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di Riccardo Agabio
L’Editoriale
SULLA VIA DELLA SETA…
C
on le tre medaglie d’argento
della ritmica si sono chiuse 3
delle 4 tornate di qualificazione olimpica delle sezioni della
Ginnastica. Il bilancio, ancora una
volta, è per noi di portata storica.
Per la prima volta da quando esiste
l’attuale formula di accesso ai Giochi Olimpici, infatti, la nostra Federazione riesce nell’impresa di qualificare le squadre delle tre sezioni
(GAM/GAF/GR). Vale la pena quantificare l’eccezionalità di questa impresa per rendersi conto appieno
delle proporzioni di quanto è stato
realizzato. Classifiche alla mano, si
constata immediatamente che l’Italia, alla pari di Cina e Giappone, può
vantare un traguardo di tale portata. Solo la Russia può vantare l’en
plein nelle qualificazioni olimpiche
di tali sezioni. In una parola, in questi mondiali di Artistica e Ritmica senz’altro i più combattuti e significativi del quadriennio - siamo sul podio delle nazioni ginnasticamente
più evolute del mondo. E lo siamo
dietro ad un colosso e a fianco di
due mostri sacri che hanno con le
loro scuole semplicemente determinato lo sviluppo tecnico della Ginnastica negli ultimi quarant’anni.
Dietro a questi risultati e a questi dati - che ci accomunano ai migliori
del mondo in assoluto - esistono tuttavia realtà profondamente diverse.
Da una parte vivai imponenti, ampie rose di tecnici, tradizioni ineguagliabili. Dall’altra parte, la nostra parte, un numero esiguo di tesserati
agonisti, uno staff tecnico che si
conta sulle dita delle mani e un lungo trascorso in cui eravamo al di
fuori dell’elite internazionale. Ed è
proprio per questo, soprattutto per
questo che lo straordinario valore
dei nostri ginnasti e dei loro tecnici
emerge ancora più entusiasmante,
convincente e cristallino. Credo che
solo chi abbia vissuto sul campo o
sugli spalti questa indimenticabile
avventura può apprezzare appieno
quanta determinazione ha animato
i nostri ginnasti e quanta sagacia
tecnica e tattica è stata dimostrata
dai nostri allenatori. Tutti, i primi e
(foto Vanda Biffani)
Il prof. Agabio insieme al Presidente del Coni Giovanni Petrucci nella Hanns Martin Schleyer Halle di Stoccarda
i secondi, con l’obiettivo manifesto
e prioritario di collaborare al successo collettivo, anche al di là delle individualità, della sfortuna, degli infortuni: al di là di tutto. Questo doveva essere fatto e questo è stato fatto ed è così e solo così che si realizzano le imprese intramontabili. Tutti sono stati eccezionali e il nostro
calorosissimo applauso li abbraccia
davvero tutti. I ragazzi dell’artistica
che con una grinta straordinaria
hanno sovvertito un pronostico incerto, le ragazze dell’artistica che
hanno centrato un quarto posto assoluto che nessuno, alla vigilia, osava nemmeno ipotizzare. Con la Vanessa Ferrari che si conferma, con il
bronzo nell’individuale, una formidabile candidata al podio olimpico
lottando, oltre che con avversarie
eccelse, anche con un doloroso infortunio al piede. E infine, ma solo
in ordine temporale, le nostre strepitose ginnaste della ritmica. La loro continuità, la loro straordinaria
qualità tecnica e tempra agonistica
sono e devono essere un esempio
per tutti. Mentre scrivo, ho ancora
viva negli occhi l’immagine di questa squadra splendida che ha già dato così tanto lustro al nostro movimento. E ho negli occhi - occhi pieni di commossa ammirazione - la
nostra Elisa Blanchi. Che scende in
pedana con una febbre altissima; e
non per fare atto di presenza, ma
per trascinare col carisma di un
grande campione e di un grande
cuore una squadra che vince tre medaglie d’argento ad un campionato
del mondo qualificante. Tre medaglie su tre. Si, non ci sono dubbi. È
così che si entra nella leggenda. Senza rumore, senza vanagloria, senza
presunzione. Ma con un’abnegazione ed una grazia infinita.