Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 - BEDROSIAN
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Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 - BEDROSIAN
WWW.BEDROSIAN.IT Mensile Socio-Politico diffuso tramite Internet Tutti gli articoli sono distribuiti sotto Licenza Creative Commons Attribuzione - Non Opere Derivate 2.5: potete redistribuirli in qualunque modo e forma a patto di citare la fonte e senza modificarli In questo numero OPINIONI pag 2: La cultura dell'insabbiare pag 3: PubbliCittà 1 pag 4: Videogiochi e violenza pag 6: Che tormento! PROPOSTE pag 8: Farewell Copyright pag 9: Open Your Ears! CULTURA pag 11: Antonioni e Bergman: Le immagini oltre la realtà pag 13: La rivincita di Jack RUBRICHE Cos'è successo? Sprecati! :: La caccia al freddo Paroliberismo :: Struzzi in bicicletta Italia? Qui Columbus :: La perdita delle sfumature Italia? Qui Columbus Ed eccomi qua, a scrivere il primo articolo da Reporter. Essi', quest'anno faro' da pseudo-reporter da Columbus, Indiana, Stati Uniti, dove mi trovo per un programma di studio. Ogni mese descrivero' un qualcosa di connesso alla mia esperienza qua, dove tutto e' cosi' diverso dal nostro paese. Quello che cerchero' di fare sarà prendere un pezzo di America e descriverla per come l'ho incontrata io, cercando soprattutto di capire cosa c'e' di vero nei più classici stereotipi rigostellati che abbiamo in mente, e cosa no. (segue a pagina 14) Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 NUMERO 3 AGOSTO 2007 Editoriale Nel tempo delle vacanze Ecco qui il terzo numero, numero di Agosto, anche se uscito nei primi giorni di Settembre. Qualcuno magari si chiederà (e anche noi ce lo siamo chiesti in effetti) perchè non abbiamo fatto uscire un numero “vacanziero” Luglio/Agosto invece di rischiare questo ritardo. Beh, la voglia di fare, ma anche l'inesperienza, ci hanno fatto credere che durante l'estate avremmo avuto più tempo per scrivere, per decidere, per parlare del progetto, in fondo siamo più o meno tutti universitari o liceali. Insomma, pensavamo di riuscire senza problemi a far uscire due numeri (e in effetti alla fine è stato così, anche se questo che state leggendo è arrivato in ritardo) e anche due numeri corposi e significativi. Non avevamo considerato che le vacanze sono pur sempre vacanze. E questo non per una semplice tendenza alla nullafacenza o al “riposo totale”. Durante le vacanze ci si rilassa, si pensa ad altro, si cerca di evadere dalla quotidianità. Ma soprattutto ci si vuole sganciare da obblighi e scadenze temporali. Si preferisce, in definitiva, tenere tutto quello che “è da fare”, che necessita di concentrazione co- stante, di organizzazione mentale, per i momenti dell'anno che già di per sé richiedono queste caratteristiche. E in fondo è giusto così. D'altronde l'obiettivo di chiunque dovrebbe essere quello di fare cose che lo divertano, che gli piacciano e gli diano soddisfazione. E dato che buona parte del tempo per coltivare i nostri sogni ci viene spesso tolto (con più o meno contropartita) dalla scuola o dal lavoro, l'estate e le vacanze sono forse il momento in cui lasciare spazio all'imprevisto, alle decisioni del momento, all'improvvisazione della giornata, all'inaspettato, al far susseguire tante piccole soddisfazioni, slegati dagli obblighi e dalle costrizioni. Si prendono strade nuove, si viaggia su binari mai presi, rivoluzionando i programmi a lungo termine, potendosi permettere di sconvolgere la quotidianità. E poi, ovviamente, è il tempo in cui si progetta fantasticando, si lanciano idee, proposte, anche utopiche e, forse, irrealizzabili. Si sogna insomma, sogni ad occhi aperti e speranze per il futuro, cose che magari verranno poi tentate, messe in pratica e realizzate quando si tornerà all'impegno quotidiano. La Redazione 1 OPINIONI La cultura dell' Il mare, la spiaggia. Una famigliola in vacanza, mamma babbo bimbo bimba; come quelle della pubblicità delle merendine; se a lei mettiamo un po’ di ciccia sui fianchi e a lui togliamo un po’ di capelli, è lo stereotipo perfetto della famiglia italiana. Ah, i bimbi devono essere tremendamente fastidiosi. Bagno, castello, sole, freesbee, settimana enigmistica, bagno, pipì, palla, merenda; alla fine sgombrati stuoia e ombrellone sulla spiaggia rimane il Quantitativo Giornaliero Medio di Rifiuti, magari ammucchiato nel fossato del sabbioso maniero; che si fa? Beh, ma cosa vuoi, lasciali lì no, coprili, mettili sotto la sabbia, tanto non li vede nessuno... “Tanto non lo vede nessuno”. Frase simbolo della cultura italiana. “Tanto chi vuoi che se ne accorga”. Forse non tutti gli italiani sotterrano i rifiuti nella sabbia, anzi probabilmente sono in pochi che lo fanno. Ma portando l'esempio in altri ambiti, forse abbiamo più successo. Un barbone sul marciapiede, qualche moneta signore per favore, ho una famiglia che ha fame. Passa avanti, non fermarti, non voltarti nemmeno. Ci penserà qualcun altro. Ecco ora il barbone non c’è più, è sparito, insabbiato. Il frigorifero rotto, ma non posso nemmeno ripararlo? No guardi, qui è proprio tutto andato, è proprio da buttare. Ma che faccio, lo porto in discarica? Con quello che mi costa, siamo matti? E allora io lo butto sì, ma nel bosco. Tanto lì chi vuoi che lo veda. Problema risolto, frigo insabbiato. Signor dentista, scusi ma lei è sempre più caro… Che ci posso fare signora, con le tasse che ci mettono; ma se vuole la faccio uno sconto, 2 insabbiare e niente fattura. Tasse sparite, tasse insabbiate. Ma gli esempi potrebbero continuare ancora: una carta per terra, un incidente, un incendio, la mafia, l’inquinamento, la fame nel mondo, le guerre; dal più piccolo al più grande dei problemi. In un battito di ciglio spariscono dal pri- mo all’ultimo: prima c’erano e ora non ci sono più; basta non pensarci. Siamo un po' così, perchè dovremmo interessarci? Perchè dovremmo preoccuparci di cose che nessuno vede o vuole vedere? Sono cose che non ci riguardano, passiamo e diciamo fra noi “ci pense- "...evviva la tranquillità d'animo, perchè rivoluzionare le cose? Via, sotto la sabbia, nessuno lo vede, nessuno si lamenterà." rà qualcun'altro”. E siamo in pace con la nostra coscienza. “In pace con se stessi”, questa è la parola d'ordine. Una civiltà in pace con se stessa e che pensa solo a di- vertirsi, a divertirsi e a star bene; che assorbe i suoi problemi nel proprio DNA e li eleva al rango di Eterna Componente Strutturale, in modo da poter dire: “Eh ma cosa ci vuoi fare, le guerre ci saranno sempre, la povertà ci sarà sempre, senza inquinamento non c’è progresso”; o che, al contrario, i propri problemi li minimizza, li declassa, li rende insignificanti, contingenti, insignificanti: appunto, li insabbia: “Ma cosa vuoi che sia, una lattina in terra non è mica una tragedia, non muore nessuno, i problemi sono altri”. A norma un problema dovrebbe essere affrontato diversamente: si cerca una soluzione, ci si mette a tavolino, si studia, si progetta, si pensa, si prova: un meccanismo razionale, scientifico; ma forse non è così ovvio: questo procedimento forse aiuterebbe a risolvere un problema, ma nel frattempo lo ingigantirebbe, lo metterebbe in luce, in primo piano; questo procedimento non è divertente, non fa stare in pace con se stessi. Questo procedimento è fastidioso: crea altri problemi, nella complessità del risolvere il problema di partenza (anche dove la “complessità” può essere il buttare la lattina in un cestino e gli “altri problemi” il tenerla in mano o metterla nello zaino in attesa di vederne uno). Insabbiarlo, invece, è molto più facile e veloce. Una tolleranza silenziosa, un far finta di nulla che è ipocrita: perchè allora non rendere legale e portare alla luce del sole quello che viene mutamente tollerato? No, si preferisce così, ci si trascina avanti sempre sugli stessi schemi, evviva la tranquillità d'animo, perchè rivoluzionare le cose? Via, sotto la sabbia, nessuno lo Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 OPINIONI vede, nessuno si lamenterà. Un ragionamento figlio di una società che è da un lato estremamente socializzata e che dipende dal comportamento di ogni suo membro ma dall’altro estremamente individualista: tutti pensiamo di poter badare a noi stessi da soli, di non dover render conto di nulla a nessuno, tutti viviamo quasi come monadi spinoziane nei confronti dei nostri doveri e delle nostre responsabilità. Sbagliamo. E allo stesso modo si comportano le istituzioni, le industrie, le aggregazioni complesse del vivere: ma qui il discorso è molto più complesso, qui non si tratta di piccole attenzioni o norme di civile comportamento: qui entra il gioco il profitto; e finchè sarà il profitto ad essere alla base delle scelte dell’umanità non potranno esserci soluzioni umane ai problemi: il petrolio inquina, ma le rinnovabili costano, non hanno mercato; ergo continuiamo col petrolio. La guerra fa milioni di morti, ma serve al mio Paese per avere un peso politico adeguato alla sua posizione economica, ad inserirlo con una posizione di forza nelle trattative internazionali; ergo evviva la guerra. Qui poi entrano in gioco meccanismi oggettivi dell'economia più grandi della volontà umana: in economia homo homini lupus; qui davvero è escluso porre principi etici come guida alle proprie scelte, pena l'espulsione dal mercato. Ma forse non lo facciamo apposta: forse è proprio vero che si pensa a un problema solo quando il dolore è troppo fastidioso; chi pensa mai alla propria schiena, prima che il mal di schiena non lo tenga sveglio la notte? Chi nell’accendersi una sigaretta pensa ai propri polmoni, prima che gli venga diagnosticato un tumore? Chi pensa al proprio fegato, al proprio cervello, al proprio cuore, prima che il male dovuto al proprio vizio sia ormai co- Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 sì avanzato da essere doloroso? Vizi. Perché è eclatante che la nostra è una società viziata. E forse cominceremo a pensare all’aria che respiriamo, ai rifiuti che ammucchiamo, alle guerre che provochiamo solo quando la prima sarà irrespirabile, i secondi ci avranno sommerso, la terza sarà in casa nostra. Solo quando non sarà più fisicamente possibile nascondere e insabbiare i nostri problemi, cominceremo a pensarci; e a pensarci davvero, perchè ammettiamolo: molto spesso anche gesti generosi e nobili di beneficenza sono un modo per sentirci in pace con noi stessi, ma altro non fanno che mettere una pezza a un problema senza dover faticare troppo, senza dover tentare di risolverlo davvero, il problema. Evviva l'omertà. John & Mondo PubbliCittà 1 L'effetto diseducativo della pubblicità, la sua aggressività per contenuti o cadenza ossessiva, attraverso esempi di tutti i giorni Una voce femminile ci ripete il nuovo slogan di Mercatone Uno, “Vivi Davvero”, dopo aver reclamizzato il prodotto di turno. L’azione del vivere è subordinata a uno standard economico-sociale, senza il raggiungimento del quale non è che sopravvivere. Come se non fosse una vita che valga la pena di essere vissuta quella priva del motorino Piaggio bla bla a soli chissene. Si tratta di un messaggio eticamente mostruoso e insultante per chi non può / non vuole adeguarsi a simili tendenze. Questo “Vivi Davvero” suona beffardo sulle labbra di un’azienda che a suo tempo aveva usato Pantani per le sue campagne pubblicitarie. “Vivi Davvero” è poi una modificazione del più esotico “Life is now”, surrogato moderno del “Carpe Diem”. Anche la pubblicità della Omnitel meriterebbe qualche riga di descrizione, come è cambiata nel corso degli anni approdando infine a Totti e Gattuso, ma è un esempio talmente conosciuto che per il momento trascuriamo, accantonandola. Che la pubblicità faccia leva sull’irrazionale si sa, il peggio però è quando cerca appigli pseudo-scienti- fici. Gente in camice bianco in laboratori futuribili, con tanto di corporatura, occhiali e sguardo fiducioso, che si suppone un ricercatore debba avere, spaccia un dentifricio o rasoio “di ultima generazione”. Poi abbiamo la pubblicità dell’acqua “ricca di piacere, ma povera di sodio”, come se non fosse, salvo rari casi, un atto innocuo assumere un determinato quantitativo di sodio ad esempio attraverso il sale usato per condimento. Inoltre esistono dei limiti alle concentrazione, ad esempio di nitrati, fissati a livello europeo che un acqua anche del rubinetto deve possedere: che l’acqua sia potabile non è la pubblicità a dovercelo garantire. Quindi sottolineare lo scarso contenuto di sodio è in qualche modo pleonastico e persino dannoso, perché altera la percezione delle persone circa la reale dannosità di una sostanza a una data concentrazione e attribuisce una qualità benefica al prodotto che in realtà non possiede. (continua sul prossimo numero...) Spock 3 OPINIONI rebbe d'uopo che gli scienziati siano aperti al dialogo, tanto da poter riconoscere che esistono benefici a livello intellettivo, cognitivo e relazionale. Al contrario si ostinano ad analizzare solo una faccia della medaglia, incappando in considerazioni ambigue e contraddittorie. Non è possibile analizzare in laboratorio, attraverso test, un aumento o meno dei livelli di aggressività, perchè non si prende in considerazione il vero contesto sociale del consumo videoludico. I gamers giocano per divertirsi, è una attività spontanea, non obbligata. Per questo motivo non è mai stato possibile attingere a prove inconfutabili che potessero evidenziare comportamenti antisociali e pericolosi nei soggetti analizzati. Evidentemente potrebbe esistere solo un rapporto tra i due fenomeni di violenza virtuale-reale, ma un rapporto non è una causa. A riprova del fatto che una interdipendenza non è una relazione di tipo necessario, è stato provato che il livello di criminalità giovanile nei tre principali mercati di videogiochi (Stati Uniti, Giappone, Europa) non è mai stato così basso come ora: gli arresti di minori per cri- Videogiochi I pregiudizi contro una forma d'intrattenimento dalle grandi potenzialità Fin dagli anni 70, quando i videogiochi hanno raggiunto il mercato di massa come nuova forma di intrattenimento, sono subitaneamente scaturite ansie fobiche verso questa tecnologia. E' risaputo. Con l'evoluzione rapida del videogioco in questi, ormai, quattro decenni la situazione non è cambiata. L'immagine che hanno dipinto i media di questa tecnologia ha fatto sì che sia scaturita una importante diffidenza sociale che ha portato ad attacchi decisamente ingiustificati e privi di fondamento. Atteggiamenti poi supportati, attraverso ulteriori campagne diffamatorie e leggi apposite, dalla comunità scientifica e da rinomati psicologi del comportamento, i quali hanno identificato nei videogiochi con rating 18+ uno stretto legame causale con la violenza reale, dovuta all'aumento di aggressività prodotta dalla violenza virtuale. Tra questi psicologi vi è il celebre Craig A. Anderson, il quale ha eseguito test in laboratorio per provare la veridicità del suo pensiero. Anderson ha provato che la fruizione di situazione virtuali violente ha causato nei soggetti in esame un aumento dell'aggressività, pensieri, emozioni e comportamenti violenti. Purtroppo la sua ricerca presenta numerosi errori in ambito metodologico, dato che non vi sono effettivi riscontri nella vita reale di comportamenti violenti dovuti all'utilizzo di un videogioco. Ad ogni modo la società ha continuato ad attaccare l'attività dei gamers, sostenendo che l'uso di videogiochi ha effetti deleteri sulla salute mentale degli stessi. Sa- 4 "Ci si ostina ad analizzare solo una faccia della medaglia, incappando in considerazioni ambigue e contraddittorie" mini violenti sono diminuiti sistematicamente. Se le tesi degli psicologi fossero corrette, lo scenario sociale giovanile sarebbe del tutto diverso. I detrattori dei videogiochi non sono riusciti, perciò, a interpre- tare questo fatto alla luce delle loro opinioni, giungendo a paradossi; arrampicandosi sui vetri. Ma i media hanno continuato ad analizzare il fenomeno attribuendo la responabilità di omicidi efferati, come il massacro della scuola superiore di Littleton in Colorado (1999), ai videogiochi, in questo caso a Doom, capolavoro della idSoftware. In quell'occasione due adolescenti, Eric Harris e Dylan Klebold, uccisero a sangue freddo studenti e insegnanti, prima di suicidarsi. La colpa è dei videogames, non del contesto socio-culturale e familiare in cui sono vissuti, nevvero? Altro esempio è quello del quattordicenne Stefan Pakeerah che venne assassinato dal diciassettenne Warren Leblan il 27 febbraio 2004 in Gran Bretagna. I media affermarono che nella camera dell'omicida fu trovato un controverso videogioco di Rockstar: Manhunt, identificando nello stesso il mandante. Il famoso avvocato anti-videogame Jack Thompson e la famiglia di Stefan intentarono causa a Rockstar. Nel frattempo Mahunt attirò l'interesse del pubblico e raggiunse i primi posti della classifica dei giochi più venduti. Solo successivamente si è venuto a sapere che il gioco non è stato ritrovato nella camera dell'assassino, bensì in quello della vittima, vanificando le precedenti accuse. In ogni caso tutti coloro i quali hanno comprato (e perciò giocato a) Manhunt, a Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 OPINIONI causa dell'interesse scaturito da questa vicenda, non hanno ucciso nessuno. E' perciò del tutto verificabile in modo empirico che le accuse dei media sono completamente infondate; se così fosse basterebbe una partita a Killer7 o Half-Life per riempire le carceri minorili di ragazzi. Meno male che non è così. Recentemente è scoppiato, anche in Italia, lo scandalo Rule of Rose e Manhunt2, due giochi Adults Only (AO) vittime di critiche e censura. Addirittura, per quanto riguarda la vendita di Manhunt2, molti paesi ne hanno bandita la vendita e Rockstar (l'editrice del videogioco), ha dovuto modificarne i contenuti per poter ottenere il rating M (Mature, 18+) dalla ESRB (Entertainment Software Rating Board), e poterlo mettere in vendita. Ma non è solo la violenza virtuale l'obbiettivo delle critiche dei benpensanti. Lo stereotipo del videogiocatore è quello dell'adolescente complessato, solitario, asociale, deriso dai coetanei, con problemi esistenziali e di comunicazione. La realtà è completamente diversa. Con lo sviluppo dei mondi virtuali e il multiplayer sia locale che online, le occasioni di socializzare con individui di diversa estrazione sociale, economica e culturale sono disparate. Nelle chat room, prima di disputare un incontro online si possono conoscere numerosi utenti con la stessa passione, in modo tale da divertirsi e cooperare, sviluppare strategie, lavorare di squadra. Spesso poi, si coltivano amicizie anche al di fuori degli schermi e dell'ambito ludico. Tutto ciò è provato da numerose e valide ricerche di carattere etnografico che difatti considerano un elemento di non poco peso: l'interazione videoludica permette un margine di socializzazione de- Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 cisamente maggiore rispetto alle altre forme di intrattenimento per eccellenza come cinema e letteratura, che sono per antonomasia individuali. Durante la lettura di un libro si tende a isolarsi, al cinema è raro parlare con uno sconosciuto vicino di posto riguardo al film in visione. Oltre al fattore meramente sociale sono anche altri gli stimoli positivi veicolati dai videogiochi. Alcuni studi hanno messo in luce che il videogiocare produce benefici come: stimolazione cognitiva, accentuazione dei riflessi, migliore equilibrio mentale, elaborazione di strategie vincenti, concentrazione, flessibilità cognitiva, risoluzione di problemi inaspettati, stimolazione di abilità spaziali, capcacità di pensare. Un consumo responsabile e consapevole può perciò, come dimostrato, generare effetti completamente positivi. Ovviamente il tempo dedicato non deve essere eccessivo perchè, come avviene con la televisione, l'esperienza può trasformarsi in casi di dipendenza estrema, totale ed esclusiva. L'essenziale è essere consapevoli di trovarsi di fronte a una finzione, bisogna saper distinguere tra atto violento e sua rappresentazione: quando vediamo un film, oppure un quadro che rappresenta situazioni crude, sappiamo che si tratta di "finto" per quanto possa sembrare realistico e rappresentare situazioni che potrebbero capitare nella realtà. Fino a prova contaria nessuno ha mai voluto riprodurre azioni viste in un film horror e in CSI, oppure nei dipinti del Caravaggio, quale il famoso "Giuditta decapita Oloferne"... Si potrebbe replicare che gli engine grafici dei videogiochi moderni sono estremamente realistici e che siamo noi in persona a giustiziare il nemico col nostro mouse o controller. Non è forse vero che siamo sommersi da film ben più cruenti ed espliciti (vedi l'insignificante Hostel) interpretati da esseri umani e non da modelli poligonali ricoperti da texture e shader? L'immedesimazione in quanto tale è, conseguentemente, più elevata nel tipo di intrattenimento non ludico. Inoltre in trent'anni non è ancora stato provato che un utente possa perdersi e vivere esclusivamente nei mondi virtuali, non riuscendo più a distinguere violenza reale da quella immaginaria. Il gioco ci permette di sfogare istinti umani naturali che, nella vita quotidiana, sarebbero biasimati. In un FPS (First Person Shooter) si può fraggare (eliminare uccidendo) un nemico gestito dalla I.A. (Intelligenza Artificiale) della CPU (Processore), senza crearsi particolari problemi etici, essendo solamente una routine gestita artificialmente da un computer. La videoetica tuttavia analizza le implicazioni morali e sociali di questi gesti, cercando di capire se l'intelligenza artificiale non è "solo" una routine. Ma questo è un'altro discorso. Ephrael 5 Che tormento! Grande tensione in questi giorni in tutta Italia all’approssimarsi di uno dei momenti più importanti di partecipazione attiva dei cittadini alla vita dello Stato: le Democratiche Elezioni per la scelta di quello che per un’intera Estate avrà l’onore e l’onere di guidare la Nazione nella sua tintarella, nei suoi flirt e nei suoi sollazzi: il Tormentone. Come ogni anno la Popolazione interromperà ogni sua occupazione lavorativa e cerebrale per recarsi in massa ai Seggi Elettorali, predisposti lungo l’intero arco delle spiagge italiane; qui si svolgeranno le votazioni, guidate dal Presidente del Seggio On. Capitan Uncino che, pronunciando la formula “Porta in alto la mano, segui il tuo capitano” inviterà i cittadini ad indicare per alzata di mano la propria preferenza. Due quest’anno i candidati in lotta: Umbrella, espressione delle lobby dei commercianti (di ombrelloni), che vorrebbero a Palazzo Number One una “canzone forte” per rilanciare l’economia, e Relax: Take It Easy, protagonista nelle ultime settimane di aspre critiche da parte dei concorrenti, che la accusano di “lassismo tipicamente di sinistra”. Ricordiamo che un terzo candidato, “Bruci la città”, indicato come favorito ad inizio estate grazie al largo sostegno di cui godeva al sud (e in particolar modo nell’area del Gargano), ha dovuto ritirarsi, già durante la lotta per le Primarie, per incostituzionalità: “Irene Grandi fa già parte di un altro partito” era stata la sentenza del Corte Delle Sette Note. In caso di parità, avvisa il Comitato Elettorale, la scelta del Tormentone verrà interpellata una Giuria composta dai sei onorevoli Tormentoni a vita: Stessa spiaggia stesso mare, Abbronzantissima, Azzurro, Fin che la barca va, Sapore di sale e 6 Stasera mi butto. Ma passiamo alle dichiarazioni dei candidati: “Non abbiamo nulla da temere: siamo una squadra fortissimi” ha affermato ieri sera Umbrella ad un Happy Hour durante il quale è stato presentato il Programma Elettorale (composto di sole tre parole: Sole, Cuore, Amore). Repentina la risposta del rivale, che replica: “Per vincere ci vuole calma e sangue freddo”. Particolare rimane il clima in cui si svolgeranno le elezioni quest’anno: la penisola è infatti ancora scossa dalla cosiddetta “crisi della canzonetta”, fenomeno globale di disinteresse e sfiducia nei confronti delle melodie dell’estate, accusate di essere vuote, senza senso e non rappresentative della società civile: “Sia- mo tornati ai tempi della Macarena!” è il grido che si alza da tutt’Italia. Clima questo che viene ulteriormente scosso da episodi di terrorismo: è di questa notte la notizia della cattura del giovane rockettaro autore delle scritte di minaccia a Monsignor Chihuahua apparse pochi giorni fa sui muri di Genova; “Lotto per l’avvento del Rock Progressivo, a morte queste canzoni che non fanno altro che tormentarci” è stata la sua unica dichiarazione. A breve gli svolgimenti della vicenda e i risultati delle elezioni, che daranno finalmente una risposta alla domanda che ci assilla da settimane: chi sarà il Tormentone 2007? John "Compra anche tu l'auto ecologica!" La Vignetta OPINIONI Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 Cos'è Successo? OPINIONI 07 Agosto: La Georgia accusa la Russia di aver violato il proprio spazio aereo e lanciato un missile antiradar nei territori dell'Olsezia del Sud, provincia autonoma georgiana che da anni rivendica la separazione e il ricongiungimento con l'Olsezia del Nord, facente parte della Federazione Russa. Mosca nega ogni responsabilità. 8 Agosto: Cina, parte il conto alla rovescia: a un anno dai giochi olimpici, tra festeggiamenti e proteste in favore dei diritti umani, dell'indipendenza tibetana e dell'emergenza ambiente. 8 Agosto: Il Presidente del Consiglio Prodi propone l'utilizzo di parte delle riserve auree italiane per il risanamento del debito pubblico. 10 Agosto: Crollo generale delle borse, causato da una crisi nel sistema USA dei mutui. Il sistema dei mutui "subprime", ovvero prestiti ad alto rischio concessi a persone con poche garanzie o problemi di insolvenza in passato, non ha retto. Solo in UE bruciati 270 miliardi di euro. 11 Agosto: Livorno: l'incendio di una baracca in un campo Rom costa la vita a 4 bambini. 12 Agosto: Fa discutere una dichiarazione di Prodi riguardo ad Hamas, definita "una realtà esistente di cui dev'essere favorita l'evoluzione". 14 Agosto: Iraq: una serie di quattro attentati kamikaze compiuti con camion-bomba provoca quasi 500 morti e centinaia di feriti. 15 Agosto: La guerra della 'Ndrangheta calabrese varca per la prima volta i confini nazionali: a Duisburg, in Germania, vengono uccisi sei giovani italiani legati alla famiglia Pelle-Romeo, una delle prota- Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 goniste della faida di San Luca. 16 Agosto: Un violento terremoto, di intensità 7,9 gradi Richter, colpisce il Perù, causando più di 300 morti e 1000 feriti, e provocando enormi danni soprattutto nella zona della città di Pisco. 22 Agosto: Fiorani,ex-presidente della Popolare di Lodi, confessa ai pm di aver consegnato sottobanco 200mila euro a Brancher (Forza Italia) e Calderoli (Lega Nord) per la campagna elettorale, nel corso di un processo che vede imputati i tre e altre 46 persone, dalla procura della Bassa, per appropiazioni indebite. 24 Agosto: L'Eta ritorna a colpire: feriti superficialmente due agenti per l'esplosione di un furgoncino carico di espolosivo presso Durango 26 Agosto: il noto pilota di F1 Fisichella pagherà allo stato italiano 3,8 milioni di euro dopo che gli era stata contestata un'evasione di 17 milioni di euro. Un affare per il pilota della Renault che aveva dichiarato la residenza a Montecarlo. 28 Agosto: In Turchia viene eletto per la prima volta un presidente "islamico": Abdullah Gùl 28 Agosto: secondo un'ordinanza del comune di Firenze il lavoro del lavavetri diventa illegale: multe fino a 260 euro e pene fino a 3 mesi di reclusione. Altre città sarebbero disposti ad applicare ordinanze analoghe sul proprio territorio. 28 Agosto: La commissione europea domanda all'Italia informazioni sulle esenzioni Ici, Ires, Irap, Irpef e alle associazioni no profit legate alla Chiesa di cui questa gode nel Bel Paese. 29 Agosto: Eugenia Roccella, portavoce del Family Day, dichiara sull'Avvenire."Dopo trent'anni va cambiata" in riferimento alla legge 194 sull'aborto. 30 Agosto: Kenneth Foster, condannato nel Texas alla pena di morte perchè complice di un omicidio, riceve la grazia a poche ore dall'esecuzione. Il suo caso aveva fatto discutere dato che egli non aveva commesso in prima persona il delitto. 30 Agosto: Alitalia vara il piano industriale per la ripresa. Prevede esuberi per un aumento di capitale e un ridimensionamento dello scalo di Milano Malpensa a favore di quello di Roma Fiumicino. Critiche, specie sul ridimensionamento dell'utilizzo dell'aereoporto milanese, arrivano dal presidente della Lombardia Formigoni. 6 Settembre: muore Luciano Pavarotti, straordinario e amatissimo tenore; durante la sua carriera, tra le altre cose, tentò con successo numerosi esperimenti di connubio tra musica lirica e musica pop e rock (i "Pavarotti & Friends"). Ebbe anche problemi con il fisco italiano, che gli contestò diversi miliardi di lire di evasione, con cui si riappacificò rimborsando una grande somma. 8 Settembre: si svolge nelle piazze delle maggiori città italiane il V-Day, iniziativa promossa da Beppe Grillo tramite il suo famoso blog, con lo scopo di raccogliere le firme necessarie per l'avanzamento di una proposta di legge popolare contro la presenza in parlamento di politici condannati, 9 Settembre: da Vienna il Papa denuncia con forza il pericolo che la scienza "atea", non accompagnata dalla fede, può rappresentare per l'umanità. 7 PROPOSTE Farewell Copyright Le rivoluzioni del mondo musicale “L’industria della musica sta crescendo L’industria discografica no” Sembra essere una dichiarazione scagliata come un anatema, derivante da un’ attenta analisi di mercato discografico oppure un commento a caldo di un semplice ascoltatore di musica che crede di saperne un po’ sulla questione. Invece è un commento ponderato, a freddo, di Edgar Bronfman, niente meno che il numero uno della Warner Music, uno dei colossi dell’industria discografica. Se perfino uno dei capi di una delle major più importanti non si fa troppi problemi ad ammettere che, dati alla mano, le vendite di dischi sono in calo vertiginoso, è perché dopo 8 anni dall’avvento della musica su internet la situazione è ormai diventata evidente anche a chi non ha particolare interesse sull’argo- mento È nel 1999 infatti che il mondo della musica decise di cambiare per sempre e in modo rivoluzionario. Un comunissimo studente di Boston, Shawn Fanning, decide di utilizzare la rete per condividere con amici e conoscenti la musica che possiede. Se prima era costretto a farlo masterizzando cd manualmente, ora il processo è molto più semplice, veloce, selettivo e soprattutto può essere impiegato a loro volta dagli altri utenti per condividere la loro musica; è l’avvento del File Sharing, Napster. Una vera e propria rivoluzione anche perché per un certo periodo di tempo l’operazione navigò sui Copyright alternativo per la musica Quali sono le modalità che un musicista può utilizare per distribuire liberamente le sue composizioni e produzioni? La prima è rilasciare i lavori sotto dominio pubblico, ovvero chiunque può farne ciò che vuole. Esistono però diverse possibilità per mantenere su di essi alcuni diritti: la Free Art License ad esempio è per le opere d'arte quello che la GNU Public License è per il software, ovvero libertà di redistribuire ma citando l'autore, possibilità di modificare l'opera solo se si redistribuisce con la stessa licenza. Le più versatili e utilizzate sono sicuramente Creative Commons (www.creativecommons.org), che permettono nella loro forma basilare di redistribuire qualsiasi opera artistica assicurando che chi lo faccia mantenga l'attribuzione all'autore originario. Inoltre tramite versioni diverse di queste licenze si possono impedire l'utilizzo commerciale di un 'opera o la modifica di essa per creare oprere derivate, e si può anche inserire l'obbligo che le opere derivate vengano redistribuite sotto la stessa licenza. 8 margini della legalità; sembrava incredibile poter avere accesso ad un tale quantitativo di musica senza dover pagare. Infatti la situazione, dopo che un certo gruppo della California decise di intraprendere un’azione legale, non si mantenne così rosea, Napster viene prima chiuso e poi trasformato in programma con download a pagamento. Ma ciò non ferma assolutamente il processo messo in atto; nascono nuovi programmi di file sharing (stavolta però ad uso palesemente illegale ma utilizzatissimi), e soprattutto nascono tantissimi programmi di download legale, come ITunes lanciato da Steve Jobs, e la musica spalanca le porte alla diffusione sulla rete, con l’effetto inevitabile del calo di vendi- "...il vero problema di questo sistema di cose non è per l'artista, è per l’industria discografica" te di materiale discografico ma soprattutto una facilità soprendente con la quale la musica può raggiungere l’ascoltatore. Come riusciamo però a spiegarci il fatto che non vediamo le rockstar di un tempo ridotte a chiedere l’elemosina e sempre più gruppi invece, anche provenienti dalla scena alternative o underground, stanno nascendo con un ampio pubblico in questa era dove tecnicamente dovrebbero vedere pochissimi introiti dalle loro opere e il loro giro d’affari nato dal supporto cd sta collassando? Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 PROPOSTE Semplicemente hanno imparato ad usare anche loro internet. Lasciando perdere alcune dichiarazioni bizzarre sulla chiusura della rete, hanno imparato a sfruttare il file sharing come metodo di ulteriore pubblicità e propaganda, utilizzando siti come Myspace per avere accesso a migliaia di possibili ascoltatori, oppure effettuando promozioni via web, regalando esclusive attraverso i siti di download a pagamento o semplicemente rilasciando video attraverso Youtube. Perché in fondo il vero problema di questo sistema di cose non è per l'artista, è per l’industria discografica, quella che ricava introiti dal vendere materialmente. Gli artisti han capito che con tutto l’accesso che offrono agli utenti della rete hanno a disposizione una base molto più ampia di prima, vasta senza precedenti. Molta più gente ai concerti, vendita di merchandising. Continueranno a vendere una certa quantità di dischi o dvd, ma quello che perdono lo recuperano potendo ora contare su un supporto di ascoltatori senza precedenti. L’avvento di internet ha anche creato un nuovo tipo di ascoltatore, soprattutto per quanto riguarda la musica meno passata su supporti radiofonici e mediatici più in generale; un ascoltatore che grazie all’enorme apporto di musica al quale ha accesso è sempre più interessato in materia, quindi non un ascoltatore saltuario e disattento come gli anni 80 e i primi anni 90 ci avevano abituato. Questo nuovo soggetto quindi (chi scrive si annovera tra questi anche se con qualche riserva sul tipo di musica) impegnerà diversi sforzi, economici e non, per quanto riguarda Tour dell’artista in questione e tutte le varie promozioni che gli gravitano attorno. E l’evidenza c’è; sempre più gente va ai concerti. Anche in Italia, dove di concerti se n’erano visti sempre pochi, negli ultimi 15 anni abbiamo assistito ad un vero e proprio boom, soprattutto di festival per gruppi meno conosciuti ed emergenti, come l’Arezzo Wave, l’Evolution Festival, il Tora Tora, Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 l'Indipendent Festival, lo Hell On Earth, e si potrebbe continuare. Internet quindi offre una serie di opportunità che gli artisti famosi e non hanno deciso di sfruttare appieno, lasciando il fardello della penuria di vendite alle case discografiche. Quasi ironicamente, se passate attraverso i testi dei vostri artisti preferiti vedrete diverse testimonianze di come l’industria discografica sia mal sopportata dagli stessi muscisti, e che alcuni big stiano cominciando a liberarsi dal giogo delle major (un esempio per tutti, i Radiohead, una vera e propria gallina dalle uova d’oro che attualmente è senza contratto). La musica oltre ai suoni, porta con se anche idee, originalità, sperimentazione. Con il suo circolare anche la cultura popolare è riuscita ad evolversi (anni 60-70-90), e grazie ad internet si comincia ad andare incontro alla completa e totale libera circolazione di essa, fino a quando non avrà più senso applicarne il copyright. Gli artisti sembrano avere già deciso, e vedono di non aver nulla da perdere. Viper Open your ears! Jamendo: musica libera Già il motto del progetto esplicita buona parte degli obiettivi: "open your ears" infatti non solo significa "aprite le orecchie", ma contiene anche quell'"open" già simbolo di altre rivoluzioni simili ("open source" prima fra tutte) che si basano sul liberare e rendere disponibile a tutti quello che prima era considerato "proprietà intellettuale" e oggetto di commercio e guadagno. Jamendo apre le porte di questa rivoluzione anche nel mondo della musica. In sintesi: su Jamendo un artista può distribuire la sua musica, i suoi album, gratuitamente e sotto licenza Creative Commons (vedere a pag. precedente), che permette la redistribuzione libera della musica. Jamendo permette a chiunque di scaricare gli album disponibili sia tramite Torrent che tramite eMule. Inoltre il sito gestisce la comunità degli utenti, permettendo di mantenere una lista dei preferiti, di scambiare pareri e recensire le migliaia di album presenti. Allo stato attuale ci sono più di 2500 artisti e 3400 album, nessuno per ora di veramente famoso e conosciuto dai mass media tradizionali, ma questa non è necessariamente una cosa negativa. Si trovano infatti album fatti veramente bene e artisti emergenti che hanno deciso di diffondere la propria arte liberamente. C'è anche la possibilità fra l'altro di contribuire economicamente: molti artisti permettono infatti di fare loro donazioni libere di denaro, dando la possibilità a chiunque di supportarli e "ringraziarli" per la loro opera. Come tutti i progetti di questo genere (e come un po' tutta la rete) soffre ancora di problemi di ricerca della qualità: in mezzo alla quantità innumerevole di album non è immediato trovare buona musica e soprattutto musica che piace. Tuttavia è un progetto molto importante che indirizza verso una nuova via di distribuzione musicale e cambia la stessa concezione della musica, slegandola dal fattore commerciale e riportandola allo stato di attività artistica. www.jamendo.com Mondo 9 Sprecati! PROPOSTE 10 La caccia al freddo Estate, caldo torrido, come ogni anno consumi di energia elettrica alle stelle. I colpevoli? Sempre loro: i climatizzatori. Moda ormai diffusa in moltissimi paesi, in USA e in Giappone è ormai uno standard, in Europa sta prendendo sempre più piede. Ogni ambiente viene climatizzato, supermercati e negozi vengono refrigerati a temperature polari per attirare gli incauti passeggianti che entrano solo per rifugiarsi dal caldo. Ma anche le case e i condomini si stanno riempiendo di questi aggeggi tanto comodi quanto dannosi. Dannosi per l'ambiente, per il portafogli, e anche probabilmente per la salute. Un climatizzatore può arrivare a costare fino a 40/50 euro al mese solo di energia elettrica. Non è poco. A questo vanno sommati i danni indiretti provocati all'ambiente: l'energia elettrica viene prodotta quasi totalmente con procedimenti inquinanti e i climatizzatori sono letteralmente dei divoratori di elettricità, più della maggior parte degli elettrodomestici. Infine gli eventuali danni provocati alla propria salute, a causa degli sbalzi di temperatura da un ambiente all'altro e dell'aria che viene messa in circolo (uno studio americano ha incluso addirittura i climatizzatori come una delle cause dell'obesità, che a pensarci bene forse non è la solita idiozia da curiosità). Con questo voglio dire che bisogna soffrire il caldo? Beh, le alternative esistono. Prima fra tutte l'isolamento termico degli edifici: è un fattore a cui non si è mai badato troppo, ma può far risparmiare davvero molto, un edificio con pareti isolanti e finestre e infissi vari a tenuta termica permettono di evitare inutili “naturali” scambi di calore fra esterno e interno. Non è tuttavia una soluzione immediata e può essere anche inizialmente costosa. Già personalmente però puoi fare qualcosa a costo zero, con il sempre valido metodo del “fatti furbo”: perchè lasciare che il sole ustorio delle due entri direttamente nelle stanze surriscaldando all'istante ciò che trova? Non è meglio utilizzare delle tende, delle persiane o delle tapparelle (a quell'ora ci si vede comunque)? Perchè passare il pomeriggio nelle zone della casa più esposte al sole? Perchè non aerare intelligentemente gli ambienti la mattina o la sera quando è più fresco, in modo da abbassare naturalmente la temperatura? Perchè vestirsi con vestiti che tengono caldo? Perchè non farsi un giro nei parchi, nelle zone verdi, sulle sponde di un fiume o in altri posti freschi che sicuramente esistono nella tua zona? Domande alle quali la risposta sembra ovvia, e lo deve essere. L'aggeggio refrigerante, a meno di casi estremi (persone anziane, con problemi di pressione o simili) non serve. Ma ovviamente non ci si limita al climatizzatore per gli ambienti: quale automobile ormai non ha il climatizzatore di serie? Si potrebbe forse dire che sia una necessità più che un lusso, dato che all'interno dell'abitacolo grazie all'effetto serra si raggiungono facilmente temperature da cottura. Ma attenzione, magari sei ancora fra quelli che si illudono che il condizionatore dell'auto non consumi, funzioni “magicamente”, anche se la realtà è ben diversa: il climatizzatore acceso genera (secondo diversi studi, si può facilmente fare una ricerca su Internet e trovare tutti i dati) un consumo di carburante dal 10% al 20% in più a seconda della vettura e della differenza di temperatura fra interno ed esterno. Insomma se per fare 100 km normalmente consumi 10 litri di carburante, con l'aria condizionata accesa ne consumi invece 11 o 12. La differenza è abbastanza considerevole, anche per le tue tasche. Anche qui le alternative non mancano, dal semplice abbassare i finestrini (che però ad alte velocità provoca comunque un consumo mag-giore per l'aumento dell'attrito con l'aria) alle pellicole da applicare sui vetri, che riflettono e lasciano passare solo determinate radiazioni, riducendo così anche del 60% l'effetto dell'irraggiamento del sole, causa principale dell'aumento esponenziale di temperatura (se non vuoi mettere quelle nere oscuranti stile tamarro e/o boss mafioso e/o personalità importante ne esistono anche di altri tipi). Alla fine comunque la questione è tutta qui: è necessario avere ambienti refrigerati, e soprattutto refrigerati così tanto? Il corpo umano si adatta facilmente ai cambiamenti naturali di temperatura (tranne com si diceva prima casi estremi) e con un po' di furbizia si può ridurre di molto l'impatto dell'escursione termica, il tutto a costo zero. Il credere che non si possa sopportare un po' di caldo è una semplice concezione mentale, un'idea distorta che ci siamo fatti, abituati forse alle comodità più disparate. Certo, sarebbe bellissimo avere a disposizione sempre il clima che vogliamo e poter regolare a seconda del nostro piacere la temperatura di qualunque ambiente. Purtroppo al momento non ce lo possiamo permettere. Mondo Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 CULTURA Antonioni e Bergman Arte strana quella cinematografica; quanti di noi dicono di esserne se non esperti, quantomeno appassionati, per poi cominciare a declamare delle loro visioni di blockbuster più o meno recenti. Eppure è una delle arti che riesce a fondere assieme più aspetti, regalandoci una visione d’insieme che in altri campi è meno evidente, più nascosta; immagini, musica, dialoghi, uniti in quello che poi andiamo a vedere di norma come un normale prodotto di consumo. Ma la sua storia non si ferma semplicemente a quei risultati così pubblicizzati nei mezzi d’informazione odierni, i prodotti cinematografici non sono semplicemente star di Hollywood o produzioni miliardarie; quelle purtroppo sempre più rare emozioni e spunti di riflessione che un certo uso della cinepresa, della narrazione o dei suoni ci possono dare ancora oggi pagano un altissimo tributo a co- loro che eran i veri giostrai di un’ arte capace di superare le semplici barriere di una rappresentazione scenica e mostrarci con occhi diversi, più complessi, cose reali e pensieri astratti. Forse le coincidenze non esistono, probabilmente è solo il caso, ma quasi come un distante, involontario tributo all’altro, due di questi grandi registi si sono spenti a meno di 24 ore di distanza, uno sull’ isola di Faro in Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 Svezia, l’altro a Roma. Sono Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni, due dei più grandi visionari e innovatori del cinema, appartenenti ad un epoca artistica dove film impegnati e impegnativi non erano così rari e questa forma espressiva era ancora vissuta nella sua totalità più frequentemente. Non si stimavano, eran distanti nello spazio e nello spirito, ma hanno fatto entrambi parte di un movimento cinematografico che probabilmente non avrà eguali nel tempo a venire; entrambi erano capaci di cogliere il surrealismo dell’attimo, unito alla forza visiva e alla propulsione dei personaggi dei loro film, incredibili pedine che loro seppero muovere in uno scacchiere più grande. Il protagonista delle loro opere è una persona nuova, sola, limitata per tutta la sua esistenza dalla incapacità di comunicare con il mondo esterno e a disagio con i propri sentimenti interiori; riflettente quindi lo spirito di una nuova personalità dei tempi che vivevano. Immagini, ombre, le emozioni catturate nell’istante perfetto, ecco cosa so- esempio il primo nudo frontale del cinema), con le loro capacità visionarie son riusciti a trasmettere ad un certo genere di arte cinematografica una eredità incommensurabile, vastissima e ricca nei temi. Il loro cinema parla anche di contestazione, dell’assenza di Dio, e di quell'oscuro mondo che è la mente umana, il tutto raccontato on la suggestione visiva, la capacità di donare nuovi occhi allo spettatore. Come ci si aspetta da due grandi artisti erano anche persone strane, controverse, non si contano infatti i numerosi affondi di Bergman verso Le immagini oltre la realtà no i loro film, così uniti alla base, analizzando e rivoluzionando la cultura borghese della cinepresa, ma anche così differenziati e in fondo semplicemente diversi, con le brume del romanticismo raccontate da Bergman e la ragione pulita e insanamente surreale di Antonioni. L’avanguardia era il loro terreno di rivoluzione, la capacità di trattare argomenti nascosti o volutamente ignorati prima (si ebbe con Antonioni per altri interpreti della cinematografia che farebbero gridare allo scandalo senza ripensamenti, ma probabilmente queste anime inusuali sono anche state elemento predominante nei loro lavori che dimostravano anche una fortissima personalità, dotati anche quindi di altissima cultura, ma anche spigoloso, difficile, scorbutico. Sono stati gli ultimi esponenti di un cinema che oggi non c’è più, quel cinema d’autore che proveniva da una base appartenente alla borghesia ma che era capace di rivoluzionarne i pensieri chiave, con la forza della visione. Il cinema odierno nasce dalla contaminazione con altre fonti visive, e che sempre di più diventa banale, schiavo della razionalità e di logiche che con l’arte poco hanno a che fare. Nonostante una ammirazione corale verso di loro, sono stati due registi che di eredi non ne hanno lasciati, andando però ad influenzare i lavori di registi come Wim Wenders o anche Woody Allen, lasciandone traccia per sempre nei loro lavori più riusciti. E questa eredità, questa grandissima lezione di cinema che in più di 40 anni son stati capaci di consegnare ancora adesso a noi, è probabilmente il loro successo più grande. Viper 11 Paroliberismo CULTURA 12 Struzzi in Bicicletta Esistono innumerevoli modi di dire, il solo elenco di quelli che hanno come campo semantico sabbia e mare sono una... marea: costruire castelli di sabbia, mettere la testa sotto la sabbia, insabbiare, una goccia nel mare... Al di la del fatto che in questo momento regredirei volentieri al suddetto passatempo infantile, armandomi io stessa di paletta e secchiello, mi ha sempre colpito l’uso di proverbi ed espressioni figurate ricorrenti nel linguaggio comune, un utilizzo che ben si discosta da quello poetico. In generale, per quanto mi risulta, nel quotidiano i reiterati modi di dire non sono molto ben tollerati (dalla sottoscritta, perlomeno), forse perché il loro uso smodato ha spesso l’effetto di generalizzare una specifica situazione reale, provvista di circostanze attenuanti e peculiarità, in una Tipica, perfetta, (e irrimediabilmente falsa) immagine in bianco e nero, dove ogni cosa è Giusta o Sbagliata. In aggiunta, troppo spesso tali espressioni vengono utilizzate per muovere critiche sotto forma di allusioni “velate” che, proprio per la canonizzazione delle locuzioni stesse, risultano sentenziose e ben poco diplomatiche. Non sono in grado di esprimere il raptus omicida che mi coglie quando mi si rivolge l’odiosa "Hai voluto la bicicletta? Adess.." Di norma il malcapitato interlocutore non ha nemmeno il tempo di terminare l’adagio (il che è un bene, tra l’altro, essendo di pessimo gusto pronunciare il detto per intero. Se proprio non si può fare a meno di citarlo, è consigliabile ricorrere almeno ad abbondante reticenza). In primo luogo, dubito che la succitata frase sia mai stata pronunciata in un contesto che richiedesse la connotazione più letterale: quando mai un bambino che smania per cavalcare l’inusitato mezzo di trasporto viene apostrofato dal genitore, tanto seccato dalla di abbattere un uomo con quelle zampacce pelose quando si sente in pericolo non ha altra risorsa che effettuare una totale rimozione della realtà, convinto che, se si riempie il becco e le narici di sabbia, ciò sarà sufficiente per scamparla? Pare che talvolta le persone reputino meno offensivo paragonarti alla caricatura di una bestiaccia ottusa anziché dirti con franchezza che dovresti analizzare meglio la situazione e non fingere che nulla accada. Perché, poi, si usano tanto trite espressioni? Pronunciare proverbi ammanta il proprio punto di vista di un’aurea di sacralità, dato che gli adagi, nell’immaginario collettivo, paiono tautologie incontestabili, leggi scientifiche che inquadrano perfettamente ogni sfaccettatura del reale. E’ un ricorso al principio d’autorità, ovvero rifarsi all’opinione di un esperto ritenuto incontestabile, salvo che qui si sostituisce l’autorità del “lui disse” con il ”si”, benché la pretesa saggezza dei popoli non costituisca nemmeno un sistema coerente. Scrive Reboul , occupandosi di retorica: “ogni massima, ogni proverbio può essedi un metro, un metro e re confutato, o, come si dice mezzo, dall’ingegnoso papà). nel calcio “contrato” da A rendere detestabile il paralle- un’altra formula: “Andarci coi lo è la falsità stessa dell’imma- piedi di piombo” vs “Chi non gine: se le similitudini sottinte- risica non rosica”. se hanno per definizione un mero, retorico, scopo persuasi- Sono talmente ossessionata vo (dato che la perfetta so- dalla mia bicicletta che non vrapponibilità di due situazio- riesco a trovare alcun adagio ni non è mai garantita, di senso opposto, me ne viene quando non inesistente), per il in mente solo uno simile, detto in questione è ancora “piangere lacrime di coccopeggio: non solo, sicura- drillo”, più carino dello struzzo mente, il contesto non è una gi- piantato nella sabbia per il rifeta in bicicletta, ma il termine rimento alle reali abitudini didi paragone non è neppure rea- gestive del rettile (o forse solo perché non mi è stato rivolto listico. con sufficiente frequenza). Nella scala gerarchica dei pro- Intanto invito a non ricorrere verbi più odiati un posto sul po- spesso a tali espressioni, per dio spetta comunque al “ficca- non sembrare banali, scontati re la testa sotto la sabbia”. Ri- e poco fantasiosi. Uomo avvivolgo un appello a tutti gli orni- sato... Sonia tologi in lettura: è poi vero che lo struzzo – questo indifeso uccellino australiano, capace pigrizia filiale da rivolgergli una domanda retorica? La mia memoria in questo ambito offre piuttosto l’immagine di un tipetto che sgambetta rapido sulle due ruote, mentre il parente ansante lo rincorre, urlando, tra inspirazioni asmatiche: "Vai piano, attento, occhio alla signora – scusi, eh - ehi, aspettami a attraversare!” (alcuni genitori di mia conoscenza ovviano all’incomodo optando per il famoso guinzaglio da bicicletta. Articolo indispensabile per lunghi tratti ciclopedonali, consiste in una corda tesa tra i mezzi dei due consanguinei, la quale confina il bimbo troppo intraprendente in un semicerchio Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 La rivincita di Jack Proprio in questo periodo il mercato letterario ha sfoggiato una perla che fino a poco fa ha fatto solo intravedere: sto parlando della nuova edizione del libro-manifesto “Sulla Strada” dell’americano Jack Kerouac, uno dei capostitpiti della letteratura statunitense e mondiale che ora troviamo nella versione incensurata. Afferro quindi al volo l’occasione di celebrare questo ritorno e di offrire un omaggio al grande autore. La storia è, brevemente, la cronaca di una compagnia di giovani ventenni made U.S.A. (uno uno dei quali proprio l’autore) che negli anni ’40 decidono di intraprendere un viaggio attraversando tutto lo stato, fra sentimentalismi e materialismi. Tuttavia “On The Road” è stato ed è tutt’ora molto più di un racconto: ogni generazione ha infatti il suo testo, il suo film, un personaggio simbolo; Kerouac ha un ruolo duplice: quello di personaggio e quello di libro. Egli infatti rappresenta la cosiddetta “Beat Generation”; <beat> in sè ha più significati: il beat è il ritmo del jazz ma anche, e soprattutto, un movimento dove i giovani (i beaters) cercano la felicità (il beatific) allontanandosi dai canoni della società del consumismo e dalla borghesia viziata che li comanda. Kerouac emerge come il portavoce di tutti questi ragazzi, provando per anni ed anni a ricercar la felicità in ogni sua forma e comunicando il messaggio di andare in continuazione, di muoversi verso una meta che in realtà è solo un arrivo fittizio: un punto ossia dal quale ripartire per il viaggio. Rappresenta quindi emblematicamente un modo di essere di fronte alla vita nomade e di alternativismo, accanto all’opposto regime conformista imperante. Proprio il viaggio è uno dei punti chiave per l’interpretazione dello scritto. Il viaggio come operazione naturale, un impulso automatico a ri- Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007 cercare sempre qualcosa di nuovo; il viaggio sulla strada è ciò che meglio può rappresentare il movimento beat. Esso è un movimento di rivolta molto singolare, atto a suscitare una rivoluzione passiva o meglio, una rivoluzione ove non ci si oppone con la forza, bensì nel voler ottenere cambiamenti usando l’arma bianca del passivismo incondizionato. Con questo dato in più il viaggio è anche uno strumento di protesta sociale: lo scappare dalla città straripante di valori borghesi e consumistici imboccando la strada dell’anticonformismo vuole essere il mezzo per smuovere le coscienze di chi di quella città è il fondatore ed il plasmatore a propria immagine. Questo è anche da affiancare al contesto storico: contestualizzare questo libro porta ad accogliere nel grembo contenente le cause del movimento beat i nuovi orizzonti aperti in seguito al secondo conflitto mondiale. Il cittadino americano si sente imbarazzato, spaesato, si interroga sul suo ruolo nel mondo, e di conseguenza il giovane cerca il suo ruolo nella società e nella città (il suo microcosmo quotidiano), che però non sono in grado di dargli risposte costruttive e positive. E’ chiaro per questo il processo di ricerca del se’ in altri luoghi, che vanno oltre i confini dello spazio (dagli U.S.A. al Messico) e della mente (il percorso è anche il proverbiale “viaggio” dato da sostanze stupefa- CULTURA centi, di cui i personaggi del libro fanno largo uso). La ricerca dell’identità è quindi intrapresa e quasi raggiunta attraverso il continuo cambiare, proprio come fanno i jazzisti, per mezzo anche di una certa “pazzia positiva”. Si notano però anche lati negativi, come l’incomunicabilità e l’indole a ritornar sempre nello stesso luogo e sugli stessi passi, od il ruolo che assume la parola casa… Proprio in questi frangenti Kerouac trova la voglia di vivere estrema, vive in se stesso, riconosce come casa la sua mente: l’unico luogo accogliente per i suoi bisogni. Anche qui indi l’importanza del viaggio, che ora acquista valenza sempre più prominente come atto escatologico quanto formativo. Un altro punto che quell’eccentrico personaggio omosessuale, buddhista, drogato e sfrenato amante del jazz, qual'era lo scrittore, è il profilo esistenzialista, che in sostanza è proprio quel profilo di cambiamento ribadito fino ad ora, ma la cui marcata matrice intellettualistica trova nel testo una spiegazione accessibilissima grazie all’uso di sole sequenze narrative (movimento beat – qui il passivismo è stilistico!). Si potrebbe, volendo, ricondurre il tutto anche alla dottrina buddhista, dove sinteticamente si ha vita=ricerca e dolore=impossibilità di avere un frutto dalla ricerca. Ma la cosa più importante dove sta? E’ la capacità che il manifesto letterario esistenziale kerouacchiano ha di trasmetterci la bellezza di un’esperienza – il viaggio – che se è volontaria porterà sicuramente ad ottimi frutti. Con questa nuova edizione quindi il messaggio sarà ancor più diretto, concreto, quasi violento, ed il fatto stesso che sia stato incensurato rappresenta forse un segno di maggior libertà… Il sasso della riflessione successiva che lancio è quindi il porre questo concetto eterno nel mondo in cui viviamo ora… Abbath 13 CULTURA La perdita delle sfumature Italia? Qui Columbus Due settimane negli USA. Traguardo raggiunto. Ma la lingua e’ ancora un discreto problema. Non ce ne rendiamo conto, ma il capirne perfettamente una e’ un qualcosa di fantastico. Semplificando un po’, i passi, o se vogliamo, gli step, del capire sono vari. Il livello uno e’ il comprendere il senso generale; per fare questo ci si appiglia a quelle poche parole che si afferrano nel discorso e si lavora un po’ di fantasia, ricostruendo quello che non si e’ colto. Il livello due prevede il riconoscere tutte le diverse parole e il riuscire, potenzialmente, a trascrivere tutto cio’ che si e’ appena udito, pur senza sapere cosa significhi esattamente. Gli altri livelli - che raggruppero’ in un fittizio livello tre, dal momento che non ci sono ancora passata e non posso descriverli meglio - portano gradualmente al capire perfettamente. Sfumature comprese. Le sfumature sono quelle che permettono di fare cose come giocare con le parole in modo pennacchiano, saltellare fra i sinonimi come Benni o dilettarsi leggendo qualche Esercizio di stile. Ma anche “solo” al conoscere (o riconoscere) una persona dal modo in cui scrive, farsi un’idea del personaggio dal modo in cui parla, dai vocaboli che sceglie, dalle frasi che costruisce. Capire i proverbi. I modi di dire, le frasi fatte: impresa impossibile all’inizio, che lascia il Povero Viaggiatore a domandarsi cosa (porco cane) c’entrino i cani e i gatti nel bel mezzo di un discorso sul tempo. Un articolo come quello di Sonia apparirebbe al nostro PV un’indefinita entita’ a meta’ fra l’Arabo e l’antico Guatemalese (non esiste? Pazienza), e lascerebbe il malcapitato a interrogarsi sulla propria intelligenza. I tanto odiati modi di dire, diventano un qualcosa di Superiore, di Inaccessibile. Paradossalmente infatti e’ piu’ semplice capire un’intera spiegazione di storia americana a scuola che non un dialogo in cui spunta la frase fatta che fa riferimento al modo in cui la Strega si agitava nel Mago di Oz. I cosidetti Prodotti della tradizione diventano un bel probelma per chi la tradizone non la conosce affatto. Nella sua correttezza grammaticale da corso d’inglese e nel suo parlato che non cede allo slang, lo straniero e’ perfetto all’inizio. Ma e’ anche il piu’ ignorante: man mano che impara infatti il suo linguaggio si sporca, la grammatica vacilla, ma il vocabolario si inciccionisce a dismisura (e e c’e’ chi fa notare come, in questa nazione, l’aumento della massa interessi contemporaneamente lo straniero stesso, ma questo e’ un altro discorso) e il nostro PV inizia a intendere tutto, proverbi compresi. Ed e’ contento. Hanno collaborato a questo numero John - Davide Ranghetti - Articolista, revisore Sonia - Sonia Ghilardi - Articolista Viper - Guido Tana - Articolista Abbath - Mattia Capoferri - Articolista Mondo - Matteo Mondini - Articolista, impaginatore Perche’ vi assicuro che e’ molto meglio un raptus omicida biciclettocausato piuttosto che il continuo fastidio dovuto al non capire. Soprattutto le sfumature. Il senso generale delle cose e’, infatti relativamente semplice da afferrare. Chiunque entri in un qualsiasi Subway (fastfood specializzato nella preparazione di sandwich “personalizzati”: il cliente passa davanti a un vetro e segue la nascita del proprio sandwich man mano che indica al Subwayman i vari ingredienti) riesce ad uscirne paninmunito. Anche se magari le prime volte non riesce a spiegare che vuole pane normale con prosciutto e formaggio e si ritrova con pane al formaggio e prosciutto normale. Pane al formaggio: per un italiano vuol dire panino farcito col formaggio. Qua l’espressione va bene sia per il panino con dentro il formaggio sia per il pane con formaggio nell’impasto. Schifosissimo peraltro. Come spiegare al sorridente omino quale tipo si vuole? Per il primo tipo si chiede il pane e qualche secondo dopo formaggio, per il secondo si chiede semplicemente “chees bread”. Questione di sfumature. Fin quando si tratta di ordinare un panino non e’ poi una tragedia il non capire, tanto il sapore della ColaCola copre tutto. Il problema nasce quando non si hanno zuccheosi beveroni capaci di edulcolare il misunderstand, e non si capisce la sfumatura che rende una frase una battuta. Tutti a ridere e tu no. Ti guardi intorno: qualcuno ha per caso un po’ di CocaCola? Didi (in ordine sparso): Ephrael - Niccolò Salvi - Articolista Didi - Diana Noris - Articolista Spock - Marco Dallavalle - Articolista Fre - Francesco Gaini - Revisore, Vignettista Per comunicare con gli articolisti (o con chiunque altro) inviateci una mail a [email protected] 14 Bedrosian - Numero 3 - Agosto 2007