LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO – 31a EDIZIONE

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LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO – 31a EDIZIONE
LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO – 31a EDIZIONE
Pordenone, Teatro Comunale G. Verdi, 6-13 ottobre 2012
NEL RICCO CARTELLONE DEL FESTIVAL GRETA GARBO, MARION DAVIES E
GIOVANNA D’ARCO DI DREYER PER GLI EVENTI CON L’ORCHESTRA, IL
BICENTENARIO DI CHARLES DICKENS, IL RITROVATO ROBINSON CRUSOE DI
MÉLIÈS, LA SCENA TEATRALE DELLA BELLE ÉPOQUE NEL PHONO-CINÉMATHÉÂTRE, I FILM MUTI DI ANNA STEN, L’EREDITÀ KEYSTONE, I CAPOLAVORI
DEL CANONE, L’ANIMAZIONE TEDESCA, LE INNOVAZIONI DI WILLIAM SELIG
E LE RISCOPERTE REGIONALI ITALIANE
Nonostante il momento di crisi e il problema della riduzione dei finanziamenti che
accomuna le Giornate del Cinema Muto a numerosi altri eventi culturali, per la 31a
edizione, che si svolgerà al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone dal 6
al 13 ottobre 2012, il direttore David Robinson ha preparato un programma che si
preannuncia fra i migliori di sempre, con eventi orchestrali, celebrazioni importanti – il
bicentenario dickensiano in primis – e nuove scoperte presentate in anteprima
mondiale. Ciò nella convinzione che solo mantenendo intatta la qualità della proposta
e anzi cercando di migliorarla costantemente, le Giornate possano continuare a
raccogliere riconoscimenti e consensi. Fra le più recenti attestazioni di stima, va ad
aggiungersi alla classifica di Variety che ha inserito le Giornate nei 50 eventi
cinematografici imperdibili al mondo, la dichiarazione – ripresa da gran parte della
stampa italiana – del neo-direttore del Festival di Roma, Marco Müller, secondo cui le
Giornate sono il festival più importante d’Italia dopo Venezia.
GLI EVENTI MUSICALI
Mentre da una parte si consolida l’immagine del festival a livello nazionale e
internazionale, dall’altra si rafforza il legame con la città e con la regione. Si rinnova
infatti la proficua collaborazione con la FVG Mitteleuropa Orchestra, che eseguirà
gli accompagnamenti della serata inaugurale e di quella finale. Il film prescelto per la
conclusione, sabato 13, A Woman of Affairs (1928) di Clarence Brown, con Greta
Garbo e John Gilbert, sarà inoltre replicato domenica 14 nell'ambito del programma
musicale del Teatro Comunale Giuseppe Verdi. È la prima volta che la partitura,
scritta e diretta dal maestro Carl Davis, viene eseguita dal vivo. Questa “première”
pordenonese è resa possibile dalla preziosa collaborazione della Banca FriulAdria Crédit Agricole.
L’apertura, sabato 6 ottobre, è invece affidata alla divertente commedia di King Vidor
The Patsy (1928), con Marion Davies e Marie Dressler, all’epoca votato da Chaplin
come migliore film dell’anno. A Pordenone sarà proiettato con la partitura composta
dalla musicista olandese Maud Nelissen. L’evento è realizzato con il sostegno della
Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone.
Grazie all’avvio di una collaborazione inedita con la parrocchia di Pordenone, in
occasione dei seicento anni della nascita di Giovanna d’Arco, mercoledì 10 ottobre
sarà proiettato nel Duomo di San Marco uno dei capolavori del cinema, La passione
di Giovanna d’Arco (1928) di Carl Theodor Dreyer. La nuova partitura composta
da Touve Ratovondrahety per organo, coro, violoncello solista, trombe e tromboni,
sarà eseguita dal Coro San Marco e da elementi dell’Orchestra San Marco di
Pordenone.
Un altro appuntamento musicale sempre molto atteso tanto dai pordenonesi quanto
dagli ospiti accreditati è "A Colpi di Note", giunto ormai alla sesta edizione. Le
orchestre degli alunni delle scuole di Pordenone e di Cordenons hanno scelto
quest’anno di accompagnare le comiche con Stan Laurel e Oliver Hardy, We Faw Down
(1928) e Liberty (1929), entrambe firmate da Leo McCarey.
GLI EVENTI SPECIALI
Proprio nel momento in cui Martin Scorsese con il suo Hugo Cabret ha fatto conoscere
al grande pubblico il nome e l'opera di Georges Méliès, è venuta alla luce – e sarà
presentata a Pordenone in anteprima mondiale dalla Cinemathèque française – una
copia a colori di quello che è probabilmente il suo film più bello. Realizzato nel 1902,
lo stesso anno del celebre Viaggio sulla luna, ma rimasto invisibile per più di un
secolo, è una frizzante e spiritosa versione del Robinson Crusoe di Defoe, con un
Méliès insolitamente giovane nel ruolo del protagonista. Finora se ne conosceva solo
un frammento in bianco e nero mentre la nuova copia, quasi completa, consente di
apprezzare appieno la splendida colorazione a mano. Senza didascalie, il film sarà
presentato con il commento originale, dal vivo, di un narratore e con gli effetti sonori
indicati da Méliès.
Un’altra prima mondiale per le Giornate, risultato sempre di uno storico restauro della
cineteca parigina, è la presentazione del Phono-Cinéma-Théâtre, meraviglia
tecnologica e una delle attrazioni di maggior successo dell'Esposizione di Parigi del
1900, che fu un vero trampolino di lancio per l’invenzione dei Lumière e un’importante
vetrina per le sperimentazioni sul suono e sul colore. Presentato in un teatro
appositamente costruito per l’Esposizione, lo spettacolo mescolava generi diversi:
brevi film sonori con fonografo sincronizzato (canzoni, monologhi, estratti da
rappresentazioni teatrali) ma anche danze e pantomime accompagnate con musica dal
vivo. Molti film erano a colori. Grazie alla collaborazione fra la Cinémathèque e gli
archivi Gaumont Pathé, che possedevano ognuna una parte dei materiali originali, e a
ricerche che si sono allargate anche ad altri archivi fra cui quello dell'Opéra di Parigi,
gran parte dello spettacolo (34 dei 41 film originali) è stato ricostruito. In queste
immagini di straordinario valore storico compaiono le maggiori personalità della scena
teatrale dell’epoca: attori fra cui Bernhardt nei panni di Amleto e Gabrielle Réjane
Coquelin Ainé in quelli di Cyrano de Bergerac (ruolo da lui stesso creato per il teatro
solo tre anni prima); la nuova stella ventunenne dell’Opéra Jeanne Hatto e le étoiles
Risita Mauri e Carlotta Zambelli, quest’ultima entrata nella leggenda per aver eseguito
per la prima volta in Francia, nel 1896, la fouetté per quindici volte di seguito. E
ancora, la bella Cléo de Mérode, celebrità internazionale della danza ma nota anche
per essere stata l'amante di re Leopoldo II del Belgio. Anche il teatro leggero è
rappresentato, con il comico britannico Little Tich, gli americani Mason e Forbes, la
celeberrima coppia di clown Footit et Chocolat e le stelle dei café chantant parigini.
Come una vera e propria macchina del tempo, il Phono-Cinéma-Théâtre permetterà di
vedere in movimento, con suoni e colori, la scena francese del 1900 arrivata a noi
finora solo attraverso gli abbaglianti manifesti della Belle Époque.
CHARLES DICKENS, “PADRE” DELLA SCENEGGIATURA CINEMATOGRAFICA
Sono un centinaio i film muti tratti dalle opere di Charles Dickens (1812-1870) non
solo in Inghilterra e negli Stati Uniti ma anche in molti paesi non anglofoni come
Italia, Francia, Germania, Ungheria, Russia e Danimarca. Non c’è prova migliore di
questa per misurare la popolarità internazionale delle storie e dei personaggi di
Dickens, l’importanza che le sue opere hanno avuto nell’evoluzione del racconto
cinematografico e l’influenza che hanno esercitato su maestri come Griffith, Chaplin e
Ejzenstejn (quest’ultimo arrivò a dire che lo stile della prosa dickensiana avrebbe in
qualche modo prefigurato il linguaggio della narrazione cinematografica). Molte delle
prime produzioni sono purtroppo andate perdute ma quasi un terzo dei film muti
sopravvive, disseminato negli archivi di tutto il mondo.
In occasione del bicentenario, le Giornate propongono la più ampia rassegna di film
muti su soggetti dickensiani, inclusi i primi due film tratti dalle sue opere, che saranno
proiettati in pubblico per la prima volta dopo oltre un secolo: The Death of Poor Joe
di George Albert Smith, e Mr Pickwick’s Christmas at Wardle’s di Robert Paul,
entrambi realizzati nel 1900. Ma è soprattutto nei successivi e più sofisticati
adattamenti che si nota come lo stile e la struttura dei romanzi di Dickens si prestino
perfettamente alla trasposizione sullo schermo. Accanto alle molte produzioni inglesi e
americane, il programma propone alcuni dei fedeli adattamenti danesi magistralmente
diretti da A.W. Sandberg (il suo David Copperfield è stato presentato alle Giornate
qualche anno fa), e l’anteprima della versione ungherese (incompleta) di Oliver
Twist, che sarà affascinante confrontare con la versione hollywoodiana del 1922 con
Jackie Coogan e Lon Chaney. L'ultimo Dickens muto è The Only Way, del 1925,
versione di Herbert Wilcox di A Tale Of Two Cities (Le due città) che offre al pubblico
di oggi uno spaccato delle tecniche di recitazione e di messa in scena del teatro tardo
ottocentesco e in particolare la leggendaria interpretazione di Sir John Martin Harvey
del personaggio di Sydney Carton. Un altro titolo degno di nota è Leaves from the
Books of Charles Dickens (Pagine dai libri di Charles Dickens), realizzato un secolo
fa in occasione del centenario di Dickens dal giovane Thomas Bentley, destinato a
diventare un noto interprete di personaggi dickensiani.
Durante le Giornate sarà allestita al Teatro Verdi la mostra “Charles Dickens in
Italia”, curata da Laura Minici Zotti e realizzata in collaborazione con il Museo del
Precinema di Padova. L’esposizione, ispirata al viaggio in Italia compiuto da Dickens
nel 1844-45 e descritto nel suo Pictures from Italy, comprende vetri fotografici per
lanterna magica che mostrano le città italiane visitate dallo scrittore, una serie di vetri
fotografici e incisioni su vetro per proiezione riguardanti i suoi racconti più noti, e una
lanterna magica a doppio obiettivo.
I FILM MUTI DI ANNA STEN (1906-1993)
Oggi ingiustamente dimenticata, Anna Sten (nata in Ucraina col nome di Annel
Stenskaya Sudakevich) è stata una delle grandi attrici del cinema mondiale, e una
delle più belle, padrona di una vastissima gamma recitativa grazie alla quale spaziava
dalla commedia al dramma più impegnato. La retrospettiva completa dei film muti da
lei interpretati include il suo debutto, Devushka s korobkoi (La ragazza con la
cappelliera, 1927), commedia classica di Boris Barnet, e Belyj oryol (L’aquila bianca,
1928) di Jakov Aleksandrovič Protazanov, in cui l’attrice appare accanto a due
personalità leggendarie del teatro russo, Vasili Kachalov e Vsevolod Mejerchol’d. Di
particolare rilievo è la prima internazionale del riscoperto Moy Syn (Mio figlio, 1928),
creduto perduto per ottant’anni. Il regista è Yevgeni Chervyakov, un nome a lungo
dimenticato ma oggi riconosciuto come uno dei più originali e influenti maestri del
cinema sovietico. L'ultimo film muto girato dalla Sten, Lohnbuchhalter Kremke
(1930) è stato accolto entusiasticamente in occasione della proiezione, nel gennaio
2011, al MoMA di New York.
Dalla Germania, dov’era approdata dopo i successi in Unione Sovietica, la Sten fu
portata a Hollywood da Samuel Goldwyn, che voleva farne la nuova Garbo. Quello che
accadde dopo è la storia di una star mancata, nonostante la gigantesca campagna
pubblicitaria messa in piedi da Goldwyn. Le furono d’ostacolo il forte accento ma
probabilmente anche la sua personalità, il suo essere attrice per vocazione, poco
portata al divismo e anzi pronta ad annullarsi per entrare nei ruoli che impersonava.
Continuò a vivere a Hollywood, lavorando in produzioni minori (dov’è sempre molto
brava), e divenne uno dei membri più amati della comunità, ma non diventò mai una
stella in senso convenzionale.
IL CANONE RIVISITATO – 4
Non è un caso che uno dei programmi di maggior richiamo delle Giornate sia “Il
Canone Rivisitato”, un’esplorazione pluriennale dei capolavori che hanno decretato la
fama dell’immagine silenziosa presso intere generazioni di appassionati: benché
famosi, i film proposti in questa retrospettiva sono oggetto di rinnovata attenzione
ogni volta che vengono portati sul grande schermo in copie restaurate secondo le
tecnologie più all’avanguardia. Oltre al capolavoro dreyeriano La passione di Giovanna
d’Arco (1928), fanno parte della selezione di quest’anno Un caso semplice (Prostoj
slučaj, 1930), uno dei film più commoventi e misconosciuti di un altro fra i registi
“iconici” per eccellenza del cinema muto, Vsevolod Pudovkin, e Die Freudlose Gasse
(L’ammaliatrice, 1925) di Georg Wilhelm Pabst, con Greta Garbo e Asta Nielsen, un
ritratto della Vienna postbellica oppressa dalla crisi, la cui visione non mancherà di
offrire interessanti parallelismi con la realtà odierna. “Classico” non vuol dire soltanto
“celebre”: il dramma proletario Die Weber di Friedrich Zelnik (1927) è uno dei
massimi esempi del cinema di Weimar; per molti anni lo si è considerato un film
“imperdibile”, ma è pochissimo noto agli studiosi delle nuove generazioni. Lo stesso
vale in certa misura per Ménilmontant (1925), diretto in Francia dall’esule russo
Dimitri Kirsanoff. Non mancherà inoltre un tributo ai capolavori della commedia muta
con la nuova copia (a cura del Museum of Modern Art di New York) di Hands Up! di
Clarence Badger (1926) interpretato da Raymond Griffith, la cui statura di attore è
pari a quella di Keaton, Chaplin e Harold Lloyd.
KEYSTONE 100
Per celebrare il centenario della casa di produzione Keystone, rimasta
nell’immaginario collettivo come sinonimo di film comico, le Giornate presentano una
piccola selezione di lungometraggi degli anni Venti diretti o interpretati da personaggi
che, sotto la guida autorevole di Mack Sennett, mossero qui i primi passi nel cinema
(fra loro ci fu anche un certo Charlie Chaplin). Un paio dei titoli in programma, The
Red Mill e Topsy and Eva, entrambi del 1927, sono stati al centro di controversie. Il
primo, in cui ritroviamo Marion Davies, è un’incantevole commedia firmata da Will B.
Goodrich, pseudonimo dietro cui si nasconde Roscoe Arbuckle (1887-1933), il
“Fatty” dallo straordinario talento comico bandito da Hollywood dopo lo scandalo che
lo travolse nel 1921, in seguito all’accusa di omicidio di una giovane attrice.
Nonostante la piena assoluzione, la sua carriera di attore ne fu distrutta. Negli anni
Venti riuscì a girare qualche film come regista, sempre sotto pseudonimo, e solo nei
primi anni Trenta, poco prima di morire, riapparve in alcuni cortometraggi. Topsy
and Eva, adattamento cinematografico di un musical di grande successo con le
sorelle Duncan, è una parodia della Capanna dello zio Tom che il pubblico di allora
trovava esilarante ma che oggi appare come il massimo del politically incorrect. In
verità, anche 85 anni fa non tutti erano insensibili al problema: Lois Weber, a cui per
prima fu affidata la regia, vi rinunciò perché riteneva il contenuto razzista. La sostituì
Del Lord, un vecchio collaboratore della Keystone, e alcune scene furono girate da
D.W. Griffith, che pure sarebbe stato accusato di razzismo per i suoi film. È molto
probabile che il contenuto infastidirà alcuni fra coloro che lo vedranno a Pordenone, e
tuttavia non si può censurare un’opera che, al di là di tutto, è un concentrato di talenti
e ha esercitato un fascino enorme sul pubblico di un’altra epoca, tanto che lo slogan
pubblicitario originale recitava così: "in centinaia di migliaia hanno riso per le loro
buffonerie sul palcoscenico – a milioni si faranno la risata della vita quando vedranno
le famose sorelle Duncan nel film Topsy and Eva.”
SELIG POLYSCOPE – GLI INNOVATORI DIMENTICATI
Il colonnello William Nicholas Selig (1864-1948) è probabilmente il meno noto dei
fondatori dell'industria cinematografica americana, ma è forse il più importante. Fu lui
a fondare il primo studio cinematografico a Los Angeles e, ancora prima, a produrre i
primi film a soggetto western nello stesso West, con protagonisti veri cowboy e
indiani, definendo così le caratteristiche essenziali del genere che è poi diventato la
pietra angolare del cinema americano.
Basterebbe questo per considerare William Selig una figura centrale per lo sviluppo
del cinema, ma ci sono molte altre importanti innovazioni in cui ebbe parte. Inventò
per esempio il genere “avventure nella giungla”, portandolo al successo; fu il primo a
promuovere i propri film traendone romanzi pubblicati da importanti editori e a
tentare la strada della pubblicità sui giornali; aprì uffici di vendita e distribuzione in
Europa prima della Grande Guerra (solo la Vitagraph fece altrettanto) favorendo così il
prestigio internazionale del cinema americano; e portò avanti una lotta tenace per
vincere l’avversione degli esercenti per narrazioni cinematografiche più lunghe e
complesse, realizzando il primo serial avventuroso (The Adventures of Kathlyn) e il
primo lungometraggio (The Spoilers, della durata di due ore) prodotti in America.
Al successo dei film di Selig contribuirono Tom Mix, una delle prime star-cowboy del
cinema, che con Selig girò oltre 300 film; Francis Boggs, un veterano del teatro che
Selig assunse come regista e sceneggiatore, il cui lavoro produsse risultati tanto
positivi che Selig gli consentì di dirigere lo studio di Los Angeles con un margine di
autonomia mai concesso ad altri; e la biondina dagli occhi azzurri Kathlyn Williams,
che dopo aver interpretato una serie di film d’avventura ambientati nella giungla
divenne la regina di questo genere emergente, tanto da spingere Selig a ideare in suo
onore la serie The Adventures of Kathlyn, capostipite di tante serie di successo quali
The Perils of Pauline e The Hazards of Helen.
Dei 3500 film realizzati fra il 1896 e il 1936 dalla Selig Polyscope Company e da
William Selig come produttore indipendente, a oggi ne risultano sopravvissuti circa
225, una dozzina dei quali saranno presentati a Pordenone.
L’ANIMAZIONE TEDESCA
Dopo il grande consenso ottenuto lo scorso anno con il programma sull’animazione
giapponese, le Giornate fanno spazio quest’anno all’animazione tedesca. I quasi
quaranta titoli presentati, insufficienti a fornire una panoramica della ricchissima
produzione animata del primo dopoguerra in Germania, mirano piuttosto a illustrare la
grande varietà delle tecniche di animazione e di colorazione utilizzate. Dei due
programmi proposti, uno è interamente dedicato alla pubblicità: i brevi spot animati
sono in molti casi degli originali, divertenti ed eleganti piccoli capolavori che
trascendono il loro scopo originale. La rassegna è anche un omaggio indiretto al
produttore Julius Pinschewer (1883-1961), la figura più importante nel panorama
della pubblicità animata tedesca degli anni Dieci e Venti.
CINEMA DELLE ORIGINI
Mentre dagli archivi di Parigi e di Torino arriveranno ulteriori recenti scoperte di film di
Georges Méliès, l'Australian National Film and Sound Archive porterà a Pordenone
per il sesto anno consecutivo una selezione di titoli dalla preziosa Corrick Collection,
che raccoglie il repertorio filmico dell’omonima famiglia di intrattenitori. Nel
programma, che spazia da splendide fantasie colorate ai film “dal vero”, anche una
produzione Pathé del 1904, Excursions en Italie, con immagini d’epoca di Genova,
Napoli e Venezia.
TESORI DEL CINEMA ITALIANO
Alla continua ricerca di tesori perduti del cinema italiano, le Giornate propongono
quest’anno il nuovo restauro del film, tratto dal dramma di Giovanni Sabatini, Gli
spazzacamini della Val d’Aosta (1914) di Umberto Paradisi. Questo film a soggetto
ha il merito di aver portato per la prima volta sullo schermo la piaga dei fanciulli
spazzacamino (un fenomeno che in Italia si è protratto fino al secondo dopoguerra), e
il contesto sociale che ne era all’origine: quella povertà endemica dei comuni
valdostani che spingeva tante famiglie ad affidare i loro bambini di cinque-sette anni a
“padroni” senza scrupoli che li portavano a fare gli spazzacamini nella ricca Torino.
Si vedrà anche il nuovo restauro digitale della Cineteca Nazionale e della Teca del
Mediterraneo del film di Nello Mauri Idillio infranto (1933), uno degli ultimi
lungometraggi muti italiani, “sogno di celluloide” dell’imprenditore pugliese Orazio
Campanella, che intendeva rendere omaggio alla sua terra con questo dramma
folcloristico ambientato nella società feudale in Puglia all'inizio del XX secolo.
Ci sarà spazio anche per un regista dimenticato, Rino Lupo, che iniziò la sua carriera
in Italia nel 1908 ma in seguito lavorò in altre parti l’Europa, arrivando alla fine degli
anni Venti in Portogallo, dove aprì una scuola per giovani registi di cui fu allievo anche
Manoel de Oliveira. Le Giornate presentano il suo Wenn Volker streiten, storia di due
amici che si trovano a combattere su fronti opposti, girato in Germania nel secondo
anno della Grande Guerra.
RISCOPERTE E RESTAURI
La sempre ricca sezione che raggruppa le più recenti riscoperte e i nuovi restauri
propone quest’anno alcuni titoli eccezionali come The Spanish Dancer di Herbert
Brenon, con Pola Negri e Antonio Moreno, e The Goose Woman di Clarence Brown
(regista anche di A Woman of Affairs, l’evento di chiusura delle Giornate 2012). Il
primo è un magnifico film hollywoodiano del 1923, sopravvissuto solo in copie usurate
e incomplete e tornato finalmente allo splendore e alla spettacolarità originali grazie
alla grande operazione di restauro portata a termine dall’olandese EYE Film Institute.
Il secondo, definito da sempre un capolavoro dallo storico Kevin Brownlow (premiato
l’anno scorso con l’Oscar alla carriera), può essere finalmente presentato nell’ottimo
restauro dell’UCLA. Fra le curiosità, un film inglese del 1923, A Couple of Downand-Outs di Walter Summers, la commovente storia di un ex-soldato che, dopo la
guerra, riconosce il cavallo che lo aveva accompagnato sui campi di battaglia in
Francia mentre sta per essere venduto come carne da macello, e lo salva: un soggetto
ripreso anche recentemente da Steven Spielberg nel suo War Horse.
Infine, con Familientag im Hause Prellstein (Riunione di famiglia in casa Prellstein), del
1927, si conclude il progetto che anno dopo anno ha portato alle Giornate i film muti
di Hans Steinhoff (1882-1945).
Come sempre, alle retrospettive si affiancheranno, oltre alla già citata mostra dedicata
a Charles Dickens, la Jonathan Dennis Memorial Lecture e gli appuntamenti
quotidiani con le lezioni musicali delle Pordenone Masterclasses e con i seminari del
Collegium.
La 31a edizione delle Giornate del Cinema Muto, realizzata in collaborazione con la
Cineteca del Friuli e Cinemazero, ha il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali - Direzione Generale per il Cinema, della Regione Friuli Venezia Giulia, della
Provincia di Pordenone, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio di
Pordenone e della Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Sponsor
principale Banca Popolare FriulAdria (Gruppo Cariparma Crédit Agricole).
Pordenone, 2 luglio 2012
Le Giornate del Cinema Muto - Ufficio Stampa
Info: www.giornatedelcinemamuto.it
Contatti ufficio stampa:
Giuliana Puppin 328 1080422 [email protected] / Moira Cussigh 328 6785049