48. XXXI T.O. Lc 19 1-10 Zaccheo

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48. XXXI T.O. Lc 19 1-10 Zaccheo
Dueville, 31 ottobre 2010
Vicenza 21 gennaio 2015
XXXI DOMENICA T.O. –
ANNO
C
Sap 11,22-12,2; sal 145; 2 Ts 1,1-2,2; Lc 19,1-10
Zaccheo
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando,
quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di
vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di
statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché
doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito,
perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.
Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che
possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio
di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era
perduto».
Contesto. Questo di Zaccheo è un episodio proprio di Luca, che ancora una
volta torna su un tema che gli sta a cuore: Gesù è venuto per cercare e salvare i
peccatori. Già nel capitolo precedente l’evangelista si era soffermato sul tema della
ricchezza nell’incontro di Gesù col notabile ricco (18,18-23) e nei successivi
insegnamenti (18,24-30). Immediatamente prima della nostra pericope vi è l’episodio
della guarigione del cieco: in entrambi i racconti emerge il tema di Gesù come
portatore di salvezza già nel presente.
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Un uomo, un nome, una identità… e il passaggio di Dio.
Vv. 1-2. Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un
uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco…. Zaccheo è l’adattamento
greco di un nome ebraico che significa “Dio si è ricordato”: è appunto quello che
succede a Zaccheo. Esattore delle tasse, capo dei pubblicani alla dogana di Gerico,
zona di confine della provincia romana della Giudea, godeva di pessima fama. I
pubblicani erano considerati pubblici peccatori. Secondo la legge giudaica per
ottenere il perdono di Dio dovevano restituire il denaro rubato con il 20 per cento in
più al tempio o alle buone opere. È un caso difficile anche per il Vangelo dove, al
capitolo precedente, Gesù diceva che “è più facile per un cammello passare
attraverso la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno dei cieli ” (18,25). C’è
tuttavia una differenza dal notabile ricco, che sapeva di aver osservato i
comandamenti fin da piccolo: Zaccheo è consapevole di essere un peccatore e di aver
bisogno di perdono. Come ci ha insegnato la parabola del fariseo e del pubblicano,
non è, per il Vangelo, una differenza da poco. Zaccheo è insomma la testimonianza
che “ciò che è impossibile per gli uomini è possibile per Dio ” (18,27), è risposta alla
domanda se un ricco possa salvarsi (18,25).
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Impedimenti, distanze, desideri, sicomori…
Vv. 3-4 …cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla,
perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su
un sicomòro, perché doveva passare di là. C’è una disponibilità, una
predisposizione, una ricerca da parte dell’uomo! Il comportamento di Zaccheo può
essere dovuto a semplice curiosità oppure mostrare un profondo desiderio di
conoscere Gesù. Zaccheo corre, vive una sorta di santa impazienza, quella che si
prova per le cose più care; e sale su un albero. Non si vergogna di rendersi ridicolo
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agli occhi altrui: il desiderio che lo abita è più grande di ogni altro sentimento.
Zaccheo sale sul sicomoro perché Dio non è mai conquista personale, ma contagio di
passioni: c’è sempre, per ciascuno, una persona, un evento, a sollevare il tuo sguardo
e a farti incontrare Dio che attraversa la Gerico della tua vita. Che bellezza: la fede,
incontrare e conoscere Dio, sempre ci mette insieme, ci fa comunione, ci fa chiesa.
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Dio si accasa: un incrocio di desideri.
V. 5. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi
subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Ed ecco l’irruzione di Dio. È
l’intervento inaspettato, potente di Dio che sa capovolgere la direzione della vita,
potente ma allo stesso tempo delicato. Gesù chiede ospitalità nella casa di Zaccheo,
sembra farsi bisognoso per avere poi la possibilità di perdonare e di donare. La ricerca
di Zaccheo che sale sull’albero si incontra con un altro cercare, quello di Gesù, venuto
a cercare ciò che era perduto. Capiamo che ad entrambi manca qualcosa, all’uno la
vita nuova, all’altro la pecora perduta. “Oggi devo fermarmi a casa tua”. Il dovere di
Dio: «Dio deve venire, non per le mie preghiere o per la mia buona condotta; deve
venire nella mia vita per un suo dovere interno, per un bisogno che gli urge nel cuore,
perché lo spinge un fuoco e un’ansia: io manco al Signore» (E. Ronchi). Gesù accoglie
Zaccheo prima della conversione, ed è la sua stessa sim-patia a suscitarla. Gesù
precede Zaccheo, posa il suo sguardo su di lui e lo chiama. L’iniziativa è di Gesù ed è
gratuita. Essa comunque, come abbiamo visto, si inserisce in una disponibilità
dell’uomo. L’incontro con Dio è sempre allo stesso tempo dono e compimento di una
ricerca, esaudimento di un desiderio.
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Accogliere Dio.
V. 6-7. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È
entrato in casa di un peccatore!» . Accogliere è il verbo centrale, perché Dio non si
merita, si accoglie.
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Conversione: con-vertere, mutamento di sguardo; ora Zaccheo si alza
da solo, prende direzione, de-cide.
V. 8. Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che
possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Lo
sguardo amante del Signore, che ha guarda Zaccheo in modo diverso dagli altri (come
figlio di Abramo, non più come peccatore), spinge Zaccheo a mutare il suo stesso
sguardo: non vede più gli altri come occasione di guadagno, ma persone vittime della
sua ingiustizia alle quali deve restituire il maltolto. L’incontro col Signore non è
dunque, come spesso pensiamo, il risultato di una vita buona; al contrario la mia vita
cambierà solo quando l’avrò incontrato. Il pubblicano Zaccheo è figura del discepolo
cristiano che non lascia tutto, come invece altri, ma rimane nella propria casa,
continuando il proprio lavoro, testimone però di un modo nuovo di vivere: non più il
guadagno al di sopra di tutto, ma la giustizia ( restituisco quattro volte tanto) e la
condivisione coi bisognosi (do la metà di ciò che possiedo ai poveri ). C’è il discepolo
che lascia tutto per farsi annunciatore itinerante del Regno, e c’è il discepolo che vive
la medesima radicalità restando nel mondo a cui appartiene.
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Esodo di Dio.
Vv. 9-10. Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché
anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare
ciò che era perduto». Luca esprime il senso della missione di Gesù e il significato della
sua amicizia coi peccatori: il Figlio dell’uomo è venuto a salvare ciò che era perduto,
non a preservare le persone già al sicuro. Questa parola di Gesù è la chiave di lettura
di tutta la storia di Dio: l’esodo di Dio in cerca dell’uomo, la kenosi di Gesù per
innalzare ciascuno di noi.
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Strutture di conversione. Emergono nel racconto i motivi che costituiscono le
costanti della conversione:
a. La fretta. L’occasione è vicina, bisogna coglierla subito: « Zacchèo, scendi
subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta… Quest’oggi è il
kairos della salvezza.
b. La disponibilità. La ricerca, il desiderio, Zaccheo sale sull’albero perché vuole
vedere Gesù. In questa disponibilità Gesù si inserisce…
c. La rinuncia. Il distacco dalle proprie ricchezze per offrirle ai poveri.
d. La gioia. Quella dell’incontro con Gesù, nell’aver trovato la perla per cui vale la
pena vendere tutto…
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Piccolezza. “Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra” (Sap 11,22). Il testo di
Sapienza ci induce a riflettere sulla relatività delle cose e sul tempo che fugge, questo
per aiutarci a valutare in verità ciò che conta sul serio. Dove cerchiamo la consistenza
della nostra vita? Siamo invitati a sottoporre l’esistenza allo sguardo di Dio, affinché
cambi il nostro. Imparare a guardare con gli occhi di Dio. Allora cambierebbe per noi il
senso delle cose, allora anche noi appariremmo diversi a noi stessi: piccoli. È in effetti
l’esperienza di Zaccheo, che sale su un albero riconoscendosi piccolo e capiamo… non
è solo una questione di centimetri. Sarà stato basso di statura, ma forse dall’alto della
sua ricchezza Zaccheo non si considerava certo piccolo. Forse, motivato solo da
curiosità, pensava di poterlo guardare dall’alto in basso quel Gesù di passaggio, come
d’altra parte faceva con chi era solito tassare. Zaccheo diventa dunque simbolo della
nostra umanità piccola che mal sopporta la frustrazione di dover guardare gli altri
sempre dal basso in alto, sempre migliori di noi. Ed ecco che per fuggire a questa
umiliazione spesso la vita rischia di trasformarsi in una sorta di arrampicata, di scalata
per trovare una posizione da cui finalmente guardare le cose e le persone dall’alto in
basso. Ma l’arrampicarsi sull’albero segnala che un processo interiore è iniziato. Fino a
lì si era arrampicato solo sui suoi soldi. Ed è poi l’irruzione di Dio nelle nostre vite a
cambiare le prospettive! Del Dio che ha il volto di Gesù, che non ha paura invece di
guardarci dal basso in alto per farci scendere dal piedistallo sul quale spesso tentiamo
di mascherare la nostra piccolezza di cuore. Egli infatti “ama tutte le cose che
esistono e non prova disgusto per nessuna delle cose che ha creato” (Sap 11,24). Il
confronto col Dio di Gesù Cristo ci smaschera: non abbiamo bisogno di fingerci diversi
da quello che siamo di fronte a colui che si è fatto piccolo per amarci e si è abbassato
per raggiungerci.
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Sicomori. Superati timori e vergogne, Zaccheo sale sull’albero, che, a
differenza da tutti gli altri piedistalli su cui era salito nel corso della vita, diventa luogo
della sua libertà.
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Incontro. Zaccheo mi insegna che la fede nasce dall’incontro. “Oggi devo
fermarmi da te” e si incamminano. Non occorrono parole, prediche o rimproveri, basta
l’incontro. Incontrare uno come Gesù, uomo riuscito, fa credere nell’uomo. incontrare
un Dio come Gesù, che non giudica e rende liberi da origine alla fede.
C'è un Rabbi che riempie di gente le strade. Tanta gente, al punto che Zacchèo, piccolo di statura, ha davanti a sé un
muro. Ma questo piccolo-grande uomo non ha complessi, ha un obiettivo: vuole vedere Gesù, di parlargli non spera, e
invece di nascondersi dietro l'alibi dei suoi limiti, cerca la soluzione: l'albero. Zacchèo agisce in nome non della paura ma
del desiderio, e così diventa creativo, inventa, va' controcorrente, respira un'energia che lo fa correre avanti e salire in
alto. Gesù passando alzò lo sguardo: guarda quell'uomo dal basso verso l'alto, come quando si inginocchia e lava i piedi ai
discepoli. Dio non ci guarda mai dall'alto in basso, ma sempre dal basso verso l'alto, con infinito rispetto, annullando ogni
distanza. Lo sguardo di Gesù: il solo sguardo che non giudica, non condanna, non umilia, e perciò libera; che va diritto al
cuore e interpella la parte migliore di ciascuno, quel frammento puro che nessun peccato arriverà mai a cancellare.
Zacchèo vuol dire «Dio si ricorda». Ma non del tuo peccato, bensì del tuo tesoro si ricorda. Zacchèo cerca di vedere Gesù
e scopre che Gesù cerca di vedere lui. Il cercatore si accorge di essere cercato, l'amante scopre di essere amato: Zacchèo,
scendi, oggi devo fermarmi a casa tua. «Devo» dice Gesù, devo fermarmi! Dio deve cercarmi, deve farlo per un suo intimo
bisogno: a Dio manca qualcosa, manca Zacchèo, manca l'ultima pecora, manco io. Se Gesù avesse detto: Zacchèo, io ti
conosco bene, so che sei un ladro, se restituisci ciò che hai rubato verrò a casa tua. Credetemi: Zacchèo sarebbe rimasto
sull'albero. Zacchèo prima incontra, poi si converte: incontrare uno come Gesù fa credere nell'uomo; incontrare un uomo
così rende liberi; incontrare questo amore fa amare; incontrare un Dio che non fa prediche e non condanna ma che si fa
amico moltiplica l'amicizia. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Poche parole: fretta, accogliere, gioia, che dicono
sulla conversione più di tanti trattati. Apro la casa del cuore a Dio, con fiducia, e la gioia e la vita si rimettono in moto.
Infatti vediamo la casa di Zacchèo riempirsi di amici, il ricco diventare amico dei poveri: «Metà di tutto ciò che ho è per
loro» Come se i poveri fossero la metà di se stesso. Oggi a casa tua. Dio alla portata di ognuno. Dio nella casa: alla mia
tavola, come un familiare, intimo come una persona cara. Perché Gerico è su ogni strada del mondo: per ogni piccolo c'è
un albero, per ognuno uno sguardo. La casa di Zacchèo è la mia. Sulla soglia attendo: La mia casa è aperta, vieni!
(Ronchi)