Origini e sviluppo del terrorismo rosso e dell`eversione nera
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Origini e sviluppo del terrorismo rosso e dell`eversione nera
Origini e sviluppo del terrorismo rosso e dell’eversione nera PIETRO NEGLIE La stagione dei cosiddetti “anni di piombo” può essere considerata del tutto chiusa, perciò assegnata alla storia, liberandola dal suo potenziale utilizzo in chiave di polemica politica? Questo tema è generalmente considerato sotto un duplice profilo: quello del perdono da parte delle vittime e dei loro familiari nei confronti dei responsabili di orrendi delitti, e quello della definitiva scoperta della verità, intendendo con questo termine la verità giudiziaria, che produce conseguenze dirette in base alle norme del diritto penale. Il punto, oggi, è superare entrambe queste impostazioni e giungere ad una verità storica, dunque per definizione aggiornabile, interpretabile, a partire dalla individuazione di un possibile terreno di intesa fra coloro che furono in quegli anni terribili su due fronti opposti: gli ex terroristi, rossi e neri, e i rappresentanti di quel mondo che essi volevano distruggere con il ricorso alla violenza. L’intesa può essere raggiunta per consentire al nostro paese di conoscere la verità, complessa, spesso indicibile, neutralizzando gli effetti penali in relazione a quanto i protagonisti diranno. Gli anni di piombo non sono una fase a sé stante della nostra storia, cui dedicare di sfuggita un capitolo nei libri di storia; sono strettamente legati alla conclusione del conflitto mondiale, alla terribile guerra civile che insanguinò il paese nel 1943-’45, alla guerra fredda e ai complessi problemi geopolitici ad essa collegati. Il terrorismo in Italia è stato un modo per proseguire la guerra civile non considerata conclusa dai veri protagonisti, una guerra latente, o “a bassa intensità”, come l’ha definita l’ex presidente della Commissione stragi, sen. Giovanni Pellegrino. Dopo il 1945 il fascismo è incostituzionale, ma si riorganizza e fonda un partito, il Movimento sociale; il partito comunista è protagonista della liberazione, ma è legato a doppio filo al “nemico”, all’Unione Sovietica collocata nel campo avversario, mentre l’Italia è nella Nato. Sia a destra, sia a sinistra esistono settori consistenti che non si piegano alle ragioni della realpolitik, che non riconoscono “l’altro” e si collocano con orgoglio su posizioni antisistema. Essi rappresentano un’alternativa reale, armata, che ricorre a tutte le forme di pressione possibili in quella fase politica. E’ importante sottolineare un elemento comune al terrorismo rosso e nero, di carattere culturale nel senso più alto del termine, di sostanza prima dell’agire politico: le manifestazioni violente, armate, di quei progetti politici di trasformazione radicale hanno una origine comune. Affondano nel mito giacobino della violenza purificatrice, della violenza levatrice dei popoli, che nella Prima guerra mondiale ebbe la sua massima forma di espressione: con la guerra di stampo nazionalista/nazionalitario da una parte, con la guerra rivoluzionaria – a partire dal 1917 dall’altro. Il terrorismo nero rappresenta la continuità con il fascismo, l’argine anticomunista, la difesa dei valori occidentali. Si caratterizza come un’eroica testimonianza di “alterità”, che non teme di manifestarsi anche di fronte alla certezza della sconfitta. Il terrorismo rosso è figlio del sogno di una palingenesi rivoluzionaria, senza cedimenti né compromessi; del mito della classe operaia che costruisce una società di uguali a partire da sé stessa, dai suoi bisogni e dai suoi valori. E’ figlio del mito anticapitalista, dell’offensiva armata contro lo stato borghese. Un interesse li accomuna: destabilizzare lo stato, abbattere la democrazia. Senza dubbio è di assoluto rilievo il problema dei rapporti con altri paesi, dei legami spesso sotterranei con le potenze di riferimento (Usa – Urss in primo luogo). Tuttavia possiamo parlare, senza tema di sbagliare, di fenomeno italiano che nasce e si sviluppa nel nostro paese, benché strettamente intrecciato con le complesse vicende della storia mondiale caratterizzata dal confronto permanente fra i due blocchi, democratico e comunista, fino alla caduta del muro di Berlino.