Botticelli da vedere e da toccare

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Botticelli da vedere e da toccare
CULTURA
Botticelli da vedere e da toccare
11 FEBBRAIO 2011
VITA
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I capolavori in versione tattile per non vedenti o ipovedenti. Un’iniziativa di CittàItalia
di Maurizio Regosa
È tempo di bilanci per la raccolta fondi
legata alla settima edizione delle Giornate dell’Arte, promossa e organizzata dalla
Fondazione CittàItalia e appena conclusa. Le donazioni hanno raggiunto quota
200mila euro e sono state fatte da privati
(nel 43% dei casi), da imprese (23%) e da
alcune fondazioni di origine bancaria
(34%). «Nella precedente campagna avevamo raccolto 500mila euro», spiega Ledo Prato, segretario generale di CittàIta-
lia, «ma siamo comunque molto soddisfatti. Va detto che non è stato possibile
realizzare la consueta trasmissione su
Raiuno, L’Italia è bella, e quindi è mancato il contatto con il grande pubblico».
Un peccato, va da sé, che si spiega col
fatto che l’azienda pubblica non sostiene
gli oneri di produzione; ritiene esaurito
il suo compito con la messa in onda. Crede così di risparmiare, assicurandosi al
tempo stesso la reputazione di chi sostiene l’arte. In realtà fatalmente penalizza
chi non ha sponsor per un programma in
cui non sono ammesse promozioni pub- aperto il cantiere del secondo lotto della
blicitarie. Son tempi duri anche per la Casa della Fontana piccola di Pompei («è
cultura, del resto. «La situazione com- il penultimo per completare il restauro
plessiva del Paese non aiuta: le condizio- della Domus»), è stato inaugurato quello
ni delle famiglie non le incoraggia a do- alla Galleria Spada per un dipinto del Beanare su un tema come il pato Angelico; è stato completrimonio artistico. Dovendo
tato l’allestimento della riproLa
scegliere, destinano le poche
duzione tattile della Nascita
campagna
risorse a disposizione per la
di Venere di Sandro Botticelli.
lotta contro il cancro, ad
«Lo posizioneremo nella Galesempio». In ogni caso la Fonleria degli Uffizi a Firenze. È
dazione CittàItalia farà gli inil secondo progetto perché
terventi programmati: è appena stato non vedenti e ipovedenti possano fruire
del patrimonio. Il primo ha riguardato
l’Ultima Cena a Milano, i prossimi interventi saranno a Roma e Napoli».
Fra le molte iniziative in corso, da segnalare il quarto restauro a L’Aquila e un
importante lavoro condotto su un affresco scoperto in una chiesetta vicino a Capo di Leuca (in provincia di Lecce). «Ci
occupiamo anche dell’arte minore: l’idea
è quella di mettere in sicurezza questa
opera che raffigura San Paolo che libera i
cosiddetti tarantati, di cui peraltro è protettore. Con la sovrintendenza stiamo verificando se sarà possibile un distacco dal
muro».
CittàItalia si sta preparando alla prossima raccolta (si svolgerà, come sempre,
a partire dal mese di settembre) e cerca
sostenitori per realizzare l’evento televisivo. «Ne stiamo parlando con alcune
amministrazioni liguri. Una scelta non
casuale: ci piacerebbe realizzarlo da Genova, anche per testimoniare il nostro
impegno nell’ambito delle celebrazioni
relative ai 150 anni dell’Unità». C’è da augurarsi che nel frattempo la crisi economica finisca e che i cittadini scelgano di
farsi carico della salvaguardia del patrimonio. Un precedente importante (visto
anche l’investimento milionario) c’è ed è
proprio di questi giorni: l’annuncio che
Diego Della Valle, il patron di Tod’s, sponsorizzerà da solo il restauro del Colosseo.
«È l’eccezione che conferma la regola»,
conclude Prato. «Possiamo sperare che
altre aziende italiane imitino questa scelta, anche se bisogna sottolineare che anche oggi le piccole e medie imprese intervengono in questo senso, ma con soprattutto per i beni di prossimità».
Gesù e il tempo che ci resta
Pietro Barcellona: un filosofo che viene dal comunismo rilegge l’Apocalisse
Il saggio
Pietro Barcellona
Incontro con Gesù
Marietti 1820, 14 euro
di Marco Dotti
La nostra epoca appare sempre
più votata a una dimensione del
tempo interamente ripiegata sul
presente. È però un presente a
metà, svilito dai suoi vuoti di memoria, incapace di progetto, intrappolato in una causalità meccanica
che non lascia spazio a speranze
impreviste o impreviste aperture al
futuro. In tale “contesto apocalittico”, la figura di Cristo è la sola capace di sottrarsi alla negatività dei
nostri giorni, rottura della linearità
del tempo con l’improvvisa irruzione dell’impensato». Si apre su queste riflessioni Incontro con Gesù ,
l’ultimo libro di Pietro Barcellona.
Un libro che è soprattutto vissuta
meditazione su un’esperienza che
- osserva l’autore - non può trovare
risposta né sul terreno della filosofia speculativa, né su quello della
teologia, poiché «la domanda su
Gesù non può essere colmata».
Partendo da questa interrogazione aperta, Barcellona imprime
alla propria riflessione il ritmo e la
traccia di una vera biografia intellettuale, ricordando come lui, per
decenni tra gli intellettuali più in
vista dell’ex Partito comunista italiano, dopo il crollo del muro di
Berlino, nel 1989, si sia trovato
esposto a una doppia crisi, tanto
personale quanto latamente politica. Una crisi aggravata da una «depressione devastante» che lo costrinse «per quasi due anni ad una
sorta di assenza vegetativa». Di certo, prosegue Barcellona, nel 1989 si
era al cospetto del crollo di un’intera comunità di affetti, ma anche
«delle idealizzazioni effimere che
avevo costruito in quegli anni per
rendere omaggio ad un ideale dell’Io in cui si alienavano la mia libertà e la mia creatività». La caduta
del sistema sovietico trascinò infatti con sé un intero, potenziale orizzonte di speranze nel progresso
umano, liberando al contempo un
mostro dal nome antico, ma dalle
armi tutt’altro che spuntate: il nichilismo.
È in questo taglio del tempo che
Pietro Barcellona propone la propria intensa riflessione sulla trascendenza incarnata in Cristo, of-
frendo un percorso mai scontatato,
ricco di riferimenti, capace di sondare con chiarezza la profondità del
problema della giustizia, del nesso
tra libertà, amore e morte, e sul
«tempo che resta nel dopo Apocalisse». La riflessione sull’Apocalisse
tocca uno dei capitoli più belli del
libro (il sesto: “Gesù e il tempo che
resta”).
Richiamandosi alla riflessione di
Sergio Quinzio, Barcellona ricorda
come l’esito apocalittico non annulli però il tempo storico, tanto che,
paradossalmente, il qui e ora dell’Apocalisse non coincide con un
istante che si ripiega su di sé, ma
con un momento in cui «memoria
e speranza si concentrano nel presente della pienezza di cuore».