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14 ESTERI Venerdì 9 aprile 2010 PG NEW YORK Briatore vende per 18 milioni il suo superattico di Manhattan IMMOBILI IN SALDO Briatore (a sin.) e Zunino vendono le case a New York L'attico newyorchese da 400 mq di Flavio Briatore è in vendita per 18 milioni di dollari: 5 in meno del 2009. È al 53mo piano del grattacielo Bloomberg accanto ai magazzini Bloomingdale’s. Briatore l'aveva acquistato nel 2005 per 10 milioni di dollari. Sempre a Manhattan è stato venduto per "soli" 28 milioni di dollari l’appartamento di 900 mq - può ospitare feste con 500 invitati - nell'ex Plaza Hotel, che il finanziere immobiliarista Luigi Zunino comprò per 45 milioni (più 9 spesi di restauro) prima dello scandalo delle scalate bancarie, con Fiorani, Ricucci e Coppola, e prima del crollo del gruppo Risanamento (3 miliardi di debiti). Zunino sperava di ricavare 100 milioni. La bambola "reverenda Barbie" vestita da pastore protestante È stata principessa, ballerina, vigile del fuoco e soldatessa: ora la bambola Barbie veste anche i panni di pastore episcopale. «Reverenda Barbie» è un'invenzione di Julie Blake Fischer, sacerdotessa della chiesa episcopale, che dal 1976 ordina sacerdoti donna, di Kent, nell'Ohio, che ha deciso di creare una versione religiosa della bambola più famosa del mondo per promuovere la sua attività pastorale con i bambini. Ora il Kirghizistan haduegoverni Giuseppe D’Amato BISHKEK Dimostranti davanti al devastato palazzo del governo Doppio potere in Kirghizistan. L’opposizione controlla la capitale Bishkek ed il nord, mentre il presidente Bakiev è fuggito al sud circondato dai suoi fedelissimi e non intende dimettersi. Il rischio di una guerra civile è forte e la comunità internazionale lancia appelli alla calma. L’autonominatosi premier ad interim, Rosa Otunbaieva, ha dichiarato che la polizia, le Forze armate e la guardia di frontiera sono con l’opposizione. Il governo precedente e il Parlamento sono stati sciolti. La tv è nelle mani degli insorti. In un’intervista a una radio di Mosca, Bakiev lancia accuse durissime ai suoi nemici indicati come i responsabili del bagno di sangue. Oltre 70 sono i morti e più di un migliaio i feriti. Se sulla piazza centrale di Bishkek Russi e americani preoccupati: un Paese-chiave rischia di spaccarsi THAILANDIA Le camicie rosse non cedono. Cauto il governo, i militari defilati A Bangkok una tregua apparente BANGKOK - 24 ore dopo lo stato di emergenza, a Bangkok la situazione non è cambiata: le «camicie rosse» - sostenitori dell'ex premier in esilio, Thaksin Shinawatra - rimangono padrone della zona dello shopping e dei militari non si vede traccia. L'unica misura adottata dal governo di Abhisit Vejjajiva è l'oscuramento della tv di riferimento dei manifestanti, con decine di siti internet vicini alla protesta. I «rossi» minacciano di spargersi oggi in dieci direzioni sfidando le autorità. In serata Abhisit, che ha rinunciato ad andare a un vertice Asean in Vietnam, ha ribadito di «non voler fare la guerra alla popolazione, ma solo far torna- re la pace». L'inazione delle forze armate è un possibile indice di divisioni tra i militari: fenomeno ribattezzato dei «soldati cocomero» - cuore «rosso» nell’uniforme verde. Le forze di sicurezza, con lo stato di emergenza, possono arrestare a vista i capi della protesta. Contro i sette che hanno guidato l'irruzione in Parlamento, la Corte Criminale ha ieri emesso mandati d'arresto. Agli italiani in Thailandia o in procinto di recarvisi, la Farnesina consiglia di «adottare la massima prudenza» ed evitare assembramenti evitando in particolare il centro di Bangkok. la situazione è tranquilla, in numerosi quartieri la folla ha assaltato negozi e abitazioni dei ricchi. Persino il Museo nazionale è stato saccheggiato. In una conversazione telefonica con la Otunbaieva il premier russo Putin ha offerto aiuti umanitari, ma ha chiesto che non usi la forza. L’aumento del prezzo della benzina causato dall’incremento russo dei dazi sul petrolio, è stato il detonatore della protesta. Ma il fuoco covava da tempo. Bakiev, che è del sud, è accusato di non aver mantenuto le promesse della “rivoluzione dei tulipani” (pro-occidentale) del 2005, quando, in una situazione simile, fu rovesciato il presidente pro-moscovita Akaiev. Corruzione, nepotismo e la crescente pressione sui mass media hanno acuito il malcontento. Bakiev voleva passare gli incarichi al figlio Maksim, che con la sua Agenzia di sviluppo ha tolto importanti risorse al governo. Il Paese centroasiatico è però anche una pedina fondamentale nello scacchiere internazionale. Da Manas gli americani controllano lo spazio aereo della Cina settentrionale e riforniscono le truppe Nato in Afghanistan. La Russia ha una sua base a Kant, a 50 km. da quella statunitense, dove sono state rafforzate le misure di sicurezza. Ecco perché nel mondo si guarda ai moti kirghisi con preoccupazione. © riproduzione riservata