Giornale del 15/06

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Giornale del 15/06
www.andropos.eu
Notiziario
L’IRA DEL SUD
“ Dalla presentazione di Natale Ammaturo ”
http://rosemaryok.skyrock.com/
Sommario:
* L’Ira del Sud
* Donna nella storia
* Fedro in vernacolo
* Detti e Modi di dire
* ‘O munaciello
* Vero o falso: l’alloro
* Una città da scoprire
* Nicodemate
* Angolo della poesia
* Maryam la Vergine..
Giornale n.ro 12
del 15/06/08
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“CIOMMA“
“IL GUSTO
DELLA VITA”
L’ autore, nelle figure de “ I Caporali “ ha riscoperto
l’ira del sud, quella che difficilmente si fa azione: è
è l’ ira soffocata che diventa rassegnazione, impotenza, preghiera. E tutto concorre al mantenimento
to dei rapporti sociali consolidati: le istituzioni difendono i privilegi e non consentono spazi a mutamenti, nel sostanziale miglioramento della condizione umana della povera gente del Sud, sottoproletariato, che è costretta a cedere una
parte della propria giornata lavorativa, gia mal pagata, al caporale,
figura questa parassitaria, ma che fa da tramite e da mediatore fra
il potere costituito, i grossi latifondisti da un lato e la povera gente
dall’altra.
Forse, la sfiducia nello stato e nelle istituzioni della gente del
Sud dai maltrattamenti storici, dalla soggezione e dall’educazione
alla obbedienza ed alla sudditanza. L’arroganza del potere allunga
le sue mani violente anche sull’unica ricchezza posseduta: l’intimità e la purezza della povera gente del Sud. Nunziatina sceglie il
suicidio per la violenza subita; il dolore per la propria miseria e la
consapevolezza di nessuna giustizia per la propria condizione
sociale hanno un sopravvento sulla religiosità e sul potere
consolatore della provvidenza. La morte è l’estremo rimedio ed è
solo con essa che si possono risvegliare sentimenti sopiti, rancori
atavici ed il senso della giustizia storica. L’arroganza di don Filippo, caporale, esecutore di violenze e causa della morte di Nunziatina, si trasforma in paura: nessun sentimento di pietà, nessun
rimorso per il male fatto, quasi che le sue azioni abominevoli fossero sancite da un diritto non scritto, ma codificato nella cultura di
alcuni ambienti del meridione. Solo il fratello di Nunziatina Felice,
ed il cugino Gaetano, colpiti ed offesi nel loro onore, meditano la
vendetta: la morte del “Caporale “.Nessuna soluzione, nessun
pensiero alle istituzioni ed alle leggi, per fare giustizia.
La giustizia per l’offesa è un fatto che riguarda solo gli attori
in gioco. Come è lontano lo Stato, il potere costituito garante della
propria e dell’altrui libertà! Lo stato ricompare dopo l’uccisione del
caporale, arrestando e condannando i giovani vendicatori. Per la
1
SANE SOCIETY
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“ ANTITESI EDITRICE “
ROMA
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gente del posto quel delitto va consumato: gli anni di prigione da
scontare diventano eroismo.
Da un’analisi più profonda, si evince chiaramente come i
caporali e le loro vittime sono entrambi strumenti di una struttura
socio-culturale a misura dei potenti, entrambi vittime di una
situazione, che non ne favorisce la crescita della consapevolezza
e della critica. L’apparato burocratico statale e le istituzioni sono
una realtà estranea, ma che si fa sentire solo per dare ordini e
succhiare sangue.
“ Nei caporali della morte” l’autore riporta alcune esperienze
di vita di protagonisti giovani, che vivono nella città di Salerno, ma
che possiamo identificare e riconoscere in qualsiasi altra città, che
abbia subito uno sviluppo industriale ed una trasformazione socioeconomico-culturale, rompendo i legami di continuità con la cultura agricola tradizionale.
Qui l’autore si riallaccia alla tradizione naturalistica di stampo
francese, nella forma e nei contenuti, senza mai discostarsi dalla
coerenza e dalla fedeltà dei fatti.
Sono forse morti i caporali?
Il lettore scorgerà una certa spersonalizzazione dei medesimi: il
riferimento alla renault e non all’uomo manifesta l’atipicità e la
mancanza di umanità del presente.
Nella prima parte, i personaggi appaiono in tutta la loro
pienezza di sentimenti, affanni, gioie e sofferenze: l’umanità è
presente. Nei “Caporali della morte” invece la macchina prevale
sull’uomo, come pure prevale il trionfo della morte sulla vita.
Nessuna paura segna il volto del caporale contemporaneo,
mediatore di morte. Così è per gli altri protagonisti: Angela, nel
chiuso della propria tragedia di drogata, deve tuffarsi nel passato,
attraverso una bambola, per ritrovarsi; ma è proprio dal rapporto
presente-passato che irrimediabilmente il presente brucia sulla
sua carne macerata.
“ Nessun maggior dolor che ricordarsi del tempo felice nella
miseria” asserisce Dante. Il vivere diventa insopportabile, la
disperazione ha il sopravvento: un volo nel vuoto, dalla finestra del
palazzo, conclude la vita.
Dott.Prof. Natale Immaturo
____________
Natale Ammaturo è professore associato di Sociologia e docente di Sociologia dei
processi culturali e Metodologia e tecnica della ricerca sociale, alla Facoltà di
Scienze della Formazione dell'Università di Salerno. Ha fondato e dirige la rivista "ReSRicerca e Sviluppo per le politiche sociali". Ha pubblicato numerosi articoli e saggi sul
rapporto individuo-società, sulle connessioni tra sociologia e pedagogia e sulle
interazioni tra conoscenza e contesti sociali.
L’ra del Sud – romanzo di Franco Pastore, con illustrazioni di L.Grieco – Editrice
Palladio – prima edizione Salerno 1982 – seconda edizione Salerno 1983 - col titolo di
Caporali - Dal romanzo, il dramma Terra amara, rappresentata al palazzo ducale di
solfora nel 1982, a Pagani nel 1983, a Gragnano nel 2000, con gli attori della compagnia
Gruppo 02, per la regìa di E.Fabbricatore.
2
La donna nella storia
Ines De Castro
LA HISTORIA
Nel secolo XIV, Afonso IV del Portogallo, per ragioni
di Stato, obbliga il figlio Don Pedro a sposare Costanza di
Castiglia. Quest’ultima ha per dama di compagnia Inês de
Castro, della quale il principe si innamora perdutamente.
Ines diviene l’amante del futuro re e gli da tre figli.
Purtroppo, Costanza muore e re Alfonso, preoccupato
del fatto che uno dei figli "spurii" di Don Pedro potesse rivendicare il diritto al trono, fa decapitare Inês davanti ai figli.
www.impulsesart.it/j/
SITO DEGLI
AUTORI
EMERGENTI
Prof. B. Bruno di
Cava de' Tirreni
___________
http://balbruno.alte
rvista.org/index80.html
Un. Pionieri Cultura
Europea
C.D.A.P.
U.P.C.E.
Divenuto re alla morte del padre, Pedro decide di vendicarsi dell'assassinio di Inês e uccide di sua mano i due sicari, mangiandone i cuori.Poi,riesumato il cadavere dell‘amata, con pubblico rito solenne, la sposa e la incorona regina,
obbligando i sudditi a baciarle la mano putrefatta, in segno
di ossequio.
In Portogallo,questo tragico episodio ha ispirato, nella
seconda metà del Cinquecento, la Tragédia…, muy sentida e elegante. de Dona Inês de Castro. di António Ferreira,
comunemente conosciuta con il titolo di Castro, e le opere
liriche di due compositori italiani:Giuseppe Persiani, nella prima metà dell‘Ottocento, con l’opera Ines de Castro e di Renzo Rossellini, nella seconda metà del Novecento, con La reine morte.
(Da “Le stelle della Storia “ di F.Pastore)
Ermanno Pastore voce e tammorre, Nuccia Paolillo voce e ballo,
Cristiana Cesarano voce e ballo,Michele Barbato e Giovanni del
Sorbo chitarre,A. Benincasa basso acustico,Pasquale Benincasa
percussioni, Enrico Battaglia mandolino e violino.
UN INCONTRO FELICE CON LA BELLA MUSICA DELLA NOSTRA TERRA:
I TAMBURANOVA
3
CONSIGLI UTILI
L’ALITOSI
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di
G. M. Poggiani
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D
Antonio della Rocca
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Quando il nostro alito è pesante, nonostante:
a) ci laviamo i denti dopo ogni pasto,
b) utilizziamo il filo interdentale,
c) non siamo fumatori,
d) non abbiamo mangiato aglio o cipolla,
e) siamo attenti alla pulizia della lingua, con un normale
spazzolino,
f) completiamo l’igiene con l’uso di un collutorio, disinfettante del
cavo orale, allora dobbiamo arguire che può esserci una causa
diversa.
Infatti,l’alitosi può dipendere da difficoltà digestive o dall’irregolarità intestinale (stipsi e transito rallentato). La putrefazione del cibo
all’interno dello stomaco e dell’intestino può produrre gas o
composti volatili che, possono essere eliminati con polmoni con la
respirazione. Come comportarsi? Innanzi tutto, occorre:
1) stimolare la motilità gastrica e intestinale;
2) evitare situazioni di stress, che influiscono sulla digestione;
3) tornare ad una alimentazione sana e razionale;
4) Ricorrere ad integratori, come l’olio essenziale di finocchio, o
integratori specifici di fibre che, oltre a regolarizzare e velocizzare il transito, riducono i gonfiore di stomaco e pancia, nonchè gli episodi dolorosi al basso ventre;
5) bere molta acqua, non gassata, per ammorbidire le feci;
6) assumer fibre attraverso l’alimentazione, perché esse migliorano il funzionamento della flora intestinale;
7) Cercare di eliminare le tossine con l’aiuto di piante come il
carciofo, la genziana, il tarassaco, il cardo mariano e l’aloe
vera , che aiutano ad eliminare tossine, a far lavorare bene
reni e fegato, migliorando la digestione ed evitando il ristagno
del cibo;
8) Combattere la stipsi,attraverso alimenti ricchi di fibre: alimenti
integrali, frutta con buccia e verdura cruda, in una quantità di
circa trenta grammi al giorno. Concludendo, basta assumere
frutta o verdura o un biscottino integrale, in uno dei tre pasti
della giornata ed abbiamo aiutato, alla grande, il nostro corpo;
Va da sé che, inizialmente, c’è il rischio di emettere i gas
prodotti dai fermenti intestinali, ma è cosa da poco, la salute
innanzitutto e poi, il fenomeno va a ridursi sensibilmente nel
tempo. Tuttavia, nelle situazioni complicate, non aver timore di
ricorrere in tempo all’aiuto di specialisti, che procederebbero agli
esami del caso, consigliando le cure più appropriate.
Andropos
Leggiamo su Teleradio News Caiazzo: Anche quest’anno il Centro Sociale Culturale Polivalente di
Squille « Madonna del Rosario », frazione di Castel Campagnano, organizza la Festa dei Nonni, che si
svolgerà il 2 ottobre 2008. Per l’occasione, il Centro ha bandito un Concorso - mostra fotografica “Premio
Madonna del Rosario 2008”. Il presidente del Centro Sociale per Anziani,rende noto che per l’occasione,
sarà esposta presso la sede la mostra fotografica, sul tema: "Le foto dei nonni attraverso la storia”.
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SCHERZANDO CON I CLASSICI:
DALLE FAVOLE DI FEDRO: Vulpes et uva
Una molto libera traduzione in vernacolo di Franco Pastore
‘A Volpe ‘e l’uva
La volpe e l’uva
‘Na Volpe
ca tenéve ‘na dìe ‘e famme
cercàie ‘e s’apparà ‘nda nu vignéte.
Zumbàve, cà ‘e là
cùmma ‘a ‘na pazze
cercànne d’acchiappà
chell’uve ‘e càzze.
Ma, per quanta forza ce mettéve
sùle spruòcchele‘e pàmpene caréve.
Ricètte, allora:
chésta nunn’è bona!
Non posso mangià chest’ùva verde
è meglio ‘a digiunà,
ca chésta mmèrde.
Capisce buòne a mé:
l’omme disprèzze
tutto chéll ca nu’ pòt’avé,
‘ò face ‘na munnézze,
‘e lève ‘o prèzze,
pure si è bèlle ‘e fatte p’ vedé.
(Traduzione)
LIBRO IV –Vulpes et uva- Fame coacta vulpes alta in vinea
uvam appetebat summis saliens viribus; Quam tangere ut
non potuit, discedens ait: "Nondum matura est; nolo
acerbam sumere". Qui facere quae non possunt verbis
elevant, Ascribere hoc debebunt exemplum sibi.
-
Una volpe,
avendo una gran fame,
saltava come impazzita,
nel difficile tentativo
di acchiappare l’uva,
che pendava da un vitigno.
Per quanto si sforzasse,
riusciva solo a recuperare
rametti e foglie.
Allora preferì desistere,
dicendo a se stessa
che l’uva non era buona
da mangiare, percui
era preferibile digiunare,
piuttosto che nutrirsi
con quell’uva pessima.
Allo stesso modo
si comporta l’uomo,
che disprezza tutto quello
che non riesce ad ottenere.
Da “FEDRO ED ESOPO in
napoletano” di F. Pastore.
Fedro nacque attorno al 15 a.C. in Tracia da famiglia greca, giunse a Roma come schiavo e scrisse
le sue prime favole. Liberato da Augusto, pubblicò sotto Tiberio una raccolta di cinque libri, trasformando la favola in genere letterario.Tiberio, contrariato dalle sue satire politiche lo condannò all'esilio dal 27 al 31 d.C. e Fedro tornò a Roma solo alla morte dell'imperatore, nel 37 d.C.Nel 31 d.C., fu
processato per aver disturbato il console Lucio Elio Seiano, ma caduta l’accusa ottenne l'appoggio
necessario per continuare la sua opera ispirandosi ad Esopo e pubblicando altre quattro raccolte,
morì intorno al 50 d.C..
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LA DONNA NELLA LETTERATURA
ù
MEDEA
Il sogno di Giasone
Medea (Μήδεια, Mèdeia) è una figura della mitologia greca, era figlia di Eete,
re della Colchide, e di Idia. Nipote di Circe, e come lei dotata di poteri magici, era
anche sorella di Calciope. Era ed Atena ordinarono ad Eros di far innamorare
Medea di Giasone, affinché lo aiutasse a recuperare il vello d'oro. Il desiderio
delle dee fu esaudito, Medea aiutò Giasone e ritornò con lui in patria. Giasone
(Iάσον) durante il viaggio la sposò. (1)In Euripide, Dopo aver aiutato Giasone
nella conquista del vello d'oro e indotto le figlie di Pelia ad uccidere il proprio
padre, Medea è costretta a fuggire con il marito e i figli a Corinto. Qui Giasone sta
per abbandonarla, per sposare Glauce, la figlia di re Creonte.
Medea impazzisce di dolore, passa dalle grida ai lamenti, né vuole più rivedere i figli. La nutrice teme che possa compiere qualcosa di tremendo. Giunge uno
schiavo accompagnando i figli di Medea ed informa la nutrice che, per ordine di
re Creonte, i bambini saranno banditi dalla città. La tragedia sta per accadere.
La nutrice ordina al vecchio schiavo di tenere i i figli lontano dalla madre. Dal
Palazzo giungono le grida di Medea, che impreca alla sua sorte, alla sua casa ed
ai suoi figli Il coro di donne corinzie, appena sopraggiunto, suggerisce alla nutrice di portar fuori Medea, affinché la vista di volti amici possano calmarla. Medea
esce e lamenta davanti al coro il destino suo e di tutte le donne: ora sta per
perdere l’uomo per il quale ha abbandonato parenti, amici e patria.
Intanto Creonte ordina a Medea di lasciare, con i figli, la città. È troppo! La
vendetta, che già covava nel suo animo, ora sta per esplodere! L’eroina, fingendo
di calmarsi, chiede al re un giorno ancora per prepararsi ad andar via e l’ottiene.
Arriva Giasone e tenta di farsi perdonare il tradimento, adducendo motivazioni
che non fanno breccia nella gelosia della donna; è disperata per il suo folle amore
tradito. Giunge il pedagogo coi figli.
Congedato il vecchio schiavo, Medea esprime il tormento del suo animo
devastato, chiama i figlioli e li bacia, quindi li fa allontanare, più volte, spaventata
dal suo stesso proposito.
6
Il canto del coro preannuncia la sciagura, intanto s’odono i bambini che
chiedono aiuto. Quando Giasone giunge a salvare i propri figli, viene informato
dal coro che tutto è compiuto. Furente l’eroe si precipita alla porta di casa, ma gli
appare Medea su un carro alato, mandato da Elio, un suo avo, con lei sono i corpi dei figli che ha ucciso. Giasone (3) le grida:- …Non sei donna, ma leonessa-.
Medea risponde che è lui la causa della propria sciagura e gli nega il
conforto del corpo dei suoi figli. Ora non ha più nulla, non gli resta che attendere
la propria morte, che gli verrà data dalla sua nave, l'Argo. Con l'invocazione di
vendetta a Zeus da parte di Giasone, termina la tragedia.(2)
RIFERIMENTI CULTURALI
Autore di noventadue tragedie,Euripide visse nell'epoca della guerra del Peloponneso e, come Aristorane, odiava la guerra e i danni
che provocava. Nacque nell'isola di Salamina,sembra avesse origine modesta, ma ciò non gli impedì di guadagnarsi l'ammirazione di
Socrate. Quasi alla fine della sua vita, abbandonò Atene.
Rimase per qualche anno a Magnesia, in Tessaglia,quindi, presso
la corte del re Archelao di Macedonia. Qui, ad ottant'anni morì,
dopo aver scritto alcune tragedie. Ebbe tre figli,uno dei quali, si incaricò della rappresentazione postuma di alcune opere del padre.
(da Un unico grande sogno di F. Pastore,
Ed. ebook 2006 a cura di Poetilandia)
___________
(1) Le vicende del viaggio sono trattate ne” Le Argonautiche” di Apollonio Rodio.
(2) Euripide partecipò con quest'opera alla competizione tragica, tenutasi ad Atene nel 431 a.C. ,
classificandosi al secondo posto dopo Euforione, figlio di Eschilo.
(3) Figlio del re di Iolco, Esone, e di Polimede, Giasone fu allevato dal centauro Chirone poichè lo zio Pelia
aveva aveva usurpato il trono. Raggiunta l'età adulta, Giasone si presentò a corte per riavere il suo trono e
con la segreta intenzione di vederlo morto, gli promise il regno solo se avesse conquistato il Vello d'oro,
custodito nella lontana Colchide e lì portato da Frisso, figlio di Atamante e Nefele.
Raduno Internazionale Triennale "SS. Trinità di Cava"
Mostra/Convegno di Arte - Cultura – Religione del 14-16 luglio
Via Morcaldi, 6, Badia Benedettina SS. Trinità di Cava, 84013, Cava de’ Tirreni.
Tema dell'incontro: " Dio è Amore , Amore è Arte "
...an ecumenical, triennial encounter that fosters dialogue between art, culture and Catholic, Christian religion. The gathering will run from 14 to 16
July 2008. The theme is "God is Love, Love is Art"...
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1
Detti, proverbi e modi di dire, dagli appunti di…
- Chi disperate campa, disperate mòre.
- Senza pan’e senza vìne nunn’abbàlla Giuvannìna.
- Péttele ca nu’ vede cammìse, quann’’a vede se schiàtta ‘e
rì rìse.
Trad.: Non sempre si riesce a vivere agiatamente. Quando c’è la
Dora Sirica
miseria, infatti, si perde ogni allegria. Alla fine, la povertà emargina
le persone, tanto che se cercano di apparire agiate, richiano di essere ridicole.
Commento
Tre detti campani, che si completano. Il primo si riferisce alle
difficoltà inevitabili della vita che spesso è sorda ai nostri desideri
e necessità. La speranza è l’ultima a morire, ma alla fine porta alla
disperazione.Il secondo ribadisce il concetto che senza soldi non
si dicono messe, così come l’allegria non nasce dal digiuno e dalla
povertà. Il terzo è un vero capolavoro di saggezza popolare:
quando La biancheria intima, non è abituata al lusso di una bella
camicia elegante, se le capita di venirci a contatto ride a crepapelle. Vuol dire che alle persone umili non si addicono gli abiti
raffinati ed eleganti. La casta è casta!... direbbe il buon TOTO’.
Canzone campana
I’ te vulesse ‘avé ‘na vota ‘mmano
quanne fa nòtte e nun ce sta nisciune…
mme levarria ‘o sango ‘a dint’’e vene
p’avé ‘na cosa bella ca tu tiéne!
Oj ricciulella mia, oj ricciulella!
Editrice
ANTITESI
Roma
www.editlibri.net
www.bluteam.net
Teleradio
News Caiazzo
-----Giannigosta
@libero.it.
(Versi di A.Genise- da il cantore dei sogni di Prisco-Cerbone)
DETTI POPOLARi
’Ogni porta do’ munno assumiglia ‘a la casa tòia.
‘O cummannà è meglie do’ fòtt.
Senza sòrd nu’ s(e) cantano mess(e).
Mangiàmme e vevìmme c’aròppe vedìmme.
Nu’ mètt ‘o rùste a cùle ‘o ciùccie.
Aspetti semantici:
Chi trova ancora incredibile il rapporto del nostro dialetto campano
(sarebbe più giusto dire in tutti i dialetti del sud Italia) con la lingua latina
e greca? In riferimento ai tre proverbi su indicati, ad esempio, troviamo:
Campà: dal latino “ in campum agere ”, cioè mettersi al sicuro;
Mòre: dal latino morior - mori, morire; declinazione: muòrt –
murènne – murìve – murènt ; nomi derivati: stramuòrt – chitammuòrt – chitastramuòrt - ‘o schiattamuòrt (becchino).
8
DaylyMotion
ALICE VIDEO
http://dailymotion.alice.it/relevance/search/andropos
D
http://it.video.search.yahoo.com/search/video?p=andropos
Modus vulgaris dicendi: ‘a sfaccìmma e chitammuòrt - ‘e muòrt
‘e chitammuòrt – ‘o sàngh ‘e chitammuòrt – e muòrt ‘e chitastràmuòrt, ed ancora una locuzione rafforzata: ‘a sfaccìmma do’
sangh’’e chitastamuòrt.
Cammìsa:dal latino camisia. ( i gruppi sillabici ci o cj ; evolvono
in ci o in zz, );
Schiàtta: dal provenzale esclatar, scoppiare con rumore; dal greαατάο (sxìa
(
+aatào),, saziarsi fimo a morirne; ed anche:
co σκιά
σκιά + αατά
σ intensiva +χ
χέω, chéo, (sott. το σό
σόµατον),
µατον col significato di metter
dentro fare il pieno, colmare di... Nomi derivati: schiattamiénto,
schiattùso, schiattamuòrto, schiattiglia, oltre alla sua declinazione:
schiatto – schiattàv – schiattàt – schiattàie ;
Nisciùne: dal latino ne ipse unus;
Còrne: dal latino cornua, anche fig. infedeltà, considerate pure,
ab antiquo, efficaci contro il malocchio e la malasorte. Infatti, le
donne romane, al tempo dei Cesari, avevano in uso di inanellarsi il
mignolo e l’indice. Nomi derivati: curnùto, accresc. cornutòne,
scurnacchiàte, curniàte e sup. stracurùte, corne a turcigliòne;
detti: tièn(e) tanta corne quanta ‘na spòrt ‘e marùzze - chìne ‘e
còrn - tiène ‘e corn annànt(e) ‘e arrèt(e);
Assumiglia: vedi giornale n.ro 11, del 30 maggio. Decl. Assumigliài(e), assumigliànt(e), assumigliàv(e);
Spòrta: (cesta fatta con strisce sottili di legno per contenere prodotti agricoli) dal latini porto-as, preceduto dal segno diacritico sc,
che ne sottolinea il suono “palatale”, col significato: che porta;
nomi derivati: spurtàro, accr. spurtòne, dim. spurtèlla;
aròppe: dal greco α (senza) + ρίπτω
πτω (precipitarsi).
Pettele: vedi giornale n.ro 9 del 30 aprile.
Fotte: vedi giornale n.ro 9 del 30 aprile. Deriv. futtùte, sfùttute
Marùzza: dal latino limax, da cui in volgare limàcia, evoluta in
lumàcia. Nel tempo, se è avuta la metatesi in malùcia il gruppo
sillabico ci come pure cj si è trasformato in zz. Ed ecco venuto
fuori il termine marùzza, da cui maruzzàro il venditore di marùzze
ed il vezzeggiativo di maruzzèlla.
vulésse: (desiderativo, vorrei) dal verbo latino volo, dal tema
del perfetto volui, da cui evoluisse.
Nisciùn:dal latino ne-ipsum-unu(m): neppure uno.
Cum(m)annà: dal latino cum-manus-dare: inviare, mandare
un ordine
rust(e): dal latino rubus fruticosus, abbreviato in ru(s)ticosus
ed infine rust: rovo,della famiglia delle rosacee. Modi di dire: à mise ‘o ruste a cule ‘o cicce (nel senso di creare i presupposti per...).
vedìmme: dal verbo latino video, prima persona plurale videmus.
9
IL RACCONTO DEL MESE
‘O MUNACIELLO
Nelle campagne del sud, dominate un tempo dalle angherie dei caporali, dall'ignoranza e dalla miseria, era frequente, nei discorsi di tutti, fare riferimento a questo personaggio simpatico e burlesco,che aiutava e scherniva a seconda delle circostanze. ‘O
munaciello, infatti, soccorreva le famiglie in miseria a patto che si conservasse il segreto del suo intervento.Sovente lo si trovava nella stanza dei bambini,con i quali giocava
vestito da folletto, con un berretto rosso e l’aria da birichino. Altre volte sedeva dispet-toso sullo stomaco di chi aveva mangiato bene.
Credenze fasulle o realtà? La superstizione è la forza dei poveri e forse la
saggezza di generazioni che si materializza e si fa personaggio, intervenendo là dove la
giustizia del mondo maggiormente tace.In un piccolo paesino del Cilento: Santa Marina
di Orria, viveva una famigliola di tre persone, che campavano vendendo le poche uova
delle sette galline del pollaio, costruito a ridosso del muro a secco, dell'unica stanza
della casa. La costruzione si ergeva alquanto fuori del centro abitato, dopo la breve
discesa che, dalla chiesa, portava all'inizio della stretta mulattiera, che conduceva ai
campi fiancheggiati da spuntoni e scoscesi valloni. Uno stretto ponticello di assi di legno
univa il ciglio della strada a ciottoli con l'entrata della casa, che prendeva luce dalla
unica finestra sul fosso erboso, che serviva da scolo per l’acqua piovana dell'inverno.
Comare Assunta, sui quarant'anni, mandava avanti la casa ed accudiva la figlioletta
Mena di undici anni ed il marito Dionigi, che trascinava, fin dalla infanzia,una gamba
deforme. Anche a proposito di questa infermità,la gente del paese fantasticava attribuendola ad un calcio del demonio, deriso dal nonno mentre il piccolo Dionigi stava per
venire alla luce. Un giorno, Assunta si recò, come di consueto, nell'unico negozio di
alimentari, per scambiarvi le poche uova con un chilo di pasta ed un pacco di sale. Don
Alfredo, un uomo che la sapeva lunga e curava bene i suoi affari, in presenza di altre
comari, prese in giro la donna dicendo:
-Beata voi comare, che avete o' munaciello che vi aiuta -.
All’istante, la donna si sentì guardata con invidia dalle paesane e scappò via, tutta
rossa in viso. Tornata a casa, ella non fece che pensare alle parole dell’uomo e decise
di sperimentare quella credenza, che si tramandava da generazioni. Due sere dopo,
poiché era avanzato un bel piatto di minestra, all’ultima ora, senza che alcuno la vedesse, si recò sulla soffitta sconnessa e vi depositò il piatto dicendo:
-In nome di Gesù e di Maria, màngete stù piatte e riéste rind'a casa mia! Il mattino successivo, la donna, di buon’ora, salì sul soffitto e nel piatto vuoto trovò
trecento lire. Con le mani che le tremavano, si fece il segno della croce e scese col
piatto, che era talmente pulito che sembrava nuovo. Quella mattina, oltre alla pasta,
comprò dello zucchero e della farina, intenzionata a fare uno di quei dolci che ricordava
di aver mangiato una volta, da bambina.
10
A pranzo, Dionigi rimase a bocca aperta, quando la moglie pose sul tavolo,
senza tovaglia, un bel dolce profumato di scorza di limone e coperto di zucchero.
- Assu' si pazza! e dimàne cùmme mangiàmme?- (1)
- Cull'aiùto do’ Signore- rispose tranquillamente la donna, dopo aver conservato una
fetta abbondante di quel dolce. A sera, mentre il marito russava e la piccola dormiva,
sognando il sole dell’estate, la donna portò sulla soffitta lo stesso piatto,
contenente la grossa fetta di dolce, che aveva conservato. All'indomani, nel piatto
trovò cinquecento lire, delle quali, ne conservò la metà.
Nel giro di due anni, fece un discreto gruzzoletto, quel tanto che le bastò per
aggiustare la casa ed iniziare il corredo di Mena. Nel paese non si parlava d’altro che
della fortuna di compare Dionigi, che aveva la casa più bella e mangiava la carne
due volte al mese. Mena era già una signorina, quando i genitori decisero di mandarla a Policastro, per apprendervi il mestiere della sarta e la fanciulla partì con un
bel vestito nuovo e le scarpette col mezzo tacco, come la figlia del sindaco. Tutto il
paese accorse per vederla e stettero lì a guardarla, finché non scomparve dietro la
curva, dopo la piccola piazza. Lo scandalo fu completo, quando Dionigi fece l’abbonamento mensile col barbiere ed Assunta si riparò dal freddo con un pesante
cappotto con i bottoni grandi.
- 'O munacielle sàpe ccà ddà…fa!- (2) qualcuno mormorava, invidioso di quella
grossa fortuna. Intanto, la donna continuava le sue notturne salite sulla soffitta,
riservando le cose migliori per il suo ospite misterioso.
Le galline presero a fare più uova, facendo prosperare sempre più quella
casetta dalle mura senza intonaco.
Trascorsero altri due lunghi anni e Mena ritornò da Policastro. Prese a cucire i
vestiti per proprio conto, guadagnando discretamente ed acquistandosi la stima della moglie del sindaco e di altre famiglie benestanti. Passarono altri mesi e la casetta
faceva bella mostra di sé con un bel ponticello in muratura e le tendine alle finestre,
dagli infissi riverniciati. Comare Assunta girava vestita decentemente e perfino
Dionigi aveva comprato un vestito ed un bastone nuovo. Una sera di dicembre, la
buona donna aveva conservato il solito piatto di minestra ed aspettava che tutti
dormissero, per riporlo segretamente al solito posto. Il vento soffiava tra le case e le
tegole si muovevano sul tetto. Dionigi russava nel suo letto e Mena ribatteva l’ultima
cucitura, alla debole luce della lampada a petrolio. Uno sbadiglio e la giovane lasciò
tutto per mettersi a letto. Fu allora che Assunta prese il piatto di minestra e si
avviò verso la scala. Un tuono assordante fece tremare i vetri della finestra e Dionigi aprì gli occhi, proprio nel momento in cui la moglie si accingeva á salire i primi
gradini della scala, che portava in soffitta.
- Dove vai con quel piatto? - le chiese con curiosità e fermezza.
-Ma io, veramente..- balbettò la donna, che non voleva assolutamente svelare il
segreto, per non perdere i benefici, che il suo ospite le elargiva.
- Porta ‘o mangià o' munaciello!- intervenne Mena, per trarre d’impaccio la madre, la
quale continuò, suo malgrado, a salire, riponendo, oltre la botola della soffitta, il
11
piatto pieno. L’interrogatorio durò tutta la notte, o quasi: l’uomo doveva essere sicuro della fedeltà della moglie e si acquietò soltanto, quando, tradendo il segreto, gli
fu svelata ogni cosa. Al mattino, Assunta si recò sulla soffitta per raccogliere l’offerta
del munaciello; il marito attendeva ai piedi della scala, aspettando che la moglie
gli mostrasse il piatto con i soldi,ma le cose andarono diversamente. Era un piatto
pieno, quello che la donna gli mostrava, ma era colmo di escrementi di capra. La
poveretta, sgomenta e disperata, corse fuori dell’uscio gridando:
Segreto svelato, furtùna ittàta…-(3)
- Zitta, per carità…- le intimava Dionigi, ma la donna sembrava come impazzita e
continuava a ripetere:
- Pe’ ‘nu marìte sciancàte, ‘o munacielle m’ha abbandunàte… ‘o segrète ‘agge
svelàte e a furtùna ‘agge ‘ittàte.Tu marìte disgraziàte a furtùna t’ha iucàte, ‘o fuculàre nunn’appìcce, mo’ te mànge stu’ sasìcce, pure si ‘e corne null’avùte, si nu’
piéchere curnùte!- (4)
Sono passati molti anni da allora‚ ma molti affermano che‚ nelle notti d’inverno‚
s’ode ancora la voce della donna, che rimprovera al marito la sua dannosa gelosia.
( Franco Pastore – IL GUSTO DELLA VITA – Ed. Palladio – Salerno 2006)
__________
(1) “ Assunta, sei pazza! Domani come mangeremo?”
(2) - Il munaciello sa quel che deve fare – è un’allusione alla fortuna improvvisa.
(3) “Segreto svelato, fortuna buttata!”
(4) “Per un marito zoppo, il munaciello mi ha abbandonato…ed anche se non gli ho messo
le corna, rimane comunque un cornuto, per quello che ha causato”
Il TEMA DEI TEMPLARI
NEL FUMETTO DI PAOLO LIGUORI
Dal mirabile grafos di Paolo Liguori, il noto grafico delle favole di “Andropos in
The World”, una nuova avvincente storia si è materializzata in un fumetto, che
rappresenta una vera novità nel suo genere. Tratto dal dramma storico di Franco Pastore “ The Templars”, l’ opera grafica visualizza l’ ultimo atto del grande
Ordine dei monaci guerrieri : l’ arresto e la morte dei capi templari voluti da Filippo il Bello di Francia ed organizzata dal suo perfido consigliere monsieur de
Nogaret.La vicenda storica si snoda in tutta la sua drammaticità col susseguirsi
delle vignette, dove l’espressione dei personaggi sottolinea tutta la gravità di una situazione
socio-storica, che culmina con la morte dei personaggi attraverso il fuoco. L’opera grafica
chiude con la maledizione del gran maestro, Jaques de Molay, che invoca per i suoi
carnefici il giudizio di Dio. Al Liguori il plauso di tutti coloro che si interessano da anni a
questa vicenda ricca di mistero e che ci riporta al tempo di Papa Bonifacio e la schiaffo di
Avignone, nel bel mezzo della lotta per le investiture.
Andropos
Daniel MAZILU - Raison et mystique dans le néoplatonisme - Zeta Series 2007
Dans cette étude, Daniel Mazilu comble enfin une lacune importante dans l’histoire de la Philosophie grecque. Jusqu’ à ce livre en effet, nous ne disposions pas d’ une discussion critique de
l’ensemble de la tradition dont le theme générateur est la polarité de la raison et de la mystique.
12
Vero o Falso?
Alcuni aromi usati in cucina
sono piante medicinali.
Laurus nobilis
VERO
L’ALLORO
(Lauro o Alloro romano)
Una delle più belle leggende della mitologia greca , Apollo e
Dafne, è nata per spiegare l’origine dell’alloro. Il nome Dafne, in
greco, significa alloro, l’albero consacrato ad Apollo, simbolo di
gloria e di sapienza.
Apollo e Dafne
GALASIA ARTE
www.galassiaarte.it/profili/franco_pastore.html
MBUTOZONE.IT
www.mbutozone.it/poesie/pastore.htm
IL CLUB
DEGLI
AUTORI
www.club.it/autori/sostenitori/franco.pastore/indice-i.html
L’alloro, della famiglia delle Lauracee, cresce in tutti i
climi, con preferenza delle zone marine e lacustri ed è
coltivata nei giardini per la sua bellezza ornamentale e per la
sua utilità in vari usi domestici. L’aggettivo “nobilis”, che
accompagna il termine, dimostra in quale considerazione era
tenuta questa pianta.Una corona di alloro veniva, infatti, data
ai vincitori dei giochi olimpici ed era la più grande onorificenza per i poeti (laureati).
Sempre verde, ha il tronco ricoperto da una corteccia
giallastra ed il legno dei folti rami è duro e flessibile. Ha
bellissime foglie slanciate, di un intenso verde lucido, appuntite, dal margine ondulato e dal caratteristico profumo balsamico.I radi fiori color giallo-verde si trasformano in bacche
nere, contenenti grossi semi, da cui si estrae un olio aromatico, (oleum lauri).
Per uso medicinale, vengono usate le foglie, raccolte
al tempo della fioritura, e le bacche mature, che trovano
applicazione in raffreddori, eccesso di gas intestinali e gastrici, digestioni difficili, reumatismi, contusioni, sudore ai piedi,
verminosi.
In cucina, usato a foglie secche (quelle fresche sono
meno aromatiche), conferisce gusto alla carne e alla selvaggina. Una foglia nell’acqua delle uova alla coque dà un aroma delicato e inconfondibile. L’alloro non sta bene con il basilico e il timo.
_________
Sacro alloro: sacro perché consacrato ad Apollo.
Amato alloro: Perché, nelle Metamorfosi di Ovidio, la bella Dafne, inseguita dal dio Apollo, per
sfuggirgli si trasforma in alloro. Dante Alighieri, Par. I , 18 “ amato alloro”.
13
ALTRA MUSA
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http://www.alidicarta.it/
REKSTORY
http://www.rekstory.com/public/search/q/franco pastore/c/
RICETTE
Liquore (il laurino). Mettere in fusione 450 grammi di bacche intere e 200 grammi di bacche pestate nell’alcool, per 45
giorni. In una casseruola, al fuoco, far sciogliere 500 grammi di
zucchero in 500 grammi d’acqua,facendo uno sciroppo; mescolare ad un litro di alcool a 95 °. Colare tutto il liquido, filtrarlo e
imbottigliarlo. Lasciare invecchiare prima di usarlo.
Infuso. Mettere gr.15 di foglie di alloro in un litro di acqua.
Lasciar riposare per 5 minuti e bere l’infuso ancora caldo, ben
zuccherato. È un prezioso sudorifero, perciò combatte un incipiente raffreddore o un’influenza in agguato. Preso subito dopo
i pasti,facilita la digestione e svuota stomaco e intestino dai gas
tanto molesti e opprimenti.
Bagni. Far bollire una grande quantità di foglie di alloro in
acqua semplice e colare. Aggiungere il decotto nell’acqua pronta per il bagno. Questi bagni tonificano il sistema nervoso e stimolano l’appetito.
Pediluvi. Far bollire a lungo in acqua un pugno o più di
bacche d’alloro. Il decotto, tiepido, serve per pediluvi prolungati,
perché ridona freschezza ai piedi doloranti e sudati,specialmente nei caldi mesi estivi.
Decotto. Far bollire per 10 minuti circa gr. 5 di foglie
d’alloro e gr. 5 di buccia secca d’arancia in 200 gr. di acqua.
Filtrare e zuccherare a piacere. Una tazzina, bevuta tiepida dopo i pasti, è utilissima in tutti i casi di digestioni difficili e laboriose.
Clisteri. Preparare un normale infuso con gr. 20 di foglie
d’alloro e 200 gr. d’acqua, che viene introdotto nell’intestino
mediante una pera di gomma. È un buon rimedio per mettere in
fuga i vermi (ascàridi e ossiuri).
Rosa Maria Pastore
II EDIZIONE PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA
“MONS AUREUS”
Con il patrocino della Provincia Regionale di Palermo, del AAPIT Palermo, dell’Ass. Turistica
ProLoco Montelepre, del Cif Montelepre, dell’Unione dei Comuni Montelepre e Borgetto e del
Comune di Montelepre. Le opere dovranno pervenire per posta o a mano alla segreteria del
premio, inderogabilmente entro e non oltre il 22 Luglio 2008 , presso il seguente recapito:
PRO-LOCO MONTELEPRE - Premio Internazionale di Poesia “Mons Aureus” Città di
Montelepre -via Roma n.5, 90040 Montelepre (PA) . La partecipazione al concorso è gratuita. La
premiazione avverrà nel mese di AGOSTO 2008.Per informazioni: [email protected]
14
Salerno, una provincia da scopri re:
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POETILANDIA
http://www.poetilandia.it/pagineautori/francopastore.html
La città dei nuovi
autori
Poesia
Creativa
www.poesia-creativa.it
D
A.L.I.A.S.
www.alias.org.au
Uno dei più importanti comuni costieri della provincia di
Salerno è Vietri sul Mare, ancorato nell'angolo più protetto del
golfo omonimo, ad ovest del capoluogo ed all'inizio della Costiera
amalfitana.
La cittadina è sovrastata dal monte San Liberatore, ove la
celebre “Mamma Lucia” rinvenne le prime salme. Vietri si adagia
sul mare, dominato da S.Giovanni Battista, la chiesa madre, che è
il principale monumento cittadino, di impianto seicentesco,
sormontata dall'elegante cupola maiolicata.
Sulla spiaggia sottostante si estende la frazione Marina,
ambita meta turistica, con al centro la cinquecentesca torre
saracena. Le altre frazioni sono: Molina, che deve il suo nome ai
numerosi mulini che, già dal medioevo, insistevano nella valle del
fiume; Albori, abbarbicato sul versante orientale nella valle dominata dal monte Falerio; Raito, che si affaccia elegante sul golfo
di Salerno, e che custodisce, nella chiesa parrocchiale, gli affreschi del Solimena; Benincasa e Dragonea, circondate da boschi;
infine, in posizione più decentrata, la località Fuenti, ai confini con
Cetara.
Il territorio è solcato dal fiume Bonea e rappresenta un
punto di saldatura tra la catena dei Lattari e la parte più interna dei
monti Picentini.Il paesaggio agrario è quello tipico della costa
amalfitana, con castagni, lecci, bosco ceduo, a cui l'uomo ha affiancato la vite e gli agrumi. La valle di Albori è dichiarata stazione
della Pinguicola hirtifolia, interessante pianta carnivora, tipica di
questa area preappenninica.
Le origini di Vietri, secondo la storiografia più diffusa, sono
riconducibili all'antica Marcina, città etrusca citata da Strabone,
distrutta (forse) dalle orde vandaliche di Genserico intorno al 455
d.C., che si doveva estendere sul suolo di Marina con propaggini
in Vietri capoluogo; si pensa ad una sua funzione prevalentemente mercantile, quale scalo a servizio di Nuceria.
I ritrovamenti archeologici più recenti hanno messo in luce
nel capoluogo delle tombe con corredo ceramico arcaico di stile
corinzio, una struttura termale romana a Marina ed un "murus
reticolatum" romano alla punta di Fonti, coperto dal mare.
Dell'esistenza di un'antica città ci è chiara conferma anche nella
denominazione di locus Veteri (dal latino vetus, -eris, vecchio)
assunto nel periodo longobardo dal territorio di Vietri, Marina e
Molina, nel cui ambito i documenti individuavano anche una più
15
circoscritta civitas Veteri, di impianto alto-medievale. Intorno al mille, il territorio, occupato da insediamenti sparsi, amministrativamente era una periferia di Salerno. Dopo
aver gravitato nell'orbita della Abbazia della SS.Trinità di Cava, dal Rinascimento al seicento, ha fatto parte di Cava de' Tirreni. Infine, nel 1806, divenne comune atonomo.
Nei secoli scorsi, le attività economiche degli abitanti comprendevano l’artigianato ed il commercio marittimo; la rada di Marina ha svolto un ruolo determinante a
favore di Cava e dell'entroterra, soprattutto per i traffici con la Sicilia, la Calabria ed il
Cilento. Nelle frazioni alte, le occupazioni prevalente erano l'edilizia, l'agricoltura ed
attività boschive. Negli ultimi decenni, buona parte della popolazione, impegnata nell'industria e nel settore terziario privato e pubblico, ha trovato, nei comuni contigui, la sede
di lavoro. A Vietri, rimangono predominanti il commercio e le attività legate al turismo ed
alla ceramica, quest’ultima, ha varcato anche i confini nazionali. Notevole è il museo,
allestito nella torretta di Villa Guariglia, a Raito, che raccoglie reperti ceramici dal settecento, alla prima metà del nostro secolo.
_________
NEL PROSSIMO NUMERO: SAN VALENTINO TORIO
Colori nell’aria
E’ il titolo del nuovo concorso indetto da Impulsesart, Associazione Culturale a cui
fa capo il sito web www.impulsesart.it, ed è ispirato e collegato alla manifestazione
internazionale, dedicata alle mongolfiere Ferrara Balloons Festival:19 – 28 settembre
2008 – Parco Urbano “Giorgio Bassani”.Ciò a cui l’uomo ha aspirato, da sempre, è
stata la possibilità di carpire, agli uccelli, l’emozionante segreto del volo. Dai tentativi di
Icaro ai giorni nostri la sperimentazione e la tecnologia, sempre più sofisticata, hanno
creato mezzi grazie ai quali l’uomo può spostarsi rapidamente da un continente all’altro.
Il fascino del silenzioso e rilassante itinerare, tra l’azzurro del cielo ed il bianco candido
delle nuvole, è però possibile riscoprirlo grazie ai variopinti palloni. Da qui il titolo:“Colori
nell’aria”, un tema che dovrebbe stimolare non solamente il lato estetico-visivo
dell’artista, ma anche la creatività, che scaturisce dal bisogno di una ricerca spirituale.
Amici artisti, chiudete gli occhi e, immaginando di essere trasportati dal vento, lasciate
che, paradossalmente, siano la fantasia e le emozioni a guidare la vostra mano nel colorare il cielo.I premi in palio sono:
1° classificato “Un soggiorno per due persone (1 notte in hotel 3 stelle + prima
colazione), un volo in mongolfiera per il vincitore, sulla città di Ferrara ed il Trofeo
IMPULSESART.
2° classificato “200 € di materiale artistico a scelta (tele, colori, pennelli ecc.) più una
targa nominativa a ricordo dell’evento.
3° classificato “150 € di materiale artistico a scelta (tele, colori, pennelli ecc.) più una
targa nominativa a ricordo dell’evento.
Artista segnalato “100 € di materiale artistico a scelta (tele, colori, pennelli ecc.) più
una targa nominativa a ricordo dell’evento. INFO: [email protected]
http://www.impulsesart.it/j/index.php?option=com_content&task=view&id=22&Itemid=32
16
NICODEMATE
Divisi su tutto!
“ Noi fummo da secoli
Calpesti, derisi
Dio non paga il sabato
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.”
(Inno di Mameli)
E ti pareva che anche sulla cd. Riforma Moratti della Scuola non ci
schierassimo su sponde opposte, noi che a ben vedere siamo stati sempre
divisi su tutto: Guelfi e Ghibellini, Montecchi e Capuleti, fascisti e antifascisti,
divorzisti e antidivorzisti, nordisti e sudisti, tifosi di Binda e di Guerra, appassionati
di Mina e di Milva,interventisti e pacifisti, ecc.
La partita di pallone che più ci appassiona è il derby.
Si pensi che siamo divisi financo sulla celebrazione del 1° maggio, per non
parlare di quella del 25 aprile. Non c’è che fare: la nostra natura è manichea,
siamo per i colori e le passioni forti e non ammettiamo sfumature.
Prima di avere la TV a colori ci dividemmo in pallisti e secamisti,
secondo la preferenza per il sistema PAL o SECAM.
La nostra faziosità ci fa subito dividere ad ogni grande processo in
colpevolisti e innocentisti. Che io ricordi non ci siamo divisi solo sul modo di
rompere le … uova: se dalla parte grossa o dalla parte piccola. E non è cosa da
poco se si pensa che l’impero di Lilliput e quello di Blefuscu gareggiarono per
parecchie lune proprio per questa ragione (Swift, I viaggi di Gulliver, Milano 1982,
pp 121 seg.). Riuscirà la nuova Scuola, attraverso l’Educazione alla convivenza
civile, a farci essere più “vincoli” e meno “sparpagliati”,come diceva Pappacone?
Mah!
Renato Nicodemo
Saggista
NOVITA’ FISCALI 2008
IRES – IRAP: L'ires a partire da gennaio si riduce di 5 punti passando dal 33 al 27,5% mentre l'irap
scende dal 4,25% al 3,9%.
TICKET: Abolito anche per il 2008 i ticket per le visite specialistiche e per la dianostica.
BONUS FAMIGLIE NUMEROSE: Prevista una detrazione Irpef di 1.200 euro per il 2008 in favore
delle famiglie numerose, a partire dai quattro figli.
TASSE DIPENDENTI: Nel 2008 si riduce la pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti, a
partire dalle fasce di reddito piu' basse, per le quali la detrazione non potra' essere inferiore al 20%.
17
ED E’ NOTTE
Guardo
milioni di stelle,
che rifulgono
quali faville,
come sussurri
silenti di perle.
Mi entra dentro
la notte,
e mi sgomenta.
YÜtÇvÉ ctáàÉÜx
Angolo della poesia
CREPUSCOLO
L’oscurità
Contorce il crepuscolo
Sul mare d’alghe d’oro.
Arriva alla sterpaia
La breve quiete
Evocando tramonti
Alla casa cadente
Solitaria.
Svanisce nello spazio
Il crepuscolo d’oro.
sugli sterpi
accasciati
esamina il dileguarsi
dei riflessi.
Ma torna ogni sera
Come un sogno…
È solo un uomo
affranto
nella sera.
Antonella Riviello
(da VicoliD’Ombre)
CANZONE
Lenta la pioggia
increspa lo sguardo
attraverso il vetro
dell’auto in sosta.
Il mare di fronte,
distesa infinita,
apre il cuore
alla sete d’amor.
Felici i colombi
sul verone tubano
e par che
congiurano
contro di me.
Io ti vedo
bella e lontana:
e corri … e corri
ma non in ver me.
VORREI
Le foglie rade
sembran cantare,
un dolce benvenuto.
Silenziosa,
mi osserva la luna.
Profondo è il mare
infinito è l’amore:
perché rincorri l’ignoto
vieni da me.
Xz|w|É f|ä|zÄ|t
Vorrei le ali,
ma mi ripiego,
silenziosa,
sulle macerie
dei miei sogni.
WtÇ|xÄt _|zâÉÜ|
18
MARYAM
La Vergine nel Corano
Di Renato Nicodemo
Il Corano menziona con nome proprio una sola donna – Maryam – la madre di
Gesù. Ella è presente in 13 sure, che riportano vari episodi della sua vita. Una sura, la
XIX, tra le più belle del Corano, è dedicata proprio a lei mentre la III, alla sua famiglia.
Ritenuta una santa, le viene rivolta la seguente "Ave Maria": "O Maria! In verità
Dio t’ha prescelta e t’ha purificata e t’ha eletta su tutte le donne del creato" (III, 42).
Per la suprema Sua dignità, per i Suoi privilegi, per la Sua vocazione e per le Sue virtù
eccelse, la Vergine Maria esercita su tutto il mondo musulmano una sorta di fascino.
Per noi cristiani può essere un motivo di gioia, il fatto che Maria sia stimata
come la vergine Madre di Gesù e che il Corano rifletta su di lei la grandezza del figlio; in
effetti, i musulmani riconoscono in Gesù e Maria molto di più di quanto non siano
disposti a riconoscere gli Ebrei e Protestanti. Ma la dottrina dell’Islam su Maria rimane
sempre materialmente chiusa nei testi del Corano.
I cristiani che affermano Gesù figlio di Dio, sono considerati dai musulmani come
infedeli e bestemmiatori. Gesù e Maria non sono delle divinità (Sura 5,116). Nel suo
interno il Corano è logico: se Gesù è Figlio di Dio e Maria ne è la madre, se è divino il
figlio, è divina anche la madre, perché tutto in Maria è frutto della “sola gratia” ed ella è
in funzione del Figlio.
Nella teologia musulmana, il posto di Maria, praticamente, non è stato oggetto
d’alcuno sviluppo dottrinale, nella teologia cristiana, invece, è stata elaborata una
teologia mariana ricchissima, legata ai misteri della Trinità, dell’Incarnazione, della
Chiesa, della santificazione dei fedeli.
In conclusione, Maria è una figura che illumina, il suo cuore materno, ci aiuta ad
amare di più Dio, ed a considerare i nostri simili veri fratelli. Ella è Luce infinita,
emanazione e motore d’amore.
Un’opera notevole questa di Renato Nicodemo, Dirigente scolastico e saggista,
non leggerla, è una negligenza che nessun uomo di cultura può permettersi. (N.d.D.)
R.Nicodemo: MARYAM LA VERGINE NEL CORANO - Copertina: brossura a colori - Pagine: 64 - Prezzo
di copertina: Euro 8,00 (Lire 15.490) -
BLOCCO DEL TELEFONINO IN CASO DI PERDITA O FURTO
Se dovessimo trovarci nella circostanza di perdere il telefonino, per smarrimento o
furto, è possibile farlo bloccare da chi ce lo ha venduto, comunicandogli un numero di
serie na-scosto, che si ottiene digitando sul nostro telefonino *#06#. Trattasi di un codice
di 15 cifre, che è bene conservare da subito, in previsione di una tale ipotesi.
L’operatore, con tale codice può bloccare per sempre il telefonino, che sarà inservibile
anche combiando la SIM.
( da una e-mail di A.Santoro)
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LA TELEWEB E LA NEWS HANNO IL PATROCINIO DEGLI ENTI:
- Comune di San Valentino Torio - Ente Cultura Universale N.T.E. - Ente Morale Carminello ad Arco La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD
e la sua NEWS non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche.Pertanto,agiscono nella totale libertà di pensiero, in nome
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società e della vita, nel pieno rispetto
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I collaboratori, volontari, non percepiscono compenso alcuno. Essi si assumono le responsabilità di quanto riportato nei propri elaborati.
2
Coloro che vogliono ricevere il giornale on line, o farlo inviare ad un
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(Acquisto
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