gli strumenti musicali - Fondazione Bergamo nella Storia

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gli strumenti musicali - Fondazione Bergamo nella Storia
GLI STRUMENTI
MUSICALI
Strumenti a tastiera - Il termine fortepiano è usato
fino al principio dell’Ottocento in alternanza con
pianoforte. Oggi si tende a chiamare fortepiano lo
strumento settecentesco e della prima metà del
secolo scorso, avente particolari caratteristiche foniche
e costruttive, riservando il termine pianoforte allo
strumento moderno, nato dopo il 1870.
Il fortepiano, il più diretto antenato del pianoforte
moderno, è uno strumento musicale a corde percosse
mediante martelletti azionati da una tastiera. Inventore
è il padovano Bartolomeo Cristofori, cembalaro al
servizio della corte medicea di Firenze che, tra il
1698 e il 1700, costruisce un gravecembalo col piano
e forte. Nè il primo nè altri modelli costruiti da Cristofori
hanno fortuna; solo verso la metà del secolo alcuni
modelli costruiti dall’organaro e cembalaro tedesco
Gottfried Silbermann cominciano a essere apprezzati. La marca Silbermann, che raggiunge grande
rinomanza nella seconda metà del Settecento, è ben
presto affiancata da altre egualmente importanti:
Stein, Zumpe, Broadwood, Erard, ecc. Verso il
1770 vengono applicati i pedali e la tecnica di costruzione dello strumento migliora costantemente. I
modelli sono a coda (con evidente riferimento alla
forma del clavicembalo), a tavolo (come uno strumento qui esposto) e diritti (a coda verticale); solo
nei primi decenni dell’Ottocento iniziano a diffondersi
i pianoforti verticali che sostituiscono i modelli a tavolo
e diritti.
L’harmonium (o armonio) è uno strumento musicale
in cui l’emissione del suono è ottenuta tramite ance
messe in vibrazione da un flusso d’aria. Una tastiera
dell’estensione di cinque o anche sei ottave e un
mantice messo in moto da pedane sono elementi
caratteristici di questo strumento che, nei modelli più
perfezionati, possiede un certo numero di registri,
tra i quali il “tutti” o “ripieno”, inserito tramite ginocchiera.
Il termine harmonium è impiegato per la prima volta
da A. F. Debain per un suo modello, brevettato a
Parigi nel 1840, con doppio mantice a pedaliera,
serbatoio dell’aria e quattro serie di ance o registri,
la cui differenziazione timbrica dipende dalla diversa
forma dei condotti d’aria collegati alle ance stesse.
FONDAZIONE
BERGAMO
NELLA STORIA
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Nel 1843 l’introduzione del registro denominato
Espressione consente di escludere il serbatoio e di
collegare direttamente l’ance ai mantici, in modo che
l’esecutore, graduando la pressione sui pedali, possa
influire sull’intensità del suono. Oggi questo strumento
serve per lo più ad accompagnare i cori nelle chiese,
dove sostituisce talvolta l’organo; possiede comunque
una sua letteratura originale, opera di vari autori.
Strumenti ad arco - Strumento raro e di bella fattura,
databile tra la fine del Cinquecento e gli inizi del
Seicento, certamente di scuola bresciana (Gasparo
da Salò?), il violoncello piccolo esposto è in realtà
uno strumento ibrido, essendo stato un’antica viola
da gamba trasformata in violoncello all’inizio dell’Ottocento.
La trasformazione è avvenuta principalmente modificando le spalle, rese da spioventi (caratteristica
delle viole da gamba) a tonde, riducendo la lunghezza
della cassa: ciò è dimostrato dal fatto che ora la
spalla tonda taglia la filettatura, come si può osservare.
Lo strumento conserva comunque ancora altre caratteristiche proprie della viola da gamba, come, ad
esempio, il fondo piatto e l’assenza di punte. Questo
strumento è stato usato dal grande violoncellista e
compositore Alfredo Piatti (Bergamo, 1822 - Mozzo,
1901) all’inizio dei suoi studi.
Col termine bassetto nei secoli XVII e XVIII si indica
uno strumento ad arco da gamba, di taglia intermedia
tra il violoncello e il contrabbasso, usato in sostituzione
di quest’ultimo soprattutto nell’ambito della musica
da camera e liturgica. Chiamato anche basso da
camera, ha lo stesso registro del contrabbasso, con
3 o 4 corde (ma esistono anche esemplari tedeschi
a 5 o 6). Scompare nei primi decenni dell’Ottocento,
soppiantato dal contrabbasso.
Strumenti a fiato - Tutti gli strumenti a fiato qui
esposti sono stati costruiti nella prima metà dell’Ottocento; sono un’importante testimonianza delle
tecniche costruttive adottate all’epoca. Si noti, infatti,
l’esiguo numero di chiavi (per i legni) e l’assenza di
pistoni (per gli ottoni), caratteristiche che richiedono
una particolare e difficoltosa tecnica esecutiva, oggi
non più in uso.
Le chiavi sono dei dispositivi meccanici per chiudere
o aprire i fori dei legni (flauto, oboe, clarinetto, fagotto),
consistenti in una leva munita da una parte di un
cuscinetto per aderire ermeticamente al foro, dall’altra
di una piattina o di un anello per l’appoggio del dito.
I pistoni sono dei congegni meccanici che consentono
l’emissione di tutti i suoni cromatici negli ottoni (trombe,
corni, tube) in relazione alla loro estensione. Si tratta
di valvole che, inserite dalla pressione delle dita
dell’esecutore, allungano la colonna d’aria presente
nello strumento, producendo di conseguenza un
abbassamento misurato del suono. Sia le chiavi sia
i pistoni aumentano le potenzialità foniche dello
strumento.
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MUSEO DONIZETTIANO