Controllo dei roditori nei frutteti

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SPERIMENTAZIONE
E DIVULGAZIONE
COLTURE ARBOREE - DIFESA
Controllo dei roditori nei frutteti
B. Toffolutti
CSA - Centro Servizi
Agrometeorologici per
il Friuli-V
Venezia
Giulia
iovani impianti arborei vanno soggetti, durante i mesi invernali, a
danni talora gravi da Roditori appartenenti a varie specie, tra cui particolarmente pericolose Apodemus sylvaticus (il
Topo selvatico, volgarmente conosciuto
come «topo a coda lunga», fam. Muridi) e
Microtus arvalis (l'Arvicola campestre, un
«topo a coda corta» tipicamente presente
in areali del Trentino-Alto Adige e del Friuli
Venezia Giulia, fam. Cricetidi, sottofam. Microtini). Si tratta di specie estremamente
prolifiche e con spiccate abitudini fossorie.
Si nutrono di organi ipogei (radici, tuberi, rizomi) ed epigei di piante erbacee coltivate
e spontanee; assai appetiti sono certamente semi, bacche, ghiande; tuttavia, soprattutto nel periodo freddo, in mancanza di erbe appetite ed altro, questi animali possono rodere le radici degli alberi, decorticandole, sino alla zona del colletto. I danni si
evidenziano poi in primavera, quando si assiste spesso, nei frutteti, ad una riduzione
più o meno drastica del germogliamento di
talune piante e ad una concomitante perdita di ancoraggio delle stesse.
G
Giovani piante di melo
(cv. Stayman) dallo
sviluppo stentato, in
conseguenza di un
forte attacco pregresso
di roditori.
Az. Ersagricola
«Pantianicco» di
Codroipo (UD)
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L'avvento, negli ultimi decenni, dei portinnesti deboli (in particolare M9 nel melo),
insostituibile presupposto per la frutticoltura moderna, caratterizzati da apparato radicale superficiale ed appetibile, ha inevitabilmente contribuito a rendere i fruttiferi
maggiormente suscettibili agli attacchi dei
topi campagnoli. Così pure l'affermarsi, in
campo agronomico, dell'elevata densità
d'impianto e dei sistemi d'irrigazione a microportata d'erogazione, unitamente alla
diminuzione dei più comuni nemici naturali
dei roditori (civette, gufi, barbagianni, volpi,
etc.) vanno inducendo, negli anni, un'intensificarsi dei danni legati alle periodiche infestazioni.
Metodi fisici di controllo, fumigazione
Vale la pena di ricordare, per la lotta, alcuni metodi fisici consigliati in agricoltura
biologica, quali la fumigazione con i gas
derivanti dalla combustione della legna, il
tradizionale allagamento dei camminamenti (per andare a colpire gli animali all'uscita),
nonché l'impiego di trappole ricavate da
bottiglie di PET interrate pari suolo e parzialmente riempite d'acqua per l'annegamento dei topi.
Vanno sotto il nome di rodenticidi fumiganti diversi prodotti chimici che agiscono
per afissia e che vengono ordinariamente
impiegati per la derattizzazione di ambienti
chiusi, mentre non sono consentiti per l'impiego in campo nel nostro Paese. Un fumigante fosfoderivato assai efficace contro i
roditori, oltre che verso gli insetti delle derrate, è il fosfuro d'alluminio. Esso in Svizzera è registrato quale rodenticida ed ammesso in Produzione integrata: si appongono entro le gallerie delle compresse che
gassificano al semplice contatto con l'umidità del terreno, creando condizioni di
asfissia per gli abitatori dei cunicoli. In Italia, per motivi tossicologici, lo stesso principio attivo risulta ammesso solo per la disinfestazione di derrate alimentari ed altri
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prodotti vegetali immagazzinati.
Esche tossiche
Ad oggi, nella frutticoltura «convenzionale» (non biologica) italiana la lotta si fonda essenzialmente sull'impiego di esche
avvelenate, che vengono distribuite nei mesi autunno-invernali all'imboccatura delle
tane; le esche consistono ordinariamente in
granaglie (possibilmente fresche) intrise
con sostanze velenose di sintesi, perlopiù
non selettive nei confronti della selvaggina.
A tale inconveniente si ovvia, almeno in
parte, proteggendo le esche medesime con
tegole, coppi od inserendole in canalette.
In passato, oltre che con la crimidina ed il
velenosissimo fosfuro di zinco, le esche venivano preparate, non senza rischi di intossicazione per la fauna selvatica, con principi
attivi di origine naturale quali il solfato di tallio ed il dicumarolo naturale, progenitore degli anticoagulanti di sintesi attualmente in
uso nell'agricoltura convenzionale. In recenti sperimentazioni condotte nel biologico in
Alto-Adige, buoni risultati hanno fornito
esche costituite da granaglie avvelenate con
scilliroside, principio attivo - al momento non
consentito dalle normative CE per l’agricoltura biologica, ammesso nel nostro Paese
solo in un formulato per uso civile - estratto
dalla cipolla rossa di mare (Uriginea maritima), una liliacea perenne che cresce sulle
coste del Mediterraneo.
Come dianzi accennato, attualmente
sono invece impiegabili, in Italia, diversi rodenticidi di sintesi «anticoagulanti», appartenenti ai gruppi chimici delle cumarine
e degli indadioni: essi, interferendo con la
regolazione della coagulazione ed il normale funzionamento del sangue, provocano emorragie interne nell'animale che, intossicato e preso da un senso di soffocamento, tende ad uscire all'aria aperta e pare morire di morte naturale, senza alcuna
manifestazione di dolore.
A prescindere dai molti anticoagulanti
registrati per l'uso civile (Presidi MedicoChirurgici), risultano ammessi come Prodotti fitosanitari solamente alcuni preparati contenenti coumachlor, warfarin (cumarine) e clorofacinone (un indadione). Gli
ultimi due principi attivi, oltre che in soluzione (L) da impiegarsi per l'avvelenamento delle esche, si trovano anche in commercio come esche pronte per l'uso (RB,
EG). Recentemente, in un preparato costituito da supporto di grano tenero avvelenato con clorofacinone la ditta produttrice
ha provvisto all'aggiunta di sostanze amare emetiche che, inducendo conati di vomito, evitano o limitano l'ingestione delle
esche stesse da parte di animali domestici, selvaggina e volatili.
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Sopra. Esca di grano
tenero avvelenato con
anticoagulante, posta
sotto una tegola
A destra. Lungo il filare
di un frutteto attaccato
da roditori si possono
talora osservare sbocchi
numerosi delle gallerie
sotterranee
Bibliografia
Candon P., 1997.
Nell'orto di casa. Notiziario ERSA, N.S. 10
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1990. La difesa delle
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Normativa P.S.R.
Si ricorda come sia l'aggiornamento
2001 delle Prescrizioni Tecnico-Produttive
per l'applicazione del Programma agroambientale 94-98 Misura A1 - Regolamento
CEE 2078/92 che, contestualmente, la Misura F - Misure agroambientali del neo introdotto Piano di Sviluppo Rurale (P.S.R.)
della Regione Friuli Venezia Giulia contemplino per tutte le specie fruttifere l'impiego,
nel caso di attacchi gravi da «topi ed altri
roditori terricoli», del clorofacinone. In
aziende aderenti al P.S.R. interventi con il
rodenticida richiederanno, in ogni caso,
specifica autorizzazione dell'OMP competente, nonché l'adozione degli accorgimenti necessari ad eludere i rischi di danno
n
alla fauna selvatica.
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