Confidenze e Dolce Attesa

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Confidenze e Dolce Attesa
ARCHE ONLUS
Rassegna Stampa del 02/09/2015
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INDICE
ARCHE ONLUS
02/09/2015 Confidenze
Nella casa segreta per mamme e bambini
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02/09/2015 Dolce Attesa
Un sms per dare riparo a mamme e bimbi in diffcoltà
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ARCHE ONLUS
2 articoli
02/09/2015
Pag. 12 N.36 - 8 settembre 2015
diffusione:145359
tiratura:187395
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IO CI SONO STATA
Nella casa segreta per mamme e bambini
A Milano, ho visitato una struttura che OSPITA italiani e stranieri, in SITUAZIONI DI DISAGIO. Un centro che
SOSTIENE le donne, aiutandole per esempio a trovare un lavoro per diventare autonome. Con OTTIMI
RISULTATI
GRAZIA GARLANDO
Profumo di cibo e di bucato. Profumo di casa. Mi avvolge non appena varco la soglia della graziosa palazzina
colorata nel cuore di Milano in cui ha sede la Casa d'accoglienza della Fondazione Arché, una bella struttura
d'epoca che dal 1997 ospita mamme e figli di ogni angolo di mondo che si trovano in condizioni disagiate. È
uno dei progetti principali di questa onlus, nata nel 1991 per volontà di padre Giuseppe Bettoni allo scopo di
prendersi cura dei più bisognosi attraverso diverse iniziative di sostegno e aiuto concreto in Italia e in Africa.
Lino Latella, il direttore della casa, che attualmente ospita nove mamme e 13 bimbi, mi prega di non rivelare
l'indirizzo. IN FUGA DA MILLE PROBLEMI Molte di queste donne, infatti, sono fuggite da compagni violenti o
da sfruttatori che le obbligavano a prostituirsi. Altre hanno chiesto asilo in Italia a causa di situazioni
insostenibili nei Paesi d'origine. Altre ancora hanno perso casa e lavoro, oppure escono dal tunnel della
tossicodipendenza. Arrivano qui tramite i servizi sociali. Spaesate e intimorite, arrabbiate e disperate. «Il
nostro scopo è offrire loro un rifugio tranquillo, in cui vivere serenamente innanzitutto il rapporto con i figli» mi
spiega Lino. «Per poi ritrovare, con l'aiuto di operatori e volontari, l'equilibrio e le capacità di riprendere
autonomamente la propria strada. Imparano a sbrigare le faccende domestiche e le piccole incombenze
burocratiche, accompagnano i figli a scuola. Spesso riusciamo a trovare loro un lavoro. Facciamo in modo,
insomma, che la loro vita somigli il più possibile a quella che, ci auguriamo, possano condurre in futuro in una
casa propria». Un'impresa non da poco. Perché mi basta guardare negli occhi queste donne, così giovani
eppure già così provate, per capire che la loro sofferenza è ancora tutta lì. «Nel mio Paese vivevo un grave
pericolo» mi confida Carla, 23 anni, colombiana, glissando su dettagli che preferisce non raccontare. «Per
questo sono fuggita in Italia, senza documenti e senza conoscere la lingua. Non sapevo di essere incinta di
tre mesi. Quando l'ho scoperto, mi ha preso il panico: come avrei provveduto al mio bambino? Volevo
partorire e darlo in adozione, ma per fortuna un'assistente sociale mi ha dissuasa. Sono passata da diverse
strutture. E qui, finalmente, mi è parso di tornare a vivere. Nessuno mi giudica, ho una dimora accogliente e
perfino un lavoro in una gelateria, anche se provvisorio. Sto riprendendo in mano la mia vita. Ce la farò, ne
sono certa». OGGI SI MANGIA NEPALESE Purtroppo non è così per tutte. «Era Natale quando una giovane
rom se n'è andata dopo soltanto quattro giorni, lasciando qui il suo piccolo di pochi mesi, al quale per fortuna
abbiamo trovato subito una famiglia affidataria» ricorda padre Bettoni. «Ha detto chiaramente che preferiva
tornare al suo Paese a riprendere la vita di prima. Non tutte hanno la forza di salire su questa altalena, dove
si acquisisce slancio verso il futuro. E la convivenza non è facile, soprattutto considerate le tante culture
diverse». Ci interrompono: è ora di pranzo. Hita, di turno ai fornelli, ha cucinato un pasto tipico del Nepal, la
sua terra: pollo al curry, polpette di patate e insalata di ceci, e un dolce di riso, latte e cocco. M'invita a
sedermi a tavola con loro. È contenta: tra qualche giorno si trasferirà con la sua bimba in uno degli alloggi
temporanei che Fondazione Arché mette a disposizione di chi ha quasi compiuto con successo il suo
percorso di autonomia, dimostrandosi in grado di cavarsela da sola. Seduta di fronte a me, invece, A'isha ha
l'aria triste, nonostante l'allegra fascia fucsia che le incornicia il volto. Nigeriana, è qui soltanto da due
settimane e parla ancora inglese: «Ho lasciato il mio Paese per non finire in un giro di prostituzione. Qui, mi
hanno trovato subito un lavoro da parrucchiera che mi piace molto, ma purtroppo soffro di una malattia rara
che m'indebolisce e mi permette di lavorare solo un giorno alla settimana. Spero di trovare una soluzione».
ARRIVANO I PIÙ PICCOLI Improvvisamente, irrompono in sala i bambini tornati da scuola, e sembra entrato
un ciclone. Hanno visetti allegri, sguardi vispi, risate spontanee. Sono molto più sereni delle loro mamme. E
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tra loro sembra esserci quell'amicizia e quella complicità che, invece, non riesce a instaurarsi tra le donne.
Per questo quasi mi sorprende l'entusiasmo con cui, dopo pranzo, tutte accolgono la lettura della Bibbia con
padre Bettoni. Sento emergere la serenità buddista, l'impetuosità musulmana, la speranza cattolica. Sento
esternare le proprie idee e convinzioni senza paura. Anche questa è una strada per ricominciare a farsi
ascoltare, chissà se se ne rendono conto. Poi, il resto del pomeriggio è tutto per i bimbi. Martina, invece,
rientra adesso: da qualche giorno ha iniziato uno stage nell'ufficio di presidenza di una grande società e
confida nell'assunzione, che rappresenterebbe il riscatto da una vita incredibilmente dolorosa: «Soltanto un
mese dopo aver lasciato il mio compagno tossicodipendente ho saputo di essere incinta. Sono tornata a
vivere da mia madre, nonostante abbia un brutto rapporto con lei causato anche dal suo alcolismo. Credevo
di fare il bene di mio figlio. Mai avrei immaginato che proprio in quella casa avrebbe subìto abusi da parte del
cugino adolescente. Appena l'ho saputo mi sono rivolta ai servizi sociali, che mi hanno indirizzata qui. Ora lui
ha otto anni e tra poco inizierà un percorso di psicoterapia, anche se sembra sereno. Se io venissi assunta,
potrei finalmente iniziare una vita indipendente insieme a lui e al mio nuovo compagno, che lo ama come un
figlio suo». ? ondadori Portfolio/Marta Carenza
memo
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Per sostenere questo progetto della Fondazione Arché, dal 13 settembre al 3 ottobre puoi mandare un sms
solidale al numero 45594.
Foto: I 13 bimbi ospitati nella casa hanno tantissimi giocattoli a disposizione.
Foto: Sopra, la nostra inviata Grazia Garlando con Lino Latella, il direttore della struttura. Sotto, tenerezze tra
una mamma e la sua bimba.
Foto: GRAZIA GARLANDO giornalista, ha visitato per noi la Casa d'accoglienza. La coloratissima parte
esterna della struttura, dove i bimbi possono giocare. In queste foto, padre Giuseppe Bettoni, fondatore di
Fondazione Arché, e Stefania Culurgioni, che si occupa dell'ufficio stampa della onlus.
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Pag. 20 N.9 - settembre 2015
diffusione:60000
tiratura:100000
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UN MOMENTO PER ME /solidaRietà
Un sms per dare riparo a mamme e bimbi in diffcoltà
Una casa per accogliere e proteggere mamme e bambini che vivono situazioni di particolare disagio. È
questo l'obiettivo di Fondazione Arché onlus, che dal 13 settembre al 3 ottobre 2015 attiverà una raccolta
fondi per poter realizzare una casa speciale nel quartiere Quarto oggiaro di milano. Qui saranno ospitati 10
nuclei mamma e bambino inviati dai Servizi Sociali, che saranno seguiti da una apposita équipe di operatori e
da alcune famiglie "accoglienti" della struttura stessa, che creeranno intorno a loro una importante rete di
sostegno. obiettivo di Arché è infatti rendere le mamme più serene, forti e autonome e, a tale scopo, il
progetto prevede la realizzazione di una impresa sociale che sviluppi una sartoria e una gelateriapasticceria,
per offrire un inserimento lavorativo alle giovani mamme e contribuire nello stesso tempo alla sostenibilità del
progetto. Per partecipare alla nascita di CasArché, di cui è testimonial l'attrice Cristiana Capotondi, basterà
inviare un sms solidale, del valore di 2 euro, al numero 45594.
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