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Il Mercato fotovoltaico e il potenziale della industria manifatturiera italiana (aprile 2012) Introduzione La crescita sostenuta del mercato fotovoltaico globale ed europeo degli ultimi anni ha registrato un consistente sviluppo di realtà industriali per la produzione di componenti e moduli fotovoltaici. Negli ultimi due anni paesi quali la Cina e, in modo molto minore altri paesi Asiatici, hanno incrementato enormemente il numero di operatori e la relativa capacità produttiva, con particolare riferimento alla manifattura di pannelli solari, riversandola in larga parte nel mercato europeo. Il nostro mercato (insieme con quello della Germania) ha guidato la crescita globale e soprattutto europea, grazie ad un impetuoso sviluppo favorito dalla presenza in numerosi Stati dell’Unione Europea di forme di incentivazione governativa premianti per gli utenti finali, dettate anche dall’emanazione di direttive Comunitarie molto coraggiose e sfidanti rispetto al cambiamento del mix di produzione energetica verso un maggior apporto energetico da fonti rinnovabili. Altri Paesi sono invece in forte ritardo e non hanno promosso adeguatamente il consumo e lo sviluppo interno delle rinnovabili e del fotovoltaico, rendendo di fatto Europa ed Italia uno sbocco commerciale quasi unico cui sono seguite, in concomitanza con l‘eccesso di produzione Asiatica, importanti distorsioni commerciali difficilmente rintracciabili in altri settori manifatturieri. Il mercato mondiale delle installazioni fotovoltaiche La Cina, che è prevista arrivare a 41.000 MW di capacità produttiva nel 2012 (PV Status Report 2011, JRC European Commission), detiene la stragrande maggioranza della capacità produttiva mondiale stimata in 50.000 MW/anno (The Guardian, Settembre 2011). Tuttavia, a fronte di capacità di tale magnitudo, l’installato interno, nel 2011, è stato solamente di 2.000 MW pari al 4% delle installazioni a livello mondiale. Ne segue, quindi, che quasi tutto il prodotto viene dunque esportato. Ad oggi, grazie alla struttura dei sistemi incentivanti dei maggiori Paesi di riferimento, Italia e Germania, il prodotto di origine cinese e di altri paesi Asiatici rappresenta la stragrande maggioranza dei moduli utilizzati per la realizzazione di impianti fotovoltaici presenti sul territorio della UE. Oltre alla forte crescita della domanda interna, uno dei fattori decisivi che hanno favorito l’invasione dei prodotti di provenienza cinese e del Far East rispetto a quelli europei sui nostri mercati, è rappresentato da un differenziale verso il basso dei prezzi di mercato che, nel corso del tempo, è diventato sempre più marcato fino a toccare punte del 30 - 40% nel solo anno 2011. La situazione che si è venuta a creare, soprattutto nel corso del 2011, è che il forte incremento generale della produzione e il deciso abbassamento dei prezzi di prodotti di origine Cinese hanno generato una grave crisi per la maggior parte delle industrie europee ed anche statunitensi, che si sono trovate a dover fronteggiare perdite consistenti di quote di mercato e gravi sofferenze economiche e finanziarie. Le dimensioni e le esigenze del mercato italiano potrebbero permettere lo sviluppo dell’industria manifatturiera fotovoltaica che per l’Italia sarebbe di estremo interesse visto che il trend di consumo mondiale è certamente di forte crescita per molti anni a venire. Il mercato fotovoltaico mondiale ed europeo: trend e dinamiche degli ultimi anni La crescita delle installazioni fotovoltaiche, relativi alla potenza cumulata installata a livello mondiale è indiscutibile: L’Europa detiene, all’interno dei propri confini territoriali, una quota molto prossima all’80% di tale potenza cumulata installata. Al contrario, tuttavia, il contributo dell’industria fotovoltaica europea in termini di produzione mondiale effettiva cumulata non è superiore al 15%. La dinamica dei prezzi dei moduli fotovoltaici Nel corso degli ultimi cinque anni (2007-2011) il trend di discesa dei prezzi dei moduli fotovoltaici è stato in media pari a circa il 25% anno, con un picco fino al 40%, nel solo 2011. Differenti sono i fattori che in così breve tempo hanno generato tassi di ribasso così elevati; solo per citarne alcuni: - Riduzione del prezzo della materia prima (silicio) dovuto ad una maggiore disponibilità di prodotto (lato offerta); - Adeguamento tecnologico (produttività) dei macchinari di produzione ed ottimizzazione dei costi di processo industriale (i.e.:sviluppo tecnologico ed economie di scala); - Effetto competitivo (lato domanda); - Eccessiva pressione competitiva sui prezzi da parte di produttori cinesi che devono esportare non avendo mercato interno significatico in rapporto con la capacità produttiva. Nel 2009 il prezzo medio di riferimento di un modulo di produzione europea era di circa 2,5 €/Wp; si è ridotto a circa la metà (1,3 €/Wp) nel luglio 2011, fino a giungere nell’ultimo trimestre 2011 a circa 0,9 €/Wp (-270% rispetto al 2009) e continua a decrescere. Nel medesimo periodo di riferimento, il delta negativo tra prezzo medio di un modulo fotovoltaico di produzione europea rispetto a quella cinese si è sempre mantenuto prossimo al 20 %, fino a giungere ad oltre il 35 – 40%, nel corso del solo 2011. Tale dinamica non ha fatto altro che continuare a erodere i margini già esigui dell’industria nazionale ed europea dei moduli fotovoltaici, la quale si è trovata sempre più prossima al cosiddetto asintoto sostenibile, superato il quale si troverà a non poter più garantire quel criterio di economicità legato alla convenienza a produrre. Si troverà così ad attuare nuovi investimenti, con il rischio di sparire e di non poter cogliere le opportunità di crescita del settore delineate nei trend di sviluppo mondiale. L’industria fotovoltaica cinese e i suoi trattamenti di privilegio: principali interventi regolatori a tutela dei mercati Quando si rilevano differenziali di prezzo così importanti come quelli indicati nel paragrafo precedente, diventa legittimo, dal lato dell’operatore industriale, porsi un ragionevole dubbio circa i livelli di efficienza delle proprie componenti di costo. Tuttavia non si può prescindere da una serie di elementi riportati da fonti autorevoli di informazione che vanno ben oltre un raffronto dal lato dei puri costi tra industria europea e cinese ma che, anzi, sembrano indicare come l’industria cinese goda di vantaggi esclusivi tali da superare i limiti della leale concorrenza con gli operatori europei. Le cifre sembrano spesso inverosimili : - Le banche cinesi hanno finanziato i gruppi industriali locali per USD 40.000.000.000 nel solo nel 2010 (Mercom Capital, Ottobre 2011); nel solo 2010 la Chinese Development Bank ha erogato finanziamenti a tassi agevolati per oltre 30.000.000.000 di dollari alle prime quattro compagnie cinesi produttrici di moduli fotovoltaici; - - Il tradizionale “loan”, contratto con gli istituti bancari cinesi, ha lasciato posto al “Framework Agreement”, cosa che rende molto difficile rintracciare i dati di indebitamento nei bilanci (Forbes,2011); Grazie all’elevato flusso di liquidità generato da queste operazioni, le industrie “top 10” cinesi hanno duplicato in un anno la loro capacità produttiva, creando un eccesso di offerta sul mercato mondiale che ha causato il crollo dei prezzi ben oltre il 40% nel solo < 2011 (New Energy Finance, 2011); - L’industria cinese gode di sovvenzioni governative che premiano con un incentivo l’esportazione dei propri prodotti; Le normative legate all’ambiente e alla sicurezza in Cina sono meno stringenti, meno applicate e meno verificate di quelle europee. Questa lista, seppur parziale, costituisce già di per sé un’evidenza di come l’industria europea risulti impotente rispetto a tali e tanti fattori differenzianti. Fattori che rendono vana ogni possibilità di misurarsi e di confrontarsi su di un terreno competitivo visto che le regole del gioco non sono uguali per tutti. Tali fattori di evidente squilibrio competitivo, hanno spinto alcuni Paesi a intervenire, in alternativa, o apponendo dazi all’importazione di prodotti cinesi, o inserendo un premio “Made in EU”, per salvaguardare il sistema competitivo e il mercato interno. A questo proposito si segnala che l’Italia è stata il primo paese a introdurre un sistema di premialità “Made in EU”, così come sancito nel Decreto Ministeriale 5 maggio, all’art. 14 comma 1 lettera d). Tuttavia, nonostante lo spirito del legislatore fosse quello di stimolare il sistema produttivo domestico ed europeo, all’interno dei suoi dispositivi applicativi, è stata inserita una norma in particolare (riconoscimento del premio “Made in EU” anche per prodotti di provenienza extra-UE con componenti UE), che ne ha vanificato i suoi effetti benefici. La Francia, sulla scorta di quanto già in vigore in Italia, è pubblicamente dichiarato essere in procinto di applicare la disposizione che premia il “Made in EU” all’interno delle diposizioni che andranno a regolare il settore fotovoltaico dal prossimo mese di maggio 2012. La Grecia, confortata dall’esperienza italiana e dal giudizio positivo di un autorevole parere legale, sta per introdurre un meccanismo contenente il premio del 10% nei confronti dei produttori di energia elettrica fotovoltaica, a patto che l’80% dei componenti utilizzati per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico sia prodotto in Grecia o all’interno dell’UE. In aggiunta, gli Stati Uniti, hanno introdotto di recente un dazio anti-sovvenzioni da applicare all’importazione di prodotti fotovoltaici di provenienza cinese i cui effetti di dumping sui prezzi del mercato interno stavano creando gravi ripercussioni nei confronti dell’industria fotovoltaica domestica. In ultimo, si segnala che la stessa Cina, se da un lato risulta essere esportatore netto di componenti fotovoltaici, per regolare il proprio mercato interno (XII Industry Development Plan) ha inserito la norma secondo la quale saranno incentivate solo le installazioni fotovoltaiche che dimostrino di possedere almeno l’80% di componenti manufatte in Cina. Fotovoltaico italiano: mercato in crescita a doppia terza cifra, produzione a scarto ridotto La fotografia ad inizio 2012 circa l’evoluzione del mercato delle installazioni fotovoltaiche in Italia e la produzione effettiva di moduli da parte di operatori industriali nazionali, suggerisce alcune importanti riflessioni: Dal lato del mercato a) le installazioni fotovoltaiche in Italia hanno subito negli ultimi cinque anni delle accelerazioni di crescita a doppia e terza cifra, incoronandolo come uno, se non il primo, tra i principali mercati al mondo Dal lato della produzione b) La crescita è stata più graduale rispetto al mercato, per ragioni di rigidità intrinseche legate allo sviluppo dell’industria: Fatte tali premesse, si rileva con preoccupazione che la situazione attuale del rapporto mercato/ produzione nazionale è drammaticamente sceso negli ultimi due anni, fino a rappresentare in media un poco confortante 13% avg. (Tavola 1). Tavola 1: Market Share Industria Italiana su Mercato Installazioni Italia (Fonti: Photon/Epia) Da ciò ne MWp 2007 2008 2009 2010 2011 Cumulato discende Mercato Installazioni Italia 70 338 717 5700 5750 12575 che un Produzione Italia Moduli cristallini 95 177 318 648 833 2071 abbonda Share Prodotto nazionale vs Installazioni 135,7% 52,4% 44,35% 11,4% 14,5% 16,5% nte 80% del mercato è nelle mani di produttori stranieri che trovano nell’Italia la naturale valvola di sfogo alle loro produzioni. La vera criticità di questa fotografia è rappresentata da quanta parte di questo mercato sia appannaggio di produttori cinesi. I produttori italiani hanno creduto nello sviluppo del mercato ma non sono stati tutelati Un’incidenza così bassa di produzione nazionale utilizzata per installazioni fotovoltaiche realizzate nel nostro Paese potrebbe essere letto, in prima battuta, come un’incapacità da parte del settore industriale italiano di agire proattivamente rispetto alle potenzialità di sviluppo del mercato. In realtà, i produttori nazionali hanno creduto fin dall’inizio sui buoni esiti di andamento del mercato nazionale. Prova ne è l’incremento consistente di capacità produttiva messa in campo negli ultimi cinque anni. (Figura 1). Dal 2007 al 2011 la crescita di capacità produttiva è decuplicata, a riprova che il sistema industriale italiano - nonostante anni di profonda crisi finanziaria (credit crunch) ed economica globale – si è dimostrato pronto a gestire la crescita. Figura 1: Capacità Produttiva Italia - Moduli Cristallini (Fonti: Photon/EPIA) Capacità Produttiva Italia 1500 1500 1134 1000 500 0 MWp 589 153 283 2007 2008 2009 2010 2011 Il fattore più preoccupante rispetto alla crescita esponenziale di cui sopra è che i dati di produzione effettiva da parte del Sistema Italia, sono ben inferiori rispetto agli sforzi imprenditoriali posti in essere, in termini di investimenti e di crescita di struttura ed organizzazione (Figura 2). Figura 2: Capacità Produttiva non utilizzata (Fonti: Photon/EPIA) Capacità non utilizzata 60% 38% 37% 2007 2008 46% 43% 44% 2009 2010 2011 40% 20% 00% In effetti, i livelli di capacità produttiva non utilizzata hanno raggiunto livelli ormai stabili attorno al 45%, fattore indicativo della difficoltà di competitività che l’industria stessa sta affrontando rispetto alla concorrenza extra-UE e degli inefficaci meccanismi posti in essere dai governi che si sono susseguiti fino ad oggi, volti a promuovere la produzione nazionale. L’industria italiana merita un ruolo da protagonista ma non può agire in solitudine Sono oramai più di cinquanta le industrie italiane dedite alla produzione di celle moduli fotovoltaici. Come del resto caratteristica del tessuto industriale italiano, la maggior parte di esse sono piccole aziende, dinamiche con forti connotati di innovazione. A conti fatti, la visione nel futuro e lo sforzo da esse condotto fino ad oggi non ha prodotto risultati premianti; gli investimenti sostenuti risultano sottoutilizzati a causa di dinamiche concorrenziali scorrette – quelle degli operatori cinesi – che vanno oltre ogni limite accettabilità. A questo si aggiunga che i governi precedenti ed attuali non hanno definito misure efficaci per tutelare e premiare la produzione nazionale, anzi, ne hanno penalizzato la crescita proprio in presenza di un trend di sviluppo favorevole (Decreto Romani - 3 marzo 2011). Conclusioni All’interno del mercato mondiale delle installazioni fotovoltaiche, I gruppi industriali cinesi e del Far East vantano oggi una quota di mercato prossima all’80%. La crescita di numerosi gruppi industriali cinesi e del Far East è frutto sia di un regime di sovvenzioni governative che le pongono su un terreno più agevole nel confronto competitivo con altre realtà industriali internazionali, sia della facilità di accesso al credito non sempre frutto di operazioni effettuate in totale trasparenza, ma che hanno consentito loro di duplicare in un solo anno la capacità produttiva e di imporre al mercato prezzi al ribasso – con punte ormai del 40% - rispetto a quelli dei concorrenti europei. A queste condizioni, l’industria europea - e non solo - sta vivendo una fase di profonda difficoltà, dovendosi confrontare su di un terreno competitivo che la pone in una posizione netta di svantaggio. L’assenza di un level playing field mette a repentaglio la vita di numerose aziende nazionali ed europee, rendendone insostenibile la loro crescita. Non sembra, infatti, tollerabile quanto accaduto nel corso dell’ultimo anno in Italia dove, a fronte di oltre 5.500 MW installati nel 2011 (al netto del Decreto Salva Alcoa) meno del 15% sia di origine italiana. La qual cosa ha comportato una violenta riduzione nello sfruttamento degli impianti di produzione da parte delle aziende nazionali, oramai prossime all’utilizzo del 50% della propria capacità. In ultimo, desideriamo soffermarci su di un elemento che viene troppo spesso sollevato e diffuso all’opinione pubblica in modo poco chiaro, poco corretto e tanto meno condivisibile da parte del Comitato IFI. Ci riferiamo, in modo più specifico, all’alternarsi insistente e univoco delle prese di posizione volte a ritenere che gli incentivi erogati a favore del settore delle rinnovabili in genere, rappresentino un puro costo per il sistema Paese. Sono oggi di dominio pubblico dati e informazioni, pubblicati da autorevoli istituti di ricerca (i.e.: CRESME, REF-e) che individuano nel fotovoltaico, ma anche nelle altre rinnovabili, un valore positivo nel proprio bilancio economico, sia in termini di nuova occupazione generata, sia in termini di benefici fiscali a favore dell’erario rispetto al giro d’affari sviluppato dal comparto. Secondo il Politecnico di Milano, il dato 2011 relativo al volume d’affari generato dal mercato italiano del fotovoltaico è stato di circa € 15 miliardi. Di questi, si ipotizza che ca. 1,5 miliardi siano rappresentati dai contributi IVA versati; € 1 miliardi aggiuntivi provengono dal prelevamento del reddito di impresa (considerata una marginalità media conservativa di tutta la supply chain del 15%). A questi si aggiunge la fiscalità diretta dei ca 50.000 addetti ( 18.000 diretti, 30.000 indotto) oltre a quanto indicato dal CRESME (Centro Studi Ricerche di Mercato) nel suo rapporto del 21 febbraio 2012, in termini di risparmi netti dovuti alla riduzione delle importazione di energia da fonti fossili (€ 3,8 miliardi/anno) e sanzioni evitate – dovute alla riduzione di emissioni di CO2 – per circa € 1 miliardo/anno. In aggiunta, come sostenuto dallo studio REF – E , la riduzione del costo energetico dovuto allo sfruttamento di energia elettrica fotovoltaica, a maggior ragione nelle ore diurne delle cosiddette “fasce di picco”, sta già generando un risparmio di ca il 50% dell’attuale costo energetico calcolato per le stesse fasce orarie. Su questi punti di sostanza il Comitato IFI invita i decisori pubblici ad una profonda e attenta valutazione e li incoraggia ad individuare meccanismi virtuosi di tipo tecnico/normativo, in grado di considerare l’effetto costo derivante dagli incentivi erogati, all’interno di un più ampio bilancio costi/benefici di settore, a saldo sostanzialmente a pareggio, quando non positivo. Comitato IFI - Industrie Fotovoltaiche Italiane Il Comitato IFI nasce nel marzo 2011 e associa le principali aziende italiane produttrici di celle e moduli fotovoltaici rappresentanti oltre l’80% della produzione nazionale. Il Comitato opera al fine di riunire le migliori eccellenze nazionali del settore fotovoltaico e con esse operare affinché l’energia solare fotovoltaica diventi asset competitivo e risorsa fondamentale per lo sviluppo del Paese. Alla base dei propri valori pone l’integrità, il rispetto delle normative vigenti e l’equità competitiva; libera da ogni tipo di influenza, l’associazione si propone come punto di riferimento per tutte le industrie italiane del settore. Sono associate al Comitato IFI le seguenti realtà: Azimut (VI), Brandoni Solar (AN), Cappello Group (RG), Eclipse Italia (BS), Energica (TO), Energy Glass (CO), Enipower (LT), Ferrania Solis (SV), Heliotech (BS), IstarSolar(PZ), Marcegaglia (AL), Mx Group (MB), Renergies Italia (MC), Solarday (MB), Solsonica (RI), SpsIstem (VR) , Torri Solare (BS), Vipiemme Solar (BG), X Group(PD), V-Energy (BI).