritrovato i suoi compagni di viaggio.
Davanti a lui si stendeva una grande vallata, e in lontananza intravide alcuni animali al
pascolo e poi quasi all’improvviso, su una piccola raduna dietro la piccola collina incontrò
un pastore che conduceva il suo piccolo gregge al riparo perché ormai stava scendendo la
sera. L’uomo lo salutò cordialmente e Artaban incoraggiato da questo scese dal suo
dromedario e si mise a camminare con il pastore. Mentre procedevano, il pastore gli
descrisse la sua dura vita, raccontava la fatica degli spostamenti, la durezza delle avversità
del tempo e la bellezza delle giornate limpide, descrisse l’incanto delle notti stellate quando
sembrava di poter toccare il cielo, tanto appariva vicino e parlò di una stella particolarmente
luminosa che vedeva in questi ultimi tempi.
Artaban, a queste parole sentiva battere forte il suo cuore. Incoraggiato da queste parole
decise di raccontare la sua storia e il suo viaggio: parlò della stella, dei suoi contatti con altri
Magi, del Grande Re.
Nel frattempo si udì una risata allegra e apparve un bel ragazzo di circa 12 anni che
giocava a rincorrersi con il cane. Come vide Artaban si fermò col fiato sospeso, non
capitava spesso di vedere una persona da quelle parti e non aveva mai visto un uomo di
aspetto così nobile e ricco. «Questo è Mika, mio figlio» disse il pastore. Artaban si
presentò. Curioso di tutto, il ragazzo gli fece una raffica di domande: «Chi sei? Da dove
vieni? Perché passi da questa collina isolata, perché ti sei fermato con mio padre? Non
vorrai mica farci del male?...»
Artaban sorrise di fronte a tanta irruenza e riprese a raccontare la sua storia. Parlò delle
stelle, del modo di interpretarle, delle antiche carte persiane che consultavano i suoi
colleghi, del libro delle profezie degli Ebrei che portava sempre con sé, e glielo mostrò.
Mika non aveva mai visto un libro e cominciò a guardarlo con ammirazione, non sapeva
leggere, ma la storia del grande re lo aveva lasciato senza fiato.
Spesso era salito in cima alla collinetta e guardando lontano si era chiesto chi abitasse
oltre quei monti; chissà se mai avrebbe potuto lasciare quella terra per vedere quel mondo
favoloso che anche suo padre gli raccontava. A volte sentiva dentro di sé una inquietudine e
una nostalgia quasi dolorosa; il suo desiderio era però in contrasto con la sua vita di pastore
e quando aveva osato parlarne la padre, questi lo aveva richiamato alla realtà.
Ora, alle parole di Artaban, Mika era agitato, sentiva riaccendersi il suo desiderio.
Chiese al padre di far fermare il viaggiatore per la notte e accese un piccolo fuoco al riparo
di una sporgenza rocciosa. Aveva bisogno di chiarirsi le idee e la prima cosa da fare era
trattenere il misterioso viaggiatore.
Artaban continuò a raccontare dei suoi incontri e delle sue speranze.
Il pastore guardava preoccupato il ragazzo perché sapeva che quella parole glielo
avrebbero cambiato per sempre e quando Mika all’improvviso chiese ad Artaban «Posso
venire con te? Ti farò da servo, correrò avanti a te quando la strada si fa difficile, vedrai non
ti pentirai, prendimi con te», gli occhi del viaggiatore si incontrarono con quelli preoccupati
del padre del ragazzo. A lui ora si rivolgeva Mika: «Ti scongiuro padre, fammi partire,
tornerò per la prossima stagione, ormai non ho più molto da fare qui e al mio ritorno avrò
più conoscenze per migliorare il nostro allevamento».
L’uomo capì lo stato d’animo del figlio e decise così di lasciarlo partire. Provava dolore
ma nello stesso tempo era rincuorato dal fatto che il viaggiatore raccontava cose che gli
sembravano degne di fede.
Fu a questo punto che il pastore disse ad Artaban che pochi giorni prima, quando era al
pascolo, nascosto dietro una roccia, gli era capitato di vedere una carovana e sentire tre
uomini che parlavano di un re che andavano a cercare, parlavano con disappunto anche di
un altro viaggiatore che non si era presentato all’appuntamento per affrontare il viaggio con
loro.
Ricordava anche le frasi che essi dicevano e che lo avevano colpito: «sta scritto:
preparate la via del Signore, ogni monte e colle siano abbassati...» e poi ancora altre
«quando governerà questo Re, il leone vivrà pacificamente con il bue, il lupo con l’agnello.
Artaban capì, prese il suo libro e lesse per intero la profezia:
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue
radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e
prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.
La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle
sue labbra ucciderà l'empio.
Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà.
Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al
capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà.
La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro
piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca
dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. Non
agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché
la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare.
Il tempo del riposo fu molto breve in quella notte e al primo chiarore si fecero i
preparativi della partenza. Il pastore affidò il figlio ad Artaban e questi era molto contento,
ma Mika non sarebbe stato suo servitore, ma suo compagno di viaggio. Con lui avrebbe
condiviso tutto, gli dette il dromedario più giovane e partirono. Artaban ripensava alle
profezie, alla necessità di preparare la via al Signore che viene! Cosa significava? Come
fare? Quanto era prezioso quel libro di profezie che portava sempre con sé e che spesso
accarezzava come usava fare la sua gente nell’Armenia che ormai era lontana.
TERZO CAPITOLO
Era bello camminare in due. Artaban ora poteva condividere i suoi pensieri, il cibo e
nello stesso tempo poteva imparare molto dalle osservazioni di Mika sul tempo e sulle
strade. Condividevano soprattutto il desiderio di incontrare il grande Re.
Tuttavia non era senza inquietudine il loro viaggio. Artaban si chiedeva se avrebbe
ritrovato i tre Magi, se avrebbe saputo riconoscere il Re atteso.
Una notte avevano avuto la visita di un branco lupi, ma l’esperienza di Mika, esperto a
sorvegliare il gregge, era stata utile a cacciarli.
Un’altra volta una terribile pioggia mista a grandine li aveva costretti a cercare riparo in
un piccolo villaggio costruito lungo il fiume, ed avevano condiviso la paura della gente che
lo abitava, quando il fiumiciattolo all’improvviso era diventato gonfio e pauroso.
Ogni notte, la stella brillava chiara e alta nel cielo e teneva vivo il loro desiderio. Mika
imparò a riconoscere i segni del cielo e a capire le profezie che gli leggeva Artaban, il quale
a sua volta divenne più esperto sugli animali e sulle erbe che servivano come cibo. La
comune avventura li aveva fatti diventare fratelli e amici.
Qualche volta incontravano altri viandanti e da qualcuno ebbero ancora conferma del
passaggio dei Magi; queste notizie rafforzavano in Artaban il desiderio ancora più forte di
procedere veloce sulla sua strada.
Il viaggio durò ancora a lungo, sarebbe stato davvero bello se tutte le vallate affrontate
fossero state riempite e i colli abbassati in modo da formare una strada dritta verso il nuovo
re, come diceva la profezia.
Dopo alcuni mesi giunsero in Giudea, qui il concitato parlare della gente dava per certo
un avvenimento che avrebbe cambiato il mondo, molti conoscevano le profezie. In
quell’agitazione c’era anche il corteo di gente che andava da un paese all’altro per il
censimento che era stato ordinato dall’imperatore; alcuni gruppi andavano a Gerusalemme.
Le strade principali erano sorvegliate da soldati.
Anche Artaban e Mika si diressero a Gerusalemme, la capitale. Affrontarono la strada in
salita e giunsero alle porte della città. La sua bellezza era ancora più grande della fama.
All’interno delle mura c’era un gran movimento di persone che quasi gli dava il
capogiro; c’erano tanti poveri che seguivano ogni persona che entrava e chiedevano con
insistenza l’elemosina; alcuni erano anche malati; tutti erano laceri e affamati. Sentiva anche
l’eco di urli violenti, di liti, vide passare dei soldati a corsa che inseguivano dei presunti
attentatori.
Artaban era perplesso: possibile che la città del grande Sovrano fosse questa? Possibile
ancora tutto questa povertà e malattia? Il re Messia non dovrebbe sconfiggerle? Queste
domande facevano soffrire Artaban e gli mettevano il dubbio se si fosse sbagliato a entrare
in questa città, tanto più che non aveva ancora incontrato i Magi.
Mika si accorse che il suo amico soffriva e gli disse: «Vedo che sei pieno di tristezza. A
cosa pensi? Non è questa la città del gran Sovrano?».
«Tu hai capito il mio pensiero, caro Mika - disse Artaban -. Che possiamo fare qui noi?
Le sue bisacce erano ancora piene di monete d’oro e di pietre preziose, il tesoro per il gran
Re, ma lo spettacolo non lo lasciava in pace.
Il secondo giorno che era in città comprò dei beni e li distribuì ai poveri; si prese cura
dei malati e vide che molti, più che di malattie gravi erano sofferenti per l’abbandono a se
stessi e la miseria. Questa volta non aveva paura di perdere l’appuntamento con il grande
Re, e trovava molta pace nel suo lavoro. La gente ora lo cercava e non lo avrebbe lasciato
più andare, lui sentiva il bisogno di capire. Si ritirò in disparte e aprì il rotolo del profeta
Isaia e lesse:
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di
narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saròn.
Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa
divina. Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto,
Ci sarà una strada appianata e la chiameranno Via santa;
Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà, vi cammineranno i
redenti.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e
fuggiranno tristezza e pianto.
QUARTO CAPITOLO
In città Artaban si mise a chiedere dove era il Re e come risposta gli dettero indicazioni
per raggiungere il palazzo di Erode.
Stava quasi per giungervi quando lungo la strada fu incuriosito da un anziano scriba
circondato da un gruppo di persone, aveva preso il rotolo delle profezie e con voce chiara
rimproverava tutti dicendo: «per voi si avverano le parole del profeta, gente dal cuore
indurito, ricordate cosa disse Isaia:
«Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli
uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio?
Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e
partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele: Dio-con-noi»
E aggiungeva: «I tempi sono compiuti, la profezia sta per avverarsi, sarà un
discendente di David a regnare sul mondo e sarà la pace in ogni regione della
terra. Verranno tutti da Oriente e Occidente a rendergli omaggio».
A sentire queste parole, Artaban fu percorso da un brivido: anche lui era compreso in
queste parole, anche lui venuto dal lontano Oriente per incontrare il gran Re.
La via era quella giusta; ora bisognava cercare. Artaban chiamò Mika e dovette faticare
per trovarlo; era ancora con la gente che aveva aiutato il giorno prima; Appena lo vide gli
mise fretta: «Presto Mika, andiamo, lo scriba mi ha indicato il luogo dove si trova il re, i
miei amici magi sono già avanti, lo scriba lo ha detto anche a loro, corriamo!»
Subito si misero in viaggio, e dietro di loro un gran numero di gente misera li seguiva.
Era quasi notte, la stella brillava in direzione del piccolo borgo di Betlemme.
La contentezza e la gioia per la meta ormai vicinissima, furono interrotte da una brutta
intuizione: «Cosa darò al Re?» Ormai Artaban non aveva più nulla, non gli restava altro che
la sua persona. Ma le parole del profeta Isaia lette dallo scriba gli avevano fatto scoprire una
verità nuova.