GIORGIA DAVIDOVIC, DA COMO ALLA CINA PER UN ANNO

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GIORGIA DAVIDOVIC, DA COMO ALLA CINA PER UN ANNO
 GIORGIA DAVIDOVIC, DA COMO ALLA CINA PER UN ANNO “Finalmente un po’ di relax in famiglia in occasione del Capodanno cinese” Pur essendo famoso in tutto il mondo per draghi, fuochi d'artificio e rappresentazioni sceniche, il Capodanno cinese è tutt'altro che una manifestazione di sfarzo e solennità. Ovviamente l'aspetto artistico non manca, ma credo che, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, il Capodanno sia una cosa legata soprattutto all'ambito familiare. Innanzitutto i festeggiamenti non coprono una solo giornata, ma un periodo di circa tre settimane, e si concentrano in modo particolare nei 5 giorni successivi alla data fissata per il capodanno, che cambia di anno in anno a seconda del calendario lunare. Questo periodo della durata di tre settimane viene detto “春 ”, oppure, in inglese, “Spring Festival”. Durante il corso dell'anno i Cinesi sono sempre impegnati tra scuola e lavoro, e raramente trovano del tempo da dedicare alla famiglia e alle attività familiari. Ecco perché questo “Festival” riveste un ruolo molto importante all'interno cultura cinese, e in particolare per le famiglie: in occasione del Capodanno, infatti, tutte le famiglie si riuniscono a casa di alcuni parenti, solitamente i più anziani, e passano il tempo semplicemente godendosi i momenti in famiglia. Non ci sono compiti, non c'è contabilità da tenere, non ci sono cellulari perennemente a portata di mano: ci sono bevande, cibi, noccioline e tanto affetto. Questo è un po' il clima generale del periodo del Capodanno cinese, e questa era, appunto, la cornice di quello che è stato uno dei giorni più significativi della mia esperienza in Cina. Era il 23 gennaio, il giorno dopo la notte di capodanno. Alle 8 di mattina mia mamma cinese mi ha svegliata dicendomi di preparare una borsa con un paio di cambi perché saremmo andati a casa della nonna per qualche giorno. Così, dopo aver fatto velocemente colazione, dopo messo tutto in una borsa e dopo aver aiutato mio papà e mia sorella a caricare la macchina, siamo partiti. La nonna viveva a 宜
(Yixing), un paese a circa un'ora e mezza da 常州(Changzhou), la città in cui vivevo io. Ero già stata più volte dalla nonna ma questa volta sapevo che sarebbe stato un po' diverso come soggiorno… e così effettivamente è stato. Siamo arrivati dalla nonna intorno alle 10 del mattino: eravamo circa una ventina di persone, tutti membri della famiglia. C'erano gli zii, le zie, i cugini e le cugine con i loro rispettivi fidanzati o fidanzate. C'erano pure i due cani dello zio e il nostro cagnolino “Su Su”, un barboncino che mi avevano regalato come regalo di benvenuto. Durante la mattinata tutti abbiamo contribuito ai preparativi per il pranzo: c'era chi tagliava il bambù, chi preparava il brodo, chi lavava i funghi, chi sbucciava le noccioline o chi puliva i gamberi. I preparativi in cucina sono stati abbastanza lunghi ma, pur essendo molto piccola la cucina di mia nonna, è stato comunque piacevole collaborare tutti insieme. Poco prima di pranzo abbiamo preparato due tavoli nel salottino, molto piccolo ma abbastanza capiente, e poi ci siamo seduti tutti a bere del tè, in attesa dell'arrivo delle infinite portate. Come accade nei ristoranti e in occasione delle feste, i pasti, in Cina, sono una cosa indescrivibilmente interminabile. Con una media di 20 portate per pasto, i Cinesi ci tengono a non lasciar nessuno a bocca asciutta, mostrando così rispetto agli ospiti e agli invitati. Durante il pranzo tutti abbiamo brindato alla fortuna, all'anno nuovo, alla salute, e al denaro… cosa per cui quasi tutti i cinesi sono estremamente ossessionati. Nel pomeriggio abbiamo cucinato dei dolci cinesi, abbiamo mangiato noci e arachidi, abbiamo parlato e abbiamo guardato un programma sul capodanno cinese. Poi, ancora una volta, i vari preparativi per la cena, durante la quale è stato riciclato circa l'80% del cibo avanzato a mezzogiorno, ma ancora molto buono. C'erano almeno quattro o cinque tipi di carne e di pesce cucinati in modi diversi, altrettanti tipi di verdure, poi tofu, uova, zuppe… il tutto, ancora un volta, accompagnato da un gran numero di brindisi, che potevano essere a base di vino cinese, ma anche di succo, latte, tè o yogurt alla frutta. In camera della nonna c'era una piccola stufetta, perciò, essendo l'unico locale riscaldato della casa, dopo cena ci siamo riuniti tutti lì a parlare, a guardare la TV e a giocare a carte. I giochi di carte cinesi sono diversi dai nostri, e nella maggior parte dei casi si giocano con i soldi (veri o finti). Eravamo tutti seduti intorno ad un tavolino e giocavamo a turno. Inizialmente io mi limitavo a guardare, dato che non conoscevo le regole del gioco, ma poi mio papà cinese mi ha chiamata e mi ha detto di giocare con lui. Mi ha spiegato le regole e mi suggeriva tutte le mosse vincenti… e infatti fino alla prima metà del turno ero in netto vantaggio. Questo gesto da parte di mio papà, anche se può sembrare insignificante, per me è stato molto importante. Mi ha fatta sentire parte della famiglia e mi ha fatta sentire come una vera figlia. Quando mio papà è andato a letto però, la vittoria è tornata nella mani della nonna, che con tutti i suoi anni di esperienza si era rivelata una vera campionessa. Siamo rimasti svegli a giocare fino a tarda notte, alternandoci nei turni del gioco. Poi man mano i vari parenti si sono spostati nelle camere e sui divani, tutti e venti rigorosamente ammassati, mentre io, mia sorella e mia nonna ci siamo sistemate nel lettone della nonna, dove avremmo dormito insieme. La nonna era in mezzo e, prima che mi addormentassi, mi ha detto qualcosa di incomprensibile nel dialetto di Yixing e mi ha rimboccato le coperte. È stato un gesto molto carino e pur riuscendo a comunicare ben poco con lei per via del dialetto, mi ha sempre trattata con grande affetto. Prima di addormentarmi mi ricordo di aver pensato a quella giornata come a un qualcosa di speciale. Non era la solita vita frenetica di Changzhou, non era la solita routine… era la vita di famiglia, era lo spirito dello Spring Festival ed era uno di quei giorni in cui davvero mi sono sentita in Cina.