Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 - BEDROSIAN

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Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 - BEDROSIAN
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In questo numero
OPINIONI
pag 2: La cultura dell'insabbiare
pag 3: PubbliCittà 1
pag 4: Videogiochi e violenza
pag 6: Che tormento!
PROPOSTE
pag 8: Farewell Copyright
pag 9: Open Your Ears!
CULTURA
pag 11: Antonioni e Bergman:
Le immagini oltre la realtà
pag 13: La rivincita di Jack
RUBRICHE
Cos'è successo?
Sprecati! :: La caccia al freddo
Paroliberismo ::
Struzzi in bicicletta
Italia? Qui Columbus ::
La perdita delle sfumature
Italia? Qui
Columbus
Ed eccomi qua, a scrivere il primo articolo da Reporter. Essi', quest'anno faro' da pseudo-reporter da Columbus,
Indiana, Stati Uniti, dove mi trovo per
un programma di studio. Ogni mese
descrivero' un qualcosa di connesso
alla mia esperienza qua, dove tutto e'
cosi' diverso dal nostro paese. Quello
che cerchero' di fare sarà prendere un
pezzo di America e descriverla per come l'ho incontrata io, cercando soprattutto di capire cosa c'e' di vero nei
più classici stereotipi rigostellati che
abbiamo in mente, e cosa no.
(segue a pagina 14)
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
NUMERO 3
AGOSTO 2007
Editoriale
Nel tempo delle vacanze
Ecco qui il terzo numero, numero
di Agosto, anche se uscito nei primi giorni di Settembre.
Qualcuno magari si chiederà (e
anche noi ce lo siamo chiesti in
effetti) perchè non abbiamo fatto
uscire un numero “vacanziero” Luglio/Agosto invece di rischiare questo ritardo.
Beh, la voglia di fare, ma anche
l'inesperienza, ci hanno fatto credere che durante l'estate avremmo
avuto più tempo per scrivere, per
decidere, per parlare del progetto,
in fondo siamo
più o meno tutti
universitari o liceali.
Insomma, pensavamo di riuscire
senza problemi a
far uscire due numeri (e in effetti
alla fine è stato
così, anche se
questo che state
leggendo è arrivato in ritardo) e
anche due numeri corposi e significativi.
Non avevamo considerato che le
vacanze sono pur sempre vacanze.
E questo non per una semplice
tendenza alla nullafacenza o al “riposo totale”.
Durante le vacanze ci si rilassa, si
pensa ad altro, si cerca di evadere
dalla quotidianità. Ma soprattutto
ci si vuole sganciare da obblighi e
scadenze temporali.
Si preferisce, in definitiva, tenere
tutto quello che “è da fare”, che necessita di concentrazione co-
stante, di organizzazione mentale,
per i momenti dell'anno che già di
per sé richiedono queste caratteristiche.
E in fondo è giusto così.
D'altronde l'obiettivo di chiunque
dovrebbe essere quello di fare cose che lo divertano, che gli piacciano e gli diano soddisfazione.
E dato che buona parte del tempo
per coltivare i nostri sogni ci viene
spesso tolto (con più o meno
contropartita) dalla scuola o dal lavoro, l'estate e le vacanze sono
forse il momento in
cui lasciare spazio
all'imprevisto, alle
decisioni del momento, all'improvvisazione della giornata, all'inaspettato, al far susseguire
tante piccole soddisfazioni, slegati dagli obblighi e dalle
costrizioni.
Si prendono strade nuove, si
viaggia su binari mai presi, rivoluzionando i programmi a lungo
termine, potendosi permettere di
sconvolgere la quotidianità.
E poi, ovviamente, è il tempo in
cui si progetta fantasticando, si
lanciano idee, proposte, anche utopiche e, forse, irrealizzabili.
Si sogna insomma, sogni ad occhi
aperti e speranze per il futuro, cose che magari verranno poi
tentate, messe in pratica e realizzate quando si tornerà all'impegno quotidiano.
La Redazione
1
OPINIONI
La cultura dell'
Il mare, la spiaggia. Una famigliola in vacanza, mamma babbo
bimbo bimba; come quelle della
pubblicità delle merendine; se a
lei mettiamo un po’ di ciccia sui
fianchi e a lui togliamo un po’ di
capelli, è lo stereotipo perfetto
della famiglia italiana. Ah, i bimbi
devono essere tremendamente fastidiosi. Bagno, castello, sole, freesbee, settimana enigmistica, bagno, pipì, palla, merenda; alla fine
sgombrati stuoia e ombrellone
sulla spiaggia rimane il Quantitativo Giornaliero Medio di Rifiuti, magari ammucchiato nel fossato del
sabbioso maniero; che si fa? Beh,
ma cosa vuoi, lasciali lì no, coprili,
mettili sotto la sabbia, tanto non li
vede nessuno...
“Tanto non lo vede nessuno”. Frase simbolo della cultura italiana.
“Tanto chi vuoi che se ne
accorga”. Forse non tutti gli italiani sotterrano i rifiuti nella sabbia,
anzi probabilmente sono in pochi
che lo fanno. Ma portando
l'esempio in altri ambiti, forse
abbiamo più successo.
Un barbone sul marciapiede,
qualche moneta signore per favore, ho una famiglia che ha fame.
Passa avanti, non fermarti, non
voltarti nemmeno. Ci penserà
qualcun altro. Ecco ora il barbone
non c’è più, è sparito, insabbiato.
Il frigorifero rotto, ma non posso
nemmeno ripararlo? No guardi,
qui è proprio tutto andato, è proprio da buttare. Ma che faccio, lo
porto in discarica? Con quello che
mi costa, siamo matti? E allora io
lo butto sì, ma nel bosco. Tanto lì
chi vuoi che lo veda. Problema risolto, frigo insabbiato. Signor
dentista, scusi ma lei è sempre
più caro… Che ci posso fare signora, con le tasse che ci mettono;
ma se vuole la faccio uno sconto,
2
insabbiare
e niente fattura. Tasse sparite, tasse insabbiate.
Ma gli esempi potrebbero continuare ancora: una carta per terra,
un incidente, un incendio, la mafia, l’inquinamento, la fame nel
mondo, le guerre; dal più piccolo
al più grande dei problemi. In un
battito di ciglio spariscono dal pri-
mo all’ultimo: prima c’erano e ora
non ci sono più; basta non
pensarci.
Siamo un po' così, perchè dovremmo interessarci? Perchè dovremmo preoccuparci di cose che
nessuno vede o vuole vedere? Sono cose che non ci riguardano, passiamo e diciamo fra noi “ci pense-
"...evviva la
tranquillità d'animo,
perchè rivoluzionare
le cose?
Via, sotto la sabbia,
nessuno lo vede,
nessuno si
lamenterà."
rà qualcun'altro”. E siamo in pace
con la nostra coscienza. “In pace
con se stessi”, questa è la parola
d'ordine. Una civiltà in pace con
se stessa e che pensa solo a di-
vertirsi, a divertirsi e a star bene;
che assorbe i suoi problemi nel
proprio DNA e li eleva al rango di
Eterna Componente Strutturale,
in modo da poter dire: “Eh ma cosa ci vuoi fare, le guerre ci saranno sempre, la povertà ci sarà
sempre, senza inquinamento non
c’è progresso”; o che, al contrario,
i propri problemi li minimizza, li
declassa, li rende insignificanti,
contingenti,
insignificanti:
appunto, li insabbia: “Ma cosa
vuoi che sia, una lattina in terra
non è mica una tragedia, non muore nessuno, i problemi sono altri”.
A norma un problema dovrebbe
essere affrontato diversamente: si
cerca una soluzione, ci si mette a
tavolino, si studia, si progetta, si
pensa, si prova: un meccanismo
razionale, scientifico; ma forse
non è così ovvio: questo procedimento forse aiuterebbe a risolvere
un problema, ma nel frattempo lo
ingigantirebbe, lo metterebbe in
luce, in primo piano; questo procedimento non è divertente, non fa
stare in pace con se stessi. Questo procedimento è fastidioso:
crea altri problemi, nella complessità del risolvere il problema di
partenza (anche dove la “complessità” può essere il buttare la lattina in un cestino e gli “altri problemi” il tenerla in mano o metterla
nello zaino in attesa di vederne
uno). Insabbiarlo, invece, è molto
più facile e veloce.
Una tolleranza silenziosa, un far
finta di nulla che è ipocrita:
perchè allora non rendere legale e
portare alla luce del sole quello
che viene mutamente tollerato?
No, si preferisce così, ci si trascina avanti sempre sugli stessi schemi, evviva la tranquillità d'animo,
perchè rivoluzionare le cose?
Via, sotto la sabbia, nessuno lo
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
OPINIONI
vede, nessuno si lamenterà.
Un ragionamento figlio di una società che è da un lato estremamente socializzata e che dipende
dal comportamento di ogni suo
membro ma dall’altro estremamente individualista: tutti pensiamo di poter badare a noi stessi
da soli, di non dover render conto
di nulla a nessuno, tutti viviamo
quasi come monadi spinoziane
nei confronti dei nostri doveri e
delle nostre responsabilità. Sbagliamo. E allo stesso modo si
comportano le istituzioni, le industrie, le aggregazioni complesse
del vivere: ma qui il discorso è
molto più complesso, qui non si
tratta di piccole attenzioni o
norme di civile comportamento:
qui entra il gioco il profitto; e
finchè sarà il profitto ad essere
alla base delle scelte dell’umanità non potranno esserci soluzioni
umane ai problemi: il petrolio
inquina, ma le rinnovabili costano, non hanno mercato; ergo
continuiamo col petrolio. La
guerra fa milioni di morti, ma
serve al mio Paese per avere un
peso politico adeguato alla sua
posizione economica, ad inserirlo
con una posizione di forza nelle
trattative internazionali; ergo evviva la guerra. Qui poi entrano in
gioco
meccanismi
oggettivi
dell'economia più grandi della volontà umana: in economia homo
homini lupus; qui davvero è escluso porre principi etici come guida
alle
proprie
scelte,
pena
l'espulsione dal mercato.
Ma forse non lo facciamo apposta: forse è proprio vero che si
pensa a un problema solo
quando il dolore è troppo fastidioso; chi pensa mai alla propria
schiena, prima che il mal di schiena non lo tenga sveglio la notte?
Chi nell’accendersi una sigaretta
pensa ai propri polmoni, prima
che gli venga diagnosticato un tumore? Chi pensa al proprio fegato, al proprio cervello, al proprio cuore, prima che il male dovuto al proprio vizio sia ormai co-
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sì avanzato da essere doloroso? Vizi. Perché è eclatante che la nostra è una società viziata. E forse
cominceremo a pensare all’aria
che respiriamo, ai rifiuti che
ammucchiamo, alle guerre che
provochiamo solo quando la prima sarà irrespirabile, i secondi ci
avranno sommerso, la terza sarà
in casa nostra. Solo quando non
sarà più fisicamente possibile nascondere e insabbiare i nostri problemi, cominceremo a pensarci;
e
a
pensarci
davvero,
perchè
ammettiamolo: molto spesso
anche gesti generosi e nobili di
beneficenza sono un modo per
sentirci in pace con noi stessi,
ma altro non fanno che mettere
una pezza a un problema senza
dover faticare troppo, senza dover tentare di risolverlo davvero, il
problema.
Evviva l'omertà.
John & Mondo
PubbliCittà
1
L'effetto diseducativo della pubblicità, la sua
aggressività per contenuti o cadenza ossessiva,
attraverso esempi di tutti i giorni
Una voce femminile ci ripete il nuovo slogan di Mercatone Uno, “Vivi
Davvero”, dopo aver reclamizzato il
prodotto di turno. L’azione del vivere
è subordinata a uno standard economico-sociale, senza il raggiungimento del quale non è che sopravvivere. Come se non fosse una vita
che valga la pena di essere vissuta
quella priva del motorino Piaggio
bla bla a soli chissene. Si tratta di
un messaggio eticamente mostruoso e
insultante per chi non
può / non vuole adeguarsi
a
simili
tendenze. Questo “Vivi Davvero” suona
beffardo sulle labbra
di un’azienda che a
suo
tempo
aveva
usato Pantani per le
sue campagne pubblicitarie.
“Vivi Davvero” è poi
una
modificazione
del più esotico “Life
is now”, surrogato
moderno del “Carpe Diem”. Anche
la pubblicità della Omnitel meriterebbe qualche riga di descrizione, come è cambiata nel corso degli anni
approdando infine a Totti e Gattuso,
ma è un esempio talmente conosciuto che per il momento trascuriamo,
accantonandola.
Che la pubblicità faccia leva sull’irrazionale si sa, il peggio però è
quando cerca appigli pseudo-scienti-
fici. Gente in camice bianco in laboratori futuribili, con tanto di corporatura, occhiali e sguardo fiducioso,
che si suppone un ricercatore
debba avere, spaccia un dentifricio
o rasoio “di ultima generazione”.
Poi
abbiamo
la
pubblicità
dell’acqua “ricca di piacere, ma povera di sodio”, come se non fosse,
salvo rari casi, un atto innocuo assumere un determinato quantitativo di
sodio ad esempio
attraverso il sale
usato per condimento. Inoltre esistono dei limiti alle
concentrazione,
ad
esempio di nitrati, fissati a livello europeo
che un acqua anche
del rubinetto deve
possedere:
che
l’acqua sia potabile
non è la pubblicità a
dovercelo garantire.
Quindi sottolineare
lo scarso contenuto
di sodio è in qualche
modo pleonastico e persino dannoso, perché altera la percezione delle
persone circa la reale dannosità di
una sostanza a una data concentrazione e attribuisce una qualità benefica al prodotto che in realtà non
possiede.
(continua sul prossimo numero...)
Spock
3
OPINIONI
rebbe d'uopo
che
gli
scienziati siano aperti al dialogo, tanto da
poter riconoscere che esistono benefici a livello intellettivo,
cognitivo e relazionale.
Al contrario si ostinano
ad analizzare solo una
faccia della medaglia,
incappando in considerazioni ambigue e contraddittorie. Non è possibile analizzare in laboratorio, attraverso test, un aumento o meno dei
livelli di aggressività, perchè non
si prende in considerazione il vero
contesto sociale del consumo videoludico. I gamers giocano per divertirsi, è una attività spontanea,
non obbligata. Per questo motivo
non è mai stato possibile attingere
a prove inconfutabili che potessero evidenziare comportamenti antisociali e pericolosi nei soggetti analizzati. Evidentemente potrebbe esistere solo un rapporto tra i due fenomeni di violenza virtuale-reale,
ma un rapporto non è una causa.
A riprova del fatto che una interdipendenza non è una relazione di tipo necessario, è stato provato che
il livello di criminalità giovanile
nei tre principali mercati di videogiochi (Stati Uniti, Giappone, Europa) non è mai stato così basso come ora: gli arresti di minori per cri-
Videogiochi
I pregiudizi contro una
forma d'intrattenimento
dalle grandi potenzialità
Fin dagli anni 70, quando i videogiochi hanno raggiunto il mercato
di massa come nuova forma di
intrattenimento, sono subitaneamente scaturite ansie fobiche
verso questa tecnologia. E' risaputo. Con l'evoluzione rapida del videogioco in questi, ormai, quattro
decenni la situazione non è
cambiata. L'immagine che hanno
dipinto i media di questa tecnologia ha fatto sì che sia scaturita
una importante diffidenza sociale
che ha portato ad attacchi decisamente ingiustificati e privi di fondamento.
Atteggiamenti
poi
supportati, attraverso ulteriori
campagne diffamatorie e leggi
apposite, dalla comunità scientifica e da rinomati psicologi del
comportamento, i quali hanno
identificato nei videogiochi con
rating 18+ uno stretto legame causale con la violenza reale, dovuta
all'aumento di aggressività prodotta dalla violenza virtuale. Tra
questi psicologi vi è il celebre
Craig A. Anderson, il quale ha eseguito test in laboratorio per provare la veridicità del suo pensiero.
Anderson ha provato che la fruizione di situazione virtuali violente
ha causato nei soggetti in esame
un
aumento
dell'aggressività,
pensieri, emozioni e comportamenti violenti. Purtroppo la sua ricerca presenta numerosi errori in
ambito metodologico, dato che
non vi sono effettivi riscontri nella
vita reale di comportamenti violenti dovuti all'utilizzo di un videogioco.
Ad ogni modo la società ha continuato ad attaccare l'attività dei gamers, sostenendo che l'uso di videogiochi ha effetti deleteri sulla
salute mentale degli stessi. Sa-
4
"Ci si ostina ad
analizzare solo
una faccia della
medaglia,
incappando in
considerazioni
ambigue e
contraddittorie"
mini violenti sono diminuiti sistematicamente. Se le tesi degli psicologi fossero corrette, lo scenario sociale giovanile sarebbe del tutto diverso. I detrattori dei videogiochi
non sono riusciti, perciò, a interpre-
tare questo fatto alla luce delle loro opinioni, giungendo a paradossi; arrampicandosi sui vetri. Ma i
media hanno continuato ad analizzare il fenomeno attribuendo la
responabilità di omicidi efferati,
come il massacro della scuola superiore di Littleton in Colorado
(1999), ai videogiochi, in questo caso a Doom, capolavoro della
idSoftware. In quell'occasione due
adolescenti, Eric Harris e Dylan
Klebold, uccisero a sangue freddo
studenti e insegnanti, prima di suicidarsi. La colpa è dei videogames, non del contesto socio-culturale e familiare in cui sono vissuti,
nevvero? Altro esempio è quello
del quattordicenne Stefan Pakeerah che venne assassinato dal diciassettenne Warren Leblan il 27
febbraio 2004 in Gran Bretagna. I
media affermarono che nella camera dell'omicida fu trovato un
controverso
videogioco
di
Rockstar: Manhunt, identificando
nello stesso il mandante. Il famoso avvocato anti-videogame Jack
Thompson e la famiglia di Stefan
intentarono causa a Rockstar. Nel
frattempo Mahunt attirò l'interesse del pubblico e raggiunse i primi
posti della classifica dei giochi più
venduti. Solo successivamente si
è venuto a sapere che il gioco non
è stato ritrovato nella camera
dell'assassino, bensì in quello
della vittima, vanificando le precedenti accuse. In ogni caso tutti coloro i quali hanno comprato (e
perciò giocato a) Manhunt, a
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
OPINIONI
causa dell'interesse scaturito da
questa vicenda, non hanno ucciso
nessuno. E' perciò del tutto verificabile in modo empirico che le accuse dei media sono completamente
infondate; se così fosse basterebbe una partita a Killer7 o Half-Life per riempire le carceri minorili
di ragazzi. Meno male che non è così. Recentemente
è
scoppiato,
anche in Italia, lo
scandalo Rule of
Rose e Manhunt2,
due giochi Adults
Only (AO) vittime
di critiche e censura. Addirittura, per
quanto riguarda la
vendita di Manhunt2, molti paesi ne hanno bandita la vendita e
Rockstar (l'editrice
del
videogioco),
ha dovuto modificarne i contenuti per poter ottenere il rating M (Mature, 18+) dalla
ESRB (Entertainment Software
Rating Board), e poterlo mettere in
vendita. Ma non è solo la violenza
virtuale l'obbiettivo delle critiche
dei benpensanti. Lo stereotipo del
videogiocatore è quello dell'adolescente complessato, solitario, asociale, deriso dai coetanei, con problemi esistenziali e di comunicazione. La realtà è completamente diversa. Con lo sviluppo dei mondi
virtuali e il multiplayer sia locale
che online, le occasioni di socializzare con individui di diversa
estrazione sociale, economica e
culturale sono disparate. Nelle
chat room, prima di disputare un
incontro online si possono conoscere numerosi utenti con la stessa passione, in modo tale da divertirsi e cooperare, sviluppare
strategie, lavorare di squadra. Spesso poi, si coltivano amicizie anche
al di fuori degli schermi e dell'ambito ludico. Tutto ciò è provato da numerose e valide ricerche di carattere etnografico che difatti considerano un elemento di non poco peso:
l'interazione videoludica permette
un margine di socializzazione de-
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
cisamente maggiore rispetto alle
altre forme di intrattenimento per
eccellenza come cinema e letteratura, che sono per antonomasia
individuali. Durante la lettura di
un libro si tende a isolarsi, al cinema è raro parlare con uno sconosciuto vicino di posto riguardo al
film in visione. Oltre al fattore meramente sociale sono
anche altri gli stimoli
positivi veicolati dai videogiochi. Alcuni studi hanno messo in luce che il videogiocare
produce benefici come: stimolazione cognitiva, accentuazione dei riflessi, migliore equilibrio mentale,
elaborazione di strategie
vincenti,
concentrazione, flessibilità cognitiva, risoluzione di problemi inaspettati, stimolazione
di abilità spaziali, capcacità di
pensare.
Un consumo responsabile e consapevole può perciò, come dimostrato, generare effetti completamente positivi. Ovviamente il
tempo
dedicato
non deve essere
eccessivo perchè,
come avviene con
la
televisione,
l'esperienza
può
trasformarsi in casi di dipendenza
estrema, totale ed
esclusiva.
L'essenziale è essere
consapevoli di trovarsi di fronte a
una finzione, bisogna saper distinguere tra atto violento e sua rappresentazione:
quando vediamo un film, oppure
un quadro che rappresenta situazioni crude, sappiamo che si tratta
di "finto" per quanto possa sembrare realistico e rappresentare situazioni che potrebbero capitare nella
realtà. Fino a prova contaria nessuno ha mai voluto riprodurre azioni
viste in un film horror e in CSI,
oppure nei dipinti del Caravaggio, quale il famoso "Giuditta decapita Oloferne"... Si potrebbe replicare che
gli engine grafici dei videogiochi
moderni sono estremamente realistici e che siamo noi in persona a
giustiziare il nemico col nostro
mouse o controller. Non è forse vero che siamo sommersi da film
ben più cruenti ed espliciti (vedi
l'insignificante Hostel) interpretati
da esseri umani e non da modelli
poligonali ricoperti da texture e
shader? L'immedesimazione in
quanto tale è, conseguentemente,
più elevata nel tipo di intrattenimento non ludico. Inoltre in
trent'anni non è ancora stato provato che un utente possa perdersi
e vivere esclusivamente nei mondi
virtuali, non riuscendo più a
distinguere violenza reale da
quella immaginaria. Il gioco ci
permette di sfogare istinti umani
naturali che, nella vita quotidiana,
sarebbero biasimati. In un FPS
(First Person Shooter) si può
fraggare (eliminare uccidendo) un
nemico gestito dalla I.A. (Intelligenza Artificiale) della CPU (Processore), senza crearsi particolari
problemi etici, essendo solamente
una routine gestita artificialmente
da un computer. La videoetica
tuttavia analizza le implicazioni
morali e sociali di questi gesti,
cercando di capire se l'intelligenza
artificiale non è "solo" una routine.
Ma questo è un'altro discorso.
Ephrael
5
Che tormento!
Grande tensione in questi giorni
in tutta Italia all’approssimarsi di
uno dei momenti più importanti
di partecipazione attiva dei cittadini alla vita dello Stato: le Democratiche Elezioni per la scelta di
quello che per un’intera Estate
avrà l’onore e l’onere di guidare
la Nazione nella sua tintarella,
nei suoi flirt e nei suoi sollazzi: il
Tormentone. Come ogni anno la
Popolazione interromperà ogni
sua occupazione lavorativa e cerebrale per recarsi in massa ai
Seggi
Elettorali,
predisposti
lungo l’intero arco delle spiagge
italiane; qui si svolgeranno le votazioni, guidate dal Presidente
del Seggio On. Capitan Uncino
che, pronunciando la formula
“Porta in alto la mano, segui il
tuo capitano” inviterà i cittadini
ad indicare per alzata di mano la
propria preferenza. Due quest’anno i candidati in lotta:
Umbrella,
espressione
delle
lobby dei commercianti (di
ombrelloni), che vorrebbero a Palazzo Number One una “canzone
forte” per rilanciare l’economia, e
Relax: Take It Easy, protagonista
nelle ultime settimane di aspre
critiche da parte dei concorrenti,
che la accusano di “lassismo tipicamente di sinistra”. Ricordiamo
che un terzo candidato, “Bruci la
città”, indicato come favorito ad
inizio estate grazie al largo sostegno di cui godeva al sud (e in
particolar modo nell’area del
Gargano), ha dovuto ritirarsi, già
durante la lotta per le Primarie,
per
incostituzionalità:
“Irene
Grandi fa già parte di un altro
partito” era stata la sentenza del
Corte Delle Sette Note. In caso di
parità, avvisa il Comitato Elettorale, la scelta del Tormentone verrà
interpellata una Giuria composta
dai sei onorevoli Tormentoni a vita: Stessa spiaggia stesso mare,
Abbronzantissima, Azzurro, Fin
che la barca va, Sapore di sale e
6
Stasera mi butto. Ma passiamo
alle dichiarazioni dei candidati:
“Non abbiamo nulla da temere:
siamo una squadra fortissimi” ha
affermato ieri sera Umbrella ad
un Happy Hour durante il quale è
stato presentato il
Programma Elettorale (composto di
sole tre parole: Sole, Cuore, Amore).
Repentina la risposta del rivale, che
replica: “Per vincere ci vuole calma
e sangue freddo”.
Particolare rimane il clima in cui
si svolgeranno le
elezioni quest’anno: la penisola è
infatti ancora scossa dalla cosiddetta “crisi della canzonetta”,
fenomeno globale di disinteresse
e sfiducia nei confronti delle melodie dell’estate, accusate di essere
vuote, senza senso e non rappresentative della società civile: “Sia-
mo tornati ai tempi della Macarena!” è il grido che si alza da
tutt’Italia. Clima questo che viene
ulteriormente scosso da episodi
di terrorismo: è di questa notte la
notizia della cattura del giovane
rockettaro autore
delle scritte di minaccia a Monsignor Chihuahua
apparse
pochi
giorni fa sui muri
di Genova; “Lotto
per l’avvento del
Rock Progressivo, a morte queste canzoni che
non fanno altro
che tormentarci”
è stata la sua unica dichiarazione. A breve gli svolgimenti della
vicenda e i risultati delle elezioni,
che daranno finalmente una risposta alla domanda che ci assilla da settimane: chi sarà il
Tormentone 2007?
John
"Compra anche tu
l'auto ecologica!"
La Vignetta
OPINIONI
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
Cos'è Successo?
OPINIONI
07 Agosto: La Georgia accusa la Russia di aver violato il
proprio spazio aereo e
lanciato un missile antiradar
nei territori dell'Olsezia del
Sud, provincia autonoma
georgiana che da anni rivendica la separazione e il ricongiungimento con l'Olsezia
del Nord, facente parte della
Federazione Russa. Mosca nega ogni responsabilità.
8 Agosto: Cina, parte il conto
alla rovescia: a un anno dai
giochi olimpici, tra festeggiamenti e proteste in favore dei
diritti
umani,
dell'indipendenza
tibetana
e
dell'emergenza ambiente.
8 Agosto: Il Presidente del
Consiglio Prodi propone l'utilizzo di parte delle riserve auree italiane per il risanamento del debito pubblico.
10 Agosto: Crollo generale
delle borse, causato da una
crisi nel sistema USA dei
mutui. Il sistema dei mutui
"subprime", ovvero prestiti
ad alto rischio concessi a
persone con poche garanzie o problemi di
insolvenza in passato,
non ha retto. Solo in UE bruciati 270 miliardi di euro.
11
Agosto:
Livorno:
l'incendio di una baracca in
un campo Rom costa la vita a
4 bambini.
12 Agosto: Fa discutere una
dichiarazione di Prodi riguardo ad Hamas, definita
"una realtà esistente di cui
dev'essere favorita l'evoluzione".
14 Agosto: Iraq: una serie di
quattro attentati kamikaze
compiuti con camion-bomba
provoca quasi 500 morti e
centinaia di feriti.
15 Agosto: La guerra della
'Ndrangheta calabrese varca
per la prima volta i confini nazionali: a Duisburg, in Germania, vengono uccisi sei giovani italiani legati alla famiglia
Pelle-Romeo, una delle prota-
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
goniste della faida di San Luca.
16 Agosto: Un violento terremoto, di intensità 7,9 gradi Richter, colpisce il Perù, causando più di 300 morti e 1000
feriti, e provocando enormi
danni soprattutto nella zona
della città di Pisco.
22 Agosto: Fiorani,ex-presidente della Popolare di Lodi,
confessa ai pm di aver consegnato sottobanco 200mila euro a Brancher (Forza Italia) e
Calderoli (Lega Nord) per la
campagna elettorale, nel
corso di un processo che vede imputati i tre e altre 46
persone, dalla procura della
Bassa, per appropiazioni indebite.
24 Agosto: L'Eta ritorna a
colpire:
feriti
superficialmente due agenti per
l'esplosione di un furgoncino
carico di espolosivo presso
Durango
26 Agosto: il noto pilota di F1
Fisichella pagherà allo stato
italiano 3,8 milioni di euro dopo che gli era stata contestata un'evasione di 17 milioni di euro. Un affare per il pilota della Renault che aveva dichiarato la residenza a Montecarlo.
28 Agosto: In Turchia viene
eletto per la prima volta un
presidente
"islamico":
Abdullah Gùl
28 Agosto: secondo un'ordinanza del comune di Firenze
il lavoro del lavavetri diventa
illegale: multe fino a 260 euro
e pene fino a 3 mesi di reclusione. Altre città sarebbero
disposti ad applicare ordinanze analoghe sul proprio
territorio.
28 Agosto: La commissione
europea domanda all'Italia
informazioni sulle esenzioni
Ici, Ires, Irap, Irpef e alle associazioni no profit legate alla
Chiesa di cui questa gode nel
Bel Paese.
29 Agosto: Eugenia Roccella,
portavoce del Family Day, dichiara
sull'Avvenire."Dopo
trent'anni va cambiata" in riferimento alla legge 194
sull'aborto.
30 Agosto: Kenneth Foster,
condannato nel Texas alla pena di morte perchè complice
di un omicidio, riceve la grazia a poche ore dall'esecuzione. Il suo caso aveva fatto
discutere dato che egli non
aveva commesso in prima
persona il delitto.
30 Agosto: Alitalia vara il piano industriale per la ripresa.
Prevede esuberi per un aumento di capitale e un ridimensionamento dello scalo
di Milano Malpensa a favore
di quello di Roma Fiumicino.
Critiche, specie sul ridimensionamento dell'utilizzo
dell'aereoporto milanese, arrivano dal presidente della
Lombardia Formigoni.
6 Settembre: muore Luciano
Pavarotti, straordinario e
amatissimo tenore; durante
la sua carriera, tra le altre cose, tentò con successo numerosi esperimenti di connubio
tra musica lirica e musica
pop e rock (i "Pavarotti &
Friends"). Ebbe anche problemi con il fisco italiano, che gli
contestò diversi miliardi di lire di evasione, con cui si
riappacificò rimborsando una
grande somma.
8 Settembre: si svolge nelle
piazze delle maggiori città italiane il V-Day, iniziativa promossa da Beppe Grillo tramite il suo famoso blog, con lo
scopo di raccogliere le firme
necessarie per l'avanzamento
di una proposta di legge popolare contro la presenza in
parlamento
di
politici
condannati,
9 Settembre: da Vienna il Papa denuncia con forza il pericolo che la scienza "atea",
non accompagnata dalla fede, può rappresentare per
l'umanità.
7
PROPOSTE
Farewell Copyright
Le rivoluzioni del mondo musicale
“L’industria della musica sta crescendo
L’industria discografica no”
Sembra essere una dichiarazione
scagliata come un anatema, derivante da un’
attenta
analisi
di
mercato
discografico
oppure un commento a
caldo di un semplice
ascoltatore di musica
che crede di saperne un
po’ sulla questione.
Invece è un commento
ponderato, a freddo, di
Edgar Bronfman, niente
meno che il numero uno
della Warner Music, uno
dei colossi dell’industria
discografica.
Se perfino uno dei capi di una delle
major più importanti non si fa
troppi problemi ad ammettere che,
dati alla mano, le vendite di dischi
sono in calo vertiginoso, è perché
dopo 8 anni dall’avvento della musica su internet la situazione è ormai
diventata evidente anche a chi non
ha particolare interesse sull’argo-
mento
È nel 1999 infatti che il mondo della
musica decise di cambiare per
sempre e in modo rivoluzionario.
Un comunissimo
studente di Boston, Shawn
Fanning, decide di utilizzare la rete per
condividere
con amici e
conoscenti
la
musica
che possiede. Se prima
era costretto
a farlo masterizzando cd manualmente, ora il processo è molto più semplice, veloce,
selettivo e soprattutto può essere
impiegato a loro volta dagli altri
utenti per condividere la loro musica; è l’avvento del File Sharing,
Napster.
Una vera e propria rivoluzione
anche perché per un certo periodo
di tempo l’operazione navigò sui
Copyright alternativo per la musica
Quali sono le modalità che un musicista può utilizare per distribuire
liberamente le sue composizioni e produzioni?
La prima è rilasciare i lavori sotto dominio pubblico, ovvero chiunque
può farne ciò che vuole. Esistono però diverse possibilità per
mantenere su di essi alcuni diritti: la Free Art License ad esempio è
per le opere d'arte quello che la GNU Public License è per il software,
ovvero libertà di redistribuire ma citando l'autore, possibilità di
modificare l'opera solo se si redistribuisce con la stessa licenza.
Le più versatili e utilizzate sono sicuramente Creative Commons
(www.creativecommons.org), che permettono nella loro forma
basilare di redistribuire qualsiasi opera artistica assicurando che chi
lo faccia mantenga l'attribuzione all'autore originario. Inoltre tramite
versioni diverse di queste licenze si possono impedire l'utilizzo
commerciale di un 'opera o la modifica di essa per creare oprere
derivate, e si può anche inserire l'obbligo che le opere derivate
vengano redistribuite sotto la stessa licenza.
8
margini della legalità; sembrava
incredibile poter avere accesso ad
un tale quantitativo di musica
senza dover pagare. Infatti la situazione, dopo che un certo gruppo
della California decise di intraprendere un’azione legale, non si
mantenne così rosea, Napster viene prima chiuso e poi trasformato
in programma con download a pagamento. Ma ciò non ferma assolutamente il processo messo in atto;
nascono nuovi programmi di file
sharing (stavolta però ad uso palesemente illegale ma utilizzatissimi), e soprattutto nascono tantissimi programmi di download legale,
come ITunes lanciato da Steve
Jobs, e la musica spalanca le porte
alla diffusione sulla rete, con
l’effetto inevitabile del calo di vendi-
"...il vero
problema di
questo sistema
di cose non è per
l'artista, è per
l’industria
discografica"
te di materiale discografico ma soprattutto una facilità soprendente
con la quale la musica può
raggiungere l’ascoltatore.
Come riusciamo però a spiegarci il
fatto che non vediamo le rockstar
di un tempo ridotte a chiedere l’elemosina e sempre più gruppi invece, anche provenienti dalla scena
alternative o underground, stanno
nascendo con un ampio pubblico
in questa era dove tecnicamente
dovrebbero
vedere
pochissimi
introiti dalle loro opere e il loro giro
d’affari nato dal supporto cd sta
collassando?
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
PROPOSTE
Semplicemente hanno imparato ad
usare anche loro internet.
Lasciando perdere alcune dichiarazioni bizzarre sulla chiusura della
rete, hanno imparato a sfruttare il file sharing come metodo di ulteriore
pubblicità e propaganda, utilizzando siti come Myspace per avere accesso a migliaia di possibili
ascoltatori, oppure effettuando promozioni via web, regalando esclusive attraverso i siti di download a pagamento o semplicemente rilasciando video attraverso Youtube.
Perché in fondo il vero problema di
questo sistema di cose non è per
l'artista, è per l’industria discografica, quella che ricava introiti dal
vendere materialmente.
Gli artisti han capito che con tutto
l’accesso che offrono agli utenti
della rete hanno a disposizione una
base molto più ampia di prima, vasta senza precedenti. Molta più
gente ai concerti, vendita di
merchandising. Continueranno a
vendere una certa quantità di
dischi o dvd, ma quello che perdono lo recuperano potendo ora
contare su un supporto di ascoltatori senza precedenti. L’avvento di
internet ha anche creato un nuovo
tipo di ascoltatore, soprattutto per
quanto riguarda la musica meno
passata su supporti radiofonici e
mediatici più in generale; un
ascoltatore che grazie all’enorme
apporto di musica al quale ha
accesso è sempre più interessato
in materia, quindi non un ascoltatore saltuario e disattento come gli
anni 80 e i primi anni 90 ci avevano
abituato. Questo nuovo soggetto
quindi (chi scrive si annovera tra
questi anche se con qualche riserva sul tipo di musica) impegnerà diversi sforzi, economici e non,
per quanto riguarda Tour dell’artista in questione e tutte le varie promozioni che gli gravitano attorno. E
l’evidenza c’è; sempre più gente va
ai concerti. Anche in Italia, dove di
concerti se n’erano visti sempre pochi, negli ultimi 15 anni abbiamo
assistito ad un vero e proprio
boom, soprattutto di festival per
gruppi meno conosciuti ed
emergenti, come l’Arezzo Wave,
l’Evolution Festival, il Tora Tora,
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
l'Indipendent Festival, lo Hell On
Earth, e si potrebbe continuare.
Internet quindi offre una serie di
opportunità che gli artisti famosi e
non hanno deciso di sfruttare appieno, lasciando il fardello della penuria di vendite alle case discografiche. Quasi ironicamente, se passate attraverso i testi dei vostri artisti preferiti vedrete diverse testimonianze di come l’industria discografica sia mal sopportata dagli stessi
muscisti, e che alcuni big stiano cominciando a liberarsi dal giogo
delle major (un esempio per tutti, i
Radiohead, una vera e propria gallina
dalle
uova
d’oro
che
attualmente è senza contratto).
La musica oltre ai suoni, porta con
se anche idee, originalità, sperimentazione. Con il suo circolare
anche la cultura popolare è riuscita
ad evolversi (anni 60-70-90), e grazie ad internet si comincia ad andare incontro alla completa e totale libera circolazione di essa, fino a
quando non avrà più senso applicarne il copyright.
Gli artisti sembrano avere già deciso, e vedono di non aver nulla da
perdere.
Viper
Open your ears!
Jamendo: musica libera
Già il motto del progetto esplicita
buona parte degli obiettivi: "open
your ears" infatti non solo significa
"aprite le orecchie", ma contiene
anche quell'"open" già simbolo di
altre rivoluzioni simili ("open source"
prima fra tutte) che si basano sul liberare e rendere disponibile a tutti
quello che prima era considerato
"proprietà
intellettuale"
e oggetto di
commercio e
guadagno.
Jamendo
apre le porte
di questa rivoluzione anche
nel
mondo
della musica.
In sintesi: su Jamendo un artista
può distribuire la sua musica, i suoi
album, gratuitamente e sotto licenza
Creative Commons (vedere a pag.
precedente), che permette la redistribuzione libera della musica.
Jamendo permette a chiunque di scaricare gli album disponibili sia tramite Torrent che tramite eMule.
Inoltre il sito gestisce la comunità degli utenti, permettendo di mantenere una lista dei preferiti, di scambiare pareri e recensire le migliaia di
album presenti.
Allo stato attuale ci sono più di 2500
artisti e 3400 album, nessuno per
ora di veramente famoso e conosciuto dai mass media tradizionali, ma
questa non è necessariamente una
cosa negativa. Si trovano infatti
album fatti veramente bene e artisti
emergenti che hanno deciso di
diffondere la propria arte liberamente.
C'è anche la possibilità fra l'altro di
contribuire economicamente: molti
artisti permettono infatti di fare loro
donazioni libere di denaro, dando la
possibilità a chiunque di supportarli
e "ringraziarli" per la loro opera.
Come tutti i progetti di questo
genere (e come un po' tutta la rete)
soffre ancora di problemi di ricerca
della qualità: in mezzo alla quantità
innumerevole di album non è
immediato trovare buona musica e
soprattutto musica che piace.
Tuttavia è un progetto molto
importante che indirizza verso una
nuova via di distribuzione musicale
e cambia la stessa concezione della
musica, slegandola dal fattore
commerciale e riportandola allo
stato di attività artistica.
www.jamendo.com
Mondo
9
Sprecati!
PROPOSTE
10
La caccia al freddo
Estate, caldo torrido, come
ogni anno consumi di energia
elettrica alle stelle.
I colpevoli? Sempre loro: i climatizzatori. Moda ormai diffusa in moltissimi paesi, in USA
e in Giappone è ormai uno
standard, in Europa sta prendendo sempre più piede.
Ogni ambiente viene climatizzato, supermercati e negozi
vengono refrigerati a temperature polari per attirare gli
incauti passeggianti che entrano solo per rifugiarsi dal
caldo.
Ma anche le case e i condomini si stanno riempiendo di questi aggeggi tanto comodi
quanto dannosi. Dannosi per
l'ambiente, per il portafogli, e
anche probabilmente per la salute. Un climatizzatore può arrivare a costare fino a 40/50 euro al mese solo di energia
elettrica. Non è poco. A questo vanno sommati i danni
indiretti provocati all'ambiente: l'energia elettrica viene prodotta quasi totalmente con procedimenti
inquinanti e i climatizzatori
sono letteralmente dei divoratori di elettricità, più della
maggior parte degli elettrodomestici.
Infine gli eventuali danni provocati alla propria salute, a
causa degli sbalzi di temperatura da un ambiente all'altro
e dell'aria che viene messa in
circolo (uno studio americano
ha incluso addirittura i climatizzatori come una delle
cause dell'obesità, che a
pensarci bene forse non è la
solita idiozia da curiosità).
Con questo voglio dire che bisogna soffrire il caldo? Beh, le
alternative esistono.
Prima fra tutte l'isolamento
termico degli edifici: è un fattore a cui non si è mai badato
troppo, ma può far risparmiare davvero molto, un edificio
con pareti isolanti e finestre e
infissi vari a tenuta termica
permettono di evitare inutili
“naturali” scambi di calore fra
esterno e interno. Non è tuttavia una soluzione immediata
e può essere anche inizialmente costosa.
Già personalmente però puoi
fare qualcosa a costo zero,
con il sempre valido metodo
del “fatti furbo”: perchè lasciare che il sole ustorio delle due
entri direttamente nelle stanze surriscaldando all'istante
ciò che trova? Non è meglio
utilizzare delle tende, delle
persiane o delle tapparelle (a
quell'ora ci si vede comunque)? Perchè passare il pomeriggio nelle zone della casa
più esposte al sole? Perchè
non aerare intelligentemente
gli ambienti la mattina o la sera quando è più fresco, in modo da abbassare naturalmente la temperatura?
Perchè vestirsi con vestiti che
tengono caldo? Perchè non
farsi un giro nei parchi, nelle
zone verdi, sulle sponde di un
fiume o in altri posti freschi
che sicuramente esistono
nella tua zona?
Domande alle quali la risposta sembra ovvia, e lo deve essere. L'aggeggio refrigerante,
a meno di casi estremi (persone anziane, con problemi di
pressione o simili) non serve.
Ma ovviamente non ci si limita al climatizzatore per gli
ambienti: quale automobile
ormai non ha il climatizzatore
di serie? Si potrebbe forse dire che sia una necessità più
che un lusso, dato che
all'interno dell'abitacolo grazie all'effetto serra si raggiungono facilmente temperature
da cottura.
Ma attenzione, magari sei
ancora fra quelli che si illudono che il condizionatore
dell'auto non consumi, funzioni “magicamente”, anche se
la realtà è ben diversa: il climatizzatore acceso genera (secondo diversi studi, si può facilmente fare una ricerca su
Internet e trovare tutti i dati)
un consumo di carburante dal
10% al 20% in più a seconda
della vettura e della differenza
di temperatura fra interno ed
esterno.
Insomma se per fare 100 km
normalmente consumi 10 litri
di carburante, con l'aria condizionata accesa ne consumi
invece 11 o 12. La differenza è
abbastanza considerevole, anche per le tue tasche.
Anche qui le alternative non
mancano, dal semplice abbassare i finestrini (che però ad
alte velocità provoca comunque un consumo mag-giore per l'aumento dell'attrito
con l'aria) alle pellicole da
applicare sui vetri, che riflettono e lasciano passare solo determinate radiazioni, riducendo così anche del 60%
l'effetto dell'irraggiamento del
sole, causa principale dell'aumento esponenziale di temperatura (se non vuoi mettere
quelle nere oscuranti stile tamarro e/o boss mafioso e/o
personalità importante ne esistono anche di altri tipi).
Alla fine comunque la questione è tutta qui: è necessario
avere ambienti refrigerati, e
soprattutto refrigerati così
tanto? Il corpo umano si
adatta facilmente ai cambiamenti naturali di temperatura
(tranne com si diceva prima
casi estremi) e con un po' di
furbizia si può ridurre di molto
l'impatto dell'escursione termica, il tutto a costo zero.
Il credere che non si possa
sopportare un po' di caldo è
una semplice concezione
mentale, un'idea distorta che
ci siamo fatti, abituati forse
alle comodità più disparate.
Certo, sarebbe bellissimo avere a disposizione sempre il clima che vogliamo e poter regolare a seconda del nostro piacere la temperatura di qualunque ambiente.
Purtroppo al momento non ce
lo possiamo permettere.
Mondo
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
CULTURA
Antonioni e
Bergman
Arte strana quella cinematografica;
quanti di noi dicono di esserne se
non esperti, quantomeno appassionati, per poi cominciare a declamare
delle loro visioni di blockbuster più o
meno recenti. Eppure è una delle arti
che riesce a fondere assieme più
aspetti, regalandoci una visione
d’insieme che in altri campi è meno
evidente, più nascosta; immagini, musica, dialoghi, uniti in quello che poi
andiamo a vedere di norma come un
normale prodotto di consumo.
Ma la sua storia non si ferma semplicemente a quei risultati così pubblicizzati nei mezzi d’informazione
odierni, i prodotti cinematografici
non sono semplicemente star di Hollywood o produzioni miliardarie; quelle
purtroppo sempre più rare emozioni
e spunti di riflessione che un certo
uso della cinepresa, della narrazione
o dei suoni ci possono dare ancora
oggi pagano un altissimo tributo a co-
loro che eran i veri giostrai di un’ arte
capace di superare le semplici barriere di una rappresentazione scenica e
mostrarci con occhi diversi, più
complessi, cose reali e pensieri
astratti.
Forse le coincidenze non esistono, probabilmente è solo il caso, ma quasi come un distante, involontario tributo
all’altro, due di questi grandi registi
si sono spenti a meno di 24 ore di
distanza, uno sull’ isola di Faro in
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
Svezia, l’altro a Roma.
Sono Ingmar Bergman
e Michelangelo Antonioni, due dei più grandi visionari e innovatori del cinema,
appartenenti ad un epoca artistica
dove film impegnati e impegnativi
non erano così rari e questa
forma espressiva era ancora vissuta
nella sua totalità più frequentemente.
Non si stimavano, eran distanti nello
spazio e nello spirito, ma hanno fatto
entrambi parte di un movimento cinematografico che probabilmente non
avrà eguali nel tempo a venire;
entrambi erano capaci di cogliere il
surrealismo dell’attimo, unito alla forza visiva e alla propulsione dei personaggi dei
loro film, incredibili pedine
che loro seppero muovere in
uno scacchiere più grande.
Il protagonista delle loro opere è una
persona nuova, sola, limitata per
tutta la sua esistenza dalla incapacità di comunicare con il mondo
esterno e a disagio con i propri sentimenti interiori; riflettente quindi lo spirito di una nuova personalità dei
tempi che vivevano.
Immagini, ombre, le emozioni catturate nell’istante perfetto, ecco cosa so-
esempio il primo nudo frontale del cinema), con le loro capacità visionarie
son riusciti a trasmettere ad un certo
genere di arte cinematografica una
eredità incommensurabile, vastissima e ricca nei temi. Il loro cinema
parla anche di contestazione, dell’assenza di Dio, e di quell'oscuro mondo
che è la mente umana, il tutto
raccontato on la suggestione visiva,
la capacità di donare nuovi occhi allo
spettatore.
Come ci si aspetta da due grandi artisti erano anche persone strane,
controverse, non si contano infatti i
numerosi affondi di Bergman verso
Le immagini
oltre la realtà
no i loro film, così uniti alla base, analizzando e rivoluzionando la cultura
borghese della cinepresa, ma anche
così differenziati e in fondo semplicemente diversi, con le brume del romanticismo raccontate da Bergman
e la ragione pulita e insanamente
surreale di Antonioni.
L’avanguardia era il loro terreno di rivoluzione, la capacità di trattare argomenti nascosti o volutamente ignorati prima (si ebbe con Antonioni per
altri interpreti della cinematografia
che farebbero gridare allo scandalo
senza ripensamenti, ma probabilmente queste anime inusuali sono
anche state elemento predominante
nei loro lavori che dimostravano
anche una fortissima personalità, dotati anche quindi di altissima cultura,
ma anche spigoloso, difficile, scorbutico.
Sono stati gli ultimi esponenti di un
cinema che oggi non c’è più, quel cinema d’autore che proveniva da una
base appartenente alla borghesia ma
che era capace di rivoluzionarne i
pensieri chiave, con la forza della
visione. Il cinema odierno nasce
dalla contaminazione con altre
fonti visive, e che sempre di più
diventa banale, schiavo della razionalità e di logiche che con
l’arte poco hanno a che fare.
Nonostante una ammirazione corale verso di loro, sono stati due
registi che di eredi non ne hanno
lasciati,
andando
però
ad
influenzare i lavori di registi come Wim Wenders o anche Woody
Allen, lasciandone traccia per
sempre nei loro lavori più riusciti.
E questa eredità, questa grandissima lezione di cinema che in più
di 40 anni son stati capaci di
consegnare ancora adesso a noi,
è probabilmente il loro successo
più grande.
Viper
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Paroliberismo
CULTURA
12
Struzzi in Bicicletta
Esistono innumerevoli modi
di dire, il solo elenco di quelli
che hanno come campo semantico sabbia e mare sono
una... marea: costruire castelli
di sabbia, mettere la testa
sotto la sabbia, insabbiare,
una goccia nel mare... Al di la
del fatto che in questo momento regredirei volentieri al
suddetto passatempo infantile, armandomi io stessa di paletta e secchiello, mi ha
sempre colpito l’uso di proverbi ed espressioni figurate ricorrenti nel linguaggio comune, un utilizzo che ben si discosta da quello poetico. In generale, per quanto mi risulta, nel
quotidiano i reiterati modi di dire non sono molto ben tollerati (dalla sottoscritta, perlomeno), forse perché il loro
uso smodato ha spesso
l’effetto di generalizzare una
specifica situazione reale,
provvista di circostanze attenuanti e peculiarità, in una Tipica, perfetta, (e irrimediabilmente falsa) immagine in
bianco e nero, dove ogni cosa
è Giusta o Sbagliata. In
aggiunta, troppo spesso tali
espressioni
vengono
utilizzate per muovere critiche
sotto forma di allusioni “velate” che, proprio per la canonizzazione delle locuzioni
stesse, risultano sentenziose e
ben poco diplomatiche.
Non sono in grado di esprimere il raptus omicida che mi coglie quando mi si rivolge l’odiosa "Hai voluto la bicicletta?
Adess.." Di norma il malcapitato interlocutore non ha
nemmeno il tempo di terminare l’adagio (il che è un bene,
tra l’altro, essendo di pessimo
gusto pronunciare il detto per
intero. Se proprio non si può fare a meno di citarlo, è consigliabile ricorrere almeno ad
abbondante reticenza). In primo luogo, dubito che la succitata frase sia mai stata pronunciata in un contesto che richiedesse la connotazione più
letterale: quando mai un
bambino che smania per cavalcare l’inusitato mezzo di trasporto viene apostrofato dal
genitore, tanto seccato dalla
di abbattere un uomo con
quelle zampacce pelose quando si sente in pericolo
non ha altra risorsa che
effettuare una totale rimozione della realtà, convinto che,
se si riempie il becco e le narici di sabbia, ciò sarà sufficiente per scamparla? Pare
che talvolta le persone reputino meno offensivo paragonarti alla caricatura di una bestiaccia ottusa anziché dirti
con franchezza che dovresti
analizzare meglio la situazione e non fingere che nulla
accada.
Perché, poi, si usano tanto trite espressioni? Pronunciare
proverbi ammanta il proprio
punto di vista di un’aurea di
sacralità, dato che gli adagi,
nell’immaginario collettivo, paiono tautologie incontestabili,
leggi scientifiche che inquadrano perfettamente ogni
sfaccettatura del reale. E’ un ricorso al principio d’autorità,
ovvero rifarsi all’opinione di
un esperto ritenuto incontestabile, salvo che qui si sostituisce l’autorità del “lui disse”
con il ”si”, benché la pretesa
saggezza dei popoli non costituisca nemmeno un sistema
coerente. Scrive Reboul , occupandosi di retorica: “ogni massima, ogni proverbio può essedi un metro, un metro e re confutato, o, come si dice
mezzo, dall’ingegnoso papà). nel calcio “contrato” da
A rendere detestabile il paralle- un’altra formula: “Andarci coi
lo è la falsità stessa dell’imma- piedi di piombo” vs “Chi non
gine: se le similitudini sottinte- risica non rosica”.
se hanno per definizione un
mero, retorico, scopo persuasi- Sono talmente ossessionata
vo (dato che la perfetta so- dalla mia bicicletta che non
vrapponibilità di due situazio- riesco a trovare alcun adagio
ni non è mai garantita, di senso opposto, me ne viene
quando non inesistente), per il in mente solo uno simile,
detto in questione è ancora “piangere lacrime di coccopeggio: non solo, sicura- drillo”, più carino dello struzzo
mente, il contesto non è una gi- piantato nella sabbia per il rifeta in bicicletta, ma il termine rimento alle reali abitudini didi paragone non è neppure rea- gestive del rettile (o forse solo
perché non mi è stato rivolto
listico.
con sufficiente frequenza).
Nella scala gerarchica dei pro- Intanto invito a non ricorrere
verbi più odiati un posto sul po- spesso a tali espressioni, per
dio spetta comunque al “ficca- non sembrare banali, scontati
re la testa sotto la sabbia”. Ri- e poco fantasiosi. Uomo avvivolgo un appello a tutti gli orni- sato...
Sonia
tologi in lettura: è poi vero che
lo struzzo – questo indifeso
uccellino australiano, capace
pigrizia filiale da rivolgergli
una domanda retorica? La
mia memoria in questo ambito offre piuttosto l’immagine
di un tipetto che sgambetta rapido sulle due ruote, mentre il
parente ansante lo rincorre,
urlando, tra inspirazioni asmatiche: "Vai piano, attento,
occhio alla signora – scusi, eh
- ehi, aspettami a attraversare!” (alcuni genitori di mia conoscenza ovviano all’incomodo optando per il famoso
guinzaglio da bicicletta. Articolo indispensabile per lunghi
tratti ciclopedonali, consiste
in una corda tesa tra i mezzi
dei due consanguinei, la quale confina il bimbo troppo intraprendente in un semicerchio
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
La rivincita di Jack
Proprio in questo periodo il
mercato letterario ha sfoggiato una
perla che fino a poco fa ha fatto solo intravedere: sto parlando della
nuova edizione del libro-manifesto
“Sulla Strada” dell’americano Jack
Kerouac, uno dei capostitpiti della
letteratura statunitense e mondiale
che ora troviamo nella versione
incensurata.
Afferro quindi al volo l’occasione di
celebrare questo ritorno e di offrire
un omaggio al grande autore.
La storia è, brevemente, la cronaca
di una compagnia di giovani
ventenni made U.S.A. (uno uno dei
quali proprio l’autore) che negli
anni ’40 decidono di intraprendere
un viaggio attraversando tutto lo
stato, fra sentimentalismi e materialismi.
Tuttavia “On The Road” è stato ed è
tutt’ora molto più di un racconto:
ogni generazione ha infatti il suo testo, il suo film, un personaggio
simbolo; Kerouac ha un ruolo duplice: quello di personaggio e quello
di libro.
Egli infatti rappresenta la cosiddetta
“Beat
Generation”;
<beat> in sè ha più significati: il
beat è il ritmo del jazz ma anche, e
soprattutto, un movimento dove i
giovani (i beaters) cercano la felicità (il beatific) allontanandosi dai canoni della società del consumismo
e dalla borghesia viziata che li comanda.
Kerouac emerge come il portavoce
di tutti questi ragazzi, provando per
anni ed anni a ricercar la felicità in
ogni sua forma e comunicando il
messaggio di andare in continuazione, di muoversi verso una meta che
in realtà è solo un arrivo fittizio: un
punto ossia dal quale ripartire per il
viaggio.
Rappresenta quindi emblematicamente un modo di essere di fronte
alla vita nomade e di alternativismo, accanto all’opposto regime
conformista imperante.
Proprio il viaggio è uno dei punti
chiave per l’interpretazione dello
scritto.
Il viaggio come operazione naturale, un impulso automatico a ri-
Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007
cercare sempre qualcosa di nuovo;
il viaggio sulla strada è ciò che meglio può rappresentare il movimento beat.
Esso è un movimento di rivolta
molto singolare, atto a suscitare
una rivoluzione passiva o meglio,
una rivoluzione ove non ci si oppone con la forza, bensì nel voler ottenere cambiamenti usando l’arma
bianca del passivismo incondizionato.
Con questo dato in più il viaggio è
anche uno strumento di protesta sociale: lo scappare dalla città straripante di valori borghesi e consumistici imboccando la strada dell’anticonformismo vuole essere il mezzo
per smuovere le coscienze di chi di
quella città è il fondatore ed il plasmatore a propria immagine.
Questo è anche da affiancare al
contesto storico: contestualizzare
questo libro porta ad accogliere nel
grembo contenente le cause del movimento beat i nuovi orizzonti aperti
in seguito al secondo conflitto
mondiale.
Il cittadino americano si sente imbarazzato, spaesato, si interroga sul
suo ruolo nel mondo, e di conseguenza il giovane cerca il suo ruolo
nella società e nella città (il suo microcosmo quotidiano), che però
non sono in grado di dargli risposte
costruttive e positive.
E’ chiaro per questo il processo di ricerca del se’ in altri luoghi, che
vanno oltre i confini dello spazio (dagli U.S.A. al Messico) e della mente
(il percorso è anche il proverbiale
“viaggio” dato da sostanze stupefa-
CULTURA
centi, di cui i personaggi del libro
fanno largo uso).
La ricerca dell’identità è quindi
intrapresa e quasi raggiunta attraverso il continuo cambiare, proprio
come fanno i jazzisti, per mezzo
anche di una certa “pazzia positiva”.
Si notano però anche lati negativi,
come l’incomunicabilità e l’indole a
ritornar sempre nello stesso luogo
e sugli stessi passi, od il ruolo che
assume la parola casa…
Proprio in questi frangenti Kerouac
trova la voglia di vivere estrema, vive in se stesso, riconosce come casa la sua mente: l’unico luogo accogliente per i suoi bisogni.
Anche qui indi l’importanza del
viaggio, che ora acquista valenza
sempre più prominente come atto
escatologico quanto formativo.
Un altro punto che quell’eccentrico
personaggio omosessuale, buddhista, drogato e sfrenato amante del
jazz, qual'era lo scrittore, è il profilo
esistenzialista, che in sostanza è
proprio quel profilo di cambiamento ribadito fino ad ora, ma la
cui marcata matrice intellettualistica trova nel testo una spiegazione
accessibilissima grazie all’uso di sole sequenze narrative (movimento
beat – qui il passivismo è stilistico!).
Si potrebbe, volendo, ricondurre il
tutto anche alla dottrina buddhista,
dove sinteticamente si ha vita=ricerca e dolore=impossibilità di avere un frutto dalla ricerca.
Ma la cosa più importante dove sta?
E’ la capacità che il manifesto letterario esistenziale kerouacchiano ha
di trasmetterci la bellezza di
un’esperienza – il viaggio – che se è
volontaria porterà sicuramente ad
ottimi frutti.
Con questa nuova edizione quindi il
messaggio sarà ancor più diretto,
concreto, quasi violento, ed il fatto
stesso che sia stato incensurato
rappresenta forse un segno di
maggior libertà…
Il sasso della riflessione successiva
che lancio è quindi il porre questo
concetto eterno nel mondo in cui viviamo ora…
Abbath
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CULTURA
La perdita delle sfumature
Italia? Qui Columbus
Due settimane negli USA. Traguardo raggiunto. Ma la
lingua e’ ancora un discreto
problema. Non ce ne rendiamo conto, ma il capirne
perfettamente una e’ un
qualcosa di fantastico.
Semplificando un po’, i passi,
o se vogliamo, gli step, del capire sono vari.
Il livello uno e’ il comprendere
il senso generale; per fare questo ci si appiglia a quelle poche parole che si afferrano
nel discorso e si lavora un
po’ di fantasia, ricostruendo quello che non
si e’ colto.
Il livello due prevede il riconoscere tutte le diverse parole e il riuscire,
potenzialmente, a trascrivere tutto cio’ che si e’ appena
udito, pur senza sapere cosa
significhi esattamente.
Gli altri livelli - che raggruppero’ in un fittizio livello tre, dal
momento che non ci sono
ancora passata e non posso
descriverli meglio - portano
gradualmente al capire perfettamente. Sfumature comprese.
Le sfumature sono quelle che
permettono di fare cose come
giocare con le parole in modo
pennacchiano, saltellare fra i sinonimi come Benni o dilettarsi leggendo qualche
Esercizio di stile. Ma anche “solo” al conoscere (o riconoscere) una persona dal modo in
cui scrive, farsi un’idea del
personaggio dal modo in cui
parla, dai vocaboli che sceglie,
dalle frasi che costruisce.
Capire i proverbi. I modi di dire, le frasi fatte: impresa impossibile all’inizio, che lascia il Povero Viaggiatore a domandarsi
cosa (porco cane) c’entrino i
cani e i gatti nel bel mezzo di
un discorso sul tempo.
Un articolo come quello di Sonia apparirebbe al nostro PV
un’indefinita entita’ a meta’
fra l’Arabo e l’antico Guatemalese (non esiste? Pazienza), e
lascerebbe il malcapitato a
interrogarsi sulla propria intelligenza. I tanto odiati modi di dire, diventano un qualcosa di
Superiore, di Inaccessibile.
Paradossalmente infatti e’ piu’
semplice capire un’intera spiegazione di storia americana a
scuola che non un dialogo in
cui spunta la frase fatta che fa
riferimento al modo in cui la
Strega si agitava nel Mago di
Oz. I cosidetti Prodotti della tradizione diventano un bel probelma per chi la tradizone non
la conosce affatto.
Nella sua correttezza grammaticale da corso d’inglese e nel
suo parlato che non cede allo
slang, lo straniero e’ perfetto
all’inizio. Ma e’ anche il piu’
ignorante: man mano che impara infatti il suo linguaggio si
sporca, la grammatica vacilla,
ma il vocabolario si inciccionisce a dismisura (e e c’e’ chi fa
notare come, in questa nazione, l’aumento della massa interessi contemporaneamente lo
straniero stesso, ma questo e’
un altro discorso) e il nostro
PV inizia a intendere tutto, proverbi compresi.
Ed e’ contento.
Hanno collaborato a questo numero
John - Davide Ranghetti - Articolista, revisore
Sonia - Sonia Ghilardi - Articolista
Viper - Guido Tana - Articolista
Abbath - Mattia Capoferri - Articolista
Mondo - Matteo Mondini - Articolista, impaginatore
Perche’ vi assicuro che e’
molto meglio un raptus omicida biciclettocausato piuttosto
che il continuo fastidio dovuto
al non capire.
Soprattutto le sfumature. Il
senso generale delle cose e’,
infatti relativamente semplice
da afferrare. Chiunque entri in
un qualsiasi Subway (fastfood
specializzato nella preparazione di sandwich “personalizzati”: il cliente passa davanti a un vetro e segue la nascita del proprio sandwich
man mano che indica al Subwayman i vari ingredienti) riesce ad uscirne paninmunito.
Anche se magari le prime
volte non riesce a spiegare
che vuole pane normale con
prosciutto e formaggio e si ritrova con pane al formaggio e
prosciutto normale.
Pane al formaggio: per un italiano vuol dire panino farcito
col formaggio. Qua l’espressione va bene sia per il panino
con dentro il formaggio sia per
il
pane
con
formaggio
nell’impasto. Schifosissimo peraltro. Come spiegare al sorridente omino quale tipo si vuole? Per il primo tipo si chiede
il pane e qualche secondo dopo formaggio, per il secondo
si
chiede
semplicemente
“chees bread”. Questione di
sfumature.
Fin quando si tratta di ordinare un panino non e’ poi una tragedia il non capire, tanto il sapore della ColaCola copre
tutto. Il problema nasce
quando non si hanno zuccheosi beveroni capaci di edulcolare il misunderstand, e non si
capisce la sfumatura che
rende una frase una battuta.
Tutti a ridere e tu no. Ti guardi
intorno: qualcuno ha per caso
un po’ di CocaCola?
Didi
(in ordine sparso):
Ephrael - Niccolò Salvi - Articolista
Didi - Diana Noris - Articolista
Spock - Marco Dallavalle - Articolista
Fre - Francesco Gaini - Revisore, Vignettista
Per comunicare con gli articolisti (o con chiunque altro) inviateci una mail a [email protected]
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Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007