Donne dell`Est da contadine a prostitute

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Donne dell`Est da contadine a prostitute
Gazzetta del Sud 15 Maggio 2004
Donne dell’Est da contadine a prostitute
CATANZARO - «Mi avete liberato da un inferno. Quelli erano delle bestie». In un
italiano stentato, dal forte accento dell'Est, fu questo il saluto che Sofia: (così chiameremo
la vittima), 28 anni, bulgara, rivolse agli uomini della Squadra mobile di Catanzaro che la
liberarono nel giugno 2003. Era rinchiusa in un appartamento del Crotonese, dove veniva
ripetutamente stuprata da un italiano. E in un'occasione, nel corso di un "festino" organizzato dal violentatore "abituale", ad abusare di lei furono più persone insieme. Sesso,
sangue, soldi. E sadismo. Sono gli ingredienti di questa storia "pulp" che - purtroppo però non è la trama di un film di Tarantino ma è vera.
Oggi Sofia - che collabora con gli inquirenti - vive sotto protezione in una città del Nord e
le è stato concesso uno speciale permesso di soggiorno. Il poliziotto che l'ha vista in quei
momenti nei quali l'incubo stava finendo la descrive “bionda, snella, alta, slanciata, occhi
chiari, tipica bellezza dell'Est. Ma quando l'abbiamo trovata era mal ridotta”. Immaginiamo quegli occhi chiari resi opachi dalla brutalità degli uomini.
Non tutti gli aguzzini di Sofia i "clienti" che parteciparono al festino infatti non sono stati
al momento identificati - ma almeno tre di loro (chi la portò in Italia, chi la sfruttò in un
primo tempo e chi lo fece in un secondo momento e in più la violentò) dovrebbero ora
pagare il loro conto con la giustizia. Appartengono infatti - secondo l'accusa - al gruppo di
quattordici persone nei confronti delle quali sono state emesse ordinanze di custodia
cautelare in carcere.
L'operazione che ha portato agli arresti - nome in codice "Vento dell'Est" - è scattata alle
prime luci dell'alba di ieri contemporaneamente a Catanzaro, Verona, Napoli ed in
provincia di Reggio Calabria e condotta dalla Squadra mobile delle rispettive Questure.
Gli arresti effettuati sono dodici e riguardano Maria Sergova Gantcheva, 46 anni, Tavet
AsenYankov, 30, e Vlasec Nikola Petrov, 37, tutti cittadini bulgari; Domenico Micò, 38
anni, Maurizio Camporato, 41 e Giovanni Aloi, 32, di Catanzaro; Mauro Greco, 37 anni,
di Crotone; Antonio Vitrone, 52 anni, di Napoli; Gregorio Staglianò, 64 anni, di
Chiaravalle Centrale; Fortunato Bianco, 48 anni, di Carlopoli; Nunzio Caccamo, 49 anni,
di Gela (Caltanissetta); e Nadiya Vartsaba, 30 anni, cittadina ucraina. L'Interpol sarebbe
già sulle tracce dei due indagati sfuggiti alla cattura.
Il quadro accusatorio contempla reati che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata
al favoreggiamento della immigrazione clandestina e illegale permanenza nel territorio
dello Stato Italiano al favoreggiamento e sfruttamento dalla prostituzione, sfruttamento
sessuale e comunque all’avviamento al lavoro nero fino alla violenza sessuale di gruppo.
I particolari dell'operazione sono stati illustrati ieri mattina dal Questore Matteo Cinque,
dal capo del la Squadra mobile Francesco Rattà, e dal capo dell'ufficio stranieri Vincenzo
Albanese. Presenti alla conferenza stampa anche il Capo di gabinetto Nicola Miniello e
l'addetto stampa Claudia Truffava.
Secondo gli inquirenti, gli indagati farebbero parte di un'organizzazione criminale
specializzata nello sfruttamento di donne provenienti dalla Bulgaria e della Romania. A
capo dell'organizzazione ci sarebbe stata la bulgara Maria Sergova Gantcheva, la quale
aveva mantenuto contatti nel suo paese d’origine, soprattutto con la copertura di agenzie
di viaggio. Circa venti le ragazze coinvolte. Grazie a Sofia, come ha sottolineato Albanese,
“delle ragazze sempliciotte, delle contadinotte di alcuni villaggi bulgari, venivano
trasformate in ballerine, intrattenitrici, e quindi spesso avviate alla prostituzione”.
L’epicentro sarebbe stata la provincia di Catanzaro ed in particolare un locale sulla costa
ionica, a Montepaone Lido.
Le ragazze venivano "importate" da Bulgaria e Romania, attraverso l'esca di un lavoro
"pulito". Giunte in Italia le donne erano avviate in ogni caso a lavori in nero, a volte in
locali notturni e quasi sempre a prostituirsi.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal Gip del Tribunale di
Catanzaro, Massimo Forciniti, su richiesta della Procura della Repubblica. Titolare
dell'inchiesta è il "sostituto" Raffaele Sforza, sotto il coordinamento del procuratore Mario
Spagnuolo e la "supervisione" del procuratore capo Mariano Lombardi.
Ma torniamo a Sofia. Perché la sua è senza dubbio la più tragica - se ci è concessa una
"gradazione" dell'orrore - delle storie legate a questo giro di prostituzione. Nel febbraio
2003 un lontano parente (che è tra gli arrestati) la porta in Italia dal suo villaggio in Bulgaria, Vrasta, dove vive in ristrettezze con uno stipendio medio di 90-100 euro al mese. Le
promette un posto di lavoro.
Giunta in Calabria attraverso la Slovenia, Sofia scopre però la verità: deve lavorare
duramente nei campi di Polistena. Chiede di andare via. Per tutta risposta è costretta a
prostituirsi da un italiano - tra gli arrestasti - in un locale di Montepaone. Si ribella anche
a questa situazione. Allora viene “punita” e il luogo di prostituzione diventa
l’appartamento del crotonese, dove a sfruttarla è un secondo italiano - anch'egli arrestato al quale è stata nel frattempo ceduta e che la violenta più volte "per farle capire chi
comanda". Ogni prestazione sono 100 euro, a lei ne vanno solo 25. E la violenza diviene di
gruppo nel corso di un festino organizzato dal lenone. Quindi l'arrivo dei poliziotti. E la
fine dell'incubo.
Tommaso Migliaccio
EMEROTECA ASSOCIAZIONE MESSINESE ANTIUSURA ONLUS