JOE PETROSINO SCIPPATO A PADULA

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JOE PETROSINO SCIPPATO A PADULA
ilCilento
A n n o V I I I n ° 3 6 - w w w. u n i c o s e t t i m a n a l e . i t - 0 6 o t t o b r e 2 0 0 6 - € 1 , 0 0
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ROCCADASPIDE
Co m un it à m o nt a na :
M ian o al la met a
L’inferno degli
immigrati
Patrizia Capua
Un podere, anche un solo ettaro di
terra, vale oro. Per quanto è fertile, il
clima ottimo, ricca com´è di agricoltura, con immense piantagioni di verdura e frutta di ogni qualità, la Piana del
Sele può competere con la California.
Per migliaia di immigrati extracomunitari invece è l´inferno. A loro, questa
terra dà lavoro nero a 25 euro al giorno, contro una paga base di 36,40, non
una giornata di lavoro senza l´intermediazione dei "caporali", permessi di
soggiorno in eterna scadenza, contratti bugiardi perché sempre molto al di
sotto del numero di ore passate a seminare e raccogliere. Oppure, contratti
"comprati" a 3, 4 mila euro per uscire
dalla clandestinità e poter scappare al
Nord dove pagano 6 euro all´ora e non
si subiscono condizioni tanto disumane.
Una vita che vita non è, nella California d´Italia. Da San Nicola Varco,
punto di raccolta di un migliaio di magrebini, al confine tra Battipaglia e
Eboli, partiranno dieci pullman il 25
settembre per la marcia degli immigrati contro lo sfruttamento e la precarizzazione. La Cgil di Salerno l´ha presentata ieri in una conferenza stampa.
«Questi lavoratori non sono più disponibili a chiudere gli occhi, sono i primi
a voler denunciare, convinti che lì non
ci possono più stare», spiega Franco
Tavella, segretario della Cgil salernitana. È annunciato un presidio in piazza Amendola, una delegazione sarà ricevuta in prefettura, il vescovo di Salerno, Gerardo Pierro ha chiesto di incontrare un´ampia rappresentanza di
immigrati.
San Nicola Varco è il ghetto, l´ignominia, un punto di crisi per il sindacato.
Tutti quelli che arrivano in questa zona
finiscono nel "miglio della vergogna",
sulla statale 18, poco dopo la frazione
Corno d´Oro, vicinissimo ai templi di
Paestum. La strada sterrata che costeggia una rivendita di mozzarella di bufala, alle spalle di due silos in mattoni
rossi, sprofonda nell´area dell´ex mercato ortofrutticolo, a ridosso dello scalo
ferroviario da cui partono per la Germania, vagoni ferroviari carichi di rifiuti che la Campania non sa più dove
buttare.
Il Ramadan inizierà tra venerdì e sabato, dipende dalla luna. Gli immigrati
che lavorano pomodori, pesche, fragole, i rinomati carciofi di Paestum, nei
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C A P A C C I O
EBOLI
Il presidente Luigi Barlotti:
“Fasolino è come Vanna Marchi”
La battaglia della
Multiservizi
pagina 11
J O E P E T RO S I N O
S C I P PA T O A PA D U L A
Nello sceneggiato di
Fiorello non è citato
il paese natio
IN QUESTO NUMERO
a pagina 8
A Paestum alla nona edizione della Borsa
del t urismo a rcheologico v errà R utelli
Al centro espositivo Ariston dal 16 al 19 novembre
Si svolgerà dal 16 al 19 novembre al centro espositivo Ariston di Paestum, la nona edizione della Borsa mediterranea del turismo archeologico.
Ideata e realizzata dalla Leader sas, l’iniziativa costituisce
un momento di approfondimento e divulgazione di temi e
problematiche inerenti alla
fruizione e alla valorizzazione
del patrimonio turistico e archeologico.
La nona edizione sarà inaugurata dal ministro per i Beni e le
Attività culturali Francesco
Rutelli con una conferenza a
cui parteciperanno le Soprintendenze archeologiche e le direzioni regionali per i Beni Culturali. Ospite ufficiale (dopo
l’Egitto, il Marocco, la Tunisia,
la Siria, la Francia e l’Algeria)
sarà la Grecia, il cui ministero
della Cultura, in collaborazione
con il nostro ministero, la
Scuola Archeologica Italiana di
Atene e la Fondazione Paestum sarà promotore dell’incontro
“Dalla Grecia all’Italia dall’Italia alla Grecia.
Movimenti antichi e ricerche
moderne” e della presentazione del progetto europeo “Agamemnon”.
Tra gli appuntamenti, in collaborazione con il Touring Club
Italiano si dibatterà su “Il valore del marchio nel turismo culturale: i siti Unesco” e si avvierà il primo incontro dei presidenti dei corsi di laurea in
Scienze dei beni culturali, Archeologia e Turismo culturale.
pagina 3
La sveglia del
vignaiolo
Antonio Marino*
La sveglia del vignaiolo, il giorno
della vendemmia, squilla molto presto. Il lavoro della raccolta e del trasporto delle uve conserva in sè i caratteri del romanzo e della narrazione
epica. Del romanzo sono protagonisti coloro che, con la vendemmia,
sperano nella buona annata e che i
propri sforzi - quel lungo e duro lavoro di potatura e di continua a premurosa cura della vite - non siano vanificati. Nella Valle del Calore, area
da sempre a vocazione vitivinicola,
quest'anno c'è una preoccupazione
fortissima da parte dei produttori di
uve. Il mercato delle uve è scomparso. La Cantina Sociale è in difficoltà. Non si sa a chi vendere le uve. Il
reddito familiare è a rischio. Il lavoro di un anno può essere vanificato.
Sollecitato da alcuni amici viticoltori, anch'io ho cercato di contattare
qualcuno del settore agricolo per sapere se volevano comprare delle uve.
Ma non c'è niente da fare, il mercato
non "assorbe". È una situazione brutta che danneggia ancora di più l'economia della zona. Da questa situazione, io voglio trarre due considerazioni. La prima è l'assordante silenzio
della classe politica locale rispetto a
questo problema. È più importante,
fa più notizia, la caduta di una Giunta Comunale che non la caduta di una
intera categoria economica. C'è più
attenzione per le feste che per le catastrofi. La verità è che nelle nostre amministrazioni comunali sono quasi
del tutto assenti gli imprenditori e
quindi non ci dobbiamo meravigliare
se manca una sensibilità di questo
tipo. La seconda considerazione riguarda la consapevolezza, generata
maggiormente dalla situazione attuale di crisi, dell'importanza e della insostituibilità della Cantina Sociale di
Castel S. Lorenzo. I problemi non si
risolvono più individualmente ma
collettivamente. Il rammarico per
questa situazione della "Cantina" è
ancora più struggente. Ma ancora più
struggente è il dover constatare che
non siamo capaci di gestire una iniziativa cooperativa. È il segnale più
evidente di una cultura egoistica che
pervade le nostre comunità e ci rende
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ECONOMIA
n°36 06 ottobre 2006
2
Splendido isolamento senza futuro
A Piaggine si festeggiano i briganti, a
Roscigno i migranti di ritorno, a Valle
dell’Angelo arrivano i salernitani e si
avventano su Pruno per un ritorno all’antico, il turismo si fa strada in forme
imprevedibili e incontro un mondo, ancora, troppo preso di sé e, in un certo
senso, intollerante verso chi si addentra nei meandri di una realtà che stenta a capire che l’arretratezza e lo splendido isolamento sono un tesoro al
quale attingere con parsimonia per non
correre il rischio di sgretolare, con le
tradizioni, anche le prospettive turistiche di qualità che si affacciano timidamente nell’alta valle del Calore che ha
molto da insegnare ma anche tanto da
apprendere come, per esempio, su
come si garantisce accoglienza e sicurezza a chi si muove in montagna in
una zona tanto bella quanto sconosciuta e sprovveduta fino a vanificare perfino quel poco che, finora, è stato
messo in campo: come la ristrutturazione del rifugio della forestale sotto
Cervati in località “Chianodde” dove
una ditta ha realizzato i lavori di ristrutturazione senza completarli e, sembra,
dalla prima Patrizia Capua
che sia stata anche pagata nell’indifferenza del direttore dei lavori e di quanti erano tenuti a garantire il contrario
come gli addetti alla vigilanza in montagna che si disinteressano di un bene
che potrebbe essere un punto, certo, di
riferimento di chi va in montagna a
piedi lasciando a valle i Suv degli amatori della bistecca alla griglia oltre che
dei cercatori, indefessi, di funghi e frutti di sottobosco che impoveriscono il
territorio e pretendono accesso incondizionato ad un mondo che in altre e
più blasonate realtà (Cortina, Bardonecchia, Roccaraso...) garantisce presenze di qualità e turismo residenziale
che fare invidia perché è gente che
dopo aver camminato e apprezzato nel
bello preservato dallo splendido isolamento e dall’arretratezza che, ora, tutti
chiamano cultura e tradizioni che se,
veramente rispettati e porti con spontaneità, potrebbero essere la chiave del
forziere della potenzialità inespresse e
della presa di coscienza anche degli “indigeni” ammesso che questo importi
a qualcuno, ancora...
Biesse
L’inferno degli immigrati
Nei campi della Piana del Sele, la terra vale oro ma le condizioni di lavoro sono disumane
campi e sotto le serre, sono una folta
comunità di marocchini, forse quattrocento. Stagionali per modo di dire. Ci
sono quelli arrivati già cinque anni fa
che non riescono ad andarsene. La sanatoria promessa da Amato potrebbe
essere la svolta tanto attesa. Hanno trovato riparo qui, intorno a un capannone
sventrato, invaso da una montagna di
scarti e sacchi di plastica pieni di spazzatura. Per dormire si accucciano dentro brande sfondate, protetti da fogli di
lamiera, vecchie coperte e cellophane.
C´è spazio per un briciolo di normalità
dietro agli indumenti lavati e stesi ad
asciugare, le scarpe sporche di terra allineate all´uscita della baracca, le chiacchiere dopo il lavoro attorno alla bancarella dove si vendono tute sportive e
calzini, persino il the offerto all´estraneo in segno di ospitalità e amicizia.
Poi arriva Idris e dice: «Qua solo zanzare e topi. Grossi così».
Aziz, 37 anni, chiamato dai suoi compagni il "sindacalista", è il trait-d´union
con la Cgil dei braccianti e qualche associazione di volontariato. Torna dal
campo dove si semina a cottimo: 80
centesimi a cassetta di ortaggi di stagione. «Se vai forte riesci anche ad arrivare a 30 euro, ma solo in questo periodo. Il resto è fame». L´insediamento di nord africani, giovani, più o meno
sotto i quarant´anni, è in aperta campagna. Una enorme discarica a cielo aperto tra i box marci dell´ex mercato ortofrutticolo.
Non c´è luce, né traccia di servizi igienici. Solo una cannola dell´acqua.
Prima c´era quella dei canali di irriga-
zione del Sele. «Quando il sindaco di
Rifondazione comunista, Gerardo Rosania fece collegare questa fontana
all´acquedotto, fu attaccato dai concittadini che lo accusarono di pensare agli
immigrati più che a loro», racconta Anselmo Botte, responsabile del dipartimento immigrati della Cgil, l´"angelo
custode" che cerca di dar voce ai bisogni e alla protesta. Ha portato nel ghetto di San Nicola Varco i volantini freschi di stampa per la manifestazione.
«Ci verrete, vero?» si assicura, attaccando i manifestini col nastro adesivo
sui muri sbrecciati. Lo accolgono sorridendo, gli sono grati, ma anche scettici. «La politica non vuole fare niente
per noi, solo parole. Non vogliamo elemosine o rimedi passeggeri. La paga
migliore, è la migliore soluzione. Dice
il saggio: insegnami a pescare, non
darmi un giorno la tua pesca». Anselmo Botte invece è fiducioso: «Riusciremo ad aiutarvi. Si faranno leggi migliori. Devono fare gli ostelli, come in altre
parti, ristrutturare casolari, un centro di
accoglienza gestito da voi, con una
mensa, come le case degli studenti».
La dignità di una casa. «Se cerchi di
prenderne una in affitto a Eboli o a Battipaglia, nemmeno ti rispondono», racconta Rachid in italiano misto a francese, 28 anni, occhi dolcissimi, «oppure chiedono 500 mila euro, impossibile. Se cerchiamo di metterci in regola,
i padroni dicono: perché non te ne vai
in Germania, perché dovete disturbare
noi, noi vogliamo quelli che lavorano
in nero». Gli imprenditori si lamentano che c´è poca manodopera immigra-
ta, spiega Anselmo.
Ahmed, magro e allampanato, ti guida,
quasi al buio nel rifugio dove dorme
con altri tre immigrati, un fornello annerito, qualche piatto per mangiare la
sera. «Ho cercato casa, ho cercato tanto,
nessuno vuole affittare. Non trovo le
parole per spiegare perché sono qui»,
dice con gli occhi lucidi. «Il nostro destino è la miseria, cerchiamo di migliorare il livello di vita, prima di arrivare
qui pensavamo all´Italia come un paese
sviluppato, tutto il contrario, le nostre
speranze sono cadute. Non mi fotografare, per piacere, ho la maglietta sporca». Aspettano il dottore, almeno lui
viene ogni giovedì. Vanno a dormire
presto perché al mattino la sveglia è alle
4. «Soffriamo, soffriamo molto qua»,
spiega un ragazzo in sella alla sua bicicletta, «i soldi che guadagniamo sotto la
serra servono a prendere il pullman e
andare e tornare dalla questura di Salerno, per i documenti». Alla famiglia,
laggiù in Marocco, resta poco. A giorni inizierà il Ramadan e si inginocchieranno a pregare nel box che è diventato la loro moschea.
L´unica donna, a un centinaio di metri
da qui, è Linika Bogdanovic, una rom
con marito, sei figli maschi e uno in arrivo, «magari è femmina, non so», dice
con un lampo di luce negli occhi. La
sua "casa" è una baracca di legno con
tre pareti e nient´altro. I suoi bambini,
tutti nati qui, giocano l´intero giorno tra
montagne di rifiuti di plastica e flaconi
di medicinali scaduti: «Vorrei mandarli a scuola ma non ci danno la residenza». In braccio stringe Vittorio, un anno
e quattro mesi, riccioli biondi e pelle
bruna, mezzo nudo. Ride: per lui tutta
questa miseria è ancora un bellissimo
gioco.
tratto da “La Repubblica”
dalla prima
Il vignaiolo...
più deboli. È
triste doverlo
ammettere, ma,
come ho già
scritto la scorsa
volta, se vogliamo salvarci
dobbiamo
cambiare
forma societaria:
passare
dalla società di persone a quella di
capitale. A breve, infine, pubblicheremo sul nostro giornale aziendale
una forte iniziativa creditizia a favore del mondo vitivinicolo con dei
mutui a lunghissima scadenza ed a
tasso agevolato destinati all'impianto e al reimpianto dei vigneti: È la
testimonianza che noi crediamo nel
futuro e vogliamo immaginarlo migliore del presente.
Antonio Marino
Tel. 0828 962755 Fax 0828
962622
[email protected]
* Direttore Bccc di Aquara
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EBOLI
n°36 06 ottobre 2006
Di Canto e Vastola alla battaglia d’autunno
La Multiservizi in attivo, manca l’anima sociale
Sarà la battaglia d'autunno, rischia
di diventare la ghigliottina per Melchionda. La Multiservizi Spa, la società che gestisce parcheggi pubblici, impianti sportivi e manutenzione, cerca un altro socio privato. Fallito l’assalto alla raccolta dei rifiuti,
la Consea di Bari è intenzionata a
farsi da parte. Pronto il nuovo
bando. La base d'asta è di 200 mila
euro. Rombo di motori. La contesa è
tutta politica.
Ai nastri di partenza ci sono i Ds,
ovviamente. La prima cordata porta
il nome di un consigliere comunale,
Di Canto, anche se è il fratello imprenditore e allevatore di cavalli a
tenere le redini aziendali. La società diessina ha la benedizione dell'assessore al blog, Cosimo Cicia. Ma
soprattutto, il beneplacito del deluchiano sindaco, Martino Melchionda.
La seconda cordata di scalatori-Multiservizi è capitanata dal fiorellino
Mauro Vastola. Anche lui consigliere comunale, nel paddock inquieto
della Margherita. Da un anno e
mezzo, Vastola le prova tutte per diventare assessore. Ma il segretario
del partito, il sorridente Morena, a
lasciargli il posto non ci pensa. Per
digerire l'amaro calice, Vastola sta
tentando da mesi di “prendersi” la
Multiservizi. Sperava nel business
rifiuti, dovrà accontentarsi dei parcheggi. Se vince. La scalata sembra-
va trionfale, fino all’arrivo dei Ds.
Alleato di Vastola è un avvocato-editore. E da qualche giorno, sussurrano in comune, è entrato in gioco
anche l'Antonio Cuomo consigliere
regionale.
Ds contro Margherita, a chi andrà la
Multiservizi. Il terzo incomodo? Potrebbe essere proprio la Consea. A
spiegarcelo, è un sindacalista anonimo (necessariamente anonimo, vigendo in zona un clima cileno-pinochet). "La Consea è pronta a lasciare, ma i soci di Bari avrebbero chiesto 260 mila euro per uscire dal sodalizio con la Multiservizi.
Le due cordate ebolitane, sia Ds,
sia Margherita, gliene vogliono dare
solo 60 mila". Che taccagni, e perchè? "E’ la cifra sborsata dalla Consea in questi anni per Multiservizi".
Un salto indietro. C'è stata, giorni fa,
la festa di Rifondazione Comunista.
Melchionda è parso entusiasta, parlando della Multiservizi: "La società è finalmente in attivo", primo pensiero. "Ma c’è un problema: su 48
persone in pianta organica, solo 9
sanno lavorare", ha aggiunto Melchionda. Pronta la risposta del mascherato sindacalista: "Aspettiamo
con curiosità di vedere questi numeri in attivo della Multiservizi. Se il
comune non paga i fornitori, non
paga gli stipendi agli operai, non
paga nessuno, è facile che si trovi
in attivo. Noi operai siamo preoccu-
pati per il futuro della Multiservizi".
Se va via la Consea, vi riparerete
sotto l'ombrello dei Ds o della Margherita. Il divorzio tra comune e
Consea sembra inevitabile, dopo il
litigio tra l’assessore Cicia e l’amministratore Scarafino.
All’inaugurazione della fiera, il wrestling verbale esploso tra i due, somigliava alla vulcanica festa berlusconiana, in costa Smeralda. "Gli ultimi episodi spiegano chiaramente la
tensione dei rapporti tra Ds e Margherita. Litigano su tutto. Uno dei
disastri della Multiservizi sono state
le promozioni. Nominare dirigente
un ex operaio con la tessera dei Ds,
non è stata una scelta felice". Molte
le facce nuove in giro. Tutte con la
pettorina Multiservizi. C’è chi taglia
l'erba pubblica, chi controlla i parcheggi: "e siamo arrivati a un altro
punto dolente.
Ci sono dei colleghi lavoratori che
vengono pagati in nero". Ma a
quanto pare, il fenomeno, finora,
non ha destato l'interesse delle forze
dell'ordine. "Se è per questo, alla
Multiservizi c'è anche gente che ha il
contratto part-time, ma prende lo stipendio a tempo pieno". Anomalie
curiose, a spese del comune, cioè dei
contribuenti. Chiunque vincerà la
gara per la società mista, dovrà sudare non poco per rimettere tutto le
carte in regola. Sempre che prima
non arrivino i carabinieri o la guardia di finanza.
Francesco Faenza
Unione: tutti contro tutti, ma finirà con una cena
Una settimana di litigi per decidere le
hostess della fiera. Può un sindaco finire alle corde per le amene fanciulle
da abbellimento campionario? E' accaduto a Eboli, sette giorni fa. L'ultima
battaglia tra Ds e Margherita si è consumata sulle scosciate ventenni negli
stand del Palasele. Ha vinto la Quercia,
per l'ennesima volta. La velina-list di
Cicia e Melchionda ha prevalso sul
book rosa Mastrolia-Infante. De gustibus, si direbbe. Se non che...è esplosa
una guerra di nervi da mandare a pezzi
tutto il puzzle dell'Unione. La Margherita ha incassato il colpo, minacciando
la sfiducia. Motivo? La lista delle veline cestinate. Ma anche vecchi rancori mai digeriti. "Vogliamo essere più
coinvolti" ha scritto il capogruppo De
Cesare, all'inizio del mese. Prime avvisaglie, Melchionda ha scrollato le spalle. Ed è andato avanti per la sua strada.
Sensuali hostess, ma non solo. I malpancismi della Margherita sono iniziati a fine estate. Il primo a farsi da parte
è il giovane Giancarlo Sibona. Presente a tutti i consigli comunali, tranne
quello sul piano spiagge. Ha fatto una
scelta come tanti, non ha votato. La
mattina dopo ha perso la presidenza
della commissione attività produttive.
Vastola e Bisogno, compagni di partito
di Sibona, si sono presentati da Melchionda, come due falchi. Tempo 24
ore, Sibona non presiedeva più niente.
Mentre Bisogno e Vastola hanno incassato il loro piccolo risultato, Sibona si
è fermato nella "Terra di Mezzo", lanciando una serie di riflessioni sui problemi ebolitani. Avesse parlato di hostess, avrebbe avuto più audience nel
centrosinistra.
Altro terremoto. Nella prima decade di
settembre, si libera una poltrona nel
consiglio di amministrazione della Seta
(società che raccoglie i rifiuti). Sistemato l'amico Masci alla direzione generale, Melchionda ha lasciato la poltrona alla Margherita. Il partito si è
“riunito”. Sciolto il conclave, il segretario Morena ha deciso: l’incarico andrà
all'ex assessore De Nigris. Entrato papa
alla riunione, De Nigris è rimasto cardinale. Sul foglio della nomina, per
un’imprevedibile alchimia politica, è
comparso il nome di un giovane amico
di Antonio Cuomo e Pierino Infante.
La botta è stata traumatizzante. L'avesse investito una bufala, al palio dell'anno scorso, il beffato Morena avrebbe riportato meno danni.
Dopo la Seta, si è aperta la guerra sulla
Multiservizi (vedi articolo sopra). Poi
sono arrivate le veline, con l'estromissione della Margherita dall'organizzazione della fiera. E il vaso si è rovesciato. Richieste di verifiche, rimpasti
imminenti, sfiducia
a Melchionda. Il sindaco ha iniziato a
oscillare. Il capogruppo del fiorellino, Roberto De Cesare, ha rilanciato
l'idea del rimpasto.
Vastola e Bisogno
scalpitano. Il primo
vuole la poltrona del
martoriato assessore
Morena. Bisogno
concupisce la nomina dell'assessore ai corsi di formazione, Giancarlo Presutto. Non va meglio
negli altri partiti. Nell'Udeur, c'è Marra
che corteggia Melchionda come una
bella liceale al mak P (parliamo delle
edizioni di qualche decennio fa). Dopo
aver disegnato il più disastroso piano
traffico dal dopoguerra ad oggi, Cicalese rischia grosso. Se si azzarda a cambiare una sola striscia pedonale, Melchionda lo sbatte fuori dalla giunta.
Uscita finestra su largo Pastrana. La
prospettiva rafforza Arturo Marra, che
Concorso AssoGIPS
per la migliore idea
d’impresa
Continua l’impegno dei Giovani
Imprenditori della Piana del
Sele nell’attività di sostegno per la
nascita di nuove imprese.
Giovedì 29 Settembre alle
ore 18,00 preso il Palasele di
Eboli
nell’ambito
della
43°fiera campionaria AssoGIPS presenterà il primo
concorso a premi.
L’Associazione, per la stessa serata,
ha organizzato una “Tavola Rotonda” sul tema “Lo sviluppo
turistico della fascia costiera
occasione di nuova imprenditorialità”.
Sono previsti gli interventi del Presidente della provincia di Salerno
Angelo Villani, degli Assessori Massimo Cariello, Corrado Martinangelo e Gaetano Arenare, del Sindaco di Eboli Martino Melchionda e
dell’Assessore Mauro Maci, del Prof.
Michele Cerrato, del Vice Presidente provinciale SIB Confcommercio Alfonso Amoroso, del segretario regionale FIBA Confesercenti
Domenico Marzioli, del Presidente
Consorzio Fascia Costiera Bagnoli
Umberto Frenna, del Comandante
della Capitaneria di Porto di Salerno Oreste Pallotta, del funzionario
Regionale della Commissione Risorsa Mare Vincenzo Consalvo, del Presidente di AssoGIPS Gianluigi Barlotti, del Consigliere Antonio Ciao
e del Direttore Generale Vincenzo
Quagliano. Il dibattito sarà moderato dal giornalista Eugenio Ciancimino.
Sono previste, in conclusione, testimonianze di giovani imprenditori.
Il Direttore Generale
Vincenzo Quagliano
[email protected]
ha fatto un pensierino pure per la poltrona di vicesindaco, detenuta dal dottore Laurino (Udeur). Sulla stessa strada si è incocciato con Vastola (Margherita). Tra i due litiganti, Melchionda si
terrà l'amico Laurino. Pare. Con i Verdi
usciti dalla maggioranza, destano curiosità le scelte di Rifondazione. "Se il
momento è topico, Melchionda azzeri
tutta la giunta. Solo così si può andare
avanti" è la frase di Pasquale Cariello,
all'ingresso del comune. Più pacato il
compagno Carmine Caprarella: "abbiamo chiesto la verifica sui programmi.
L'attività amministrativa è ferma su
ogni punto. Il rimpasto l'ha chiesto la
Margherita, non noi". Come finirà?
Con una cena di riconciliazione, un
rimpasto da turn over, un arrivederci e
grazie?
FraFae
GROPOLI
n°36 06 ottobre 2006
PREMIO DARIO PRISCIANDARO 2006
Il via a idee e progetti che valorizzano il Cilento
Presso il Centro Congressi
Hotel La Stella di Perdifumo
si è svolto il “Premio Dario
Prisciandaro 2006”. Hanno
partecipato e sono intervenuti da Natalino Barbato, già
vice presidente Ente Parco
Nazionale del Cilento e
Vallo di Diano, al sindaco
Antonio Domini; dalla senatrice del Cilento, Olimpia
Vano, al Rettore Magnifico
dell’Università Federico II
di Napoli; insomma una
serie di nomi illustri all’interno di un meeting particolare che ha rilasciato durante la serata: un Premio alla
memoria del professore
Piero Cantalupo, a Domenico Chieffallo e a Amedeo la
Greca; e ancora, premiato
“Cilentano dell’anno” Attilio Taiani .
Ma il fulcro di questo incontro, patrocinato dalla Regione Campania e dalla Provincia di Salerno, è l’Associazione da cui prende nome il
premio, e cioè: “l’Ass. Dario
Prisciandaro Onlus”. Quest’ultima nasce con l’intento di valorizzare le risorse
dell’area del Cilento
Durante il meeting di Perdifumo, Graziano Di Biasi
chiarisce ed espone di cosa,
l’associazione Dario Prisciandaro Onlus, si sta occupando:” Paolo Prisciandaro,
fautore dell’iniziativa e
Amedeo La Greca, guida e
supporto all’attenta analisi
degli aspetti meno conosciuti del Cilento, e con la cura
al progetto dell’ing. Consolato Caccamo, si sta cercando di mettere in porto il
“Progetto Cilento”. L’idea al
centro del Progetto è quella
di dare alla splendida terra
cilentana una nuova valorizzazione, facendo riferimento
alle risorse disponibili, analizzare le migliori soluzioni
organizzative, in un contesto
di sostenibilità del loro sviluppo. All’interno di questo
progetto sono state prese in
considerazione l’area del
Monte Stella e altre aree di
riferimento costiere e montane, ne sono state analizzate tutte le risorse. Più nel
concreto- continua Di Biasicon questo progetto e l’aiuto dell’Associazione Prisciandaro, si vuole creare un
ristretto ma accurato gruppo
di giovani, con diverso bagaglio culturale per dar luce
ad un organismo che si occupi di: analisi e studio delle
risorse disponibili, di iniziative riguardanti il patrimonio
culturale, storico e ambien-
tale e altro. Inoltre ci tengo a
puntualizzare che questa è
una fase iniziale del progetto e che quindi non si ha una
definizione puntuale del
tutto. Nonostante ciò si
vuole garantire e testimoniare la presenza di idee che, se
adeguatamente supportate,
sono pronte a diventare processi concreti per lo sviluppo della nostra comunità!”
Insomma iniziative da incoraggiare affinché il paradiso
del Cilento non rimanga
terra dimenticata.
Al via da questo numero una nuova
rubrica. Sarà uno spazio di riflessione,
comunicazione, incontro e scambio di
esperienze e cultura manageriale per
tutti coloro che sentono come vivi e
pressanti i problemi che ogni giorno
dobbiamo affrontare nella vita di relazione personale e professionale con
le persone che animano il nostro
mondo.
Spesso non ci si rende conto che quasi
tutte le problematiche che ci trovia-
mo ad affrontare derivano da errori
nel processo di comunicazione tra noi
e gli altri.
Incomprensioni, contrasti, lotte di potere, desideri insoddisfatti , ambizioni
represse, crisi di mercato e ambiguità
diffuse sono infatti tutte frustrazioni
che derivano nel 95% dei casi dal nostro modo di porci gli obiettivi e di interagire con gli altri e con il contesto
nel quale ogni giorno agiamo la nostra
personalità e il nostro comportamento.
I nostri collaboratori, clienti, fornitori, amici, familiari, conoscenti sono infatti sempre sia
emittenti che riceventi di sentimenti,
emozioni, informazioni oggettive, motivazioni e sistemi cognitivi, e la nostra capacità di essere sempre lucidi
nel comunicare con loro tenendo
conto contemporaneamente sia degli
aspetti di contenuto che degli aspetti
Spartaco
Tra cibo e storia
Dopo 2000 anni Spartaco è ritornato tra
i boschi del Cilento a combattere la sua
ultima battaglia attraverso la ricostruzione storica dell’atto valoroso dello schiavo che fino al 71 a.C., con il suo genio
militare e l’impeto rivoluzionario delle
sue parole, riuscì a fronteggiare il potentissimo Impero Romano. Sotto la direzione artistica dell’Officina Koinè di
Eboli con la collaborazione dell’agenzia
di comunicazione “1492” di Battipaglia,
si è svolto nei giorni 22, 23 e 24 settembre a Giungano; secondo la vulgata di
Plutarco, infatti, furono proprio le gole
del Tremonti, presso Giungano, protagoniste dell’ultimo atto della “guerra servile” tra gli schiavi ribelli di Spartaco e
l’esercito romano capeggiato da Licinio
Crasso. Una suggestiva rievocazione storica che ha attirato centinaia di spettatori che con coinvolgimento hanno assistito alle battaglie e ai duelli, svoltisi per
l’intera durata dalla manifestazione, secondo la più antica tradizione dei “gladiatores” e dei centurioni romani.
L’evento si è inoltre arricchito di interessanti convegni; venerdì 22 Mario
Mello, professore ordinario di Storia Romana dell’Università degli studi di Salerno e Gaetano Puca, pedagogista e scrittore locale hanno discusso sul tema
“Spartaco alla conquista della libertà”; sabato 23, invece, sono intervenuti al convegno “Lotte e rivolte nei
territori cilentani” Aldo Colucciello, dottore di ricerca in Demoetnoantropologia, Gaetano Ricco, storico di Albanella, l’avvocato Alfredo Di Marco,
poeta di Giungano e il musicologo Giancarlo Siano; la serie di convegni si è conclusa con il dibattito di domenica 24 dal
tema
Anna Caramante
Daniela De Martino
Comunicazione e cultura manageriale
“Ognuno pensa
sempre a cambiare il
mondo senza
ricordarsi che bisogna
incominciare
cambiando se stessi”
Lev Tolstoj
4
Ramona B avassano
di relazione è la vera chiave del nostro successo nel mondo.
Infatti i nostri interlocutori hanno il
potere di inibire o provocare i cambiamenti che come imprenditori, professionisti, persone adulte e responsabili propugnano, e la mancata condivisione di una Vision sul significato
dello scambio è di solito la causa principale dei nostri fallimenti, che dobbiamo imparare comunque a vedere
come esperienze da cui ripartire.
Solo l’evoluzione continua, in luogo
della cristallizzazione dei fatti, delle relazioni e delle motivazioni è la condizione in cui dovremmo muoverci con
maggiore naturalezza.
Al fine di prendere consapevolezza del
nostro modo di relazionarci e di capire così le situazioni in cui non abbiamo saputo gestire le risorse a nostra
disposizione in modo ottimale, ci confronteremo nelle prossime settimane
con argomenti quali:
La comunicazione interpersonale e d’impresa
La gestione
delle risorse umane
Il team building e il team management
Il public speaking
La gestione della delega
Il Time management
La gestione di una rete commerciale
L’Empowerment
La creatività in azienda
E tutti gli altri argomenti che vorremo scegliere insieme!
scrivete a: [email protected]
* Psicologa del lavoro e delle
Organizzazioni, Esperta di
Comunicazione e Marketing
5
SELE
n°36 06 ottobre 2006
Stop alla discarica della morte di Campagna
Lunedì 25 settembre sequestrato il sito di stoccaggio rifiuti di Basso dell’Olmo
Campagna - Dopo che l’Arpac il 13
febbraio 2006, cioè a sole due settimane dalla chiusura di Basso dell’Olmo
accertò “l’inquinamento di un campione di sedimento” a seguito di prelievi
effettuati “nell’impluvio naturale” (a
monte e a valle delle quattro tubazioni
di scarico dell’impianto di discarica),
il sindaco di Campagna si trovò nel dovere istituzionale, pena l’omissione, di
intervenire. Infatti, Michele Greco, coordinatore delle Aree Funzionali della
Struttura Commissariale, nella sua qualità di “soggetto attuatore”, fu diffidato (Nota 6735 del Comune del 30
Marzo 2006) a procedere, ai sensi del
Comma 2, art. 17 del D. L.gs n.
22/1997, “agli interventi di messa in
sicurezza, di bonifica e di ripristino
ambientale delle aree inquinate in località Basso dell’Olmo e degli impianti dai quali deriva il pericolo di
inquinamento”.
Al di là di ogni allarmismo, le giustificate preoccupazioni di cittadini, comitati ed imprenditori ci vengono da
quanto scrive Luciano Ferrara, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, nella Relazione Conclusiva del
Cts “Una discarica controllata come
quella di Basso dell’Olmo è un enorme contenitore di rifiuti, che, per quanto siano definiti per legge non pericolosi, costituiscono tuttavia una fonte
potenziale di inquinamento per le matrici ambientali fino a che non sia stata
realizzata un’opera di messa in sicurezza. È per questo che, anche a partire da un impianto ben costruito e a
norma di legge, occorre che la sua gestione, il processo di abbancamento,
l'estrazione tempestiva di percolato, il
controllo dei versanti, le eventuali modifiche apportate all'impianto e così
via, siano svolti con la massima responsabilità e rispetto per l’ambiente e
per l’ecosistema. Da questo punto di
vista le anomalie messe in evidenza dal
Comitato Tecnico Scientifico in occasione del sopralluogo svolto sulla discarica Basso dell'Olmo in data 3 maggio 2006, destano qualche preoccupazione e richiedono che gli organi competenti si attrezzino perché siano
completamente rimosse prima dell’irrompere di forti temporali estivi e/o
autunnali, che potrebbero essere origine di importanti problemi per la salute
delle matrici ambientali circostanti la
discarica”.
Spontanea, a questo punto, una domanda al commissario Corrado Catenacci:
“Ma quando si avvia tutto questo necessario iter, se ancora si è in tempo e
se ancora non è stata fatta la frittata,
per dare tranquillità ad un territorio fi-
nora fin troppo martoriato?”.
Intanto è passata l’estate, e puntualmente ci sono stati forti temporali, e,
probabilmente, passerà pure l’autunno,
e le piogge inevitabilmente si sono già
intensificate. E l’inverno è alle porte!.
Il Coordinamento Anti-Discarica, dal
canto suo, si sta preparando “a esporre
un manifesto pubblico per invitare tutti
gli agricoltori a coalizzarsi”. L’intento
è quello di “restituire le istituzioni ai
cittadini, ottenere un progetto di energia alternativa per creare posti di lavoro e salvaguardare ambiente, falde acquifere e salute”.
Lo scorso 18 settembre rocambolesco
blitz dei carabinieri di Eboli, accompagnati da guardie giurate del coordinamento provinciale del Wwf, a Basso
dell'Olmo, dove hanno proceduto a
porre “i sigilli a due vasche di decantazione” o di raccolta di percolato che dir
si voglia. Un sopralluogo improvviso,
molto probabilmente scaturito da qual-
che denuncia anonima, che lanciava
l’allarme sul Sele minacciato dal percolato che fuoriusciva dalla vasche
poste a valle di Basso dell'Olmo. Le
due vasche, al momento dell'ispezione
sono risultate colme del liquame colato dai rifiuti nella discarica. Vasche
piene di percolato che straripava, incanalandosi in un torrente vicino, che sfocia direttamente nel fiume Sele. Il timore dei campagnesi, ma non solo,
dunque, è legittimo. Le proteste messe
in atto nel 2004-2005, che scaturirono
nell’occupazione della A3-SA/RC, a
nulla valsero, la Fibe costruì ugualmente la discarica ed i rifiuti arrivarono, a
pochissime centinaia di metri dal fiume
ambientali messa in essere dalle forze
dell’ordine e dalle guardie ambientali
del Wwf, si è addirittura arrivati al sequestro della Discarica della morte di
Basso dell’Olmo, il cui percolato “veniva smaltito illegalmente nella acque
del Sele”. Questo è quanto è stato accertato dal Comando della Stazione dei
Carabinieri di Campagna, coordinato
dal M.llo Vincenzo Pessolano.
Se ciò è potuto accadere, evidentemente la salute, la sicurezza, l’ambiente, l’economia in ginocchio sono temi
che neppure sfiorano la mente di chi
pure è istituzionalmente preposto e di
chi bada solo ai suoi “sporchi” interessi. Sono inadempienze gravi. Interven-
Sele e da un’Oasi Protetta, quella di
Persano, ubicata nei Comuni di Campagna e di Serre.
A distanza di una settimana esatta dal
18 settembre scorso, grazie all’attività
di prevenzione e repressione dei reati
gano il presidente del Consiglio Romano Prodi e quello della Repubblica
Giorgio Napolitano, perché a nessuno
è consentito giocare sulla pelle della
gente.
Mario Onesti
Per il successo, niente scorciatoie
La vita può riservare ad ognuno di noi un momento
di notorietà.
Potremmo essere protagonisti di un fatto di cronaca,
nera o bianca che sia.
Potremmo trovarci al posto giusto al momento giusto
ed essere inquadrati da una telecamera.
Potremmo anche essere i fortunati vincitori della lotteria ...
Insomma, potremmo avere il mostro momento di gloria e conservare il ritaglio di giornale o un video da
mostrare ai nipoti a testimonianza che il fatto è certo.
Altra cosa è avere successo!
Chi ha successo è anche una persona nota, soprattutto nell’ambiente in cui opera e dove primeggia per capacità professionali o artistiche.
I non amanti dello sport spettacolo, difficilmente ricorderanno nomi e volti dei campioni sportivi. Come
chi non esercita nell’ambito medico è improbabile che
ricordi i nomi di famosi ricercatori in campi specifici
della medicina.
Chi segue le vicende politiche non può fare a meno di
avere ben presente i nomi dei segretari di partito e di
riconoscere i volti delle alte cariche istituzionali.
La notorietà può toccare alla generalità dei soggetti
che abitano un territorio, il successo è di esclusivo
appannaggio di persone “superiori”. Cioè di persone
che arrivano ad occupare una posizione sociale di rilievo. Mai per caso.
Chi ha successo in campo professionale deve aver studiato molto e applicato altrettanto. Il politico deve
aver fatto la gavetta in un partito o in un movimento.
Il giornalista deve aver scritto centinaia di articoli ...
Da un po’ di tempo a questa parte, però, si fa molta
confusione.
Un’apparizione, anche casuale, alla TV illude il protagonista di aver avuto “successo” senza che il soggetto si renda conto che ha solo vissuto un attimo di notorietà. Chi ricorda, se non il protagonista o qualche
familiare, che tizio ha partecipato ad una puntata di
“lascia o raddoppia?”
Chi può illudersi che una comparsa in un “talk show”
possa ripercuotersi sulla propria vita professionale?
Chi, oggetto di notorietà, perché testimone o protagonista di un fatto di cronaca, intervistato sull’acca-
moncil
duto, può sperare di non cadere nell’oblio dei più?
E’ diverso per chi arriva all’attenzione dell’opinione
pubblica perché artista di successo, atleta di valore,
politico che gestisce il potere ...
Questi non si trovano lì per caso. Ci sono arrivati a seguito di studi, allenamenti, competizioni elettorali ...
A molti piacerebbe poter scavalcare tutte le trafile e
i sacrifici necessari per arrivare al successo, ma questo nella vita reale non si verifica mai: non si può diventare musicisti senza aver studiato la musica, non si
può vincere un’olimpiade senza essersi allenati per
anni, non si può arrivare al potere se non si è in grado
di raccogliere il consenso ...
Nelle storie di fantasia, a volte, accade che il “rospo”
diventa il “Principe azzurro”!
Si tratta, appunto, di fantasie. La strada del successo è
più lineare: tappe forzate per ottenerlo e grandi sacrifici per mantenerlo.
Qualcuno dovrebbe farlo sapere ai tanti giovani che
anelano la “fama” puntando alle scorciatoia della notorietà.
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MBIENTE
n°36 06 ottobre 2006
6
La Notte verde dà il via alla raccolta differenziata
Raccolta porta a porta per le zone più popolate cassonetti per le zone rurali
Partirà ad ottobre la raccolta differenziata su tutto il territorio del comune di
Capaccio-Paestum. Alfonso Santomauro, assessore all’ambiente, è impaziente anche perché il problema dei rifiuti
è ormai divenuto insostenibile per la
chiusura ancora una volta del Cdr.
Come e quando si svolgerà la preannunciata notte verde?
“ Il 14 ottobre 2006 nella palestra comunale, con musica e stand informativi sulla raccolta differenziata che partirà il 16 ottobre su tutto il territorio del
comune di Capaccio, saranno invitati
anche gli studenti del liceo scientifico,
istituto agrario e alberghiero”.
Quali le modalità della raccolta?
“Saranno ritirati gli attuali contenitori.
Il territorio è stato suddiviso in due
zone. Nelle frazioni a maggiore densità demografica come Capaccio-Capoluogo, Capaccio-Scalo, Gromola, Licinella ... sarà realizzata la raccolta
porta a porta. Saranno distribuiti dei
Kit che prevedono la pattumiera con
buste biodegradabili di vari colori per
la plastica, il vetro, il secco differenziato e l’organico, che verrà raccolto
tre volte la settimana. Nelle zone rurali, dove la raccolta porta a porta sarebbe troppo costosa, ci saranno delle isole
ecologiche, con bidoni di colore diverso che corrisponde a quello delle
buste. Per quanto riguarda i rifiuti ingombranti per evitare l’annoso problema dei materassi, ci sarà un numero
verde a cui l’utente potrà telefonare,
l’operatore si recherà presso il domicilio e ritirerà il rifiuto ingombrante gratuitamente”.
La carta?
“Sarà raccolta una volta la settimana in
pacchi legati o in cartoni”.
Siamo sicuri visto che era già stata
preannunciata la partenza della
racccolta differenziata al Capoluogo
già da gennaio 2006 ?
“Sicurissimi. L’ingegnere Ruggiero ha
redatto il progetto curando i minimi
particolari. La gara è stata appaltata. La
ditta Sharim ha tutte le attrezzature necessarie. Inizialmente avevamo inten-
zione di frazionare iniziando a tappe,
ma ci abbiamo ripensato, anche perché
alcuni utenti di paesi in cui era stata già
avviata la raccolta differenziata si recavano in zone limitrofe per buttare la
spazzatura”.
Non corriamo il rischio di vedere rifiuti lungo le strade, in fondo prove
di inciviltà in questo campo non
mancano, a partire dalle discariche
abusive che sorgono dappertutto?
“Ci sarà informazione e formazione, il
controllo sarà fatto direttamente dagli
operatori della raccolta porta a porta”.
Per evitare i rifiuti per strada?
“Ci penseranno i vigili urbani e in alcuni punti sono state già installate delle
telecamere per documentare comportamenti scorretti. Ci sarà anche una
squadra di guardie ecologiche. Per evitare discariche abusive nelle zone di
confine tra comuni saranno coinvolti
anche i sindaci dei comuni limitrofi.
Una volta partiti non faremo sconti”.
Più specificamente come avverrà
l’informazione e la formazione?
“Sarà capillare. Sarà consegnato a tutti
gli utenti un calendario ecologico su
cui ci saranno dei segni convenzionali
per le varie tipologie di rifiuti, accanto
al giorno il simbolo del rifiuto che si
potrà conferire in quel giorno e gli orari
della raccolta. Inoltre saranno distribuiti opuscoli nelle scuole e nelle famiglie. Ci sarà una conferenza stampa.
I rifiuti così raccolti verranno riciclati o finiranno in discarica, come
purtroppo qualcuno teme?
Noi già stiamo riciclando ci sono ditte
con cui siamo collegati sia per la plastica che per il vetro e la carta, e con due
impianti di compostaggio per i rifiuti
organici. Il comune di Bellizzi, dove
opera l’azienda che attuerà la raccolta
a Capaccio, ha raggiunto la percentuale del 40 – 50 %, noi speriamo di raggiungere subito il 30%. Inoltre vorrei
rilevare che ci sarà un’isola ecologica,
che è una parte integrante del progetto.
Sarà una zona di transito. E’ indispensabile e va accettata d’altra parte attualmente i camion colmi sostano nella
zona dell’ex macello quando la discarica non può ricevere altri rifiuti.
I costi?
14 milioni di euro, l’amministrazione
ha puntato molto su questo progetto
Appena insediato il sindaco Enzo
Sica affermava di voler installare
nella zona un termovalorizzatore,
qual è il suo punto di vista?
Attualmente nella provincia di Salerno
ci si sta muovendo per avere per avere
due termovalorizzatori, l’inquinamento è minimo rispetto ai benefici.
Enza Marandino
PAESTUM: PULIAMO IL MONDO PER UN “ALTRO MARE”
Il 22-23 e 24 settembre si è svolta in
contemporanea in tutta Italia e con
successo, l’iniziativa di Legambiente “Puliamo il mondo”. A Paestum,
presso l’oasi di “Torre di mare” il
gruppo dirigente di Legambiente ha
partecipato all’iniziativa, con uno spirito diverso da come ha trascorso
l’estate. Infatti, insieme ad un gruppo di bambini delle scuole primarie,
ha potuto gioire, all’arrivo della notizia del dissequestro dell’oasi che ha
messo fine ad uno dei più indecifrabili “sequestri” avvenuti nel corso dell’anno. Sulla spiaggia e nella pineta
si sono riversati gli alunni delle classi terza, quarta e quinta della scuola
primaria Tempa San Paolo di Capaccio I.
Una cinquantina di bambini, con i
loro insegnanti, e i giovani volontari
che operano in modo sistematico per
preservare la duna, pulire la spiaggia
e studiare la pineta, hanno voluto dare
il loro contributo, sia pur simbolico,
per richiamare l’attenzione su quanto
sia importante non sporcare. Armati
di guanti e sacchetti hanno gareggiato a chi raccoglieva di più.
Lo spirito era senz’altro quello giu-
sto:
per
amore
della natura, rendiamola più
pulita. Miglioriamo
il mondo
perché gli
adulti,
troppi
adulti, non
sembrano
rispettarlo
come dovrebbero.
A Paestum quest’anno c’era un tema
specifico: raccogliere i mozziconi di
sigaretta dalla spiaggia e dalla pineta
e i bambini l’hanno fatto per bene e
alla fine erano stanchi ma soddisfatti.
Ma perché proprio i filtri di sigaret-
te? Forse non tutti sanno che per distruggere un mozzicone di sigaretta
ci vogliono da uno a due anni.
Proviamo ad immaginare quante migliaia di filtri di sigarette sono stati
abbandonati sulla spiaggia in una sola
estate, ne avremo una bella quantità
e di questi una buona parte finirà a
mare in bocca agli ignari pesci che
per forza maggiore si ritroveranno anch’essi a subire i danni del fumo. I
volontari della Legambiente hanno
poi organizzato una caccia al tesoro
e i bambini, dopo tanto lavoro, hanno
potuto rilassarsi giocando. Un sabato
trascorso piacevolmente tra lavoro,
gioco e un po’ di studio. Tutti hanno
potuto imparare qualcosa in più in
materia di ambiente e poi il clima
estivo, ha contribuito positivamente
alla riuscita della manifestazione.
Gina Chiacchiaro
7
CALORE
n°36 06 ottobre 2006
Il 29 settembre Miano al posto di De Rosa
Intanto la maggioranza di Sica si ricompatta rivotando la revoca a Bruno
Quando il numero 36 Unico sarà in circolazione, probabilmente la vicenda
della Comunità montana di Roccadaspide sarà stata archiviata con l’elezione del nuovo presidente, Mario Miano,
e della giunta che lo accompagnerà
nella gestione dell’ente nel prossimo
futuro.
Infatti, per il 29 settembre è convocata
l’assemblea generale con all’O.d.G.
l’elezione del presidente e della giunta.
I margini di ulteriori dilazioni dei tempi
sembrano ormai esauriti e, pertanto,
anche gli ultimi “giapponesi” che continuano a combattere una battaglia per
conto terzi, sembrano aver preso coscienza che la guerra è finita. Ovviamente è augurabile che, invece, continuino a svolgere il ruolo d’opposizione democratica e di controllo sugli atti
che assumerà la nuova maggioranza.
Mario Miano e Giuseppe Bruno, presumo che non si conoscessero nemmeno (politicamente) prima che la vicenda della comunità montana Calore
Salernitano li vedesse protagonisti sulla
stessa barricata. Gli eventi dell’estate
pestana li ha fatti incontrare e li ha portati alla ribalta politica che s’intreccia
con vicende che hanno a che fare con i
“problemi” della politica dei rispettivi
paesi: Capaccio e Roccadaspide.
Mario Miano, con la sua candidatura
alla presidenza, è passato all’incasso di
una “cambiale” sottoscritta nei suoi
confronti da Girolamo Auricchio e
dalla sua maggioranza durante la campagna elettorale che ha visto il successo della lista in cui ambedue militavano. Si sono promessi sosteggno reci-
proco
e
tutto è filato
liscio
come
l’olio: vittoria al comune insiecon
me
Miano
primo eletto e Auricchio portato in trionfo, rinuncia
alla carica
di vicesindaco
da
parte del castanicoltore di Fonte e via
sullo stretto sentiero dell’assalto alla
presidenza di Donato De Rosa disarcionato, prima che da loro, dal voto popolare. L’ulteriore tassello del progetto sarà la candidatura di Miano alla
provincia di Salerno nella prossima tornata.
La sconfitta della lista di De Rosa
(terzo posto) ha provocato uno smottamento della sua maggioranza in comunità montana diretta conseguenza
della perdita al diritto di sedere nell’assemblea dell’ente. Tutti i tentativi di
bloccare la costituzione della nuova
maggioranza si sono infranti su un ragionamento abbastanza semplice fatto
da alcuni dei suoi ex sostenitori: “se
c’eri tu, non ti avremmo abbandonato.
Ma visto che la situazione è mutata,
non ce la sentiamo di non seguire le indicazioni del partito a livello provinciale che ha indicato Miano come pre-
sidente.”
Certo, Miano spera di poter ribaltare la
situazione a sua favore grazie al ricorso contro il diritto dell’altra lista (lista
Pignataro) a partecipare alle elezioni
comunali. Ma, pur essendo arrivati
oltre ogni prevedibile data la convocazione dell’assemblea, la tattica dilatatoria non ha fruttato il risultato sperato.
Insomma, il marcamento stretto nei
confronti di quanti hanno sottoscritto
la sua candidatura, il 29 settembre sarà
coronato da successo.
Ma cosa c’entra Bruno e il consiglio
comunale di Capaccio nella vicenda.
In fondo, l’amministrazione Sica ha
ben altro a cui pensare che impegnare
il consiglio in una disputa infinita sul
diritto di Bruno a sedere in assemblea.
Purtroppo, come dice il vecchio adagio, “è più facile vedere la pagliuzza
nell’occhio dell’altro, che la trave nel
proprio.”
Con tutte le emergenze che un territorio vasto, sia in termini territoriali sia
sotto l’aspetto delle problematiche sociali ed economiche, riproporre una delibera di revoca ad un consigliere di comunità montana (per altro già bocciata nel merito dal Tar dieci giorni fa)
sembra più un esercizio accademico
che una vera esigenza amministrativa
oltre ad uno “spavaldo” spreco di risorse in spese legali.
A meno che non fosse il grimaldello a
cui Ernesto Passaro voglia appellarsi
per tentare un ulteriore rinvio o un puntello su cui incentrare una messa in
mora nel nuovo gruppo dirigente che
“dovrebbe” insediarsi il 29 settembre.
Intanto trova sempre più consensi l’annuncio della proposta di legge per
l’abolizione degli enti montani per manifesta incapacità ad autogovernare le
dinamiche interne.
Bartolo Scandizzo
Roccadaspide, scatta il Sos viabilità
Il sindaco Auricchio chiede un intervento d’urgenza per la Strada Statale ex 166
L’entroterra della Valle del Calore rischia di ritrovarsi da un momento all’altro nell’isolamento geografico. Il danno è imputabile all’ennesimo problema di
viabilità che caratterizza tutto il sistema viario cilentano e che riguarda, nello specifico, la Strada Statale ex 166, quella che da Capaccio, passando per Roccadaspide, conduce verso l’alto Cilento. Nel giro di
pochissimo tempo, infatti, e con la complicità della
pioggia che negli ultimi giorni è caduta copiosamente, la significativa frana che interessa da diversi mesi
un tratto della strada in questione al km 22, al confine tra i comuni di Roccadaspide e Castel San Lorenzo, ha raggiunto dimensioni tutt’altro che insignificanti.
Fu, infatti, un grande temporale, risalente allo scorso gennaio, a determinare il pericoloso movimento
del suolo, complice anche il dissesto idrogeologico
che interessa il Cilento in più parti, che si tramutò in
breve nell’abbassamento del manto stradale di più di
un metro; “Dopo un primo intervento di solo restringimento della carreggiata per consentire il transito a
senso alternato, il tratto di strada interessato è stato
abbandonato a sé stesso con conseguente peggioramento e degrado tali da rendere quasi intransitabile
la strada in questione”. Sono le parole del primo cittadino di Roccadaspide, Girolamo Auricchio, rivolte per mezzo di una missiva agli organi competenti affinché vengano adottati interventi rapidi e radi-
cali per risolvere il problema.
La strada, infatti, collega il comune capofila della
Valle del Calore con i paesi dell’interno; ogni giorno
viene percorsa da centinaia di persone che la utilizzano per recarsi a Roccadaspide, sede di scuole superiori e di vari uffici, o altrove, e per questa ragione “il ripristino del tratto stradale in oggetto riveste
il carattere di assoluta urgenza ed indifferibilità anche
al fine di scongiurare il pericolo di una sua scomparsa per i possibili, ulteriori cedimenti della sede stradale”.
Al di là dell’episodio, che ha una sua rilevanza, è necessario risistemare l’intero tratto stradale della SS
166 Capaccio-Roccadaspide, che versa in condizioni pietose e che da troppo tempo non viene sottoposto ad un intervento di manutenzione. Auricchio ha
già dato il suo ultimatum: passati quindici giorni
senza che abbia avuto una risposta, farà tutto quanto
è in suo potere per risolvere quello che rischia di trasformarsi in un problema grosso con serie conseguenze per l’intero comprensorio del Calore.
Roccadaspide, le campane
non suonano più le ore nella
parte bassa del paese
«E’ possibile che i residenti della
parte alta del paese sentano le
campane della chiesa madre,
mentre noi del centro storico
siamo alle prese con il mal funzionamento dell’orologio del
campanile dell’Assunta? Siamo
cittadini di serie B?» Chiesa dell’Assunta di Roccadaspide punto
e a capo. I cittadini rivendicano
nuovamente il ripristino delle
campane. Già nel 2004 queste
avevano smesso di allietare i residenti del centro storico perché
l’Enel aveva staccato la corrente che alimentava il campanile.
Dopo le lamentele dei cittadini,
affidate alle pagine di questo
giornale, le campane furono ripristinate. Ora, però, la situazione è tornata al punto di partenza e i cittadini si sono rivolti
prima alle istituzioni religiose e
poi a un assessore comunale per
riappropriarsi del loro tempo. Si
perché l’orologio del campanile
non scandisce più le ore. Batte
solo i quarti d’ora e qualche rintocco sporadico. Dalle istituzioni religiose non è pervenuta alcuna risposta, per cui i cittadini, come annunciato, si sono rivolti all’assessore che ha promesso l’ interesse del comune al
pagamento della messa a punto
del congegno elettrico del campanile. Strumento cui si accede
da una scala mal sicura di legno
che è possibile attraversare solo
ai lati, poiché la parte centrale
è logora. E’ risaputo che lo stato
della chiesa è critico per la continua caduta di calcinacci all’esterno e per il totale abbandono in cui versa all’interno.
Motivo per cui, nei giorni scorsi,
due tecnici e un ingegnere
hanno visionato l’edificio religioso. Si spera che il sopralluogo
sia il preludio ai lavori di ristrutturazione di cui l’Assunta necessita soprattutto per l’incolumità dei residenti del centro storico. In attesa di questi, però, i
cittadini vogliono risentire le
campane tanto care soprattutto
agli anziani. Per le vie del centro antico, quindi, il tempo non
passa più come prima. Sentire le
campane al risveglio, ascoltare i
rintocchi familiari di ora in ora
serviva a scandire piacevolmente la giornata. Teneva compagnia alle persone, rappresentava un punto di riferimento e un
senso di appartenenza. Ora non
c’è che il silenzio…
Francesca Pazzanese
DIANO
n°36 06 ottobre 2006
8
Padula in festa per la fiction su Joe Petrosino
Il Vallo di Diano mai citato nella fiction: un altro scippo
Attenzione ai nuovi farmaci!
SINO’’, con sede
a Padula, che promuove la conoscenza di questo
personaggio, della
sua vita e dei suoi
ideali,del suo impegno per sconfiggere la criminalità
organizzata,ciò
allo scopo di sensibilizzare le coscienze e diffondere la cultura
della legalità.
L’associazione,
presieduta
da
Giovanni Pozzi, segretario Davide
Alfeo Cancellaro, ogni anno bandisce il
premio ‘’Joe Petrosino’’, da assegnare a
magistrati o rappresentanti delle forze
dell’ordine che si sono particolarmente distinti nella lotta contro il crimine
organizzato.
L’anno scorso è stato premiato il
Capo della Polizia Giovanni De Gennaro.
Vice-presidente dell’associazione è il
designer Giovanni Cancellaro, soci
onorari Rita Borsellino, Ersilia Cassarà, Nando Dalla Chiesa, Giovanni De
Gennaro, Maria Falcone,Vincenzo La-
Tra gli ultimi arrivati
nell’ambito delle possibilità terapeutiche
del trattamento del
paziente diabetico ci
sono i glitazoni; i farmaci di questa categoria attualmente in commercio sono pioglitazone
(Actos) e rosiglitazone (Avandia). Secondo il meccanismo d’azione questi
farmaci aumentano la sensibilità insulinica a livello del muscolo, del tessuto adiposo e del fegato migliorando l’utilizzazione del glucosio insulino-mediata. Tra gli effetti avversi
noti, i glitazoni annoverano l’aumento di peso e la ritenzione di fluidi, in
particolare se associati all’insulina.
Può comparire anche scompenso
cardiaco quindi vanno evitati nei pazienti con scompenso cardiaco grave
o con cardiopatia avanzata. Oltre a
questo dopo la commercializzazione
del rosiglitazone e del pioglitazone
sono stati riportati aumento delle
transaminasi e di disfunzione epatica. In alcuni casi ad esito fatale. L’ultima nota relativa alla tollerabilità dei
glitazoni è l’edema maculare. Alla
data del 25 settembre 2005, l’azienda produttrice GlaxoSmithKline ha
ricevuto 28 segnalazioni di nuovi casi
e diversi casi di aggravamento di
edema maculare in pazienti trattati
con rosiglitazone. I sintomi suggestivi di un edema maculare possono
essere visione distorta, riduzione
della capacità di percezione dei colori e riduzione dell’adattamento al
buio.Vi chiedete quale sia stata la risposta delle multinazionali del farmaco? I problemi dei glitazoni hanno
spinto le aziende farmaceutiche ad
investire su un gruppo simile di farmaci i glitazari: il muraglitazar è un
farmaco che, se fosse stato approvato, sarebbe passato alla storia come
il primo di una nuova classe terapeutica in grado di ridurre la glicemia e
il colesterolo cattivo (LDL) e contemporaneamente alzare i livelli di
colesterolo buono (HDL). Insomma,
un vero “miracolo” farmacologico!
Ma, in questo caso, l’entusiasmo si è
spento subito a causa di un aumentato rischio di infarto per gli utilizzatori. Gli ultimi ipoglicemizzanti sono
farmaci meritevoli di attenzione in
quanto offrono una prospettiva di
trattamento radicalmente nuova, medici e pazienti però chiedono solo di
poter utilizzare in modo sicuro, razionale ed efficiente i farmaci già disponibili e di poter disporre di nuovi
farmaci solo se sicuri e con solide
prove di efficacia.
Padula. La città che ha dato i natali nel
1860 a Giuseppe Petrosino, il leggendario Joe, Padula e l’intero Vallo di
Diano sono in festa per la fiction tv
dedicata al poliziotto italo-americano
che Domenica 24 e Lunedì 25, ore
21,00 andrà in onda in due puntate su
RAIUNO.
L’attore Siciliano Beppe Fiorello, nei
panni del famoso detective ‘’Joe Petrosino’’, il primo eroe dell’antimafia,
dopo una serie di mestieri umili entra
nella polizia di New York, tenente della
legione Italiana, impegnata nella lotta
alla mano nera.
oe, figlio di un sarto, Prospero, per
primo ebbe la grande intuizione di
aver capito che la mafia Americana
aveva le sue radici in Sicilia, tant’è vero
che intraprese un viaggio in Italia,diretto appunto in Sicilia, per infliggerle
il colpo mortale.
La fiction ripercorre la vita privata, la
carriera e la morte del mitico poliziotto che avvenne la sera del 12 marzo
1909, nella Piazza Marina di
Palermo,raggiunto da quattro colpi di
rivoltella da una mano assassina che lo
fecero crollare, ucciso da ignoti, al
suolo.
Nino Melito, pronipote di Joe Petrosino, è il Presidente onorario dell’associazione internazionale ‘’JOE PETRO-
manna, Mario Mori e Giovanni Tinebra.
Inoltre, l’associazione gestisce il Museo
dedicato a Joe Petrosino che,per gentile concessione della famiglia,è allocato nella sua casa natale ed ha come
coreografia gli oggetti e gli arredi che
erano presenti negli anni in cui era abitata dall’illustre personaggio e dai suoi
familiari. Nel museo sono esposti
anche cimeli e documenti relativi all’eroica attività del famoso poliziotto.
PIETRO CUSATI
E-mail :[email protected]
Presentazione “Il silenzio di Leucothea”
Leucothea era la ninfa del mare che
aveva salvato Ulisse quando questi non
aveva calcolato tutte le implicazioni
del suo progetto.
Ogni progetto dell'uomo modifica
il progetto della Natura e degli altri uomini; bisogna, perciò, rincorrere la domanda fondamentale che ogni progettista deve porsi: è questo un progetto
giusto?
Questa volta il racconto di chi è responsabile del procedimento amministrativo che accompagna il progetto dal
suo nascere fino alla sua realizzazione
ci porta dentro il suo cuore e dentro
alla sua mente durante il viaggio di un
progetto d'ambito, la cattura di acque
utili all'irrigazione della valle. Il progetto, al principio della storia, non ha
valutato tutte le implicazioni tecniche
e sociali connesse al suo ciclo, non sa
che la paura di perdere l'identità di una
comunità può aggregare irrazionalità e
avversione fino a demonizzare le azioni che, in maniera genuina, preparavano ad un futuro migliore. Il racconto è appassionante, il tema della vitalità dell'acqua, del suo linguaggio, è
sempre un tema contemporaneo.
Il battistero paleocristiano di San
Giovanni in Fonte è in pericolo, rischia
di perdere le sue acque purissime, occorre consultare i diavoli e gli angeli
per trovare la giusta via. È il viaggio
che ci consente di intraprendere il nostro autore. Lui, che accompagna il processo amministrativo, incontra mille persone per scoprire il progetto più
sostenibile, dove la sostenibilità però non è solo quella intergenerazionale, ma è
anche quella della trasmissione di valori immateriali
irrinunciabili.
Il racconto della recente magra del Po viene
ricordato come straordinaria presa di
coscienza collettiva sui temi delle
acque da proteggere e governare con
sapienza collettiva. Il ricordo delle lucciole di San Giovanni in Fonte diventa il monito contro qualsiasi attentato
alla purezza ed alla spiritualità dei luoghi, specie di quelli sacri, pieni di
acque, in tutto il mondo.
Le peripezie di un progetto diventano storie significative ed i personag-
gi che si incrociano testimoni e
protagonisti di un cambiamento di prospettiva. Il progetto, da portatore di
morte spirituale, diventa nuovamente
portatore di attività, premessa di ogni
altra vitalità dell'animo. Il
"battistero salvato" diventa
il "battistero ritrovato", i
luoghi circostanti percorsi
per nuovi riti e nuove scoperte.
Ecco, il libro si fa libertà e diventa oggetto denso
di pensieri, oggetto silenzioso e testimone di Ulisse,
il quale è pronto a mettere
in campo il suo progetto
senza conoscere completamente le tappe del suo viaggio.
Nonostante la scomparsa del genius loci, per l'incapacità di andare,
lenti e silenziosi verso il progetto giusto, l'acqua nei campi arriverà e gli uomini non avranno perso la consapevolezza del sacro, che ha accompagnato
la loro storia.
Il sacro come bene pubblico, laico
e religioso.
Pasquale Persico
Alberto Di Muria
[email protected]
9
CAPACCIO
n°36 06 ottobre 2006
Sica e maggioranza al gioco dell’oca. L’opposizione si lecca le ferite e riparte a testa bassa
Impegno bipartizan solo per revocare Bruno dalla comunità montana
Mentre Guido Rossi predica lo “stakeholder” per una società privata come
la Telecom, i consiglieri del comune di
Capaccio Paestum si svenano di fronte alla crisi politica che li vede protagonisti fin dal primo anno del loro mandato.
I protagonisti della telenovela, che si
sta protraendo anche oltre la campagna
d’autunno, sono sempre gli stessi:
Enzo Sica, le opposizioni, la maggioranza e i ribelli. Poi ci sono i soggetti
che vivono a bordo campo come Gaetano Fasolino che tenta d’incidere per
mantenere in vita la sua “creatura” ed
altri, come Mimmo Nese, che tentano
di mandarla a fondo. Poi ci sono gli
spettatori che si dividono in due tronconi: quelli che aspettano la fine della
commedia per salire sul proscenio e
quelli, disincantati, che subiscono
l’inerzia della situazione e, molto spesso, al teatro non ci vanno per niente e
tentano di mantenersi a galla tra le
onde delle difficoltà di ogni giorno.
È giusto ricordare anche gli assenti: i
partiti e la politica.
Ed è proprio da questi ultimi che vale
la pena cominciare la “rappresentazione” di questo quadro in cerca d’autore.
A Capaccio Paestum i partiti si sono
scomposti e ricomposti contaminandosi vicendevolmente in ragione di percorsi individuali di personaggi pubblici che, nella prima repubblica, avevano caratterizzato la vita sociale ed economica della città dei templi: Gaetano
Fasolino, Pasquale Marino, Pietro Desimone, Paolo Paolino, Giuseppe Pace,
Luciano Farro (ex socialisti dell’era
Craxiana), Tonino Scala, Enzo Sica,
Pasquale Quaglia, Enzo Patella, (ex democristiani) pochi gli eredi del partito
comunista come Franco Parmisciano e
Antonio Vecchio, e, unica novità, sono
venuti allo scoperto i simpatizzanti del
fascio come Luigi Barlotti.
Come si può capire, sostanziali novità
non ce ne sono. A maggior ragione se
si considera che, per il 90%, sono gli
uomini che fanno il contenitore e non
viceversa.
Quindi tutto ritorna in capo agli uomini e alle donne che devono saper scindere i pur legittimi interessi diretti da
quelli generali. “Stakeholder”, appunto che significa il ruolo sociale nell’azione delle aziende private. A maggior ragione è essenziale che chi esercita un ruolo pubblico metta, in primo
luogo gli ‘interessi” generali.
Ed è proprio sugli uomini (maschi e
femmine) che oggi sono la massima
espressione della politica capaccese
che bisogna accendere il faro dell’attenzione dell’opinione pubblica che, fi-
nora, è passata dall’entusiasmo del
voto plebiscitario, al disincanto per approdare alla delusione.
Chi ha assistito all’ultimo consiglio comunale ha potuto toccare con mano il
livello in cui è precipitata la crisi che
attanaglia Sica e il suo gruppo dirigente.
Il sindaco ha rotto gli indugi e ha comunicato “urbi et orbi” che i suoi assessori non si toccano e “così è se vi
pare” altrimenti ognuno può trarre le
sue conseguenze!
Luigi Barlotti e Luciano Farro hanno
abbandonato l’aula non appena si è materializzato il vice sindaco, Rosario Catarozzi, di cui i due aennini hanno chiesto il “capo”.
Paolo Paolino ha contestato Sica rinfacciandogli i tentennamenti e ha ripreso il suo posto tra i “ruoli” dell’oppositore duro e puro preannunciando un
“manifesto”.
Pietro Desimone lo ha seguito, con più
“classe”, ma con la stessa determinazione a porre la parola fine alla teleno-
vela e insieme a Pasquale Quaglia si
sono recati al post consiglio convocato in un locale del posto per consumare, oltre ad una pizza, anche le restanti energie su come “contrastare” la deriva istituzionale in cui sono precipitati insieme alla maggioranza.
Il gruppone di Forza Italia, disorientato e in balia delle onde, ha preso atto
del deserto creato intorno all’O.d.G. ed
è partito per un ennesimo incontro che,
come è facile prevedere, sarà un ulteriore momento di scontro su quello che
potrebbe essere e non è ...
Infine ci sono i “responsabili ultimi”
della crisi, Angela Mucciolo, Giuseppe
Bruno e Rosario Francia. Su di loro si
è concentrata una pressione altissima
durata per troppo tempo che ha prodotto guasti e suscitato speranze. Allo
stato ecco le posizioni:
Mucciolo ha dato la sua disponibilità a
rientrare in maggioranza ma a domanda precisa di qualcuno “cosa hai ottenuto di quanto richiesto” la risposta è
stata di difficile comprensione. Tradu-
zione: o è qualcosa che non si può far
sapere oppure si tratta di un rientro
senza condizioni (optiamo per la seconda!). Rosario Francia rimane fermo
nel suo proposito di non avviare trattative perché ritiene che non ci siano le
condizioni per un rilancio per l’azione
di governo secondo il suo modo di vedere le cose: “sarò presente in consiglio per salvaguardare gli interessi del
paese e deciderò di volta in volta come
votare.” Giuseppe Bruno si è caricato
addosso una responsabilità grande: essere in maggioranza per evitare la revoca da delegato alla comunità montana,
ed essere contro la gestione Sica per
non smentire la più volte dichiarata
contrarietà a come la maggioranza sta
governando il comune.
Per una strana coincidenza d’interessi
è proprio sulla revoca di Bruno che si
è avuto una convergenza tra maggioranza e opposizione. Infatti, in consiglio abortito in partenza si è riuscito a
votare solo la nomina di Maria Vicidomini quale delegata di Capaccio alla
Comunità montana in sua sostituzione
proprio di Bruno “rirevocato”.
In questa settimana ne sentiremo di
tutti i colori e, per quanto rassegnati,
dovremo assistere a piroette in tutte le
direzioni.
Una cosa è certa. Se Sica terrà fede al
patto con i suoi assessori, di difenderli fino in fondo, e questi gli garantiranno il loro appoggio, allora avrà
posto il primo mattone per una sua ricandidatura.
Ma questa è tutta un’altra storia ...
Bartolo Scandizzo
Elvidio Caramante, un ritorno senza inciuci
“L’obiettivo? Una lista alle prossime
comunali. Abbiamo i numeri per
portare a casa più rappresentanti”
Di impegno politico a Capaccio ne
ha macinato tanto, prima nei socialisti, una parentesi coi Democratici
di Di Pietro e Parisi ed ora il grande ritorno, alla testa dello Sdi di
Gennaro Mucciolo e Angela Pace. E
la “Rosa nel Pugno” con Pannella?
“No, il pezzo di esperienza che ci riguarda è quello del socialismo democratico”. Parole di Elvidio Caramante, 58 anni, dipendente della
BCC di Capaccio. Nella città dei
templi è molto conosciuto per l’attività di coordinamento dei due movimenti civici che portarono all’affermazione di Pasquale Marino:
“Venti Nuovi” e “Rinnovamento”.
Caramante torna, e guida già lo Sdi
che vuole riappropriarsi dello spa-
zio che la cultura politica dei socialisti ha sempre avuto a Capaccio. “
Di quelli però che hanno sempre
guardato a sinistra”, precisa subito:
Con le nuove entrate di Gerardo
Rega, Tonino Orlotti, Enzo Cerullo
e l’ex consigliere comunale Vincenzo Matonte che si vanno ad aggiungere alle presenze storiche di Angela Pace e Renè Leggieri “che hanno
avuto l’eccezionale merito di aver
tenuto, insieme a d un ristretto numero di compagne, aperto e vivo il
partito in questi anni”, precisa puntiglioso.
Lo Sdi è contrario alla “grande ammucchiata”, come è
già stata definita l’ipotesi di
aprire a tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale. “All’unanimità si è ribadita la posizione politica del partito,
già espressa nei mesi passati, che è di
opposizione chiara al centro destra
e che punta al rafforzamento della
coalizione di centro sinistra”.
Il vostro consigliere comunale, che è Pietro Desimone, è
fra i protagonisti della discussione per arrivare alla
“grande intesa”.
“La posizione del partito è chiara e
ben definita, nessun accordo o dialogo con il centrodestra per l’ipotesi di un eventuale governo istituzionale, chi si pone al di fuori di questa
linea si chiama automaticamente
fuori dal partito.
Il paese ha bisogno di chiarezza ed il
centrosinistra deve assumere con
responsabilità il proprio ruolo di opposizione e prepararsi a costruire
l’alternativa all’amministrazione Sica,
il cui fallimento politico ed ammini-
strativo e sotto gli occhi
di tutti”.
Mentre si consumano altri incontri al
tavolo delle trattative voi cosa proponete?
“ Per la gravità dei fatti,
politici e non amministrativi, che si stanno consumando lo Sdi ritiene che
l’iniziativa debba passare
in mano ai partiti e che, in
tempi immediati, si debba
provvedere ad organizzare un tavolo di centrosinistra che responsabilmente
pervenga ad una posizione chiarificatrice onde evitare strumentalizzazioni e
confusione fra la gente”.
APACCIO
n°36 06 ottobre 2006
10
Fasolino a Sica: ci sono anch’io
“I consiglieri hanno onori e oneri. Forse non l’hanno capito”
“Al comune sappiano che ci sono anch’io. Da questo momento in poi sarò
più presente. Darò suggerimenti. Pretendo ascolto. E poi voglio fare una tirata d’orecchi ai consiglieri comunali che mi sembra che non abbiano capito che la carica presuppone oneri ed
onori”.
Ma cos’è questa crisi?... è il refrain di
una vecchia canzone. E’ spaccata la
maggioranza, l’opposizione stessa non
se la passa meglio. La politica di Capaccio continua a stare nel frullatore.
“La gente, i tuoi elettori, hanno sempre ragione” è il ritornello di Gaetano Fasolino. “L’abbracciamoci tutti
non serve. Urge un progetto politico e
soprattutto occorre onorare gli impegni presi con gli elettori”. L’ipotesi di
grande alleanza politico – istituzionale da mettere in campo per permettere
all’amministrazione Sica di poter andare avanti comincia a ricevere le
prime bocciature. E sono colpi pesanti, che hanno portato il progetto a vacillare vistosamente. Per il deputato di
Forza Italia, ex coordinatore provinciale dei berlusconiani, l’ipotesi delineata dagli esponenti locali di Alleanza Nazionale non sta in piedi: “Sarei
il primo ad essere d’accordo se tutti i
partiti e i consiglieri comunali d’opposizione l’avessero sottoscritta. Invece i partiti del centrosinistra sono contrari e solo tre dei consiglieri d’opposizione sarebbero disponibili all’intesa”. Disco rosso allora al documento
sottoscritto da nove consiglieri comu-
nali di maggioranza e che chiede di
aprire all’opposizione? “O l’amministrazione Sica dimostra di trovare al
suo interno le energie per poter continuare ad onorare il patto con i suoi
elettori o è giusto chiudere ed andare
di nuovo al voto. Il commissariamento non è una tragedia”.
Il documento “dei nove” chiede a Sica
di mandare a casa tutti gli assessori:
“Un altro errore. Agli elettori – sostiene Fasolino - noi dicemmo chiaramente che avrebbero votato non solo per
Enzo Sica, sindaco, ma anche per una
maggioranza della Cdl , anche se
l’Udc aveva preso altre strade, e per
gli assessori, che sarebbero stati i
primi eletti. Ora non possiamo mettere quasi tutto in discussione. Mettersi
su questa china vuol dire stracciare
ogni regola”.
poi? Se sono le voci di dentro a sostenere queste tesi non resta che andare a
casa”.
Francia dice che non è stato fatto niente di destra...
“E cosa vuole dire? Importante è fare,
soprattutto le cose scritte nel programma, onorare il patto elettorale”.
E, non solo lui, chiede di cambiare gli
assessori.
“Una sciocchezza”.
Che sono corsi a mettersi sotto la sua
ala protettiva...
“Sono almeno dodici anni che manco
dal municipio. Ci sono andato per
adempimenti obbligatori, per farmi la
carta d’identità, ma è dal 1994 che non
entro in un ufficio dove si gestisce. Nell’aula consiliare sono entrato per un
consiglio comunale con Pasquale Marino, non di più...
Catarozzi ha già rotto con Alleanza
Nazionale... Lui stesso dice di essere
pronto a lasciare. Lui non è stato eletto...
“E’ vero non è un eletto. E’ stato solo
una parentesi, rispetto ad una linea
stabilita. Una parentesi a parte, che si
può chiudere così come è stata aperta”.
Si dice che sia andato dalla Margherita. Lui smentisce sdegnato.
“Ho sentito tante voci. Non solo su di
lui. Due sono le cose: o siamo di fronte a malevoli illazioni, oppure di là non
li hanno voluti!”.
Oreste Mottola
la lettera
Maria Vicidomini
nominata consigliere
della Comunità montana
Maria Vicidomini, consigliere di Forza
Italia nella maggioranza guidata dal
sindaco Enzo Sica, entra a far parte del
consiglio della Comunità montana Calore Salernitano.
Maria Vicidomini è stata indicata e votata nel corso del consiglio comunale
Prende il posto di Giuseppe Bruno revocato nel corso del consiglio di venerdì.
I punti di crisi dell’amministrazione
Sica hanno tutti investito Forza Italia.
Era il partito di Italo Voza, il primo vicesindaco dimissionario, di Mimmo
Nese “dimissionato” e di Gerardo
D’Angelo, il consigliere che se ne è andato sbattendo vistosamente la porta.
“Mi sono sforzato di dare dei consigli,
poi le cose sono andate come tutti
sanno. Non è mia abitudine interferire
nella responsabilità della gestione politica quotidiana. È dal 1994 che non
entro in un ufficio comunale. Io non
getto croci addosso a nessuno. Al di là
del partito ci sono gli uomini e le
donne con le loro responsabilità. I numeri per andare avanti ci sono. Ma
non mi pare che le questioni siano solo
numeriche...”.
Sul ruolo di Paolino e Desimone: “Io
sono per dare un ruolo a queste personalità della politica capaccese, e
non solo perchè sono degli ex sindaci.
Detto questo, dico che è inutile fare
confusioni che la gente non può capire. Io dico sì all’intesa, ma solo per
cinque mesi, chiamamola pure una
sorta di autocommissariamento...”.
Dovesse andare tutto a monte, ci sono
le condizioni per una riconferma della
candidatura di Sica?
“Non corriamo. Io mi auguro che il
buonsenso prevalga già da domani”
Si dice, soprattutto negli ambienti più
vicini agli stessi consiglieri di maggioranza, che questa è un’amministrazione impopolare...
“Impopolare è solo un aggettivo. E
Il fattore B e le briciole
Forse la stagione estiva o forse perché
si ritiene che a loro tutto è concesso, il
centro operativo politico si è insediato,
nel corso degli ultimi mesi, in contrada Laura, dove ci sarà pure un’“oasi”
nel deserto e le palme sono le più grandi, o forse perché prevale nell’area
un unico comun denominatore : il fattore B. Se dal loro punto di vista si può
fare tutto e il contrario di tutto, forti
dei loro interessi, seppellendo ogni
minima decenza di ciò che resta del panorama politico, non si riesce a capire chi, pur beneficiando delle sole briciole, si presta a tutto ciò, vanificando
ogni pur minima dialettica politica.
Quattro mesi non sono trascorsi inutilmente, facendo venire allo scoperto
le vere intenzioni di chi, da gennaio, ci
ha sommerso di manifesti e volantini
attaccando gli amministratori: l’obiettivo scoperto era quello di conquistarsi un posto al sole, dopo essersi assicurato un posto tra i venti. Altro che politica, altro che alternativa: i tre candidati del 2004, alla carica di sindaco,
amorevolmente assieme nella stessa
giunta!E dover ringraziare l’on Fasolino, forte della sua quarantennale
esperienza politica, di aver impedito il
PAPOCCHIO, oggi risulta quantomeno anacronistico.Ma tant’è! E se così
è, mi permetto di suggerire all’onorevole di andare oltre, completare l’opera, riportando il dibattito politico nel
giusto alveo. La situazione è oramai
incancrenita, e secondo il buon detto
il pesce puzza dalla testa! Cambi la
testa, dopo che la stessa ha cambiato
tanto senza riuscire a combinare niente. Individui una personalità della società civile e si ripresenti all’elettorato, nella primavera prossima. Sul versante opposto, escludendo ogni conni-
venza con quanti hanno interpretato il
mandato elettorale come qualcosa di
personale, e guardando esclusivamente alla costruzione della Città Futura ,
l’invito è quello di individuare, da subito, il candidato sindaco e una squadra di capaci, invitando alla partecipazione e alle scelte il mondo rurale
oramai “strozzato”, l’apparato commerciale in balia di se stesso , gli imprenditori illuminati che rischiano il
naufragio, gli operatori culturali e sociali che hanno a cuore il territorio e lo
sviluppo. Se ancora ci sono dei margini di recupero, per evitare l’ulteriore
allontanamento dei cittadini dalla politica, visto ciò che è stata la gestione
comunale, negli ultimi 7-8 anni, vanno
colti tutti, senza aver paura degli spauracchi di ritorno, da sempre proni al
fattore B.
Pietro De Rosa
demop@inwind
11 n°36 06 ottobre 2006
CULTURA
Dissequestrata l’oasi di Legambiente
PRIMARIA
Il giudice: “Non c’erano i presupposti giurudici”
SOCIETÀ
"Non c'erano i presupposti giuridici per
apporre i sigilli".Legambiente rientra
in possesso dell'oasi di Torre di Mare,
sequestrata il 19 luglio scorso a seguito di un'operazione della stazione di
Foce Sele della Forestale. A firmare il
provvedimento odierno di dissequestro
sono stati i tre giudici del tribunale del
riesame di Salerno: Vincenzo Pellegrino, Teresa Spinelli e Lucia Casale. I tre
magistrati hanno rienuto "insussistenti"
le motivazioni che allora spinsero il pm
Domenica Gambardella a convalidare
l'iniziativa assunta da Marta Santoro,
la sottufficiale che dirige la locale sede
del Cfs, il corpo forestale. Già dalla
prossima settimana l'area dovrà essere
restituita ai responsabili dell'associazione ambientalista che sono già al lavoro per organizzare una "tre giorni"
di iniziative di sensibilizzazione.
"Il provvedimento è arrivato ora solo
perché in mezzo c'è stato il lungo periodo feriale", commenta un laconico
Pasquale Longo, presidente di Legambiente Paestum. "Noi siamo assertori
di legalità e
non potevamo essere omologati agli
abusivi", continua.
L'associazione potrà riutilizzare anche
il casotto, che fino ad oggi aveva ospitato la cucina volante disposizione dei
tanti volontari di Legambiente che da
tutta Europa vengono a prestare la loro
opera. "Libero" è anche il "ring energetico" , 70 metri di spiaggia, 11 posti
all'ombra, tutti per elioterapia e la meditazione ambientale. Il circolo ambientalista paga allo Stato un canone
concessionario annuale di 5 mila euro
ed ha recentemente inaugurato dei percorsi attrezzati, costruiti in legno, che
rendono l'area, che comprende 22 ettari, perfettamente fruibile dai diversamente abili. Nella zona sono in corso
attività di risemina protetta dell'essenza del giglio di mare.
Una delibera del consiglio comunale di
Capaccio, la n.16 del 2002, disciplina
– inoltre – tutto quello che è consentito o proibito nella pineta che una volta
ospitava camping selvaggi, case al
mare abusive e vere e proprie discariche.
L'estate di Legambiente Paestum, a dispetto di quella turistica, è stata molto
lunga e calda.
All'inizio di luglio veniva divelto un ampio tratto dell'incannucciata realizzata per proteggere la pineta, distrutta la
cartellonistica e rubati numerosi pali di castagno e pertiche". Il 3 luglio, alle 18.30,
Pasquale Longo, presidente di
Legambiente, subiva un'aggressione pugni e calci da parte
di villeggianti che rifiutavano
di attraversare l'oasi negli appositi passaggi.
Nella notte del 19
agosto invece in alcune parti dell'oasi
viene appiccato il
fuoco. "Una distruzione mirata, voluta,
che viene da lontano.
Non una goliardata,
né la notte una notte
di follia del branco",
commentarono allora a Legambiente. Allora ad essere
incendiate furono una parte importante della passerella e lunghi tratti di
staccionata.
Gli inquirenti ancora non riescono a
dare volti e nomi ai protagonisti di
queste bravate. Ma il lavoro d'indagine continua.
Orteste Mottola
“Gaetano Fasolino? Ecco la Vanna Marchi dei capaccesi”
Luigi Barlotti replica a muso duro all’ex-senatore
“Il sindaco a giugno ci chiese una sorta
di tregua balneare: e noi gliel’accordammo. Ora l’estate è finita. Perchè
non vediamo cosa fare? . Fasolino? Da
quarant’anni è il Vanna Marchi dei capaccesi. Per carità, lui fa incetta solo di
voti. Lei però sapeva dirigere il suo
mago Dò Nascimiento lui invece non
riesce a governare il suo vicesindaco
Catarozzi. Che è entrato in una macchina che era in difficoltà e l’ha condotta in un burrone”. Luigi Barlotti, albergatore, presidente del consiglio comunale ed esponente di Alleanza Nazionale, non ci sta ad accettare la bocciatura dell’ipotesi di grande intesa istituzionale per risolvere il problema
della crisi amministrativa che da prima
dell’estate investe la giunta di centrodestra guidata da Enzo Sica. Con il capogruppo Luciano Farro, Barlotti ha
incassato l’adesione di massima degli
ex sindaci Pietro Desimone e Paolo
Paolino. “A queste personalità dalla
conclamata serietà e capacità ho dato
la mia parola. Non intendo recedere
dal mio proposito. Non possiamo dipendere dall’umore dei tre ex dissi-
denti. Io non ci
sto e non mi
fido più”. Il
punto di maggiore contrasto
è rappresentato dal vicesindaco Rosario
Catarozzi, un
fedelissimo del
deputato Fasolino. “Se ne
deve andare, e
al più presto.
L’immagine che
rende
l’idea
della situazione
– dice Barlotti - è questa: c’era una
macchina che stava andando fuori strada, è arrivato Catarozzi e l’ha mandata nel burrone. E’ un arrogante. Per
dirne solo una: ha modificato, all’insaputa di tutti e dello stesso sindaco, un
regolamento spiaggia, peraltro stabilito con i capogruppi, e l’ha portato in
consiglio comunale. Poi ha preteso di
gestire, quasi in regime di monopolio,
i rapporti con gli estensori del Puc”.
timo referendum avete visto un suo
manifesto o ascoltato un comizio.
Ora ci viene a dire cosa fare sul Comune”.
Quest’estate ha fatto una
pubblica reprimenda ad Alfonso Santomauro.
“Non volle recepire uno degli ennesimi suggerimenti. Pensava di essere
ciò che non era ed è: un super esperto”.
Lo dite pure per gli altri assessori.
“Nessuno è nato imparato. E’ un fatto
che non è stata operativa. Ha difettaDa sinistra: Barlotti e Farro to sul raccordo con i consiglieri comunali. Con i dipendenti non è riusciPiù volte ha annunciato di volersi di- ta ad avere un rapporto funzionale.
mettere. “Da un mese dice di essersi Io dico che il bastone dev’essere
dimesso ma da un mese continua a usato solo in casi estremi. Si raggiunstare sul comune, dove va a fare il bello ge sempre di più mostrando la caroe cattivo tempo”.
ta. Questa giunta ha sempre agitato il
Barlotti, lei cel’ha con Fasoli- bastone, solo che non sapevano neno. “Senta, ha ricoperto tutte le cari- anche da quale lato si doveva prenche possibili ed immaginabili ma nessu- dere!. Non era cosa loro...”.
no ha visto qualcosa per il paese. Faso- Forse avevano bisogno di conlino faccia il suo dovere di rappresen- sulenti.
tante politico nazionale. Durante l’ulcontinua a pagina 15
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n°36 06 ottobre 2006
12
“La tartar uga e la sirena”
Diretta Rai per riprendere la “fuga” verso il mare
Ogliastro Marina sotto i riflettori, dopo
circa settanta giorni tutti in trepida attesa per la schiusa delle uova che una
tartaruga caretta-caretta ha depositato
sulla spiaggia del lido Sirena in una
notte di mezza estate.
Fine settembre con un lieto evento nel
Cilento, lo spettacolo delle cento uova
di caretta-caretta pronte a schiudersi e
dare alla luce cento piccole tartarughine, che nel buio di una notte di fine
estate, guidate dalla luce della luna correranno, si fa per dire, verso il mare,
sarà sotto gli occhi di tutti; la dottoressa Flegra Bentivegna a tal proposito si
è raccomandata di non disturbare con
flash, fari e luci artificiali la notte della
schiusa per non disorientare le piccole
tartarughe, per cui è previsto uno special con diretta Rai. In occasione di
<<Puliamo il Mondo>>, sabato 23 settenbre nella piazzetta di Ogliastro Marina alla presenza di Michele Buonomo presidente Legambiente Campania,
Costabile Maurano sindaco di Castellabate, Gino Marotta presidente della
Comunità del Parco del Cilento, Flegra Bentivegna direttrice della Stazione Zoologica Antonio Dhorn di Napoli, Piero Cardalesi assessore al turismo
della Provincia di Salerno e il senatore Marco Pecoraro Scanio, Legambiente, la Stazione Zoologica Antonio
Dohrn di Napoli e il Parco nazionale
del Cilento e Vallo di Diano, hanno
consegnato i premi del concorso dedicato alla Caretta-caretta <<Tartugando>> per la realizzazione di un disegno sul tema << il mare e la tartaruga
marina>> . La ricomparsa delle uova
di tartaruga Caretta Caretta sulla spiaggia di Ogliastro Marina “è un evento
importante per il Parco nazionale del
Cilento e Vallo di Diano” ha detto il
ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Tutto cio”contribuirà a far
partire la riserva marina che in queste
zone si attende da più di trent’anni, e
che io comunque istituirò” ha promesso il ministro. La favola delle tartarughine del Cilento prende avvio la notte
del 26 luglio quando la loro mamma
deposita le uova sulla spiaggia del lido
Sirena. La segnalazione , da parte dei
proprietari dello stabilemento balneare, che hanno visto uscire più volte una
grande tartaruga dal mare e scavare
una buca nella sabbia, ha messo in allerta la Stazione Zoologica Anton
Dohrn di Napoli, che ha monitorato per
circa settanta giorni il nido, controlla-
to giorno e notte dai vigili urbani di
Castellabate, dai volontari della protezione civile e della Legambiente.
L’area del nido di circa due metri quadri è stata recintata e protetta con l’ausilio della capitaneria di porto di San
Marco. Sotto la sabbia, accanto al nido,
è stato inserito un microcomputer per
registrare tutte le variazioni di temperatura e di umidità. “È un evento eccezionale – spiega la dottoressa Bentivegna – normalmente la caretta caretta
nidifica in Turchia, Grecia o Libia,
dove l’acqua è più calda. Sulla nidificazione di Ogliastro Marina si possono fare due ipotesi. Prima, poiché le
tartarughe di solito nidificano dove
sono nate, è possibile che 25-30 anni fa
la stessa che è venuta a nidificare sia
nata sulla spiaggia di Ogliastro. La seconda possibilità è legata al riscaldamento del Mediterraneo, per cui le
acque del Cilento, diventate calde
come quelle orientali, sono diventate
un habitat ideale per la deposizione e la
vita delle tartarughe marine, che sono
rettili a sangue freddo. I nuovi nati nel
Cilento vadano liberi per il mondo e
ritornino fra trent’anni, con la speranza di ritrovare la spiaggia su cui sono
nate.
Lucio Capo
San Matteo evangelista è un cilentano d’adozione
CASAL VELINO- Forse non tutti ne sono al
corrente, ma San Matteo, uno dei dodici apostoli
nonché autore del primo Vangelo biblico, è un cilentano d’adozione.
A ricordarcelo, qualche sera fa, è stata una rappresentazione scenica organizzata dalla Pro Loco del
comune di Casalvelino in onore del suo santo patrono.
E Gaetano Stella, regista salernitano chiamato a rivisitare e rappresentare una parte della vita del
santo, ha saputo far emergere con maestria il legame dell’evangelista con la nostra terra.
Come è noto San Matteo è nato in Etiopia ed è lì
che cominciò la sua opera di evangelizzazione e di
diffusione del verbo divino, ma è anche lì che trovò
la morte a causa di una congiura che, il fratello del
defunto re etiope, ordì contro di lui.
Fu un legionario di Elea (Velia) a trovare le Sue spoglie e a portarle con sé fin sulle coste casalvelinesi.
Il legionario non conosceva Matteo e, forse, non
aveva sentito mai parlare neppure di Gesù ma, impietosito dal timore che gli etiopi avevano di assistere allo scempio delle spoglie del Santo e strabiliato dal fatto che gli chiedessero di salvare quei
resti mortali piuttosto che la loro stessa vita, il soldato decise di prendere con sé il bauletto funerario e di custodirlo gelosamente sino al suo arrivo
in Italia.
Giunto nell’antica Casalicchio (Casalvelino) il legio-
nario donò il corpo di
San Matteo agli abitanti di
questo piccolo borgo di
pescatori che costruì per
lui una tomba sulla quale
giornalmente si recavano
in preghiera.Tutto questo
fino al 6 maggio del 954,
giorno in cui avvenne
l'evento religioso più importante di tutta la storia sacra di Salerno e provincia: la traslazione del
corpo di San Matteo.
In una località detta "ad duo fulmina", nei pressi di
Casalvelino, fu ritrovato il corpo dell'Apostolo Evangelista che, gli abitanti del luogo, a causa dell'invasione dei Barbari prima, e dei Saraceni poi, furono costretti a nascondere proprio all'incrocio dei due
fiumi
Fiumarello
e
Alento.
Si narra che fu una donna timorata di Dio a ricevere in sogno l'indicazione dell'ubicazione del sepolcro di S. Matteo e che fu l’allora vescovo di Paestum a riportare le Sacre Reliquie alla luce scavando con le proprie mani.
Il Santo fu poi trasferito nella Cattedrale di Capaccio ma vi rimase solo pochi anni dopo i quali fu definitivamente tumulato nella cripta del Duomo di
Salerno.
Nonostante siano trascorsi molti secoli da quando
San Matteo ha lasciato Casal Velino, la sua presenza è ancora viva. Il paese non ha mai dimenticato il
santo, non ha mai dimenticato di essere stato la sua
prima dimora eterna, non ha mai dimenticato di celebrare la sua opera ecumenica di evangelizzazione. Il 21 settembre di ogni anno viene onorato e
ricordato con suggestive funzioni religiose e con
una rappresentazione teatrale che narra del suo arrivo a Casal Velino.
Inoltre proprio per l’importanza che il paese ha assunto da un punto di vista religioso e spirituale
Casal Velino è stato riconosciuto dalla Santa Sede
Vaticana come uno dei luoghi di pellegrinaggio più
importanti in Italia in quanto custode delle spoglie
dell’Evangelista Apostolo che, assieme a Marco, Luca
e Giovanni, ha contribuito alla diffusione della Parola di Dio e alla Creazione della chiesa Cattolica.
Marianna Lerro
13 n°36 06 ottobre 2006
CILENTO
Castelsandra: demolire il passato per costruire il futuro
Aspro confronto ad Ogliastro Marina tra Legambiente e il sindaco Maurano
sul destino dell’<<ecomosrto>> di Castellabate ex albergo della camorra
L’ex hotel Castelsandra di Castellabate è il simbolo dello sfregio al paesaggio e delle attività illecite della camorra, che attraverso l’edilizia abusiva ricicla soldi sporchi, ed afferma la sua
presenza sui territori facendosi antiStato, lo Stato repubblicano e costituzionale ha il dovere di ripristinare la legalità, riappropriandosi dei suoi beni e
delle sue prerogative affermando lo
stato di diritto. Legambiente si è sempre battuta per la demolizione del Castelsandra, l’<<ecomostro>> di Castellabate cosruito dalla camorra alla fine
degli anni ottanta, e dei 16 ecomostri
che deturpano l’Italia da Catania a Sanremo, compresi nell’elenco stilato dall’associazione che meriterebbero l’abbattimento. L’occasione per affermare
e confermare decisioni prese a livello
ministeriale è stata la giornata di “Puliamo il Mondo” tenutasi a Ogliastro
Marina sabato 23 settembre. Nella
bella piazzetta del paese cilentano si
sono confrontate due posizioni estreme ed antitetiche, quella di Legambiente, espressa da Michele Buonomo presidente di Legambiente Campania e da
Antonio Nicoletti responsabile aree
protette dell’associazione, decisi e convinti assertori dell’abbattimento
dell’<<ecomostro>> del Castelsandra,
simbolo del malaffare camorristico,
dell’illegalità e della distruzione dell’ambiente, e quella del Sindaco di Castellabate il prof. Costabile Maurano
contrario all’abbattimento dell’<<ecomostro>>, costruito su suolo demaniale, gravato da uso civico boschivo, in
zona 1 di tutela integrale del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Il
Castelsandra “ l’albergo della camorra” è stato costruito su un’area dove
vige il vincolo di inedificabilità assoluta, prevista dal PRG del Comune di Castellabate, di conseguenza insanabile.
Il Ministero dell’Ambiente, in cosiderazione di ciò, ha chiesto al Comune di
Castellabate un provvedimento di demolizione del Castelsandra, in caso di
inerzia del comune, il Parco del Cilento potrà sostituirsi allo stesso attivando
le procedure di demolizione e rivaler-
si, successivamente, sul comune per i
costi sostenuti.La vicenda del Castelsandra ha avuto risvolti inquietanti,
quando le indagini della Magistratura
hanno appurato collusioni tra camorra
e politica, in una foto della cerimonia
di inaugurazione dell’albergo nel 1978
erano presenti ministri, illustri uomini
politici, imprenditori e amministratori,
tutti a magnificare il cosidetto <<ecomostro>> costruito abusivamente in un
area vincolata e di alto pregio paesaggistico, in sfregio alla bellezza, alla cultura, alla centralità delle genti del Cilento che vogliono una terra da migliorare e non da distruggere.Il Promontorio di Punta Licosa, su cui la camorra
ha messo le mani costruendovi il
suo”albergo”, è una delle aree più belle
del Parco Nazionale, le ambiguità politiche ne faranno scempio se non si decide per l’abbattimento di un simbolo
negativo, perdendo l’ennesima occasione per far crescere la cultura della
legalità e dello sviluppo ecocompatibile, per non rimanere nel triste e deprimente abbandono, per non offrire alla
camorra la rivincita e la possibilitàdi
di allungare i suoi tentacoli sulla nostra realtà, continuando a fare i propri
sporchi affari. Ci troviamo di fronte,
non solo ad un “ecomostro”, ma di
“eco-mafia”, il Castelsandra di Castellabate è stato realizzato anno dopo
anno, dalle cosche camorristiche, con
la complicità delle istituzioni locali,
successivamente è intervenuta la Magistratura che ha confiscato l’albergo
abusivo, ora bisogna concorrere a realizzare l’ultimo obiettivo: la demolizione dell’<<ecomostro>>. Si tratta di un
obiettivo che non danneggia nessun povero cittadino, ma che promuove la comunità locale in modo intelligente,
creativo e positivo, demolendo
l’<<ecomostro>> di Castellabate si dà
un forte schiaffo alla camorra, e si
mette in condizione Punta Licosa di essere valorizzata con un vero progetto
di carattere ambientale, che preveda
null’altro che mare, monti, alberi e animali e scusate se sono pochi…
Lucio Capo
Parco del Cilento: si è rotto un sogno!
Il Parco del Cilento e del Vallo del
Diano ha rappresentato, per circa un
ventennio la più realistica proposta di
sviluppo dal dopo guerra in poi.
Prima contrastato, poi amato e in seguito odiato dalla popolazione, il Parco
è stato un sogno, momento felice che
ha fatto credere a tutti di iniziare un
percorso vero, con veri imprenditori,
vere banche, dove la politica svolgesse un ruolo di mediazione e di propulsione alla crescita economica.
Le ultime vicende della gestione del
Parco purtroppo confermano per l’ennesima volta quello che da alcuni anni,
molti osservatori del mondo della cultura e dell’economia e tanti cittadini
vanno dicendo: Il parco si è arenato per
l’incapacità politica di non sostenere la
classe politico-tecnico amministrativa
emergente capace di gestire il percorso
di sviluppo e di svolta iniziato con la
sua istituzione.
Dopo la disfatta di tangentopoli e l’af-
fondamento dei partiti storici, la Comunità del Parco è stata per anni l’
unico luogo di confronto e proposta su
cui si sono consolidate nuove e vecchie
alleanze.
Il Presidente La Valva e il Direttore Nicoletti hanno guidato la delicatissima
fase di costituzione del Parco egregiamente anche perchè hanno avuto l’intelligenza di rivolgersi direttamente
alle popolazioni e successivamente
confrontarsi sulle proposte con gli enti
che le rappresentavano. Questo metodo fece cadere la diffidenza della gente
nei confronti del parco ad impegnare
le forze politiche alla redazione del
piano del parco e al riconoscimento del
territorio come patrimonio dell’ Unesco.
Purtroppo i vecchi marpioni della politica non sono stati a guardare e alla
prima occasione, al momento della scadenza delle cariche istituzionali non
hanno perso tempo a proporre v siste-
mi e alleanze politiche vecchie, declinando la Comunità del Parco ad un
ruolo puramente formale ed eliminando la separazione tra la gestione politica e quell’amministrativa tipica della
gestione La Valva Nicoletti.
La gestione Tarallo di là dalla denunzia
del disastro ecologico tipica di una cultura anarco-ambientalista non ha sapu-
to offrire risposte adeguate alle
varie domande di una società
civile esigente nel domandare
e severa nella valutazione delle
risposte.
I vari programmi d’intervento
regionale e comunitario sono
stati presentati solo come occasione di risorse finanziarie e
non come strumenti di trasformazione radicale del territorio
o come affermazione di una
cultura d’impresa di cui tanto
ha bisogno il nostro territorio.
Per il futuro speriamo che la
fase della gestione Tarallo finisca con le proroghe di commissaria
mento (tra l’altro non si capisce di che
cosa) e si va ad una vera ricerca di persone capaci di trasportare il Cilento e il
Vallo del Diano verso le nuove opportunità che offrono l’Europa e il bacino
del Mediterraneo.
Alfonso Marino
n°36 06 ottobre 2006 14
CULTURA
Stiamo per archiviare un’altra estate
con tutto il suo carico di problemi irrisolti e, conseguenti, polemiche aspre e
dirompenti. Ed è stagione di bilanci per
amministratori locali, operatori economici e tutto il variegato mondo che
KOR A
nella letteratura, nello sport, nella
moda, nel lavoro, ecc.
Continuiamo con i fiumi, “le sacre
acque del territorio”, che consigliano e
consentono itinerari di penetrazione
dalla costa verso l’interno alla scoper-
DI ...
L IUCCIO
una politica del turismo
vive di turismo. Il bilancio consultivo
non è esaltante. Quello preventivo impone riflessioni serie, analisi profonde
e progetti credibili di fattibilità in tempi
ragionevolmente utili per il prossimo
anno.
Proviamo a dare un contributo con un
occhio particolare a Capaccio-Paestum,
che è il territorio di maggiore diffusione di questo giornale.
Il turismo vende beni e servizi.
I beni consentono un elenco considerevole di rilevanza straordinaria per qualità e quantità.
Cominciamo dal mare, che, storicamente, è l’elemento principe per il turismo balneare lungo kilometri di
spiaggia sabbiosa con la specificità ambientale della fascia pinetata. Ma si potrebbe dire provocatoriamente che “il
mare non bagna Paestum” per il disinteresse quasi totale per un organico
piano spiaggia che potrebbe e dovrebbe consentire di viverlo lungo tutto
l’arco dell’anno assumendolo a pretesto per incontri e “feste” che ne esaltino la grande storia sulle rotte del Mediterraneo,la prismaticità nell’arte,
ta di storia, miti, leggende e tradizioni
nella cornice di un paesaggio carico di
fascino e malia.
E che dire della risorsa archeologia,
che non può e non deve esaurirsi nell’enorme patrimonio della città dissepolta (cinta muraria, templi, foro,
terme, teatro, museo, ecc.) ma dovrebbe trasmigrare lungo tutta la pianura ed
arrampicarsi sulle colline della kora
(Fonte, Albanella, Altavilla, Giungano,
Trentinara, Eredita, Finocchio, ecc.)
alla riscoperta e valorizzazione di necropoli, santuari extraurbani, ville rustiche con itinerari ragionati ed attrezzati per il turismo scolastico e non
solo?
C’è ancora una Paestum minore
(Bambacaro docet),sconosciuta o
quasi, ritmata da dimore nobiliari , casini di campagna, bufalare, borghi rurali, che hanno fatto la storia dell’agricoltura e sono testimonianza delle modificazioni del paesaggio lungo i secoli e che reclamano conoscenza e valorizzazione della evoluzione dei costumi, delle tradizioni e dell’economia del
territorio. A quando un coinvolgimen-
to di scuole, associazioni, ordini professionali e circoli culturali che recupe-
g.liuccio @libero.it
rino l’orgoglio di identità e di appartenenza, attivando ricerche, percorsi didattici e pubblicazioni in grado di stabilire rapporti e sinergie tra turismo ed
agricoltura, turismo ed enogastronomia con il ricco e variegato mondo di
saperi e sapori, turismo ed artigianato e chi più ne ha più ne metta?
A quando piccoli ma significativi investimenti per il recupero del sacro,
che alita in pianura e sulle colline e
trova i suoi punti di forza in dee pagane e madonne cristiane, in martiri delle origini (S.Vito) e santi
del medioevo e dell’età moderna
(S.Antonio) e che si materializza in cappelle votive, santuari
spalancati sull’infinito, chiese
cattedrali e conventi non privi di
grazia architettonica?
E perché non immettere nel circuito della fruizione dei mercati la grande storia dei paesi, che
si materializza in castelli e palazzi gentilizi e che evoca sovrani spietati ed illuminati insieme
(Federico II), conti, marchesi,
baroni e feudatari testimoni del
notabilato che ha recitato un ruolo importante nel corso dei secoli?
E che dire della civiltà contadina, le
cui tracce sono ancora presenti nella
pianura, ma anche e soprattutto nell’anfiteatro arioso delle colline con i crinali che ostentano con grazia disinvolta
l’eleganza geometrica di vigneti ed uliveti e che, di fatto, sarebbero le nostre
Langhe, se solo attivassimo percorsi attrezzati di esplorazione e fruizione?
E per finire la cultura, nel senso più
ampio e totalizzante della sua accezione,che consentirebbe di immettere sui
mercati lo scrigno inesauribile dei beni
immateriali se solo percorressimo la
strada feconda dello spettacolo che
teatralizza la storia e della storia
(ampia e variegata) che si fa spettacolo, interpretando cuore ed anima del
territorio così ricco di spunti creativi,
senza rincorrere a sciocchi ed improduttivi scimmiottamenti lontani le mille
miglia dalla nostra sensibilità.
La telefonata .. a Oscar Nicodemo
Oscar Nicodemo ha intelligenza vivace, ironia sottile, polemica garbata ma
tagliente, simpatia contagiosa e signorilità innata, preziosa eredità di famiglia. Ama visceralmente il territorio;
e quel grumo di case di Capaccio, che
dal verde pianoro pedemontano a ridosso del Soprano scivola in dolce
pendio verso il cono rovesciato del
Sottano per aprirsi alla gloria della
luce della pianura e del mare “greco”
dei miti e della storia, se lo porta dentro con lacerante nostalgia nell’”esilio” romano a fecondare il suo poliedrico lavoro di scrittore-regista-attore
con la passione del teatro nella mente
e nel cuore.
Con lui ho girovagato in lungo e in
largo, per una intera estate, dall’interno alla costa, dalla mia casa di Trentinara ai ristoranti di Paestum con qualche puntata di gradevole evasione/invasione nella Costa di Amalfi. C’era
spesso compagna di avventure…enogastronomiche Maria Vicidomini,
amica leale ed uragano di simpatia con
l’impegno e la passione civile nel
cuore. Ci siamo reciprocamente contagiati di sana indignazione contro la
volgarità degli spettacoli a profanazione di templi dorici e la dilagante sottocultura sponsorizzata e megafonata
dalla irresponsabile cialtroneria degli
Enti Pubblici.
Ora che il permanente autunno culturale del territorio è ulteriormente desertificato da quello meteorologico
Oscar mi manca molto. Ed è anche per
questo che la prima delle mie telefonate immaginarie la dedico a lui.
“Pronto!? A quando il tuo ritorno a
Capaccio?”
“Ma io ne sono lontano soltanto fisicamente. Per il resto il paese mi esplode
nell’anima con tutto il suo carico di ricordi ed il dramma dei suoi problemi.
Capita anche a te, d’altronde. Tu, però,
hai un vantaggio: ti scarichi con la
poesia, che è d’amore e rabbia insieme”.
“Come i tuoi articoli pepati, di cui
Unico è orfano”:
“Ma, sai, nell’esilio dell’emigrazione
forzata si cede più alla malinconia che
all’indignazione”.
“Eppure di motivi per indignarsi ce ne
sono a iosa. Prendiamo il “Museo del
Grand Tour”, ad esempio. E’ una strut-
tura che potrebbe e dovrebbe fecondare di iniziative il territorio ed invece..”
“…è’ un contenitore vuoto con poco
materiale da esporre e nessuna, o
quasi, iniziativa in grado di motivare
intellettuali, giovani ricercatori, studenti ed operatori economici, accendere intelligenze e scatenare entusiasmi”.
“Però serve a qualcuno per lustrarsi
l’immagine ed accumulare forza contrattuale con Istituzioni ed Enti erogatori di contributi e spendere crediti di
attività, scadenti e/o inesistenti, per accelerare carriere universitarie”.
“Proprio così. Ed, invece,
potrebbe essere una istituzione di spessore in grado
di organizzare corsi di storia e letteratura di viaggio
per calamitare l’interesse di
docenti e studenti universitari con la grande “risorsa”
di Paestum, e non solo, da
immettere nel circuito della
ricerca e, conseguentemente, dei mercati”.
“E chi dovrebbe farlo? I nostri amministratori incolti e, quel che è peggio,
lontani le mille miglia dal contagio
della “curiositas” per conoscere almeno l’abc del territorio amministrato?
E’ una pia illusione. Come al solito sei
malato di utopia”:
“Lo so. Ma una scheggia di utopia è
necessaria come bussola di orientamento per il futuro. E, a proposito di
futuro, che ne diresti di un referendum
per…separare Capaccio da Paestum?”
“E’ una provocazione, bella e dirompente. Riflettiamoci”.
LA SETTIMANA
15 n°36 06 ottobre 2006
“Pane e Tentazioni”, una delle tante cose buone di Aquara
È la prima volta che vado ad Aquara
per una recensione. In una giornata soleggiata di questo bel fine settembre, è
stato un piacere attraversare i comuni
di Roccadaspide e Castel San Lorenzo
e vedere ai bordi delle strade delle
belle piantagioni di invitanti fichi d’India, intere colline coltivate ad ulivo e
gente che vendemmiava. Paesaggi che
per certi versi, per chi come me abita
vicino al mare, sono così vicini e contemporaneamente così lontani. Comunque, Aquara è veramente un bel
posticino ricco di storia e cultura. Pensate, questa cittadina ha origini antichissime, fu fondata dai greci e nel
corso della sua esistenza ci sono passati gli Etruschi, i Lucani, i Sanniti, i Romani, i Goti, i Bizantini, i Longobardi,
i Saraceni ed infine i Normanni. Tornando a noi, anche se all’entrata della
cittadina si legge ben visibile la scritta “Aquara, il paese dell’olio e del
vino”, noi siamo stati qua per parlare di
pane, alimento indispensabile per la
nostra tavola e per la nostra cultura. La
nostra meta è stata il panificio “Pane e
Tentazioni”, situato appena fuori il
paese in un luogo dove la natura la fa
da padrona. A gestire il posto, dal
1998, la signora Angela Sorgente
(nella foto insieme al figlioletto Cristian di appena un mese) che ha volu-
La ricetta
Tonno fresco con
pane casareccio
Ingredienti per 6 persone: 400 g di
tonno fresco, 4 fette di pane casereccio, 4 cucchiai di olio extravergine
di oliva, 1 ciuffo di prezzemolo, 1
foglia di alloro, 1 spicchio di aglio,
2 cucchiai di capperi sottaceto, sale.
Procedimento: Lessate il tonno in
acqua calda per 20 minuti circa, insieme ad un ciuffo di prezzemolo,
alcune gocce di limone e 1 foglia di
alloro. A fine cottura scolatelo, affettatelo e rosolatelo in un tegame
con 4 cucchiai di olio salandolo
quanto basta. In una ciotolina preparate una vinaigrette con olio e limone, uniteci un trito preparato con
l'aglio, i capperi e un ciuffetto di
prezzemolo. Riscaldate le fette di
pane nel forno caldo, in modo che si
abbrustoliscano leggermente. Disponete il tonno sulle fette di pane, irroratelo con la vinaigrette e servite.
Vino consigliato: Fiano Paestum Igt,
I Vini del Cavaliere, Az. Cuomo –
Capaccio-Paestum
to continuare una vecchia passione e
tradizione di famiglia. Per circa 50
anni il panificio, chiamato Sorgente,
era stato al centro del paese ed era condotto da sua zia Olimpia Volpe. Ora,
completamente a carattere familiare,
vengono prodotti in media circa 150
kg di pane al giorno il quale viene
commercializzato nel piccolo e grazioso punto vendita oltre che a fornire negozi e ristoranti nei comuni limitrofi.
In un certo qual modo il pane di Angela fa quasi un itinerario che parte da
Aquara, attraversa i comuni di Castel
San Lorenzo, Roccadaspide e Capaccio, qui prende la S.S. 18 ed arriva fino
al bivio di Santa Cecilia di Eboli, dove
c’è “Ines Menduti”, un famoso punto
continuas da pag.11
vendita di prodotti tipici che fa anche
delle “colazioni” alla gente di passaggio, ebbene, quelle colazioni sono prodotte con il pane di Aquara. Il pane di
“Pane e Tentazioni” è ottenuto con farine selezionate di semola di grano
duro con cottura a legna e nelle più
svariate forme come la treccia, il ciabattone, il filone, le ciabattine e le tartarughe. Su richiesta si produce anche
la pizza tipica paesana con pomodoro,
olio d’oliva e formaggio di capra. Con
i metodi artigianali di una volta vengono prodotti delle frese integrali o
bianche, delle spaccatelle, dei crostini
e dei biscotti integrali con farina di crusca che sono l’ideale per preparare la
buona, antica e tradizionale “acquasale”. Per il “Pane” possiamo chiudere qua, ora passiamo alle “Tentazioni”.
Cosa sono? Micidiali per chi è a dieta,
perché uno tira l’altro e sono di una
bontà unica. Grazie all’esperienza e al
sapere di mamma Rosetta, Angela ha
imparato a produrre una lunga serie di
biscottini dolci, proprio come si facevano una volta. Troviamo i mostaccioli con miele di Aquara, la pastella antica, i morsellini da latte (che mi hanno
ricordato la mia infanzia), i napoletani
con le mandorle e le favorite che sono
dei gustosi biscottini da farcire con la
marmellata. Per “tentare” ancora, Angela sforna tanti prodotti da colazione
Oreste Mottola
Barlotti risponde a Fasolino
“C’erano i consiglieri. Io mi sento
molto vicino al l’Alberto Manzi, sapete è il maestro di “Non è mai troppo
tardi”.
Come se ne esce...
“Noi vogliamo l’azzeramento di tutti
gli assessori, il sindaco li vuole tenere
tutti e sei: va bene ne discute. Noi vogliamo un’iniezione di esperti e di
saggi. Su Catarozzi non c’è trattativa.
Se ne deve andare. L’immagine che
rende l’idea della situazione è questa:
c’era una macchina che stava andando
fuori strada, è arrivato Catarozzi e l’ha
mandata nel burrone. E’ un arrogante.
Per dirne solo una: ha modificato, all’insaputa di tutti e dello stesso sindaco, un regolamento spiaggia, peraltro
stabilito con i capogruppi, e l’ha portato in consiglio comunale. Poi ha preteso di gestire, quasi in regime di monopolio, i rapporti con gli estensori del
Puc.
Da un mese dice di essersi dimesso
ma da un mese continua a stare sul comune, e a fare il bello e cattivo tempo.
Fasolino dice che Catarozzi è
come cornetti, sfogliatelle, dolci al
cioccolato, alle mele. Nei periodi di
festa troviamo gli struffoli e le “nocche” a Natale, le chiacchiere a carnevale, la pizza “chiena” e la pastiera a Pasqua. Non finisce qua, per chi si sposa
“Pane e Tentazioni” prepara i tradizionali cartocci proprio come quelli che
si preparavano in casa. Beh, se andate
ad Aquara per un giro culturale non potete fare a meno di fare una visitina ad
Angela.
Recapito: “Pane e Tentazioni” di Sorgente Angela - Via Aldo Moro, 12 –
84020 Aquara (SA). Tel. 0828.962044.
stata una parentesi che come è
stata aperta può essere chiusa. Quindi... “Il deputato, il parlamentare, non dovrebbe proprio intervenire. Meglio stia zitto e faccia il suo
lavoro”.
Che fine fa quest’idea della
grande intesa
“Io non torno indietro. Io ho dato la
mia parola che è strumento. E non è
che siccome sono tornati i tre dissidenti possiamo dire che la maggioranza è autosufficiente e va bene così.
Anche se fossero sinceri, e bisogna vedere, è fondamentale tenere un rapporto serio con i consiglieri d’opposizione che si sono detti disponibili a ragionare per il bene del paese. Non
credo che si possa continuare basandosi sugli umori di tre persone per le
quali ogni mattina occorre interrogare
il barometro per vedere che tempo fa.
Io voglio avere a che fare con persone
serie e con delle capacità. Qualcosa va
cambiata. Noi di An non sosterremo
nessuna giunta che si debba basare sui
voti dei tre dissidenti”.
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