Ibidem - Romanisches Seminar

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Ibidem - Romanisches Seminar
SEPTEMBER 2012
Ibidem
Das Blatt der Romanistik-Doktorierenden
Der akademische Nachwuchs berichtet zu aktuellen Veranstaltungen
«Metti in versi la vita». La figura e l’opera
di Giovanni Giudici
Appunti sul convegno milanese del 23 e 24 maggio 2012
Esattamente a un anno dalla morte di Giovanni Giudici (1924-2011), il Centro Apice
dell’Università degli Studi di Milano ha voluto far omaggio al poeta chiamando a
riunirsi alcuni dei principali interpreti della sua parola.
Giovanni Giudici, uno dei massimi interpreti della poesia italiana contemporanea.
Di Sara Cerneaz
(nell’intervento «Eresia della sera: una parabola»),
Giulio Ferroni (in «Giovanni: un’ipotesi sull’Italia – o sull’italiano») e Alfonso Berardinelli (in «La
musa umile») hanno rimarcato il sublime – Gian Luigi
Beccaria preferisce parlare di grazia – della medietà della poesia giudiciana, e hanno dato definizione di una classicità della sua scrittura, percorrendo
intertestualità e riflessioni sulla cultura borghese
della metà del secolo scorso. Carlo Ossola, nell’articolo comparso sul Sole 24 Ore del 20 maggio 2012 ad
anticipare il convegno milanese, parla di un dettato
che ha sempre, dietro «il sommesso ritmo del quotidiano, di apparenti dimissioni autoironiche, il lampo
apocalittico che dalla smagliatura dell’oggi secerne
la fine».
Beccaria ha inoltre parlato magistralmente di un
impiego linguistico totale: passando dal colto citazionismo all’immediato abbassamento tonale, Giudici attraversa l’interezza del sistema lingua (in «Del
linguaggio poetico di Giudici»).
Le diciotto voci intervenute nei due giorni dedicati
alla figura e all’opera di Giovanni Giudici hanno rinsaldato posizioni critiche, offerto nuove prospettive,
sollevato interrogativi e, perché no, portato testimonianza delle personali frequentazioni del poeta. Uno
dei massimi interpreti della poesia italiana contemporanea è stato così indagato nelle plurime parabole
che la sua opera e la sua figura hanno saputo esplorare. Diversi e ricchissimi i percorsi intrapresi nel dibattito, percorsi di cui si tenterà di tracciare una topografia minima, delineando le aree critiche toccate.
Lingua
Il tema della lingua ha trasversalmente interessato
tutti gli interventi: se è vero che l’argomento linguistico è un assoluto della scrittura in versi, ciò si può
affermare con ancor più vigore se la penna è quella di Giudici, che della lingua fa logos. Carlo Ossola
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Poeta e traduttore
Come la maggior parte dei poeti italiani del Novecento, Giudici è stato anche abile traduttore. Alberto
Bertoni (in «La poesia metrica di Giudici») lo definisce come il più straordinario e colto. È interessante la
conoscenza minima di molte lingue di traduzione, su
tutte il russo: le diverse edizioni dell’Onegin hanno
visto il poeta, mai pago, impegnato per quasi un trentennio (solo con riferimento alle edizioni a stampa,
la prima pubblicazione parziale è del 1972, l’ultima
del 1999). Anche Massimo Bacigalupo (in «Tradurre
con Giudici: Pound, Frost, Coleridge») ha raccontato
l’avventura traduttoria di Giudici ricordando l’esperienza con Pound, Frost, Coleridge e l’umiltà con cui
il poeta era solito appoggiarsi a chi poteva dargli una
mano con la lingua straniera. Tuttavia, afferma Bertoni, se la conoscenza della lingua di partenza può
essere precaria, la padronanza della lingua d’arrivo
in Giudici è assoluta.
Sulla distanza dalla lingua straniera mi piace qui ricordare le seguenti parole del poeta, tratte da Addio,
proibito piangere: «non è forse da una grande lontananza o diversità che più facilmente può nascere, se non
un amore, almeno la curiosità di capire? Ecco: questa
“distanza”. Essa sì che può essere una condizione utile al traduttore».
GASTVORTRÄGE IM OKTOBER
Montag, 1. Oktober, 18:15–19:30 Uhr
Gabriela Polit Dueñas (University of Texas at Austin):
«La Salada. Mercado informal, comercio ilegal y usos
de la violencia», RoSe D 31.
Dienstag, 2. Oktober, 09:45–11:00 Uhr
Hermann Herlinghaus (Universität Freiburg i.Br.): «El
drama político-barroco narrativizado por Alonso Salazar en ‘Pablo Escobar: auge y caída de un narcotraficante‘», KO2-F-173.
Montag, 8. Oktober, 18:15–19:30 Uhr
André Thibault (Université de Paris IV): « Analyse linguistique de textes littéraires antillais », RoSe D 31.
Montag, 22. Oktober, 18:15–19:30 Uhr
Federico Guillermo Lorenz (Universidad de Buenos
Aires): «Viajes entre ficción e historia: la guerra de
Malvinas y la escritura de Montoneros o la ballena
blanca», RoSe D 31.
Montag, 29. Oktober, 18:15–19:30 Uhr
María Nieves Sánchez (Universidad de Salamanca):
«Manifestaciones del enciclopedismo medieval en
castellano», RoSe D 31.
Intertestualità
Sempre Bertoni, nel suo intervento sulla metrica nella
poesia giudiciana, definisce la poesia di Giudici come
sostanzialmente lingua e prassi, contro ogni residuo
crociano, e fa di Dante un paradigma insostituibile.
È proprio quello di Dante il nome maggiormente citato durante il convegno, anche in interventi molto
diversi per natura e obiettivi, che hanno però toccato l’argomento dell’intertestualità. Ossola lo definisce
come l’autore meno dichiarato, ma più presente nella
poesia di Giudici: per lo studioso, Dante rappresenta
la risposta al Sig. Angoscia di Giudici. Ma è soprattutto Carlo Di Alesio (in «Sul Dante di Giudici») ad
aver tracciato una puntuale analisi del rapporto giu-
diciano-dantesco, mostrando rispondenze di temi e
stilemi di un rapporto che definisce come un affaire
sentimentale. Ma molti altri sono i nomi: Baudelaire
e Agostino, sempre per Ossola; Saba, la cui relazione testuale e biografica è stata percorsa da Simona
Morando (nell’intervento «“Il ritratto che qui vedete”: Giudici e Saba»); Pasolini, in relazione al quale
Paolo Giovannetti segnala un’affinità con La gestione
ironica di Giudici (in «“…con dispersione minima”:
perché Giudici non è un poeta ’neometrico’»). Diversa è la posizione di Bertoni, che segnala la distanza tra l’impiego pasoliniano delle terzine dantesche
delle Ceneri di Gramsci e la scelta giudiciana di forme
chiuse.
Teoria e prassi poetica
L’importanza della traduzione nel 1968, con la collaborazione di Ljudmila Kortikova, del testo del
formalista russo Tynjanov Il problema del linguaggio
poetico ha attraversato diversi interventi critici. A
tracciarne le analogie teoriche è soprattutto Bertoni,
il quale già in un saggio pubblicato nel 1995, Simmetrie del disordine, aveva ricordato le seguenti parole
del poeta tratte da La letteratura verso Hiroshima: il
IMPRESSUM
Herausgegeben vom «Doktoratsprogramm Romanistik:
Methoden und Perspektiven» der UZH.
Autorinnen und Autoren sind die Romanistik-Doktorierenden der Universität Zürich.
Redaktion: Cristina Quintas (Doktorandin)
Layout und Gestaltung: Paul Sutermeister (Doktorand)
Kontakt: [email protected]
Online: www.rose.uzh.ch/doktorat/Ibidem.html
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testo «non si esaurisce nell’idea di struttura verbale
o di immagini o di suoni o di nessi sintattico-concettuali (…); ma nasce piuttosto dalla coesistenza di
questa varietà di valori che però si modificano a vicenda anche in conflitto fra loro». Analogo è il concetto tynjanovano di dinamismo, azione reciproca,
puro movimento: «L’arte vive di questa interazione,
di questa lotta».
Di più, Bertoni evidenzia quanto le istanze del
formalismo trovino già collocazione nella scrittura in versi antecedente il ’68. Fuori dal crocianesimo e ancor prima dallo strutturalismo, nella poesia
di Giudici – Bertoni cita come esempi le «Quindici
stanze per un setter», de La vita in versi, e «Il piccolo
lampadario», de Il ristorante dei morti – sintassi, lessico e metrica lottano.
Se Giudici predilige le forme chiuse, il metro istituzionale, Giovannetti però sottolinea la non allineabilità al neometricismo degli anni ’80: il rapporto è
più potenziale che fattivo. Né è corretta una similitudine con le scelte di Fortini, per il quale la forma è
allegoria, cortocircuito tra passato e futuro. Per Giudici invece la forma è presente, supporto connettivo
e insostituibile generatore di significato. Gli stessi
attributi del metro oneginiano, secondo Giovannetti, sembrano presenti nella poesia di Giudici sin dai
primissimi esordi, ancor prima della prova puškiniana. Anche Beccaria sottolinea quanto sia soprattutto il ductus, la riflessione ritmica che caratterizza
la poesia di Giudici. Ductus e constructio: Giudici rifugge dal metaforismo novecentesco e si concentra
sull’ordine delle parole, delle attese.
Mi piace qui ricordare, nel momento di più profonda interrogazione sulla costruzione poetica, gli
interventi di Maurizio Cucchi e Cesare Viviani, i
quali, in «Il tragicomico in Giudici» e «La presenza
dell’affanno e del ritmo» hanno saputo parlare del
poeta da poeti. E proprio sul ductus di cui parla Bec-
BEGRÜSSUNGSFEIER
Die neuen Doktorierenden (FS12 und HS12) werden im Rahmen des vierten Jahrestreffens der
Romanistik-Doktorierenden begrüsst und stellen
ihre Forschungsprojekte vor. Montag, 24. September, 18.15-20.20 Uhr im RoSe D 31, mit anschliessendem Apéro. Zum Fototermin treffen sich alle
Doktorierenden bereits um 17.30 Uhr hinter dem
RoSe-Gebäude.
caria, già si era espresso Viviani: «un punto rivelatore del suo percorso di poetica è, secondo me, il verso
che chiude una grande poesia di Il ristorante dei morti
e che dice: “Ritmo che mi precedi”. (…) È l’affermazione, in poesia, del primato della musica, del ritmo,
dei suoni, dell’armoniosa fisicità della parola» (in La
voce inimitabile. Poesia e poetica del Secondo Novecento,
il melangolo, 2004).
La ricerca archivistico-filologica
La ricchezza del materiale offerto dall’Archivio Giudici presso Apice, ha consentito ampi spazi per la
ricerca filologica.
Si evidenzia il contributo di Lisa Cadamuro, che
ha anticipato parte del suo lavoro di ricerca sulle carte di Fortezza («“Da un foglio di lavoro”: tra le carte
di Fortezza»); quello di Rodolfo Zucco, che ha presentato un dossier relativo alla poesia “A un luogo
di piante”, di Eresia della sera, la cui genesi ha saputo
percorrere tra filologia, intertestualità e vicende di
vita. Si segnalano inoltre i resoconti filologico-archivistici di Elisa Gambaro («“Aderire al tempo”:
i taccuini degli anni sessanta») e di Laura Massari
(«“La poesia vi sarà data in sovrappiù”: il carteggio
letterario tra Giudici e Sereni»), che, rispettivamente,
hanno lavorato sui taccuini degli anni sessanta e sul
carteggio letterario tra Giudici e Sereni.
In foto i relatori Eugenio De Signoribus, Alberto Cadioli, Rodolfo Zucco e Carlo Di Alesio.
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Il fondo Giudici dell’Archivio di Apice
L’archivio Giudici, che ha permesso la realizzazione della maggior parte di questa ricerca filologico-archivistica, contiene manoscritti, dattiloscritti,
corrispondenza, materiale critico e pubblicistica
dell’autore che si fanno testimonianza di oltre un
cinquantennio di intensa attività poetica e intellettuale. La parte più cospicua del materiale manoscritto è costituta da agende e quaderni di lavoro redatti
da Giudici in formato di diario o di “zibaldone” a
partire dal 1945. Ciò riserva notizie di rilievo per la
sua biografia, le sue letture nonché la genesi di singoli componimenti e di libri poetici (particolarmente
abbondanti le annotazioni relative a La vita in versi e
Autobiologia, ma anche a Quanto spera di campare Giovanni, Empie stelle, Eresia della sera). Interessante è anche la nutrita mole di corrispondenza, che annovera
interlocutori così importanti da risultare illuminante per una panoramica sulle relazioni culturali e
gli scambi poetici novecenteschi. Si possono citare
i nomi di Umberto Saba, Franco Fortini, Salvatore
Quasimodo, Mario Luzi, Andrea Zanzotto, Luciano
Erba, Amelia Rosselli, Pier Paolo Pasolini e Vittorio
Sereni, quest’ultimo al centro dell’intervento della
Massari già citato, e di cui il carteggio con Giudici aveva già trovato parziale pubblicazione nel 1995
(Vittorio Sereni, Scritture private con Fortini e Giudici,
Edizioni Capannina).
Ultime pubblicazioni
In questa così importante occasione per la critica
giudiciana è avvenuta anche la presentazione di
un altro notevole tassello: la pubblicazione in Istmi
- Tracce di vita letteraria (ne è direttore Eugenio De
Signoribus) di materiale inerente il primo Giudici. Il
recentissimo Prove di vita in versi. Il primo Giudici, edito nel 2012, grazie agli interventi di Carlo Di Alesio,
Simona Morando, Alberto Cadioli e Rodolfo Zucco
offre ricostruzioni e annotazioni sulle prove poetiche giudiciane fino alla fine degli anni cinquanta.
Questo minimo resoconto vuole essere solo una
breve passeggiata nel denso bosco del convegno
milanese. Ogni intervento ha saputo intraprendere
un sentiero diverso, nel tentativo di affrontare quella complessità critica che una figura poetica come
quella di Giudici richiede.
Attendiamo la pubblicazione degli atti di due
giornate che si sono rivelate importanti ed emozionanti, soprattutto per chi si affaccia alla ricerca giudiciana e fa tesoro di ciò che c’è, che si sta facendo e
che la prospettiva critica reclama.
Sara Cerneaz appartiene al Dottorato generale in Lingua e
letteratura italiana presso l’Università di Zurigo. Seguita dal
Prof. Pietro De Marchi, svolge uno studio sulle traduzioni italiane di Giovanni Giudici dell’Onegin puškiniano.
«Narcoviolencia en la literatura y el cine latinoamericanos»
Workshop UZH, lunes 1 y martes 2 de octubre de 2012
Para los doctorandos de literatura iberorománica tendrá lugar un workshop de dos días en la UZH sobre
la narcoviolencia tratada en la literatura y el cine latinoamericanos. Gabriela Polit Dueñas (University of
Texas at Austin) abordará en su workshop el tema «Narrar los narcos. Historias de Culiacán y Medellín»
mientras que Hermann Herlinghaus (Universität Freiburg i. Br.) presentará el tema «Imágenes-afecto de
la violencia en algunas películas latinoamericanas».
Horarios: Lunes 1 de octubre: 9.45-12.00h (D 31), 14.00-15.45h (KO2-F-173), 18.15-19.30h (D 31)
Martes 2 de octubre: 9.45-12.00h (KO2-F-173), 14.00-15.45h (D 31), 16.15-18.00h (D 32)
Lugares: Romanisches Seminar, Zürichbergstr. 8 (D-31 y D 32)
Universität Zürich, Rämistr. 71 (KO2-F-173).
Información y programa: www.rose.uzh.ch/doktorat/aktuelles
Contacto e inscripciones: [email protected]
Los doctorandos que quieran presentar un aspecto de su trabajo de tesis en el contexto del tema tratado, pueden dirigirse hasta el 25.09.12 a la coordinadora Rita C. Imboden ([email protected]).
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